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adulterio - paulo coelho

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Con il tempo, alcune soluzioni ingegneristiche risolsero il problema, e la fontana divenne<br />

superflua. Con un referendum, però, i ginevrini decisero di non smantellarla. Molte fontane<br />

abbellivano la città, ma come rendere visibile quella in mezzo al lago?<br />

Vennero installate delle potenti pompe, e nacque un “monumento mutante” che lancia nell’aria<br />

500 litri d’acqua al secondo, alla velocità di 200 chilometri orari. Il suo getto è osservabile anche da<br />

un aereo che vola a 10.000 metri di quota – io l’ho visto! Nessuno ha pensato di dargli un nome:<br />

per tutti è soltanto il “Jet d’Eau”, un simbolo della città di Ginevra – nonostante la presenza di<br />

statue di uomini a cavallo, donne eroiche e bambini solitari.<br />

Una volta, ho domandato a Denise, una ricercatrice scientifica, che cosa ne pensasse del<br />

monumento.<br />

“Il nostro corpo è composto principalmente d’acqua, che costituisce un ottimo conduttore per le<br />

correnti elettriche che veicolano le informazioni. Anche l’amore è un’informazione, e influisce sul<br />

funzionamento dell’intero organismo. Ma è pure un sentimento che muta e si rinnova di continuo.<br />

Ecco perché penso che il Jet d’Eau sia il più bel monumento all’amore concepito dall’uomo, visto<br />

che cambia e non è mai uguale a se stesso.”<br />

* * *<br />

Prendo il cellulare e chiamo l’ufficio di Jacob. D’accordo, potrei raggiungerlo sul suo numero<br />

personale, ma non intendo farlo. Parlo con il suo assistente e gli comunico che sto andando lì.<br />

Il collaboratore mi riconosce. Mi chiede di attendere in linea per una conferma. Dopo un momento<br />

di silenzio, si scusa e mi dice che “Monsieur König” non può ricevermi. Voglio fissare un<br />

appuntamento all’inizio dell’anno nuovo? Rispondo che ho bisogno di incontrarlo subito: è una<br />

questione urgente.<br />

Non è che “una questione urgente” apra sempre le porte ma, in questo caso, sono convinta di<br />

avere delle ottime chance. Stavolta l’assistente impiega dieci minuti per rispondermi. Poi mi<br />

chiede se è possibile spostare l’incontro all’inizio della settimana successiva. Gli ripeto che sarò lì<br />

nel giro di venti minuti. Ringrazio e concludo la conversazione.<br />

* * *<br />

Jacob mi chiede di rivestirmi subito – in fin dei conti, il suo ufficio è un luogo pubblico, pagato con i<br />

soldi dell’amministrazione, e se dovessero scoprirlo, lui potrebbe finire in galera. Io osservo i<br />

pannelli di legno intagliato delle pareti e i bellissimi affreschi sul soffitto. Sono nuda, sdraiata su un<br />

divano in pelle piuttosto logorato dal tempo.<br />

Lui appare sempre più teso. In giacca e cravatta, consulta l’orologio, ansioso. La pausa pranzo è<br />

terminata. Il suo assistente è tornato, ha bussato discretamente alla porta, ha udito le parole:<br />

“Sono in riunione”, e non ha insistito. Da allora, sono passati quaranta minuti – ormai alcuni<br />

colloqui e appuntamenti saranno stati cancellati.<br />

Quando sono entrata, Jacob mi ha salutato e, con un gesto formale, mi ha indicato la sedia davanti<br />

alla sua scrivania. Non ho dovuto ricorrere all’intuito femminile per capire quanto fosse<br />

spaventato. Qual era il motivo di quell’incontro? Non mi rendevo conto dei suoi innumerevoli<br />

appuntamenti, visto che è ormai prossima la sospensione dei lavori parlamentari e ci sono<br />

importanti questioni da risolvere? Non ho letto il messaggio nel quale mi diceva che Marianne<br />

aveva subodorato la nostra tresca? Prima di incontrarci di nuovo, avremmo dovuto aspettare un<br />

po’ di tempo, lasciare sedimentare le cose.<br />

“Ovviamente, ho negato tutto. Ho finto di essere profondamente colpito dalle sue insinuazioni. Le<br />

ho detto che mi sentivo offeso nella dignità. Che ero stufo di quella diffidenza, che poteva<br />

informarsi ovunque sulla rettitudine del mio comportamento. Non era stata proprio lei a<br />

sostenere che la gelosia è un segno di inferiorità?

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