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adulterio - paulo coelho

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(non soltanto in senso letterale, ma anche figurato), mi ha scrollato, ha allontanato la polvere che<br />

stava soffocandomi e mi ha fatto respirare di nuovo.<br />

Tutto assolutamente falso. Una felicità analoga a quella che i tossicodipendenti trovano nella<br />

droga. Prima o poi l’effetto svanisce, e la disperazione diventa ancora più forte.<br />

L’ex magnate inizia a parlare di soldi. Non gli ho chiesto niente al riguardo, ma lui ha deciso di<br />

affrontare l’argomento. Avverte la necessità impellente di dichiarare che non è povero, che è in<br />

grado di mantenere il suo stile di vita per decenni.<br />

Non sopporto più di restare in questo posto. Lo ringrazio per l’intervista, spengo il registratore e<br />

mi accingo a recuperare il cappotto.<br />

“È libera, stasera? Magari potremmo vederci per un drink, e concludere questa conversazione,”<br />

dice lui, con un sorriso.<br />

Non è la prima volta che mi accade. In verità, per me è quasi una regola. Sono bella e intelligente –<br />

sebbene Madame König non lo ammetta – e, in varie occasioni, mi sono servita del mio fascino per<br />

ottenere informazioni che normalmente certe persone non rivelerebbero ai giornalisti, temendo di<br />

vederle pubblicate con titoli a caratteri cubitali. Ma gli uomini… Ah, gli uomini! Si inventano mille<br />

maniere per nascondere le proprie debolezze, eppure una qualsiasi diciottenne riesce a<br />

manipolarli senza grandi sforzi.<br />

Lo ringrazio per l’invito, ma gli dico che ho già un impegno. Sono tentata di domandargli come<br />

abbia reagito la sua ultima fidanzata all’ondata di notizie negative su di lui e sul crollo del suo<br />

impero. Comunque,<br />

riesco perfettamente a immaginarlo: al giornale, però, questo non interessa.<br />

* * *<br />

Esco, attraverso la strada e arrivo al Giardino Inglese dove, qualche minuto prima, immaginavo di<br />

passeggiare. Proseguo fino a una gelateria artigianale all’angolo di Rue 31 du Décembre. Mi piace<br />

il nome di questa strada, perché mi ricorda sempre che, prima o poi, un altro anno si concluderà e,<br />

come al solito, io farò grandi promesse per quello successivo.<br />

Prendo un cono al pistacchio e cioccolato. Cammino fino al molo, mangiando il gelato e<br />

osservando uno dei simboli di Ginevra, il Jet d’Eau che s’innalza verso il cielo e crea una cortina di<br />

minuscole gocce davanti ai miei occhi. Dei turisti si avvicinano e scattano alcune fotografie, che<br />

risulteranno poco illuminate – non sarebbe più semplice comprare una cartolina?<br />

Ho visto monumenti e statue in tutto il mondo. Uomini imponenti del cui nome si è ormai persa la<br />

memoria, ma che sono sempre lì, in groppa ai loro magnifici destrieri. Donne che levano al cielo<br />

corone o spade, a simboleggiare la vittoria, scomparse anche dai libri scolastici. Bambini ignoti e<br />

solitari, la cui innocenza perduta si ritrova nella pietra scolpita da qualche artista dimenticato,<br />

durante sedute di posa che si protraevano per ore e giorni.<br />

Alla fine, con rare eccezioni, non sono mai le statue a connotare l’immagine di una città, bensì le<br />

cose inattese. Quando Gustave Eiffel costruì la sua torre di ferro forgiato per l’Esposizione<br />

Universale, non immaginava<br />

certo che sarebbe diventata il simbolo di Parigi – nonostante la presenza del Louvre, dell’Arc de<br />

Triomphe e dei Jardins du Luxembourg. Una mela incarna New York. Un ponte scarsamente<br />

trafficato è l’effigie di San Francisco. Un altro, sul Tago, offre la raffigurazione di Lisbona. Una<br />

cattedrale incompiuta è l’emblematico monumento che rappresenta Barcellona.<br />

È qualcosa di analogo al Jet d’Eau di Ginevra, che schizza verso il cielo nel punto in cui le acque del<br />

lago Lemano incontrano quelle del fiume Rodano, generando una corrente fortissima. Per<br />

sfruttare quell’energia – siamo maestri nell’arte dello sfruttamento –, verso la fine dell’Ottocento,<br />

venne costruita una centrale idroelettrica ma, quando gli addetti chiudevano le valvole, spesso le<br />

chiusine saltavano per la tremenda pressione. Poi un ingegnere ebbe l’idea di installare una grossa<br />

fontana, che consentisse all’acqua di defluire.

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