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usta con una finestrella trasparente nella quale compare il logo discreto della Polizia Municipale<br />
accanto al mio indirizzo. Avrò trenta giorni per pagare i 100 franchi della contravvenzione –<br />
comunque, potrei anche decidere di far ricorso, investendo 500 franchi per le spese legali.<br />
“Ha sforato di venti minuti. Anche se ha pagato per oltre un’ora, qui la sosta è consentita solo per<br />
mezz’ora.”<br />
Mi limito ad annuire. L’uomo è sorpreso – non l’ho implorato di annullare la contravvenzione,<br />
sostenendo che non lo farò più, e tanto meno sono corsa verso di lui, quando l’ho visto inquadrare<br />
la targa della mia macchina. Non ho avuto nessuna delle reazioni a cui è abituato.<br />
Dal suo aggeggio elettronico esce un biglietto, simile allo scontrino di un supermercato. Lo<br />
inserisce in una busta di plastica (per proteggerlo dalle intemperie) e si muove verso il muso<br />
dell’auto per infilarlo sotto un tergicristallo. Io premo il pulsante nella chiave, e le luci<br />
lampeggiano, indicando l’apertura delle portiere.<br />
L’uomo si rende conto che stava per compiere un gesto assai sciocco: come spesso capita a me,<br />
agiva meccanicamente. Il suono che segnala l’apertura degli sportelli lo richiama alla realtà: mi si<br />
avvicina e mi consegna l’avviso di contravvenzione.<br />
Ci allontaniamo entrambi soddisfatti. Lui perché non ha dovuto ascoltare le solite proteste; io<br />
perché ho ricevuto una punizione: è soltanto una parte di quello che merito.<br />
* * *<br />
Non so – ma lo scoprirò presto – se mio marito stia facendo ricorso a ogni briciolo del suo<br />
autocontrollo o se, davvero, non dia alcuna importanza a ciò che è accaduto.<br />
Rincaso senza ritardi, dopo un’altra giornata di lavoro, durante la quale ho dovuto informarmi su<br />
alcuni argomenti davvero banali: l’addestramento dei battellieri, il surplus di alberi di Natale sul<br />
mercato, l’introduzione di comandi elettronici nelle intersezioni ferroviarie – queste ricerche mi<br />
hanno reso immensamente felice, giacché le mie condizioni fisiche e psicologiche non mi<br />
avrebbero permesso un grande impegno mentale.<br />
Preparo la cena come se fosse una delle solite sere, identica a mille altre vissute in questa casa.<br />
Guardiamo distrattamente la televisione, prima che i bambini salgano in camera, attratti dai tablet<br />
e dai giochi in cui uccidono terroristi o soldati, a seconda della giornata.<br />
Carico la lavastoviglie. Mio marito si premurerà di mettere a letto i figli. Finora abbiamo parlato<br />
soltanto di incombenze. Non saprei dire se lui sia stato sempre così – forse non vi ho mai badato –,<br />
o se sia particolarmente strano oggi. Lo scoprirò fra poco.<br />
Mentre è al piano superiore, accendo il caminetto: è la prima volta quest’anno – contemplare il<br />
fuoco mi tranquillizza. Sto per rivelargli qualcosa che forse già<br />
conosce, ma ho bisogno di tutti gli alleati possibili. Ecco perché stappo anche una bottiglia di vino<br />
e appronto un tagliere di formaggi. Bevo un sorso e inizio a fissare le fiamme. Non mi sento né<br />
ansiosa né impaurita. Basta con la doppia vita. Qualsiasi cosa accada, sarà un vantaggio per me. Se<br />
il nostro matrimonio dovrà finire, che ciò avvenga in un giorno d’autunno inoltrato, prima di<br />
Natale, mentre guardiamo le lingue del fuoco e chiacchieriamo da persone civili.<br />
Lui scende, nota il tavolino apparecchiato, ma non fa domande. Si siede accanto a me sul divano, e<br />
guarda le fiamme. Beve tutto il vino del suo bicchiere e, quando mi accingo a versarne dell’altro, fa<br />
un gesto con la mano: è sufficiente così.<br />
Rompo il silenzio con un commento stupido: “Oggi la temperatura è scesa sotto zero.” Lui<br />
annuisce.<br />
A quanto pare, dovrò prendere l’iniziativa.<br />
“Mi spiace davvero per quello che è successo ieri sera, a cena.”<br />
“Non è stata colpa tua. Quella donna è davvero strana. Però, ti prego, evita di portarmi<br />
nuovamente a quel genere di ricevimenti.”