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adulterio - paulo coelho

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Sono pervasa dall’odio, da un astio tremendo. Immagino che Jacob non voglia vedermi mai più. È<br />

solo colpa mia: ho oltrepassato i limiti, nel tentativo di scongiurate i sospetti, di cancellare i dubbi<br />

sul mio comportamento recente. Potrei telefonargli e chiedergli scusa, ma credo che non mi<br />

risponderà. Forse sarebbe meglio se chiamassi mio marito e gli chiedessi come va. Conosco la sua<br />

voce, e capisco quando è irritato e teso, nonostante sia un autentico maestro nel dissimulare le<br />

sue emozioni. No, non voglio sapere se c’è qualche problema. Ho troppa paura. Sento lo stomaco<br />

chiuso, ostruito da una pietra. Con le mani serrate sul volante, mi abbandono di nuovo a un pianto<br />

dirotto. Urlo a perdifiato, batto i pugni, do in escandescenze<br />

nell’unico posto che reputo sicuro al mondo: la mia auto. Il samaritano sconosciuto ora mi osserva<br />

da lontano: magari teme che faccia una sciocchezza. No, non farò niente. Voglio soltanto piangere:<br />

non penso che sia chiedere troppo.<br />

Ho la sensazione di avere abusato di me stessa. Vorrei tornare indietro, ma è impossibile. Vorrei<br />

escogitare un piano per recuperare il terreno perduto, ma non sono in grado di ragionare. Posso<br />

solo piangere, vergognarmi e odiare.<br />

Come ho potuto essere tanto ingenua? Come ho potuto pensare che Marianne stesse parlando di<br />

cose che conosceva? Forse perché mi sentivo colpevole – una criminale. Volevo umiliarla,<br />

annientarla davanti al marito, affinché lui non mi considerasse più soltanto un trastullo. Nel mio<br />

intimo, sapevo di non amare quell’uomo, che mi stava restituendo la gioia perduta e mi<br />

allontanava dal pozzo di solitudine in cui ero sprofondata. Adesso comprendo che quei giorni<br />

appartengono definitivamente al passato. Devo tornare alla realtà, al supermercato, alle giornate<br />

sempre uguali, alla sicurezza della mia casa – prima era davvero importante, poi si è trasformata in<br />

una prigione. Ho bisogno di raccogliere i cocci di me stessa. E, forse, devo confessare a mio marito<br />

l’intera faccenda.<br />

So che comprenderà. È un uomo buono, intelligente, che ha sempre messo la famiglia al primo<br />

posto. E se invece non capisse? Se decidesse che siamo arrivati a un punto di non ritorno, che è<br />

stanco di vivere con una donna che prima si lamentava della depressione e adesso si straccia le<br />

vesti perché è stata abbandonata dall’amante?<br />

I singhiozzi stanno scemando, e la mia mente riacquista lucidità. Devo andare in redazione: non<br />

posso trascorrere l’intera giornata in questa piccola strada fiancheggiata da case dove vivono<br />

coppie felici, sulle cui porte campeggiano rutilanti decorazioni natalizie. La via si è animata, ma i<br />

passanti non mi degnano di uno sguardo mentre, impotente, io vedo il mio mondo che crolla.<br />

Ho bisogno di riflettere. Devo stabilire una lista di priorità. Nei prossimi giorni, mesi e anni, riuscirò<br />

a fingere di essere una moglie amorevole? Devo impormi di abbandonare quest’aria da animale<br />

ferito. Non ho mai avuto una grande considerazione della disciplina, ma non posso comportarmi<br />

come una squilibrata.<br />

Mi asciugo le lacrime e guardo oltre il parabrezza. Devo accendere il motore? Non ancora. Aspetto<br />

qualche altro momento. C’è una ragione per la quale dovrei rallegrarmi per questo tracollo:<br />

cominciavo a essere stanca di vivere nella menzogna. Ma… fino a che punto mio marito non ha<br />

mai sospettato niente? Gli uomini si accorgono quando le donne fingono l’orgasmo? È possibile,<br />

ma non ho alcun modo di saperlo.<br />

Scendo dall’auto, raggiungo la colonnina del parchimetro e pago per un periodo di sosta piuttosto<br />

lungo: in tal modo, potrò girovagare fino a quando ne avrò voglia. Telefono in redazione e invento<br />

una scusa: uno dei bambini ha avuto la diarrea e devo portarlo dal pediatra. Il direttore ci crede<br />

subito: gli svizzeri non mentono.<br />

E invece io lo faccio. È già accaduto molte volte. Ho perso il mio amor proprio, e ora non so dove<br />

sono finita. Gli svizzeri vivono in un mondo reale; io, in uno<br />

immaginario. Gli svizzeri sanno affrontare e risolvere i problemi; io, incapace di una simile<br />

impresa, ho creato una situazione nella quale avevo la famiglia ideale e l’amante perfetto.

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