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adulterio - paulo coelho

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Durante il mio breve discorso, colgo un’immagine che non mi sarei mai aspettata di vedere: Jacob<br />

e Marianne König accanto a mio marito. È accaduto in<br />

meno di due minuti, nel tempo che ho impiegato per raggiungere il palco e iniziare a parlare.<br />

Adesso i camerieri circolano tra gli invitati, i quali chiacchierano amabilmente e si guardano<br />

intorno.<br />

Mi affretto a ringraziare. Il pubblico applaude. Darius mi dà un bacio. Tento di raggiungere mio<br />

marito e i König, ma vengo fermata da individui che mi elogiano per cose delle quali non ho affatto<br />

parlato: dicono che sono una persona meravigliosa, reputano splendidi i miei articoli sullo<br />

sciamanesimo, mi suggeriscono nuovi argomenti, mi porgono i loro biglietti da visita e si offrono<br />

discretamente come fonti di qualcosa che potrebbe essere molto “interessante”. Impiego una<br />

decina di minuti per liberarmi. Quando mi avvicino alla meta, nel punto in cui mio marito e io<br />

stavamo prima dell’arrivo degli intrusi, i tre stanno sorridendo. Si congratulano per il mio<br />

discorsetto e mi ripetono che sono stata bravissima. Poi mio marito pronuncia una frase che suona<br />

come una sentenza:<br />

“Madame König vuole che ceniamo insieme. Le ho detto che sei stanca e che i bambini sono con la<br />

tata, ma lei ha continuato a insistere. Non accetta scuse…”<br />

“Proprio così. Immagino che nessuno di noi abbia cenato, no?” dice Marianne.<br />

Jacob concorda, con un sorriso ebete stampato in volto: ha l’espressione di un agnellino diretto al<br />

macello.<br />

In una frazione di secondo, la mia mente partorisce almeno duecentomila scuse. Ma perché dovrei<br />

utilizzarle? Ho una discreta quantità di cocaina da usare in qualsiasi momento, e la cena potrebbe<br />

costituire un’ottima opportunità per capire se portare a compimento il mio piano.<br />

Inoltre, ho una curiosità morbosa di scoprire qualche particolare del rapporto di Jacob con sua<br />

moglie.<br />

“Con molto piacere, Madame König.”<br />

* * *<br />

Marianne opta per il ristorante dell’Hotel des Armures: una scelta che dimostra una mancanza di<br />

originalità, visto che è il locale dove di solito si portano gli ospiti stranieri. Si trova nel cuore della<br />

città vecchia, il personale parla moltissime lingue, la fonduta è eccellente, ma… Ma, per chi abita a<br />

Ginevra, è decisamente un luogo scontato.<br />

Arriviamo dopo i König. Jacob è ancora in strada: sfida il freddo in nome del vizio del fumo.<br />

Marianne è già dentro. Dico a mio marito di entrare per non lasciarla sola; io aspetterò che<br />

“Monsieur König” finisca di fumare. Mi risponde che preferirebbe il contrario, ma insisto – non<br />

sarebbe educato lasciare al tavolo due donne sole, sia pure per pochi minuti.<br />

“L’invito ha colto alla sprovvista anche me,” dice Jacob, non appena mio marito ha varcato la<br />

soglia del locale.<br />

Cerco di comportarmi in modo naturale, come se tutto fosse normale. Si sente in colpa? È<br />

preoccupato per una possibile fine del suo infelice matrimonio? “Con quella megera che sembra<br />

un pezzo di ghiaccio,” vorrei aggiungere.<br />

“No, affatto. Ma si dà il caso che…”<br />

La nostra conversazione viene interrotta proprio dall’arpia. Con un sorriso diabolico sulle labbra,<br />

mi saluta con i consueti tre bacetti e ordina al marito di<br />

spegnere la sigaretta e di entrare subito. Il suo atteggiamento sembra voler dire: “Nutro qualche<br />

sospetto su voi due. Non è che avete una tresca? Attenti, io sono una donna furba, molto più furba<br />

e intelligente di quanto pensiate.”<br />

Tutti ordiniamo le solite portate, fonduta e raclette, tranne mio marito: è stufo di mangiare<br />

sempre formaggio e vuole qualcos’altro, così ripiega sull’immancabile würstel, che pure<br />

appartiene al menù offerto agli ospiti stranieri. Chiediamo anche del vino, ma adesso Jacob non lo

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