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adulterio - paulo coelho

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pavimento. Una scena da adolescenti alla prima esperienza sessuale – siamo dei principianti, sì,<br />

ma non ce ne vergogniamo.<br />

Finalmente trova ciò che stava cercando: un profilattico. Mi chiede di infilarglielo con le labbra.<br />

Inesperta e maldestra, mi cimento nell’impresa, anche se non riesco a spiegarmi quell’esigenza.<br />

Dubito che pensi che io sia ammalata o che abbia una vita sessuale promiscua. Comunque,<br />

rispetto la sua volontà. Percepisco il sapore sgradevole del lubrificante che ricopre il lattice, ma mi<br />

impongo di continuare. Mi sforzo di non lasciar trasparire il mio disagio: è la prima volta che faccio<br />

l’amore con il preservativo.<br />

Al termine dell’operazione, mi chiede di girarmi di spalle e appoggiarmi al letto. Mio Dio, sta<br />

accadendo davvero! E proprio per questo sono una donna felice!<br />

Inizia a possedermi da dietro – ed è qualcosa che mi spaventa. Gli dico di voltarsi, ma non<br />

risponde. Si ferma, muove la mano sul comodino e poi mi massaggia l’ano con un dito. Capisco che<br />

sta spalmando della vaselina o una sostanza simile. Mi chiede di masturbarmi e, molto<br />

lentamente, comincia a penetrarmi.<br />

Sono di nuovo un’adolescente, per la quale il sesso è un doloroso tabù. Mio Dio, fa davvero male.<br />

Smetto di masturbarmi, afferro le lenzuola e mi mordo le labbra per non urlare di dolore.<br />

“Dimmi che ti fa male. Dimmi che non l’hai mai fatto. Urla!” mi ordina, all’improvviso.<br />

Ancora una volta, gli obbedisco. Ma evito di dire che l’ho già fatto quattro o cinque volte – e non<br />

mi è mai piaciuto.<br />

Il ritmo dei suoi movimenti cresce. Lui geme di piacere; io, di dolore. Mi afferra per i capelli come<br />

se fossi un animale, una cavalla: ora si muove sempre più velocemente. Di colpo, si ritrae e scivola<br />

fuori da me. Si strappa il preservativo, mi fa girare e viene sul mio viso.<br />

Cerca invano di soffocare i gemiti: sono più forti della sua volontà. Qualche momento dopo, si<br />

sdraia adagio sopra di me. Sono spaventata e affascinata nel contempo da quella situazione. Poi<br />

Jacob si alza, va in bagno a gettare il preservativo e torna in camera.<br />

Si ridistende accanto a me e si accende una sigaretta: come portacenere utilizza il suo bicchiere<br />

della vodka, poggiato sul mio ventre. Restiamo in silenzio per lunghi minuti, a fissare il soffitto. Lui<br />

mi accarezza. Non è più l’uomo violento di qualche minuto prima, ma il giovane romantico che, a<br />

scuola, mi parlava di galassie e di astrologia.<br />

“Dobbiamo cancellare gli odori e lasciare tutto in ordine, qui.”<br />

La frase mi riporta bruscamente alla realtà. A quanto pare, per lui non è la prima volta. Ecco<br />

spiegata la faccenda del preservativo e la preoccupazione per l’aspetto della stanza.<br />

Silenziosamente lo insulto e lo odio, ma nascondo la mia rabbia dietro a un sorriso. Gli domando<br />

se conosce un sistema efficace per eliminare gli odori.<br />

Mi dice che sarà sufficiente che io faccia un bagno appena arrivata a casa, prima di abbracciare<br />

mio marito.<br />

Poi mi consiglia di gettare nell’immondizia le mutandine, perché la vasellina può lasciare qualche<br />

traccia.<br />

“Se lui sarà già rincasato, entra frettolosamente e di’ che devi andare in bagno con urgenza.”<br />

Mi sento nauseata. Ho aspettato un tempo lunghissimo per comportarmi da tigre e ho finito per<br />

essere usata come una cavalla. Ma la vita è così: la realtà non si avvicina mai alle fantasie<br />

romantiche dell’adolescenza.<br />

“Grazie per i consigli, li seguirò.”<br />

“Vorrei che ci vedessimo ancora.”<br />

Ecco. Sono state sufficienti queste parole semplici per trasformare in paradiso ciò che sembrava<br />

un inferno, un errore, un passo falso. “Sì, anch’io vorrei incontrarti di nuovo. Ero nervosa e<br />

intimidita, ma sono sicura che la prossima volta sarà più bello.”<br />

“In realtà, è stato bellissimo.”

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