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Comunque, non possiamo perdere la speranza. E allora ci dedichiamo a nuove esperienze,<br />
compiamo scelte che esigono forza e coraggio – molto più di quanto sia necessario. Nel nostro<br />
cuore, le spine aumentano, diventano più taglienti e devastanti, eppure dobbiamo sopportare il<br />
dolore: non possiamo desistere, abbandonare la sfida. Come se la vita fosse una gigantesca partita<br />
a scacchi, tutti sono in attesa del risultato. Fingiamo che non sia importante vincere o perdere,<br />
bensì competere, e ci adoperiamo affinché i nostri veri sentimenti siano indecifrabili, nascosti, ma<br />
poi…<br />
… Poi, anziché cercare la compagnia e il conforto degli altri, ci isoliamo sempre più, per poter<br />
leccarci le ferite in silenzio. Oppure partecipiamo a cene e pranzi con persone lontanissime dalla<br />
nostra vita, con le quali ci ritroviamo a conversare di argomenti insignificanti. Ci distraiamo per<br />
qualche ora, beviamo e festeggiamo ma, dentro di noi, il drago è sempre vivo. Poi, a un certo<br />
punto, le persone davvero vicine si accorgono del nostro disagio e si sentono in colpa perché non<br />
sanno renderci felici. Quando ci domandano se abbiamo qualche problema, rispondiamo che va<br />
tutto bene, anche se non è così.<br />
Anzi, le cose vanno davvero male. A coloro che ci offrono aiuto, vorremmo dire: “Ti prego, lasciami<br />
in pace: non ho più lacrime per piangere né cuore per soffrire. Per me, non c’è altro che insonnia,<br />
vuoto, apatia. Credo che tu viva la mia stessa situazione, perciò…” Ma gli altri insistono, dicono che<br />
si tratta solo di un periodo difficile, di una depressione passeggera: si sentono assaliti dal terrore al<br />
pensiero di pronunciare la parola maledetta: “solitudine”.<br />
Nel frattempo, noi seguitiamo indefessamente a sperare nella comparsa del cavaliere<br />
dall’armatura splendente: soltanto l’eroe può donarci la felicità, uccidendo il drago, eliminando le<br />
spine dallo stelo della rosa e assaporando il suo profumo.<br />
Alcuni affermano che siamo ingiusti con la vita. Altri si rallegrano della nostra situazione, poiché<br />
sono convinti<br />
che sia proprio ciò che meritiamo: la solitudine e l’infelicità derivano dal fatto che, a differenza di<br />
loro, noi abbiamo tutto ciò che desideriamo.<br />
Poi, un giorno, quelli che sono ciechi cominciano a vedere. Quelli che sono tristi, si consolano.<br />
Quelli che soffrono, gioiscono. Arriva il cavaliere e ci libera dal mostro – e, di nuovo, la nostra vita<br />
acquista un senso.<br />
Eppure sentiamo ancora il bisogno di mentire e ingannare, anche se con motivazioni diverse. Chi<br />
non ha mai avvertito il desiderio di abbandonare tutto e di inseguire un sogno? Nel sogno esiste<br />
sempre un elemento di rischio, un prezzo da pagare: in alcuni paesi, esso può condurre a una<br />
sentenza di lapidazione; in altri, può causare indifferenza o ostracismo. Di certo, però, ogni sogno<br />
ha un costo. Anche se continuiamo a mentire e gli altri fingono di crederci e di invidiarci,<br />
nascostamente sparlano alle nostre spalle, dicendo che siamo individui spregevoli, pericolosi. Tu<br />
non sei un uomo che inganna la moglie – qualcuno che si tollera e spesso si ammira –, ma<br />
un’adultera, una donna che va a letto con un altro e che tradisce il consorte – quel povero marito,<br />
sempre così comprensivo e premuroso.<br />
Ma soltanto tu sai che il tuo compagno non è in grado di allontanare la solitudine che ti devasta.<br />
Non hai mai cercato di parlargli di ciò che ti manca perché lo ami e non vuoi perderlo. Di certo, un<br />
cavaliere dall’armatura scintillante, che ti fa immaginare avventure in terre lontane, si dimostra<br />
sempre assai più forte della tua aspirazione a condurre una vita tranquilla, anche se nella<br />
situazione in cui ti trovi, gli altri pensano che la soluzione dei tuoi problemi sia una pietra al collo e<br />
un tuffo nell’acqua profonda – oltretutto, sei un pessimo esempio.<br />
E il fatto che tuo marito sopporta ogni cosa in silenzio contribuisce a peggiorare lo scenario. Non<br />
protesta né urla. Si dice che passerà. D’accordo, passerà, ma per ora ti sta soffocando.<br />
E così la situazione si protrae per un mese, due mesi, un anno… E tutti sopportano in silenzio.