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adulterio - paulo coelho

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“Le belle giornate di sole di quest’autunno mi angustiano tremendamente. Apro le tende<br />

dell’ufficio e vedo le persone giù in strada: alcune camminano mano nella mano, senza dover<br />

preoccuparsi di qualche conseguenza. Io, invece, non posso mostrare al mondo il mio amore.”<br />

Amore? Che lo sciamano cubano si sia impietosito di me al punto di chiedere un aiuto particolare<br />

agli spiriti benevoli?<br />

Mi aspettavo una miriade di cose da questo incontro, ma non che Jacob fosse capace di aprire la<br />

propria anima come sta facendo ora. Il cuore mi batte sempre più forte – per la gioia, per la<br />

sorpresa. Non domanderò né a lui né a me perché ciò stia succedendo.<br />

“E, credimi, non si tratta di una forma di invidia per la felicità altrui. Semplicemente, non so<br />

spiegarmi perché gli altri possono essere felici, mentre io…”<br />

Chiede il conto e paga in euro. Superiamo il posto di frontiera a piedi, e ci avviamo verso le nostre<br />

auto parcheggiate cento metri più avanti, in Svizzera.<br />

Non siamo nella condizione di scambiarci effusioni, e ci salutiamo con i tradizionali tre bacetti,<br />

prima<br />

di riprendere la strada segnata dai nostri rispettivi destini.<br />

Com’è accaduto al circolo del golf, quando arrivo alla macchina, non sono ancora in grado di<br />

guidare. Mi infilo un berretto per proteggermi dal freddo e comincio a girovagare senza meta nelle<br />

vie di La Mure, l’area elvetica di Collongessous-Salève. Passo davanti a un ufficio postale e a un<br />

parrucchiere. Vedo un bar aperto, ma preferisco continuare a camminare all’aria aperta. Non sono<br />

minimamente interessata a capire che cosa sta succedendo. Voglio solo che accada.<br />

“‘Apro le tende dell’ufficio e vedo le persone giù in strada: alcune camminano mano nella mano,<br />

senza dover preoccuparsi di qualche conseguenza. Io, invece, non posso mostrare al mondo il mio<br />

amore,’” ha detto Jacob.<br />

Quando ho avuto la sensazione che nessuno – assolutamente nessuno: né sciamani né psichiatri<br />

né mio marito – fosse in grado di capire ciò che provavo, lui è riuscito a spiegarmi l’origine e<br />

l’essenza del mio disagio. La solitudine, nonostante io viva circondata da persone care, che mi<br />

augurano ogni bene, ma che probabilmente si preoccupano di aiutarmi soltanto perché<br />

condividono la mia stessa situazione – una sorta di isolamento dal mondo – e perché, con il loro<br />

gesto di solidarietà, intendono proclamare un concetto che non sanno esprimere: “Io sono utile,<br />

anche se sono solo.”<br />

Sebbene la mente possa arrivare a convincersi che tutto va bene, la nostra anima è smarrita,<br />

confusa, incapace di guarire il malessere che ci tormenta. Ci invia segnali che non sappiamo<br />

interpretare: non guardiamo mai nel nostro cuore, e seguitiamo a svegliarci al mattino<br />

e a occuparci dei nostri figli, dei nostri mariti, dei nostri amanti, dei nostri capi, dei nostri<br />

impiegati, dei nostri studenti, delle decine di persone che costituiscono il nostro mondo fisico.<br />

Per il prossimo, abbiamo sempre il sorriso sulle labbra e una parola di incoraggiamento – nessuno<br />

può o vuole raccontare la propria solitudine, soprattutto quando gli altri finiscono per<br />

rappresentare la pietra angolare dell’esistenza. Ma la solitudine esiste e continua a minare, a<br />

corrodere, il nostro vero essere, visto che dobbiamo impiegare ogni energia per apparire felici: ci<br />

imponiamo determinati atteggiamenti, ma ci risulta impossibile ingannare pure noi stessi. In ogni<br />

caso, ci ostiniamo a mostrare soltanto la rosa sontuosa, evitando accuratamente di far vedere lo<br />

stelo spinoso che ci ferisce e ci fa sanguinare.<br />

E questo anche se sappiamo che tutti, in un qualche momento della vita, si sono sentiti totalmente<br />

e assolutamente soli. Reputiamo sconveniente e umiliante dire: “Sono solo, ho bisogno di<br />

compagnia. Devo uccidere il mostro che mi sta rubando la gioia di vivere e, a differenza dei draghi<br />

delle favole, non è soltanto il frutto della fantasia.” Ci limitiamo ad aspettare un cavaliere virtuoso<br />

che, con spada e lancia, vinca la bestia e la ricacci nell’abisso: ma quell’eroe non arriva mai.

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