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adulterio - paulo coelho

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spaventata da se stessa –, gli avevo domandato se l’autoipnosi (o “meditazione”: la definizione che<br />

preferiva) fosse in grado di far dimenticare<br />

una persona. Avevo affrontato l’argomento in modo che non potesse intendere se mi riferissi a<br />

una situazione amorosa o a un evento traumatico – il tema della nostra conversazione in quel<br />

momento.<br />

“È molto difficile rispondere,” aveva detto. “Comunque, è possibile indurre un’amnesia selettiva,<br />

anche se non conduce a un risultato definitivo: di solito, la persona è associata ad altri fatti ed<br />

eventi, e non si può cancellarla completamente dalla propria memoria. Inoltre, dimenticare è<br />

sbagliato: è molto più corretto affrontare la situazione.”<br />

Ascolto l’intera registrazione. Prendo appunti sull’agenda, mi riprometto di agire in un certo modo,<br />

mi sforzo di scacciare un pensiero ricorrente dalla mente – ciononostante, prima di<br />

addormentarmi, invio un messaggio a Jacob, accettando l’invito.<br />

Non riesco a controllare il mio comportamento: ecco il problema.<br />

* * *<br />

“Non ti dirò che ho sentito la tua mancanza, perché non mi crederesti. Non ti racconterò che non<br />

ho risposto ai tuoi messaggi perché temo di innamorarmi di nuovo.”<br />

Di sicuro, non credo a niente di tutto questo. Ma lascio che continui a spiegare ciò che è<br />

indecifrabile. Siamo seduti in un bar piuttosto anonimo di Collongessous-Salève, un paesino<br />

francese di confine, che si trova a quindici minuti d’auto dal mio posto di lavoro. I pochi avventori<br />

sono camionisti e operai di una cava di pietra situata nelle vicinanze.<br />

Sono l’unica donna nel locale, a parte la barista che sfoggia un trucco pesante e si muove svelta tra<br />

il bancone e i tavoli, scambiando battute con i clienti.<br />

“Da quando sei ricomparsa nella mia vita, vivo in una sorta di inferno. Dal giorno in cui sei venuta a<br />

intervistarmi in ufficio e ci siamo concessi quei momenti d’intimità…”<br />

Ci siamo concessi? Noi due? Io gli ho fatto un pompino. Lui non ha fatto un bel niente.<br />

“Non posso dire di essere infelice, no. Ma mi sento sempre più solo, anche se nessuno se ne<br />

accorge. Succede persino quando sto con persone amiche, in un ambiente rilassante, a conversare<br />

amabilmente: annuisco, sorrido, ma mi risulta impossibile prestare attenzione a ciò che si dice. A<br />

un certo punto, adduco la scusa di un impegno importante e me ne vado. Comunque, so che cosa<br />

mi manca: tu.”<br />

È arrivato il tempo della vendetta. “Non pensi di aver bisogno di una terapia di coppia?”<br />

“Credo di sì. Ma non riesco a convincere Marianne. Per lei, la filosofia è in grado di spiegare tutto.<br />

Ha notato che sono diverso, ma attribuisce i miei comportamenti alla fatica delle elezioni.”<br />

Lo sciamano aveva ragione, quando diceva che bisogna arrivare sino alla fine. Jacob ha finito per<br />

salvare la moglie da un’imputazione per traffico di stupefacenti.<br />

“Le mie responsabilità sono aumentate, e non mi ci sono ancora adattato. Secondo lei, presto mi<br />

sarò abituato alla nuova realtà. E tu?”<br />

E io cosa? Che cosa vuol sapere esattamente?<br />

I miei sforzi per resistere sono stati vanificati quando l’ho visto seduto solitario a un tavolino<br />

d’angolo, con<br />

un Campari davanti: appena ho varcato la soglia del locale, un sorriso ha illuminato il suo volto.<br />

Siamo di nuovo due adolescenti, stavolta con il diritto di ordinare bevande alcoliche senza<br />

infrangere la legge. Stringo le sue mani: sono ghiacciate – non so se per il freddo, l’emozione o la<br />

paura.<br />

“Va tutto bene,” rispondo. Poi suggerisco di incontrarci prima, la prossima volta: l’ora legale è<br />

terminata, e annotta presto. Concorda, e mi dà un bacio lieve sulle labbra, preoccupandosi di non<br />

attirare l’attenzione degli altri avventori.

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