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“Capisco. Ma torniamo al motivo del nostro incontro: il suo metodo.”<br />
“Non è il mio metodo. Altri lo hanno usato nel corso degli anni contro lo stress, la depressione,<br />
l’irascibilità, le manie suicide e le mille altre maniere che l’essere umano ha escogitato per farsi del<br />
male.”<br />
Mio Dio, sono davanti alla persona che cercavo. Devo mantenere il sangue freddo.<br />
“Possiamo definirlo come…”<br />
“… Come una trance autoindotta. O autoipnosi. Oppure meditazione. In ogni cultura, ha un nome<br />
differente. Comunque, ricorda che la Società Medica della Svizzera si oppone risolutamente a<br />
questo genere di esperienze.”<br />
Gli spiego che faccio yoga, anche se non riesco ad arrivare a uno stadio di conoscenza in cui i<br />
problemi vengono organizzati e risolti.<br />
“Stiamo parlando della tua persona o di un articolo per il giornale?”<br />
“Di entrambi.” Devo agire con estrema cautela, perché so di non poter avere segreti per<br />
quest’uomo. Ne ho avuto la certezza nel momento in cui mi ha chiesto di guardarlo negli occhi. Gli<br />
spiego che la sua preoccupazione per l’anonimato è del tutto ridicola – molta gente sa che riceve<br />
nella sua casa di Veyrier. E molte persone, tra cui alcuni funzionari federali responsabili della<br />
sicurezza carceraria, ricorrono ai suoi servigi. È quanto mi ha raccontato il sorvegliante del<br />
giornale.<br />
“Hai un problema con la notte,” afferma lui.<br />
Vero. Il mio problema si manifesta in quelle ore. Ma perché?<br />
“Per il semplice fatto di essere buia, la notte ha il potere di far rivivere in noi i terrori dell’infanzia,<br />
la paura della solitudine e dell’ignoto. Tuttavia, se riusciamo a vincere quei fantasmi, saremo in<br />
grado di sconfiggere facilmente anche quelli che ci tormentano durante il giorno. Non avremo<br />
paura delle tenebre, se scegliamo di affidarci alla luce.”<br />
Mi sento come davanti a un insegnante di scuola elementare, che mi sta spiegando cose<br />
tremendamente ovvie. “Non potrei venire a casa sua perché faccia…”<br />
“… Un rituale di esorcismo?”<br />
Non avevo pensato a quel termine, ma forse è proprio quello che mi serve.<br />
“Non è necessario. In te, vedo molte tenebre, ma anche tanta luce. E sono convinto che, alla fine,<br />
essa prevarrà.”<br />
Sto per piangere: quest’uomo è penetrato davvero nella mia anima, e non riesco a spiegarmi come<br />
ci sia riuscito.<br />
“Di tanto in tanto, abbandonati alla notte, fermati a guardare le stelle e lasciati inebriare dalla<br />
sensazione dell’infinito. Con i suoi sortilegi, la notte è anche un cammino verso l’illuminazione.<br />
Proprio come il pozzo scuro sul fondo del quale c’è l’acqua che vince la sete, la notte porta con sé<br />
– celata tra le sue ombre – la fiamma che incendia le nostre anime, consentendoci di avvicinarci ai<br />
misteri di Dio.”<br />
Chiacchieriamo per quasi due ore. Lo sciamano cubano mi ripete che devo soltanto abbandonarmi<br />
alla vita, lasciarmi trasportare; poi aggiunge che tutti i miei timori – persino i più grandi – sono<br />
infondati. Gli parlo del mio desiderio di vendetta. Lui ascolta senza<br />
commentare né esprimere un giudizio. Parlo, e parlo, e parlo – e mi sento sempre meglio.<br />
Mi invita a uscire e a fare una passeggiata nel parco. Vicino a un ingresso, vedo i riquadri bianchi e<br />
neri di alcune scacchiere dipinti sul cemento e una schiera di pezzi in plastica. Nonostante il<br />
freddo, alcune persone stanno giocando.<br />
Lo sciamano cammina in silenzio – io, invece, continuo a parlare, ora ringraziando ora<br />
maledicendo la vita che la sorte mi ha riservato. Ci fermiamo davanti a una delle scacchiere.<br />
Adesso lui sembra più interessato al gioco che alle mie parole. Taccio e comincio a seguire le varie<br />
mosse, sebbene non sia particolarmente attratta dalla partita.