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adulterio - paulo coelho

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Non è giusto.<br />

Non ho il minimo controllo su ciò che mi sta accadendo. Sull’assurda passione per un individuo<br />

che, a questo punto, penserà che lo stia assediando. Sul matrimonio con un uomo che si prodiga<br />

per starmi vicino, ma che mi nasconde le sue debolezze e le sue vulnerabilità. Sull’insano desiderio<br />

di distruggere una donna incontrata una sola volta, con l’illusione che questo annichilirà i miei<br />

fantasmi interiori.<br />

Molti affermano che il tempo cancella ogni male: è assolutamente falso.<br />

In realtà, il tempo cancella soltanto le cose belle che vorremmo serbare per sempre. E ci dice:<br />

“Non illuderti, la realtà è questa.” Ecco perché dimentico presto ciò che leggo per risollevarmi il<br />

morale. Nella mia anima c’è un buco che drena tutta l’energia positiva, lasciando<br />

solo il vuoto. Conosco l’esistenza di quella voragine – sono mesi che convivo con essa –, ma ignoro<br />

il modo di sfuggire alla trappola.<br />

Jacob pensa che io abbia bisogno di una terapia di coppia. Il mio direttore mi considera una<br />

giornalista eccellente. I miei figli si sono accorti delle modificazioni del mio comportamento, ma<br />

non mi hanno detto niente. Mio marito ha capito il mio disagio solo quando, in quel ristorante, mi<br />

sono confidata con lui.<br />

Prendo l’iPad sul comodino. Moltiplico 365 per 70. Il risultato è 25.350: è la media dei giorni di vita<br />

di un individuo normale. Quanti ne ho sprecati ormai?<br />

Le persone che mi circondano non fanno che lamentarsi: “Lavoro otto ore al giorno e, se otterrò<br />

una promozione, dovrò lavorarne dodici”, “Da quando mi sono sposato, non ho più tempo per<br />

me”, “Ho cercato Dio, e mi ritrovo costretto ad andare a messe e cerimonie religiose.”<br />

Quello che si persegue con entusiasmo nell’adolescenza – amore, lavoro, fede – finisce per<br />

trasformarsi in un fardello estremamente pesante non appena si raggiunge l’età adulta.<br />

Esiste una sola maniera per sfuggire a questo sortilegio: attraverso l’Amore. Amare significa<br />

trasformare la schiavitù in libertà.<br />

Ma io, per ora, non sono capace di amare. Provo soltanto odio.<br />

E, per quanto assurdo possa sembrare, questo non dà alcun senso ai miei giorni.<br />

* * *<br />

Raggiungo il luogo dove Marianne tiene le lezioni di filosofia: un edificio che, con mia grande<br />

sorpresa, è situato all’interno dell’Ospedale Universitario di Ginevra. Mi domando se il corso<br />

pomposamente indicato nella sua biografia non sia un seminario extracurricolare, senza alcun<br />

valore accademico.<br />

Ho posteggiato l’auto davanti a un supermercato e, per arrivare fin qui, ho camminato per circa un<br />

chilometro: entrando, ho visto un complesso di edifici bassi al centro di un prato ancora verde,<br />

ingentilito dalla presenza di un laghetto, e un gran numero di frecce segnaletiche. In quell’area<br />

sorgono le sedi di vari dipartimenti che, sebbene sembrino avulsi l’uno dall’altro, possono<br />

tranquillamente essere definiti complementari: per esempio, la struttura per il ricovero<br />

ospedaliero degli anziani e la clinica che ospita gli individui affetti da turbe mentali. Il reparto<br />

psichiatrico è ospitato in una splendida costruzione dell’inizio del Novecento, e costituisce un<br />

centro di formazione d’eccellenza per neurologi, psicologi, psichiatri, psicoterapeuti e assistenti<br />

specializzati che arrivano da tutta l’Europa.<br />

Passo davanti a una struttura stranissima, che mi ricorda i tableaux dei riflettori installati al<br />

termine delle piste di atterraggio negli aeroporti. Per conoscere la sua utilità, devo leggere una<br />

targa posta accanto alla base. È una scultura intitolata Passaggio 2000, un’installazione di “musica<br />

visiva” costituita da dieci barriere di passaggi a livello equipaggiate con luci rosse. Mi domando se<br />

l’autore sia uno dei degenti del reparto psichiatrico ma, continuando nella lettura, scopro che si<br />

tratta dell’opera di una famosa scultrice.<br />

Rispettiamo l’arte, d’accordo. Ma nessuno mi dica che tutti gli artisti sono normali.

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