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adulterio - paulo coelho

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sia negli ultimi giorni. Ma io mi sono sempre rifiutata di accettarlo. Ecco perché comprendo la tua<br />

riluttanza: siamo uguali, noi due. Non devi preoccuparti, ti guiderò io.”<br />

Dopo queste parole, Jacob mi prende dolcemente una mano, mi sorride e… affonda la lama:<br />

“Non siamo più due adolescenti. Tu sei una persona meravigliosa e, a quanto mi è dato sapere, hai<br />

una famiglia splendida. Ti è mai venuto in mente di far ricorso alla terapia di coppia?”<br />

Per un attimo, sono disorientata. Poi mi alzo e mi avvio verso la macchina. Senza dirgli addio.<br />

Senza piangere. Senza guardarmi indietro.<br />

* * *<br />

Non provo nessuna sensazione. Non penso a niente. Decisa, oltrepasso la mia automobile e<br />

proseguo lungo la strada, senza una meta precisa. Non c’è nessuno ad<br />

aspettarmi alla fine della camminata. La malinconia si è trasformata in apatia. Devo trascinarmi<br />

per andare avanti.<br />

Poi, dopo cinque minuti, mi ritrovo davanti a una grande villa settecentesca. So cos’è successo in<br />

quel posto: qualcuno ha creato un mostro famoso ancora oggi, sebbene pochi conoscano il nome<br />

della donna alla quale deve la vita.<br />

Il cancello che affaccia sul giardino è chiuso, ma non si tratta di un impedimento assoluto. Posso<br />

scavalcare la recinzione, sedermi sulla fredda pietra di una panchina e figurarmi che cosa accadde<br />

lì nel 1817. Ho bisogno di distrarmi, di dimenticare tutto ciò che mi ispirava prima e di<br />

concentrarmi su qualcosa di diverso.<br />

Immagino un giorno qualunque di quell’anno, quando Lord Byron decise di esiliarsi qui. Sia nel suo<br />

paese d’origine sia a Ginevra era odiato, e veniva accusato di organizzare orge e ubriacarsi in<br />

pubblico. Forse era un uomo profondamente annoiato. O malinconico. O arrabbiato.<br />

Poco importa. Ciò che conta è che, in quel giorno del 1817, arrivarono alla villa dei compatrioti. Il<br />

poeta Percy Bysshe Shelley e la sua fidanzata diciottenne, Mary. C’era anche un’altra persona,<br />

della cui identità non sono sicura – forse era una sorellastra di Mary.<br />

Probabilmente hanno discusso di letteratura, si sono lagnati del tempo, della pioggia, del freddo,<br />

dei ginevrini, dei soggiornanti inglesi, della mancanza di tè e whisky. Probabilmente hanno letto le<br />

loro poesie e si sono elogiati a vicenda.<br />

Si reputavano individui speciali e importanti e, a un certo punto, decisero di fare un patto: entro<br />

un anno<br />

sarebbero tornati in quel luogo, ciascuno con un libro in cui fosse descritta la condizione umana. È<br />

ovvio che, scemato l’entusiasmo riguardo al progetto e svaniti i commenti sulle aberrazioni insite<br />

nell’essere umano, tutti si dimenticarono dell’accordo.<br />

Nonostante Mary fosse presente, non le venne chiesto di cimentarsi in quella prova: forse perché<br />

era una donna, e la sua condizione, oltretutto, risultava aggravata dalla gioventù. Eppure quella<br />

conversazione l’aveva colpita profondamente. Si disse che anche lei avrebbe potuto scrivere<br />

qualcosa, magari solo per far passare il tempo. Aveva il tema: si trattava soltanto di svolgerlo – e<br />

non divulgare il testo, quando lo avesse terminato.<br />

Invece, quando tornarono in Inghilterra, Shelley lesse il manoscritto e la incoraggiò a pubblicarlo.<br />

Ma non solo: poiché era ormai famoso, decise che l’avrebbe presentata a un editore e si sarebbe<br />

occupato della prefazione. Dapprima Mary si mostrò riluttante; poi acconsentì, imponendo una<br />

condizione: il suo nome non avrebbe dovuto comparire né sulla copertina né nel frontespizio.<br />

La prima tiratura di cinquecento copie andò esaurita rapidamente, e Mary pensò che il successo<br />

fosse ascrivibile alla presenza di una prefazione di Shelley. Anche per verificare quest’ipotesi,<br />

accettò di firmare con il proprio nome la seconda edizione del libro. Da allora, il romanzo non ha<br />

mai cessato di essere reperibile nelle librerie del mondo intero. Ha ispirato scrittori, produttori<br />

teatrali, registi cinematografici, feste di Halloween e balli in maschera. Di recente, un importante<br />

critico l’ha definito “l’opera più creativa del Romanticismo, e forse degli ultimi duecento anni”.

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