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adulterio - paulo coelho

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Presto passeremo a parlare della possibilità di vita su altri pianeti, della presenza di Dio, sovente<br />

obliata nelle nostre vite caotiche. Chiacchiereremo anche di fede, di miracoli e di incontri stabiliti<br />

ancor prima della nostra nascita.<br />

Discuteremo dell’eterna lotta tra la scienza e la religione. Ci confronteremo sull’amore, vissuto<br />

sempre come un desiderio e una minaccia, nel contempo. Lui sosterrà che la mia definizione di<br />

malinconia è inesatta, ma io mi limiterò a bere il tè in silenzio, osservando il tramonto sulle<br />

montagne dello Jura, felice di essere viva.<br />

Ah, parleremo anche di fiori, sebbene i soli visibili saranno quelli all’interno del bar, provenienti da<br />

qualche serra. Comunque, in autunno, è splendido parlare di fiori: infonde la speranza della<br />

primavera.<br />

Ancora pochi metri. Poi i muri della mia prigione crollano completamente. Sono rinata.<br />

* * *<br />

Quando gli sono di fronte, lo saluto con tre piccoli baci sulle guance, secondo la tradizione svizzera<br />

(all’estero, quando do il terzo bacio, l’altro si sorprende sempre). Percepisco il suo nervosismo e<br />

suggerisco di rimanere in terrazza: non avremo gente intorno, e lui potrà fumare indisturbato. Il<br />

cameriere lo riconosce. Jacob ordina un Campari col seltz e io chiedo un tè – l’avevo già deciso.<br />

Cerco di aiutarlo a rilassarsi, parlando della natura, degli alberi e della bellezza insita nei<br />

cambiamenti. Perché si cerca di replicare sempre il medesimo modello? È qualcosa di sbagliato, di<br />

innaturale. Non sarebbe meglio<br />

considerare i mutamenti come una fonte di conoscenza, e non come sfide da affrontare alla<br />

stregua di nemici?<br />

Lui continua a essere nervoso. Risponde in maniera meccanica, come se volesse troncare subito la<br />

conversazione, ma io non glielo permetterò. Questo è un giorno unico nella mia vita e merita di<br />

essere vissuto e onorato in ogni suo attimo. Seguito a parlare, sciorinando gli argomenti che ho<br />

pensato mentre camminavo, utilizzando quelle parole che mi rifiutavo di ascoltare. Sono<br />

meravigliata dal loro flusso convincente e preciso.<br />

Parlo degli animali domestici. Gli domando se capisce il motivo per cui le persone li amano tanto.<br />

La risposta di Jacob è piuttosto scontata, e così decido di passare al tema successivo: perché è così<br />

difficile accettare la diversità delle persone? Perché si promulgano leggi atte a favorire la creazione<br />

di nuove “tribù”, anziché accettare semplicemente quelle differenze etniche e culturali che<br />

possono rendere la nostra vita più ricca e più interessante? Mi ascolta, poi dice che non ha voglia<br />

di discutere di politica.<br />

Allora gli racconterò dell’acquario che ho visto stamane nella scuola dei bambini, quando li ho<br />

accompagnati. Dentro c’era un pesce che nuotava in tondo sfiorando le pareti di vetro. Ho<br />

pensato: ‘Sono certa che quella creatura non ricorda dove ha iniziato a girare e non sa che non<br />

arriverà mai da nessuna parte. Forse è questo il motivo inconscio per cui ci piacciono i pesci degli<br />

acquari: ci ricordano noi stessi, nutriti e pasciuti, ma impossibilitati a oltrepassare delle pareti di<br />

cristallo.<br />

Jacob accende un’altra sigaretta. Nel portacenere ci sono già due mozziconi. Allora mi accorgo che<br />

sto parlando<br />

da molto tempo, in una sorta di trance di luce e pace, senza concedergli alcuno spazio per<br />

esprimere i suoi sentimenti. “Vuoi parlarmi di qualcosa?”<br />

“Della foto nel parco,” risponde cautamente, perché si è reso conto che sto vivendo un momento<br />

di particolare sensibilità.<br />

“Ah, la foto. Esiste, esiste! È impressa indelebilmente nel mio cuore, e solo con l’aiuto di Dio<br />

riuscirò a cancellarla. Puoi accertarti della sua esistenza con i tuoi occhi, perché tutte le barriere<br />

che proteggevano il mio cuore sono crollate a mano a mano che, lungo il prato, mi avvicinavo a te.<br />

No, non dirmi che non conosci il cammino, perché sei già stato laggiù varie volte, sia nel passato

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