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adulterio - paulo coelho

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Gli domando con chi era al telefono, e lui risponde che stava parlando con la moglie. È atteso dal<br />

direttore<br />

di una grande azienda farmaceutica: ha chiesto di incontrarlo e, probabilmente, vuole<br />

sovvenzionare con una consistente somma di denaro la fase finale della sua campagna per il<br />

Consiglio Nazionale. Le elezioni si avvicinano rapidamente.<br />

Ancora una volta, penso al fatto che è sposato. Che è infelice. Che non può fare niente di ciò che<br />

gli piace. Che corrono voci pettegole su di lui e sua moglie: sembra che il loro matrimonio sia<br />

piuttosto “aperto”. Devo assolutamente dimenticare la scintilla che mi ha fulminato alle 13.55 e<br />

rendermi conto che vuole soltanto usarmi.<br />

È qualcosa che non mi disturba, purché le cose siano ben chiare. Anch’io ho bisogno di portarmi a<br />

letto un uomo.<br />

* * *<br />

Ci fermiamo sul marciapiedi davanti al ristorante. Jacob si guarda intorno, come se fossimo una<br />

coppia clandestina. Dopo essersi accertato che nessuno ci sta osservando, si accende una<br />

sigaretta.<br />

Allora è questo il suo timore: che scoprano il suo vizio del fumo.<br />

“Come ricorderai, ero considerato lo studente più promettente della comitiva. Volevo dimostrare<br />

che era davvero così perché, alla fin fine, tutti abbiamo un’immensa necessità di amore e<br />

approvazione. Sacrificavo le uscite con gli amici per studiare e non deludere le aspettative del<br />

prossimo. Mi sono diplomato con voti eccellenti. Tra parentesi, perché è finita la nostra storia?”<br />

Se non lo ricorda lui, figurarsi io. A quell’epoca, tutti corteggiavano tutti, e non esistevano rapporti<br />

fissi.<br />

“Al termine dell’università, divenni un difensore d’ufficio e cominciai a frequentare criminali e<br />

innocenti, canaglie e persone perbene. Quello che doveva essere soltanto un lavoro temporaneo<br />

mi insegnò una regola da applicare alla vita: dovevo aiutare il prossimo. La mia lista di clienti si<br />

allungava. La mia fama si diffuse per la città. Mio padre insisteva perché abbandonassi<br />

quell’incarico e andassi a lavorare nello studio legale di un suo amico. Ma io ero entusiasta per<br />

ogni causa che vincevo. E spesso mi impuntavo per contraddire una legge decisamente antiquata,<br />

che reputavo ormai inapplicabile. Anche nell’amministrazione pubblica c’erano molte cose da<br />

cambiare.”<br />

Queste informazioni compaiono nella sua biografia ufficiale, ma sentirle dalle sue labbra è diverso.<br />

“A un certo punto, pensai che potevo candidarmi per il Gran Consiglio cantonale. Feci una<br />

campagna elettorale assai modesta: disponevo di pochissimi soldi, perché mio padre era contrario.<br />

Solo i miei clienti mi sostennero. Venni eletto con un esiguo margine di voti – comunque, ottenni<br />

un seggio.”<br />

Si guarda intorno di nuovo. Ha nascosto la sigaretta dietro la schiena. Nessuno lo sta osservando,<br />

così dà un’altra lunga tirata. Il suo sguardo sembra vuoto: è focalizzato sul passato.<br />

“Quando cominciai a lavorare in politica, dormivo soltanto cinque ore al giorno, ma ero sempre<br />

pieno di energia. Adesso vorrei poter disporre di diciotto ore di sonno. La luna di miele con le mie<br />

cariche pubbliche è finita. È rimasta solo la necessità di compiacere tutti, in particolare mia moglie,<br />

che si batte accanitamente perché io abbia un futuro radioso. Marianne ha sacrificato<br />

molte aspirazioni per la mia carriera, e io non posso deluderla.”<br />

È davvero questo l’uomo che solo alcuni minuti fa mi ha invitata a uscire di nuovo? Sarà proprio<br />

questo che vuole: uscire e chiacchierare con qualcuno che possa capirlo, con una persona che vive<br />

una situazione analoga e avverte il medesimo disagio?<br />

Posseggo la dote di perdermi in fantasticherie con una rapidità impressionante. Mi stavo già<br />

immaginando tra lenzuola di seta in uno chalet sulle Alpi.<br />

“Allora, quando ci vediamo di nuovo?”

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