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“Sono disponibili solo lanci da 1350 metri.”<br />
Il mio sollievo è più assurdo della paura che ho provato alcuni momenti fa. “Perfetto!”<br />
La macchina sarà davanti all’ingresso dell’hotel fra dieci minuti.<br />
* * *<br />
Mi trovo davanti all’abisso, insieme con mio marito e altre cinque o sei persone, in attesa di<br />
lanciarmi. Durante il percorso fino a quassù, ho pensato ai miei figli e alla possibilità che perdano<br />
entrambi i genitori. Poi mi sono resa conto che non voleremo insieme.<br />
Dobbiamo indossare una tuta termica e un casco. Che scopo ha quella sorta di elmo? Mi farà<br />
arrivare al suolo con il cranio intatto, dopo un volo di mille metri, anche se dovessi sbattere contro<br />
una roccia?<br />
“Il casco è obbligatorio.”<br />
Perfetto. Lo infilo – è simile a quello dei ciclisti che circolano per le vie di Ginevra. È una faccenda<br />
davvero stupida, ma non ho voglia di discutere.<br />
Guardo davanti a me: prima del baratro, c’è un declivio coperto di neve. Posso interrompere il<br />
lancio dopo pochi passi, scendere fin quasi al ciglio e risalire a piedi. Non sono obbligata a saltare.<br />
Io non ho mai avuto paura del volo aereo. Gli aerei hanno sempre fatto parte della mia vita. Ma lì<br />
siamo tranquillamente seduti in cabina: il deltaplano, invece… La fusoliera è uno scudo che ci<br />
trasmette un senso di protezione. E questo significa molto.<br />
Molto? Sì, perlomeno secondo la mia modesta comprensione delle leggi della fisica.<br />
Comunque, ho bisogno di convincermi: mi serve un’argomentazione migliore.<br />
D’accordo, l’aereo è fatto di metallo. E trasporta persone, bagagli, motori, tonnellate di carburante<br />
infiammabile. Il deltaplano, invece, è leggero, si muove con la forza del vento, obbedisce alle leggi<br />
della natura, come una foglia che cade dall’albero. Ecco, la sua poesia è una buona<br />
argomentazione.<br />
“Ti lanci tu per prima?”<br />
“Va bene.” Se mi succede qualcosa, lo saprà subito e potrà occuparsi dei nostri figli. Inoltre, si<br />
sentirà tremendamente in colpa per il resto della vita – anche per aver partorito un’idea così<br />
malsana. Io, invece, sarò ricordata come la compagna perfetta, quella che era sempre accanto al<br />
marito, nel dolore e nella gioia, nell’avventura e nella quotidianità.<br />
“È pronta, signora?”<br />
“Sei tu l’istruttore? Mi sembri piuttosto giovane. Preferirei andare con il responsabile: sai, è la mia<br />
prima volta.”<br />
“Mi lancio da quando ho sedici anni, l’età richiesta delle autorità. Ho volato in diverse località del<br />
pianeta, cinque anni fa. Stia tranquilla, signora.”<br />
Il suo tono condiscendente mi irrita. Chi è più vecchio e ha qualche timore dovrebbe essere<br />
rispettato. Sono sicura che andrà in giro a raccontare le mie paure.<br />
“Si attenga alle istruzioni. E, quando cominceremo a correre, non si fermi più. Per il resto, lasci fare<br />
a me.”<br />
Istruzioni. Come se padroneggiassimo la situazione: il responsabile dei lanci si è limitato a spiegarci<br />
che il rischio maggiore deriva dal fatto di fermarsi durante la rincorsa. Poi ha aggiunto che, toccato<br />
il suolo, dovremo<br />
corricchiare fino a quando non avremo la sensazione che i nostri piedi siano ben saldi sul terreno.<br />
Il mio sogno: i piedi saldamente piantati sul terreno. Mi avvicino a mio marito e gli chiedo di<br />
lanciarsi per ultimo, così avrà modo di conoscere il mio destino.<br />
“Vuole portare la videocamera?” dice l’istruttore. È possibile montarla su una sorta di antenna in<br />
alluminio rigido, lunga circa mezzo metro.<br />
No, assolutamente no. Prima di tutto, perché non sto facendo quell’esperienza per mostrarne il<br />
video agli altri. Poi, nel caso riesca a superare il panico, sarei più preoccupata di filmare che di