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Si zittisce, e continuiamo a camminare in silenzio. Passiamo davanti a un cartello girevole che<br />
annuncia una festa di capodanno. Lui gli tira un calcio violento. Due o tre passanti ci guardano.<br />
“Scusami. Non volevo che la conversazione prendesse questa piega. Siamo venuti qui affinché ti<br />
sentissi meglio, sollevata dalle pressioni che siamo costretti a subire tutti i giorni. Poi ho iniziato a<br />
bere…”<br />
Sono sgomenta.<br />
Arriviamo nei pressi di un gruppo di ragazzi e ragazze che chiacchierano allegramente, fra lattine di<br />
birra sparpagliate ovunque. Mio marito, generalmente timido, si avvicina e li invita a bere.<br />
I giovani lo guardano impauriti. Scusandomi, gli dico che siamo brilli, e che un’ulteriore dose di<br />
alcol potrebbe essere deleteria. Lo prendo sottobraccio e proseguiamo.<br />
Da quanto tempo non lo facevo! Era sempre lui che mi proteggeva, mi aiutava, risolveva i miei<br />
problemi. Oggi sono io che lo sorreggo, per evitare che cada. Ha cambiato di nuovo umore: ora sta<br />
cantando una canzone che non ho mai sentito.<br />
Quando ci avviciniamo alla chiesa, le campane riattaccano a suonare.<br />
“Che bello!” dico. “È un buon segno.”<br />
“Io ascolto le campane perché ci parlano di Dio. Ma Dio ascolta noi? Abbiamo trent’anni o poco<br />
più, e non troviamo più alcun senso nella vita. Se non ci fossero i nostri figli, quale sarebbe la<br />
ragione che ci spinge a continuare?”<br />
Vorrei replicare, ma non ho risposte. Finalmente arriviamo al ristorante nel quale ci giurammo<br />
amore eterno. Ceniamo in un’atmosfera deprimente, nonostante il lume di candela e il fatto di<br />
trovarsi in uno dei luoghi più belli della Svizzera.<br />
* * *<br />
Quando mi sveglio, fuori è ormai giorno. Ho dormito un sonno profondo, senza sogni, e non mi<br />
sono mai svegliata durante la notte. Guardo l’orologio: le nove.<br />
Mio marito è ancora tra le braccia di Morfeo. Vado in bagno e mi lavo i denti; poi ordino la<br />
colazione per entrambi. Indosso la vestaglia e mi dirigo verso una finestra: ammirerò il paesaggio,<br />
fino a quando non busseranno alla porta con il breakfast.<br />
Alzo lo sguardo: il cielo è costellato di deltaplani! Atterrano nel parco davanti all’albergo. A<br />
pilotarli devono essere dei principianti, visto che dietro di loro scorgo sempre un’altra persona –<br />
un istruttore?<br />
Penso che quello sport sia un’autentica follia. Gli uomini sono arrivati al punto di rischiare la vita<br />
per sconfiggere la noia e il tedio?<br />
Atterra un deltaplano, poi un altro. Gli amici dei piloti filmano tutto, pieni di allegria. Immagino<br />
che, da lassù, si goda una vista stupenda: le vette, il fondovalle…<br />
Provo una forte invidia verso quegli ardimentosi incoscienti, perché io non avrei mai il coraggio di<br />
salire su uno dei loro trabiccoli.<br />
Bussano alla porta. Il cameriere entra con un vassoio d’argento, sul quale si staglia un vaso con<br />
una rosa. Ovviamente ci sono anche il caffè (per mio marito), il tè (per me), i croissant caldi, e poi<br />
crostini, pane, marmellate di vari gusti, uova, succo d’arancia, i quotidiani (compreso quello locale)<br />
e quant’altro può rendere felice il risveglio di una persona.<br />
Sveglio mio marito con un bacio – non ricordo l’ultima volta che è accaduto. Si desta di<br />
soprassalto, poi sorride. Ci sediamo alla piccola tavola imbandita e gustiamo le delizie che ci hanno<br />
servito. Commentiamo la sbronza della sera prima.<br />
“Penso che ci volesse. Comunque, non prendere troppo sul serio le mie elucubrazioni. Il botto<br />
dell’esplosione di un pallone spaventa tutti, ma si tratta solo di aria che fuoriesce: è inoffensivo.”<br />
Vorrei dirgli che mi sono sentita tremendamente bene scoprendo le sue debolezze, ma mi limito a<br />
sorridere e continuo a sbocconcellare il mio croissant.<br />
Anche lui nota i deltaplani. Gli brillano gli occhi. Ci vestiamo e scendiamo per goderci la mattinata.