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“Proprio così. Ma pensi che i ricordi possano riempire il presente? Al contrario, mi stanno<br />
soffocando. Sto scoprendo che non sono più la stessa persona. Fino a quando siamo arrivati qui e<br />
abbiamo bevuto quella bottiglia di champagne, andava tutto bene. Adesso, però, mi sono reso<br />
conto che la mia vita è molto diversa da quella che sognavo durante il nostro primo soggiorno a<br />
Interlaken.”<br />
“E cosa sognavi?”<br />
“Stupidaggini. Che comunque rappresentavano il mio sogno: qualcosa che avrei potuto realizzare.”<br />
“Che cosa pensavi di fare, in realtà?”<br />
“Vendere tutto ciò che avevo, comprare una barca e girare il mondo insieme a te. Mio padre si<br />
sarebbe infuriato, se non avessi seguito la sua strada, ma non era minimamente importante. Ci<br />
saremmo fermati nei porti, avremmo trovato piccoli lavori saltuari e, dopo aver raccattato un po’<br />
di denaro, saremmo salpati di nuovo. Passare serate con sconosciuti, scoprire luoghi che non<br />
figurano nelle guide turistiche. L’avventura. Il mio unico desiderio era l’av-ven-tu-ra.”<br />
Ordina un altro gin e lo ingolla con una velocità impensabile. Ho deciso di non bere più: comincio<br />
ad avvertire una sensazione di nausea. Finora non abbiamo mangiato niente. Vorrei dirgli che, se<br />
avesse lottato per realizzare il suo sogno, sarei stata la donna più felice del mondo. Ma è meglio<br />
che taccia, altrimenti si sentirà peggio.<br />
“Poi è arrivato il primo figlio.”<br />
“E allora? Ci sono milioni di coppie con figli che girano il mondo, all’avventura.”<br />
Lui riflette per un paio di minuti.<br />
“Milioni, non direi. Forse migliaia.”<br />
Il suo sguardo è diverso: non rivela più aggressività, bensì tristezza.<br />
“Ci sono giorni in cui ci fermiamo ad analizzare il nostro passato e il nostro presente. Quello che<br />
abbiamo imparato e gli errori che abbiamo commesso. Io ho paura di quei bilanci. Mi sforzo per<br />
sostenere di avere sempre compiuto le scelte opportune, magari affrontando<br />
dei sacrifici. Mi illudo, mi inganno, ma credo che non sia una mancanza grave.”<br />
“Perché non facciamo ancora due passi? Hai uno sguardo strano, spento.”<br />
Lui sferra un pugno sul bancone. La proprietaria del locale ci guarda, spaventata. Ordino un altro<br />
gin, per me. La donna dice che il servizio bar è terminato, e ci consegna il conto.<br />
Mi aspetto una reazione da mio marito, ma si limita a estrarre una banconota dal portafogli e<br />
gettarla sul bancone. Mi prende per mano e, insieme, usciamo nell’aria gelida.<br />
“Temo che, se continuerò a pensare a tutto ciò che non si è realizzato, finirò in un buco nero.”<br />
Conosco questa sensazione. Ne abbiamo parlato al Valon, quando gli ho aperto la mia anima.<br />
Lui sembra non ascoltarmi.<br />
“… E laggiù, sul fondo, sentirò una voce che mi dice: ‘Niente di tutto questo ha un senso.<br />
L’universo esisteva già miliardi di anni fa, e seguiterà a esistere dopo che sarai morto.’ Noi viviamo<br />
nella particella microscopica di un enorme mistero, e continueremo a non avere risposta ad alcune<br />
delle domande che ci siamo posti fin dall’infanzia: esiste la vita su qualche altro pianeta? Se Dio è<br />
buono, perché permette la sofferenza e il dolore? Questioni del genere. E il tempo continua a<br />
passare. Spesso, senza alcuna ragione apparente, vengo assalito da un terrore immenso. A volte<br />
capita mentre sono al lavoro, o guido, o sto mettendo a letto i bambini. Allora li guardo con<br />
tenerezza e paura, e mi chiedo: ‘Che ne sarà di loro? Adesso vivono in un paese che offre sicurezza<br />
e tranquillità. Ma sarà ancora così, in futuro?’<br />
Capisco che cosa vuol dire. E credo che non sia l’unico ad avere quelle preoccupazioni.<br />
“Ti osservo mentre prepari la colazione o la cena, e mi accade di pensare che, fra una cinquantina<br />
d’anni o forse meno, uno di noi due dormirà solo nel letto, piangendo ogni notte al ricordo di un<br />
passato felice. Ormai cresciuti, probabilmente i nostri figli saranno lontani. Il sopravvissuto sarà<br />
malato, bisognoso dell’aiuto di estranei.”