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adulterio - paulo coelho

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“Proprio così. Ma pensi che i ricordi possano riempire il presente? Al contrario, mi stanno<br />

soffocando. Sto scoprendo che non sono più la stessa persona. Fino a quando siamo arrivati qui e<br />

abbiamo bevuto quella bottiglia di champagne, andava tutto bene. Adesso, però, mi sono reso<br />

conto che la mia vita è molto diversa da quella che sognavo durante il nostro primo soggiorno a<br />

Interlaken.”<br />

“E cosa sognavi?”<br />

“Stupidaggini. Che comunque rappresentavano il mio sogno: qualcosa che avrei potuto realizzare.”<br />

“Che cosa pensavi di fare, in realtà?”<br />

“Vendere tutto ciò che avevo, comprare una barca e girare il mondo insieme a te. Mio padre si<br />

sarebbe infuriato, se non avessi seguito la sua strada, ma non era minimamente importante. Ci<br />

saremmo fermati nei porti, avremmo trovato piccoli lavori saltuari e, dopo aver raccattato un po’<br />

di denaro, saremmo salpati di nuovo. Passare serate con sconosciuti, scoprire luoghi che non<br />

figurano nelle guide turistiche. L’avventura. Il mio unico desiderio era l’av-ven-tu-ra.”<br />

Ordina un altro gin e lo ingolla con una velocità impensabile. Ho deciso di non bere più: comincio<br />

ad avvertire una sensazione di nausea. Finora non abbiamo mangiato niente. Vorrei dirgli che, se<br />

avesse lottato per realizzare il suo sogno, sarei stata la donna più felice del mondo. Ma è meglio<br />

che taccia, altrimenti si sentirà peggio.<br />

“Poi è arrivato il primo figlio.”<br />

“E allora? Ci sono milioni di coppie con figli che girano il mondo, all’avventura.”<br />

Lui riflette per un paio di minuti.<br />

“Milioni, non direi. Forse migliaia.”<br />

Il suo sguardo è diverso: non rivela più aggressività, bensì tristezza.<br />

“Ci sono giorni in cui ci fermiamo ad analizzare il nostro passato e il nostro presente. Quello che<br />

abbiamo imparato e gli errori che abbiamo commesso. Io ho paura di quei bilanci. Mi sforzo per<br />

sostenere di avere sempre compiuto le scelte opportune, magari affrontando<br />

dei sacrifici. Mi illudo, mi inganno, ma credo che non sia una mancanza grave.”<br />

“Perché non facciamo ancora due passi? Hai uno sguardo strano, spento.”<br />

Lui sferra un pugno sul bancone. La proprietaria del locale ci guarda, spaventata. Ordino un altro<br />

gin, per me. La donna dice che il servizio bar è terminato, e ci consegna il conto.<br />

Mi aspetto una reazione da mio marito, ma si limita a estrarre una banconota dal portafogli e<br />

gettarla sul bancone. Mi prende per mano e, insieme, usciamo nell’aria gelida.<br />

“Temo che, se continuerò a pensare a tutto ciò che non si è realizzato, finirò in un buco nero.”<br />

Conosco questa sensazione. Ne abbiamo parlato al Valon, quando gli ho aperto la mia anima.<br />

Lui sembra non ascoltarmi.<br />

“… E laggiù, sul fondo, sentirò una voce che mi dice: ‘Niente di tutto questo ha un senso.<br />

L’universo esisteva già miliardi di anni fa, e seguiterà a esistere dopo che sarai morto.’ Noi viviamo<br />

nella particella microscopica di un enorme mistero, e continueremo a non avere risposta ad alcune<br />

delle domande che ci siamo posti fin dall’infanzia: esiste la vita su qualche altro pianeta? Se Dio è<br />

buono, perché permette la sofferenza e il dolore? Questioni del genere. E il tempo continua a<br />

passare. Spesso, senza alcuna ragione apparente, vengo assalito da un terrore immenso. A volte<br />

capita mentre sono al lavoro, o guido, o sto mettendo a letto i bambini. Allora li guardo con<br />

tenerezza e paura, e mi chiedo: ‘Che ne sarà di loro? Adesso vivono in un paese che offre sicurezza<br />

e tranquillità. Ma sarà ancora così, in futuro?’<br />

Capisco che cosa vuol dire. E credo che non sia l’unico ad avere quelle preoccupazioni.<br />

“Ti osservo mentre prepari la colazione o la cena, e mi accade di pensare che, fra una cinquantina<br />

d’anni o forse meno, uno di noi due dormirà solo nel letto, piangendo ogni notte al ricordo di un<br />

passato felice. Ormai cresciuti, probabilmente i nostri figli saranno lontani. Il sopravvissuto sarà<br />

malato, bisognoso dell’aiuto di estranei.”

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