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Nello zaino - Sezione Vicenza

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In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio di <strong>Vicenza</strong> CPO, per la restituzione al mittente, che si impegna a corrispondere l’importo dovuto<br />

ANNO 2013 - NUMERO 2 - MAGGIO - Trimestrale - E 3,50 - Poste Italiane S.p.A. - Spediz. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) - Art. 1 comma 1, NE/VI


2 - La feritoia del Torrione<br />

La mininaja ci ha fatto sentire alpini<br />

di Letizia Saugo<br />

“Trascorrerete tre settimane presso il reggimento,<br />

al termine delle quali vi sarà consegnato il cappello<br />

alpino, simbolo distintivo della specialità. Il<br />

cappello non si riceve gratis, ma si merita<br />

con l’impegno e il sudore della<br />

fronte, e noi faremo il nostro meglio<br />

per farvelo guadagnare e nel contempo<br />

farvi capire cosa vuol dire essere<br />

un soldato, ed in particolare un soldato<br />

addestrato ad operare in montagna.”<br />

(saluto del comandante,<br />

col. Paolo Sfarra)<br />

* * *<br />

Caserma Salsa D’Angelo,<br />

Belluno. Settembre 2011<br />

Ore 6.30: sveglia;<br />

ore 8.00: dopo la colazione,<br />

marciando sulle note del<br />

Trentatré ci schieriamo per<br />

compagnie nel piazzale principale,<br />

dove cantiamo l’inno nazionale<br />

ed assistiamo all’alzabandiera;<br />

ore 8.20 circa: iniziano le attività in<br />

caserma.<br />

Tre settimane intense, scandite dal ritmo della marcia,<br />

dal lento procedere per i sentieri del Falzarego,<br />

dalle esercitazioni in Val Gallina, dalle corse da un<br />

capo all’altro della caserma per raggiungere in orario<br />

i punti di ritrovo, dall’interminabile attesa del contrappello<br />

prima di poter andare a dormire.<br />

Mi tornano alla mente le lezioni di sicurezza in<br />

montagna e di topografia, la gara di orientamento a<br />

squadre (durata ben cinque ore!), il giro di prova sul<br />

“lince”, la dimostrazione della squadra cinofila della<br />

Protezione Civile di Belluno, la visita del 7° Reggimento<br />

Alpini, dove tra gli avvenimenti rievocati c’è<br />

anche il disastro del Vajont, occasione durante la quale<br />

gli alpini hanno dimostrato la loro professionalità<br />

e la loro umanità nel prestare soccorso alle vittime.<br />

Osservando le foto ho pensato al mio papà che nel<br />

1963, giovane militare, era tra quei soldati.<br />

Più di ogni altra cosa ricordo però l’orgoglio quando,<br />

la mattina, indossavo la mimetica, e<br />

la soddisfazione che provavo ogni<br />

volta che guardavo il panorama<br />

dalla vetta assieme ai<br />

miei compagni, dopo ore di<br />

camminata verso il cielo.<br />

La mininaja è stata per me<br />

un’esperienza significativa.<br />

Ho riscoperto il valore della<br />

fatica, del lavoro di squadra e<br />

della disciplina. Anche se per<br />

poco tempo, ho potuto essere<br />

un militare quasi a tutti gli<br />

effetti e ho guadagnato il mio<br />

cappello alpino.<br />

Un ringraziamento va sicuramente<br />

al comandante di<br />

reggimento e ai soldati della<br />

66ͣ compagnia (di cui facevamo<br />

parte durante il nostro<br />

soggiorno a Belluno), che ci<br />

hanno supportato e sopportato<br />

con pazienza ed impegno, trasmettendoci il loro senso<br />

del dovere e di appartenenza a questa nostra fragile<br />

Italia, che ancora confida nei suoi figli in armi e<br />

non.<br />

So che molti “veri” alpini non approvano il progetto<br />

“Vivi le forze Armate” e la decisione dei reparti<br />

alpini di consegnare il cappello ai partecipanti, ma<br />

per molti di quelli che vi hanno preso parte, è stata<br />

l’unica opportunità di sentirsi almeno per un po’ alpini.<br />

Peccato che sia finita..


3<br />

SARANNO TRE ANNI<br />

ALL’INSEGNA<br />

DELLA SOLIDARIETA’<br />

In prima di copertina: Passa il vessillo della sezione<br />

di <strong>Vicenza</strong> all’adunata di Piacenza, portato dall’alfiere<br />

Mirco Negri. Lo scortano il presidente Luciano<br />

Cherobin e il consigliere nazionale Antonio Munari<br />

(foto Ana - L’Alpino, Pietro Malaggi).<br />

SOMMARIO<br />

pag.<br />

• La feritoia del Torrione 2<br />

• <strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong> 4<br />

• Uno di noi 18<br />

• La mia naja 19<br />

• Dalle zone e dai gruppi 22<br />

• Protezione Civile 31<br />

• Varie 33<br />

• Belle notizie 36<br />

• “Un nostro amico hai chiesto<br />

alla montagna...” 38<br />

Anno 2013 - n. 2 - Maggio<br />

Gratis ai soci<br />

Abbonamento annuo Euro 13<br />

Tiratura 21.000 copie<br />

Direzione e Redazione:<br />

Torrione degli Alpini<br />

36100 <strong>Vicenza</strong> - Via B. D’Alviano, 6<br />

Tel. 0444.926988 - Fax 0444.927353<br />

Web Site: www.anavicenza.it<br />

E-mail: vicenza@ana.it<br />

C.C.P. 13008362<br />

Registrazione del Tribunale di <strong>Vicenza</strong> n. 67 del<br />

26.4.1953<br />

Direttore Responsabile:<br />

Dino Biesuz<br />

Vice Direttore:<br />

Federico Murzio<br />

Editore:<br />

Editrice Veneta - Via Ozanam 8 - <strong>Vicenza</strong><br />

tel. 0444 567526 - www.editriceveneta.it<br />

Iscrizione al ROC n. 4725 del 22.11.2001<br />

Stampa:<br />

Industrie Grafiche VIcentine S.p.A.<br />

Via Rovereto 20, 36030 Costabissara (VI)<br />

www.igvi.it<br />

Carissimi alpini,<br />

Un percorso nel segno della solidarietà segnerà la nostra vita associativa dei prossimi<br />

tre anni.<br />

Daremo fondo alle nostre risorse ed al nostro impegno per aiutare le famiglie<br />

degli alpini e dei nostri concittadini che sono in difficoltà, integrando il fondo già<br />

esistente nel bilancio della <strong>Sezione</strong> e promuovendo iniziative di sostegno, anche economico,<br />

a chi ha la necessità di essere aiutato.<br />

Nei prossimi consigli di sezione i consiglieri saranno chiamati a decidere quali<br />

iniziative intraprendere per contenere il bilancio della <strong>Sezione</strong> e poter così destinare<br />

le risorse che si renderanno disponibili alla solidarietà. E un contributo di idee potrà<br />

essere dato nelle riunioni di zona.<br />

Un programma di questa portata non può riguardare solo gli alpini, ma deve<br />

coinvolgere tutta la società vicentina. I nostri paesi, le nostre vallate, le cittadine ed il<br />

capoluogo dovranno essere invasi, in modo evidente a tutti, dallo Spirito Alpino. Un<br />

primo evento è l’Adunata del Triveneto, a Schio, manifestazione che per importanza<br />

e’ seconda solo all’Adunata Nazionale. Sullo slancio di questa manifestazione iniziamo<br />

perciò a coinvolgere negozi, laboratori artigianali, attività professionali ed ogni cittadino<br />

che vorrà tangibilmente dimostrare di condividere con noi i nostri valori ed i<br />

nostri obiettivi esponendo su vetrine, auto e cancelli una vetrofania, appositamente<br />

stampata, che riporta il motto “IO STO CON GLI ALPINI”.<br />

La vetrofania potrà essere da voi ceduta, a chi la proporrete, con un contributo e<br />

le modalità che i consiglieri capizona comunicheranno. Non vi stiamo chiedendo<br />

denaro, ma di raccoglierlo, contando sulla vostra capacità di coinvolgimento degli<br />

alpini e dei cittadini anche non alpini. L’importante è tappezzare il territorio del messaggio<br />

proposto nella vetrofania, che rappresenta la dichiarazione di voler reagire a<br />

questa crisi con la determinazione e la forza che ha sempre contraddistinto gli Alpini.<br />

Ricordo a tutti anche il 5 per mille, altra importante iniziativa che ha lo stesso<br />

scopo: diminuire i costi della <strong>Sezione</strong> e liberare risorse per la solidarietà. Vi posso<br />

assicurare che il rigore ed il controllo delle spese è in testa ai nostri obiettivi e lo stiamo<br />

giornalmente perseguendo.<br />

Infine, vi invito a far confluire in <strong>Sezione</strong> le segnalazioni di famiglie di alpini e non<br />

alpini che secondo voi hanno bisogno di essere aiutate. Questo ci servirà per capire a<br />

quali necessità potremo fare fronte. Non promettete nulla al momento, solo quando<br />

avremo raccolto un buon numero di dati, il Consiglio sezionale deciderà le iniziative<br />

più opportune. Tutte le segnalazioni dovranno pervenire direttamente al solo presidente<br />

sezionale, in busta chiusa, al fine di garantire la riservatezza. Sono certo che<br />

farete del vostro meglio per queste iniziative, così importanti in termini di solidarietà’<br />

e di coinvolgimento della popolazione, in tal modo daremo sostanza a questo motto.<br />

Una calorosa stretta di mano alpina dal vostro presidente.<br />

Luciano Cherobin


4 - <strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong><br />

L’appuntamento è dal 14 al 16 giugno.<br />

Fra la manifestazioni la fiaccolata dal Tempio ossario del Pasubio<br />

Raduno Triveneto a Schio<br />

culla degli alpini vicentini<br />

Dal battaglione Val Schio alla caserma dedicata a Pietro Cella<br />

prima Medaglia d’oro alpina, sino al Btg. Val Leogra<br />

di Dino Biesuz<br />

Prove generali Sì, prove generali<br />

dell’adunata nazionale a <strong>Vicenza</strong> nel<br />

2016. Lo sperano proprio gli alpini<br />

vicentini pensando all’adunata del<br />

Triveneto che si terrà a Schio dal 14 al 16 giugno; per<br />

questo è stato messo ancora più impegno nell’organizzazione,<br />

per far vedere che <strong>Vicenza</strong> ci sa fare con queste<br />

cose. Prove generali e un doveroso omaggio a Schio,<br />

culla dell’industrializzazione della provincia e culla degli<br />

alpini vicentini.<br />

Sì perché il primo battaglione con la penna nera fu<br />

proprio il Val Schio, costituito nel 1882 a Bra (Cuneo),<br />

dieci anni dopo la nascita del Corpo degli alpini, quando<br />

si passò dall’organizzazione in compagnie a quella<br />

in reggimenti, inquadrato nel Secondo Reggimento.<br />

Durò solo quattro anni il Val Schio, per lasciare il<br />

passo a un altro reparto alpino che si coprirà di gloria<br />

sulle nostre montagne e poi in Grecia, Albania e Russia,<br />

il battaglione <strong>Vicenza</strong>; per l’occasione la nappina passò<br />

da verde a rossa.<br />

Un altro reparto scledense fu il battaglione Val Leogra,<br />

nato nel 1915 e impegnato all’inizio sul Fronte vicentino<br />

e poi spedito sull’Isonzo, dove fu decimato nel<br />

tentativo di fermare gli austriaci dopo Caporetto. Nella<br />

Seconda guerra mondiale il Val Leogra fu impiegato in<br />

Grecia, Albania e Montenegro, dove fu sorpreso dal caos<br />

seguito all’8 Settembre e deportato dai tedeschi.<br />

Ma restando nel mondo alpino, Schio ha un altro<br />

primato: la vecchia caserma in viale Rovereto, in cui<br />

fu acquartierata una parte del Val Schio (il resto era a<br />

Valdagno) in disuso da tempo, è intitolata al capitano<br />

Pietro Cella, prima medaglia d’oro conferita ad un alpino,<br />

per il suo eroico comportamento nella battaglia<br />

di Adua, in Eritrea, nel 1896. Ripristinata in parte dal<br />

Comune di Schio, la caserma Cella ospita il magazzino,<br />

la sala riunioni e l’ufficio della Squadra di protezione<br />

civile Ana di Schio.<br />

L’appuntamento di metà giugno è stato preparato da<br />

una serie di manifestazioni in vallata. Il via ufficiale al<br />

raduno Triveneto sarà dato venerdì 14 alle 11,30 con<br />

l’alzabandiera in Piazza A. Rossi a Schio; a partire dalle<br />

19 saranno protagoniste le fanfare, in una “Serata<br />

verde” in centro.<br />

Sabato 15 si comincia alle 10 con l’onore ai Caduti<br />

del Pasubio e l’alzabandiera all’Ossario sul Colle Bellavista.<br />

La cerimonia si concluderà con la partenza della<br />

fiaccola, portata a staffetta a Schio per l’accensione (ore<br />

16) del braciere davanti alla Cserma Cella. Per le 11 è<br />

prevista una visita guidata al Museo storico della Prima<br />

Armata. Alle 17.40 in Piazza Statuto si entrerà nel vivo<br />

della manifestazione con gli onori al Gonfalone della Città<br />

di Schio e al Labaro dell’Ana; seguirà la sfilata fino al<br />

Sacrario della SS. Trinità, dove saranno resi gli onori ai<br />

Caduti, e poi fino al duomo, per la messa solenne. Dalle<br />

20,30 concerto di fanfare in Piazza Falcone e Borsellino<br />

ed esibizione di cori in altre parti della città.<br />

Domenica 16 si comincia alle 9 con l’ammassamento<br />

nella zona della SS. Trinità e inizio della sfilata alle<br />

9.30; la conclusione è prevista per le 12.30, per lasciare<br />

spazio al rancio alpino. Alle 18 l’ammainabandiera.<br />

Dall’8 al 30 giugno si tengono per l’occasione alcune<br />

mostre, aperte sabato e domenica con orario 10 - 12.30 e<br />

16-19. “Monte Pasubio - di qui non si passa” propone<br />

divise, copricapi militari, distintivi e medaglie, francobolli<br />

e annullo spostale. Un’altra rassegna riguarda la<br />

vita militare nelle cartoline di Livio Comparin e la Prima<br />

guerra mondiale nei disegni di Benedetto Pellizzari: consulenza<br />

storica di Gianni Periz e strategia bellica di Gabriele<br />

Scotolati. La mostra “Alpini alla guardia del confine”<br />

propone infine uniformi ed equipaggiamenti delle<br />

Truppe alpine dal 1945 al 2004, a cura della <strong>Sezione</strong> di<br />

Schio dell’Associazione nazionale del Fante.


<strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong> - 5<br />

Presentat-arm a Bepi<br />

È incredibile la rapidità<br />

di come il ieri possa<br />

diventare remoto. Nel<br />

volgere di pochi giorni se<br />

non addirittura ore, i nove<br />

anni di presidenza di Giuseppe<br />

Galvanin si sono<br />

dileguati nella nebbia del<br />

tempo. Le cose buone dissolte<br />

nella normalità. Indelebili<br />

invece i ricordi di<br />

debolezze, scivoloni e<br />

défaillances connesse anche<br />

al peso della carica.<br />

Ricordiamoci che “il potere<br />

logora” e che “l’errare<br />

è umano” specie se fatto in buona fede.<br />

E’ per questo che vogliamo dire grazie a Bepi: per la<br />

sua giornaliera presenza al Torrione; per l’intensificazione<br />

dei rapporti che ha saputo coltivare tra la <strong>Sezione</strong> e i<br />

reparti in armi e pure con le pubbliche amministrazioni.<br />

Un grazie per aver portato in <strong>Vicenza</strong> la più bella adunata<br />

sezionale e aver avviato e ottenuto l’assegnazione del<br />

Raduno Triveneto a Schio.<br />

Certo, non ha del tutto convinto<br />

l’istituzione della Giornata<br />

della solidarietà o l’adozione<br />

di un pullman sezionale e altre<br />

iniziative sempre comunque intraprese<br />

con la convinzione di<br />

contribuire ad una valorizzazione<br />

del patrimonio e il prestigio<br />

della nostra sezione. Non dobbiamo<br />

dimenticare che con lui<br />

la Protezione civile e la Squadra<br />

sanitaria hanno vissuto momenti<br />

di grande sviluppo. E infine,<br />

gliela vogliamo concedere la<br />

soddisfazione della genitura di<br />

quel gioiello di famiglia fortemente voluto che è la Fanfara<br />

storica<br />

Torna dunque tranquillamente a baita caro Bepi con<br />

la stima e l’onore delle armi di tutti gli alpini della <strong>Sezione</strong><br />

Ana di <strong>Vicenza</strong>!<br />

Gi&Gi


6 - <strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong><br />

Eletto a Milano dall’assemblea dei delegati con 458 preferenze su 599. I numeri dell’Ana<br />

Favero presidente nazionale<br />

Sebastiano Favero, primo veneto in quasi cento anni<br />

di storia, è il nuovo presidente nazionale dell’Ana; subentra<br />

a Corrado Perona, che dopo nove anni cede il<br />

timone associativo. E’ stato eletto dall’assemblea nazionale<br />

dei delegati riunita il 19 maggio nel teatro Verdi di<br />

Milano. Raccogliendo 458 preferenze su 599 disponibili,<br />

si è imposto sull’altro candidato Cesare Lavizzari<br />

(fermo a quota 137), 4 le schede nulle. Si tratta di una<br />

vittoria netta che parte da lontano e che, all’insegna di<br />

un messaggio di discontinuità rispetto al passato, ha catalizzato<br />

intorno a Favero un consenso ben oltre i confini<br />

del Triveneto di cui il nuovo presidente era il naturale<br />

portabandiera.<br />

L’ultima volta di un presidente nazionale proveniente<br />

dalle fila del Triveneto fu nel 1972, quando fu eletto<br />

alla massima carica associativa il trentino Franco Bertagnolli<br />

(1972-1981).<br />

Nato a Possagno (Tv) nel 1948, e iscritto alla sezione<br />

Monte Grappa, Sebastiano Favero è ingegnere libero<br />

professionista; da molti anni impegnato nella vita associativa,<br />

ha ricoperto l’incarico di presidente della commissione<br />

nazionale Ana Grandi Opere, ha seguito la<br />

conclusione dei lavori al rifugio Contrin, ha contribuito<br />

alla costruzione del Villaggio Ana a Fossa e della casa<br />

L’angolo di<br />

Bepi Sugaman<br />

Il nuovo presidente nazionale dell’Ana Sebastiano Favero<br />

con il presidente di <strong>Vicenza</strong> Luciano Cherobin<br />

domotica per Luca Barisonzi. Nel 2010-2011 è stato<br />

vice presidente nazionale e vice presidente nazionale<br />

vicario nel biennio successivo.<br />

Nella stessa assemblea che ha sancito il successo di<br />

Favero, sono emersi alcuni dati sull’Ana e sulle truppe<br />

alpine. Nella sua ultima relazione da presidente, Corrado<br />

Perona ha informato che nel 2012 l’associazione<br />

contava poco più di 295mila soci alpini (5.319 in meno<br />

rispetto al 2011) con una flessione rispetto all’anno precedente<br />

di circa l’1%. In totale i gruppi sono 4.409 (dati<br />

2012). Nell’economia dei numeri, rispetto al 2011,<br />

l’Ana ha registrato 12.003 deceduti e 1.494 soci che non<br />

hanno rinnovato l’iscrizione.<br />

Alberto Primicerj, generale comandante delle truppe<br />

alpine, ha sottolineato che a tutt’oggi gli alpini in armi<br />

sono all’incirca 10mila, di cui l’8% donne. Tra tutti, il<br />

22% proviene dal tradizionale bacino di reclutamento<br />

alpino (Nord), il 14% dall’Italia centrale, il 64% dal<br />

meridione. Per quanto concerne i VF1 (volontari in ferma<br />

di un anno) il 38% è settentrionale; percentuale che<br />

cala notevolmente tra volontari in servizio permanente<br />

attestandosi al 14%.<br />

f.m.


<strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong> - 7<br />

A tutti un incarico nella giunta esecutiva<br />

Lavori nella commissione<br />

“Formazione capigruppo”<br />

La commissione formazione capigruppo, con<br />

l’apporto tecnico e legislativo dei revisori dei conti<br />

Nicola Paganotto e Remo Chilese, ha messo a<br />

punto il “Vademecum n. 1 fiscale ed amministrativo”.<br />

Questa pubblicazione intende essere uno<br />

strumento operativo di agile consultazione per i<br />

gruppi Ana. Non pretende di essere esauriente,<br />

in quanto si prefigge di fornire in maniera essenziale<br />

le indicazioni per i principali adempimenti<br />

per la vita di un gruppo alpini, fornendo i minimi<br />

riferimenti normativi. Per facilitare i gruppi si sono<br />

inseriti alcuni facsimile, da utilizzare come semplici<br />

suggerimenti.<br />

La pubblicazione deve essere utilizzata quindi<br />

come uno degli strumenti messi a disposizione<br />

dalla sezione di <strong>Vicenza</strong> per il miglior funzionamento<br />

dei gruppi. È stata presentata a capigruppo<br />

e tesorieri il 13 febbraio nella sede del gruppo<br />

di Anconetta dal responsabile della commissione<br />

Francesco Griselin. Alla serata hanno partecipato<br />

circa 60 gruppi. L’opuscolo è stato inviato a<br />

tutti i gruppi ed è disponibile anche in segreteria<br />

sezionale.<br />

Nuovo presidente, nuova giunta esecutiva. Nel primo<br />

Cds del dopo Galvanin, Luciano Cherobin si è presentato<br />

davanti ai consiglieri formalizzando la squadra di lavoro<br />

che nel prossimo triennio reggerà la sezione.<br />

Cherobin, già capozona Berici Settentrionali, ha scelto<br />

così i tre vicepresidenti: Paolo Marchetti, vicario (Val<br />

Chiampo), Maurizio Barollo (Val Liona Alta), Oriano<br />

Dal Molin (Val Leogra Alta). Forse con qualche scheda<br />

bianca in più del previsto, il Cds ha votato e approvato<br />

la nomina di Mirko Framarin, segretario (Val Chiampo);<br />

di Diego Magro, tesoriere (Berici Settentrionali); e dei<br />

membri della giunta: Gianni Periz (Berici Settentrionali);<br />

Francesco Griselin (Riviera Berica); Mariano Fincato<br />

(<strong>Vicenza</strong> città). L’organigramma completo degli incarichi<br />

e dei responsabili delle commissioni lo si trova sul sito<br />

sezionale www.anavicenza.it.<br />

La novità più evidente è rappresentata dalla “promozione”<br />

di Enzo Paolo Simonelli, già vice presidente vicario<br />

di Galvanin nel triennio 2010-2013 e già candidato<br />

presidente all’ultimo rinnovo delle cariche sezionali,<br />

a “direttore generale” della sezione; una posizione creata<br />

ex novo finalizzata a coordinare il lavoro del Torrione<br />

e a coadiuvare il presidente nei compiti più gravosi.<br />

L’altra novità, risalente però al Cds di aprile, cioè<br />

solo un mese dopo l’ufficializzazione degli incarichi,<br />

riguarda l’affiancamento di Giorgio Galla (<strong>Vicenza</strong> città)<br />

al segretario sezionale Framarin. Galla risulta il primo<br />

tra i non eletti in consiglio nell’ultima tornata elettorale.<br />

Rispetto ai nove anni precedenti la sezione ha spostato<br />

il proprio baricentro: da centro-nord, a sud-ovest.<br />

D’altro lato, le scelte di Cherobin sembrano finalizzate<br />

a rendere tutti responsabili di qualcosa, il che rappresenta<br />

già un passo avanti. Se poi questa politica<br />

produrrà dei risultati, come sempre, lo si vedrà solo tra<br />

qualche mese.<br />

f.m.<br />

Fotonotizia<br />

Una bella immagine della Festa della Liberazione<br />

a Zugliano. L'alpino è nonno Antonio Lucchini, del<br />

gruppo Ana di Centrale di Zugliano, del quale è stato<br />

capogruppo per ben 25 anni, sempre presente con<br />

costante impegno e dedizione. La bambina è la nipotina<br />

Elena Lucchini, di 7 anni, tutta fiera dell'incarico<br />

di alfiera, svolto con il massimo dell'impegno!


8 - <strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong><br />

Lo slogan dell’Adunata di Piacenza è la testimonianza del modo d’essere delle penne nere<br />

Alpini, onestà e solidarietà<br />

Un richiamo a tutta l’Italia<br />

Cronache della grande sfilata, dal caos iniziale alla quasi perfezione sotto<br />

la tribuna. Testimonianze, episodi curiosi e la gratitudine dei piacentini<br />

La sfilata dei gagliardetti, un bel colpo d’occhio<br />

di Federico Murzio<br />

“Onestà e solidarietà: queste le<br />

nostre regole” è stato il motto dell’86°<br />

adunata nazionale svoltasi a Piacenza;<br />

più che uno slogan è la testimonianza di un modo d’essere<br />

che per bocca del presidente nazionale Corrado<br />

Perona “è un forte segnale a tutte le istituzioni del Paese”.<br />

Però il raduno nazionale è prima di tutto una festa;<br />

tre giorni all’insegna dell’allegria che trovano fondamento<br />

nella naja. Meglio: nel paradosso della fine di una<br />

naja che nessuno voleva fare e nell’orgoglio di sfoggiare<br />

oggi il cappello d’alpino. Tutto il resto passa in secondo<br />

piano, compreso il desiderio maniacale di apparire<br />

perfetti durante la sfilata conclusiva della domenica.<br />

Così è toccato a Piacenza ospitarci quest’anno, in un<br />

frangente economico e sociale che pesa come un macigno<br />

sullo stomaco di moltissimi alpini, soprattutto quelli che<br />

hanno risparmiato come formichine per essere presenti al<br />

raduno. Ho conosciuto qualcuno di loro a Piacenza: sono<br />

uomini che parlano brevemente del loro disagio; e mentre<br />

le loro bocche emettono suoni i loro occhi si chiudono in<br />

piccole fessure e non guardano più l’interlocutore, ma<br />

fissano un punto indefinito oltre. Come a vergognarsi.<br />

Mentre, in realtà, chi dovrebbe provare autentica vergogna<br />

è talmente intriso di umana miseria che dentro di sé non<br />

percepisce più nulla, nemmeno il pudore.<br />

Il resto dell’adunata è cronaca.<br />

LA MARCIA Come l’arrivo dei dodici marciatori


<strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong> - 9<br />

vicentini che in cinque giorni hanno coperto i 220 chilometri<br />

che li separavano da Piacenza, per esempio. Con<br />

un’età compresa tra i 50 e i 70 anni, ad abbassare la<br />

media del gruppo ci ha pensato Damiano Marconi di<br />

Quinto Vicentino, classe 1992, appena congedatosi<br />

dall’esercito. Il decano è stato invece l’indomito alpino<br />

Giuseppe Bortoloso, classe 1932, seguito a breve distanza<br />

da Bruno Sperotto di Sandrigo e Luigi Giradi di Malo,<br />

entrambi del ’40.<br />

Guidati dal pirotecnico Nicolo Stoppa, fino all’altro<br />

ieri responsabile della commissione giovani sezionale,<br />

i dodici sono stati accolti ad ogni tappa dalle autorità e<br />

dai gruppi Ana locali, finendo spesso sulle cronache dei<br />

giornali. La marcia di quest’anno fa seguito alle imprese<br />

di Parma, Bergamo e Bolzano. C’è da giuraci che in<br />

questi giorni qualcuno di loro ha già cominciato a pensare<br />

alla marcia di Pordenone 2014.<br />

SOLIDARIETA’ Nel frattempo da Piacenza arriva<br />

anche l’annuncio dell’ultima solidale “fatica” degli alpini.<br />

A spiegarla è Antonio Munari, consigliere nazionale:<br />

«Tra pochi giorni a Casumaro, in provincia di<br />

Ferrara, sarà inaugurato un asilo costruito dall’Ana a<br />

beneficio dei bambini dopo che la fatiscente struttura<br />

che prima li ospitava è stata distrutta dal sisma dello<br />

scorso anno. Si tratta della realizzazione di un progetto<br />

nato dopo che l’Ana aveva invitato le amministrazioni<br />

comunali interessate dal sisma a segnalare quali fossero<br />

le strutture di cui avevano bisogno. È un edificio costato<br />

un milione di euro, una cifra interamente raccolta tra<br />

le penne nere e che testimonia più di tante parole la<br />

solidarietà e la gratuità degli alpini».<br />

Gastone Zordan, qui con il “furiere” della sezione<br />

Gianni Carlassare, è arrivato alla 47 a adunata<br />

LA SFILATA Spettacolo nello spettacolo sono i momenti<br />

immediatamente precedenti l’inizio della sfilata<br />

quando, tra fanfare e bande musicale, vessilli, striscioni,<br />

muli, gagliardetti, camice dai mille colori, divise storiche<br />

e grida dalle voci roche in tutti i dialetti nazionali, le<br />

strade dell’ammassamento diventano tanti formicai destinati<br />

al caos perpetuo. Chi alpino non è o li conosce<br />

poco, stenta a credere che quelli che marciano scandendo<br />

ordinati il passo al suon dei tamburi, sono le stesse<br />

persone di qualche minuto prima.<br />

«È sempre così, fa parte della festa. Ma partecipare<br />

all’adunata è molto più che un semplice sodalizio,<br />

vuol dire ribadire l’appartenenza a una famiglia speciale»<br />

dicono all’unisono Riccardo Quagliato, 33 anni<br />

di Barbarano, e Stefano Barcarolo, 27 anni di Malo;<br />

per il primo è il raduno numero 13, per il secondo<br />

è il settimo.<br />

Ha sfilato con la sezione anche il neo maresciallo<br />

Diego Dal Maso, 25 anni di Sovizzo. Di stanza ad Aosta,<br />

nelle prossime settimane Dal Maso prenderà servizio a<br />

Cividale del Friuli.<br />

REDUCE Ha partecipato anche Lino Zanon, 91 anni,<br />

di Padova, il “reduce” del Gruppo di Camisano. A Piacenza<br />

con la figlia Annalisa, ha sfilato sulla carrozzina,<br />

ma davanti alla tribuna ha voluto mettersi sull’attenti e<br />

salutare. Alcune personalità sono scese dal palco per abbracciarlo.<br />

Zanon partì per la Russia con gli ultimi contingenti,<br />

fu poi in Corsica e dopo l’8 Settembre riuscì a passare<br />

con le truppe alleate con le quali risalì l’Italia. Annalisa<br />

Zanon, medico, ha assistito il padre ed ha “tenuto d’occhio”<br />

gli altri alpini più anzianotti. “Per due giorni è stata<br />

una boccata d’aria pura - ha commentato - Il rispetto<br />

degli alpini verso i reduci è emozionante!”.<br />

COMMENTI «Piacenza ci ha accolto nel migliore<br />

dei modi e noi abbiamo cercato di ricambiare la loro<br />

simpatia e ospitalità» dice un sorridente Gastone Zordan<br />

di Mosson; 69 anni appena compiuti, Zordan, dal 1967<br />

a oggi, non ha mai mancato un appuntamento.<br />

Dello stesso parere anche Giorgio Galla, 65 anni di<br />

<strong>Vicenza</strong>: «Credo non ci sia nessuna recriminazione, anche<br />

se quando si organizza un raduno in una città tradizionalmente<br />

non alpina si sono sempre dei dubbi sull’accoglienza<br />

della popolazione locale».<br />

Insomma tra i vicentini mugugni non ce ne sono e,<br />

anzi, hanno registrato qualche indicazione utile in vista<br />

della possibile (ma non scontata) adunata nazionale a<br />

<strong>Vicenza</strong> nel 2016.


10 - <strong>Nello</strong> Rubrica <strong>zaino</strong><br />

Ripristinato a Monte Berico dagli alpini del Gruppo di Campedello<br />

Riaperto il sentiero di Villa Guiccioli<br />

È riaperto il “sentiero parco villa Guiccioli”, che partendo<br />

dalla Rotonda attraversa la Valletta del silenzio e<br />

sbuca proprio nel parco storico di villa Guiccioli, sul<br />

monte Ambellicopoli, sopra Monte Berico, sede del museo<br />

storico del Risorgimento e della Resistenza.<br />

Una bella passeggiata resa possibile oggi grazie alle<br />

950 ore di lavoro gratuito impiegate dagli alpini di Campedello<br />

per ripristinare il sentiero. «È un gesto dal significato<br />

simbolico: oggi si chiude una fase, quella che<br />

aveva reso impraticabile questo percorso naturalistico e<br />

storico a seguito dell’alluvione del 2010» commenta<br />

l’assessore Marco Antonio Dalla Pozza a margine della<br />

riapertura ufficiale del sentiero.<br />

Per i volontari non si è trattato solo di togliere erbacce<br />

ma del rifacimento integrale del sentiero, che ora<br />

conta 304 gradini su un dislivello di 115 metri. «Subito<br />

erano previsti dei generici lavori di riparazione dei corrimano<br />

e dei gradini in legno, poi con l’amministrazione<br />

comunale si è condivisa l’idea di ripristinare completamente<br />

il sentiero migliorandone sensibilmente la fruibilità<br />

e la sicurezza» ha spiegato Diego Giaretta, capo<br />

delle penne nere di Campedello.<br />

Da sempre al centro del progetto di valorizzazione<br />

del perimetro urbano di <strong>Vicenza</strong> contermine a Monte<br />

Berico e riviera Berica, il sentiero è considerato il passante<br />

di collegamento tra la Valletta del Silenzio, il corridoio<br />

ecologico Berici-Bacchiglione-Tesina e il bosco<br />

urbano del “Quarelo”, progetto finanziato dalla Fondazione<br />

Cariverona.<br />

Per motivi diversi entusiasti dell’opera svolta sia il<br />

sindaco Achille Variati che non esita a usare toni forti:<br />

«Abbiamo il dovere di conservare questo patrimonio<br />

naturalistico affinchè nessuna mano sciagurata metta<br />

a repentaglio questo ambiente»; sia il presidente Ana<br />

<strong>Vicenza</strong> Luciano Cherobin: «È una dimostrazione tangibile<br />

di come gli alpini siano al servizio delle nostre<br />

contrade».<br />

Davanti all’auditorium gremito del museo arriva anche<br />

la proposta degli alpini per l’area ex Agriter: «Potrebbe<br />

ospitare oggi un “giardino dei giusti”, con la<br />

piantumazione di due piante in memoria di Torquato e<br />

Franco Fraccon, padre e figlio, residenti fino agli anni<br />

’40 in strada della Commenda, poi deportati e morti a<br />

Mauthausen. Proprio 35 anni fa, in questi stessi giorni,<br />

i Fraccon venivano riconosciuti “Giusti delle Nazioni”<br />

dallo Stato d’Israele».<br />

Fotonotizia<br />

Il 3 marzo 52 cadetti dell’Accademia Militare di Modena si sono recati nella sede del gruppo di Creazzo<br />

per commemorare l’anniversario della morte del ten. Tigrucci.


<strong>Nello</strong> Rubrica <strong>zaino</strong> - 11<br />

Alpini al lavoro a Casumaro di Cento, uno dei paesi colpiti dal terremoto dell’Emilia<br />

Per la scuola materna un cantiere speciale<br />

di Antonio Munari*<br />

Ho trascorso gran<br />

parte del mia vita professionale<br />

tra i cantieri,<br />

ma i cantieri dove operano gli alpini<br />

hanno qualcosa, anzi più cose che gli<br />

distinguono e li rendono unici: come<br />

quello della nuova scuola materna a Casumaro,<br />

per esempio, quella che gli alpini<br />

stanno costruendo per i terremotati.<br />

Già il cartello del cantiere ha una sua<br />

particolarità. Sulla parte alta spicca inconfondibile<br />

il logo dell’Ana; e poi il<br />

susseguirsi dei nomi dei vari tecnici che<br />

partecipano in qualche modo alla costruzione,<br />

sembra l’elenco di un gruppo alpini. Un’altra<br />

cosa che distingue i nostri cantieri è che il primo lavoro<br />

eseguito è quello di issare il Tricolore che salirà sempre<br />

più in alto man mano che la costruzione cresce.<br />

Quando poi il cantiere diventa operativo, i lavori<br />

non si svolgono con la continuità metodica che utilizza<br />

un’impresa, ma gli operatori, che sono sempre e<br />

tutti specializzati, sembrano tanti cottimisti ai quali è<br />

riconosciuta la paga non per quante ore hanno lavorato,<br />

ma per quanto lavoro hanno eseguito e se pensiamo<br />

che il tutto invece è fatto gratuitamente, allora c’è davvero<br />

di che stupirsi. Sembra un formicaio, dove tutti<br />

sanno quello che devono fare e si spostano velocemente<br />

da una parte all’altra senza mai intralciarsi, posizionando<br />

le cose giuste al giusto posto perché il loro compagno<br />

trovi sempre pronto quello che gli serve per<br />

proseguire il lavoro. Pochi, precisi e chiari ordini dati<br />

al mattino dalla direzione del cantiere diventano a sera<br />

lavori eseguiti con cura, professionalità e velocità.<br />

Anche i dipendenti delle ditte che lavorano in appalto<br />

sono contagiati da questo ritmo e dopo pochi giorni si<br />

sono perfettamente adeguati.<br />

È capitato anche alla prima squadra della sezione<br />

di <strong>Vicenza</strong> composta da Nereo Farsura, Vittorio De<br />

Boni e Antonio Rinaldi del gruppo alpini di Lisiera,<br />

Antonio Dall’Igna del gruppo di Centrale di Zugliano<br />

Il cantiere della nuova scuola materna.<br />

Il Tricolore è sempre più in alto<br />

e da Michele Binotto di Thiene.<br />

Arrivati al mattino del 15 marzo, hanno preso visione<br />

del lavoro loro assegnato: impermeabilizzare una<br />

terrazza di 40 metri, impermeabilizzare il marciapiede<br />

attorno alla nuova scuola, disarmare un solaio, smontare<br />

un ponteggio interno e riporre tutto ordinatamente<br />

nella baracca deposito.<br />

Nessuno si è perso d’animo, si sono formate due<br />

squadre e il lavoro è partito con le consuete caratteristiche<br />

del formicaio. In tarda mattinata c’è stato anche un<br />

piacevole diversivo: capitanato dal presidente nazionale<br />

Corrado Perona, è arrivato in cantiere l’intero Cdn<br />

che dopo aver preso visione dell’avanzamento dei lavori<br />

e “sparsi” i complimento di rito, ha condiviso con i<br />

volontari il pranzo di mezzogiorno preparato dalla cucina<br />

da campo della protezione civile Ana di Cento.<br />

A sera il lavoro assegnato era stato eseguito a regola<br />

d’arte ed è doveroso un ringraziamento, oltre che ai volontari,<br />

anche alla ditta Bertoldo Asfalti che ha messo<br />

a disposizione l’attrezzatura necessaria per l’impermeabilizzazione.<br />

* Consigliere nazionale


12 - <strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong><br />

Dibattito su forma e sostanza alla 17.a edizione del Cisa a Vicoforte (Cuneo)<br />

Scuola di giornalismo per la stampa alpina<br />

Tra le montagne ancora innevate e i suggestivi panorami<br />

di Vicoforte, in provincia di Cuneo a pochi chilometri<br />

da Mondovì, si è svolto il 17° Convegno Itinerante<br />

della Stampa Alpina.<br />

Riuniti in quest’angolo semisconosciuto del Paese<br />

all’ombra del santuario della natività di Maria che vanta<br />

la cupola ellittica più grande al mondo, si sono riuniti<br />

62 (su 76) rappresentanti dei giornali sezionali. Erano<br />

presenti il direttore de L’Alpino Bruno Fasani, coordinatore<br />

dei lavori, e l’allora presidente nazionale Corrado<br />

Perona; mentre nella giornata conclusiva del convegno<br />

ha portato il saluto degli alpini in armi il generale<br />

Maggi, vice comandante delle Truppe Alpine.<br />

Forma e Sostanza<br />

Il tema di quest’anno è stato: “Forma e Sostanza”;<br />

e, più che un titolo, si è trattato della naturale continuazione<br />

di un percorso iniziato qualche mese fa a Costalovara,<br />

durante il 16° Cisa “Fare opinione per diventare<br />

coscienza civile”. Seguendo le stesse modalità<br />

della precedente edizione, Bruno Fasani ha invitato tre<br />

relatori d’eccezione per sviscerare l’argomento, presentato<br />

nuovi spunti di riflessione e suggerimenti agli addetti<br />

ai lavori della stampa alpina. Così, il giornalista e<br />

scrittore Stefano Fontana ha trattato il tema della “sostanza”,<br />

mentre Luca Calzolari, direttore della stampa<br />

sociale del Cai, e Francesca Massai, direttore artistico<br />

dello studio grafico “Cervelli in azione”, hanno offerto<br />

il loro contributo sulla “forma”.<br />

Alla fine dei tre interventi, i delegati al Cisa si<br />

sono divisi in due gruppi di lavoro per dibattere gli argomenti<br />

(sabato) e relazionare l’assemblea il giorno<br />

successivo (domenica).<br />

Forma<br />

La rivista è un prodotto collettivo, sostiene Luca Calzolari,<br />

e i giornali, oggi, si leggono anche attraverso i<br />

titoli e le fotografie. Sembra banale ma, di fatto, non è<br />

così. Bisogna porre l’attenzione ai dettagli, sottolinea<br />

invece Francesca Massai. Innanzitutto al “carattere”, poi<br />

alle “pagine” e a come strutturarle, al “colore” e all’<br />

“equilibrio compositivo”. Si tratta di indicazioni importanti<br />

soprattutto se diamo per scontata l’esigenza che<br />

oggi rinnovare la forma è fondamentale nelle nuove<br />

logiche di comunicazione.<br />

Questione di identità<br />

Lungi dall’essere una discussione sul sesso degli<br />

angeli, il confronto sulla “sostanza” è stato, forse, l’elemento<br />

più concreto e più importante affrontato in<br />

questi ultimi anni. Sostanza è identità e, come tale, si<br />

misura ogni giorno in una società in continuo movimento.<br />

C’è chi ha bollato come “pericoloso” e potenzialmente<br />

“deflagrante” il fatto che la stampa alpina possa trasmettere<br />

elementi d’opinione. Credo sia una lettura<br />

superficiale, che toglie credito all’umanità e all’intelletto<br />

degli alpini che vivono nelle quotidianità e non in<br />

un mondo a parte; in altre parole: qualcuno ha forse<br />

paura che gli alpini incomincino a riflettere con la propria<br />

testa Dice: nessuno mette in discussione il diritto<br />

degli alpini di avere un’opinione su tutto, ma se la si<br />

vuol esternare lo si faccia senza il cappello in testa. E<br />

io mi chiedo, perché<br />

Che la stampa alpina faccia opinione vuol dire semplicemente<br />

attingere dai propri valori e valutare gli<br />

avvenimenti. Il vero pericolo è invece l’uniformità; un<br />

insieme di fogli dove, a identità secolarizzata, si celebra<br />

l’autoreferenzialità dell’Ana: quanto siamo belli,<br />

bravi, buoni. Un’autoreferenzialità che già porta oggi<br />

qualcuno a considerare gli alpini la parte migliore della<br />

società. Mentre sappiamo benissimo che così come<br />

non tutta la politica è marcia, così come non tutta l’economia<br />

è da buttar via, nello stesso modo non tutti gli<br />

alpini sono belli, bravi, buoni.<br />

Sostanza<br />

Sulla differenza tra fatti e avvenimenti è il perno su<br />

cui è ruotato l’intervento di Stefano Fontana. Il ruolo<br />

del giornalista è di far trasparire questi ultimi, cioè gli<br />

elementi costitutivi che stanno nella “verità” dei nostri<br />

ideali e che arricchiscono la nostra vita. La sostanza è<br />

quindi cogliere il senso di ciò che succede tenendo ben<br />

presente che nessuno mette in discussione l’essere alpini,<br />

ma è impossibile non risentire di ciò che succede<br />

nella società circostante.<br />

f.m.


<strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong> - 13<br />

Incontro a Malo con l’alpino ferito in Afghanistan e collegamento con la Julia<br />

Luca Barisonzi parla vicentino<br />

Potremmo affermare che Luca Barisonzi è quasi di<br />

casa tra gli alpini vicentini. A febbraio ad Arzignano e il<br />

21 aprile al Cinema Aurora di Malo che il parroco don<br />

Giuseppe Tassoni, ha messo a disposizione del Gruppo<br />

Alpini maladensi, con in testa i giovani tra cui Riccardo<br />

Agosti e Luca De Benedetti, promotori dell’evento. Un<br />

pomeriggio intenso con passaggi di grande interesse,<br />

preceduti da un’ottima performance del coro di casa, “El<br />

Livergon” a cui ha fatto seguito l’eccezionale collegamento<br />

via skype con gli alpini della Brigata Julia a Herat<br />

in Afghanistan, in un informale e simpatico dialogare<br />

con il loro comandante, generale Ignazio Gamba, il capitano<br />

maladense Giovanni Agosti fratello di Riccardo<br />

e tanti altri alpini veneti felici di poter partecipare in<br />

diretta all’incontro con il pubblico in sala, tra cui sedevano<br />

il neoeletto presidente della sezione Ana di <strong>Vicenza</strong>,<br />

Luciano Cherobin, il suo predecessore Bepi Galvanin,<br />

il consigliere nazionale Antonio Munari, il vicepresidente<br />

Oriano Dal Molin con i capizona Gatto e Cecconello<br />

e Vito Mantia, veterano e reduce della campagna<br />

dei Balcani.<br />

E’ stata quindi la volta del capitano Marco Arancio<br />

del 7° Alpini che con commenti e immagini molto efficaci<br />

ha illustrato la vita di tutti i giorni dei nostri militari<br />

impegnati in missione in terra afghana; vita di tutti i<br />

giorni in una routine apparentemente tranquilla ma con<br />

pochi momenti di vero relax in mezzo a tanti altri di<br />

tensione in turni di guardia e sortite di pattuglia, consolati<br />

una volta la settimana da famigliari profumi di italianissime<br />

pastasciutta e pizza.<br />

Personaggio centrale di un pomeriggio trascorso in<br />

un soffio è stato infine quel ragazzone del 7° Reggimento<br />

alpini: Luca Barisonzi con il suo carico di martirio,<br />

Luca Barisonzi con la fidanzata Sarah e la mamma Clelia<br />

guadagnato in missione sul fronte afghano e ora vissuto<br />

con una dignità e un coraggio su cui dovremmo tutti<br />

meditare e trarne esempio di vita. A Malo e ovunque è<br />

continuamente invitato, Luca esprime il suo messaggio<br />

di speranza e di fede che ha coinvolto anche la coraggiosa<br />

madre e la splendida fidanzata che sempre gli sono a<br />

fianco in quelle che sono le sue vere “missioni di pace”.<br />

Gran finale sulle note del coreografico coro “El Livergon”<br />

composto dagli alpini e le loro donne, accompagnati<br />

dagli ottoni della Banda cittadina di Malo. L’incontro<br />

si è concluso con il saluto di commiato del presidente<br />

Cherobin e un grazie congiuntamente a un buon<br />

rientro a Belluno al capitano Arancio e all’alpino Orru.<br />

In ossequio quindi a quanto prevede un tacito e mai<br />

scritto cerimoniale alpino: tutti alla Casa degli alpini per<br />

il brindisi di rito, una stretta di mano e un arrivederci<br />

alla prossima.<br />

LuiGi<br />

Una baita in Sardegna<br />

Giannetto Loche, colonna della <strong>Sezione</strong> Sardegna, ha realizzato un vecchio sogno, costruire un<br />

posto tappa per gli alpini che visitano la sua meravigliosa isola. Si chiama Baita Santa Barabara, è di<br />

legno, stile alpino, e si trova a Cuglieri, lungo la strada da Bosa ad Oristano. Giannetto è pronto ad offrire<br />

agli alpini che passano da quelle parti un bicchiere di Vernaccia o una profumata Malvasia, da<br />

gustare sulla suggestiva collina coperta di oliveti, davanti allo spettacolo del mare. Ed a fornire informazioni<br />

su una delle zone meno note della Sardegna, che vede a pochi chilometri dalla sua baita le splendide<br />

spiagge del Sinis o il Montiferru, con la Madonnina degli alpini a quota 1000. Basta chiamarlo<br />

allo 0785 39743 o al 340 5425675.


14 - <strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong><br />

Cappellano militare in Russia, medaglia d’argento, cadde<br />

in prima linea mentre assisteva i suoi alpini a Warwarowka<br />

La sede Ana di Chiuppano intitolata a don Segalla<br />

Con una splendida cerimonia il 10 marzo gli alpini di<br />

Chiuppano e dei gruppi limitrofi, con il patrocinio comunale<br />

e l’esperta regia del capogruppo Franco Genitali,<br />

hanno reso omaggio a don Antonio Segalla, cappellano<br />

del Morbegno, medaglia d’argento al valor militare, caduto<br />

in Russia, intitolando la sede sociale al suo nome.<br />

Fu colpito a morte il 23 gennaio 1943 nella battaglia<br />

di Warwarowka, uno dei numerosi scontri che precedettero<br />

Nikolajewka, dove la Tridentina fu protagonista<br />

assoluta. All’eroica divisione apparteneva anche don<br />

Antonio Segalla, “prete con le stellette” inquadrato nel<br />

Morbegno, un battaglione le cui gesta sono commemorate<br />

ogni anno nell’omonimo paese della Valtellina, proprio<br />

nel ricordo del combattimento di Warwarowka. La<br />

battaglia divampò improvvisa nel cuore della notte, a<br />

seguito di un massiccio attacco di mezzi corazzati russi.<br />

Nell’impari scontro il Morbegno uscì pressoché distrutto<br />

e don Antonio, cappellano amato e stimato dai tutti<br />

i soldati, seguì la sorte dei suoi alpini in prima linea,<br />

mentre confessava, confortava, curava.<br />

Era nato a Chiuppano da Giuseppe Segalla e da Lucia<br />

Dal Pra il 14 agosto 1907; ancor giovane rispose alla<br />

chiamata al sacerdozio e, una volta consacrato, fu in<br />

servizio come cooperatore in varie comunità della diocesi<br />

padovana. Allo scoppio del conflitto la continua<br />

partenza dei suoi ragazzi per il fronte lo inquietò al punto<br />

da voler condividere il loro destino e gli fece maturare<br />

il proposito di star loro vicino, per alleviare le sofferenze<br />

morali di quei giovani e farli sentire meno lontani<br />

da casa e dagli affetti familiari. Il 4 febbraio 1941 indossò<br />

la divisa, con il grado di tenente; partì per la Russia<br />

l’11 dicembre 1941. Un documento della curia padovana,<br />

conferma a questo proposito che l’assegnazione alle<br />

truppe alpine fu una ulteriore, precisa richiesta di don<br />

Antonio, con l’intento di riunirsi ai ragazzi delle parrocchie<br />

in cui aveva operato.<br />

Oltre alla motivazione della medaglia d’argento, sono<br />

ben cinque le testimonianze che raccontano in dettaglio<br />

la scena della morte di don Antonio Segalla.<br />

La prima, di una immediatezza impressionante, è<br />

quella scritta nel libro di memorie “Calvario bianco” del<br />

cappellano militare friulano don Carlo Caneva, poi parroco<br />

e fondatore del tempio di Cargnacco, dedicato ai<br />

Caduti e Dispersi di Russia, testimone oculare, che assistette<br />

di persona al tragico epilogo; la descrizione colpisce<br />

per una crudezza, necessaria a rendere l’immagine<br />

quasi filmica di una morte, affrontata, mettendo in secondo<br />

piano il rischio, per privilegiare<br />

ad ogni costo il servizio.<br />

Scrive don Carlo: “Verso le<br />

21 la colonna arrestò bruscamente<br />

il passo…nell’oscurità da<br />

una posizione invisibile uno o<br />

più carri russi sparavano su di<br />

noi e il ritmo dei colpi aumentava…<br />

venne in testa l’82^ compagnia<br />

cannoni e piazzò i suoi<br />

pezzi per cercare di ridurre al<br />

silenzio chi ci aveva così micidialmente<br />

presi di mira. Mi<br />

chiamavano dovunque per assistere<br />

feriti e morenti... sopra una<br />

slitta stava confessando don<br />

Antonio Segalla, cappellano del<br />

Morbegno. Si era poi seduto e<br />

stava parlando col capitano<br />

Panzeri, comandante l’82^ cannoni,<br />

ferito. Tutt’a un tratto il<br />

capitano udì uno schianto e si Don Antonio Segalla<br />

trovò fra le mani la testa del<br />

cappellano troncata a secco da un proiettile che aveva<br />

trapassata l’ambulanza da parte a parte.”<br />

La seconda attestazione è scritta da mons. Arrigo<br />

Pintonello, reduce di Russia e più tardi Ordinario militare<br />

d’Italia, quasi in tempo reale, l’8 marzo del 1943,<br />

preoccupato che non si perdesse l’esemplarità di un simile<br />

atto di valore. Disponiamo poi di una terza testimonianza:<br />

la lettera dell’alpino Ermete Speziali di Silandro<br />

in forza al Morbegno, che conferma i fatti e che,<br />

trovandosi la sera del 22 in testa al battaglione, ebbe<br />

modo di scambiare una battuta con don Antonio, che gli<br />

aveva chiesto “Come va Speziali” a cui aveva risposto<br />

“Fin che siamo in piedi va sempre bene”..<br />

La quarta riguarda la ricostruzione, fatta nel 1946,<br />

dal capitano Mario Panzeri in una lettera alla mamma<br />

Lucia; Panzeri era stato il più vicino testimone diretto<br />

della sua morte e anche un miracolato, poiché nel momento<br />

del colpo fatale, giaceva nella stessa slitta-ambulanza.<br />

Al ritorno in patria, ne traccia un quadro luminoso,<br />

che merita di essere riletto: “Don Antonio cadde eroicamente,<br />

come eroicamente aveva vissuto, colpito alla<br />

testa da piombo nemico… nella piana di W.W. nell’assolvimento<br />

del suo dovere di soldato di Cristo, mentre


<strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong> - 15<br />

nell’imperversare di un furioso combattimento<br />

e con esemplare disprezzo<br />

del pericolo, portava la parola di Dio<br />

e conforto ai feriti sopra una slitta ambulanza”.<br />

La quinta testimonianza è quella<br />

del maggiore Fabbrocini, che lo incrocia<br />

dopo lo scontro immediatamente<br />

precedente quello di Warwarowka,<br />

quando don Antonio lo avvicina per<br />

indicargli il luogo dove era caduto il<br />

maggiore Romualdo Sarti, comandante<br />

del Morbegno.<br />

Il fatto che tante persone autorevoli<br />

si siano premurate di testimoniare<br />

per don Antonio e la sua stessa corrispondenza<br />

alla famiglia ci danno il<br />

segno di quanto questo nostro cappellano<br />

fosse apprezzato dai suoi alpini.<br />

Ancora due brevi riflessioni per<br />

tracciare a tutto tondo la sua personalità:<br />

dalla corrispondenza si rileva innanzitutto il rapporto<br />

affettivo veramente speciale con la mamma e<br />

con la famiglia, teso sempre a sdrammatizzare, anche<br />

con qualche tratto di energica e virile ironia, le durissime<br />

condizioni della guerra. In secondo luogo si osserva<br />

lo stretto legame con i giovani chiuppanesi al<br />

fronte in particolare quelli del Btg <strong>Vicenza</strong>, tutti soldati<br />

valorosi di cui il paese deve andare orgoglioso e<br />

che non possono essere dimenticati.<br />

Una ventina i partenti da Chiuppano, la metà di<br />

loro non rivide più la terra natìa; tre medaglie al valore:<br />

di bronzo a Pietro Dal Prà, d’argento per don Antonio<br />

e Francesco Vallortigara.<br />

Il 21 dicembre 1942 don Antonio scrive dal rifugio<br />

costruito dagli alpini del <strong>Vicenza</strong>, al quale il Morbegno<br />

aveva dato il cambio. “Ho visto alcuni paesani: Segalla<br />

Antonio Pessata, Segalla Severino di Mondo,<br />

Dal Pra Pietro di Nicola e Dal Santo Antonio di Beppetto”.<br />

Si rammarica di non aver potuto incontrare gli<br />

altri “De Rossi Valerino Cabiaro, Francesco Vallortigara,<br />

Gioppo Pietro di Raffaele e tutti gli altri artiglieri<br />

del gruppo Udine tra cui Ceschi Rezzara e Bortolo<br />

Segalla”.<br />

E proprio l’artigliere alpino Francesco Rezzara offre<br />

un riscontro puntuale di questa visita nel suo libro<br />

di memorie: Ruski karasciò:<br />

“Un giorno venne a trovarci don Antonio Segalla,<br />

cappellano della Tridentina, desideroso di incontrarsi<br />

con i chiuppanesi della Julia al fronte. Mi fu riferito<br />

da Bortolo Segalla che non poté raggiungere tutti<br />

gli artiglieri fino alla mia postazione, perché era sopraggiunta<br />

la sera. Venne così a mancare per me un<br />

incontro atteso”.<br />

Don Antonio celebra la messa al campo sul<br />

Fronte russo per gli alpini del Morbegno<br />

Oggi l’intitolazione della sede Ana di Chiuppano a<br />

don Antonio Segalla, al quale fu dedicata anche una via<br />

del paese, a buon diritto recupera, valorizza e rende giustizia<br />

a questa nobile figura di uomo, di prete e di soldato,<br />

come alfiere di valori, purtroppo spesso smarriti nella<br />

società attuale.<br />

Enzo Segalla<br />

Aiuti dei terremotati<br />

per gli alluvionati<br />

I terremotati dell’Abruzzo hanno mandato<br />

un’offerta per gli alluvionati di Caldogno. Un atto<br />

di solidarietà commovente e molto significativo,<br />

se si pensa alle innumerevoli difficoltà e alle grosse<br />

spese che incontrano gli abruzzesi per la ricostruzione.<br />

Nasce dall’amicizia nata fra Carlo, alpino<br />

volontario della Protezione civile di <strong>Vicenza</strong>,<br />

e una famiglia di San Demetrio, paese abruzzese<br />

dove gli alpini veneti allestirono un campo per i<br />

terremotati: quando avevano saputo dell’alluvione<br />

a <strong>Vicenza</strong>, gli abitanti del paese avevano fatto una<br />

colletta, per testimoniare vicinanza e fratellanza.<br />

La somma è stata portata alla squadra di Pc di<br />

Caldogno, che ha interpellato l’assistente sociale<br />

del Comune per individuare i destinatari dell’offerta:<br />

gli assegni sono stati così consegnati a tre<br />

famiglie bisognose. Si sono inoltre aggiunti quattro<br />

buoni destinati all’acquisto di beni durevoli.


16 - <strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong><br />

Monumento agli Alpini, sigillo all’unificazione<br />

San Germano e Villa del Ferro hanno costituito il Gruppo Domenico Foletto, nell’80° della costituzione<br />

Festeggiare gli 80 anni di<br />

attività ha rappresentato per<br />

gli alpini di San Germano dei<br />

Berici e Villa del Ferro un<br />

motivo di legittimo orgoglio<br />

e di grande significato: la dimostrazione<br />

che nel loro intimo<br />

sono presenti e più che<br />

mai vivi i valori e le tradizioni<br />

trasmessi dai loro veci e<br />

l’impegno profuso in tanti<br />

anni di attività al servizio<br />

della comunità. La costituzione<br />

ufficiale del Gruppo<br />

Ana di San Germano dei Berici<br />

è avvenuta nell’aprile del<br />

1933, con Domenico Foletto<br />

Il presidente Cherobin scopre il monumento agli alpini<br />

da, giunta appositamente da<br />

Mantova con i famigliari, orgogliosa<br />

di onorare la memoria<br />

del padre.<br />

Al termine della messa<br />

celebrata dal parroco don Lorenzo<br />

e animata dai Cori Parrocchiali,<br />

il corteo si è trasferito<br />

davanti al municipio per<br />

lo scoprimento del Monumento<br />

all’Alpino sul quale è<br />

infisso il simbolo dell’Ana<br />

oltre ad una targa …lo “spirito<br />

alpino” è un dono del<br />

passato che vive nel presente.<br />

L’inaugurazione di questo<br />

monumento è l’occasione per<br />

capogruppo. Dopo qualche anno, il 28 ottobre 1937, Foletto<br />

con la sua famiglia si vede costretto a fare “San<br />

Martin” per stabilirsi a Porto Mantovano come mezzadro.<br />

Ma i semi getttati fra gli alpini in quei quattro<br />

anni non andarono persi.<br />

I festeggiamenti per l’anniversario sono iniziati il 24<br />

aprile con la consegna del Tricolore agli alunni della<br />

scuola primaria. Alcuni mesi prima gli alpini erano “tornati<br />

a scuola” con il prof. Renzo Pilotto per spiegare agli<br />

alunni chi erano gli Alpini in tempo di guerra ma, soprattutto,<br />

chi sono in tempo di pace. Al mattino del 25<br />

aprile è stata inaugurata la mostra dei disegni realizzati<br />

dai ragazzi sul tema “Gli Alpini nella comunità”. Alla<br />

sera proiezione del film “I recuperanti” tratto da un<br />

libro di Mario Rigoni Stern. Il giorno dopo presentazione<br />

del libro sulla Storia dei gruppi di San Germano e<br />

Villa del Ferro “1933 – 2013” da parte dell’autore, Giuseppe<br />

Baruffato, nella corte Cantarella a Campolongo.<br />

Alla serata erano presenti i nipoti del fondatore del<br />

Gruppo, Stefano e Carla Foletto residenti a Mantova.<br />

Sabato serata corale nella Chiesa di Villa del Ferro con<br />

la partecipazione dei cori Umberto Masotto di Noventa,<br />

Amici miei di Montegalda e il Val Liona.<br />

Il momento più significativo della manifestazione è<br />

stato il giorno del raduno. Domenica 28 i Gruppi Ana<br />

si sono presentati già di primo mattino in un’atmosfera<br />

di grande amicizia e cordialità. Il tempo è stato galantuomo,<br />

regalandoci anche un raggio di sole dopo giornate<br />

incerte. Alle 10 ha avuto inizio la sfilata, con il<br />

Gonfalone di San Germano dei Berici e la Banda G.<br />

Rossini di Sovizzo che ha allietato l’evento. Il corteo si<br />

è fermato nel piazzale , dove è posto il monumento, per<br />

l’alzabandiera e l’onore ai Caduti. Sul sagrato della chiesa<br />

è stato inaugurato e benedetto il nuovo gagliardetto<br />

intitolato a Domenico Foletto. Madrina la figlia Miran-<br />

ricordare ed onorare tutti gli alpini caduti sia in operazioni<br />

belliche, sia in missioni di cooperazione e di pace.<br />

Il capogruppo Luca Pasqualotto ha ricordato i momenti<br />

più significativi della vita del Gruppo; il sindaco Alberto<br />

Zanella ha espresso parole di elogio per gli alpini<br />

per la loro disponibilità e collaborazione. Il presidente<br />

Luciano Cherobin ha portato il saluto della <strong>Sezione</strong> di<br />

<strong>Vicenza</strong> ed ha ricordato i valori e gli ideali di cui sono<br />

portatori gli Alpini.<br />

Una giornata esaltante, che ha gratificato e ricompensato<br />

delle difficoltà superate per la migliore riuscita<br />

di questo importante traguardo raggiunto: l’augurio è<br />

che l’unione dei gruppi di S. Germano e Villa del Ferro<br />

continui per molti anni con lo stesso spirito e nel rispetto<br />

degli ideali che hanno lasciato i “veci”.<br />

Il pranzo alpino nello stand allestito nel cortile parrocchiale<br />

è stato un momento importante di coesione e<br />

di allegria.<br />

Riportiamo le parole di ringraziamento rivolte da<br />

Miranda Foletto. Un grazie agli ideatori di questa grande<br />

festa, che hanno voluto donare un pensiero a mio<br />

padre. Nella mia mente, spesso rivivo i giorni in cui<br />

fiero, ricordava di aver militato nel prestigioso Corpo<br />

degli alpini. Non voleva mai mancare ad ogni appuntamento<br />

o manifestazione che venivano organizzati. Il suo<br />

orgoglio era quello di poter appuntarsi le sue numerose<br />

e beneamate medaglie al valore, ricevute per aver donato<br />

alla cara terra italiana il suo intrepido coraggio,<br />

onorando il Corpo degli Alpini. Vi ringrazio per questa<br />

iniziativa e per il libro che avete realizzato. Auguro a<br />

tutti voi di continuare a sostenere queste manifestazioni,<br />

con la gioiosa fratellanza che vi ha sempre contraddistinti,<br />

nel nome a e ricordo dei grandi eventi storici<br />

che fecero l’Italia.<br />

Mirco Bisognin


<strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong> - 17<br />

Fanfara Storica: Gigi Girardi appende al chiodo il trombone<br />

È stato un onore... e un piacere<br />

Per una serie di fortuiti e incomprensibili meccanismi, venni eletto consigliere<br />

della sezione A.n.a. di <strong>Vicenza</strong>. “Non preoccuparti - mi dicevano tra il<br />

bonario e il sibillino - è un impegno che teoricamente non ti occuperà più di<br />

una serata al mese”. Il “teoricamente” lo capii più tardi quando l’emerito<br />

presidente Giuseppe G. che conoscevo appena, un giorno mi disse “Ho un<br />

bell’incarico proprio su misura per te: ti affido la costituzione della fanfara<br />

della sezione Ana di <strong>Vicenza</strong>. Che te ne pare”.<br />

Eravamo a Carmignano per l’adunata sezionale a cui per l’occasione partecipavo<br />

con la rinata Fanfara Congedati della Brigata Cadore di cui ero componente<br />

in armi nei preistorici anni ‘62 e ‘63. Ebbi attimi di stupore e perplessità<br />

e per non generare facili entusiasmi, mi espressi in maniera onesta:<br />

“Presidente, non è che sia difficile; è solo impossibile”. I fatti che sono seguiti<br />

mi hanno brutalmente smentito. Non mi rendo esattamente conto di<br />

Gigi Girardi durante l’esibizione della<br />

Fanfara storica in Galleria a Milano<br />

come sia potuto accadere ma fatto è che mi sono trovato a portare per cinque anni sulle più belle piazze e in prestigiosi<br />

teatri, la più bella fanfara alpina che si sia mai vista in giro: La Fanfara storica della <strong>Sezione</strong> Ana di <strong>Vicenza</strong>!<br />

Di questa grande soddisfazione devo sincera gratitudine a tutti i musicanti: percussionisti e fiati, che in questo tempo mi<br />

hanno seguito: a volte godendo e spesso bestemmiando. Devo ringraziare Bepi Galvanin che ha (inconsciamente) creduto<br />

in me e tutto il pubblico alpino e non alpino che ci ha sempre sostenuto e applaudito, rendendoci orgogliosi della nostra<br />

appartenenza. Sono stati cinque anni meravigliosi e prima che il fiore appassisca, ho chiesto ad altri di mantenerlo fresco<br />

e brillante come lo è stato finora. Al mio successore auguro tanti successi e ai musicanti raccomando di assicurargli la<br />

stessa collaborazione su cui io ho sempre potuto contare.<br />

Un arrivederci e un alpinsaluto a tutti.<br />

Gigi (Luigi per l’anagrafe) Girardi


18 - Uno di noi<br />

Furio, la furia<br />

L’artigliere De Bovolini ha fondato il Gruppo di Montegalda e lo ha diretto per 55 anni. Gestore di cinema,<br />

ha promosso le più svariate iniziative per il tempo libero e lo svago degli alpini e dei compaesani<br />

Cinecittà o se preferite la mitica<br />

Hollywood sono potute sbarcare<br />

con i loro film al Cinema Italia, in<br />

via Divisione Julia a Montegalda<br />

per opera della famiglia De Bovolini,<br />

ove nel lontano 1927 ha emesso<br />

i primi vagiti l’artigliere alpino<br />

Furio: giunto al 12° Car di Montorio<br />

Veronese l’1 giugno del ‘48 e quindi<br />

destinato al 2° Reggimento Artiglieria<br />

da montagna, Gruppo Bergamo<br />

alla “Caserma Mignone” a<br />

Bolzano, ricostituito nell’aprile di<br />

quell’anno, proprio con la sua classe<br />

e il 3° scaglione del ‘26. Nel ‘48,<br />

ancora in armi, parte da casa in bicicletta per partecipare<br />

alla sua prima adunata nazionale a Bassano: da allora<br />

a oggi, non ne ha perso una.<br />

Con 23 paesani alpini, nel 1953 fonda il Gruppo alpini<br />

di Montegalda e a primavera del 1996 inaugurano<br />

la nuova sede: il nostro “gnaro” come lui ama definirlo.<br />

Porta degnamente lo scettro di capogruppo per ben 55<br />

anni: una vita!<br />

Ottantasei primavere sono alle porte e Furio conserva<br />

la vitalità che lo ha sempre distinto<br />

in tutto quello in cui si è imbarcato.<br />

Tempo ormai remoto quando, innamorato<br />

come un bisso di una acerba sedicenne<br />

dal dolce nome di Agnese, si trovò<br />

a giurarle eterno amore davanti a<br />

Dio, parenti e paesani. Per lei sopportò<br />

anche otto giorni di cpr per una fuga<br />

d’amore al paese per poterla stringere<br />

per qualche (luuungo) momento tra le<br />

sue forti braccia di artigliere, “venne un<br />

giorno a prima sera, tra il portal di casa<br />

Lotto - può lei dirlo ch’è sincera, il<br />

primo bacio galeotto” . Sono rime di<br />

una appassionata ode che Furio le ha<br />

dedicato dopo oltre cinquant’anni di vita<br />

condivisa nella coproduzione di quattro<br />

figli, un seguito di sette nipoti e la<br />

gestione del Cinema Italia con adiacente<br />

il Dopolavoro.<br />

Furio De Bovolini nella tessera del Cai<br />

e, sotto, in un classico degli artiglieri alpini:<br />

il presentat-arm con la canna dell’obice.<br />

Famiglia di cinematografari i De<br />

Bovolini, dicevamo: inizia il padre<br />

a Dueville, ove uno dei figli rimase<br />

a gestire il Cinema Busnelli. A<br />

Montegalda il cinema Lux funzionava<br />

il sabato, domenica e lunedì<br />

con una programmazione; il giovedì<br />

e venerdì con un’altra per un pubblico<br />

più adulto (sic)!<br />

Il Dopolavoro, era centro di vita<br />

sociale e godereccia: gran partite di<br />

tresette, briscola e foraccio e a Carnevale,<br />

crostoli, fritole e balli con<br />

l’orchestra “La cingallegra” del Maestro<br />

Piazzo.<br />

Furio era il gran regista di tutto; apre anche due cinema<br />

estivi: a Cervarese Santa Croce e a Grumolo delle<br />

Abbadesse e nel ‘77 trova anche il tempo per iscriversi<br />

e frequentare le escursioni del Cai di cui è tutt’ora socio.<br />

Nel 2004 è tra i padri fondatori del coro “Amici miei”<br />

intitolato all’amico alpino “andato avanti”, Toni Decimo,<br />

“per noi tutti è cosa certa, dal suo cielo immacolato,<br />

dirà a noi la strada è aperta, “Amici miei”, mio coro<br />

amato”. Non si fosse ancora capito, si impegna pure in<br />

composizioni poetiche e ogni anno organizza quelli che<br />

sono diventati irrinunciabili appuntamenti:<br />

la festa del Gruppo, la gita sociale<br />

e la brasolada in montagna.<br />

Discorrendo, gli affiorano alla memoria<br />

lontani ricordi di quando quindicenne<br />

doveva ogni tanto correre a ripararsi<br />

in qualche rifugio quando l’allarme<br />

avvisava l’arrivo dei bombardieri e di<br />

quella sera che lo bloccarono a Dueville<br />

perché c’era il coprifuoco; stavano succedendo<br />

fatti gravi: era la sera dell’otto<br />

Settembre del ‘43.<br />

Il 14 Aprile del ‘96, all’inaugurazione<br />

della nuova sede, concludeva il suo<br />

discorso dicendo: “Grazie, grazie a tutti<br />

voi che ci onorate con la vostra presenza<br />

arrivando anche da lontano. Tornate a<br />

Montegalda quando volete; sarete sempre<br />

i benvenuti”.<br />

Questo è l’artigliere Furio De Bovolini,<br />

classe 1927: una furia!


19<br />

La grande amicizia fra sciacquino e campione<br />

Quella che segue è una storia che di fantasia ha solo i nomi, Bepi e Checo. Tutto il resto è pura verità.<br />

Molti anni fa al nostro Bepi, aitante giovane ventenne<br />

delle nostre parti, in possesso di patentino conseguito<br />

dopo aver frequentato alcuni impegnativi corsi all’Itis<br />

“Rossi” di Vcenza, che lo abilitava alla conduzione di<br />

caldaie a vapore, grande appassionato della montagna e<br />

iscritto da anni al Cai, viene recapitata la cartolina rosa<br />

di chiamata per il servizio militare. La destinazione è<br />

Mondovì una delle sedi dei Car per molti degli alpini<br />

destinati poi a riempire le caserme del Cadore. Alla fine<br />

dei canonici tre mesi di addestramento, Bepi non prende<br />

però la tradotta per Belluno, riceve invece, probabilmente<br />

a causa della specializzazione già in suo possesso, un<br />

biglietto per Roma meta, la Scuola genio pionieri alla<br />

Cecchignola. Vi rimane quattro mesi per imparare cose<br />

di cui lui già era esperto, mesi lentissimi se il nostro intraprendente<br />

Bepi, nelle libere uscite, non ne approfittasse<br />

per visitare e conoscere a fondo la Città Eterna e,<br />

visto che lezioni e visite ai monumenti gli lasciavano<br />

ancora tempo, per non annoiarsi e con il consenso benedicente<br />

dei marescialli che li sovraintendono, si da parecchio<br />

da fare per rendere il magazzino viveri prima e<br />

l’armeria in seguito , ordinati e splendenti come salotti.<br />

Finalmente approda anche lui a Belluno ma non per<br />

essere assegnato ad uno dei tre Battaglioni del 7°, bensì,<br />

con grande suo disappunto, al “RRR” della Brigata Cadore<br />

(nappina blu) e successivamente, aggregato alla<br />

<strong>Sezione</strong> Sussistenza Cadore, con alloggio alla caserma<br />

“Piave”. Uno che non fosse stato il nostro Bepi si sarebbe<br />

sentito felice e grato della destinazione di tutto comodo<br />

avuta, ma per Bepi che già pregustava la frequenza<br />

ai corsi roccia e sci previsti per gli alpini dei reparti operativi<br />

era il classico amaro calice da sorseggiare giorno<br />

dopo giorno.<br />

Alla “Piave” Bepi incontra Checo, suo coetaneo di<br />

naia, un alpino emiliano già in organico, come assaltatore,<br />

ad una Compagnia del Btg. “Pieve di Cadore”. Checo<br />

al contrario di Bepi è un ragazzo tranquillo, umile, senza<br />

troppe velleità e al quale la vita in una compagnia<br />

operativa risultava insopportabile.<br />

Alzate ad ore impossibili, marce, assalti, spari, lanci<br />

di bombe a mano non facevano per lui così, quando un<br />

capitano fa richiesta di un attendente per la famiglia giù<br />

a Belluno, lui non ci pensa due volte e accetta. Bepi e<br />

Checo che dormono in due brandine di fronte, ogni sera<br />

si confidano sulla loro vita di naioni.<br />

Checo racconta a Bepi del suo arrivo quotidiano alle<br />

8 nella casa del Capitano dove la moglie è di norma<br />

ancora a letto, primo compito, accompagnare il bambino<br />

più grandicello a scuola;, al ritorno deve accudire il più<br />

piccolino, pulirlo dalle cacche notturne, fargli il bagnetto<br />

e rivestirlo; poideve spazzolare e lucidare le scarpe dei<br />

vari componenti la famiglia, passare la casa con scopa e<br />

straccio ed infine andare a fare la spesa per la “capitana”.<br />

Bepi invece racconta a Checo dei suoi reiterati tentativi,<br />

attraverso continue richieste scritte al suo Comandante,<br />

di poter partecipare ai vari corsi roccia e sci che<br />

gli alpini del Settimo. frequentano sulle pareti del Sella<br />

e sulle piste di Arabba, ricevendo in risposta sempre e<br />

comunque un “niet”.<br />

Dopo però, la devastante alluvione che colpisce quasi<br />

tutto il Veneto nei primi giorni di Novembre del 1966<br />

e che terrà impegnati a lungo e duramente tutti i Reparti<br />

alpini per il soccorso alle popolazioni colpite da<br />

tanto disastro e per il ripristino della viabilità, nei Reparti<br />

minori della Cadore inizia la ricerca di elementi<br />

capaci di sciare e a sparare, per poter formare la squadra<br />

destinata a partecipare alle esercitazioni sciistiche<br />

conclusive (ora Casta), nel febbraio 1967. Per il nostro<br />

Bepi, nonostante mancassero solamente cinque mesi al<br />

congedo, era l’occasione tanto attesa. Il suo è un proporsi<br />

immediato.<br />

Dopo averlo “testato” con varie prove di sci e tiro,<br />

Bepi viene accettato e inserito nella pattuglia. Seguono<br />

mesi di allenamenti estenuanti ma che appagano appieno<br />

la voglia di fare e l’argento vivo che circola nel sangue<br />

del nostro. Alla fine la squadra risulta talmente brava e<br />

preparata che, nella competizione tenuta sulle nevi del<br />

Nevegal, conquista la vittoria nella gara di categoria.<br />

Per gli ultimi 20 giorni di naia Bepi fa ritorno al reparto<br />

di appartenenza, alla caserma “Piave” e qui ritrova<br />

l’amico, lo “sciacquino” Checo che è avido di sapere<br />

quanto combinato, in quei quattro mesi di lontananza,<br />

dall’amico Bepi. In una delle ultimissime sere di naia,<br />

mentre seduti sulle rispettive brande sono intenti a prepararsi<br />

il cappello da congedanti, Bepi, con voce un po’<br />

rotta, rivolgendosi a Checo gli fa un’accorata esortazione<br />

“quando ritornerai a casa, ti raccomando, non andar a<br />

raccontare che hai fatto lo sciacquino nella famiglia di<br />

un Capitano perché con quel “7” del “Cadore” sul cappello<br />

e con quella “bala rossa”, simboli che identificano<br />

un reparto ricco di storia gloriosa, potrai fare un figurone<br />

con i tuoi familiari e con gli amici”.<br />

A questo punto il buon Checo si rivolge all’amico e<br />

“Bepi tu hai calpestato neve tutto l’Inverno, con sci e<br />

<strong>zaino</strong> affardellato hai sputato sangue su e giù per le piste<br />

di mezzo Cadore, tu ti meriti questa nappina rossa a me<br />

va bene anche quella tua blu”; e così dicendo sfila la<br />

nappina rossa dal suo cappello e la passa all’ incredulo<br />

amico Bepi.<br />

Bepi il “7” sul cappello non se l’è mai messo pur essendo<br />

stato organico, per sei mesi, al 7° Rgt. Alpini ma<br />

la “bala rossa”, quella si, la ostenta, da allora, orgogliosamente<br />

sul proprio cappello.<br />

g. a.


22 - Lettere Rubrica<br />

Grazie alpini da Piacenza per quello che ci avete dato<br />

Elena Bersani, una giovane piacentina, ha passato gli ultimi tre giorni dell’Adunata nazionale assieme agli alpini<br />

nelle strade della città. Lunedì mattina ha scritto questa lettera, indirizzata alle Sezioni Ana del Triveneto, che<br />

pubblichiamo. Una lettera che ci riempie di orgoglio.<br />

Stamattina la città si è alzata più sola: tutto era pià triste e purtroppo è tornato ad essere tutto slnezioso e melanconico.<br />

Abbiamo passato tre giorni tra persone vere e genuine come voi,, abbracciando i vostri valori e il vostro<br />

profondo senso dell’onore. Grazie a voi abbiamo imparato che, standovi assieme, s’impara la vita e si diventa più<br />

uomini (come diceva uno striscione durante la sfilata), ci si arricchisce moralmente e umanamente. Mi sento in dovere<br />

di ringraziarvi di cuore con sincero affetto perché ho capito che, nonostante varo “incidenti di percorso”, l’Italia<br />

è fatta di gente perbene; se questa fosse consegnata nelle vostre mani e gestita dalla vostra testa, saremmo di sicuro<br />

una terra molto meno martoriata. Avete lasciato una città più bella è più pulita in tutti i sensi, ma mi spiace solo che<br />

non siate più in mezzo a noi. Solo qualche alpino, ancora stamattina, stava agli angoli delle nostre strade, prontamente<br />

fermato dai passanti per qualche chiacchierata e qualche foto, ma niente più.<br />

Tornate qua nella nostra città, spero che vi siate sentiti accolti dalla nostra “emilianità” e che vi siate sentiti,<br />

anche se per poco, a casa vostra. Tornate con i vostri cappelli e vedrete che non potrete fare un passo senza essere<br />

fermati dall’entusiasmo ed interesse dei piacentini che avete fatto crescere come popolo italiano e comunità locale.<br />

Siete brava gente, con il cuore in mano e la fierezza negli occhi nel vero senso della parola, e vi meritate tutto<br />

l’affetto che io e gli altri abbiamo provato e continueremo a nutrire nei vostri riguardi. La dignità italiana cresce<br />

grazie a voi che fate i fatti e non le parole. Un abbraccio e grazie ancora per averci insegnato che tutti possiamo<br />

essere come voi, basta volerlo e sentirlo nel profondo.<br />

Un ammirato abbraccio e un bacio affettuoso.<br />

Elena Bersani<br />

PS Scrivere a tutte le sezioni sarebbe un “lavoro da alpino”, per cui scrivo a voi: testimoniate per cortesia ciò che<br />

avete letto in questa lettera, lo devono sapere tutti gli alpini del mondo.<br />

Il mondo cambia, ma non lo spirito alpino<br />

Caro direttore,<br />

ho apprezzato il tuo editoriale sull’ultimo Alpin fa<br />

grado e ne condivido i contenutI . Anche gli alpini che<br />

sono sempre stati fuori dalla politica partitica sia pure<br />

“ndirettamente” questa volta sono stati chiamati a votare<br />

al ballottaggio per i due candidati Cherobin e Spiller.<br />

Penso che la riflessione nasca spontanea in molti di<br />

noi perchè si tratta di una svolta storica. Il mondo cambia,<br />

è continuamente in divenire e i passaggi sono così repentini<br />

che a volte facciamo fatica anche a recepirli. Chi<br />

avrebbe mai immaginato per esempio di vedere due Papi<br />

a Castelgandolfo pregare insieme l’uno vicino all’altro<br />

E’ la storia dell’umanità che muta di pelle, che ci prospetta<br />

un futuro diverso fatto di tante incognite ma anche<br />

di occasioni nuove, inedite che fino ad oggi non abbiamo<br />

mai conosciuto: una sfida a cui è chiamata la nostra<br />

Società legata sempre di più alla parte migliore di noi<br />

stessi con gli alpini che con coraggio ed abnegazione sapranno<br />

ancora una volta dare il loro contributo.<br />

Del resto i valori per i quali molti hanno dato la propria<br />

vita non vengono mai meno. La nuove generazioni “indottrinate”<br />

dai mass media in una spirale perversa di ottenere<br />

tutto e subito senza spirito di sacrificio hanno bisogno<br />

come il pane che mangiamo di esempi concreti che gli<br />

alpini sanno dare senza nulla chiedere in cambio.<br />

Ecco proprio in quest’ottica pur sapendo che tutto<br />

cambia, che il mondo non sarà più lo stesso, che la metamorfosi<br />

della stessa vita presenta delle incognite per un<br />

futuro prossimo, la storia degli alpini si “rinnova” mettendosi<br />

come sempre al servizio del prossimo, pronti a<br />

cogliere le migliori opportunità sempre presenti comunque<br />

a diffondere quei valori (quelli sì) che hanno fatto<br />

grande la nostra Patria e che rimangono inalterati ed<br />

inossidabili per sempre.<br />

Ferruccio Righele<br />

Un’osservazione alla precisazione<br />

Al capogruppo di Pojana Maggiore, a riguardo dell’impellente<br />

suo bisogno di precisazione, apparso su Alpin fa<br />

Grado n° 1 di Marzo 2013, rispondo che era ben lungi da<br />

me l’intenzione di affibbiargli un socio a sua insaputa<br />

(.....chè di questi tempi......). Non è mai stata mia intenzione<br />

tentare di inquinare qualche gruppo. Anzi mi scuso<br />

se è parso che questa fosse la mia intenzione. La località<br />

“ Pojana Maggiore “ era intesa come residenza, e non<br />

come appartenenza. Ma di certo ti è sfuggito, o forse non<br />

eri ancora Capogruppo!, quando nel 2008 era apparsa<br />

un’altra identica inserzione ( cambiava però il nome della<br />

neonata ). Ma d’altronde si sa anche che il futuro<br />

dell’Ana non è soltanto al maschile.<br />

Cari saluti<br />

Pietro Cristofari<br />

(....cum granum salis )


Dai Rubrica gruppi - 23<br />

Barbarano<br />

Addio a Narciso Nicoli<br />

reduce di Russia<br />

Narciso Nicoli è andato avanti,<br />

alla bella età di 93 anni.<br />

Alpino del battaglione <strong>Vicenza</strong><br />

partecipò a tutte le<br />

campagne della Julia: Albania,<br />

Grecia (dove fu ferito da<br />

una scheggia di mortaio) e<br />

infine Russia. I suoi ricordi<br />

di guerra sono stati raccolti<br />

in uno scritto dagli alpini di<br />

Barbarano: grazie al suo incarico<br />

di magazziniere evitò<br />

Narciso Nicoli in Russia<br />

davanti a un’isba<br />

la prima linea, ma poi la tragedia<br />

della ritirata la visse<br />

come tutti gli altri alpini. Una<br />

tragedia intercalata da episodi curiosi come quando, da<br />

bravo magazziniere, “prelevò” due muli per sfamare i<br />

suoi commilitoni. Durante la notte in un pagliaio si legò<br />

le briglie alle gambe perché non scappassero e piombò in<br />

un sonno profondo: quando si svegliò la mattina dopo si<br />

accorse che qualcuno glieli aveva “prelevati”; “per fortuna<br />

mi lasciarono gli ottimi stivali russi che calzavo e che<br />

mi salvarono dal congelamento”.<br />

A Barbarano Narciso Nicoli fu una colonna del Gruppo<br />

Ana e i suoi alpini gli hanno dedicato questo commovente<br />

e significativo saluto.<br />

Caro Narciso, gli alpini del tuo gruppo sono qui per porgerti<br />

il loro riconoscente commiato e ti assicurano la<br />

continuità del gruppo, forgiato dal tuo grande spirito di<br />

alpinità. Sei tornato a baita dall’Albania e Grecia, dove<br />

sei stato anche ferito; sei tornato a baita dalla Russia,<br />

superstite di quella tragica quanto dolorosa ritirata; sei<br />

stato uno dei promotori nella realizzazione della nostra<br />

Baita, sede del Gruppo Alpini, concesso anche ai donatori<br />

di sangue, al Gruppo anziani ed ai gruppi parrocchiali.<br />

Ora siamo noi a scortarti verso quella Baita nelle montagne<br />

del Paradiso, meta di tutti gli alpini andati avanti!<br />

Ciao Narciso, non sarai mai dimenticato.<br />

Barbarano<br />

Protezione civile<br />

Incontri nelle scuole<br />

La squadra di protezione civile Ana di Barbarano ha tenuto,<br />

in accordo con la dirigente dell’Istituto comprensivo,<br />

tre lezioni nelle scuole primarie di Barbarano, Ponte<br />

di Barbarano e Belvedere di Villaga. Negli incontri sono<br />

stati illustrati, anche con dei video, i compiti e la natura<br />

degli interventi delle varie squadre specialistiche della<br />

<strong>Sezione</strong> e gli alunni si sono dimostrati molto interessati<br />

con domande per conoscere gli alpini ed in particolare il<br />

loro cappello. Hanno saputo rispondere con conoscenza<br />

sul comportamento da tenere in classe in caso di terremoto<br />

e hanno dimostrato di avere ben recepito le istruzioni<br />

impartite dalle loro insegnanti. La squadra si è resa disponibile<br />

per interventi su altri plessi dell’istituto, sia per gli<br />

alunni delle primarie che per le secondarie.<br />

Nella sede del Gruppo alpini di Barbarano si è anche<br />

svolto un corso organizzato dalla Provincia e dalla Regione<br />

Veneto riservato a 35 nuovi volontari dei vari<br />

gruppi di protezione civile della zona. Il gruppo di<br />

Barbarano, nei vari giorni del corso, si è assunto l’incarico<br />

di predisporre pranzi e buffet, particolarmente<br />

apprezzati dagli intervenuti.<br />

Lezione di protezione civile per gli studenti<br />

Chiampo<br />

Giobatta Danda<br />

ha raccontato la Russia<br />

Il 23 marzo nell’Auditorium<br />

di Chiampo il<br />

Gruppo alpini, con il<br />

patrocinio dell’Amministrazione<br />

comunale<br />

ha organizzato una serata<br />

dedicata all’ alpino<br />

Giobatta Danda,<br />

ufficiale combattente in<br />

Russia (nel battaglione<br />

Vestone di Mario Rigoni<br />

Stern) e decorato di<br />

medaglia d’argento e di<br />

bronzo. Durante la serata<br />

l’ing. Danda ha<br />

raccontato la sua tragica esperienza in terra di Russia e<br />

l’angoscia provata in quei tristi giorni; un racconto vi-


24 - Rubrica Dai gruppi<br />

vido, che ha fatto rivivere ai presenti quell’immane tragedia.<br />

Alla serata erano presenti il sindaco di Chiampo Antonio<br />

Boschetto, il vicepresidente della <strong>Sezione</strong> di <strong>Vicenza</strong> Paolo<br />

Marchetti, i capigruppo della Valchiampo, le associazioni<br />

d’arma e una delegazione dell’Unuci di <strong>Vicenza</strong>.<br />

Crespadoro<br />

Targa ricordo<br />

al capogruppo<br />

In occasione del<br />

pranzo annuale<br />

del Gruppo<br />

Ana, gli alpini<br />

di Crespadoro<br />

hanno consegnato<br />

una targa<br />

a ricordo dei 15<br />

anni da capogruppo<br />

svolti<br />

dall’ alpino Vittorino<br />

Tibaldo. Un segno di ringraziamento per la disponibilità<br />

dimostrata e il lavoro svolto a favore del gruppo<br />

Fimon<br />

Joanin, ricordo<br />

dell’ultimo alpino<br />

“La storia, quella vera, fatta e vissuta da uomini semplici,<br />

non solo da generali e comandanti, ma da giovani che<br />

sono partiti per il fronte e non sono più tornati”. La lapide<br />

sul monumento ai Caduti ne porta testimonianza, come<br />

quelli che hanno avuto la fortuna di tornare. E’ il caso di<br />

Giovanni Loro, classe 1922, partito per il Fronte greco e<br />

inquadrato nella Divisione Acqui come guarda coste. Visse<br />

la strage di Cefalonia, dove vide migliaia di commilitoni<br />

trucidati dai tedeschi. Lui rimase vivo e si salvò<br />

poco dopo sulla nave che lo portava a Patrassò, affondata<br />

da una mina, raggiungendo la riva a nuoto. Ma le peripezie<br />

non erano finite: ripreso dai tedeschi fu internato<br />

in Germania, accettò l’arruolamento nella Monte Rosa e<br />

fu mandato a Cassino a contrastare l’avanzata degli Alleati.<br />

Mentre sta per partire gli arriva una licenza, la prima<br />

dopo tre anni, e sarà la fine delle due sofferenze, perché<br />

decise di darsi alla macchia, sino alla fine della guerra.<br />

Nulla di scritto o fotografato Giovanni Loro è riuscito a<br />

porterè con sé, perché tutto è finito infondo al mare. Solo<br />

ricordi della sua mente “Raccontatelo ai giovani – diceva<br />

tra le lacrime - che si ricordino di tutto questo e di tutti<br />

quelli che hanno sofferto per la patria. Viva gli Alpini”.<br />

“Vecio Joanin” ultimo soldato di tante battaglie, “ultimo<br />

alpino” delle nostre valli. Adesso nn ci sei più, ma noi<br />

alpini delle valli di Fimon vogliamo ricordarti con queste<br />

parole per poter portarti per sempre nei nostri cuori.<br />

Grumolo delle Abb.<br />

Alpino Luigi Dalla Caminà<br />

Dalle armi alla carità<br />

Senza tanto clamore, com’era<br />

nel suo stile alpino, è salito a 94<br />

anni nel Paradiso di Cantore<br />

l’alpino Luigi Dalla Caminà,<br />

classe 1918. Arruolato nella<br />

Compagnia <strong>Vicenza</strong>, pertecipò<br />

alla Campagna d’Albania, durante<br />

la quale il gelo gli provocò<br />

il congelamento dei piedi.<br />

Una volta guarito ritornò al<br />

fronte, dopo l’armistizio venne<br />

internato in Germania, sino alla fine della guerra. Nel<br />

1967 gli fu conferita la Croce al merito.<br />

Rientrato a baita, ha prestato la sua professione come<br />

infermiere all’ospedale di Pinerolo ed è stato superiore<br />

al Cottolengo di Torino. Dal gennaio 2006 era ricoverato<br />

al reparto Consolata del presidio Annunziata di Torino.<br />

Lumignano<br />

Un’alpina presiede<br />

l’assemblea del Gruppo<br />

L’intervento di Sara Benetti<br />

Domenica 20 gennaio si è tenuta l’assemblea ordinaria dei<br />

soci del gruppo alpini Lumignano. La giornata, tormentata<br />

da una pioggia insistente, è iniziata con la messa a ricordo<br />

di tutti gli alpini andati avanti. Dopo un breve rinfresco<br />

organizzato nella sede del gruppo, alpini e simpa-


Dai Rubrica gruppi - 25<br />

tizzanti si sono ritrovati in un locale della zona dove ha<br />

avuto inizio l’assemblea. Presidente è stata eletta l’alpina<br />

e socia Sara Benetti che dal 2009 fino al 2011 era in forza<br />

al 7° alpini a Belluno come caporale fuciliere addetta ai<br />

comandi. Tra gli invitati il gen. mons.Ezio Busato, che in<br />

mattinata aveva celebrato la messa, il sindaco di Longare<br />

Gaetano Fontana, il vice coordinatore nazionale cinofili<br />

A.na Andrea Perazzolo e Bruno Faccin consigliere del<br />

gruppo donatori di sangue. Durante il pranzo il capogruppo<br />

Paolo Borello, dopo aver omaggiato il sindaco e don<br />

Ezio con il libro “90 anni tra la nostra gente”, ha letto la<br />

relazione morale dell’anno 2012 e il programma per il<br />

2013, entrambi approvati.Dopo i saluti e i ringraziamenti<br />

delle autorità, la riunione è terminata con un brindisi e con<br />

un augurio di salute e prosperità per tutti i partecipanti.<br />

quella che è stata unanimemente definita una biblica<br />

catastrofe. Sciagura che in un momento ha mietuto duemila<br />

vite e sconvolto il territorio a valle e a monte della<br />

tristemente nota diga del Vajont, ove sorgevano i paesi<br />

di Longarone, Erto e Casso. Il colonnello Stefano Fregona,<br />

vicecomandante del 7° Alpini, ha portato il saluto<br />

di una delle unità allora maggiormente impegnate nell’opera<br />

di soccorso.<br />

Monte di Malo<br />

Eretto un monumento<br />

al posto del capitello<br />

Una festa alpina, che ha unito le due vallate dell’Agno e<br />

del Leogra, ha salutato l’inaugurazione del monumento<br />

che ha sostituito il capitello della Madonna del Carmine.<br />

Opera dello scultore Claudio Crestale di Longare, rappresenta<br />

la grande testa di un vecchio alpino, ricavato da un<br />

grane blocco di Pietra di VIcenza; a lato è stata ricavata<br />

una nicchia con la Madonna con in braccio il Bambino.<br />

Titolo della scultura, Il pensiero del vecchio alpino.<br />

La festa alpina ha visto la sfilata per le vie del centro accompagnata<br />

dalla Banda di Muzzolon. Con il gonfalone<br />

di Monte di Malo c’erano i vessilli sezionali di <strong>Vicenza</strong> e<br />

Valdagno, i labari dell’Ancr di Monte di Malo e Priabona,<br />

19 gagliardetti di gruppi delle due Sezioni. Condivisa partecipazione<br />

dei giovani del paese, che indossavano una<br />

maglietta di “amico degli alpini” e hanno portato uno striscione<br />

con la scritta “Il futuro degli alpini è nei giovani”.<br />

Dopo la messa e i discorsi di circostanza, sono stati premiati<br />

Anselmo Panizzon, Antonio Dal Pozzolo e Adriano<br />

Dellai, i capigruppo che hanno preceduto l’attuale, Silvio<br />

Graziano Berlato. Alla fine una spaghettata per tutti.<br />

Mossano<br />

L’impegno degli alpini<br />

nel disastro del Vajont<br />

Una marea di pubblico inchiodata per quasi tre ore davanti<br />

una susseguirsi di immagini e testimonianze, ha<br />

partecipato alla rievocazione da parte dei testimoni, di<br />

I protagonisti della serata sul Vajont a Ponte di Mossano<br />

Documentata e precisa la relazione tecnico-storica di<br />

Gianni Oliviér, un superstite del disastro in cui ha perduto<br />

l’intero ceppo della sua famiglia (ben 28 componenti).<br />

E’ seguito l’emozionante filmato realizzato con<br />

vera competenza da Raimondo Riu, presidente della<br />

Biblioteca civica del Comune di Mossano a cui va un<br />

vivo ringraziamento per aver volentieri collaborato con<br />

il Gruppo alpini nella realizzazione dell’avvenimento..<br />

Travolgente il racconto dell’alpino Adriano Zilio, uno<br />

dei soccorritori che in quello sciagurato Ottobre del 1963,<br />

assieme ai suoi commilitoni ha scavato tra i ghiaioni del<br />

Piave per restituire alla pietà dei superstiti, povere cose<br />

e miseri corpi straziati dalla furia assassina delle acque.<br />

Tanti degli alpini presenti in sala, si trovarono in prima<br />

linea nelle operazioni di soccorso: alpini e artiglieri soprattutto<br />

delle classe 1941 della brigata alpina “Cadore”<br />

a fianco dei Vigili del Fuoco e altri reparti di stanza in<br />

Friuli; a tutti il capogruppo Fiorenzo Masiero ha voluto<br />

consegnare un attestato di riconoscimento per l’azione<br />

prestata. A lui va riconosciuto il grande impegno espresso<br />

nell’accogliere una nutrita delegazione di longaronesi<br />

con in testa il sindaco Roberto Padrin e il vicepresidente<br />

della Pro Loco, Andrea De Cesaro e il capogruppo<br />

Ana, Wilmer Bez. Ha saputo inoltre coinvolgere anche<br />

sindaco di Barbarano, Roberto Boaria, quello di Manto,<br />

Ulisse Borotto e ovviamente il padrone di casa, il sindaco<br />

di Mossano Giorgio Fracasso che volentieri si è anche<br />

prestato ad affiancare la brava Paola Franceschetto nel<br />

parlato durante la proiezione del film di Raimondo Riu.<br />

Molto interessante pure la mostra fotografica allestita<br />

nella struttura polifunzionale “Don E. Pagani”, proveniente<br />

dal museo”Attimi di storia” di Longarone.


26 - Rubrica Dai gruppi<br />

Il presidente della <strong>Sezione</strong> Ana di <strong>Vicenza</strong>, Luciano Cherobin,<br />

ha saputo ben concludere l’incontro con parole<br />

piene di solidarietà e speranza, esprimendo il desiderio<br />

di poter riproporre in altre sedi della nostra <strong>Sezione</strong> i<br />

contenuti di quello che ha definito un fulgido esempio di<br />

solidarietà umana nel più puro spirito alpino.<br />

Gi&Gi<br />

più anziani del Gruppo. Un gesto semplice ma ugualmente<br />

intrinseco di “ fratellanza e spirito alpino”, fortemente<br />

sentito e voluto anche dalla moglie e dai figli.<br />

Dagli alpini del Gruppo un caloroso abbraccio a Sergio<br />

ed un ringraziamento per l’ accoglienza e l’attaccamento<br />

al Corpo degli alpini.<br />

Nella foto lo vediamo assieme alla moglie, con il cappello<br />

nuovo.<br />

Poianella<br />

Sede e monumento<br />

Completati i lavori<br />

A dieci anni<br />

dall’ inizio dei<br />

lavori per la costruzione<br />

della<br />

nuove sede del<br />

Gruppo alpini<br />

e il monumento<br />

ai Caduti di Poianella,<br />

inaugurata<br />

con grande<br />

festa alpina nel<br />

giugno 2007, è stato realizzato il piazzale antistante il<br />

monumento, ultimo tassello per il completamento dei<br />

lavori. Dare risalto e onore ai nostri caduti era un<br />

sogno dei nostri “Veci”che ci hanno preceduto, e che<br />

sarebbero e sono orgogliosi di quanto fatto.<br />

L’intervento è stato fatto con la più ampia collaborazione<br />

di tutti gli abitanti di Poianella, che in vari modi hanno<br />

contribuito a questa realizzazione: per tre mesi, in ottobre,<br />

marzo e aprile tutti i sabati 20/30 persone si sono impegnate<br />

per completare l’opera entro il 25 aprile, data dell’inaugurazione<br />

e taglio del nastro, con la presenza del sindaco<br />

Giuseppe Bortolan e il parroco don Pietro Miglioranza,<br />

le signore dei nostri primi capigruppo; presente<br />

alla cerimonia anche uno dei due reduci del paese, Giuseppe<br />

Bigarella, classe 1912: grazie “Bepi”; un saluto<br />

affettuoso anche ad Andrea Milan.<br />

Posina<br />

Un cappello nuovo<br />

all’artigliere Paita<br />

Il 3 marzo gli alpini di Posina hanno regalato un cappello<br />

alpino nuovo all’artigliere Sergio Paita che,<br />

oltre ad essere stimato ed amato da tutti, è uno dei<br />

Sandrigo<br />

Marino Lovo<br />

è tornato a baita<br />

Ha raggiunto i suoi commilitoni caduti in Russia Marino<br />

Lovo, classe 1921, radio marconista del 4° Genio<br />

Alpini, divisione Tridentina; fra i suoi ricordi la partecipazione,<br />

il 17 dicembre 1942, all’ultima messa celebrata<br />

dal capellano militare don Gnocchi. Le sue peripezie<br />

non finirono con il ritorno a casa, perché dopo l8<br />

settembre 1943 fu internato in Germania dai tedeschi e<br />

tornò solo dopo la fine della guerra. Nel giorno della<br />

Memoria, due anni fa, con altri 17 reduci dai campi<br />

d’internamento, ha ricevuto dal prefetto di <strong>Vicenza</strong> la<br />

Medaglia d’onore. Lovo era impegnato con il Gruppo<br />

Ana e con i Combattenti e reduci di Ancignano; l’Ancr<br />

gli aveva assegnato la medaglia di fedeltà.<br />

San Rocco di Tretto<br />

Presentato il libro<br />

sulla Spedizione punitiva<br />

Il Gruppo alpini ha organizzato nella chiesa parrocchiale<br />

una serata di presentazione del libro “1916 La spedizione<br />

punitiva”, illustrato dall’autore, Siro Offelli, con<br />

l’aiuto di Livio Burato, fido braccio destro. Il libro è<br />

principalmente una raccolta di fotografie dell’epoca,


Dai Rubrica gruppi - 27<br />

reperite negli archivi sia locali che austriaci, supportato<br />

da ampie didascalie che le illsutrano, tenendo conto della<br />

cronologia degli eventi riprodotti. E’ stato così possibile<br />

seguire quanto successo durante la spedizione punitivi<br />

del 1916 giorno per giorno, quasi ora per ora.<br />

Molta attenzione fra i prsenti, acnhe se i banchi della<br />

chiesa non erano molto comodi, per un’esposizione che<br />

ha superato le due ore. Però l’evolversi della narrazione<br />

creava continuo momenti d’interesse, tenendo sempre<br />

desta l’attenzine dell’uditorio.<br />

Il vicepresidente sezionale Oriano Dal Molin, ispiratore<br />

della serata, ha presentato i vari rappresentati<br />

delle istituzioni, che hanno patrocinato la serata: ben<br />

8 i comuni rappresentati. Il profumo del prossimo<br />

centenario era intenso, fantstico sortilegio, visto che<br />

il fiore deve ancora sbocciare,<br />

g.g.<br />

Torri Lerino<br />

Guerra e burocrazia<br />

Traversie di un alpino<br />

Un’avvicente storia di guerra è stata raccontata in<br />

sede il 18 gennaio, nell’ambito delle attività culturali<br />

del gruppo, con la presentazione del libro autobiografico<br />

“Se riesso andar casa – Memorie dell’artigliere<br />

Rappo Ottorino” pubblicato a cura del Gruppo<br />

alpini di Nanto. Relatore il figlio Livio, che ha esaustivamente<br />

inquadrato il momento ed i fatti storici che<br />

hanno causato le peripezie narrate. Il libro, infatti,<br />

racconta la storia di un uomo che è protagonista e<br />

vittima prima della guerra e poi della burocrazia militare,<br />

che vede, con profonda amarezza, non riconosciuti<br />

gli anni di guerra trascorsi in Francia , Jugoslavia,<br />

Grecia, Russia e Sicilia. La sua memoria<br />

formidabile gli permise di ricostruire fedelmente e<br />

cronologicamente tutte le sue peripezie, in modo tale<br />

che il suo lavoro, scritto in forma di appunti, fu<br />

utilizzato anche per la ricostruzione di molti documenti<br />

andati perduti al Distretto Militare. Vicenda<br />

ricca di umanità, con una visione semplice della vita<br />

ma retta da una grandissima fede confidante nell’aiuto<br />

di Dio e della Madonna. Tra i ricordi degni di<br />

nota quello del fondamentale aiuto prestato dalla<br />

popolazione russa nei confronti degli italiani in ritirata,<br />

malgrado fossero (e si sentissero) degli invasori<br />

e la scarsa simpatia per la tracotanza tedesca. Buona<br />

l’affluenza di pubblico, la serata era aperta a tutti: ha<br />

dato gran soddisfazione la presenza di alcuni ragazzi<br />

delle scuole medie, che avevano visto le locandine<br />

della serata in biblioteca. La serata si è conclusa con<br />

il tradizionale scambio di gagliardetti e, come tradizione,<br />

crostoli e “fritoe” per tutti.<br />

B.M.<br />

Torri Lerino<br />

Ezio Dalla Via<br />

lascia dopo 19 anni<br />

Dopo 19 anni<br />

di vero servizio<br />

il Capogruppo<br />

Ezio<br />

Dalla Via lascia<br />

il bastone<br />

di maresciallo<br />

e relative consegne<br />

al suo<br />

successore<br />

l’alpino Ottavio<br />

Gasparoni<br />

che ha accettato questa eredità a titolo oneroso. Una<br />

cerimonia che ha visto quindi la nascita di un nuovo<br />

Capo ma anche quella di un “emerito” che lascia, non<br />

già per i raggiunti limiti di venerabile età, ma anche per<br />

un giusto e doveroso ricambio.<br />

Il Consiglio del Direttivo uscente, a nome di tutto il<br />

Gruppo, ha voluto dare un segno tangibile di ringraziamento<br />

all’Emerito per i tanti anni di costante impegno<br />

e di disponibilità verso tutti e tutto, riconoscimento anche<br />

della sua rara capacità di mediazione e interessamento.<br />

L’omaggio è un quadro ad olio (opera del pittore<br />

G. F. Pesavento di Bassano) che forse un po’ lo rappresenta:<br />

un alpino della guerra 15/18, quindi un po’<br />

vetusto, ma con quella pacata fierezza e sicurezza che<br />

una volta potevamo cogliere nei volti dei nostri migliori<br />

“veci” alpini, temprati da una vita dura ma ricca di<br />

valori umanitari.


28 - Dai Gruppi<br />

Torri Lerino<br />

Ragazzi di quinta<br />

in visita alla sede<br />

La sera del 21 dicembre<br />

abbiamo<br />

I ragazzi di quinta cantano la Stella<br />

avuto la bella sorpresa<br />

della visita in<br />

sede di tanti piccoli<br />

babbi natali, cioè<br />

i ragazzi di quinta<br />

della scuola di Torri,<br />

accompagnati<br />

dai genitori e dalle<br />

loro Insegnanti, con la maestra Gianna, direttrice del coro. I<br />

ragazzi hanno suonato e cantato con il flauto dolce vari pezzi<br />

natalizi. E’ stato bello vedere che, una volta tanto, la montagna<br />

è andata da Maometto, perché normalmente siamo noi ad andare<br />

nelle scuole per portare la nostra testimonianza sulla storia<br />

della Prima e Seconda Guerra mondiale. Maggiormente gradita<br />

in quanto, inaspettata e non pianificata, preceduta solo da una<br />

telefonata … ”veniamo a trovarvi”. Una soddisfazione perché<br />

testimonia che il nostro impegno è riconosciuto e ricambiato.<br />

<strong>Vicenza</strong> - Laghetto<br />

Giovanni Conzato nuovo capogruppo<br />

In seguito alle dimissioni del capogruppo Adriano<br />

Aschieri, il 14 aprile è stata convocata l’assemblea<br />

straodrinaria dei soci, che hanno eletto Giovanni Conzato<br />

nuovo capogruppo. L’alpino Conzato abita a <strong>Vicenza</strong><br />

in via Marosticana 100A e risponde a questi numeri<br />

telefonici: 0444 92920618 e 333 9538678.<br />

<strong>Vicenza</strong> - San Pio X<br />

Consegnato il Tricolore<br />

ai ragazzi della Barolini<br />

Il tricolore: una storia avvincente, una lezione di storia<br />

e forse qualcosa di più. Tutto questo è “Ti racconto<br />

la Bandiera”, l’iniziativa del gruppo delle penne<br />

nere di San Pio X in collaborazione con la scuola media<br />

“Barolini” svoltasi il 20 marzo nella palestra “Tiepolo”.<br />

Proprio gli studenti” sono stati i protagonisti<br />

della lezione tenuta dal prof. Galliano Rosset che con<br />

l’ausilio di video e diapositive ha narrato la storia del-


Dai Gruppi - 29<br />

la bandiera italiana, dalla sua nascita nel 1796 con la Repubblica<br />

Cisalpina all’adozione come bandiera nazionale<br />

della Repubblica Italiana nel 1948, con l’entrata in vigore<br />

della Costituzione.<br />

L’incontro tra penne nere e alunni della “Barolini” è solo<br />

l’ultima di una lunga serie di collaborazioni all’interno del<br />

Comprensivo 4 di San Pio X. «Concretizziamo un’idea formativa<br />

che una volta si chiamava educazione civica e che<br />

s’insegnava nelle scuole. Il tricolore e l’inno di Mameli significano<br />

identità, appartenenza, comunità: ed è proprio in<br />

quest’ottica che offriamo il nostro contributo a questi ragazzi<br />

figli di una società di fatto multiculturale e multietnica»<br />

commenta Giuseppe Testolin, capogruppo Ana di San Pio<br />

X. La manifestazione si è conclusa quando gli alpini hanno<br />

consegnato un Tricolore ad Emanuela Vicari, dirigente del<br />

Comprensivo 4, dono delle penne nere alla scuola “Barolini”.<br />

Villaganzerla<br />

Riuscito il montaggio<br />

della tensostruttura<br />

Rancio alpino nella tensostruttura<br />

appena montata<br />

Lo scorso dicembre<br />

il direttivo<br />

del<br />

Gruppo ha deciso<br />

di investire<br />

una buona<br />

parte dei fondi<br />

sociali per<br />

l’acquisto di<br />

una nuova<br />

tensostruttura modulare in alluminio, della dimensione di<br />

15 metri per 6, da utilizzare in tutte le attività che vedono<br />

coinvolto il gruppo durante l’anno. La scelta è stata fatta<br />

per dotarsi di un capannone adeguato alla normativa vigente.<br />

Inoltre l’utilizzo è stato pensato anche per eventuali<br />

operazioni di protezione civile che potrebbero interessare<br />

Villaganzerla.<br />

Così il 14 aprile gli alpini si sono ritrovati, nel piazzale antistante<br />

le scuole elementari, per effettuare la prima prova<br />

di montaggio della struttura. Sotto un bellissimo è stata montata<br />

passo dopo passo quasi integralmente tutta la struttura,<br />

seguendo le istruzioni di coloro che avevano seguito il corso<br />

di montaggio. Al termine non potevamancare l’alzabandiera<br />

presso il Cippo Ortigara, una cerimonia semplice,<br />

come quando si faceva durante i campi, alla presenza del<br />

sindaco Campagnolo. Al rancio alpino hanno partecipato<br />

circa 40 persone, tra alpini e familiari, dopodiché la struttura<br />

è stata smontata e tutta l’area ripulita, cucina compresa.<br />

Una semplice prova di montaggio ha fornito al Gruppo<br />

l’occasione per ritrovarsi e trascorrere una giornata serenamente<br />

assieme alle famiglie.<br />

Villaganzerla<br />

Scambio di bandiere<br />

fra scolari e alpini<br />

Lo scorso mese di<br />

gennaio ha visto il<br />

gruppo alpini di Villaganzerla<br />

impegnato<br />

in varie attività, a<br />

cominciare dalla<br />

partecipazione alla<br />

messa dell’Epifania<br />

a <strong>Vicenza</strong> promossa<br />

dalla <strong>Sezione</strong> in ricordo<br />

dei Caduti. Il 9 gennaio con gli alpini di Castegnero<br />

è stata consegnata la bandiera ai bambini di prima elementare<br />

delle scuole di Villaganzerla. Come ogni anno le maestre,<br />

il personale della scuola e i bambini hanno accolto<br />

calorosamente gli alpini che con loro hanno fatto l’alzabandiera,<br />

cantando l’ inno nazionale; al termine, assieme<br />

alla vicepreside prof. Basso e all’assessore Irienti di Castegnero,<br />

sono state consegnate le bandiere ai bambini del<br />

primo anno. Emozionante è stato considerare che alcuni di<br />

quei bambini erano figli di alpini del gruppo Ana, per cui<br />

consegnare loro la bandiera è stato come consegnarla a se<br />

stessi. Alla fine i bambini hanno a loro volta donato ad<br />

autorità e alpini una piccola bandierina da loro preparata,<br />

sul cui retro era stata scritta una poesia intitolata “La bandiera<br />

italiana”. Alla fine cioccolata calda e dolci.<br />

Il 20 gennaio è toccato all’annuale festa del Gruppo, iniziata<br />

con la cerimonia dell’alzabandiera, svoltasi sotto la pioggia<br />

e continuata con la messa, al termine della quale i partecipanti<br />

si sonno ritrovati tutti assieme nelle strutture parrocchiali<br />

per il pranzo alpino. Hanno partecipato il sindaco<br />

di Castegnero, Giancarlo Campagnolo e di Nanto, Ulisse<br />

Borotto, il responsabile della Protezione civile Ana del Basso<br />

Vicentino, Dario Demori, e, in rappresentanza della <strong>Sezione</strong>,<br />

Mario Leonardi. La festa è ben riuscita grazie al<br />

lavoro di molti alpini e simpatizzanti, che hanno donato<br />

volentieri il loro prezioso tempo, ma anche a tutti i convenuti<br />

che vi hanno partecipato.<br />

Il fine settimana successivo gli alpini di Villaganzerla hanno<br />

partecipato alle manifestazioni in ricordo della battaglia<br />

di Nikolajewka (sabato a Schio e domenica a Ponte di Mossano).<br />

In mezzo a queste due cerimonie sono stati commemorati<br />

i caduti di Russia di Villaganzerla, presso il cippo<br />

Ortigara.


30 - Dalle zone<br />

Alta Val Liona<br />

Mario Rigoni Stern rivive con Bepi De Marzi<br />

Bepi De Marzi, compositore e musicista, canta anche la storia e le storie degli alpini; ha raccontato per due ore<br />

ad oltre duecento persone la vita di Mario Rigoni Stern, coinvolgendole nella magia del suo racconto e dei suoi<br />

canti. Ha fatto rivivere la grande figura di alpino, in Francia e in Russia, e dell’uomo innamorato della Natura e<br />

della sua terra. Un grande personaggio, riservato, dal carattere schivo, lontano dal clamore e dalla pubblicità.<br />

Purtroppo il tempo compie il suo percorso, lento o rapido che sia, e rapisce con sé figure che parevano essere<br />

presenti da sempre. Vale per i tanti reduci della Seconda guerra mondiale, siano essi autori di racconti delle loro<br />

vicende umane e belliche, sia semplici e silenziosi testimoni di eventi terribili che sconvolsero le loro giovani<br />

vite.<br />

Molto apprezzato il coro Val Liona, il coro della valle nato nel 1978 e diretto da Mariano Crivellaro che in passato<br />

ha fatto parte dei Crodaioli di Bepi De Marzi.<br />

La serata si è svolta il 19 gennaio nell’aula magna della scuola Val Liona di Grancona. Alla fine De Marzi, particolarmente<br />

commosso ha coinvolto tutti i presenti con Sul ponte di Perati: il pubblico, guidato dal coro, ha cantato<br />

all’unisono portando nel cuore le sue emozioni ed i suoi pensieri nati da uno dei più bei canti degli alpini.<br />

m. b.<br />

<strong>Vicenza</strong>-Città<br />

Tinteggiatura alla Scuola Primaria Giovanni XXIII<br />

La richiesta era pervenuta dal presidente del consiglio scolastico Luciano Maestri al capozona <strong>Vicenza</strong> città Mariano<br />

Fincato: veniva richiesto di collaborare con i genitori degli alunni della scuola Giovanni XXIII di via Faccio<br />

a <strong>Vicenza</strong> per la tinteggiatura dell’edificio, che da tantissimi anni non vedeva una mano di colore. Le ristrettezze<br />

economiche dell’amministrazione comunale non permette infatti un intervento diretto di questo peso<br />

sull’edificio e allora ecco che i genitori si fanno avanti, chiedono che siano forniti solo i materiali e chiedono agli<br />

alpini un parere ed un aiuto. Qualche sopralluogo nella scuola con un nostro socio esperto e poi i vengono fissati<br />

i giorni di intervento. La squadra alpina, composta da soci dei Gruppi Sarfatti-Villaggio del Sole, Savegnago-<br />

San Bortolo, Giuriolo-Ferrovieri, ha lavorato venerdì 26 pomeriggio e sabato 27 aprile, nell’atrio e nelle tre sale<br />

mensa.<br />

Il lavoro sembra arduo, ma la buona volontà fa miracoli. Genitori più o meno esperti, alpini, volontari, tutti<br />

all’opera. C’è da preparare per la tinteggiatura, mascherare con nastro, delimitare e coprire i murales che ci sono<br />

nell’atrio per preservarli. Poi via con il bianco<br />

e con mezze pareti allo smalto lavabile<br />

colorato. La scuola anche se in mezzo al<br />

trambusto, a scale e trabattelli, a teli, a secchi<br />

e pennelli, comincia ad avere un aspetto vivace<br />

e brillante. Il “nostro” atrio bianco e<br />

azzurro con i murales fatti dai bambini sarà<br />

accogliente per chi lunedì entrerà a scuola.<br />

Le sale mensa bianche e arancioni saranno<br />

più allegre per gli alunni che le useranno per<br />

mangiare. Hanno fatto visita alla scuola l’assessore<br />

ai lavori pubblici del Comune di <strong>Vicenza</strong><br />

Ennio Tosetto, il dirigente scolastico<br />

dott.Norbiato, che hanno espersso il loro<br />

apprezzamento ed elogio per l’intervento.<br />

m.f.


Protezione civile - 31<br />

Intervista a Roberto Toffoletto, appena confermato coordinatore<br />

sezionale della Pc Ana di <strong>Vicenza</strong>. Il rapporto con i gruppi<br />

La crisi morde anche i volontari<br />

Si acuisce il problema dei rimborsi e i giovani hanno più difficoltà a partecipare<br />

alle attività. “Ma sono sicuro che sarà un futuro ricco di soddisfazioni”<br />

di Radames Saccozza*<br />

Come è nata la riconferma di Roberto Toffoletto<br />

a coordinatore sezionale<br />

Va precisato che, allo scadere del mandato del presidente<br />

della <strong>Sezione</strong>, scade automaticamente anche il mandato<br />

del Coordinatore da lui nominato e non è detto che<br />

il nuovo presidente decida di rinnovare l’incarico. Credo<br />

che il presidente Cherobin si sia informato prima di prendere<br />

una decisione e può farmi solo piacere che assieme<br />

ai capi squadra mi abbia riconfermato. Ho lavorato con<br />

tutta la conoscenza del sistema di Protezione civile del<br />

mio bagaglio personale, con il rigore di cui sono capace<br />

e cercando di trasmettere il mio entusiasmo agli altri. Se<br />

qualcosa di nuovo e di più organizzato è stato fatto è<br />

anche per le competenze del Coordinamento operativo<br />

sezionale che mi ha supportato nelle funzione e quindi il<br />

merito va equamente suddiviso anche tra i componenti<br />

del CoS. Ad ogni modo mi sarebbe piaciuto che vi fosse<br />

stato qualche altro candidato, magari più giovane di me,<br />

a contendermi il ruolo. I giovani portano sempre nuove<br />

idee, concetti, punti di vista, nuovi modelli di riferimento.<br />

Il cambio ai vertici della <strong>Sezione</strong> comporta per la<br />

Protezione civile un ripartiamo da zero, o sarà la<br />

naturale prosecuzione della linea percorsa finora<br />

Credo che la nuova presidenza darà un’ulteriore spinta<br />

alla nostra attività con chiari segnali di tipo organizzativo.<br />

La Legge 81 e tutte le leggi e decreti collegati,<br />

miglioreranno la qualità dei volontari o diventano<br />

un deterrente, al punto di causare un abbandono generale<br />

del volontariato<br />

Penso che la Legge 81 sia da interpretare come un<br />

momento di crescita per un approccio più consapevole<br />

e coscienzioso alle attività di volontariato. Molto probabilmente<br />

ci sarà anche qualche abbandono, ma sono<br />

convinto che sarà solo un fenomeno momentaneo.<br />

Non sarebbe meglio che i volontari di p.c. diventassero<br />

un effettivo corpo dello stato, tipo la guardia<br />

nazionale americana, bene addestrati e qualificati,<br />

con i loro mezzi e le attrezzature adeguate, e che<br />

fossero almeno retribuiti<br />

Se c’è una remunerazione non è più volontariato.<br />

Sarebbe un qualsiasi posto di lavoro e verrebbe sicuramente<br />

a mancare lo spirito altruistico della nostra gente.<br />

Aggiungo però che le istituzioni non dovrebbero soltanto<br />

caricarci di formalità, ma risolvere la disorganizzazione,<br />

i cattivi funzionamenti, le inefficienze ed in<br />

particolare le lungaggini dei rimborsi delle spese vive<br />

sostenute dai volontari che vengono rimborsate soltanto<br />

dopo molti, troppi mesi e che ci costringono a autofinanziarci<br />

con lavori che nulla hanno a che fare con la<br />

protezione civile. Due parole vanno poi spese per i<br />

rimborsi ai datori di lavoro dei volontari, che devono<br />

aspettare anche tre o quattro anni. Queste sono le vere<br />

cause che fanno ritirare i volontari dal nostro ambiente.<br />

La recente assemblea dei volontari di p.c. ha evidenziato<br />

la difficoltà delle squadre a gestire i volontari<br />

e le emergenze in quanto non esiste una modulistica<br />

uniforme per tutto il volontariato Ana: il problema<br />

è di prossima soluzione o permarrà ancora per<br />

tanto tempo questo senso di disagio<br />

Sono convinto che sia solo questione di qualche mese.<br />

Per il momento abbiamo risolto, anche se soltanto in par-


32 - Protezione Civile<br />

te, utilizzando la nostra modulistica sezionale e quella del<br />

Raggruppamento. L’informatica inoltre è il mezzo più<br />

idoneo e certamente il più efficiente e moderno per raggiungere<br />

obiettivi rapidi, precisi, efficaci ed anche economici,<br />

ma non sembra che tutte le squadre abbiano recepito<br />

fino in fondo la necessità e la inevitabilità dell’utilizzo.<br />

Un’altra sensazione di disagio deriva dall’incomprensione<br />

fra alcuni Gruppi alpini e la Protezione<br />

civile alpina e sembra un problema per molti versi<br />

irrisolvibile. Dove nasce questo rifiuto di accettare le<br />

squadre specialistiche al proprio interno, e capire che<br />

invece dovrebbero essere considerate le punte di diamante<br />

dei gruppi e delle zone<br />

Vorrei ricordare che l’intenzione dell’Ana, quando<br />

decise di costituire la Protezione civile alpina, fosse di<br />

far nascere dei nuclei di volontari all’interno dei gruppi<br />

alpini, gestiti dai gruppi stessi. Purtroppo questo non è<br />

avvenuto o è avvenuto solo in parte con il risultato che,<br />

almeno per quanto riguarda la <strong>Sezione</strong> di <strong>Vicenza</strong>, abbiamo<br />

volontari che si iscrivono a squadre che non sono<br />

espressione del proprio Gruppo di appartenenza, snaturando<br />

di fatto tale presupposto.<br />

Dal canto loro molti Gruppi hanno trovato comodo<br />

non avventurarsi in tale iniziativa, forse troppo “moderna”<br />

ed impegnativa, non da ultimo per il lato economico,<br />

fermandosi in attività di routine e strettamente legate<br />

al territorio nella convinzione che l’essere Alpini<br />

fosse questo. Oggi, quando si parla di Ana si parla delle<br />

grandi opere realizzate, ma soprattutto si parla di protezione<br />

civile e questo provoca malumori ed insofferenze<br />

che taluni sfogano tacciandoci di protagonismo. Ma non<br />

tutti i gruppi sono tutti così: alcuni sostengono con decisione<br />

e trasporto le squadre di p.c, anche con finanziamenti.<br />

Speriamo che questa tendenza sia in ascesa.<br />

Per risolvere questo problema basta un intervento<br />

del presidente di sezione, o serve un cambiamento<br />

radicale della mentalità di molti responsabili di gruppo<br />

e di zona<br />

Il presidente, se lo ritiene, potrà certamente dare<br />

direttive in proposito, ma va detto che anche da parte<br />

nostra è necessario sforzarsi di essere collaborativi. Anche<br />

noi facciamo parte dei gruppi alpini ed abbiamo<br />

contribuito con il nostro voto ad eleggere capogruppo e<br />

consiglio direttivo.<br />

La difficile congiuntura economica, mette in crisi<br />

le nostre squadre, obbligate a reperire i fondi necessari<br />

con propri mezzi, non ritieni che questo comporti<br />

uno scollamento delle squadre nei confronti della<br />

<strong>Sezione</strong><br />

Il problema dei fondi è diventato ormai un grosso<br />

problema. Per prima cosa cerchiamo di non perdere di<br />

vista i nostri obiettivi. Credo fermamente che non dobbiamo,<br />

per la smania di essere attrezzati al massimo,<br />

farci coinvolgere in troppe attività che, se da una parte<br />

consentono certamente di reperire i fondi necessari ,<br />

dall’altra rischiano di “stressare” i volontari con il risultato<br />

che quando serve, cioè in caso di emergenza, vengano<br />

a mancare. E’ giusto darsi da fare per cercare di<br />

migliorare, ma non dobbiamo mai dimenticare che siamo<br />

volontari e che la nostra opera va data gratuitamente con<br />

i mezzi di cui disponiamo. E se poi non sono sufficienti<br />

Pazienza. Bisognerà imparare ed avere il coraggio di<br />

saper dire di no. Il nostro motto dovrebbe essere: “facciamo<br />

ciò che possiamo con quello che abbiamo”.<br />

Un accenno lo meritano anche i giovani, che con<br />

i tempi che corrono e la difficoltà di mantenersi il<br />

lavoro, non garantito, dome dovrebbe, dalla legge<br />

194, non possono essere parte attiva, al punto che<br />

viene da pensare che la p.c. operativa sia composta<br />

da pensionati e cassaintegrati.<br />

Purtroppo è così, ma non costituisce un problema. I<br />

nostri pensionati e cassa-integrati sanno e sapranno coprire<br />

i servizi nelle emergenze e nelle non emergenze<br />

fino a che non arriveranno i giovani. Fortunatamente<br />

disponiamo di giovani seri, motivati e competenti che<br />

cercano sempre di fare il possibile per essere presenti.<br />

Certamente non sarebbe male che le istituzioni si dessero<br />

da fare un po’ di più per far crescere presso tutti i<br />

cittadini la cultura della protezione civile, facendo in<br />

modo che non diventi scalpore se un volontario si assenta<br />

dal lavoro per un’emergenza. Questo non vuol<br />

dire che il volontario non debba valutare ed essere sensibile<br />

alle problematiche aziendali,. Ci piacerebbe tanto<br />

che tutto potesse funzionare come funziona in Trentino<br />

Alto Adige. Va aggiunto comunque che i problemi dei<br />

giovani non sono soltanto il lavoro, ma anche la famiglia<br />

formata da poco, i figli piccoli, i mutui da pagare.<br />

Senza le nuove leve che futuro potranno avere le<br />

nostre squadre di p.c.<br />

Sono assolutamente sicuro che sarà comunque un<br />

futuro ricco di soddisfazioni nel vedere raggiunti gli<br />

obiettivi dopo tanti sforzi ed impegno. Ho fiducia in<br />

questi giovani, sono certo che se continueranno ad esserci<br />

persone di buona volontà, come dimostrando di<br />

essere ogni giorno i nostri volontari, non avremo nulla<br />

da temere. Chi lavora con e per gli altri “deve” guardare<br />

al futuro con speranza e fiducia.<br />

* Volontario della squadra di p.c. Ana di Caldogno


Varie - 33<br />

Campo scuola a S. Gottardo<br />

dal 29 giugno al 9 luglio<br />

Ritorna anche quest’estate il campo scuola per ragazzi<br />

di 13 - 14 anni delle scuole, organizzato dall’Unità di protezione<br />

civile dell’Ana di <strong>Vicenza</strong>. Si svolge dal 29 giugno<br />

al 9 luglio nel campo base a San Gottardo dei Berici,a<br />

quota 390, in un’area dotata di ostelo, servizi ed altre strutture<br />

di accoglienza. Scopo dell’iniziativa è far conoscere<br />

le principali attività e i principi che ispirano la Protezione<br />

civile alpina.<br />

In programma lezioni tradizionali tenute da esperti<br />

appartenenti al volontariato di Protezione Civile Ana e<br />

della Regione, incontri, scambi di esperienze con le Organizzazioni<br />

di volontariato e non, simulazioni, role-play ed<br />

in genere attività di gruppo a squadre. Previste anche verfiche<br />

di gruppo, con feedback sul grado di coesione,<br />

sull’attività, sull’organizzazione, sulla percezione della<br />

Protezione Civile, sul raggiungimento delle aspettative<br />

dell’esperienza. Alla conclusione è previsto un test finale,<br />

con esercitazioni sui temi approfonditi e test a domande<br />

chiuse. Partecipano e sostengono l’iniziativa il Comune<br />

di Zovencedo, il Gruppo di San Gottardo Zovencedo e le<br />

Zone Alta Val Liona e Berici settentrionali.<br />

Sgresende<br />

Raggeomcommdottarchingprofavv<br />

Fino alle soglie del XIV secolo, nel nostro Paese<br />

il popolano o servo della gleba non vantava ancora<br />

un cognome da tramandare ai suoi discendenti. Con<br />

il passar dei secoli ci siamo rifatti. Non solo oggi ci<br />

possiamo vantare di un nome e cognome (a volte<br />

addirittura doppi) ma nel parlar comune, nei necrologi,<br />

nell’elenco telefonico, sui biglietti da visita e su<br />

campanelli e citofoni, in molti casi si fanno precedere<br />

i dati anagrafici da titoli onorifici o accademici più<br />

o meno altisonanti: cavaliere, dottore, geometra,<br />

avvocato e via dicendo.<br />

Retaggi anacronistici nella frustra ostentazione di<br />

qualifiche che certifichino un superiore livello intellettuale<br />

o sociale. Ostentazioni che potremmo ancora<br />

giustificare in un ambito professionale ma tra alpini!<br />

Non è forse vero che gia alpin fa grado “Paese che<br />

vai, usanza che trovi” recita un vecchio adagio e quindi,<br />

tra veci e bocia risparmiamoci i raggeomcommdottarcingprofavv;<br />

teniamoci caro il nome che mamma<br />

e papà ci imposero e se proprio vogliamo un marchio<br />

di qualità, che cosa c’è meglio di “Alpino”!<br />

Alpino birichino


34 - Varie<br />

RINNOVO DIRETTIVI per il triennio 2013-2015<br />

Alonte<br />

Capogruppo: Silvano Scalzotto.<br />

Consiglieri: Giuseppe Sarego, Marino Noro, Natalino<br />

Dal Fitto, Giuseppe Tagliaro, Bruno Tagliapietra,<br />

Silvano Viale, Daniele Zeba, Angelo Bressan,<br />

Carlo Bellin, Flaminio Angiari<br />

Brendola<br />

Capogruppo: Giancarlo Lovato.<br />

Consiglieri: Giuseppe Bisognin, Girolamo Corato,<br />

Antonio Cracco, Alberto De Boni, Claudio<br />

Fizzotti, Giuseppe Girardi, Vittorino Gaio, Mauro<br />

Marzari, Ernesto Stenco.<br />

Bressanvido<br />

Capogruppo: Vittorio De Bortoli.<br />

Consiglieri: Piergiuseppe Miolo, Mirco Borga, Paolo<br />

Zonta, Graziano Chemello, Pierantonio Agostini,<br />

Angelo Giacon, Maurizio De Paoli, Enrico Grendene,<br />

Umberto Rizzato, Marco Zampieri, Lino<br />

Campagnolo, Natale Guazzo, Damiano Turco,<br />

Bortolo Cogo, Massimo Bigarella.<br />

Cagnano<br />

Capogruppo: Giovanni Ferrari.<br />

Consiglieri: Rino Sinigaglia, Giuseppe Righetto,<br />

Silvano Canola, Giuseppe Perazzolo, Arrigo Lombardo,<br />

Enrico Ferrari, Enzo Guarato, Mauro Bedin,<br />

Lino Marostegan.<br />

Chiampo<br />

Capogruppo: Valerio Ceretta.<br />

Consiglieri: Luigi Costa, Ruggero Peroni, Gino<br />

Volpiana, Vinicio Ceriolo, Giovanni Maltrotto, Roberto<br />

Negro, Claudio Fracca, Ferruccio Fochesato,<br />

Sergio Dalla Barba, Giampaolo Rossato, Virgilio<br />

Xompero, Claudio Groppo, Gaetano Ballotta,<br />

Lino Cariolato.<br />

Creazzo<br />

Capogruppo: Giuseppe Notarangelo.<br />

Consiglieri: Bruno Dandrea, Gianfranco Dal degan,<br />

Alessandro Bedin, Luciano Biasiolo, Firmino<br />

Cragnaz, Andrea Dal Lago, Bruno Danieli, Siro<br />

Derù, Giancarlo Ferrarin, Lorenzo Mattiello, Pietro<br />

Merlo, Alberto Morbin, Giacomino Nogara,<br />

Gianpietro Pellizzari, Alberto Riva, Giorgio Sanson,<br />

Severino Santacà.<br />

Fara Vicentino<br />

Capogruppo: Giulio Mattarolo.<br />

Consiglieri: Enrico Bonollo, Carlo Dalla Vecchia,<br />

Stefano Dalla Costa, Giovanni Boschiero, Giorgio<br />

Boschiero, Tarcisio Boschiero, Luciano Carollo,<br />

Otello Sperotto, Francesco Brazzale, Antonio<br />

Manzardo, Renzo Pavan, Renato Dalla Costa,<br />

Ferruccio Sperotto.<br />

Maddalene<br />

Capogruppo: Claudio Pertegato.<br />

Consiglieri: Roberto Campagnolo, Augusto Bedin,<br />

Marcello Dal Martello, Vittorio Donadello,<br />

Luigino Ballardin, Giorgio Bonora, Maurizio Maitogno,<br />

Marcello Vezzaro, Domenego Pertegato,<br />

Tarcisio Busato, Giuliano Todero.<br />

Montecchio Precalcino<br />

Capogruppo: Franco Rodella.<br />

Consiglieri: Angelo Dal Ferro, Luigino Dal Santo,<br />

Gianfranco Veroncelli, Girolamo Poli, Roberto<br />

Retis, Roberto Rodella, Floriano Borgo, Massimo<br />

Boscato, Ottorino Buzzanchera, Anddrea G. Gasparotto,<br />

Michele Grende, Luca Lunardi, Luigino<br />

Marangon, Diego Papini, Bruno Pigato, Giuseppe<br />

Pigato, Silvano Sartori.<br />

Monteviale<br />

Capogruppo: Augusto Toldo.<br />

Consiglieri: Giovanni Tonello, Severino Ceccato,<br />

Paolo Toldo, Flaviano Zemin, Vittorio Corato, Mirto<br />

Lorenzato, Domenico Baruffato, Giuseppe Vigolo,<br />

Nicola Cegalin, Giuseppe Cecchetto, Attilio Zorzin<br />

Posina<br />

Capogruppo: Arduino Leder.<br />

Consiglieri: Morano Cervo, Vittorio Gironi, Lorenzo<br />

Losco, Antonio Paita, Remo Bertale, Gianni<br />

Losco, Fabio Zambon, Giuseppe Leder, Dino<br />

Zambon.<br />

San Antonio del Pasubio<br />

Capogruppo: Gianni Pianalto.<br />

Consiglieri: Osvaldo Cartolaro, Emiliano Ceolato,<br />

Valter Cortiana, Denis Lagni, Luciano Penzo, Walter<br />

Penzo, Mauro Pianalto, Orlando Pretto, Fabio<br />

Roso, Paolo Roso, Luigi Sberze, Mirko Tisato,<br />

Carlo Trattenero, Giorgio Zandiri.<br />

San Vito di Brendola<br />

Capogruppo: Palmiro Merlo.<br />

Consiglieri: Rossano Zaltron, Ottorino Menon,<br />

Roberto Bonfante, Emilio Menon, Flavio Cocco,<br />

Mirco Fracasso, Roberto Polo, Damiano Marini,<br />

Fabrizio Rodighiero, Gianni Menon, Adriano Tamiozzo,<br />

Giovanni Gosmin.<br />

Torri-Lerino<br />

Capogruppo: Ottavio Gasparoni.<br />

Consiglieri: Giuseppe Alessi, Antonio Arnosti,<br />

Ezio Dalla Via, Franco Impalmi, Bruno Mioni, Giuseppe<br />

Brojanigo, Antonio Brojanigo, Gianfranco<br />

Catelan, Gianferruccio Cecchetto, Diego Dalla<br />

Vecchia, Davide Campanaro, Paolino Dal Pozzolo,<br />

Danilo Caoduro, Andrea Trevisan, Adone Giacomini,<br />

Franco Mazzaretto, Alessandro Zilio.<br />

<strong>Vicenza</strong> “Giuriolo”<br />

Capogruppo: Dino Dalle Ave.<br />

Consiglieri: Ferdinando Donadello, Alessandro<br />

Addeo, Tullio Otturini, Giorgio De Boni, Maurizio<br />

Buggiarin, Mariano Fincato, Gianfranco Marini,<br />

Gianfranco Rodighiero, Andrea Scarso, Mariano<br />

Voltan.<br />

<strong>Vicenza</strong> “Monte Berico”<br />

Capogruppo: Alberto Pieropan.<br />

Consiglieri: Leonardo Guaiana, Tullio Chemello,<br />

Alberto Chemello, Andrea Basso, Riccardo Bevilacqua,<br />

Giorgio Cappellaro, Alessandro Costa,<br />

Luigi Gramignan, Enrico Pretato, Mario Sinigaglia,<br />

Silvano Spiller, Roberto Tovo, Silvano Zocca.<br />

Villaga-Belvedere<br />

Capogruppo: Francesco Chimento.<br />

Consiglieri: Giancarlo Visentin, Giorgio Danieli,<br />

Otello Bonomi, Raffaele De Mani, Giovanni Canella,<br />

Cristian Faggionato, Mariano Bianco.<br />

Villaverla<br />

Capogruppo: Domenico Benetti.<br />

Consiglieri: Giovanni Canderle, Giuseppe Canale,<br />

Giovanni de Marchi, Gino Benetti, Fantino<br />

Orso, Giovanni Frigo, Giampaolo Bistorte, Silvano<br />

Colautti, Maurizio Costalunga, Andrea Cunico,<br />

Gianfranco Dalla Pria, Camillo Rossato, Alvise<br />

Borgo, Elio Barbieri, Giuseppe Marcante, Lorenzo<br />

Bonato.<br />

Zanè<br />

Capogruppo: Pierantonio Anzolin.<br />

Consiglieri: Giuseppe Bernardi, Marco Brazzale,<br />

Giuseppe Cappozzo, Giorgio Cellere, Gianluca<br />

Cornolò, Bortolo D’Agostini, Ottorino Dalla Valle,<br />

Roberto Fontana, Simone Gecchele, Davide Roncaglia,<br />

Piergiuseppe Roncaglia, Vittorino Sella,<br />

Antonio Simeoni, Gianluigi Terzo.<br />

Si rivedono il 22 settembre<br />

gli artiglieri del Gruppo Pieve<br />

Negli anni dispari s’incontrano gli artiglieri del Gruppo<br />

Pieve di Cadore di artiglieria da montagna (Reparto comando<br />

37 38 e 50 Btr) e quest’anno siamo arrivati al 15°<br />

appuntamento, in programma il 22 settembre a Romano<br />

d’Ezzelino, con inizio alle 10.30 al ristorante “Al pioppeto”.<br />

Per informazioni ed adesioni contattare Giorgio Carli<br />

(0424 36876), Nicola Russo (049 8670007) oppure Franco<br />

Rodella (0446 864621).


Varie - 35<br />

Il 25 agosto la festa del Btg Pieve di Cadore<br />

Si avvisano tutti gli Alpini che hanno prestato servizio nel Battaglione ”Pieve di Cadore”, compagnie Comando, 67, 68,<br />

75 e 167 mortai a Tai, Pieve e Santo Stefano di Cadore, che la festa annuale del Battaglione si terrà domenica 25 Agosto<br />

con il seguente programma: ore 9.30 messa nel duomo di Pieve di Cadore; 10,30 alzabandiera e deposizione di<br />

corona sulla lapide che ricorda i Caduti Cadorini, in piazza Tiziano.<br />

Alle 11 sfilata dalla piazza di Pieve fino alla piazza d’armi della caserma “Calvi” di Tai, alzabandiera e deposizione di<br />

corona al monumento ai Caduti del Battaglione, brevi interventi delle autorità civili e militari. Infine la tradizionale<br />

bicchierata sotto il capannone dell’autoparco, con possibilità di rinnovo iscrizione all’associazione “Veci del Cadore”<br />

e acquisto dello scudettino in argento dell’Associazione stessa e dei due volumi che raccontano la storia e i fatti d’arme<br />

del Battaglione.<br />

Per chi lo desidera c’è la possibilità di consumare il pranzo preparato dagli alpini del gruppo di Pieve sotto la volta del<br />

Palazzo del Ghiaccio di Tai.<br />

Nati<br />

San Pietro in Gu<br />

E’ una festa di tutto il<br />

Gruppo di S. Pietro in<br />

Gu la nascita del piccolo<br />

Tommaso Pagin. Il papà<br />

Simone infatti è tesoriere<br />

e il nonno, Eligio<br />

Baggio, consigliere. Eccolo<br />

nella foto, in braccio<br />

alla mamma Barbara:<br />

per lui è già pronto il<br />

cappello alpino!<br />

Barbarano<br />

Jacopo Carboniero di Michele e Carmen Baù<br />

Fara Vic.<br />

Gabriele Bonato di Christian ed Elisa<br />

Torri Lerino<br />

Riccardo Pedrazzoli, di Alessandro e Deborah<br />

Muraro<br />

Valli del Pasubio<br />

Rachele Dalla Riva di Raffaele e Natascia Sbabo<br />

Riccardo Dalla Riva di Francesco e Federica Ponza<br />

Vancimuglio<br />

Gabriele Chimento di Daniele e Sara Pendin<br />

Belle famiglie<br />

Elio Dal Lago, classe1927,<br />

del Gruppo Belluno 3° Artiglieria<br />

di montagna, Gruppo<br />

alpini di Enna Santacaterina<br />

(VI), è qui ritratto assieme al<br />

pronipote Leonardo.<br />

Gambellara<br />

Simone Peroni di Valter e Cosetta Fossà<br />

S. Rocco di Tretto<br />

Maria Raumer di Oscar e Marisa Acquasalemme<br />

Santorso<br />

Anna Dalla Vecchia di Cristian e Milly Balasso<br />

Elena Zaltron di Sergio e Sonia Calgaro<br />

Schio<br />

Gloria e Paride Bovolenta, di Marco e Rita Strobbe<br />

Seghe di Velo<br />

Ester Zoe Mosele di Federico e Barbara Fontana<br />

Lorenzo Dalla Vecchia di Gianni e Ivana<br />

Hanno fatto tutti<br />

la naja a Feltre,<br />

papà e nonni della<br />

piccola Linda<br />

Dal Barco, qui<br />

ripresa con la<br />

mamma Laura<br />

Boschetto. Il papà<br />

Luca era al<br />

Settimo nel 1999,<br />

il nonno Raffaele 32 anni prima. Era invece al Gruppo<br />

Agordo nel ‘72 il nonno materno, Alfredo Boschetto.


36 - Belle Rubrica notizie<br />

Nozze di smeraldo<br />

Alessandra<br />

Perina<br />

e Giovanni<br />

Lonardi<br />

Barbarano<br />

Giuseppe<br />

Scalzotto e<br />

Fleride<br />

Viadarin<br />

Barbarano<br />

Nozze di diamante<br />

Eugenio<br />

Gaspari<br />

ed Elvira<br />

Gatto<br />

Maddalene<br />

Anna Savio<br />

e Giuseppe<br />

Zordan<br />

Isola<br />

Bruno<br />

Tagliapietra<br />

e Lidovina<br />

Bianco<br />

Nozze d’oro<br />

Alonte<br />

Giuseppe<br />

Duso e<br />

Annalisa<br />

Iacquemai<br />

Lugo<br />

Rino e<br />

Maddalena<br />

Filippi<br />

Castelnovo<br />

Montecchio Precalcino<br />

Giovanni A.<br />

Gasparotto e<br />

M. Germana<br />

Dal Santo


Belle Rubrica notizie - 37<br />

Montecchio Precalcino<br />

Posina<br />

Guido<br />

Putelli<br />

e Norma<br />

Azzolin<br />

Vanda<br />

Serman e<br />

Dino<br />

Zambon<br />

Pietro<br />

Zenare e<br />

Onorina<br />

Graziani<br />

Francesco<br />

Rizzo<br />

e Bruna<br />

Matteazzi<br />

Sandrigo<br />

Pianezze<br />

San Rocco di Tretto<br />

Vittorio Zolla<br />

e Adriana<br />

Valdemarca<br />

Gino<br />

Dall’Alba e<br />

Imelda<br />

Calgaro<br />

Giuseppe<br />

Porro<br />

e Ivana<br />

Malosso<br />

Polegge<br />

Nozze d’argento<br />

Luciana<br />

Zanconato<br />

e Gino<br />

Bauce<br />

Molino di Altssimo


38 - Un Rubrica nostro amico hai chiesto alla montagna<br />

Calvene<br />

Cogollo del Cengio<br />

Agugliaro<br />

Barbarano<br />

Italo Binotto<br />

1939 - Pionieri Cadore<br />

Gino Baldo<br />

Alpino<br />

Campiglia d. B.<br />

Vittorio Frigo<br />

1922<br />

Aldo Zaffonato<br />

1931 - Btg. Tolmezzo<br />

Altavilla<br />

Narciso Nicoli<br />

1920 - Reduce di Russia<br />

Giovanni Brazzale<br />

1959 - Alpino<br />

Camisano vic.<br />

Fernando Zappon<br />

Alpino<br />

Carrè<br />

Armando Dall’Osto<br />

1936 - 6° Rgt. Art. Mont.<br />

Mario Zanella<br />

1937 - Btg. Belluno<br />

Arsiero<br />

Igino Loro<br />

1932 - Btg. Feltre<br />

Flavio Navioli<br />

1938 - Btg. Belluno<br />

Giuseppe Filippi<br />

1932 - Alpino<br />

Giovanni Panozzo<br />

1931 - Alpino<br />

Costabissara<br />

Fioravante Martini<br />

1933 - Alpino<br />

Arzignano<br />

Ermenegildo Veronese<br />

1946 - 7° Rgt. Alpini<br />

Caldogno<br />

Dino Milan<br />

1941 - 6° Rgt. Art. Mont.<br />

Francesco Filippi<br />

1935 - Alpino<br />

Cervarese Rovolon<br />

Roberto De Antoni<br />

1941 - Servizi Julia<br />

Creazzo<br />

Giovanni Battista Carlotto<br />

1929 - Btg. Feltre<br />

Gianfranco Faccin<br />

1938 - 6° Rgt. Art. Mont.<br />

Gino Milan<br />

1934 - Alpino<br />

Gianni Peruzzo<br />

1947<br />

Chiuppano<br />

Tino Cera<br />

1939 - 12° Car Verona<br />

Gianmarco Codiferro<br />

6° Rgt. Art. Mont.<br />

Gino Bertoldo<br />

1950 - Btg. Belluno<br />

Angelo Braggino<br />

1934 - Alpino<br />

Tarcisio De Rossi<br />

1931 - 7° Rgt. Alpini<br />

Attilio Melison<br />

1925 - Alpino


Rubrica - 39<br />

Fara Vic.<br />

Mosson<br />

Sovizzo<br />

Valli del Pasubio<br />

Bruno Dalla Costa<br />

Btg. Bassano<br />

Lugo<br />

Gaetano Toniolo<br />

1928 - Btg. Feltre<br />

Motta<br />

Pietro Battistella<br />

1951 - Alpino<br />

S. Germano<br />

Natale Sandri<br />

1929 - 7* Rgt Alpini<br />

Tavernelle<br />

Luciano Chiumenti<br />

1935 - Alpino<br />

Luigi Polga<br />

1929 - 7° Rgt. Alpini<br />

Meledo<br />

Pietro Lora<br />

1927 - Btg. Bolzano<br />

Giorgio Menoncin<br />

1931 - Btg. Belluno<br />

S. Giovanni in Monte<br />

Luigi Vantin<br />

1935 - Btg. Belluno<br />

Thiene<br />

Fioravante Cumerlato<br />

1929 - Alpino<br />

Velo d’Astico<br />

Giovanni Cariolato<br />

1943 - alpino<br />

Montegalda<br />

Aldo Barcaro<br />

1929 - Gr. Gemona<br />

Poiana M.<br />

Benvenuto Gianello<br />

1920 - Btg. <strong>Vicenza</strong><br />

Sarego<br />

Giacomo Marcante<br />

1932 - Gr. Belluno<br />

Mario Fabrello<br />

1931 - Gr. Bassano<br />

<strong>Vicenza</strong> M. Berico<br />

Luigi Prendin<br />

1935 - 7° Rgt. Alpini<br />

Montorso<br />

Severino Ghirotto<br />

Alpino<br />

Ponte di Barbarano<br />

Renzo Tassoni<br />

1946- Gr. Agordo<br />

Sandrigo<br />

Mario Conzato<br />

1923 - Btg. Val Leogra<br />

Torreselle<br />

Giorgio Rezzadore<br />

1935 - Btg. Feltre<br />

Zugliano Grumolo<br />

Massimiliano Lucato<br />

1931 - Btg. Feltre<br />

Feliciano Pozza<br />

1935 - Gr. Belluno<br />

Povolaro<br />

Luigino Marangoni<br />

Gr. Agordo<br />

Giovanni Giuriato<br />

1931 - 6° Rgt. Art. Mont.<br />

Torri Lerino<br />

Alvise Leonardi<br />

1922 - 9° Rgt. Alpini Russia<br />

Armando Pivotto<br />

1939 - Btg. Pieve di Cadore<br />

Giancarlo Lupato<br />

1942 - 6° Rgt. Art. Mont.<br />

Marino Lovo<br />

4° Genio Tridentina<br />

Marco Mioni<br />

1948 - Gr. Bassano


ore 11.30<br />

ore 19.30<br />

Ore 10.00<br />

Ore 17.40<br />

Ore 18.15<br />

Ore 19.00<br />

Ore 20.30<br />

Ore 9.00<br />

Ore 9.30<br />

Ore 18.00<br />

Venerdì 14<br />

Alzabandiera in piazza A. Rossi<br />

Serata verde con carosello di fanfare<br />

Sabato 15<br />

Ossario del Pasubio: Alzabandiera e onori ai Caduti<br />

Schio, piazza Statuto.<br />

Onori al Labaro nazionale Ana<br />

e al Gonfalone della Città di Schio<br />

Sacrario di SS. Trinità: Onori ai Caduti<br />

Duomo: Messa solenne<br />

Schio centro: fanfare e bande in libertà con<br />

concerto finale in piazza Falcone e Borsellino<br />

Concerti corali nelle chiese di SS. Trinità e S. Croce<br />

Domenica 16<br />

Ammassamento in quartiere SS. Trinità<br />

Inizio della sfilata<br />

Piazza A. Rossi: Ammainabandiera

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