Nello zaino - Sezione Vicenza
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8- <strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong><br />
Alpini “presenti” a Velo d’Astico per i 35 anni dalla morte di mons. Galloni<br />
OMAGGIO ALL’ANGELO DEL PASUBIO<br />
Alpini, alfieri, vecchi allievi, persone giunte anche<br />
di lontano hanno reso omaggio a mons. Francesco Galloni,<br />
ricordato nella sua Montanina a 35 anni dalla<br />
scomparsa.<br />
“Prete sospeso tra oriente e occidente, tra Bulgaria e<br />
Pasubio - ha detto don Stefano Mazzola, presiedendo la<br />
concelebrazione eucaristica sulla spianata della villa. La<br />
nostra non dev’essere però semplice memoria, rimpianto<br />
nostalgico, ma impegno per marciare sulla rosa dei venti<br />
indicata da questo poliedrico sacerdote, tenace e ottimista<br />
anche quando i cieli sembravano chiudersi”.<br />
I messaggi arrivati, letti da Dino Stella, direttore del<br />
coro Montanina-Eco della valle, hanno delineato il profeta<br />
dell’ecumenismo: “una stella che illumina i miei<br />
passi - ha scritto mons. Francesco Capovilla, segretario<br />
di Papa Giovanni XXXIII - pellegrino dell’Assoluto,<br />
apostolo della Pro Oriente...”.<br />
Poi, gli interventi del sindaco Giordano Rossi, del<br />
consigliere provinciale Fernando Zanini, del presidente<br />
della sezione Ana di <strong>Vicenza</strong> Giuseppe Galvanin. “Per<br />
noi alpini - ha affermato Galvanin - don Francesco è una<br />
stella che seguiamo, un esempio di servizio, in soccorso<br />
dei poveri, dei bisognosi. È uno dei nostri miti”.<br />
Denso di significati il discorso del vicesindaco Chiara<br />
Lorenzato, che ha ripercorso con emozione la vita di Galloni:<br />
la sperimentazione dell’amore fraterno sul Pasubio,<br />
tra gli alpini; la fondazione dell’Opera Pro Oriente in Bulgaria,<br />
con un lavoro distrutto dalla repressione comunista;<br />
la costruzione della chiesetta di Sette Croci, sul suo Pasu-<br />
bio, giusto 50 anni fa; le scuole da lui fondate alla Montanina,<br />
nido poetico e centro di formazione.<br />
A ricordare l’“Angelo del Pasubio” e l’epopea della<br />
Grande Guerra è stato lo storico Luigi Cortelletti, che nel<br />
suo excursus ha citato le motivazioni delle tre medaglie<br />
d’onore attribuite a don Francesco, cappellano militare del<br />
Btg Monte Suello, in generoso soccorso dei suoi alpini<br />
tanto sul Dente, che sul trincerone dello Zugna, che a Porte<br />
del Pasubio. L’omaggio alla tomba, sulle note del silenzio<br />
fuori ordinanza, ha suggellato la memoria per l’anticipatore<br />
dell’ecumenismo e per un grande alpino, che a<br />
Villa Montanina aveva saputo trovare ulteriori motivi per<br />
dare continuità ad un apostolato senza frontiere.<br />
Giovanni M. Filosofo<br />
PENSARE AL FUTURO. SE NON ORA, QUANDO continua da pag. 3<br />
ancora: fino a quando gli alpini potranno continuare a essere un punto di riferimento nelle nostre comunità, soprattutto<br />
in quelle più piccole Mi riferisco in particolare alla nostra protezione civile che mette sul campo la riconosciuta<br />
e apprezzata professionalità dei volontari, il valore aggiunto dell’esperienza acquisita in una moltitudine<br />
di contesti, la preparazione curata al dettaglio e l’umanità verso gli altri, già insita nella nostra associazione,<br />
ma che attraverso la protezione civile ha nel tempo aggiunto nuova linfa e nuove motivazioni.<br />
Così come dobbiamo insistere sui giovani alpini: motivarli, aiutarli e coinvolgerli nei quadri decisionali dell’Associazione.<br />
Persone giovani vuol dire idee nuove, vuol dire soprattutto nuove forze, vuol dire futuro. Ai “veci” dico: non<br />
abbiate paura dei giovani, delle loro iniziative e del loro modo di pensare. L’Associazione non si può permettere, oggi<br />
meno che mai, di “tirare avanti” con iniziative e modi di pensare nella gestione dei gruppi che potevano andar bene<br />
trent’anni fa ma che ora, alla luce della contemporaneità, appaiano decisamente inadeguati. L’alpino accorto sa cosa<br />
mettere nello <strong>zaino</strong> prima di incamminarsi verso la vetta, il sovrappiù lo lascia a casa. Il fulcro della questione è<br />
proprio cosa potrà mettere nello <strong>zaino</strong> la sezione per il cammino degli anni a venire e, soprattutto, chi dovrà portarlo.<br />
Ed è chiaro che anche con tutta la buona volontà alpina, sarà una salita che non potremmo affrontare in solitaria.<br />
Giuseppe Galvanin