Nello zaino - Sezione Vicenza
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10 - <strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong><br />
GRAZIE MATTEO, SIAMO FIERI DI TE<br />
Uno struggente ricordo dell’alpino caduto in Afghanistan in due lettere scritte dai genitori<br />
Sono di tutta Italia gli alpini caduti in Afghanistan, ma<br />
solo la sezione di <strong>Vicenza</strong> è stata autorizzata dall’Ana nazionale<br />
a sfilare a Torino con uno striscione per ricordare<br />
il suo: “Matteo presente sfila con noi”. Lo portavano<br />
alpini vicentini e commilitoni di Matteo Miotto, in abiti civili<br />
per “ordini superiori”. Al suo passaggio un applauso<br />
in più si è aggiunto ai tanti che accompagnavano gli<br />
alpini e un momento di commozione è seguito alle parole<br />
dello speaker e si è allargato fra alpini e pubblico.<br />
Uno struggente ricordo di Matteo Miotto lo dedicano<br />
agli alpini vicentini i genitori, mamma Anna e papà<br />
Franco, quasi a ringraziarli di tante manifestazioni di<br />
affetto, di vicinanza e di partecipazione al loro dolore.<br />
Due lettere che vanno diritte al cuore, che vogliono far<br />
sapere a tutti chi fosse Matteo. Nell’animo dei genitori<br />
affiorano dolci ricordi, il dolore che il tempo non affievolisce,<br />
l’orgoglio che il loro bambino fosse diventato<br />
un grande uomo, il rimpianto di non vederlo più.<br />
*****<br />
Matteo... la mamma ti ringrazia.<br />
Ogni mattina mi alzo e il primo pensiero va a voi: i<br />
miei figli. Dario si avvia al lavoro e Matteo... vado in<br />
terrazza dove c’è la bandiera che lui ha messo prima di<br />
partire e che avrebbe tolto solo al suo ritorno. Ora è là...<br />
la tocco... e la saluto.<br />
Al mattino, verso le 8 mi chiamavi al telefono: «Ciao<br />
mamma, come va» La mia risposta era sempre la stessa:<br />
«Bene, e tu» Cercavo di raccontargli tante cose, ma<br />
le parole si affollavano disordinatamente, tanto era grande<br />
il piacere di sentirti e tu, per fortuna, riuscivi a “sentire”<br />
i miei pensieri e, anche, le mie paure. Riuscivi a<br />
tranquillizzarmi e tirarmi su il morale.<br />
La passione per il tuo lavoro era così forte che non ti<br />
lamentavi anche se era faticoso: il tuo cuore era pieno di<br />
entusiasmo, tanto eri convinto e sicuro di ciò che facevi.<br />
Eri riuscito a convincere anche me sulla sua importanza e<br />
utilità, mi avevi fatto superare paure e incertezze e ancora<br />
adesso sono sicura che solo chi ha inseguito e realizzato<br />
un proprio sogno può dire di avere veramente vissuto.<br />
Matteo, sei un ragazzo pulito, semplice, molto determinato.<br />
Avevi grandi valori e ideali in cui credevi fermamente;<br />
generoso e altruista come hanno confermato<br />
le tue lettere e il modo in cui sei rimasto vittima, laggiù<br />
in Afghanistan.<br />
Quando eri a Belluno, tornavi a casa il venerdì pomeriggio<br />
e, prima di ritrovare i tuoi amici, andavi a salutare<br />
i miei genitori. «Ciao bocia, gheto magnà» era<br />
la preoccupazione principale di mio papà, visto che lui<br />
in guerra aveva sofferto la fame. Vi scambiavate opinioni,<br />
come due vecchi commilitoni sul servizio militare<br />
di una volta paragonato a quello dei nostri giorni.<br />
Poi c’era Giulia, il tempo con lei volava, ne sono sicura,<br />
bastava guardarvi! Anche gli amici reclamavano<br />
la loro parte, immagino le risate, gli schiamazzi e gli<br />
scherzi che solo chi è giovane come voi può organizzare.<br />
Il sabato incontravi il papà e riesco ancora ad immaginare<br />
i vostri discorsi “tra uomini”.<br />
La domenica a mezzogiorno i nostri pranzi erano accompagnati<br />
dalla tradizionale polenta che ti piaceva tanto<br />
e, davanti al suo calore rassicurante ci raccontavamo