VIGODARZERE: e il suo territorio - Giuliocesaro.it
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si tratta di un atto notar<strong>il</strong>e in cui si attesta che Ermiza e altre<br />
persone della famiglia Camposampiero, donano all'abbazia dei benedettini<br />
di SS. Eufemia e Pietro (s<strong>it</strong>uata presso Abbazia Pisani),<br />
cento e sessantotto massarizie, di cui due poste nel paese chiamato<br />
Saletto vicino al Brenta (in v<strong>il</strong>la quae dic<strong>it</strong>ur Saletum pmpe<br />
Brenlam), allora ancora s<strong>it</strong>uato nel com<strong>it</strong>ato Trevisano. Le massarizie,<br />
poderi rurali dai dieci ai trenta campi l'una, erano lavorate,<br />
dice <strong>il</strong> documento, da un certo Gisberto e Martino. 8<br />
Nel Codice Diplomatico, Saletto ricompare altre due volte.<br />
Nel 1127 M<strong>il</strong>one di Giovanni Ponga di Fontaniva fa <strong>il</strong> testamento<br />
e lascia alla figlia dieci massarizie, di cui una posta a Saletto. 9<br />
Nel 1142 un atto notar<strong>il</strong>e riporta la donazione ai canonici di Padova<br />
fatta da un certo Bivulvo, Giordana e Toprando - di<br />
vari beni, tra cui un manso s<strong>it</strong>uato a Saletto e retto da Domenico<br />
Balbo .10<br />
2) FEUDO DEL VESCOVO DI PADOVA<br />
SALETTO - Chiesa parrocchiale e canonica.<br />
ricordate entrambe, e prima del 1297, in quanto le Rationes decimarum<br />
ricordano solo la chiesa di S. S<strong>il</strong>vestro di Saletto.<br />
Il primo documento scr<strong>it</strong>to che nomini Saletto è del 1085:<br />
favore della Chiesa. La Donatio Costantini, apocrifo dell'VIII secolo, con <strong>il</strong> qu~le<br />
si pretese di giustificare l'origine del potere temporale d~l papa: afferma che Costantino<br />
donò la c<strong>it</strong>tà di Roma a papa S<strong>il</strong>vestro, quando deCIse d! fondare CostantI'<br />
nopoli. «In conclusione si può dire che la personal<strong>it</strong>à di S<strong>il</strong>vestro rimane u~a figura<br />
di secondaria importanza nella storia della Chiesa, e può essere solo parzlalment:<br />
rivalutata per <strong>il</strong> culto tributatogli, che ha sempre goduto di una grande popola;zta,<br />
essendo stato uno dei primi santi non martiri ad essere venerato con culto. hturgico<br />
». La sua iconografia si basa principalmente sugli episodi più sp~ttacola~l del.l~<br />
leggenda e ne è tutta permeata, anche se <strong>il</strong> santo vi appare, come glUsto, 111 abltl<br />
pontificali, con tiara e croce a tripla traversa.<br />
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I vescovi, divenuti feudatari della zona, misero a capo<br />
dei vari centri i cosiddetti «vassalli», specie di fattori che<br />
tutelavano i dir<strong>it</strong>ti del padrone. Erano dette curie, cioè centri amministrativi<br />
di corti minori, S. Giorgio delle Pertiche, dove erano<br />
feudatari i da Marostica, e S. Andrea di Codiverno, dove<br />
comandavano gli eredi di Giovanni Sicherio.<br />
« Altri vassalli nob<strong>il</strong>i del vescovado, prosegue <strong>il</strong> Brunacci,ll<br />
8 A. GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>., I, d. 285, p. 309.<br />
9 A. GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>., II, d. 176, p. 14l.<br />
10 A. GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>., II, d. 406, p. 303. Documenti sim<strong>il</strong>i sono <strong>il</strong> feudo<br />
di Astallo Aleardo da Tavo (1287), l'invest<strong>it</strong>ura di Onorio da Vigodarzere (1336),<br />
la rinuncia del parroco don Giovanni Blondelli (1351), la nomina del feudatario<br />
Francesco da Carrara (1371). A. GLORIA, Il <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> padovano <strong>il</strong>lustrato Padova<br />
1862, voI. II, p. 135. ' ,<br />
11 G. BRUNACCI (1711-1772), Storia ecclesiastica di Padova, ms. B.P. 782 della<br />
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