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VIGODARZERE: e il suo territorio - Giuliocesaro.it

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L'insediamento longobardo diventa <strong>il</strong> centro economicoamministrativo<br />

della zona. Lasciò ricordo di sé, oltre che nel documento<br />

c<strong>it</strong>ato, nell'origine del nome e nel t<strong>it</strong>olo l<strong>it</strong>urgico della<br />

arcipretale, S. Martino di Tours. 3<br />

Il toponimo si prestò a più interpretazioni, dati<br />

parecchi<br />

tra cui la corte di Vigodarzere e <strong>il</strong> castrum col distretto e gli uomini liberi detti dal<br />

volgo Arimanni ».<br />

3 G. P. BOGNETTI, l «Iaea sanctorum» e la storia della Chiesa nel regno d~i<br />

Longobardi, in «Riv. di storia della Chiesa l>, VI (1952), pp. 165-204.<br />

Sono t<strong>it</strong>oli l<strong>it</strong>urgici, tipicamente longobardi, S. Giorgio, <strong>il</strong> leggendario cavaliere<br />

martire (S. Giorgio delle Pertiche), S. Martino di Tours, patrono della conquista<br />

missionaria romana tra gli Ariani (Vigodarzere), S. Pietro, patrono del Paradiso<br />

(Camposampiero), S. Eufemia, vergine e martire molto venerata dai bizantini e poi<br />

dai longobardi (Altichiero, Borgoricco), e soprattutto S. Michele Arcangelo (Torre,<br />

Vaccarino), patrono assieme a S. Giorgio del regno longobardo in Italia (vedi anche<br />

G. FASOLI, Tracce di insediamenti longobardi nella zona pedemontana fra <strong>il</strong> Piave e<br />

l'Astieo e nella pianura tra Vicenza, Treviso e Padova, Spoleto, 1952).<br />

S. Martino di Tours (316 o 317-397), nacque in Ungheria, dove <strong>il</strong> padre era<br />

ufficiale dell'eserc<strong>it</strong>o in una c<strong>it</strong>tà di guarnigione della frontiera. Ancora bambino<br />

si trasferl col padre a Pavia dove iniziò la carriera m<strong>il</strong><strong>it</strong>are. Qui conobbe <strong>il</strong> cristianesimo.<br />

Ad Amiens, dove era stato trasfer<strong>it</strong>o, durante una ronda notturna di ispezione,<br />

incontrò nel cuore dell'inverno un povero seminudo e, non avendo più denari, prese<br />

la spada, tagliò in due la propria clamide (ne staccò, cioè, la {edera di pelliccia) e<br />

ne donò la metà al povero. La notte seguente egli vide in sogno <strong>il</strong> Cristo, rivest<strong>it</strong>o<br />

della metà del <strong>suo</strong> mantello m<strong>il</strong><strong>it</strong>are, che diceva agli angeli: «Martino, ancora catecumeno,<br />

mi ha coperto con questo mantello ». Sub<strong>it</strong>o dopo ricevette <strong>il</strong> battesimo:<br />

aveva 22 o 23 anni.<br />

Sulla quarantina decise di lasciare le armi e farsi monaco. Si recò dapprima<br />

a Po<strong>it</strong>iers, presso <strong>il</strong> santo vescovo Ilario e poi in Pannonia a trovare i <strong>suo</strong>i vecchi<br />

gen<strong>it</strong>ori. Qui riuscì a convertire la madre, inoltre, poiché nella regione dominava<br />

l'eresia ariana, Martino divenne <strong>il</strong> martello degli eretici. Scacciato si recò a M<strong>il</strong>ano,<br />

ma anche qui fu mandato via dal Vescovo ariano. Si recò allora a Po<strong>it</strong>iers presso<br />

S. Ilario che lo ordinò sacerdote. Qui per poter realizzate <strong>il</strong> <strong>suo</strong> antico sogno di v<strong>it</strong>a<br />

erem<strong>it</strong>ica, si r<strong>it</strong>irò fuori della c<strong>it</strong>tà.<br />

Per la sua fama di taumaturgo, fu fatto, a voce di popolo, Vescovo di Tout's.<br />

Durante <strong>il</strong> <strong>suo</strong> episcopato, che durò 26 anni, fu attivo ed energico difensore e<br />

propagatore della fede, soprattutto nelle campagne, nonché fondatore di numerosi<br />

monasteri. Lottò contro la miseria e l'ingiustizia, e fu <strong>il</strong> difensore dei deboli. Morì<br />

1'8 novembre del 397, ma i funerali ebbero luogo 1'11, giorno nel quale è venerato.<br />

La tradizione posteriore lo fece protettore dei conuni, dei soldati e dei vi andanti.<br />

(J. LAHAcHE, S. Martino, Vescovo di Tours, in «Bibliotbeca Sanctorum l>, Roma, 1967,<br />

voI. VIII, pp. 1248-1291).<br />

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significati del termine latino agger 4 da cui deriva: argine di fiume,<br />

terrapieno, riparo, fortificazione.<br />

Il Gloria, giudicando che l'uso di argini artificiali fosse ignorato<br />

e non praticato prima della fine del XII secolo, collega <strong>il</strong><br />

toponimo Arzere al terrapieno stradale dell' Aurelia o di via di<br />

Val Medoacì. 5 L'ipotesi ha forti riserve per <strong>il</strong> fatto che dove<br />

correvano vie romane sopraelevate rimasero reliquie dell'argine<br />

e toponimi frequenti a ricordarlo, ciò che non si verifica in<br />

questo caso. Inoltre questo ipotetico argine stradale, non provato,<br />

appare anche inut<strong>il</strong>e, dato l'antico corso del Brenta. 6<br />

Secondo l'autore, data la colonizzazione romana della zona ,<br />

non è improbab<strong>il</strong>e che <strong>il</strong> nome arzere derivi dal terrapieno (vallum)<br />

agger) di un precedente castelliere romano. Questi comin<br />

ciarono a essere costru<strong>it</strong>i dalla fine del II secolo in poi, per di,<br />

fendere le c<strong>it</strong>tà e le campagne dalle invasioni barbariche e perché<br />

fossero di rifugio, contro gli invasori, delle inermi popolazioni<br />

rurali. È appunto in queste local<strong>it</strong>à, di sol<strong>it</strong>o importanti centri<br />

demografici e strategici, che i longobardi si insedieranno.<br />

È probab<strong>il</strong>e anche che i longobardi lo abbiano potenziato,<br />

contro i bizantini arroccati al di là del Brenta.<br />

L'ipotesi dell'origine romana del nome arzere sarebbe confermata<br />

anche dal suffisso vicus (v<strong>il</strong>laggio), proprio dei tempi<br />

romani e non dei medioevali, per cui questo t<strong>it</strong>olo si è tramandato<br />

ai v<strong>il</strong>laggi perché lo avevano nei tempi romani, e non fu<br />

4 D. OLIVIERI, T'oponomastiea Veneta, Venezia, 1961, p. 120: Vigodarzere da<br />

Vicus - aggeris (v<strong>il</strong>laggio dell'arzere).<br />

5 A. GLORIA, L'agro patavino dai tempi romani alla pace di Costanza, Padova,<br />

1880-81, pp. 109 e 138. L'ipotesi è confermata dal suffisso vieus, proprio secondo<br />

<strong>il</strong> Gloria, dei tempi romani.<br />

'<br />

6 C. GASPAROTTO, La via «Padova-Camposampiero» in età romana in «Il<br />

Santo. Riv. antoniana di storia, dottrina e arte », I, 2 (maggio-agosto 1961'), p. 78.<br />

Dopo aver cr<strong>it</strong>icato l'ipotesi del Gloria, presenta la sua: «Il toponimo Arzere deriva<br />

dall'argine del nuovo alveo del Brenta, che natura e uomo vennero, in qualche<br />

modo, formando anteriormente al secolo X », senza approfondire maggiormente la<br />

questione.<br />

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