CAPITOLO I <strong>VIGODARZERE</strong> 1) ORIGINE LONGOBARDA DI <strong>VIGODARZERE</strong> Vigodarzere nel periodo romano, come abbiamo visto, faceva parte della colonia di Camposampiero, densamente popolata. Con l'invasione longobarda, passa sotto <strong>il</strong> ducato di Treviso, e si deve a questo periodo le prime notizie della sua esistenza. I Longobardi, scesi in Italia nel 568-69 con Alboino, nella loro marcia seguirono un tracciato ben defin<strong>it</strong>o, dislocando nei punti strategici gruppi gent<strong>il</strong>izi (fare) per formare le cosiddette arimannie di difesa. Da noi prima occuparono i valichi pedemontani del bassanese, poi si insediarono nei punti dove già i romani avevano costru<strong>it</strong>o dei castellieri di difesa. Non potendo conquistare Padova, ben difesa dai bizantini, arroccati a Torre,! al di là del Brenta, si insediarono a Vigodarzere, cost<strong>it</strong>uendovi una arimannia. 2 ! C. GASPAROTTO, Torre: da fortezza bizantina alla grande Padova, in «C<strong>it</strong>tà di Padova », rivista del Comune, anno VII, n. 5-6, 1967, p. 40. 2 A. GLORIA, Codice diplomatico padovano dal 1101 alla pace di Costanza (1183), Venezia, 1879-1881, voI. II, d. 834, p. 112. «Federico I imperatore, nel 1163 prende sotto la sua protezione i beni del monastero di S. Zenone di Verona, 59
L'insediamento longobardo diventa <strong>il</strong> centro economicoamministrativo della zona. Lasciò ricordo di sé, oltre che nel documento c<strong>it</strong>ato, nell'origine del nome e nel t<strong>it</strong>olo l<strong>it</strong>urgico della arcipretale, S. Martino di Tours. 3 Il toponimo si prestò a più interpretazioni, dati parecchi tra cui la corte di Vigodarzere e <strong>il</strong> castrum col distretto e gli uomini liberi detti dal volgo Arimanni ». 3 G. P. BOGNETTI, l «Iaea sanctorum» e la storia della Chiesa nel regno d~i Longobardi, in «Riv. di storia della Chiesa l>, VI (1952), pp. 165-204. Sono t<strong>it</strong>oli l<strong>it</strong>urgici, tipicamente longobardi, S. Giorgio, <strong>il</strong> leggendario cavaliere martire (S. Giorgio delle Pertiche), S. Martino di Tours, patrono della conquista missionaria romana tra gli Ariani (Vigodarzere), S. Pietro, patrono del Paradiso (Camposampiero), S. Eufemia, vergine e martire molto venerata dai bizantini e poi dai longobardi (Altichiero, Borgoricco), e soprattutto S. Michele Arcangelo (Torre, Vaccarino), patrono assieme a S. Giorgio del regno longobardo in Italia (vedi anche G. FASOLI, Tracce di insediamenti longobardi nella zona pedemontana fra <strong>il</strong> Piave e l'Astieo e nella pianura tra Vicenza, Treviso e Padova, Spoleto, 1952). S. Martino di Tours (316 o 317-397), nacque in Ungheria, dove <strong>il</strong> padre era ufficiale dell'eserc<strong>it</strong>o in una c<strong>it</strong>tà di guarnigione della frontiera. Ancora bambino si trasferl col padre a Pavia dove iniziò la carriera m<strong>il</strong><strong>it</strong>are. Qui conobbe <strong>il</strong> cristianesimo. Ad Amiens, dove era stato trasfer<strong>it</strong>o, durante una ronda notturna di ispezione, incontrò nel cuore dell'inverno un povero seminudo e, non avendo più denari, prese la spada, tagliò in due la propria clamide (ne staccò, cioè, la {edera di pelliccia) e ne donò la metà al povero. La notte seguente egli vide in sogno <strong>il</strong> Cristo, rivest<strong>it</strong>o della metà del <strong>suo</strong> mantello m<strong>il</strong><strong>it</strong>are, che diceva agli angeli: «Martino, ancora catecumeno, mi ha coperto con questo mantello ». Sub<strong>it</strong>o dopo ricevette <strong>il</strong> battesimo: aveva 22 o 23 anni. Sulla quarantina decise di lasciare le armi e farsi monaco. Si recò dapprima a Po<strong>it</strong>iers, presso <strong>il</strong> santo vescovo Ilario e poi in Pannonia a trovare i <strong>suo</strong>i vecchi gen<strong>it</strong>ori. Qui riuscì a convertire la madre, inoltre, poiché nella regione dominava l'eresia ariana, Martino divenne <strong>il</strong> martello degli eretici. Scacciato si recò a M<strong>il</strong>ano, ma anche qui fu mandato via dal Vescovo ariano. Si recò allora a Po<strong>it</strong>iers presso S. Ilario che lo ordinò sacerdote. Qui per poter realizzate <strong>il</strong> <strong>suo</strong> antico sogno di v<strong>it</strong>a erem<strong>it</strong>ica, si r<strong>it</strong>irò fuori della c<strong>it</strong>tà. Per la sua fama di taumaturgo, fu fatto, a voce di popolo, Vescovo di Tout's. Durante <strong>il</strong> <strong>suo</strong> episcopato, che durò 26 anni, fu attivo ed energico difensore e propagatore della fede, soprattutto nelle campagne, nonché fondatore di numerosi monasteri. Lottò contro la miseria e l'ingiustizia, e fu <strong>il</strong> difensore dei deboli. Morì 1'8 novembre del 397, ma i funerali ebbero luogo 1'11, giorno nel quale è venerato. La tradizione posteriore lo fece protettore dei conuni, dei soldati e dei vi andanti. (J. LAHAcHE, S. Martino, Vescovo di Tours, in «Bibliotbeca Sanctorum l>, Roma, 1967, voI. VIII, pp. 1248-1291). 60 significati del termine latino agger 4 da cui deriva: argine di fiume, terrapieno, riparo, fortificazione. Il Gloria, giudicando che l'uso di argini artificiali fosse ignorato e non praticato prima della fine del XII secolo, collega <strong>il</strong> toponimo Arzere al terrapieno stradale dell' Aurelia o di via di Val Medoacì. 5 L'ipotesi ha forti riserve per <strong>il</strong> fatto che dove correvano vie romane sopraelevate rimasero reliquie dell'argine e toponimi frequenti a ricordarlo, ciò che non si verifica in questo caso. Inoltre questo ipotetico argine stradale, non provato, appare anche inut<strong>il</strong>e, dato l'antico corso del Brenta. 6 Secondo l'autore, data la colonizzazione romana della zona , non è improbab<strong>il</strong>e che <strong>il</strong> nome arzere derivi dal terrapieno (vallum) agger) di un precedente castelliere romano. Questi comin ciarono a essere costru<strong>it</strong>i dalla fine del II secolo in poi, per di, fendere le c<strong>it</strong>tà e le campagne dalle invasioni barbariche e perché fossero di rifugio, contro gli invasori, delle inermi popolazioni rurali. È appunto in queste local<strong>it</strong>à, di sol<strong>it</strong>o importanti centri demografici e strategici, che i longobardi si insedieranno. È probab<strong>il</strong>e anche che i longobardi lo abbiano potenziato, contro i bizantini arroccati al di là del Brenta. L'ipotesi dell'origine romana del nome arzere sarebbe confermata anche dal suffisso vicus (v<strong>il</strong>laggio), proprio dei tempi romani e non dei medioevali, per cui questo t<strong>it</strong>olo si è tramandato ai v<strong>il</strong>laggi perché lo avevano nei tempi romani, e non fu 4 D. OLIVIERI, T'oponomastiea Veneta, Venezia, 1961, p. 120: Vigodarzere da Vicus - aggeris (v<strong>il</strong>laggio dell'arzere). 5 A. GLORIA, L'agro patavino dai tempi romani alla pace di Costanza, Padova, 1880-81, pp. 109 e 138. L'ipotesi è confermata dal suffisso vieus, proprio secondo <strong>il</strong> Gloria, dei tempi romani. ' 6 C. GASPAROTTO, La via «Padova-Camposampiero» in età romana in «Il Santo. Riv. antoniana di storia, dottrina e arte », I, 2 (maggio-agosto 1961'), p. 78. Dopo aver cr<strong>it</strong>icato l'ipotesi del Gloria, presenta la sua: «Il toponimo Arzere deriva dall'argine del nuovo alveo del Brenta, che natura e uomo vennero, in qualche modo, formando anteriormente al secolo X », senza approfondire maggiormente la questione. 61
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Sambin Paolo, scritt., 27, 65. Sand
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