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VIGODARZERE: e il suo territorio - Giuliocesaro.it

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ADRIANO SCHIAVO<br />

<strong>VIGODARZERE</strong><br />

E IL SUO TERRITORIO


ADRIANO seRIA VO<br />

<strong>VIGODARZERE</strong><br />

E IL SUO TERRITORIO<br />

SCUOLA GRAFICA ISTITUTO SAN GAETANO . VICENZA<br />

~


PRESENTAZIONE<br />

«Immersa in quel placido s<strong>il</strong>enzio - scriveva <strong>il</strong> Michelotto<br />

della Certosa di Vigodarzere 1 - che stringe <strong>il</strong> cuore ed<br />

inv<strong>it</strong>a lo spir<strong>it</strong>o alla preghiera} <strong>il</strong> profano guarda e nulla comprende;<br />

ma per chi conosce gli avvenimenti è tutta una fantasmagoria<br />

di dolci ricordi che attraversano con imistenza la memoria:<br />

sono rovine che fremono} sono ruderi che parlano} è tutto un<br />

bisbigliar solenne di voci misteriose che escono da quei resti benedetti<br />

».<br />

Rivivere l}incontro della storia passata e fissare quella presente}<br />

è stato anche lo scopo del presente lavoro.<br />

Autore<br />

1 C. MrcHELOTTO, La Certosa di Padova, Padova, 1923, pp. 22-23.<br />

5


INTRODUZIONE<br />

Il Comune di Vigodarzere Provincia, Diocesi e Distretto<br />

di Padova -, s<strong>it</strong>uato nella confluenza del torrente Muson dei<br />

Sassi nel Brenta, è formato dal capoluogo, Vigodarzere e dalle frazioni<br />

di Saletto, Tavo e Terraglione, tutte parrocchie. Tra le contrade<br />

si segnalano: Certosa, Conchelle, Salgaro, Busiago, Sorriva,<br />

Fornace e V<strong>il</strong>la Bozza.!<br />

Il Comune confina ad Est con Padova e Cadoneghe, a Ovest<br />

con Limena e Curtarolo, a Nord con Campodarsego e San Giorgio<br />

delle Pertiche e a Sud con Limena e Padova.<br />

Giace tutto in pianura; l'alt<strong>it</strong>udine media sul livello del<br />

mare è di m. 17 a Vigodarzere e Terraglione, 18 a Saletto e 19 a<br />

! Busiago ricordato nel 1137, Fornace nel 1137 e con chiesa nel 1297 (Rationes<br />

decimarum), Ottavello nel 1265, Saletto nel 1085, Soprariva (Sorariva - Sortiva)<br />

nel 1137, Tavo nel 1137, Tavello nel 1234, Vanzo Mussato nel 1265, Vigodarzere<br />

nel 918, V<strong>il</strong>la Bozza nel 1227, Conchelle e Terraglione nella Carta M<strong>il</strong><strong>it</strong>are, Salgaro<br />

nelle vis<strong>it</strong>e pastorali. (Queste date saranno riprese più dettagliatamente nei singoli<br />

cap<strong>it</strong>oli; cfr. A. GLORIA, Agricoltura nel padovano, Padova, 1855, volI. 2, pp. CXXIX<br />

5S. e CCXXXIV ss.). Da hiasimare la scomparsa della vetusta denominazione di via<br />

Conchelle, sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da quelle di via Ca' Zusto e via Alessandro Manzoni.<br />

D. OLIVIERI, Toponomastica Veneta, Venezia, 1961, p. 85: <strong>il</strong> toponimo Piovego<br />

deriva da publicum (pubblico), publicae el ano dette le vie non vicinali cioè<br />

pubbliche e nel Medioevo gli scoli d'acqua, tuttora detti piovette; p. 96: Cavino da<br />

caput (estrem<strong>it</strong>à), propriamente nel dialetto padovano è «<strong>il</strong> sentiero alla testa dei<br />

campi »; p. 110: Perarello da petra petretum (pietra); p. 141: Terraglione da<br />

terraio, terralio (terrapieno, argine fluviale); p. 130: Fornace da furnus (forno, fornace);<br />

p. 112: Sorriva da sopra-ripa (sopra la riva); p. 97: Conchelle da concha<br />

(conca); Baruchella: macchia, cespuglio, terreno boscoso e paludoso. I toponimi di<br />

Vigodarzere, Saletto, Tavo e Salgaro saranno studiati nei singoli cap<strong>it</strong>oli.<br />

7


Tavo, con punte massime di m. 23 e minime di m. 16. È s<strong>it</strong>uato<br />

a gradi 0° 33' e 0° 37' di long<strong>it</strong>udine Ovest dal meridiano di<br />

Roma (Monte Mario) e a gradi 45° 27' e 45° 30' di lat<strong>it</strong>udine<br />

Nord dall'equatore.<br />

Ila una superfice di Kmq. 19,91, pari ad ettari 1.991, ossia<br />

campi padovani 5.026.<br />

Dista da Padova Km. 7,700. Alcuni dati ch<strong>il</strong>ometrici: per<br />

andare alla stazione dal municipio Km. 0,8, da Saletto 3,5, da<br />

Tavo 6,8, da Terraglione 4,8.<br />

È attraversato da una buona rete stradale, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da due<br />

strade provinciali, di cui la più importante congiunge Vigodarzere<br />

con Arsego, sv<strong>il</strong>uppandosi nel <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> comunale di Vigodarzere<br />

per Km. 9, e la seconda è <strong>il</strong> T erraglio di Salgaro. Le strade<br />

comunali attualmente si sv<strong>il</strong>uppano per 54 Km. di cui solo<br />

12 sono asfaltati, altri però sono in fase di imminente asfaltatura.<br />

Per giungervi, da Padova, si può percorrere la Statale n. 307<br />

detta anche via del Santo, che da Padova porta a Camposampiero,<br />

deviando a Pontevigodarzere; oppure la Strada Valsugana,<br />

che collega Padova con Bassano, deviando a Limena.<br />

Vari sono i mezzi di trasporto di uso pubblico: l'autolinea<br />

Padova-Arsego, la ferrovia Padova-Calalzo con fermata a Vigodarzere,2<br />

e l'autobus a Pontevigodarzere.<br />

Il Comune ha ufficio postale e servizio telegrafico, oltre al<br />

capoluogo, nella frazione di Saletto, <strong>il</strong> telefono nei centri, medico<br />

condotto a Saletto e Vigodarzere, carabinieri a Vigodarzere, ostetrica<br />

a Saletto, farmacia a Vigodarzere, pretura, tribunale, ufficio<br />

imposte e registro a Padova. 3 Inoltre vi ha sede la caserma<br />

di m<strong>il</strong><strong>it</strong>ari del «VII Depos<strong>it</strong>o Centrale Aeronautica ».<br />

<strong>VIGODARZERE</strong> - Carta dell'Ist<strong>it</strong>uto Geografico M<strong>il</strong><strong>it</strong>are.<br />

(Gabinetto folografico del Museo Civico di Padova)<br />

8<br />

2 Costru<strong>it</strong>a nel 1877 per collegare Padova con Bassano e in segu<strong>it</strong>o con Belluno<br />

(1882) e Calalzo.<br />

3 Dizionario ufficiale dei comuni e dei centri ab<strong>it</strong>ati, pubblicato dall'« Ist<strong>it</strong>uto<br />

Centrale di Statistica », aggio1'11ato fino al 1955.<br />

9


Ì~ attraversato da Ovest ad Est dal fiume Brenta che riceve,<br />

nel <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> del Comune, <strong>il</strong> Piovego a Tavo e <strong>il</strong> Muson dei Sassi<br />

a Vigodarzere.<br />

Il terreno è leggero e sicc<strong>it</strong>oso vicino al Brenta, misto e me·<br />

dio al centro, più tenace al nord. È fert<strong>il</strong>e, coltivato abbastanza<br />

razionalmente e con cura. Prodotti principali sono <strong>il</strong> frumento,<br />

granoturco, fieno, cereali e, in minor quant<strong>it</strong>à, patate, frutta ed<br />

ortaggi. Estesa e redd<strong>it</strong>izia la coltivazione della v<strong>it</strong>e. Viene allevato<br />

in abbondanza <strong>il</strong> bestiame da stalla e da cort<strong>il</strong>e. 4<br />

La distribuzione della popolazione è alquanto sparsa in tutto<br />

<strong>il</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong>, con tendenza a stab<strong>il</strong>irsi lungo le strade provinciali.<br />

Esiste <strong>il</strong> grosso centro di Vigodarzere e altri nuclei r<strong>il</strong>evanti<br />

nelle tre frazioni. La caratteristica costruttiva della zona è la casa<br />

per ogni nucleo fam<strong>il</strong>iare. Anche se molte ab<strong>it</strong>azioni sono ancora<br />

rustiche, tuttavia, in generale, non si lamentano precarie condizioni<br />

di stab<strong>il</strong><strong>it</strong>à e salubr<strong>it</strong>à.<br />

Per la popolazione scolastica ci sono cinque edifici scolastici<br />

e una scuola media alloggiata in locali di ripiego. 5 Mancano<br />

nel <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> comunale r<strong>it</strong>rovi per attiv<strong>it</strong>à sportive e ricreative,<br />

ad eccezione dei patronati per la gioventù delle parrocchie. 6<br />

R<strong>il</strong>evante « lo sv<strong>il</strong>uppo industriale che ha trasformato que·<br />

sto Comune alla periferia di Padova ».7<br />

La proprietà terriera della zona è molto frazionata e in<br />

prevalenza a conduzione diretta.<br />

Diffuso <strong>il</strong> benessere; basti pensare che, mentre nel 1929,<br />

nell'elenco dei poveri del Comune, erano iscr<strong>it</strong>te 197 famiglie<br />

con 1091 membri, nel 1954, 80 famiglie con 250 membri e nel<br />

1966 <strong>il</strong> numero dei componenti delle famiglie iscr<strong>it</strong>te era sceso<br />

a 46.<br />

4 Dati meteorologici (valori annui medi normali per la Provincia di Padova).<br />

Temperatura, 12',62. Nebulos<strong>it</strong>à, giorni sereni 121, varii 123, coperti 121, nebbiosi<br />

54,7. Nebbia, giorni c. 55. Precip<strong>it</strong>azione (pioggia), mm. 866, giorni 110. Neve, cm. 20;<br />

giorni 5.<br />

5 S<strong>it</strong>uazione scolastica del Comune di Vigodarzere nell'anno 1969-70. Nelle<br />

elementari c'è una popolazione scolastica di 901 bambini dei quali 437 maschi e<br />

464 femmine. Ci sono 6 prime, 7 seconde, 7 terze, 7 quarte e 6 quinte, in tutto<br />

33 classi distribu<strong>it</strong>e in 5 edifici scolastici. Ripetenti 80 un<strong>it</strong>à. Sede della Direzione<br />

Didattica a Vigodarzere. Nelle medie ci sono 13 classi con un complesso di 275 studenti.<br />

Ci sono 5 prime, 4 seconde e 4 terze.<br />

6 È entrato in attiv<strong>it</strong>à nel 1970, <strong>il</strong> lago di Pesca Sportiva «Azzurro» dei Cipressi,<br />

gest<strong>it</strong>o da privati e s<strong>it</strong>uato nel meandro morto del Brenta dinanzi al municipio.<br />

7 Difesa del Popolo, settimanale della diocesi di Padova, 25-5-1969.<br />

lO<br />

11


PARTE PRIMA<br />

IL TERRITORIO DI <strong>VIGODARZERE</strong><br />

NELLE ETÀ<br />

STORICHE


CAPITOLO I<br />

ETA ROMANA<br />

1) COLONIA ROMANA DI CAMPOSAMPIERO<br />

Il <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> del Comune di Vigodarzere era ab<strong>it</strong>ato fin dall'epoca<br />

romana. Faceva infatti parte della colonia romana di Camposampiero,<br />

che ne era <strong>il</strong> centro principale.!<br />

I confini di questa colonia, che aveva la forma di un quadr<strong>il</strong>atero<br />

irregolare, si possono stab<strong>il</strong>ire nel Muson Vecchio, nella<br />

regione acqu<strong>it</strong>rinosa delle sorgive a sud di C<strong>it</strong>tadella, e a potente<br />

e a mezzogiorno dall'antico corso del Brenta. Come ogni colonia<br />

romana anche questa formava una specie di reticolato di<br />

strade parallele, equidistanti ed incrociantesi ortogonalmente tra<br />

di loro, tuttora fac<strong>il</strong>mente r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e specie a oriente della strada<br />

del Santo, zona meno devastata dalle alluvioni del Brenta.<br />

Le suddivisioni maggiori erano dette cardo maximus) quel-<br />

! Studi fondamentali sull'agro centuriato romano del Camposampierese: P.<br />

KANDLER, L'agro colonico patavino, ms. del 1886 (in Bibl. Civica di Padova, B.P.<br />

1616 XI); A. GLORIA, L'agro patavino dai tempi romani alla pace di Costanza, da<br />

«Atti 1st. Veneto », T. VIII, Padova, 1880-81, p. 119 5S.; A. DE BON, La colonizzazione<br />

romana dal Brenta al Piave, Bassano, 1933; P. FRACCARO, Intorno ai confini e<br />

alla centuriazione degli agri di Patavium e di Ace/um, in «Studi di Antich<strong>it</strong>à classica<br />

in onore di E. Ciaceri », Genova, 1940; C. GASPAROTTO, Padova romana, Roma, 1951;<br />

L. ROSTIROLA, Camposampiero, Padova, 1924.<br />

15


la da nord a sud, e decumanus maximus, quella da est a ovest, e<br />

in base ad esse, a distanze fisse, erano segnati i cardini e i decumani<br />

minori. La colonia risultava così divisa in grandi quadrati<br />

regolari detti saltus.<br />

La scoprì <strong>il</strong> Legnazzi, che vis<strong>it</strong>ò nel 1846 <strong>il</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> di<br />

Camposampiero e fu sorpreso dalla rete stradale che divide l'agro<br />

in quadrati perfetti. Cessò ogni dubbio, quando, alcuni anni dopo,<br />

egli r<strong>it</strong>ornò nel <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> con Pietro Kandler, l'<strong>il</strong>lustratore<br />

della colonia romana di Pola. Gli studi del Legnazzi furono conclusi<br />

nel 1886. 2<br />

04.cCLW\<br />

2) STRADE ROMANE<br />

Cardo maximus era 1 'Aurelia, che seguiva press' a poco <strong>il</strong><br />

percorso della attuale strada del Santo, Padova-Camposampiero,<br />

e collegava Padova a due importanti centri agricoli, Camposampiero<br />

ed Asolo. 3 Altra strada importante era la via di Val Medoaci<br />

(tradotto significa Valle del Brenta, attualmente detta Valsugana),<br />

che univa Padova a Bassano e proseguiva per Trento. 4<br />

2 A. SIMIONI, Storia di Padova dalle origini alla fine del sec. XVIII, Padova,<br />

1968, pp. 74-76. L'origine della colonia è forse di età augustea, tra <strong>il</strong> 42 e <strong>il</strong> 31 a.c.,<br />

cioè tra la battaglia di F<strong>il</strong>ippi e quella di Azio, per i veterani di Augusto provenienti<br />

da varie legioni.<br />

I m<strong>il</strong><strong>it</strong>i dedotti non si sa quanti fossero. Essi ebbero pieni dir<strong>it</strong>ti di c<strong>it</strong>tadinanza<br />

e di amministrazione locale. Ad essi furono assegnati terreni, non si sa in<br />

quale misura, come non si sa, se presi da beni comuni o da beni espropriati ai<br />

vecchi ab<strong>it</strong>anti e pagati da Roma, o da beni confiscati d'autor<strong>it</strong>à.<br />

3 C. GASPAR01'1'O, La via Padova-Camposanpiero in età romana, in «Il Santo.<br />

Riv. antoniana di storia, dottrina e arte », I, 2 (maggio-agosto 1961), p. 86: «Probab<strong>il</strong>mente<br />

così denominata da C. Aurelio Cotta, proconsole della Gallia Cisalpina<br />

(Valle Padana) nel 74 a.c. ». L'articolo è uno studio particolareggiato del <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong><br />

attraversato dall' Aurelia.<br />

4 C. GASPAROTTO, Padova romana, Roma, 1951, pp. 137 e 151 ss. A S. Maria<br />

di Non si trovarono tracce di sepoltura e lapidi funerarie romano-imperiali; a Tavo<br />

si danno per trovate nel <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> della frazione alcune lapidi funerarie di liberti,<br />

r<strong>it</strong>enute di età imperiale. Nel Tavello invece, nel 1887, furono trovate alcune tombe<br />

«alla cappuccina », delle quali si conservano 12 tegole f<strong>it</strong>t<strong>il</strong>i con timbro. C. GASPA-<br />

16<br />

Schema topografico del I 'agro patavino.<br />

(Da Padova l'OIBa!1," CiI' C. GAST<br />

"" 'AROTTO)<br />

17


Questa strada, che non aveva nome e non era ricordata da alcun<br />

antico autore, né riportata dagli <strong>it</strong>inerari, è stata riconosciuta<br />

per primo dal F<strong>il</strong>iasi. 5<br />

Egli, basandosi sulla toponomastica di<br />

Tavo e Non e poiché « le odierne distanze tra essi e la c<strong>it</strong>tà corrispondono<br />

benissimo alle antiche, concluse che la loro posizione<br />

e <strong>il</strong> loro nome potrebbero indicare, che ivi passasse una via che<br />

da Padova univa alla Postumia che passava per C<strong>it</strong>tadella ». In<br />

segu<strong>it</strong>o fu studiata dal Legnazzi, dalla Zanon, dal Gloria e<br />

dalla Gasparotto e fu scoperto che in alcuni tratti è ancora riconoscib<strong>il</strong>e.<br />

Tra le laterali, o decumani, vi era <strong>il</strong> decumano massimo,<br />

che pare fosse la « strada del desman » la cui roman<strong>it</strong>à è provata<br />

dal perfetto rettif<strong>il</strong>o e dall'ampiezza della carreggiata (m. 20),<br />

ecce~ionale per una via rurale. Muoveva certamente dalla via di<br />

Val Medoaci e passava per S. Giorgio delle Pertiche, S. Michele<br />

delle Badesse, Borgoricco e S. Angelo di Sala, raggiungendo <strong>il</strong><br />

margine terr<strong>it</strong>oriale antico della laguna. 6<br />

Vi era inoltre <strong>il</strong> decumano cosiddetto di « Campodarsego»<br />

che collegava S. Maria di Non - Campodarsego - Oriago ed era del<br />

più alto interesse economico, specie per le migrazioni stagionali<br />

dei greggi dai pascoli estivi di montagna, che scendevano per<br />

la Val Medoaci) a quelli invernali, della laguna. Più a sud c'era<br />

<strong>il</strong> decumano Pianiga - Codiverno - Limena.<br />

A Tavo, sulla via di Val Medoaci, si staccava una laterale<br />

che portava in quel di V<strong>il</strong>lafranca, alla cosiddetta « via dell' Arzere<br />

»/ attraverso la via romana del Tavello, provata dal topo··<br />

ROTTO, Carta Archeologica Italia, F. 50 (Padova), Firenze, 1959, p. 12, n. 9 (S. Maria<br />

di Non); p. 16, nn. 4-5 (Tavo).<br />

5 G. FILIASI, Memorie storiche dei Vene ti primi e secondi, Padova, 1811<br />

(2" ediz.), pp. 344 ss.<br />

6 C GASPAROTTO, La via Padova-Camposampiero, c<strong>it</strong>., p. 69.<br />

7 Questa collegava Padova all'Altipiano di Asiago e coneva su un robusto<br />

argine, tuttora in parte conservato, onde essere preservata dalle inondazioni del vicino<br />

Brenta.<br />

18<br />

nimo e da tracce sul terreno, creando una opportuna comunicazione<br />

stradale tra i pascoli del versante orientale dell'altipiano di<br />

Asiago, pertinenti a Padova, e la laguna. Per essa i greggi potevano<br />

agevolmente migrare da e per i pascoli « mar<strong>it</strong>timi », senza<br />

intralciare l'intenso traffico stradale intorno alla c<strong>it</strong>tà. 8<br />

Vigodarzere, forse, si trovava nel primo decumano meridionale<br />

della colonia, in quanto la local<strong>it</strong>à Bagnolo indicherebbe<br />

<strong>il</strong> margine della centuriazione.<br />

I saltus) quadrati di terreno delim<strong>it</strong>ati dai cardini e dai decumani,<br />

26 nella colonia romana di Camposampiero, a loro<br />

volta avevano delle divisioni minori, dette calles) se parallele al<br />

cardine, lim<strong>it</strong>es) se al decumano. Queste divisioni minori delim<strong>it</strong>avano<br />

le centurie che erano 25 per ogni saltus. Questo immenso<br />

agro era cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da un totale di quasi 600 centurie di m. 710,4<br />

di lato, pari a circa 50 ettari, gran parte delle quali sono ancora<br />

conservate. Ogni centuria venne ripart<strong>it</strong>a tra due o tre o più<br />

assegnatari nuovi coloni (p. 21).<br />

Il Fraccaro prospetta l'ipotesi che la raggera di strade romane<br />

intorno a Padova perfezioni un sistema stradale paleoveneto.<br />

9 Della stessa ipotesi è anche la Gasparotto. Questa si avvale<br />

di r<strong>it</strong>rovamenti di tracce di sepolture paleovenete, del II-III<br />

sec. a. c., avvenuti presso <strong>il</strong> paese di S. Giorgio delle Pertiche,lO<br />

che testimoniano l'opera di bonifica agricola patavina a nord del<br />

Brenta, prima del periodo romano. l1<br />

8 CGASPAROTTO, La via Padova-Camposampiero, c<strong>it</strong>., pp. 70-71.<br />

9 P. FRACCARO, Il sistema stradale romano intorno a Padova, Padova, 1959,<br />

p. 25.<br />

lO C GASPAROTTO, La via Padova Camposampiero, c<strong>it</strong>., p. 72 e 86. «Data la<br />

sistemazione romana della via di Val Medoaci non dopo l'inizio del I sec. a.C ».<br />

11 I paleoveneti, popoli di origine <strong>il</strong>lirica, compaiono nella pianura padana<br />

intorno all'VIII-IX sec. a.C e raggiungono ben presto uno stato di avanzata civ<strong>il</strong>tà<br />

grazie ai rapporti coi coloni greci e con gli Etruschi. Essi si sovrapposero al popolo<br />

euganeo, stanziato nei colli omonimi e del quale abbiamo tracce fin dal II m<strong>il</strong>lennio<br />

a.C Il loro primo centro è Este, e solo più tardi, nel centro della pianura che andava<br />

via via assodandosi, lungo i fiumi navigab<strong>il</strong>i che lentamente fissavano <strong>il</strong> loro regime,<br />

19


Davvero imponente fu <strong>il</strong> sistema stradale creato dai romani.<br />

Le strade di sol<strong>it</strong>o seguivano un tracciato rett<strong>il</strong>ineo, erano spaziose<br />

e solide, arginate e pavimentate a grandi quadri di macigno,<br />

con le frequenti mansiones per rifugio ai viandanti e le non meno<br />

numerose mutationes per <strong>il</strong> cambio dei cavalli e i cippi m<strong>il</strong>iari e<br />

le edicole con le immagini delle divin<strong>it</strong>à.<br />

La minaccia dei barbari, alla fine del II sec. d.C., fece sentire<br />

la necess<strong>it</strong>à di fortificare non solo le c<strong>it</strong>tà ma anche le campagne,<br />

dove si cominciò a erigire castellieri, piazzeforti, pressoché<br />

circolari, circondate tutt'attorno da un robusto terrapieno.<br />

Resti di questi castellieri furono trovati a Fossalta di Trebaseleghe<br />

e a Vaccarino, altri pare sorgessero a S. Giustina In<br />

Colle, a Borgoricco S. Eufemia e a S. Angelo di Sala. 12<br />

3) REPERTI ARCHEOLOGICI DEL TERRITORIO<br />

DI <strong>VIGODARZERE</strong><br />

La divisione dei terreni a « graticola» è stato r<strong>il</strong>evata ad<br />

est della strada del Santo, in local<strong>it</strong>à Bragni, e fu ben messa in<br />

evidenza dalla Gasparotto nella Carta Archeologica. Tra <strong>il</strong> cardine<br />

dell'Aurelia 13 e quello di Codiverno, primo calle era via Bromsi<br />

aprivano altre redd<strong>it</strong>izie possib<strong>il</strong><strong>it</strong>à. Sorgeva così a poco a poco Padova, destinata<br />

a diventare <strong>il</strong> maggior emporio di questo popolo industrioso: siamo nella seconda<br />

metà del V sec. a.c. I vene ti risultano federati di Roma già nel III sec. a.c., nell'89<br />

a.c. ricevono la concessione del dir<strong>it</strong>to latino e nel 49 a.c. quello romano.<br />

12 C. GASPAROTTO, La via Padova-Camposampiero, c<strong>it</strong>., p. 73.<br />

13 Le tracce della via Aurelia, si arrestano presso <strong>il</strong> ponte di ferro a causa<br />

dello spostamento a est del corso del Muson, e, continuando in linea immaginaria <strong>il</strong><br />

<strong>suo</strong> percorso, questa veniva a passare presso la stazione ferroviaria di Vigodarzere.<br />

Qui ha lasciato ricordo di sé nella campagna, dove è menzione, in documenti del<br />

XII secolo, di una «calle de Laurella» o «Lauregla» e di una «via pubblica»<br />

che non si sa se sia l'Aurelia, la Valmedoaci o una trasversale. (A. GLORIA, Codice<br />

diplomatico padovano dal VI secolo alla pace di Costama (1183J, vv. III, Venezia,<br />

1887-1881; II, 1, d. 468, p. 348 e II, 2, d. 1444, p. 459; II, l, d. 513, p. 375 e<br />

d. 559, p. 406).<br />

20<br />

Graticolato romano di Camposampiero. In r<strong>il</strong>ievo i cardini e i decumani delim<strong>it</strong>anti<br />

i saltus. Visib<strong>il</strong>i, nella carta geografica. lim<strong>it</strong>i e calli, ulteriori suddivisioni<br />

dei saltus.<br />

(Dis. A. M. Benetti)<br />

21


eo, tuttora rett<strong>il</strong>inea, secondo era via Bragni. Mentre a nord del<br />

decumano Codiverno-Limena, ora scomparso, è rimasto <strong>il</strong>lim<strong>it</strong>es<br />

di via Pontarola e a sud quello di via Beladoro, che segnava <strong>il</strong><br />

confine tra le parrocchie di Vigodarzere e Terraglione. In tutta<br />

la zona, in lavori di aratura, sono frequenti i r<strong>it</strong>rovamenti di materiale<br />

archeologico romano. Ricerche anal<strong>it</strong>iche sul luogo potrebbero<br />

senz' altro portare a ulteriori scoperte .14<br />

A ovest della strada del Santo, le divagazioni del corso del<br />

Brenta hanno tolto ogni segno della centuriazione a Vigodarzere<br />

e a Saletto. A Tavo rimangono tracce del decumano detto di Campodarsego,<br />

che passava nei pressi di Cavino e dei molini di Agugiaro,<br />

e a sud del primo lim<strong>it</strong>e che passava in Baruchella. Tra <strong>il</strong><br />

cardine dell'Aurelia e quello di Arsego-Limena, che costeggiava<br />

<strong>il</strong> Piovego, sono rimaste le calli di via Perarello e via Piave.<br />

I numerosi reperti archeologici trovati nella centuriazione<br />

di Camposampiero sono non solo indicatori di una v<strong>it</strong>a organizzata<br />

ed economicamente sicura, ma permettono anche di individuare,<br />

sia pure approssimativamente, i centri più importanti<br />

chiamati dai romani pagi (specie di distretti), con a capo i magistri<br />

che eserc<strong>it</strong>avano la loro autor<strong>it</strong>à nei v<strong>il</strong>laggi (vici) della<br />

circoscrizione. Secondo la Gasparotto uno di questi pagi era<br />

Camposampiero, mentre importanti centri rurali erano S. Giorgio<br />

delle Pertiche, Campodarsego e Limena; Curtarolo, addir<strong>it</strong>tura,<br />

un pagus o una mansio (stazioni di posta) .15<br />

Riguardo a Vigodarzere le alluvioni e le deviazioni dei corsi<br />

fluviali del Brenta e del Muson hanno pressoché concellato ogni<br />

resto archeologico. Il fatto però di trovarsi quasi alla confluenza<br />

14 P. KANDLER, L'Agro Colonico di Padova, ms. B.P. 11-1616 della Biblioteca<br />

Civica di PD, 1858, p. 36, pone Vigodarzere nella parte ultralus dextratus (uno dei<br />

quattro quadranti in cui la colonia era divisa dalla inserzione del decumano col<br />

cardo massimo) della colonia e nella confluenza del Decumano T erw sud e del Cardo<br />

Secundo ovest. Nomi colonici romani sarebbero: Carbonara, Limena, Marcello, Non,<br />

Tavo, Reschigliano, Via Piovega, Vigo.<br />

15 C. GASPAROTTO, Carta archeologica, c<strong>it</strong>., pp. lO ss.<br />

22<br />

SALETTO DI <strong>VIGODARZERE</strong> - Mosaico di età romano-imperiale, del II-III secolo<br />

dopo Cristo, di tipo rustico, appartenente a una casa colonica romana, trovato<br />

vicino all'argine, non lontano dalla parrocchiale.<br />

(Gabinetto fotografico del Museo Civico di Padova)<br />

dell' Aurelia, che passava vicino alla stazione ferroviaria, colla Val<br />

Medoaci, e la antich<strong>it</strong>à del centro, fa pensare che anche qui ci sia<br />

stato un centro romano.<br />

Saletto, che ai tempi romani era un<strong>it</strong>o al grosso centro di<br />

Limena, dove furono trovate numerose lapidi funerarie imperiali,t6<br />

ha dato di recente alla luce un mosaico di età romano-imperiale<br />

del III sec. d. c., di tipo rustico, a disegno geometrico.<br />

Il mosaico presenta, al centro, un nodo e due quadrati intrecciantisi<br />

con le pelte ai lati, verso l'esterno figure di ottagoni con<br />

le caratteristiche losanghe e rosette. 17<br />

16 C. GASPAROTTO, Carta Archeologica, c<strong>it</strong>., n, 3, p, 16,<br />

17 La prof. Giulia Pogolari, ha depos<strong>it</strong>ato nell'archivio della Soprintendenza<br />

23


L'autore intensificando le ricerche nei dintorni, ha trovato<br />

nei campi di proprietà Spinello, in occasione di lavori agricoli, a<br />

60 cm. di profond<strong>it</strong>à, resti di mattoni romani. 18 In via Busiago,<br />

proprietà Schiavo, ha trovato resti su vasto raggio di tegole e<br />

mattoni di epoca romana, senza bolli, e un pozzo romano a canna<br />

ottagonale, tuttora in s<strong>it</strong>U. 19<br />

CAPITOLO II<br />

ETÀ MEDIOEVALE<br />

1) LE INVASIONI BARBARICFLE E IL FEUDALESIMO (sec. V-XII)<br />

alle Antich<strong>it</strong>à di Padova la seguente relazione: «A Saletto di Vigodarzere, nell'orto<br />

del sig. Mazzonetto Antonio (dati catastali: Comune di Vigodarzere, Sezione A, Saletto<br />

P. X, Mapp. 125), presso l'argine resti di un mosaico romano a grosse tessere<br />

rosse e nere che pare estendersi su tre lati ». (Padova, 21-2-1959).<br />

A spese del comune di Padova, poco dopo, <strong>il</strong> mosaico venne prelevato e<br />

depos<strong>it</strong>ato al Museo Civico dove tuttora si trova. Nello stesso luogo furono trovati<br />

resti di un altro mosaico, con tessere di color rosa e azzurro a cerchi concentrici,<br />

ma di fattura più rozza, e monete dell'imperatore Decio (249-251). I due mosaici, la<br />

cui grandezza si aggira pressapoco su m. 5 X 5, pare facessero parte di un ab<strong>it</strong>ato<br />

rustico.<br />

18 Un mattone, di arg<strong>il</strong>la giallastra, reca un bollo impresso a lettere in r<strong>il</strong>ievo:<br />

C CRITONI. Il timbro non è nuovo, specie nei dintorni di Padova. (TH. MOMMSEN,<br />

Corpus Inscriptionum Latinarum, Galliae Cisalpinae Latinae, VoI. V /2, 1877,<br />

p. 962, n. 8110, voce Tegulae). La local<strong>it</strong>à porta i seguenti lati catastali: Comune di<br />

Vigodarzere, Sezione A, Saletto po. X, Mapp. 57.<br />

19 Dati catastali: Comune di Vigodarzere, Sezione A, Saletto po. IX, Mapp. 176.<br />

24<br />

Le invasioni barbariche, che dal V secolo d. C. devastarono<br />

l'Italia, furono particolarmente dannose per Padova e <strong>il</strong> <strong>suo</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong>.<br />

I coloni fuggirono dall'agro romano. I pochi rimasti furono<br />

trattati da schiavi, le loro case incendiate e saccheggiate e <strong>il</strong> fert<strong>il</strong>e<br />

<strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> rimase incolto, divenendo così dominio di boschi<br />

e di paludi.<br />

Soprattutto per l'invasione longobarda l del 568-569, Padova<br />

ebbe molto a soffrire. Ben difesa dai Bizantini, in un primo<br />

l I longobardi, popolo germanico proveniente dalle rive del Mare ciel Norcl,<br />

occuparono gran parte dell'Italia settentrionale e centrale, sotto la guida cii Alboino<br />

(568) e clei <strong>suo</strong>i successori. Pondarono un regno, con cap<strong>it</strong>ale Pavia, che durò oltre<br />

due secoli (568-774), sino alla conquista cii Cado Magno. Ariani, si convertirono al<br />

cattolicesimo intorno alla metà del VII secolo.<br />

Il loro regno era diviso in ducati e in circoscrizioni minori, cii cui le più elèmcntari<br />

erano le fare (cioè famiglie in senso largo in quanto unioni di tutti quelli che<br />

si potevano considerare derivati dallo stesso stip<strong>it</strong>e). Le fare, poste lungo le linee<br />

di confine e in certi luoghi particolarmente importanti, furono clette arimannie (da<br />

arimanno, «uomo dell'eserc<strong>it</strong>o»). Erano sottoposte alla giurisdizione diretta del<br />

re e avevano in possesso terre da coltivare, boschi e prati per <strong>il</strong> mantenimento dei<br />

cavalli, in luogo dci salario. Un tale assetto di difesa m<strong>il</strong><strong>it</strong>are fu introdotto, probab<strong>il</strong>mente,<br />

a im<strong>it</strong>azione delle colonie di soldati di confine dci Romani e dei Bizantini.<br />

25


tempo, non poté essere presa, ma <strong>il</strong> <strong>suo</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> fu smembrato,<br />

per cui <strong>il</strong> ducato longobardo di Vicenza giunse fino a Limena e<br />

quello di Treviso fino a Vigodarzere, sia per la giurisdizione civ<strong>il</strong>e<br />

che per quella ecclesiastica,<br />

Il nuovo corso del Brenta, segnò la linea di divisione di quei<br />

due grandi dllcati, a nord era <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> trevisano mentre a sud<br />

vicentino. 2<br />

Gli ampi possedimenti che si vennero così a formare, di re, di duchi e di<br />

potenti privati, lavorati per mezzo di servi o di coloni tenuti a corresponsioni varie<br />

di canoni, di sol<strong>it</strong>o la terza parte dei raccolti, censi in denaro, in natura, in servigi<br />

ed opere, erano amministrativamente un<strong>it</strong>i intorno a una v<strong>il</strong>la centrale, saia o curtis<br />

dominica, che era <strong>il</strong> fondo dominante dal quale dipendevano altri fondi. Solo in segu<strong>it</strong>o<br />

(metà del VII secolo), i longobardi si trasformeranno un po' alla volta da<br />

guerrieri in agricoltori: ciò segnerà l'inizio della fusione con i vinti romani,<br />

Carlo Magno lascierà in vigore leggi e ist<strong>it</strong>uzioni dei longobardi. Inoltre,<br />

poiché assunse <strong>il</strong> t<strong>it</strong>olo di re dei longobardi, tutti gli ampi possedimenti della corona,<br />

passeranno in sua proprietà che ne farà largo dono a vescovi, a monasteri e a potenti<br />

privati, (A, LIZIER, Longobardi, in E.I, [Treccan<strong>il</strong>, XXI, pp, 470-478, A, CAVANNA,<br />

Fara sala arimannia, M<strong>il</strong>ano, 1967, passim,),<br />

Tutto l'agro centuriato di Camposampiero sembra essere stato sede di vari<br />

gruppi di longobardi, <strong>il</strong> che spiegherebbe la straordinaria sopravvivenza e conservazione<br />

dell'agro medesimo (non avendo questi minimamente risent<strong>it</strong>o dei disastri delle<br />

invasioni barbariche), tanto da essere uno dei più celebrati al punto da venire rlportato<br />

da oltre un secolo su quasi tutte le pubblicazioni che si occupano di civ<strong>il</strong>tà<br />

romana, Ciò viene confermato anche dalla particolare toponomastica, quale Borgoricco<br />

(Burg reich), e dai t<strong>it</strong>olari delle principali chiese disseminate nell'agro,<br />

È certa la presenza di una arimannia longobarda anche a Vigodarzere, Tutta la<br />

zona passerà, forse già con Carlo Magno, proprietà del Vescovo di Padova, che,<br />

diventato signore feudale del <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong>, costruirà un forte castello a S, Giorgio delle<br />

Pertiche, (A. GLORIA, Il <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> padovano <strong>il</strong>lustrato, Padova, 1861-62, II, p, 200 ss,),<br />

I! vescovo però, che eserc<strong>it</strong>erà <strong>il</strong> <strong>suo</strong> dominio per mezzo di terzi, frazionerà <strong>il</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong><br />

in corti minori, sorgerà allora la corte di Fornace di Tavo e altre,<br />

2 I! Brenta, o Medoacus, nel periodo romano, dopo Friole, si suddivideva in<br />

due rami, <strong>il</strong> meridionale o Maior e <strong>il</strong> settentrionale o Minor, che si riunivano a<br />

Padova in uno solo dopo Ponte Molino,<br />

I! Medoacus minor seguiva all'incirca <strong>il</strong> corso odierno, ma in quel di Curtarolo<br />

piegava verso Taggi (C. GASPAROTTO, Padova romana, c<strong>it</strong>" pp, 79-83; tav, VIII),<br />

Si dà per avvenuto <strong>il</strong> mutamento di corso del Medoacus, che ha preso a correre<br />

nell'alveo odierno, nel 586 in segu<strong>it</strong>o a terrib<strong>il</strong>i inondazioni che mutarono <strong>il</strong> corso<br />

anche all'Adige, Mancano però notizie storiche precise per <strong>il</strong> Brenta, Sapendo però<br />

che l'odierno corso segnava la fronte dell'occupazione longobarda nell'alto padovano,<br />

raggiunta si r<strong>it</strong>iene nel 569, si deve r<strong>it</strong>enere che questo corso si sia formato prima<br />

della discesa di Alboino in Italia, Oppure si dovrà dare per raggiunta tale linea,<br />

26<br />

La cap<strong>it</strong>olazione di Padova avvenne poco dopo, nel 602, ad<br />

opera di Ag<strong>il</strong>ulfo, re dei Longobardi. La c<strong>it</strong>tà fu incendiata, <strong>il</strong><br />

vescovo cercò rifugio nel l<strong>it</strong>orale veneziano a Malamocco, e <strong>il</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong><br />

padovano conquistato fu amministrato direttamente dal re,<br />

per mezzo della judiciaria di Monselice: Padova quasi più non<br />

• 3<br />

eSIsteva.<br />

Provvidenziale la sconf<strong>it</strong>ta dei longobardi ad opera di Carlo<br />

Magno nel 774: <strong>il</strong> vescovo r<strong>it</strong>orna dall'es<strong>il</strong>io, Padova risorge e,<br />

nella seconda metà del secolo X, diventa sede di un com<strong>it</strong>ato,<br />

secondo <strong>il</strong> nuovo ordinamento pol<strong>it</strong>ico-amministrativo di Carlo<br />

Magno e dei <strong>suo</strong>i successori che trasformano i ducati longobardi<br />

in com<strong>it</strong>ati, retti da conti o in marche, rette da marchesL Ciò<br />

segna anche l'inizio del regime feudale.<br />

È in questo periodo, che va dalla morte di Carlo Magno all'avvento<br />

di Enrico IV (814-1056), pieno di lotte civ<strong>il</strong>i, di invasioni<br />

barbariche (Ungheri 898-900), di contrasti tra gli ultimi<br />

Carolingi e i Cesari germanici, attraverso l'anarchia feudale del<br />

cosiddetto regno <strong>it</strong>alico indipendente, che si afferma e si consolida<br />

la potenza pol<strong>it</strong>ica ed economica del Vescovado di Padova.<br />

I vescovi feudatari ottengono dai sovrani prima Piove di Sacco<br />

(897), poi la Valle di Solagna (917) e in epoca non precisata,<br />

pare già con Carlo Magno, S. Giorgio delle Pertiche e terr<strong>it</strong>ori vicini.<br />

4 Queste concessioni furono possib<strong>il</strong>i perché sembra che questi<br />

in un tempo intermedio tra <strong>il</strong> 569 c <strong>il</strong> 601, In tal caso <strong>il</strong> momento più probab<strong>il</strong>e<br />

pare sia <strong>il</strong> 590, alla fine della campagna franco-bi;-;antina contro i longobardi, Ma si<br />

resta sempre nel campo delle ipotesi, mancando notizie in argomento, (R, CESSI,<br />

L'ordinamento del <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> di Padova nell'età longobarda, in «Boll, Museo civ,<br />

Padova », XX [1927], pp, 159-165; P, SAMBIN, La campagna m<strong>il</strong><strong>it</strong>are franco-longobarda<br />

del 589-590, in «Memorie Accad, Padova », LVIII [1941-42J, pp, 147-155),<br />

3 C. GASPAROTTO, La fine di Patavium, in «BolI. Museo Civico di Padova »,<br />

XLIX (1960), pp, 61-98 (dal 569 al 602),<br />

4 RIZIERI ZANOCCO, Decime e quartesi in diocesi di Padova alla luce dei documenti,<br />

Padova, 1951, passim. «I Vescovi di Padova nella loro qual<strong>it</strong>à di grandi<br />

vassalli dell'Impero, con corti proprie e vassalli propri », Questo fatto spiega ]~<br />

confermazioni franco-<strong>it</strong>alo-germaniche di proprietà di beni, di decime e quartesl.<br />

Il lavoro dello Zanocco è un buon studio sui possedimenti del Vescovo di Padova e<br />

27


terr<strong>it</strong>ori fossero proprietà della corona. Pare anche che lo fossero<br />

già con i longobardi, in quanto sedi di arimanie qui dislocate<br />

o per difendere passi alpini o zone di confine.<br />

I documenti del periodo, continuano a porre Vigodarzere<br />

sotto <strong>il</strong> contado di Treviso ancora nel 1139 5 e Limena sotto quello<br />

vicentino nel 1087. 6 Era una indicazione, secondo <strong>il</strong> Gloria,<br />

di pura consuetudine che fu smessa a poco a poco e cessò nel<br />

sec. XIII, quando <strong>il</strong> comune di Padova divenne sovrano di tutti<br />

i v<strong>il</strong>laggi del <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> padovano. Anche la professione della<br />

legge era varia: romana, longobarda, salica, e fu smessa con <strong>il</strong><br />

sorgere dei comuni.<br />

2) FAMIGLIA <strong>VIGODARZERE</strong><br />

ORIGINE<br />

Il primo personaggio di questa <strong>il</strong>lustre famiglia di cui abbiamo<br />

notizia è Enrico, figlio di Gomberto da Vigodarzere. 7 Era<br />

<strong>il</strong> signorotto del paese, professava legge salica e ciò fa pensare<br />

che i <strong>suo</strong>i antenati fossero di origine straniera e che, venuti in<br />

Italia al segu<strong>it</strong>o di uno degli imperatori nei secoli XI-XII, si<br />

siano insediati a Vigodarzere, ricevendone <strong>il</strong> nome e divenendone<br />

conti. 8<br />

dei <strong>suo</strong>i Va~sa1Ii: peccato che arrivi solo fino al secolo XI compreso. Sulla probab<strong>il</strong>e<br />

donazIOne dI Padova al Vescovo, fatta da Carlo Magno, vedi A. SIMIONI, Storia di<br />

Padova dalle origini alla de! sec XVIII, Padova, 1968, pp. 160-161.<br />

5 A GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>., II, voI. I, d. 366.<br />

6 A. GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>., I, d. 293. Numerosi i l<strong>it</strong>igi tra <strong>il</strong> Vescovo di Padova.<br />

e quello di Vicenza per <strong>il</strong> possesso della chiesa di Limena. Dapprima nel 1027<br />

e p01 nel 1156, quando <strong>il</strong> Vescovo di Padova portò la causa presso <strong>il</strong> patriarca di<br />

Grado che, la decise, in <strong>suo</strong> favore. Il Vescovo di Vicenza non si dette per vinto<br />

e SI appello alla S. Sede. In un decreto del 7 maggio 1157, Papa Adriano dichiarò<br />

che la chiesa di Limena faceva parte della diocesi di Padova. (F. DONDI DALL'ORC)­<br />

LOGIO, T}issertazioni sopra !'Istoria ecclesiastica di Padova, VI [Padova, 1805], p. 15).<br />

~ A. GLO~IA, C~~ice, c<strong>it</strong>., II, 1, d. 126, 206, 222, 224, 277, 292, 366, 489.<br />

Il GIona stabllr questo canone storico: «E vero che la professione della<br />

28<br />

Nel 1122 è testimone dei priv<strong>il</strong>egi che <strong>il</strong> vescovo di Padova<br />

Sinibaldo accorda al monastero di S. Maria delle Carceri. Nel<br />

1130 si ricordano i <strong>suo</strong>i vasti possedimenti di Teolo, e negli anni<br />

successivi quelli di Padova, in contrà S. Fermo, Rivale e Vigodarzere;<br />

appare anche in buoni rapporti con i signori da Baone.<br />

I <strong>suo</strong>i eredi passarono per poco di buono: nel 1145 furono querelati<br />

davanti a papa Eugenio III, perché usurpavano beni della<br />

Chiesa veronese, e <strong>il</strong> Vescovo Bellino di Padova è esortato<br />

dal Papa a prendere provvedimenti contro questi <strong>suo</strong>i fedeli. 9<br />

IL CASTELLO<br />

A Vigodarzere la famiglia aveva un « fortissimo» castello,<br />

ricordato dal Salomonio come trasformato in casa di ab<strong>it</strong>azione. lo<br />

I castelli medioevali erano fortezze per sostenere assalti<br />

guerreschi e difendere paesi e c<strong>it</strong>tà. Spesso una torre con mura<br />

era già una rocca. Ma, anche tralasciando le semplici torri, di veri<br />

castelli o rocche ce n'erano ben più di 100 nel <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> padovano.<br />

Della maggior parte non restano che poche vestigie e di molti<br />

anche appena <strong>il</strong> ricordo. Due castelli erano a Limena. Il più antico<br />

era dei signori da Limena, una famiglia che vantava tra i non<br />

pochi <strong>suo</strong>i uomini <strong>il</strong>lustri <strong>il</strong> beato Arnaldo, abate di S. Giustina,<br />

fiero oppos<strong>it</strong>ore di Ezzelino, la cui festa si celebra <strong>il</strong> 14 marzo.<br />

L'altro sorse nel 1313 a difesa del canale Brentella. Un altro<br />

era anche a Tavo, dove avevano giurisdizione i da Scint<strong>il</strong>la.<br />

legge non è sempre indubbia prova dell'origine delle famiglie; ma poche eCceZI011l<br />

non istruggono una regola» (A. GLORIA, Della agricoltura nel Padovano, Padova,<br />

1855, voI. I, p. XCV). Per <strong>il</strong> da Nono e altri, i da Vigodarzere erano di origine<br />

bresciana e si sarebbero stab<strong>il</strong><strong>it</strong>i a Padova nel 1148 (DA NONO, De generatione aliquorum<br />

civium urbis Padue tam nob<strong>il</strong>ium quam ignob<strong>il</strong>ium, ms B.P. 1239/XXIX,<br />

Museo Civico di PD, p. 34). È certo invece che Enrico, che appare per la prima volta<br />

a Padova nel 1122, era già capo della famiglia Vigodarzere (BRUNACCI, Storia ecclesiastica<br />

di Padova, ms B.P. 782, Museo Civico di PD, p. 903).<br />

9 G. BRUNACCI, Storia ecclesiastica, c<strong>it</strong>., p. 1038.<br />

10 SALOMONll, I nscriptiones agri Patavini, Padova, 1696, p. 261.<br />

29


La localizzazione del castello di Vigodarzere riesce molto<br />

diffic<strong>il</strong>e, per la mancanza, secondo le ricerche dell'autore, di ogni<br />

documento o altro indizio. L'autore proporrebbe, come pura<br />

ipotesi, la local<strong>it</strong>à Castagnara, perché fuori dal centro e nello<br />

stesso tempo vicino al Brenta e a una strada di grande comunicazione<br />

come l'Aurelia. Inoltre la tradizione del mercato settimanale,<br />

al sabato, ivi esistente, non potrebbe forse essere lln ricor·<br />

do di un commercio medioevale alle porte del castello<br />

Stemma della nob<strong>il</strong>e famiglia da Vigodarzere.<br />

VICENDE DELLA FAMIGLIA<br />

« Antichissimi, scrive <strong>il</strong> Cappellari, sono nella C<strong>it</strong>tà di Padova<br />

li Vigodarzere e tra essi vi sono stati alcuni uomini di gran<br />

valore e di chiara fama ».11<br />

Furono nemici acerrimi del tiranno Ezzelino da Romano, a<br />

causa del quale ebbero molto a soffrire, tanto che alcuni furono<br />

fatti miseramente uccidere e altri es<strong>il</strong>iare. Tra questi si distinse<br />

Guercio da Vigodarzere che in es<strong>il</strong>io non cessò di ecc<strong>it</strong>are <strong>il</strong> Papa<br />

e i Veneziani contro Ezzelino. Dopo la sconf<strong>it</strong>ta del tiranno, per i<br />

mer<strong>it</strong>i acquis<strong>it</strong>i, da Alberto, Vescovo di Treviso, per decreto di<br />

Papa Alessandro IV, fu infeudato nel 1258 del castello di Rustega,<br />

dal quale i <strong>suo</strong>i discendenti presero <strong>il</strong> cognome. 12 Il fortino di<br />

Rustega terminò la sua v<strong>it</strong>a plurisecolare allorché Venezia, diventata<br />

signora del padovano (1405), per misure prudenziali ordinò<br />

la distruzione di molti castelli di campagna, tra cui sembra anche<br />

quello di Vigodarzere.<br />

In uno statuto del 1278 sono nominate tutte le famiglie magnatizie<br />

del <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> padovano, obbligate ad osservare speciali<br />

disposizioni miranti a garantire l'ordinamento comunale-democratico<br />

da poco in vigore. Tra esse compare:<br />

Dominus Honor de Vicoaggeris in Vicoaggere et eius districtu<br />

Dominus Guercius de Vicoaggeris in Rustica et eius districtu<br />

Dominus Guercius predictus et Dominus Henricus Trapela<br />

in vico Alticherio et eius dislrictu. 13<br />

Dalla famiglia Vigodarzere discesero quindi altre due famiglie:<br />

Rustega e Trapolina. Da ricordare Trapolino Rustega<br />

che fu, con Francesco da Carrara, al riscatto di Padova nel 1390<br />

e per ricompensa fu creato signore di V<strong>il</strong>la del Conte.<br />

Lo stemma della famiglia Vigodarzere aveva tre fascie gialle<br />

e tre rosse e un leone dorato rampante, poste in modo orizl<br />

.<br />

d M<br />

zonta e 111 campo mezzo rosso e mezzo ver e.<br />

Nel 1835 avvenne la fusione della nob<strong>il</strong>e famiglia Vigodarzere<br />

con la nob<strong>il</strong>e famiglia C<strong>it</strong>tadella. La fusione avvenne in Andrea<br />

C<strong>it</strong>tadella Vigodarzere, nipote e figlio adottivo di Antonio<br />

11 G. A. CAPPELLARl, Emporio delle famiglie, ms C.M. 7/176, Museo Civico di<br />

Padova, voce «Vigodarzere ». Enrico, giudice estimatore (1224) del Comune di PD,<br />

Alberto (1235), Gumberto di Enrico, Giovanni q. Gumberto, Nicolò e Paolo di<br />

Giovanni (1275) altri giudici; Costantino (1266), Simonc (1285), Alberto (1293-1294)<br />

e Federico (1276) anziani di Padova.<br />

12 SALOMONII, Inscriptiones agri Patavini, ci t. , p. 260.<br />

30<br />

13 G. BRUNACCI, Codice Diplomatico Padovano, ms. 581 della Biblioteca del<br />

Seminario Vescov<strong>il</strong>e di Padova, voI. III, c. 1800, anno 1278.<br />

14 AA.VV., Cenni storici sulle famiglie di Padova e sui monumenti dell'univers<strong>it</strong>à,<br />

Padova, 1842, volI. 2; voI. II, tavola XXII, nn. 4-5-6, è riportato lo stemma<br />

dei Vigodarzere.<br />

31


Il Conte Andrea C<strong>it</strong>tadella Vigodarzere, uomo molto stimato<br />

e apprezzato ai <strong>suo</strong>i tempi, tanto da essere nominato membro<br />

di vari ist<strong>it</strong>uti univers<strong>it</strong>ari e gerarchie accademiche, morì <strong>il</strong> 19<br />

marzo 1870, e la c<strong>it</strong>tadinanza, per ì <strong>suo</strong>i mer<strong>it</strong>i, gli eresse un ricordo<br />

marmoreo nella piazza del Santo.<br />

Attualmente gli eredi possiedono, tra l'altro, <strong>il</strong> famoso<br />

palazzo C<strong>it</strong>tadella Vigodarzere (via Dante n. 5), che osp<strong>it</strong>ò<br />

(8-12 sett. 1881) Umberto I e Margher<strong>it</strong>a: <strong>il</strong> corpo del palazzo<br />

a nord, antica dimora dei C<strong>it</strong>tadella, fu ricostru<strong>it</strong>o nel sec. XV;<br />

quello a sud, già palazzo Farini (fu venduto dalla contessa<br />

Mussato Farini) risale al sec. XV.<br />

T<strong>it</strong>oli nob<strong>il</strong>iari dei C<strong>it</strong>tadella Vigodarzere:<br />

Nab<strong>il</strong>e, maschi e femmine (Nob<strong>il</strong>tà di Padova);<br />

Conte di Onara e Bolzonella, maschi primogen<strong>it</strong>i (Aureo libro dei<br />

t<strong>it</strong>olati della Repubblica Veneta, Ducale Veneta 22 apr<strong>il</strong>e<br />

1616) ;<br />

Conte dell'Impero Austriaco, maschi e femmine (Sacro Romano<br />

Impero, 13 maggio 1825) .15<br />

Conte Antonio Vigodarzere,<br />

(Gabinetto fotografico ciel Museo Civico cii Padova)<br />

C<strong>it</strong>tadella. Questi aveva fatto costruire un vasto giardino nella<br />

v<strong>il</strong>la di Saonara, dal famoso arch<strong>it</strong>etto Iapelli, per offrire lavoro<br />

e pane ai contadini durante la carestia del 1816-17. A Saonara,<br />

c'è <strong>il</strong> monumento ad Antonio C<strong>it</strong>tadella e <strong>il</strong> busto in marmo di<br />

Antonio Vigodarzere (t 18 sett. 1835), ultimi eredi delle due<br />

nob<strong>il</strong>i famiglie prima della fusione.<br />

32<br />

3) DISTRETTO DEL COMUNE DI PADOVA NEL PERIODO<br />

COMUNALE E SOTTO I CARRARESI (XII sec. - 1405)<br />

IL COMUNE CITTADINO<br />

Nei sec. XI-XII un fatto nuovo appare nella v<strong>it</strong>a pol<strong>it</strong>ica<br />

<strong>it</strong>aliana: <strong>il</strong> tramonto del feudalesimo e <strong>il</strong> cost<strong>it</strong>uirsi dei liberi comuni.<br />

A Padova troviamo senz'altro i consoli nel 1138 e 1142;<br />

15 Elenco Ufficiale Nob<strong>il</strong>iare Italiano, Torino, 1922, voce «C<strong>it</strong>tadella Vigodarzere<br />

»,<br />

33


però <strong>il</strong> comune doveva essere stato cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o ancor prima, forse<br />

fin dalI 077. Questa trasformazione pol<strong>it</strong>ica non fu improvvisa e<br />

pacifica ma lenta, graduale e a prezzo di lotte e contrasti a non<br />

finire con i signori feudali. Varie leggi dello Statuto Comunale<br />

mireranno a togliere ogni priv<strong>il</strong>egio e sopruso, per rendere tutti<br />

sottomessi ad una unica legge. 16<br />

A im<strong>it</strong>azione della c<strong>it</strong>tà, parecchie v<strong>il</strong>le (paesi), del <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong><br />

padovano divennero comuni rurali, con propri statuti e con a<br />

capo <strong>il</strong> podestà. Vigodarzere invece continuò ad essere considerato<br />

campanea Paduae (campagna di Padova), strettamente dipendente<br />

dal comune c<strong>it</strong>tadino.<br />

I lim<strong>it</strong>i occidentali del comune di Padova, sono fissati abbastanza<br />

chiaramente nella Bolla di papa Innocenzo III, del 13<br />

apr<strong>il</strong>e 1200, ai Canonici della Cattedrale di Padova. Tale bolla fu<br />

scr<strong>it</strong>ta per confermarli di tutti i possedimenti, fondi e decime di<br />

cui godevano tra cui « le decime di quella parte di Busiago che è<br />

tenuta dal comune di Padova, le decime di tutti i frutti di tutta<br />

la terra che ora è in arab<strong>il</strong>e o inarata se sarà ridotta, oppure lo è<br />

già, a coltura, in quella parte di Busiago, che è custod<strong>it</strong>a dai marici<br />

di Padova», (questo Busiago è senz' altro quello di Saletto).17<br />

Le v<strong>il</strong>le di Vigodarzere, Saletto, Sorriva, Busiago (contrada<br />

di Saletto) e Fornace (contrada di Tavo), lim<strong>it</strong>e occidentale<br />

del comune patavino,18 avevano a capo un rector (rettore) strettamente<br />

dipendente dal podestà di Padova. Tavo invece pare<br />

essere stata una v<strong>il</strong>la del comune rurale di Curtarolo.<br />

16 M. A. ZORZI, L'ordinamento comunale Padovano nella prima metà del secolo<br />

XIII, in «Miscellanea di Storia Veneta », Venezia, 1931, vol. V, p. 56 ss. Un po'<br />

alla volta ai feudatari altro non resterà che arrendersi ed andare ad ab<strong>it</strong>are in c<strong>it</strong>tà.<br />

CosÌ fecero i da Vigodarzere, che divennero fedeli serv<strong>it</strong>ori del Comune c i da<br />

Scin t<strong>il</strong>la.<br />

'<br />

17 F. DONln DALL'OROLOGIO, Dissertazione VI, Padova, 1812, p. 62.<br />

18 A. GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>., II, 1, p. XXXI, anno 1191; G. BRUNACCI, Storia<br />

ecclesiastica di Padova, 111S B.P. 782 del Museo Civico di Padova, p. 1045.<br />

34<br />

Ma <strong>il</strong> Comune, come del resto ogm IstItuzione democratica,<br />

ebbe v<strong>it</strong>a diffic<strong>il</strong>e. Discordie interne portarono al dominio<br />

di Ezzelino da Romano (1237-56), r<strong>it</strong>ornò indipendente fino<br />

al 1318, ma da questo periodo fino al 1405 dovrà sottostare<br />

alla signoria dei Carraresi in cui sperava di trovare sicurezza<br />

nelle lotte interne ed esterne, allora d<strong>il</strong>aganti, tra c<strong>it</strong>tà confinanti.<br />

In questo gioco pericoloso però non mancherà di intervenire<br />

l'astuta Venezia, che ne approf<strong>it</strong>terà per estendere <strong>il</strong><br />

<strong>suo</strong> dominio sulla terraferma.<br />

STATUTI DEL COMUNE<br />

Il Codice Statuario Repubblicano, soprattutto nel libro IV,<br />

che tratta dei lavori pubblici (ponti, navigli, argini, strade, servizi<br />

vari), più volte si occupa dei nostri paesi. Riporterò fedelmente<br />

tali notizie, preziose per la loro antich<strong>it</strong>à e perché sono le<br />

uniche a noi pervenute intorno a quell'epoca: dall'attento esame<br />

di esse si ravviserà l'importanza o meno di questi paesi a quei<br />

tempi e si impara a conoscere quanto antica sia la divisione in<br />

frazioni e quanto antico <strong>il</strong> loro nome.<br />

Tra i servizi da rendere al comune c<strong>it</strong>tadino uno contemplava<br />

la consegna di carri, per la nostra zona al Quartiere di Ponte<br />

Molino e in particolare al centuario di S. Fermo, per <strong>il</strong> trasporto<br />

di frumento e di altri generi di cui abbisognava <strong>il</strong> detto<br />

centuario.<br />

Saletto (Saletum a brenta) doveva 3 carri, Sorriva (Supm<br />

ripa) 3 carri, S. Giorgio di Brenta (Busiago di Saletto) 4 carri,<br />

Fornace 1 carro, Vigodarzere 10 carri più uno « per <strong>il</strong> pane del<br />

Comune», cioè per <strong>il</strong> Padestà, i <strong>suo</strong>i assistenti e fam<strong>il</strong>iari. L'importante<br />

consistenza demografica ed economica di .vigodar~ere<br />

appare dal numero r<strong>il</strong>evante di carri che doveva fornlre, consIderando<br />

che <strong>il</strong> numero massimo lo raggiungeva Montagnana con 17<br />

carri, e gli altri paesi più grandi erano sui 12 carri .( Rovolon;<br />

Conselve e Tribano). Dei paesi vicini, Altichiero formva 4 carrI<br />

35


e uno per <strong>il</strong> pane, Campodarsego 4, Limena 7 e due per <strong>il</strong> pane,<br />

Tessara 2 carri per <strong>il</strong> pane, Tavo non compare. 19<br />

Molteplici erano i lavori che questi paesi dovevano compiere<br />

per <strong>il</strong> bene pubblico. Un decreto del podestà Roberto de Robertis<br />

del 1276 obbliga alla manutenzione delle strade della zona<br />

a nord del Brenta, i paesi di Vigodarzere, Saletto, Sorriva, Fornace,<br />

Tavo e Tessara. 2o ,<br />

Di fondamentale importanza gli statuti che trattano della<br />

costruzione degli argini, riportati nel cap<strong>it</strong>olo riguardante <strong>il</strong><br />

Brenta.<br />

Ogni paese inoltre doveva occuparsi dei ponti pubblici, necessari<br />

di continua manutenzione perché fatti di legno. La nostra<br />

zona doveva dare la sua opera per <strong>il</strong> ponte di Tessara e per quello<br />

di Vigodarzere, sorto nel traghetto Vigodarzere-Altichiero. 21<br />

A rendere più agevole <strong>il</strong> cammino, specie alle m<strong>il</strong>izie, <strong>il</strong> Comune<br />

di Padova, nel 1184, costruÌ un ponte in pietra sul Brenta<br />

a Meianiga, che diverrà <strong>il</strong> confine tra <strong>il</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> di Vigodarzere<br />

e quello di Meianiga. 22<br />

Questo ponte sarà sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o, con la rettifica austriaca dall'alveo<br />

del Brenta della metà dell'800, da quello nuovo, sulla<br />

moderna provinciale. Il s<strong>it</strong>o preciso del vecchio ponte resta ipotetico;<br />

senz'altro era poco a ovest dell'attuale.<br />

Altre notizie preziose riguardanti questa volta gli scoli d'acqua<br />

le ricaviamo dal Codice Statuario Carrarese. 23<br />

19 A. ~LORIA, Statuti àel Comune di Padova dal sec. XII all'anno 1285, Padova,<br />

1873; hbro IV, rubr. VI, st. 1010, 1012, 1013, 1016 e soprattutto 1021, 1022,<br />

1023, pp. 326-327, anno 1234.<br />

20 A. G,LORIA, Statuti del Comune, c<strong>it</strong>., libro IV, rubr. VI, st. 989 e 990, p. 320.<br />

21 A. GLORIA, Codice Statuario, st. 1090, 1094, 1115, pp. 340-341, anno 1265<br />

(ponte di Tessara); st. 924 (p. 307), anno 1267 (ponte di Vigodarzere) .<br />

. , 22 Liber regiminum Padue, in «RR. It. SS. », VIII, 1 (a cura di A. BONARDI),<br />

C<strong>it</strong>ta dI Castell, 1903, p. 295, anno 1184. Podestà Alberto da Baone: «in quel<br />

tempo fu fatto Il ponte dell'Aurelia sul Brenta, in quel di Mejaniga ».<br />

~3 Del Codice Statuario Carraresc (1362) ancora manoscr<strong>it</strong>to nella Bibl. del<br />

Museo Civico, A. GLOHIA, Della Agricoltura nel Padovano, Padova, 1855, voI. I,<br />

36<br />

Vigodarzere ne aveva due: <strong>il</strong> primo, che doveva essere scavato<br />

e tenuto libero da ingombri dal paese di Vigodarzere, era<br />

lungo un miglio e mezzo e iniziava dall' ospedale di S. J acopo e<br />

terminava nel Brenta. Il secondo detto Ridi de Foras, iniziava<br />

da Saletto e terminava nella pubblica via, ed era lungo un miglio.<br />

Tavo invece ne aveva parecchi; dovevano essere curati da<br />

Ottavo e Ottavello, ed erano chiamati: pubblica (scolo) de<br />

Breuse, de Riazollis, V<strong>il</strong>le, Castello, Vancii. Anche Fornace aveva<br />

<strong>il</strong> <strong>suo</strong> scolo che iniziava da Busiago e terminava nel Brenta. Non<br />

è improbab<strong>il</strong>e che sia l'attuale scolo detto Piovetta vicino al T erraglio.<br />

Un altro era in local<strong>it</strong>à Soprariva (Sorriva).<br />

È del 1306 un decreto del Comune di Padova che poneva<br />

tasse sui mulini del <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> di Padova: uno è ricordato anche<br />

a V· d 190 arzere.<br />

24<br />

4) GUERRE MEDIOEVALI<br />

Vigodarzere è stato spesso teatro di lotte medioevali, causate<br />

<strong>il</strong> più delle volte da gelosia tra c<strong>it</strong>tà confinanti.<br />

Nel 1202 l'eserc<strong>it</strong>o di una lega di varie c<strong>it</strong>tà confinanti,<br />

dopo aver dev;stato <strong>il</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> padovano fino a. Vigoda;zere,. si<br />

fermò dinanzi al ponte omonimo dove era schIerato l eserclio<br />

padovano. Poco dopo tra i due belligeranti verrà conchiuso un<br />

accordo pacifico. 25<br />

Gli Scaligeri di Verona, nella attuazione del loro programma<br />

di espansione, riuscirono ad occupar.e Pad~va. nel ,~3.2~.<br />

Quando però cominciarono a molestare 1 Venezlam, fu l 1111ZlO<br />

pp. 161-252, riporta gli Statuti riguardanti gli scoli.. In particolare per Vigodarzere<br />

st 868-869; Tavo st. 682-686; Fornace st. 662; Sornva st. 739.<br />

24 VERCI, Stona della Marca Trevzsana, voI. V, d. 461, p. 14.<br />

25 A. SIMIONI, Storia di Padova, Padova, 1968, p. 257.<br />

37


della catastrofe. Padova cadde in loro potere nel 13 3 7; l'anno<br />

dopo, Pietro de' Rossi assalì anche <strong>il</strong> castello di Vigodarzere, che<br />

venne abbandonato dal presidio scaligero che lo custodiva. 26<br />

Nel 1388 Padova cadde in mano dei Visconti di M<strong>il</strong>ano'<br />

soltanto l'anno seguente Francesco Novello Carrare se poté ten~<br />

tare la riconquista della sua c<strong>it</strong>tà. La riscossa partì dal castello di<br />

Vigodarzere con es<strong>it</strong>o pos<strong>it</strong>ivo e i Visconti furono cacciati dal<br />

Padovano. 27<br />

'<br />

Nel 1405 durante l'ultima e decisiva lotta tra Venezia e i<br />

Carraresi, <strong>il</strong> castello di Vigodarzere assieme a quello di Limena<br />

furono gli ultimi baluardi di difesa della c<strong>it</strong>tà. Qui si svolser~<br />

le battaglie decisive, che portarono al1a defin<strong>it</strong>iva conquista di<br />

~adova. d~ parte dei veneziani. Questi castelli facevano parte della<br />

lInea dI dIfesa che andava da Oriago a Stra e ad Arino e terminav~<br />

~ Vigod~rzere e Limena, detta Serraglio. Per misure prudenzI.alI<br />

VenezI~, dopo <strong>il</strong> 1405, farà distruggere tutte le opere di<br />

dIfesa e vatl castelli del Serraglio. 28<br />

CAPITOLO III<br />

SOTTO LA REPUBBLICA VENETA<br />

(1405-1797 )<br />

E IL GOVERNO AUSTRIACO<br />

(fino al 1866)<br />

1) LA PODESTARIA DI CAMPOSAMPIERO<br />

I veneziani mantennero intatto l'ordinamento pol<strong>it</strong>ico dei<br />

Carraresi, per cui Vigodarzere, che era passato sotto la giurisdizione<br />

del Vicariato di Camposampiero, continuò ad esserlo anche<br />

sotto <strong>il</strong> nuovo regime.<br />

Unico cambiamento fu quello del nome: da Vicariato a Podestaria.<br />

Le attribuzioni del Podestà, che risiedeva a Camposampiero<br />

ed era sempre un nob<strong>il</strong>e veneziano, erano molto vaste sia<br />

nel campo economico che in quello civ<strong>il</strong>e. 1<br />

Sui fatti storici singolari <strong>il</strong>lustranti la v<strong>it</strong>a locale poco si è<br />

in grado di riferire,2 perché l'unico archivio, quello della podesta-<br />

26 L. ROSTIROLA, Camposampiero Padova 1924 p 109<br />

27 L " ,. .<br />

28 .<br />

. ROSTIROLA, Camposampiero<br />

'<br />

c<strong>it</strong><br />

')<br />

I)<br />

.<br />

130<br />

. .<br />

L RSTlROLA, Camposampiero, c<strong>it</strong>., p. 134. Il castello di difesa del canale<br />

Bren,tella, ,di. Limena, eretto nel 1313, mun<strong>it</strong>o di mura, fosse e argini sarà distrutto in<br />

~egulto. SI tlcorda che nell'agosto del 1509, 400 spagnoli dell'eserc<strong>it</strong>o di Massim<strong>il</strong>iano<br />

Imperatore, lo pres:ro, d'assalto e tagliarono a pezzi i 150 Schiavoni che lo difendevano<br />

per I VeneZla111 (A, GLORIA, Terr<strong>it</strong>orio padovano <strong>il</strong>lustrato voI I part" II<br />

p. 128), ' ., ~ ,<br />

38<br />

I Ogni podestaria comprendeva un certo numero di v<strong>il</strong>le e comuni; la p<strong>it</strong>l<br />

estesa era quella di Camposampiero con 84 paesi. Vigodarzere comprende~a le v<strong>il</strong>le<br />

di Vigodarzere, Saletto, Sortiva, Busiago Vecchio, Tavo e Fornace. La stona, le local<strong>it</strong>à,<br />

i paesi e i fiumi della podestaria furono immortalati dal poeta !'-: BA:{A:rELL~<br />

(1385-1448), Ecatometrologia, Codice membranaceo del sec. XV. ArchlVlO CIVICO di<br />

PD. Segnato B,P. 881, pp. 16 ss.<br />

2 Il Gloria ricorda che durante la terrib<strong>il</strong>e guerra promossa dalla Lega di<br />

39


ia di Camposampiero, in cui si conservavano i documenti andò<br />

distrutto per un vandalico incendio nel 1809. 3<br />

'<br />

2) CONDIZIONI ECONOMICHE E SOCIALI SOTTO<br />

IL GOVERNO DELLA SERENISSIMA<br />

Sotto Venezia si ebbe un periodo di relativa tranqu<strong>il</strong>l<strong>it</strong>à. Le<br />

guerre ,~rano fatte da mercenari e lontano dalla cap<strong>it</strong>ale. Soddisfacen~e<br />

l mcremento demografico ed economico, ad eccezione degli<br />

a~ll1 1436, 155, 1576, 1631, quando infierÌ la peste che decim~<br />

l~ pop~lazlOne. Continuò la piaga del latifondismo. La propneta<br />

t~rnera continuò ad essere divisa tra signori veneziani e<br />

padov~n~, tra ordini religiosi e patrimoni ecclesiastici, mentre i<br />

cont~dIll1. ,erano costretti a vivere nella misera condizione di mezzadn<br />

e plU spesso ancora di f<strong>it</strong>tavoli.<br />

Co~tin~ò la piaga del pensionatico, che sarà un vero flagello<br />

per l a~ncoltura. Il pensionatico era quel dir<strong>it</strong>to che taluni<br />

avevano dI far pascolare durante l'inverno, dentro certo spazio<br />

detto P~sta, le pecore del piano o del monte su fondi altrui, anc~e<br />

a dIspetto del possessore di questi. Il numero determinato<br />

dI peco~e,. ~~e si pot~va far pascolare in una posta, ne cost<strong>it</strong>uiva<br />

la SOffnlhta. ProprIetario era colui che aveva <strong>il</strong> dir<strong>it</strong>to di<br />

pasco~o m una determinata zona: poteva farvi pascolare pecore<br />

~rO:Ie .oppure concedere ad altri <strong>il</strong> dir<strong>it</strong>to dietro compenso. I<br />

hmItI dI tempo erano dal giorno di S. Michele (29 sett.) fino<br />

alla Madonna di Marzo (25 marzo).<br />

Camb{~i, dal. pont~ ~ecchio del Brenta, la giovinetta Isabella Ravegnana, rap<strong>it</strong>a da<br />

unI s~ ato ~ Massl:nllJano l1uperatore nell'agosto 1509, fuggendogli di mano precip<strong>it</strong>ò<br />

ne lUme e., aHog~. !~oltre. nel palazzo della nob. famiglia Laza1'a (a Casta na1'a)<br />

:1'se alloggIO MaSSln11hano Imperatore per 5 giorni nell'agosto 1509 (A 6 '<br />

] errzto~io padovano <strong>il</strong>lustrato, Padova, 1862, voI. II, p. 134, nota 1-2'). . LORIA,<br />

. G. FRANCESCHETTO, A Camposampiero e a C<strong>it</strong>tadella: <strong>il</strong> movimento degli<br />

insorgenti nel 1809 contro l'occupazione napoleonica, Padova, 1962 (opuscolo).<br />

40<br />

A Busiago Nuovo sotto Tavo vicino a V<strong>il</strong>la Bozza, c'era un<br />

Postapecore, di proprietà di Galeazzo Mussato: nel 1806 aveva<br />

una soffrib<strong>il</strong><strong>it</strong>à di 99 pecore.<br />

Un altro era a Tavo, di proprietà del Co. Claudio Mussato,<br />

aveva una soffrib<strong>il</strong><strong>it</strong>à di 130 pecore nel 1780 c. e di 84 nel 1806.<br />

Un terzo a Saletto - Sorriva - Busiago vecchio - Vigodarzere; ne<br />

era proprietaria la famiglia Pisani e aveva una soffrib<strong>il</strong><strong>it</strong>à ne~<br />

1780 c. di 800 pecore (con Bragni e Brombeo) e nel 1806 dI<br />

430 pecore. .<br />

Da un atto di compravend<strong>it</strong>a veniamo a sapere che nel 1497<br />

la famiglia dei da Camerino acquistò <strong>il</strong> Postap~core di Tav~ -<br />

Fornace dai Mussato. Mentre da un altro atto dI compravend<strong>it</strong>a<br />

del 1698 si ricava che la famiglia Trento vende ad Angelo Giacomelli<br />

i' Postapecore di Saletto, Vigodarzere, Salgaro e paesi<br />

vicini per 340 ducati. . . .<br />

Nel 1846, pochi anni prima che l'ist<strong>it</strong>uziOne del penSlo na -<br />

tico fosse abol<strong>it</strong>a, proprietario del postapecore di Vigodarzere<br />

era <strong>il</strong> signor Manfrin e non vi era consuetudine di intr~dur~e<br />

pastori montani, mentre per la frazione di. Sale~t proprletariO<br />

era <strong>il</strong> signor Giacomelli e vi era consuetudme dI mtrodurre pastori<br />

montani. 4<br />

Un altro danno non indifferente per l'agricoltura era cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o<br />

dalle estese zone boschive.<br />

La Repubblica Veneta, che di legname aveva m~lto. bi~o~no<br />

per i lavori dell' Arsenale, fec~ leggi severiss~me per Il ~Iprlstmo<br />

e <strong>il</strong> potenziamento dei boschI, anche perche fossero dI contendimento<br />

alle inondazioni dei fiumi.<br />

Un bosco di 29 campi sorgeva a Tavo, in local<strong>it</strong>à Vanzo,<br />

era proprietà dei Mussato, che vi allevavano razze pregiate di<br />

4 A. GLORIA, Leggi sul pensionatico, emanate per le provinc!e ~ene~e dal 1200<br />

ai dì nostri, Padova, 1851, pp. 422 SS. Vedi anche <strong>il</strong> Prospetto dI, fine lIbro. . .<br />

F. CAVALLI, Studi Economici sulle condizioni naturalz e czvtlz della provmcza<br />

di Padova, Padova, 1851, prospetto n. XIV.<br />

41


cavalli, venne abbattuto nel 1797. Un altro era a Salgaro di<br />

proprietà della famiglia Trevisan e tre a Busiago Vecchio (at··<br />

tuale Via Busiago, Terraglione e Perarello) di proprietà rispettivamente<br />

dei Mocenigo, di Paolo Dottor della Cà di Dio e dei<br />

Trevisan.<br />

Era proib<strong>it</strong>o non solo sradicarli, ma anche tagliarvi legna da<br />

fuoco, se non a ogni decennio e con la licenza dei pubblici magistrati<br />

dei boschi, detti saltari. 5<br />

Tra i provvedimenti benefici della Repubblica Veneta atti<br />

a favorire l'agricoltura, quello che si rivelò più efficace e duraturoro<br />

fu la creazione dei Consorzi di bonifica che dal sec. XVI ad<br />

oggi si occupano di asciugare, irrigare e ridurre a coltura i luoghi<br />

incolti.<br />

b<strong>il</strong>e fu l'impulso dato dal governo austriaco alle opere pubbliche<br />

e stradali, alla ed<strong>il</strong>izia e soprattutto alla scuola popolare fino<br />

allora ignorata. Ad essa fino allora suppliva, in modo ammirevole<br />

ma inadeguato, la Scuola di Dottrina Cristiana.<br />

L'opposizione antiaustriaca nel Veneto durante <strong>il</strong> risorgimento<br />

è confermata e documentata da varie fonti, da esse è possib<strong>il</strong>e<br />

ricavare notizie che permettono di stab<strong>il</strong>ire che anche<br />

nelle nostre parti la lotta contro l'Austria fu attiva e si manifestava,<br />

come altrove, con l'emigrazione dei giovani nelle formazioni<br />

m<strong>il</strong><strong>it</strong>ari piemontesi e garibaldine e con la resistenza al<br />

Governo. 6<br />

Liberato <strong>il</strong> Veneto dall'oppressore nel 1866, primo sindaco<br />

di Vigodarzere fu eletto Francesco Giacomelli che resterà in carica<br />

fino al 1873, quando subentrerà <strong>il</strong> Barone Ach<strong>il</strong>le De Zigno.<br />

3) LA CADUTA DI VENEZIA<br />

Il dominio della Serenissima durò fino al 1797, anno in cui<br />

Napoleone, sconf<strong>it</strong>ta Venezia, creò la Repubblica Cisalpina. È<br />

certo che Napoleone fu a Padova. La popolazione però pagò cara<br />

la sua vis<strong>it</strong>a, in quanto dovette dare generi alimentari per <strong>il</strong><br />

mantenimento delle truppe e consegnare l'argento delle chiese.<br />

A Tavo venne requis<strong>it</strong>a una lampada e a Vigodarzere 10 lampade<br />

per <strong>il</strong> valore di 432 once.<br />

4) GLI AUSTRIACI<br />

Nel 1813 ai francesi subentrarono gli Austriaci e <strong>il</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong><br />

di Vigodarzere passò sotto <strong>il</strong> distretto di Padova. Innega-<br />

5 A. GLORIA, Della agricoltura nel padovano, Padova, 1855, voI. II, p. 695 s.<br />

Legg.e Veneta n. 1048, 4 gen. 1744: nota dei boschi che si trovano nei paesi del<br />

Terntono Padovano, fatta da Nicolò Verudo, Cap<strong>it</strong>ano ai boschi nella Padovana e<br />

Vicentina.<br />

42<br />

6 G. FRANCESCHETTO, Appunti su Camposampiero nella seconda metà del se··<br />

colo scorso, (opuscolo), Padova, 1967, p. 8. Nell'Albo dei morti e dei fer<strong>it</strong>i della<br />

c<strong>it</strong>tà e provincia di Padova nella lotta per ii patrio riscatto, conservato nel M:1Se(~<br />

del Risorgimento di Padova, c'è anche la fotogral1a del signor Romanm Andnow<br />

Alessandro di Saletto.<br />

43


CAPITOLO IV<br />

IL COMUNE DI <strong>VIGODARZERE</strong><br />

NELL'ULTIMO SECOLO (1866-1969)<br />

E LE DUE GUERRE MONDIALI<br />

1) IL COMUNE DI <strong>VIGODARZERE</strong> DOPO L'UNITÀ D'ITALIA<br />

Di questo periodo abbiamo una importante fonte storica:<br />

le Delibere Comunali. Iniziano dal 1866 e sono conservate presso<br />

l'Archivio Comunale di Vigodarzere. Le prime portano la firma<br />

del sindaco Francesco Giacomelli. Questa importante carica, fino<br />

al governo fascista, sarà monopolio dei De Zigno, Giacomelli e<br />

Farini.<br />

Pur restando Vigodarzere capoluogo, la sede per comod<strong>it</strong>à<br />

fu portata a Saletto e <strong>il</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> fu privato delle local<strong>it</strong>à Bragni<br />

e Brombeo, passate entrambe sotto <strong>il</strong> comune di Cadoneghe. La<br />

sede municipale e quella del medico condotto erano nelle vecchie<br />

scuole di Saletto.!<br />

Nel 1930, sotto <strong>il</strong> podestà Benoni, ci fu <strong>il</strong> trasporto della<br />

sede comunale a Vigodarzere, nella ex v<strong>il</strong>la Grimani, già Ca'<br />

Zusto. Ciò creò forti dissidi, a guerra fin<strong>it</strong>a, tra i due paesi. Nel<br />

1 É un edificio molto antico, già proprietà della signora Fontana mar<strong>it</strong>ata Gia··<br />

comelli, c prima ancora, pare, dei Trevisan.<br />

45


2) I E II GUERRA MONDIALE<br />

<strong>VIGODARZERE</strong> - V<strong>il</strong>la Zusto ora Sede Municipale.<br />

1948 ci fu una prima proposta, in consiglio municipale, di riportare<br />

la sede comunale a Saletto. L'anno dopo, Saletto e Tavo<br />

volevano formare un comune autonomo, ma mancarono le adesioni<br />

dei maggiori contribuenti sui guaIi sarebbero maggiormente<br />

ricadute le aumentate spese.<br />

Il fascismo aveva portato a buon punto anche uno studio,<br />

in applicazione della legge 17 marzo 1927, per l'aggregazione a<br />

Padova dei comuni attigui, tra cui Vigodarzere, progetto rimasto<br />

irrealizzato a causa degli eventi bellici, ma tuttora oggetto di studio<br />

e di progettazione. 2<br />

La prima guerra mondiale (1914-18), che costò all'Italia<br />

oltre 650.000 morti, lasciò in relativa tranqu<strong>il</strong>l<strong>it</strong>à <strong>il</strong> nostro comune<br />

lontano dalle zone di operazione. Ci furono invece degli<br />

stazionamenti di m<strong>il</strong><strong>it</strong>ari in partenza per <strong>il</strong> fronte e, a guerra fin<strong>it</strong>a,<br />

<strong>il</strong> comune perse 92 dei <strong>suo</strong>i combattenti.<br />

La seconda guerra (1939-45) non fu una guerra di trincea<br />

o di posizione come la prima, ma una guerra di movimento. Il<br />

pericolo era dappertutto e per tutti: ogni c<strong>it</strong>tà, ogni paese, ogni<br />

local<strong>it</strong>à di qualche interesse m<strong>il</strong><strong>it</strong>are era esposta ai bombardamenti,<br />

specie dopo la disfatta del 1943, quando i soldati tedeschi<br />

d<strong>il</strong>agarono in tutta Italia.<br />

Si insediarono anche a Vigodarzere e precisamente in Certosa.<br />

Da un fonogramma riportato dal Fantelli si è venuto a sapere<br />

che si trattava di una scuola tedesca di spionaggio. 3 A Saletto<br />

fu installata l'antiaerea tedesca. Frequenti furono i bombardamenti<br />

alleati al ponte della ferrovia sul Brenta.<br />

Gli eventi precip<strong>it</strong>arono nell'ultimo periodo: nella confusione<br />

dell'eserc<strong>it</strong>o germanico in r<strong>it</strong>irata, degli eserc<strong>it</strong>i alleati sempre<br />

più guardinghi e della lotta partigiana a volte imprudente. La<br />

lotta si concluderà nelle ultime giornate di apr<strong>il</strong>e, dal 25 al 30:<br />

<strong>il</strong> 28 Mussolini verrà arrestato e fuc<strong>il</strong>ato e <strong>il</strong> 2 maggio verrà firmato<br />

l'armistizio che porterà la data del 25 apr<strong>il</strong>e.<br />

Nel padovano, la liberazione si compì in mezzo al terrore,<br />

la minaccia di morte e le rappresaglie più orrende. Le disfatte<br />

truppe tedesche, di continuo tormentate dai partigiani che tentavano<br />

di ostacolarne la fuga, sfogarono la rabbia della disperazione,<br />

con gli atti più bestiali. La zona di Camposampiero e C<strong>it</strong>tadella,<br />

dove la guerriglia partigiana iniziò sin dalla sera del 25<br />

apr<strong>il</strong>e, pagò la sua audacia con circa 300-400 v<strong>it</strong>time, tra cui<br />

2 L'aggregazione a Padova di comuni attigui, Padova, 1927, Museo Civico,<br />

B.P. 3194.<br />

46<br />

3 G. E. FANTELLI, La Resistel1za dei Cattolici l1el Padoval1o, Padova, 1965,<br />

Parte Documenti, p. 324.<br />

47


vecchi, donne e fanciulli. A S. Giustina in Colle, vennero fuc<strong>il</strong>ate<br />

23 persone a pochi metri dalla chiesa parrocchiale e con essi<br />

l'Arciprete e <strong>il</strong> giovane Cooperatore. V<strong>il</strong>la del Conte, S. Anna<br />

Morosina, Curtarolo soggiacquero a rappresaglie non meno san-<br />

• 4<br />

gumose.<br />

Il 28 apr<strong>il</strong>e 1945, Saletto di Vigodarzere è anch'esso sotto<br />

minaccia di rappresaglie. I tedeschi, che provengono da Padova<br />

per la Valsugana sotto l'incalzare della VIII Armata Alleata, a<br />

Limena tentano di passare <strong>il</strong> Brenta, essendo stati distrutti i ponti<br />

di Pontevigodarzere e Curtarolo. Temendo però le rappresaglie<br />

dei partigiani, a Saletto fanno un rastrellamento di una cinquantina<br />

di persone che minacciano di uccidere dinanzi alla chiesa.<br />

Mentre <strong>il</strong> parroco don Antonio Moletta e la signora Adelaide<br />

Giacomelli, che sapeva <strong>il</strong> tedesco, riescono coraggiosamente ad<br />

allontanare la tempesta, soldati tedeschi sparano all'impazzata ed<br />

uccidono <strong>il</strong> cooperatore don Beniamino Guzzo (9-9-1888 - 28-<br />

4-1945), dentro la propria casa e <strong>il</strong> sig. Guido Munaron<br />

(29-4-1945).<br />

Nella notte di sabato 28 e domenica 29, i tedeschi passano<br />

<strong>il</strong> Brenta e lasciano liberi gli ostaggi. Sub<strong>it</strong>o dopo gli alleati sferrano<br />

un m<strong>it</strong>ragliamento aereo in Maresana e ci sono perd<strong>it</strong>e di<br />

uomini e armamenti da parte tedesca. A Tavo, gli alleati accampati<br />

nel Tavello, non permettono <strong>il</strong> passaggio dei tedeschi sul<br />

Terraglione: raffiche di m<strong>it</strong>raglia infrangono i vetri della chiesa.<br />

Domenica notte passa nella seren<strong>it</strong>à e al mattino del lunedì<br />

30, gran festa per salutare l'eserc<strong>it</strong>o alleato liberatore. « Le campane<br />

<strong>suo</strong>nano a festa, i soldati sono accolti festosamente dalla<br />

popolazione. Il tricolore sventola nell'alto dei campan<strong>il</strong>i e nelle<br />

case. La guerra è fin<strong>it</strong>a ».<br />

Al comune di Vigodarzere la guerra costò 90 morti.<br />

3) OPERE PUBBLICHE<br />

Tra le opere pubbliche, realizzate in questo ultimo secolo,<br />

ricordiamo, nel campo san<strong>it</strong>ario, la costruzione di un lazzaretto<br />

comunale sopra un fondo di Saletto, in via Cap<strong>it</strong>ello, di proprietà<br />

del sig. Angelo Mason, per circoscrivere l'epidemia collerica (pellagra)<br />

del 1866. Nel 1911 venne costru<strong>it</strong>o unlazzaretto o casa<br />

di segregazione stab<strong>il</strong>e a Salgaro, per i comuni di Vigodarzere e<br />

Cadoneghe.<br />

L'ist<strong>it</strong>uzione stab<strong>il</strong>e della posta a Saletto presso <strong>il</strong> municipio,<br />

risale al 1907 . Prima, <strong>il</strong> cursore comunale andava a prenderla<br />

a Padova fino al 1872, e dopo a Limena.<br />

La luce elettrica e <strong>il</strong> telefono, solo però nei centri di Vigodarzere<br />

e Saletto, arrivò nel 1911.<br />

Tra le opere stradali ricordiamo, nel 1875, l'abbassamento<br />

dell'argine dinanzi al Municipio di Vigodarzere. Nel 1928 fu costru<strong>it</strong>a<br />

via Roma, mentre prima, dopo <strong>il</strong> passaggio a livello, si deviava<br />

per l'argine del Muson. Le prime opere di asfaltatura, lim<strong>it</strong>atamente<br />

ai centri di Vigodarzere, Saletto e Tavo risalgono al<br />

1950. L'opera di maggior r<strong>il</strong>ievo è stata compiuta dalla Provincia<br />

di Padova, negli anni 1965-66, con la asfaltatura dei terragli di<br />

via V<strong>il</strong>la Bozza e di via Terraglione e con la costruzione di una<br />

nuova strada dietro la chiesa di Saletto. Intanto <strong>il</strong> comune ne!<br />

1967 terminava l'asfaltatura delle vie Ca' Zusto, Cap<strong>it</strong>ello-Busiago<br />

e Piovego.<br />

Il 6 maggio 1956 fu inaugurato <strong>il</strong> « Ponte della Libertà»,<br />

presenti le massime autor<strong>it</strong>à civ<strong>il</strong>i e religiose e l'ing. progettista<br />

Schvarcz.<br />

Per l'ed<strong>il</strong>izia scolastica, già nel secolo scorso, erano state<br />

costru<strong>it</strong>e le vecchie scuole di Vigodarzere, ora As<strong>il</strong>o Infant<strong>il</strong>e, e<br />

quelle di via Busiago di Saletto. 5 Nel 1912, furono costru<strong>it</strong>e quel-<br />

48<br />

4 G .. E. FANTELLI, La Resistenza dei Cattolici nel Padovano, c<strong>it</strong>., p. 231 55.<br />

5 B. TREVI SAN, Relazione generale su! procedimento istruttivo ed<br />

educativo delle Scuole Elementari pubbliche del Comune di Vigodarzere, anno 5CO-<br />

49


Facendo una media, molto approssimativa, delle elezioni pol<strong>it</strong>iche<br />

e amministrative tenutesi fino ad oggi, si può contare su<br />

una media di 4800 elettori, distribu<strong>it</strong>i in 8 sezioni elettorali, con<br />

le seguenti distribuzioni di voti: D.C. 2200, i part<strong>it</strong>i socialisti<br />

1100, P.C.I. 800, <strong>il</strong> resto tra nulli e altri part<strong>it</strong>i.<br />

5) SINDACI DEL DOPOGUERRA<br />

SALETTO DI VIGODM1ZERE<br />

Ponte della Libertà e Cascate del Brenta,<br />

le di Tavo; nel 1932, quelle attuali di Vigodarzere; nel 1960, le<br />

provinciali di Terraglione e poco do~o q~el~e di aletto..<br />

Altre opere pubbliche di questl ultImI annl,. s~no Il c~nsultorio<br />

comunale ONMI (Opera Nazionale Maternlta Infanzl~), ~<br />

Saletto <strong>il</strong> cim<strong>it</strong>ero nuovo di Terraglione e ammodernamentl agh<br />

altri ci~<strong>it</strong>eri. Furono costru<strong>it</strong>e inoltre case popolari a Vigodarzere,<br />

Saletto e Tavo.<br />

4) SITUAZIONE POLITICA<br />

Dopo la guerra e le prime elezioni pol<strong>it</strong>iche del 1945, primo<br />

sindaco fu eletto Benetti Anselmo.<br />

fastico 1903-1904, Padova, 1905, Biblioteca Civica B,P. 6669, Il direttore ~id~tt~co<br />

B Trevisan annota che le Scuole del Comune di Vigodarzere furono aperte Il glOtnO<br />

l' settembre e chiuse <strong>il</strong> 30 giugno, I giorni di lezione furono 200 Circa, La frequenza<br />

lasciò piuttosto a desiderare,<br />

50<br />

Benetti Anselmo fu V aIe n tino<br />

Lincetto Pietro fu Em<strong>il</strong>io<br />

Gomiero Zeno fu Guido<br />

Sandre Guerrino fu Michele<br />

Schiavo Primo fu Sante<br />

Ortolani Francesco fu Antonio<br />

F assina Cesare fu Amedeo<br />

Martini Giovanni fu Sisto<br />

6) <strong>VIGODARZERE</strong>, CENSIMENTO DEL 19616<br />

Comuni, Frazioni geografiche,<br />

Local<strong>it</strong>à ab<strong>it</strong>ate<br />

Alt<strong>it</strong>udine<br />

Popolazione<br />

Vigodarzere 22/14 7.006<br />

Saletto 22/17 1.589<br />

Saletto 18 276<br />

Busiago 21 58<br />

Maresana-Tiso 22 56<br />

Superficie<br />

Ha. 1991<br />

» 586<br />

6 Ist<strong>it</strong>uto Centrale di Statistica, 10' censimento generale della popolazione,<br />

15 ott, 1961, voI. III. Dati sommari per Comuni, Fascicolo 28 (Provincia di PD).<br />

Roma 1965,<br />

Superf. Km 2 19,91, dens<strong>it</strong>à ab./Km 2 352. Popolaz. residente nei centri 1.841,<br />

nei nuclei 667, nelle case sparse 4.498, totale complessivo 7.006, mentre nel censimento<br />

del 1951 erano 6.679, variazione +4,9%. Vigodarzere, paese, nel 1500-1600<br />

aveva 460 ab<strong>it</strong>anti. Come comune: nel 1861, 2.708; nel 1901, 3.909; nel 1911, 4.748;<br />

nel 1921, 5.409; nel 1967, 7.723.<br />

51


Mason 22 51<br />

Zordan 21 57<br />

Case sparse 1.091<br />

Tavo 22/16 1.308 497<br />

Tavo 19 116<br />

Case sparse 1.192<br />

Vigodarzere 21/14 4.109<br />

Municipio 18 160<br />

T erraglione 17 41<br />

Vigodarzere 17 1.248<br />

Lissandron 15 48<br />

Pegoraro 21 116<br />

Ranzato 18 51<br />

Ravazzolo 18 60<br />

Salgaro 14 59<br />

Turato 16 78<br />

V<strong>il</strong>la Zigno 17 33<br />

Case sparse 2.215<br />

625<br />

» 283<br />

a) Popolazione residente per grado di istruzio~e: laurea 1 ~,<br />

matur<strong>it</strong>à classica e scientifica 14, ab<strong>il</strong><strong>it</strong>azione (magIstrale e teCnlca)<br />

44, licenza media inferiore 202, analfabeti 364.<br />

b) Popolazione attiva ded<strong>it</strong>a all'agricoltura 712, all'idustria<br />

1.486, ad altre attiv<strong>it</strong>à 576, di cui imprend<strong>it</strong>ori, quadn superiori,<br />

liberi professionisti 12, ~iri~enti e i.mpiegati 111,. lavoratori<br />

in proprio 695, lavaraton dIpendenti 1.680, coadmvanti<br />

276;<br />

non attiva, scolari e studenti 437, casalinghe 2.013, pensionati<br />

277, altri 176.<br />

c) Famiglie residenti ded<strong>it</strong>e all'agricoltura 386, componenti<br />

2.152, di cui lavoratrici in proprio 366;<br />

52<br />

all'industria 497, componenti 2.084, di cui imprend<strong>it</strong>ori famiglie<br />

7, lavoratrici in proprio 71, dipendenti 413, <strong>il</strong> resto dirigenti<br />

e impiegati;<br />

altre attiv<strong>it</strong>à 223, componenti 942;<br />

con capo famiglia in condizione non professionale (casalinghe,<br />

pensionati, altri) 364, componenti 1.805. Totale famiglie<br />

1.468.<br />

d) Ab<strong>it</strong>azioni in complesso 1.359, stanze 5.682 con bagno<br />

219, elettric<strong>it</strong>à 1.340, gas in bombole 1.151, impianto di riscaldamento<br />

-/9. 7<br />

7) UNITÀ LOCALI: INDUSTRIALI, ARTIGIANALI<br />

E COMMERCIALI NEL 1969 8<br />

D<strong>it</strong>ta<br />

ATTIVITÀ INDUSTRIALI E SEMINDUSTRIALI<br />

Attiv<strong>it</strong>à<br />

Pers, occupato<br />

1 ) Bano Francesco cucine componib<strong>il</strong>i<br />

2) «Ciandar» - Ciangherotti<br />

Franco & Dorio Antonio lavanderia e stireria<br />

3) Costini ti -Rovera to mob<strong>il</strong>ificio<br />

4) Ed<strong>il</strong><strong>it</strong>, S.p.A. manufatti cemento amianto<br />

5) «ELBI» - Brustio Luigi caldaie<br />

7 Altri dati statistici antichi li riporta: A. GLORIA, TI <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> pado1Jano <strong>il</strong>lustrato,<br />

Padova, 1861-62, voI. II (documenti), pp. 61 ss.; p. 131 dà un prospetto<br />

dimostrante i possidenti di oltre 600 pratiche di terreno in ogni Comune censuario<br />

(pertica 1000 m 2 ), In quello di Saletto, Francesco Claudio Farini pertiche 1.130,<br />

ered<strong>it</strong>à Giacomelli 1.138, In quello di Vigodarzere, Canonicato di S. Giacomo Apostolo<br />

nella Cattedrale di Padova 685, nob. Ach<strong>il</strong>le de Zigno 1.691.<br />

8 Vigodarzere, in «Difesa del Popolo », settimanale della diocesi di Padov:l,<br />

25 maggio 1969. «Un fiume, un torrente, una ferrovia: una prigione. CosÌ pensavano,<br />

o almeno dicevano di pensare, quelli di Vigodarzere, uno dei comuni della<br />

" cintura" padovana, chiuso tra <strong>il</strong> Brenta, <strong>il</strong> Muson e la linea Padova-Calalzo.<br />

"Vigodarzere non potrà mai sv<strong>il</strong>upparsi - dicevano - finché ci saranno questi ostacoli".<br />

Nel capoluogo ce 1'avevano in modo particolare con <strong>il</strong> passaggio a livello<br />

82<br />

22<br />

93<br />

32<br />

21<br />

53


6) Garneri Michele torn<strong>it</strong>ura 20<br />

7) Giacomelli Francesco deposi to legnami 28<br />

8) Grigolon Antonio<br />

& Ben<strong>it</strong>o telai poltrone 30<br />

9) « KerW<strong>it</strong>rex »<br />

Ferraresso Virg<strong>il</strong>io ceramiche 52<br />

10) Mimo Leone & C. divani-poI trone 87<br />

11) Mimo Giancarlo divani-poltrone 15<br />

12) Marangon Bruno<br />

& Giorgio mob<strong>il</strong>ificio 119<br />

13) Nalon Tiziano mobi<strong>il</strong>ficio 15<br />

14) S.p.A. - Salomoni prodotti cemento amianto 84<br />

15) «SIRM» -Marinolli Italo reti metalliche 36<br />

16) SNCBenoni Ruggero 9 lavanderia 26<br />

17) Zaramella Cesare lavorazione argento 60<br />

ATTIVITÀ ARTlGIANALI E COMMERCIALI<br />

D<strong>it</strong>te Attiv<strong>it</strong>à Perso occupato<br />

Numero 232 Varie 668<br />

Totale D<strong>it</strong>te n. 249 Personale occupato 1.490<br />

8) DESCRIZIONE ARALDICA DELLO STEMMA E GONFALONE lO<br />

Blasonatura dello stemma: «Inquartato: nel 1° d'azzurro<br />

alla torre aperta d'argento, merlata di 4 pezzi alla guelfa, accompagnata<br />

in punta da una fascia di verde caricata di un corso<br />

d'acqua d'azzurro; nel 2° d'argento alle tre rose giustapposte.<br />

di rosso; nel 3° d'argento alla stella di rosso di 6 raggi, accompagnata<br />

da 12 stelle dello stesso, poste in cinta; nel 4° fasciato<br />

d'oro e di rosso, di 6 pezzi ».<br />

Ornamenti esterni propri degli stemmi comunali.<br />

Corona di Comune, oltre i trem<strong>il</strong>a ab<strong>it</strong>anti. È un cerchio<br />

di muro d'oro, aperto di quattro porte, sormontato da 8 merli<br />

dello stesso (5 in vista), un<strong>it</strong>o da muriccioli d'argento.<br />

Ramoscelli d'alloro e di quercia attorno allo stemma.<br />

Blasonatura del gonfalone: «Inquartato di rosso, di bianco,<br />

di bianco e di rosso. Drappo riccamente ornato di ricami di<br />

argento e caricato dell' Arma Civica. Ornamenti esterni coll'iscrizione<br />

centrata in argento: Comune di Vigodarzere. Le parti di<br />

metallo, cordoni e nappo di argento. Asta verticale ricoperta<br />

di velluto bianco e rosso. Cravatta e nastri tricolori nazionali<br />

frangiati di argento ».<br />

che sbarra la strada che congiunge con Padova. Questa strozzatura avrebbe imped<strong>it</strong>o<br />

che Vigodarzere diventasse c<strong>it</strong>tà. A Terraglione, una delle frazioni più lontane, che<br />

sorge al di là del Muson, lungo la Statale del Santo, i problemi erano e sono tuttora<br />

due: <strong>il</strong> passaggio a livello e <strong>il</strong> ponte sul torrente. Quest'ultimo soprattutto: due<br />

automob<strong>il</strong>i normali stentano a incrociarsi sulla piccola passerella.<br />

Forse però non erano lacrime sincere. Certo, <strong>il</strong> problema dei collegamenti<br />

rapidi esiste. Certamente Vigodarzere non potrà mai aspirare ad avere una linea<br />

dall'Acap, finché ci sarà <strong>il</strong> passaggio a livello. Ma <strong>il</strong> progresso non ha trovato in<br />

questi ostacoli dei lim<strong>it</strong>i insuperab<strong>il</strong>i. Non c'è più soluzione di continu<strong>it</strong>à tra gli<br />

ultimi quartieri della periferia della c<strong>it</strong>tà e <strong>il</strong> capoluogo del Comune.<br />

I giovani sulla terra sono pochi. La macchina o la moto li portano tutti i<br />

giorni fuori. Ma anche a Vigodarzere c'è v<strong>it</strong>a. Lo sv<strong>il</strong>uppo industriale lo ha completamente<br />

trasformato, ha trovato una terra fert<strong>il</strong>e, mer<strong>it</strong>o soprattutto degli imprend<strong>it</strong>ori<br />

locali l>.<br />

9 L'impresa Benoni, per la lavorazione di stracci per cantieri e lanifici, era<br />

54<br />

DESCRIZIONE STORICA<br />

Nel primo quarto è raffigurata una torre. Essa simboleggia<br />

<strong>il</strong> presidio longobardo che ha lasciato ricordo nella toponomastica<br />

di Vigodarzere e di Saletto, e nel t<strong>it</strong>olare della arcipretale<br />

moltc; .fiorente prima dell'ultima guerra, giungendo fino ad avere 500 operai. Dopo<br />

la C1'1S1 del 1929 e l'avvento della cellulosa, la sua importanza andò diminuendo e<br />

parte dei <strong>suo</strong>i locali furono acquistati dalla caserma dell'aetonautica.<br />

lO Lo stemma e <strong>il</strong> gonfalone sono stati ideati dall'autore e approvati dal Consiglio<br />

~omunale di Vigodarzere. Si ispirano alla storia, alla topografia e alla toponomastlca<br />

del Comune e rappresentano, si potrebbe dire, la sintesi del presente lavoro.<br />

55


di Vigodarzere (S. Martino di Tours) e nel compatrono della<br />

parrocchiale di Saletto (S. Giorgio). Essa ricorda anche <strong>il</strong> potente<br />

castello della nob<strong>il</strong>e famiglia dei da Vigodarzere. ll Sotto<br />

la torre è stato raffigurato <strong>il</strong> Brenta, col <strong>suo</strong> corso tortuoso in<br />

mezzo alla verde campagna, che tanta importanza ebbe ed ha<br />

tuttora nella storia della zona. 12<br />

Nel secondo quarto è riportato lo stemma della Certosa<br />

di Vigodarzere (1554-1770).<br />

Nel terzo lo stemma della nob<strong>il</strong>e famiglia da Scint<strong>il</strong>la,<br />

detta anche da Ottavo, che ebbe una importanza r<strong>il</strong>evante nell'origine<br />

e successivo sv<strong>il</strong>uppo del paese di Tavo.<br />

Nel quarto infine lo stemma della nob<strong>il</strong>e famiglia da Vigodarzere,<br />

feudataria del paese da cui prese anche <strong>il</strong> nome, e una<br />

delle più <strong>il</strong>lustri di Padova, per mer<strong>it</strong>i e ricchezze, nel Medioevo<br />

e nei secoli successivi.<br />

I<br />

PARTE SECONDA<br />

SINGOLI PAESI<br />

11 Fu scelta la torre alla guelfa, perché tanto i da Vigodarzere come i da Scint<strong>il</strong>la<br />

furono guelfi contro <strong>il</strong> ghibellino Ezzelino da Romano.<br />

12 Si ricorda che gli ab<strong>it</strong>anti di Vigodarzere sono chiamati e<br />

quelli di Saletto, salettani. (C<strong>it</strong>tà e Paesi d'Italia, Enciclopedia <strong>il</strong>lustrata di tutti i<br />

comuni <strong>it</strong>aliani, voI. II, Novara, 1967, p. 744 e 739. L'autore preferisce vigodarzerani<br />

a vigodarzerini, anche in considerazione dell'aggettivo di Cavarzere che è cavarzerano l.<br />

56


CAPITOLO I<br />

<strong>VIGODARZERE</strong><br />

1) ORIGINE LONGOBARDA DI <strong>VIGODARZERE</strong><br />

Vigodarzere nel periodo romano, come abbiamo visto, faceva<br />

parte della colonia di Camposampiero, densamente popolata.<br />

Con l'invasione longobarda, passa sotto <strong>il</strong> ducato di Treviso,<br />

e si deve a questo periodo le prime notizie della sua esistenza.<br />

I Longobardi, scesi in Italia nel 568-69 con Alboino, nella<br />

loro marcia seguirono un tracciato ben defin<strong>it</strong>o, dislocando nei<br />

punti strategici gruppi gent<strong>il</strong>izi (fare) per formare le cosiddette<br />

arimannie di difesa.<br />

Da noi prima occuparono i valichi pedemontani del bassanese,<br />

poi si insediarono nei punti dove già i romani avevano<br />

costru<strong>it</strong>o dei castellieri di difesa.<br />

Non potendo conquistare Padova, ben difesa dai bizantini,<br />

arroccati a Torre,! al di là del Brenta, si insediarono a Vigodarzere,<br />

cost<strong>it</strong>uendovi una arimannia. 2<br />

! C. GASPAROTTO, Torre: da fortezza bizantina alla grande Padova, in «C<strong>it</strong>tà<br />

di Padova », rivista del Comune, anno VII, n. 5-6, 1967, p. 40.<br />

2 A. GLORIA, Codice diplomatico padovano dal 1101 alla pace di Costanza<br />

(1183), Venezia, 1879-1881, voI. II, d. 834, p. 112. «Federico I imperatore, nel<br />

1163 prende sotto la sua protezione i beni del monastero di S. Zenone di Verona,<br />

59


L'insediamento longobardo diventa <strong>il</strong> centro economicoamministrativo<br />

della zona. Lasciò ricordo di sé, oltre che nel documento<br />

c<strong>it</strong>ato, nell'origine del nome e nel t<strong>it</strong>olo l<strong>it</strong>urgico della<br />

arcipretale, S. Martino di Tours. 3<br />

Il toponimo si prestò a più interpretazioni, dati<br />

parecchi<br />

tra cui la corte di Vigodarzere e <strong>il</strong> castrum col distretto e gli uomini liberi detti dal<br />

volgo Arimanni ».<br />

3 G. P. BOGNETTI, l «Iaea sanctorum» e la storia della Chiesa nel regno d~i<br />

Longobardi, in «Riv. di storia della Chiesa l>, VI (1952), pp. 165-204.<br />

Sono t<strong>it</strong>oli l<strong>it</strong>urgici, tipicamente longobardi, S. Giorgio, <strong>il</strong> leggendario cavaliere<br />

martire (S. Giorgio delle Pertiche), S. Martino di Tours, patrono della conquista<br />

missionaria romana tra gli Ariani (Vigodarzere), S. Pietro, patrono del Paradiso<br />

(Camposampiero), S. Eufemia, vergine e martire molto venerata dai bizantini e poi<br />

dai longobardi (Altichiero, Borgoricco), e soprattutto S. Michele Arcangelo (Torre,<br />

Vaccarino), patrono assieme a S. Giorgio del regno longobardo in Italia (vedi anche<br />

G. FASOLI, Tracce di insediamenti longobardi nella zona pedemontana fra <strong>il</strong> Piave e<br />

l'Astieo e nella pianura tra Vicenza, Treviso e Padova, Spoleto, 1952).<br />

S. Martino di Tours (316 o 317-397), nacque in Ungheria, dove <strong>il</strong> padre era<br />

ufficiale dell'eserc<strong>it</strong>o in una c<strong>it</strong>tà di guarnigione della frontiera. Ancora bambino<br />

si trasferl col padre a Pavia dove iniziò la carriera m<strong>il</strong><strong>it</strong>are. Qui conobbe <strong>il</strong> cristianesimo.<br />

Ad Amiens, dove era stato trasfer<strong>it</strong>o, durante una ronda notturna di ispezione,<br />

incontrò nel cuore dell'inverno un povero seminudo e, non avendo più denari, prese<br />

la spada, tagliò in due la propria clamide (ne staccò, cioè, la {edera di pelliccia) e<br />

ne donò la metà al povero. La notte seguente egli vide in sogno <strong>il</strong> Cristo, rivest<strong>it</strong>o<br />

della metà del <strong>suo</strong> mantello m<strong>il</strong><strong>it</strong>are, che diceva agli angeli: «Martino, ancora catecumeno,<br />

mi ha coperto con questo mantello ». Sub<strong>it</strong>o dopo ricevette <strong>il</strong> battesimo:<br />

aveva 22 o 23 anni.<br />

Sulla quarantina decise di lasciare le armi e farsi monaco. Si recò dapprima<br />

a Po<strong>it</strong>iers, presso <strong>il</strong> santo vescovo Ilario e poi in Pannonia a trovare i <strong>suo</strong>i vecchi<br />

gen<strong>it</strong>ori. Qui riuscì a convertire la madre, inoltre, poiché nella regione dominava<br />

l'eresia ariana, Martino divenne <strong>il</strong> martello degli eretici. Scacciato si recò a M<strong>il</strong>ano,<br />

ma anche qui fu mandato via dal Vescovo ariano. Si recò allora a Po<strong>it</strong>iers presso<br />

S. Ilario che lo ordinò sacerdote. Qui per poter realizzate <strong>il</strong> <strong>suo</strong> antico sogno di v<strong>it</strong>a<br />

erem<strong>it</strong>ica, si r<strong>it</strong>irò fuori della c<strong>it</strong>tà.<br />

Per la sua fama di taumaturgo, fu fatto, a voce di popolo, Vescovo di Tout's.<br />

Durante <strong>il</strong> <strong>suo</strong> episcopato, che durò 26 anni, fu attivo ed energico difensore e<br />

propagatore della fede, soprattutto nelle campagne, nonché fondatore di numerosi<br />

monasteri. Lottò contro la miseria e l'ingiustizia, e fu <strong>il</strong> difensore dei deboli. Morì<br />

1'8 novembre del 397, ma i funerali ebbero luogo 1'11, giorno nel quale è venerato.<br />

La tradizione posteriore lo fece protettore dei conuni, dei soldati e dei vi andanti.<br />

(J. LAHAcHE, S. Martino, Vescovo di Tours, in «Bibliotbeca Sanctorum l>, Roma, 1967,<br />

voI. VIII, pp. 1248-1291).<br />

60<br />

significati del termine latino agger 4 da cui deriva: argine di fiume,<br />

terrapieno, riparo, fortificazione.<br />

Il Gloria, giudicando che l'uso di argini artificiali fosse ignorato<br />

e non praticato prima della fine del XII secolo, collega <strong>il</strong><br />

toponimo Arzere al terrapieno stradale dell' Aurelia o di via di<br />

Val Medoacì. 5 L'ipotesi ha forti riserve per <strong>il</strong> fatto che dove<br />

correvano vie romane sopraelevate rimasero reliquie dell'argine<br />

e toponimi frequenti a ricordarlo, ciò che non si verifica in<br />

questo caso. Inoltre questo ipotetico argine stradale, non provato,<br />

appare anche inut<strong>il</strong>e, dato l'antico corso del Brenta. 6<br />

Secondo l'autore, data la colonizzazione romana della zona ,<br />

non è improbab<strong>il</strong>e che <strong>il</strong> nome arzere derivi dal terrapieno (vallum)<br />

agger) di un precedente castelliere romano. Questi comin<br />

ciarono a essere costru<strong>it</strong>i dalla fine del II secolo in poi, per di,<br />

fendere le c<strong>it</strong>tà e le campagne dalle invasioni barbariche e perché<br />

fossero di rifugio, contro gli invasori, delle inermi popolazioni<br />

rurali. È appunto in queste local<strong>it</strong>à, di sol<strong>it</strong>o importanti centri<br />

demografici e strategici, che i longobardi si insedieranno.<br />

È probab<strong>il</strong>e anche che i longobardi lo abbiano potenziato,<br />

contro i bizantini arroccati al di là del Brenta.<br />

L'ipotesi dell'origine romana del nome arzere sarebbe confermata<br />

anche dal suffisso vicus (v<strong>il</strong>laggio), proprio dei tempi<br />

romani e non dei medioevali, per cui questo t<strong>it</strong>olo si è tramandato<br />

ai v<strong>il</strong>laggi perché lo avevano nei tempi romani, e non fu<br />

4 D. OLIVIERI, T'oponomastiea Veneta, Venezia, 1961, p. 120: Vigodarzere da<br />

Vicus - aggeris (v<strong>il</strong>laggio dell'arzere).<br />

5 A. GLORIA, L'agro patavino dai tempi romani alla pace di Costanza, Padova,<br />

1880-81, pp. 109 e 138. L'ipotesi è confermata dal suffisso vieus, proprio secondo<br />

<strong>il</strong> Gloria, dei tempi romani.<br />

'<br />

6 C. GASPAROTTO, La via «Padova-Camposampiero» in età romana in «Il<br />

Santo. Riv. antoniana di storia, dottrina e arte », I, 2 (maggio-agosto 1961'), p. 78.<br />

Dopo aver cr<strong>it</strong>icato l'ipotesi del Gloria, presenta la sua: «Il toponimo Arzere deriva<br />

dall'argine del nuovo alveo del Brenta, che natura e uomo vennero, in qualche<br />

modo, formando anteriormente al secolo X », senza approfondire maggiormente la<br />

questione.<br />

61


dato ad essi ex novo nel medioevo. Inoltre nei tempi romani,<br />

un paese se allora esisteva, aveva lo stesso nome che nel medio~<br />

evo ed è sorto nello stesso posto, perché nei v<strong>il</strong>laggi non S1<br />

mutavano fac<strong>il</strong>mente i loro nomi.<br />

Che già nel periodo romano, qui esistesse un v<strong>il</strong>laggio chiamato<br />

Vicus aggeris da cui derivò Vico de Arzere donde Vigodarzere,<br />

è una ipotesi allettante e non del tutto da scartare.<br />

Se scartiamo l'ipotesi dell'origine romana, dobbiamo scendere<br />

a quella longobarda, data l'importanza di questo periodo in<br />

tutta la zona/ e collegare l'origine del toponimo alle lotte tr~<br />

longobardi e bizantini lungo le rive del Brenta, con l'erezione o d1<br />

robusti argini di emergenza a scopo nello stesso tempo difensivo<br />

e offensivo sia dalle acque che dal nemico o di piazzeforti elevate<br />

dal terreno su motte di terra (aggeres - arzere).8<br />

Inoltre, poiché mancavano ponti sul nuovo alveo del Brenta,<br />

è da pensare che dal VII al X sec. <strong>il</strong> fiume venisse traghettato<br />

nei punti, dove più fac<strong>il</strong>e fosse <strong>il</strong> taglio della corrente: presso<br />

i traghetti sorsero centri ab<strong>it</strong>ati. Tale si r<strong>it</strong>iene sia <strong>il</strong> caso di AItichiero<br />

e di Vigodarzere, le cui parrocchiali, S. Eufemia e S. Martino,<br />

restano perfettamente allineate tra loro. 9<br />

7 In pratica ci troviamo di fronte allo stesso d<strong>il</strong>emma dell'origine del toponimo<br />

Limena (da limen = confine), che può significare sia <strong>il</strong> confine sud-ovest della<br />

centuriazione romana di Camposampiero, come Tremignon, (da terminus = confine),<br />

si-a i confini dei ducati longobardi di Vicenza e di Treviso e della iudiciaria di Monselice<br />

che qui si incontravano. .<br />

8 C. GASPAROTTO, La fine di Patavium, in «Boll. Museo CIV. Padova », XLIX<br />

(1960), pp. 61-98 (dal 569 al 602). «I bizantini che tenevano Padova avrebbero<br />

eretto anche, forse nell'amb<strong>it</strong>o di un precedente castelliere romano, una «grande<br />

torre» (turris) di vedetta, di segnalazioni e di difesa a Torre ch~ ne. avrebbe pre'J<br />

la denominazione. Frequenti erano, infatti, in età tardo-antica blzantma, le rbuste<br />

torri in muratura erette a difesa di un confine o di una piazzaforte ». (C. GASPA­<br />

ROTTO, Torre: da'fortezza bizantina alla grande Padova, in «C<strong>it</strong>tà di Padova, Rivista<br />

del Comune », VII, n. 5-6, 1967, p. 40). . ., , .<br />

9 C GASPAROTTO Torre: da fortezza bizantina alta grande Padova, 111 «C<strong>it</strong>ta dI<br />

Padova. Rivista del COI;1Une», VII, n. 5-6 (1967), pp. 40-41. Fa l'ipotesi che S" Mi:<br />

chele di Torre e Sant'Eufemia di Altichiero siano all'incirca contemporanee, ClOe ch<br />

origine longobarda (VII-VIII secolo), possiamo però aggiungere che dello stesso periodo<br />

deve essere anche l'origine di Vigodarzere.<br />

62<br />

2) PRIMI DOCUMENTI<br />

La prima notizia documentaria di Vigodarzere risale all'anno<br />

918. Berengario I imperatore, <strong>il</strong> 20 apr<strong>il</strong>e 918, confermava<br />

ai canonici di Padova la proprietà dei beni e delle decime e i priv<strong>il</strong>egi<br />

accordati ad essi dai sovrani che lo precedettero. 1O<br />

Al Cap<strong>it</strong>olo di S. Maria di Padova spettava, fra l'altro, <strong>il</strong><br />

leg<strong>it</strong>timo godimento « di tutte le decime di Padova e delle chiese<br />

dei v<strong>il</strong>laggi di pertinenza giuridica della c<strong>it</strong>tà». A ev<strong>it</strong>are<br />

possib<strong>il</strong>i future controversie, <strong>il</strong> diploma dà l'elenco nominativo<br />

dei paesi tenuti a pagare le decime al Cap<strong>it</strong>olo della Cattedrale<br />

di Padova: Limena, Arzere (Vigodarzere), Altichiero, Totre,<br />

Noventa, Bergano, Roncaiette, Casale (serugo), Pozzoveggiani,<br />

Albignasego e Maserà. In questo <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong>, dice ancora<br />

<strong>il</strong> diploma, « nessuno ardisca di far leve di truppe, levar tributi,<br />

giudicare, godano perciò di assoluta immun<strong>it</strong>à e siano libere<br />

dalla dipendenza di magistrati, né vi si possono ag<strong>it</strong>ar pIac<strong>it</strong>i che<br />

in presenza del Vescovo », che a quel tempo era Sibicone. 11<br />

La decima consisteva nel dir<strong>it</strong>to di percepire la decima parte<br />

dei prodotti del <strong>suo</strong>lo che venivano poi divisi in quattro parti:<br />

Vescovo, sacerdoti, poveri, costruzione e manutenzione delle<br />

Chiese. La parte riservata al mantenimento dei sacerdoti era<br />

chiamata quarta, quartese o quarantesima, cioè la quarta parte<br />

della decima.<br />

IO Poiché per i <strong>suo</strong>i predecessori, Berengario intendeva senz'altro Ludovico II,<br />

Lotario e forse anche Carlo Magno, siamo in possesso di una data importante che<br />

ci porta molto indietro nella storia. [F. DONDI DALL'OROLOGIO, Dissertazioni sopra<br />

{'Istoria ecclesiastica di Padova, II, (Padova, 1803), p. 51].<br />

11 A. GLORIA, Codice diplomatico padovano dal VI secolo a tutto l'XI, Venezia,<br />

1877, d. 31, p. 48: « ... sanctae Patavensis ecclesiae confirmamus ... , videlicet de<br />

decimis civ<strong>it</strong>atis per omnia cum v<strong>il</strong>lulis suis ad eandem civ<strong>it</strong>atem pertinentibus: in<br />

primis v<strong>il</strong>la qui dic<strong>it</strong>ur Limena et v<strong>il</strong>la qui dic<strong>it</strong>ur Arzere (Vigodarzere) et Autikeria<br />

et Turre et Noenta et v<strong>il</strong>la qui dic<strong>it</strong>ur Bergani et totam v<strong>il</strong>lam qui dic<strong>it</strong>ur Ronco<br />

Liutari et V<strong>il</strong>la Casale et altera qui dic<strong>it</strong>ur Pobliciano et v<strong>il</strong>la quae nominatur Albignasega<br />

et Maserada et ceteri ad eandem civ<strong>it</strong>atem pertinentibus... ».<br />

Vigodarzere soltanto nel 1055 viene chiamato, per la prima volta, Vico de<br />

Arzere, che significa v<strong>il</strong>laggio dell'Arzere (A. GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>., I, d. 172, p. 204).<br />

63


3) SOTTO LA PIEVE DI PADOVA<br />

Nei primi tempi del Cristianesimo la v<strong>it</strong>a religiosa era regolata<br />

attorno al Vescovo, che ne era <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e diretto specie<br />

per la amministrazione dei sacramenti .. C~ò era favo~i t~ . ~al<br />

fatto che <strong>il</strong> cristianesimo era lim<strong>it</strong>ato alle Cltta. Quando mIZlO a<br />

propagarsi anche nelle campagne, specie dopo la pace costantiniana<br />

del 313, vennero incaricati dei sacerdoti vis<strong>it</strong>atori che andavano<br />

a predicare di v<strong>il</strong>laggio in v<strong>il</strong>laggio e i fedeli andavano in<br />

c<strong>it</strong>tà per <strong>il</strong> battesimo e le grandi funzioni li~urgiche,. metre ~ell~<br />

altre festiv<strong>it</strong>à minori si raccoglievano neglI Oraton, dIssemmatl<br />

nei centri principali.<br />

Ben presto, aumentando <strong>il</strong> numero dei fedeli, si eressero<br />

grandi pievi rurali, dove l'arciprete autonomo sia spir~tualment~<br />

che economicamente nei riguardi del Vescovo, esercItava certI<br />

poteri prima a questi esclusivi: battesimo, governo del clero in-<br />

. Il . 12<br />

feriore e degli oratori sottopostI a a sua pIeve.<br />

Una di queste pievi antiche o paleocristiane era S. Giustina<br />

in Colle, la cui vasta giurisdizione arrivava fino a contrà Fornace<br />

di Tavo e Busiago di Saletto, incluse nel circondario spir<strong>it</strong>uale<br />

13<br />

pa d ovano. . . . ,<br />

L'appartenenza di Vigodarzere alla pIeve clttadma, e. confermata<br />

dalla donazione di Berengario e dalle altre che segUlrono<br />

ai canonici della cattedrale di Padova. In esse, poiché si parla di<br />

decime pagate dal popolo fedele per <strong>il</strong> mantenimento dei sacer-<br />

12 L. NANNI, L'evoluzione storica della parrocchia, in «La Scuola CattolICa »,<br />

1953, pp. 475-544. . .., ,) 955<br />

13 A. BARZON Padova cristiana, dalle orzglnt ali anno 800, t adova, 1 ,<br />

, C' . . C 'l sto<br />

pp. 69-70; TERGOLINA-GHISLANZONI-BRASCO, Santa. ms/ma m o~ c:, :<br />

. . I) d 1931 pp 14 e 18-19 Il circondano dl Padova, che SI dIceva é<br />

ncz, a ova,. .,' . .. ..' Id'<br />

Fines per la ispezione civ<strong>il</strong>e, e Plebato per quella ecclesiastlca, contlnua ae esten erSl,<br />

senz'altro fino al sec. XIII, fino ad Isola dell'Abate e Roncalette. da una parte, e<br />

fino a Saletto e Fornace dall'altra. Tutta questa zona era conSiderata campanea<br />

civ<strong>it</strong>atis, campagna da cui la c<strong>it</strong>tà traeva <strong>il</strong> <strong>suo</strong> sostentame~to: (A. GLORIA, Codice,<br />

eH.) . II , 1 ,p., XXXII anno 1191' ) G. BRUNACCI, Stona eccleSiastica dz Padova, ms.<br />

B.P. 782, del Museo Civico di Padova, p. 1045).<br />

64<br />

doti che ammmlstrano i sacramenti e predicano <strong>il</strong> vangelo e di<br />

v<strong>il</strong>le<br />

alla c<strong>it</strong>tà, pare evidente che si tratti di decime<br />

sacramentali, cioè delle offerte date dai fedeli ai loro pastori, dai<br />

parrocchiani alla pieve. Perciò la decima, in questo caso, è strettamente<br />

connessa con la giurisdizione plebaniale della cattedrale<br />

di Padova. 14<br />

Poiché le pievi, nei primi periodi, erano molto attaccate ai<br />

loro dir<strong>it</strong>ti, ciò comportava che a Vigodarzere vi fosse un oratorio,<br />

grande o piccolo non importa, privo p;:rò di battistero,<br />

dove non si poteva celebrare nelle maggiori solenn<strong>it</strong>à, perché <strong>il</strong><br />

popolo doveva recarsi nella pieve o chiesa matrice, in questo<br />

caso a Padova, per ascoltare la predica del pievano.<br />

Soltanto dopo <strong>il</strong> M<strong>il</strong>le si ha lo smembramento di tutte le<br />

an tiche pievi, per lo più paleocristiane: l' aumcn to della popolazione'<br />

la restaurazione della disciplina ecclesiastica in segu<strong>it</strong>o alla<br />

riforma gregoriana (1073-1085) che aveva provocato un risveglio<br />

di religios<strong>it</strong>à popolare, <strong>il</strong> sorgere dei comuni rurali, tesi alla<br />

autonomia anche nel campo religioso, sono tutti fattori che spiegano<br />

esaurientemente questo fenomeno.<br />

Sorgerà allora anche la pieve, cioè la chiesa battesimale di<br />

Torre, con le cappelle s<strong>it</strong>uate al di qua e al di là del Brenta. 15<br />

14 P. SAMBIN, L'ordinamento parrocchiale di Padova nei Medioevo, Padova,<br />

1941, pp. 18-19. Vedi la po1cmica con RIZJERI ZANOCCO, Decime e in Dio<br />

cesi di Padova, Padova, 1951, che le r<strong>it</strong>eneva decime dominicali cioè padronali e non<br />

sacramentali. Da notare inoltre che, se l'appartenenza di Vigodarzere alla pieve c<strong>it</strong>tadina<br />

sembra certa dopo Carlo Magno, con i longobardi <strong>il</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> della pieve deve<br />

avere avuto delle delim<strong>it</strong>azioni diverse, soprattutto se consideriamo che fino a Vigodarzere<br />

era diocesi di Treviso. In questo periodo perciò pare certa l'appartenenza di<br />

Vigodarzere alla vetusta pieve di S. Giustina in Colle.<br />

15 Il primo documento sulla esiste117.a ed estensione della pieve di Torre<br />

sono le Rationes Decimamm. Essa comprendeva le chiese di Noventa, S. V<strong>it</strong>o, Meianiga,<br />

Altichiero, Vigodarzere, Cadoneghe e Saletto .<br />

Il Presb<strong>it</strong>ero Galterio della Ecc!esia S. Martini dc Vicoaggeris pagò la dccim1<br />

del 1297 in due rate di sol. XXXII l'una, inferiore a quella di Torre che era di<br />

sol. XL, di Noventa sol. XL e Limena 501. XLVIII alla rata. Vigodarzere aveva tre<br />

chiericati come Limena, mentre Torre ne aveva due.<br />

(SELLA-VALE, Rationes decimarum I taliae nei secoli XIII e XIV, Venetiae<br />

IIistria - Dalmatia, Roma, 1941, n. 1716, p. 152; n. 2407, p. 194).<br />

65


In questo periodo le cappelle f<strong>il</strong>iali hanno una certa indipendenza<br />

dalla pieve. Anche se non hanno ancora <strong>il</strong> fonte battesimale,<br />

hanno però <strong>il</strong> cim<strong>it</strong>ero e ai rettori di esse spetta in modo<br />

stab<strong>il</strong>e e regolare la cura delle anime, coi relativi doveri e dir<strong>it</strong>ti,<br />

come di percepire una parte delle decime.<br />

Più tardi, verso <strong>il</strong> sec. XIV, queste cappelle cominciano a<br />

diventare parrocchie, nel senso attuale del termine, con proprio<br />

fonte battesimale e indipendenti del tutto dalla pieve: è <strong>il</strong> periodo<br />

della decadenza della pieve, determinato dallo sfacelo della<br />

disciplina ecclesiastica, durante <strong>il</strong> grande scisma occidentale<br />

(1378-1415) .<br />

La sistemazione defin<strong>it</strong>iva della parrocchia avverrà con <strong>il</strong><br />

Conc<strong>il</strong>io di Trento (1545-1563). I <strong>suo</strong>i decreti stab<strong>il</strong>iscono che<br />

le parrocchie abbiano confini ben determinati, l'obbligo di residenza<br />

per <strong>il</strong> parroco e per i fedeli l'obbligo di recarsi alla propria<br />

chiesa per ascoltare la parola di Dio. Il parroco inoltre deve tenere<br />

i registri parrocchiali dei Battesimi, Cresime, Matrimoni e<br />

Morti, nonché <strong>il</strong> libro dei benefici, dello stato d'anime e quello<br />

della cronistoria. Il Conc<strong>il</strong>io stab<strong>il</strong>ì inoltre la ist<strong>it</strong>uzione dei Vicariati<br />

foranei con a capo <strong>il</strong> vicario al quale sono affidate, in un<br />

<strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> ben determinato, le medesime funzioni di ministero e<br />

vig<strong>il</strong>anza, però in un contesto diverso, degli Arcipreti delle antiche<br />

Pievi. 16<br />

La Vis<strong>it</strong>a Pastorale del vescovo Nicolò Ormanetto del 1572<br />

elenca, molto d<strong>il</strong>igentemente, le parrocchie della pieve di Torre.<br />

Esse sono Noventa, Cadoneghe, Meianiga, Altichiero e Saletto.<br />

Manca Vigodarzere che nel frattempo era diventata pieve onoraria,<br />

senza cappelle a lei soggette. 18<br />

Oltre a queste cinque par-<br />

16 L. NANNI, L'evoluzione storica della parrocchia, c<strong>it</strong>., pp. 528 e 535-539.<br />

17 Archivi Curia Vescov<strong>il</strong>e Padova, Vis<strong>it</strong>e Pastorali, T. VII (Nicolò Ormanetto,<br />

1572), cc. 108-110.<br />

18 Quando Torre, dopo <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io di Trento, diventerà sede di Vicariato,<br />

anche Vigodarzere ne farà parte. Nel 1877, in una nuova divisione della diocesi allora<br />

attuata, Vigodarzere diventerà Vicaria Foranea delle panocchic di Altichiero, Arcella,<br />

66<br />

rocchie, erano soggetti a Torre anche tre oratori pubblici: SS. V<strong>it</strong>o<br />

e Modesto Martiri, S. Marco e S. Fidenzio di Fornace. Quest'ultimo<br />

fu sconsacrato prima del 1587: <strong>il</strong> <strong>suo</strong> beneficio fu dato<br />

alla parrocchiale di Tavo e in <strong>suo</strong> luogo venne alla pieve di San<br />

Michele Arcangelo di Torre la chiesa di S. Lazzaro, oggi parrocchia.<br />

19<br />

4) ALTRI DOCUMENTI ANTICHI<br />

Oltre al diploma di Berengario, numerosi diplomi successivi<br />

riportano l'elenco dei paesi tenuti a pagare le decime ai canonici<br />

di Padova: diploma di Ildeberto, vescovo di Padova nel 964, di<br />

Corrado II nel 1027, di Enrico III imperatore nel 1047. 20<br />

Gunterio, cancelliere e messo imperiale, giudica che appartengono<br />

ai canonici di Padova le decime di Altichiero, Vigodarzere,<br />

Roncone e Roncaglia, e le accoglie nella protezione dell'Impero,<br />

« affinché nessuno avesse l'ordine, senza un regolare processo,<br />

di recare loro molestia o di usurparne i beni ». L'atto notar<strong>il</strong>e<br />

è del 1055 21<br />

e trova la sua ragion d'essere nelle torbide vicende<br />

del tempo: i Patarini (vulgo StraccianO, mossi all'origine<br />

da santo zelo, persegu<strong>it</strong>avano violentemente i sacerdoti, che, a<br />

loro giudizio, non erano degni del Sacro Ordine, e i nob<strong>il</strong>i avidi,<br />

approf<strong>it</strong>tavano della confusione per arrotondare i propri feudi.<br />

Ma nell'XI secolo l'autor<strong>it</strong>à dell'Impero era alta e temuta e, di<br />

conseguenza, la protezione di Enrico III poteva cost<strong>it</strong>uire una<br />

valida difesa.<br />

Cadoneghe, Meianiga, Limena, Montà, Saletto, Tavo e Torre. In sistemazioni successive<br />

sarà riprestinata la vicaria di Torre, e da! tempo del Vescovo Carlo Agosti!1i<br />

ad oggi Vigodarzere è Vicaria di Cadoneghe, Meianiga, Reschigliano, Saletto e Terraglione,<br />

cui deve aggiungersi la nuova parrocchia di S. Bonaventura eretta nel 1967.<br />

19 C. GASPAROTTO, Torre: da fortezza bizantina alla grande Padova, c<strong>it</strong>., p. 4l.<br />

20 A. GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>., I, d. 47, p. 70 (Ildcberto); d. 115, p. 151 (Corrado<br />

II); d. 184 (Enrico III).<br />

21 A. GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>., I, d. 172, p. 204.<br />

67


Pochi anni dopo scoppierà la lotta per le invest<strong>it</strong>ure, e anche<br />

Padova cadrà nello scisma. Nella confusione del periodo molti<br />

beni ecclesiastici verranno manomessi. Ecco allora che nel 1123<br />

Callisto II papa prende sotto la sua protezione i canonici della<br />

Cattedrale di Padova e i loro beni. 22<br />

Anche <strong>il</strong> santo vescovo Bellino,<br />

nel 113 O, conferma va ai canonici i beni che ebbero in dono<br />

dagli antecessori di lui e che erano stati d<strong>il</strong>apidati per le discordie<br />

tra « sacerdozio e regno ».23 Una Bolla di papa Innocenzo III del<br />

1200 24 e un'altra di papa Onorio del 1226, minacciano coloro<br />

che manometteranno i beni ecclesiastici la scomunica e riportano<br />

l'elenco dei paesi del diploma di Berengario.<br />

5) LUOGHI E PERSONE RICORDATI<br />

NEL CODICE DIPLOMATICO (sec. XI-XII)<br />

Nel Codice diplomatico del Gloria, una quarantina di diplomi<br />

nominano luoghi e persone di Vigodarzere. Tra i luoghi sono<br />

ricordate antiche contrade, ora scomparse: «calle de Laurella »<br />

o « Lauregla », nome preso dalla via Aurelia romana,25 Carbonare,<br />

Plantolmo o Pantolmo, Piovega, Valgatone, Rio d'Arzello (da<br />

agger - arzere), Cis<strong>il</strong>e,26 Vanzo 27 e Bagnolo.<br />

Dalla local<strong>it</strong>à Bosco del Vescovo, vicino S. Giorgio delle<br />

Pertiche, fino a Busiago di Saletto era tutto <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> boscoso.<br />

Grandi boschi si estendevano inoltre lungo le rive del Brenta,<br />

dove erano di freno alle acque in luogo degli argini. 28<br />

22 A, GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>" II, 1, d, 138, p, 114,<br />

23 A, GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>" II, 1; d, 212, p, 167,<br />

24 DONDI DALL'OROLOGIO, Dissertazione VII, Padova, 1812, pp, 62 e 180,<br />

25 A. GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>" II, 1, d, 468, p, 348; II, 2, d, 1444, p, 459.<br />

26 D, OLIVIERI, Toponomastica Veneta, Venezia, 1961, p. 77, da caesu, caesa<br />

tagliato: «probab<strong>il</strong>mente di un bosco del quale si fossero tagliate le piante »,<br />

27 D, OLIVI ERI, Toponomastica Veneta, c<strong>it</strong>" p, 118: «dosso di terreno in<br />

luogo paludoso »,<br />

28 A. GLORIA, L'agro patavino dai tempi romani alla pace di Costanza, Padova,<br />

(1880-81), p, 81 ss,; elenco II e III (boschi e paludi),<br />

68<br />

Un documento del 1171 ricorda che Torre era « in una radura<br />

nel bosco ». Qui vi era la foresta, di dir<strong>it</strong>to vescov<strong>il</strong>e, detta<br />

« Porpora - Coazia », che si estendeva, lungo <strong>il</strong> Brenta da Altichiero-Vigodarzere<br />

fino a Ponte di Brenta-Noventa. Il documento,<br />

infatti, precisa che la foresta era cosÌ suddivisa: «bosco di<br />

Vigodarzere, bosco di Altichiero, radura di Torre ». Precisa inoltre<br />

che parte di questi boschi stavano per essere tagliati o roncati.<br />

29 Nel 1178 Aldrighetto, podestà di Padova, accorda ai canonici<br />

di prendere la decima del « bosco di Busiago (contrada di<br />

Saletto) e di quella terra che va da Venalta fino al rivo de Arzello<br />

e dal rivo fino al bosco (di Vigodarzere) ».30 Questa zona<br />

boscosa riappare nella bolla di Innocenzo III del 1200, dove si<br />

riaffermano i dir<strong>it</strong>ti dei canonici di Padova per lo sfruttamento<br />

della selva del Brenta, del bosco di Vigodarzere e di Busiago.<br />

Anzi, poiché i canonici non si fidavano che sarebbe stata pagata<br />

la decima, potevano esigere un pegno o una caparra. Questa<br />

insistenza prova, d'altra parte, <strong>il</strong> fervore di disboscamento e dissodamento<br />

della campagna in atto in quei secoli. Infatti la bolla<br />

di papa Innocenzo III specifica che i canonici hanno dir<strong>it</strong>to a<br />

percepire « le decime di tutti i frutti di tutta la terra che ora<br />

è inarab<strong>il</strong>e o inarata, allorché sia messa oppure è, a coltura» .31<br />

Tra le persone è ricordato Ogerio, avvocato, di legge longobarda,<br />

che nel 1077 dona al monastero di S. Stefano di Padova<br />

tre masserie poste in Vigodarzere, Bagnolo e Grumolo. 32 Nel<br />

1104 Gandolfo di Raimondo, di legge longobarda, vende ad Al-<br />

29 A. GLORIA, Codice, CiL, II, 2, d, 1031, p. 226: 5 giugno 1171, Il vescovo<br />

Gerardo conferma i precedenti priv<strong>il</strong>egi e proprietà dei canonici della Cattedrale.<br />

Per togliere futuri equivoci, precisa i nomi dei luoghi menzionati nei diplomi precedenti:<br />

«." nemus de Vico Arzere, nemus de Vico Altikeri, Irata (radura nel bosco)<br />

de Turre".»,<br />

30 A. GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>" II, 2, d, 1302, p, 375,<br />

31 DONDI DALL'OROLOGIO, Dissertazione VII, ci t. , pp, 62 e 180,<br />

32 A, GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>" I, d, 245, p, 272,<br />

69


erto da Baone, dei beni posti in Vigodarzere, che è ancora detto<br />

nel contado trevisano, avuti in dono dalla contessa Mat<strong>il</strong>de. 33<br />

A Vigodarzere vi ab<strong>it</strong>ava un maestro di nome Acelo e due<br />

fabbri. Altre persone furono giudici e notai del Comune c<strong>it</strong>tadino.<br />

VISITE PASTORALI E OPERE PARROCCHIALI<br />

6) LA CHIESA ARCIPRET ALE<br />

Numerose e interessanti le not1Z1e che ci forniscono le Vis<strong>it</strong>e<br />

Pastorali. 34 Esse furono 25; la prima di cui si ha notizia<br />

risale al 1572. Vario pure fu <strong>il</strong> modo di scrivere <strong>il</strong> nome del<br />

paese: Vicodarzere, Vigo d'Agere, Viciaggeris, Vico Ageris, Vicciageris,<br />

Vici Aggeris, Vigo d'Arzere e Vigodarzere.<br />

Come centro religioso non è mai stato pieve antica e matrice<br />

di cappelle, ma da principio cappella di Torre, si rese in segu<strong>it</strong>o<br />

indipendente, probab<strong>il</strong>mente per la sua antich<strong>it</strong>à ed estensione,<br />

come un'isola in mezzo alle cappelle di Torre. Nel 1587 è<br />

detto parrocchiale, ma indipendente;35 mentre nel 1613, per la<br />

prima volta, viene chiamato esplic<strong>it</strong>amente pieve (plebe V iciaggeris).<br />

Nel 1620 <strong>il</strong> rettore è detto: arciprete e la chiesa: arcipretale.<br />

33 A. GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>., II, l, d. 5, p. 4.<br />

34 Archivio Curia Vescov<strong>il</strong>e di Padova, Vis<strong>it</strong>e Pastorali, val. VIII 1572, XI<br />

1587, XIV ... XVIII 1613, XIX 1620, XXVIII 1656, XXXIX 1669, XLVI 1680, LII<br />

1684, LXIII 1695, LXXX 1741, XCIII 1753, CIII 1780, CIX 1811, CXXII 1877,<br />

CXXXIII 1888, CXXXVII 1902, CLXXI 1916, CXLVII 1920, CLXXXV 1924,<br />

CCIII 1928, CCIX 1934 (Vicariato di Torre), CCXXXVIII 1942, CCIL 1947, CCLXV<br />

1954, CC LXXX 1961.<br />

35 «Vis<strong>it</strong>av<strong>it</strong> parrochialem Ecclesiam S. Martini de Vigo d'Agere quae est per<br />

se sola ». (Ho vis<strong>it</strong>ato la chiesa parrocchiale di S. Martino di Vigodarzere che è<br />

indipendente).<br />

<strong>VIGODARZERE</strong> - Vecchia chiesa e campan<strong>il</strong>e.<br />

70


La vecchia chiesa, in riva al Brenta come l'attuale, «si<br />

pensava fosse tra le più antiche della diocesi », dice la vis<strong>it</strong>a pastorale<br />

del 1877. Forse risaliva ai sec. XII-XIII, era infatti di<br />

st<strong>il</strong>e romanico. Essa avrebbe sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o una cappella del VII-VIII<br />

secolo, del periodo longobardo. Ma siamo nel campo delle ipotesi.<br />

La vecchia chiesa, lunga metri 50 e larga 34,36 non consacrata,<br />

aveva tre altari: maggiore, dedicato a S. Martipo, quello<br />

a destra alla Madonna e quello a sinistra a S. Rocco. Aveva <strong>il</strong><br />

battistero, la sacrestia, <strong>il</strong> campan<strong>il</strong>e con due campane e <strong>il</strong> cim<strong>it</strong>ero<br />

attorno alla chiesa. Nel 1669 gli altari con t<strong>it</strong>olare sono<br />

dedicati a S. Martino, B. M. V. del Rosario e SS. Rocco e Sebastiano.<br />

Il Vescovo Nicolò Ormanetto nel 1572 ordina di rinfre ..<br />

scare le p<strong>it</strong>ture. Il primo capellano di cui abbiamo notizia è don<br />

Carlo Martigno nel 1695.<br />

Il beneficio della chiesa consisteva in 23 campi, più <strong>il</strong> qual'­<br />

tese e decima su vari campi, con una rend<strong>it</strong>a di 190 ducati nel<br />

1587, e 350 nel 1680. C'erano inoltre anche due chiericati.<br />

L'arciprete Giambattista Ceroni testò nel 1759 dieci doti annue<br />

a povere donzelle.<br />

7) OHATORI<br />

Nelle vis<strong>it</strong>e pastorali sono spesso ricordate le v<strong>il</strong>le di campagna,<br />

con annesso oratorio, dei nob<strong>il</strong>i, spesso patrizi veneziani.<br />

L'oratorio più antico, ricordato nel 1656, è quello dei Vendramin,<br />

dedicato a S. Romualdo. Il delegato di S. Gregorio Barbarigo<br />

lo vis<strong>it</strong>a nel 1669 e ne fa uno splendido elogio: « Costru<strong>it</strong>o<br />

magnificamente e splendidamente provvisto di tutte le cose<br />

36 G. CITTADELLA, Descr<strong>it</strong>tione di Padova el <strong>suo</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> con l'inventario<br />

ecclesiastico, brevemente falla l'anno saluti/ero 1605, ms. B.P. della Bibl. Civica di<br />

Padova, p. 323.<br />

A Vigodarzere avevano estesi possedimenti la nob<strong>il</strong>e famiglia Contarini e Spe.<br />

roni in contrà Bragni.<br />

72<br />

\<br />

necessarie al culto divino»; come reliquia possiede <strong>il</strong> corpo di<br />

S. Em<strong>il</strong>iano martire. Nel 1680 viene ricordato anche l'oratorio<br />

di S. Antonio dei Da Ponte e si nota che nei suddetti due oratori<br />

si celebra ogni giorno la messa.<br />

Il 23 settembre 1695, nell'ultima delle quattro vis<strong>it</strong>e pastorali,<br />

compiute da S. Gregorio Barbariga a Vigodarzere (1669,<br />

1680, 1684 da un delegato del Cardinale, 1695), <strong>il</strong> cardinale<br />

passa la notte nella v<strong>il</strong>la Vendramin con tutto <strong>il</strong> <strong>suo</strong> segu<strong>it</strong>o.<br />

Nel 1741 viene ricordata la v<strong>il</strong>la Zusto,37 patrizio veneziano,<br />

dove <strong>il</strong> 25 maggio pernotta <strong>il</strong> vescovo Giovanni Minotto e<br />

l'annesso oratorio, int<strong>it</strong>olato alla Concezione della B. V. M. Altri<br />

oratori ricordati in questa vis<strong>it</strong>a pastorale sono: quello di S. Lorenzo<br />

dei da Ponte che sarà distrutto dalle acque nel 1753 -<br />

e l'oratorio pubblico P<strong>it</strong>tarini, nob<strong>il</strong>e vicentino, in onore di San<br />

Giovanni Battista, ricco di reliquie di Santi. Anche <strong>il</strong> cardinal<br />

Rezzonico, poi Papa Clemente XIII, nel 1753, come del resto<br />

avverrà per parecchi dei <strong>suo</strong>i successori, pernotterà nella v<strong>il</strong>la<br />

Zusto.<br />

Nel 1811 si c<strong>it</strong>ano: l'oratorio di S. Giovanni Battista dei<br />

da Ponte, già dei P<strong>it</strong>tarini; Zigno in Certosa; Zusto e l'oratorio<br />

privato del signor Antonio de Lazara a Castagnara, che si trovava<br />

nel luogo in cui sta ora sorgendo la chiesa di S. Bonaventura.<br />

L'ubicazione di queste v<strong>il</strong>le con oratorio riesce molto diffic<strong>il</strong>e;<br />

però di due si è certi: la sede attuale del municipio era senz'altro<br />

v<strong>il</strong>la Zusto, poi Pisani. Lo attestano la vicina via Ca' Zusto<br />

e l'oratorio annesso dedicato alla concezione della B. V. M.<br />

37 Lo st<strong>il</strong>e della v<strong>il</strong>la Zusto è carattenstlco di una v<strong>il</strong>la venel,iana del '600,<br />

dove viene dato massimo r<strong>il</strong>ievo al salone centrale, riconoscib<strong>il</strong>e anche all'esterno<br />

dell'edificio per la sopraelevazione a timpano. Accanto sorgevano vaste adiacenze adib<strong>it</strong>e<br />

a granai e a stalle tuttora conservate.<br />

L LANFRANCI-II,<br />

Zusto, Venezia, 1955, p. XXII, afferma che sono<br />

andati perduti nella total<strong>it</strong>à i documenti relativi ai beni s<strong>it</strong>uati a Vigodarzere. Le<br />

v<strong>il</strong>le veneziana di Vigodarzere non hanno neppure avuto dei cantori celebri, come la<br />

vicina V<strong>il</strong>la Quirini di Altichiero, celebrata da MAD. JEANNE WYNNE COMTESSE DE<br />

URSINI ET ROSENBERG, Alticchiero, Padova, 1787.<br />

73


La v<strong>il</strong>la Vendramin invece « sorgeva quasi di fronte alla<br />

chiesa parrocchiale di Altichiero, a sinistra del Brenta, e l'oratorio<br />

fu demol<strong>it</strong>o nell'occasione che dovette ampliarsi l'alveo di questo<br />

fiume. Le reliquie ivi contenute del corpo di S. Em<strong>il</strong>iano furono<br />

trasportate nella chiesa di Vigodarzere ».38<br />

Attualmente rimangono gli oratori della Certosa, Zusto<br />

presso l'attuale sede municipale (ora considerato monllmento-ricorda<br />

dei caduti del Comune di Vigodarzere nelle due guerre<br />

mondiali) e l'oratorio del Cim<strong>it</strong>ero, in onore di Nostra Signora<br />

del Suffragio.<br />

8) CHIESA ATTUALE<br />

La vecchia chiesa, ingrand<strong>it</strong>a nel 1684 con l'aggiunta di due<br />

navate laterali, ben presto, per <strong>il</strong> continuo aumento della popolazione,<br />

si dimostrò troppo piccola.<br />

Solo nel 1820, dopo vari progetti, furono costru<strong>it</strong>i <strong>il</strong> coro<br />

e le due sacrestie della chiesa attuale dall' arciprete Giovanni Maria<br />

Spagnolo, che fece pure <strong>il</strong> grande progetto dell'attuale chiesa,<br />

ad una sola navata. L'arciprete Spagnolo costruì anche <strong>il</strong> vecchio<br />

campan<strong>il</strong>e a forma di torre, ma in segu<strong>it</strong>o alla sua morte di colera,<br />

avvenuta nel 1836, assistendo i malati, tutti i lavori furono<br />

sospesI.<br />

Il corpo della chiesa attuale, ad una sola navata, fu elevato<br />

nel 1870 dall'arciprete Giovanni Spagnolo,39 che fece fare<br />

38 A. C. V. P., Vis<strong>it</strong>e Pastorali, voI. CXXII, a. 1877.<br />

39 La chiesa è opera dell'arch<strong>it</strong>etto padovano Antonio Noale (1776-1837), che,<br />

diplomato ingegnere arch<strong>it</strong>etto alla scuola del Cerato, gli succedette nella cattedra<br />

univers<strong>it</strong>aria. Come ingegnere comunale eseguì progetti per <strong>il</strong> restauro dell'Univers<strong>it</strong>à<br />

(1810), per <strong>il</strong> Cim<strong>it</strong>ero di Padova (1811-12) e per <strong>il</strong> teatro Obizzi.<br />

Ma più interessante è la sua attiv<strong>it</strong>à come libero professionista: l'altar maggiore<br />

della Chiesa del Carmine (progettato nel 1804 e fin<strong>it</strong>o nel 1826). Eclettico è<br />

<strong>il</strong> Noale nella Chiesa di Vigodarzere: semplice e onesta la facciata ionica, <strong>il</strong> coro a<br />

giorno di ispirazione palladiana, l'altare maggiore indulge un po' al barrocco in<br />

\<br />

74<br />

<strong>VIGODARZERE</strong> - Chiesa attuale e campan<strong>il</strong>e.


a~che <strong>il</strong> grande affresco del soff<strong>it</strong>to, opera del Prof. Carlini, rafftgurante<br />

su 70 metri quadrati di spazio, la gloria di S. Martino.<br />

Belli sono p.ure gli affreschi dell'altare maggiore che raffigurano<br />

Le Nozze dI Cana e la Risurrezione di Lazzaro. L'abbellimento<br />

della fac.ci.at.a con mar~orino e l'affresco di S. Martino (opera del<br />

Prof. LIC1nl 1941), SI devono all'attuale arciprete don Giulio<br />

Rettore. La chiesa fu consacrata nel 1878 da Mons .. Pohn Vescovo<br />

aus<strong>il</strong>iare di Padova, ed ha per t<strong>it</strong>olare S. Martino, Ve~covo<br />

di Tours (11 nov.).<br />

. Accant~ alla chiesa, s'innalza maestoso ed elegante <strong>il</strong> campa11lle,<br />

ammltato per la sua altezza. Fu eretto nel 1901 dall'arciprete<br />

Magnabosco ed inizialmente era alto m. 83,7 O. Don Rizzato<br />

ne rinnovava la cuspide (1925), portando l'altezza a m.<br />

81,25, e faceva rifondere le vecchie campane, sost<strong>it</strong>uendole con<br />

altre nuove (1933). Le campane sono quattro 40 e formano un<br />

ottimo concerto, che funziona con l'impianto elettrico dal 1959.<br />

9) MADONNA DELLA FRAGLIA<br />

Tra le manifestazioni religiose di questa parrocchia si de.<br />

vo~o not~r~ ~u:lle ispirate dalla devozione alla Madonna, per<br />

van prodlglOsl 1l1terventi della Madre del Cielo.<br />

Famosissimo è <strong>il</strong> fatto avvenuto <strong>il</strong> 4-5 agosto 1762. Per<br />

ottenere <strong>il</strong> dono della pioggia, si organizzò una processione che si<br />

diresse verso la c<strong>it</strong>tà, passando di chiesa in chiesa, con la partechiave<br />

massarian~. Altre sue opere sono: la v<strong>il</strong>la, con giardino, Della Libera a Volta<br />

~ruse~~na, la V:ll~ Orsato a Fontaniva e numerosi e importanti restauri di palazzi<br />

slgnonh della cItta.<br />

(~fr.. N. GALIMl:ERTI, Arch<strong>it</strong>ettura padovana dell'Ottocento, in «Padova e la<br />

sua prOV111C1a », n. 6, gIugno 19~7, pp. 10-16. F. PERTILE, Antonio Noale arch<strong>it</strong>etto,<br />

111 «Padova », dICembre 1938, npubblicato nella stessa rivista nel marzo 1958)<br />

40 La campana piccola dà la nota Mi, pesa q. 7,56 ed è dedicata a S. An~onio<br />

da Padova. La seconda (Re diesis) pesa q. 44 ed è dedicata alla Nativ<strong>it</strong>à della Madonna.<br />

~a terza (D diesis) :Ii q. 13,34 è in onore di S. Rocco. La quarta (Si) di<br />

q. 19,9 111 onore dI S. Mart1110 di Tours.<br />

76<br />

cip azione delle varie parrocchie, ciascuna con la propria immagine<br />

della Madonna. Arrivati a Padova cominciò a piovere, e l'immagine<br />

della Madonna di Vigodarzere a causa della pioggia insistente<br />

fu portata nella chiesa di S. Stefano: qui fu un accorrere<br />

devoto di fedeli di tutta la c<strong>it</strong>tà per le numerose grazie che si<br />

ottenevano. Il giorno dopo l'Immagine miracolosa fu portata in<br />

Duomo, e si ripetè l'afflusso continuo di fedeli; da qui r<strong>it</strong>ornò<br />

a Vigodarzere, trionfalmente, accompagnata da una numerosa<br />

folla .<br />

A ricordo di questo fatto e per tenere sempre viva la devozione<br />

alla B. Vergine, in data 19 maggio 1776, fu regolarmente<br />

ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a con Breve di Papa Pio VII la Confratern<strong>it</strong>a, detta Fraglia,<br />

della Nativ<strong>it</strong>à di Maria. Ogni anno, 1'8 settembre, si celebra<br />

con molta solenn<strong>it</strong>à questa festa, che è diventata «sagra»<br />

paesana.<br />

Si ricordano poi almeno altri due interventi prodigiosi della<br />

B. Vergine, per salvare <strong>il</strong> paese dal pericolo di essere devastato<br />

dal Brenta in piena, nel 1845 e nel 1882. A ricordo fu<br />

eretta, nel piazzale antistante la chiesa, una colonna, con la<br />

statua della « Madonna delle acque» .41<br />

lO) OPERE PARROCCHIALI<br />

Tra le opere parrocchiali, ricordiamo la canonica.<br />

Attualmente non conserva nulla della forma prim<strong>it</strong>iva: è<br />

,/stata riparata e restaurata, prima dall'Arco Ceroni senior, poi da<br />

don Mocellin. Infine fu ampliata e le fu data la forma attuale<br />

da don Panozzo, che la lasciò incompiuta. Fu completata da don<br />

Girolamo Rizzato nel 1927.<br />

La casa del cappellano è stata fatta costruire da don Ceroni<br />

41 A Vigodarzere ci sono tre «cap<strong>it</strong>elli »: uno dedicato a S. Rocco in via<br />

Ca' Zusto, uno alla Sacra Famiglia vicino alla chiesa e un terzo in via Certosa a<br />

S. Antonio, forse a ricordo dell'oratorio omonimo dei Da Ponte.<br />

77


Il) ELENCO DEGLI ARCIPRETI DI <strong>VIGODARZERE</strong><br />

DI CUI SI HA NOTIZIA NEI DOCUMENTI<br />

<strong>VIGODARZERE</strong> - As<strong>il</strong>o Infant<strong>il</strong>e.<br />

senior nel 178 O, come si legge in una piccola lapide ancora visib<strong>il</strong>e<br />

nella facciata. Però fu completamente restaurata e modernizzata<br />

da don Rettore nel 1960.<br />

L'as<strong>il</strong>o fu costru<strong>it</strong>o nel 1932, nel fabbricato delle vecchie<br />

scuole. Essendo proprietà del comune, fu comperato nel 1955.<br />

Dell'assistenza ai bambini e della scuola di lavoro, attualmente<br />

si occupano quattro Suore Minime del Suffragio.<br />

All'attuale arciprete, don Rettore, si devono: <strong>il</strong> Patronato<br />

Masch<strong>il</strong>e, l' ammodernamen to della sala tea trale e <strong>il</strong> grande edifido<br />

ora adib<strong>it</strong>o a bar, vicino alla canonica. 42<br />

Il Cim<strong>it</strong>ero attuale, lontano dalla chiesa, è de] 1831.<br />

1147 Prete Arnaldo 43<br />

1550 Don GioBatta Francanzani<br />

1585 Don Francesco Nasello<br />

1620 Don Cassiano dei Cassiani<br />

1630-1653 Don Pietro Nordio<br />

1653-1706 Don Francesco Agostini, trevisano<br />

1706-1759 Don Melchiorre dotto De Prandis<br />

1759-1801 Don GioBatta Ceroni senior da Caltrano<br />

1801-1810 Don GioBatta Ceroni junior, nipote, da Caltrano<br />

1810-1816 Don Giovanni dott. Gabaso, da Dolo<br />

1816-1836 Don Giovanni Maria Spagnolo, da Pedescala<br />

1836-1846 Don Giuseppe Mocellin, da S. Nazario<br />

1847-1863 Don Giacomo Saltarini<br />

1863-1889 Don Giovanni Spagnolo, da Pedescala<br />

1890-1900 Don Giov. Battista Magnabosco, da Canove<br />

1901-1924 Don Pietro Panozzo, da Tresche Conca<br />

1925-1940 Don Girolamo Rizzato, da Fara Vicentina<br />

1940- .... Don Giulio Rettore, da S. Michele delle Badesse<br />

42 Nell'archivio arcipretale di Vigodarzere i registri canonici contengono i nati<br />

dal 1648, matrimoni dal 1735, morti dal 1656, cresime dal 1778. Il primo stato<br />

d'anime è del 1837 e fu redatto da don Mocellin.<br />

Demograficamente, Vigodarzere aveva 460 ab. nel 1587, 690 nel 1684, 1058<br />

nel 1780, 1219 nel 1811, 2048 nel 1877 e 3640 nel 1954.<br />

78<br />

43 Fu presente ad un atto notar<strong>il</strong>e del Vescovo di Padova S. Bellino, <strong>il</strong> 23 novembre<br />

1147 (A. GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>., II, 1, p. 367).<br />

79


CAPITOLO II<br />

SALETTO<br />

1) ORIGINE DI SALETTO<br />

Saletto, nel periodo romano, come abbiamo visto, faceva<br />

parte della colonia di Camposampiero, densamente popolata.<br />

Non pare che sia stato un v<strong>il</strong>laggio romano, data la scars<strong>it</strong>à dei<br />

reperti archeologici finora trovati. Si può supporre però che grav<strong>it</strong>asse<br />

attorno al vicino centro di Limena, di origine romana imperiale,l<br />

tenuto conto che a quei tempi i due paesi non erano divisi<br />

dal Brenta.<br />

Con l'invasione longobarda del 569 e <strong>il</strong> nuovo (attuale)<br />

corso del Brenta (589 c.), la storia dei due paesi si separerà.<br />

Limena passa sotto <strong>il</strong> ducato di Vicenza e si deve forse datare a<br />

questo periodo, VII-VIII secolo, l'erezione di una cappella dedicata<br />

ai SS. Felice e Fortunato, patroni della chiesa vicentina.<br />

l C. GASPAROTTO, Carta archeologica Italia, Foglio 50 (Padova), Firenze,<br />

1959, II, N.E., n. 3, p. 16: «Numerose lapidi funerarie imperiali nell'area del<br />

paese di Limena, lungo la via principale, sulla riva sinistra del medioevale canale<br />

Brentella, per cui si può pensare che le tombe fossero lungo una via di raccordo<br />

tra le strade romane dell'Arzere, che passava per Montà-V<strong>il</strong>lafranca, e di Via di<br />

Val Medoaci, che passava per Saletto-Tavo-Non ». Ciò porta alla conclusione che<br />

nel periodo romano imperiale, Limena era un vicus (v<strong>il</strong>laggio). (C. GASPAROTTO,<br />

Torre: da fortezza bizantina alla grande Padova, dt., p. 37).<br />

81


Saletto invece passa sotto <strong>il</strong> ducato di Treviso e nella zona<br />

si insedia una arimannia longobarda che ha lasciato ricordo di<br />

sé nei documenti, nella toponomastica e nei t<strong>it</strong>olari della parrocchiale.<br />

Un documento del 1163 dice: «Federico I imperatore,<br />

prende sotto la sua protezione i beni del monastero di S. Zenone<br />

di Verona, tra cui la corte di Vigodarzere e <strong>il</strong> castrum col distretto<br />

e gli uomini liberi detti dal volgo Arimanni ».2<br />

Il castrum era una specie di accampamento o stazione m<strong>il</strong><strong>it</strong>are<br />

(in termine moderno si direbbe caserma), dove i m<strong>il</strong><strong>it</strong>ari<br />

avevano domic<strong>il</strong>io. Era posto in luoghi sicuri, importanti stra··<br />

tegicamente ed era di sol<strong>it</strong>o ben difeso. Poiché i longobardi emigrarono<br />

in massa con le loro famiglie e le loro robe, queste stazioni<br />

m<strong>il</strong><strong>it</strong>ari vennero ad essere dei veri e propri borghi o borgate<br />

a scopo di ab<strong>it</strong>azione e di difesa. 3<br />

Il toponimo Saletto sembra derivare, molto probab<strong>il</strong>mente,<br />

da sala longobarda 4 (era <strong>il</strong> centro economico-amministrativo dei<br />

loro insediamenti). Anche <strong>il</strong> toponimo Busiago (da «Buschi·<br />

liago », zona boscosa), indica presumib<strong>il</strong>mente la parte di terra)<br />

della corte, incolta e riservata a prati e boschi.<br />

Da notare infine che i toponimi hanno molta importanza<br />

2 A. GLORIA, Codice diplomatico padovano dal 1101 alla pace di Costanza<br />

(1183), Venezia, 1879-1881, vo1. II, d. 834, p. 112. .. . .<br />

3 Du CANGE, Glossarium mediae et infimae la/ml/atls, Graz-Austria, 1954,<br />

vo!. II-III, p. 213 (voce Castrum); I, p. 786 (voce Burgus: «erano dette le case<br />

che facevano parte di un castrum»). .. '<br />

4 D. OLIVIERI, Toponomastiea Veneta, VeneZia, 1961, p. 64. Saletto e un<br />

nome locale derivato da nome di piante in questo caso da sallx, eH (sallce), come<br />

Salgaro (forma dialettale di salice) e Castagnara da castagna (castanea). ~em.b:·a .diffic<strong>il</strong>e<br />

però farlo derivare dal termine latino Salicetum, come afferma l Oh~len, m<br />

quanto tutti i documenti antichi parlano di Saletum. Da notare ancora che m ltalla<br />

ci sono 29 paesi chiamati Salice o Salicetto (da Salicetum l,,, me~tre solo 9 sono<br />

chiamati Saletto, tra cui l'esempio classico di Saletto FIesole, gJa «Sala ]ongobarda ",<br />

come afferma l'Amati. (A. AMATI, Dizionario corografico, M<strong>il</strong>ano [1875-86], voI. VII,<br />

parte I, p. 63).<br />

82<br />

nella ricerca storica, perché diffic<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> popolo li cambia ed<br />

hanno di sol<strong>it</strong>o origini remote.<br />

Di importanza cap<strong>it</strong>ale anche un altro particolare: <strong>il</strong> compatrono<br />

della parrocchiale, assieme a S. S<strong>il</strong>vestro papa, è S. Giorgio,5<br />

santo tipicamente longobardo. Anzi in <strong>suo</strong> onore pare sia<br />

stata eretta anche una chiesa o un oratorio, e un'altra anche a<br />

S. S<strong>il</strong>vestro papa,6 quest'ultima vicino al Brenta, via commerciale<br />

e di comunicazione della massima importanza, specie nel Medioe··<br />

vo, periodo quasi privo di strade.<br />

La fusione delle due chiese, in quella di S. S<strong>il</strong>vestro papa di<br />

Saletto, dovrebbe essere avvenuta dopo <strong>il</strong> 1137, anno in cui sono<br />

5 D. BALBONI, S. Giorgio, in «Bibliotheca Sanctorum », Roma, 1965, vo!. VI,<br />

pp. 512-531. Di S. Giorgio di certo si sa solo che visse nel III-IV sec., che fu<br />

cristiano e morì martire probab<strong>il</strong>mente in Palestina. Passò nella leggenda come <strong>il</strong><br />

« grande martire », per <strong>il</strong> coraggio indom<strong>it</strong>o nel professare la fede e come <strong>il</strong> «trionfatore»<br />

che uccise <strong>il</strong> drago che seminava stragi umane dopo aver liberato la figlia<br />

di un re. Nell'antich<strong>it</strong>à fu molto venerato: «forse nessun santo ha riscosso tanta<br />

venerazione popolare quanto S. Giorgio ». Assieme a S. Michele Arcangelo divenne<br />

<strong>il</strong> santo protettore della monarchia longobarda e numerose chiese in <strong>suo</strong> onore furono<br />

costru<strong>it</strong>e specie nei castelli, nelle torri e nei presidi longobardi.<br />

6 G. BRUNACCI (1711-1772), Storia ecclesiastica di Padova, ms. B.P. 782 della<br />

Biblioteca Civica di Padova, pp. 929-930: «In questi luoghi (cioè nelle parti di<br />

Saletto, documenti risalenti al 1137) fanno menzione di una calle di Santo Zorzi<br />

(S. Giorgio) e di una piovega di S. S<strong>il</strong>vestro: indizio probab<strong>il</strong>mente di due Chiese,<br />

che ivi fossero, o fossero state d'antico ».<br />

Certamente longobardo è <strong>il</strong> t<strong>it</strong>olo l<strong>it</strong>urgico di S. Giorgio, dr. G. P. BOGNETTI,<br />

I «loca sanctorum» e la storia della Chiesa nel regno dei Longobardi, in «Riv. di<br />

storia della Chiesa », VI (1852), pp. 165-204. Molto probab<strong>il</strong>mente anche quello di<br />

S. S<strong>il</strong>vestro, cfr. AA.VV., Montagnana, Padova, 1968, pp. 36-37, dove si prospetta<br />

l'ipotesi, ben fondata, dell'origine longobarda di Saletto di Montagnana, anche in<br />

considerazione del prim<strong>it</strong>ivo t<strong>it</strong>olare della parrocchiale, S. S<strong>il</strong>vestro papa, tlplcamente<br />

longobardo, che rimanda alla celebre abbazia di Nonantola, di origine longobarda,<br />

c ai <strong>suo</strong>i influssi nel padovano.<br />

7 A. AMORE, S. S<strong>il</strong>vestro papa, in «Bibliotheca Sanctorum », vo!. XI, Roma,<br />

1968, pp. 1077-1082. Di S. S<strong>il</strong>vestro, di certo, sappiamo solo la data della sua<br />

morte: 31 dic. 335. Del <strong>suo</strong> lungo pontificato, durato oltre venti anni, come della<br />

sua v<strong>it</strong>a, niente si conosce di sicuro: la sua opera e la sua fama furono oscurate<br />

dall'attiv<strong>it</strong>à del contemporaneo Costantino Magno, <strong>il</strong> «primo imperatore cristiano ».<br />

Vari scr<strong>it</strong>ti apocrifi, che non hanno nessun valore storico, parlano ampiamente<br />

di lui. Raccontano per esempio che Costantino fu mondato dalla lebbra al lll')­<br />

mento di ricevere <strong>il</strong> battesimo dalle mani di S. S<strong>il</strong>vestro. La leggenda lo vede valido<br />

collaboratore di Costantino nella lotta contro le eresie e nella attiv<strong>it</strong>à ed<strong>il</strong>izia a<br />

83


si tratta di un atto notar<strong>il</strong>e in cui si attesta che Ermiza e altre<br />

persone della famiglia Camposampiero, donano all'abbazia dei benedettini<br />

di SS. Eufemia e Pietro (s<strong>it</strong>uata presso Abbazia Pisani),<br />

cento e sessantotto massarizie, di cui due poste nel paese chiamato<br />

Saletto vicino al Brenta (in v<strong>il</strong>la quae dic<strong>it</strong>ur Saletum pmpe<br />

Brenlam), allora ancora s<strong>it</strong>uato nel com<strong>it</strong>ato Trevisano. Le massarizie,<br />

poderi rurali dai dieci ai trenta campi l'una, erano lavorate,<br />

dice <strong>il</strong> documento, da un certo Gisberto e Martino. 8<br />

Nel Codice Diplomatico, Saletto ricompare altre due volte.<br />

Nel 1127 M<strong>il</strong>one di Giovanni Ponga di Fontaniva fa <strong>il</strong> testamento<br />

e lascia alla figlia dieci massarizie, di cui una posta a Saletto. 9<br />

Nel 1142 un atto notar<strong>il</strong>e riporta la donazione ai canonici di Padova<br />

fatta da un certo Bivulvo, Giordana e Toprando - di<br />

vari beni, tra cui un manso s<strong>it</strong>uato a Saletto e retto da Domenico<br />

Balbo .10<br />

2) FEUDO DEL VESCOVO DI PADOVA<br />

SALETTO - Chiesa parrocchiale e canonica.<br />

ricordate entrambe, e prima del 1297, in quanto le Rationes decimarum<br />

ricordano solo la chiesa di S. S<strong>il</strong>vestro di Saletto.<br />

Il primo documento scr<strong>it</strong>to che nomini Saletto è del 1085:<br />

favore della Chiesa. La Donatio Costantini, apocrifo dell'VIII secolo, con <strong>il</strong> qu~le<br />

si pretese di giustificare l'origine del potere temporale d~l papa: afferma che Costantino<br />

donò la c<strong>it</strong>tà di Roma a papa S<strong>il</strong>vestro, quando deCIse d! fondare CostantI'<br />

nopoli. «In conclusione si può dire che la personal<strong>it</strong>à di S<strong>il</strong>vestro rimane u~a figura<br />

di secondaria importanza nella storia della Chiesa, e può essere solo parzlalment:<br />

rivalutata per <strong>il</strong> culto tributatogli, che ha sempre goduto di una grande popola;zta,<br />

essendo stato uno dei primi santi non martiri ad essere venerato con culto. hturgico<br />

». La sua iconografia si basa principalmente sugli episodi più sp~ttacola~l del.l~<br />

leggenda e ne è tutta permeata, anche se <strong>il</strong> santo vi appare, come glUsto, 111 abltl<br />

pontificali, con tiara e croce a tripla traversa.<br />

84<br />

I vescovi, divenuti feudatari della zona, misero a capo<br />

dei vari centri i cosiddetti «vassalli», specie di fattori che<br />

tutelavano i dir<strong>it</strong>ti del padrone. Erano dette curie, cioè centri amministrativi<br />

di corti minori, S. Giorgio delle Pertiche, dove erano<br />

feudatari i da Marostica, e S. Andrea di Codiverno, dove<br />

comandavano gli eredi di Giovanni Sicherio.<br />

« Altri vassalli nob<strong>il</strong>i del vescovado, prosegue <strong>il</strong> Brunacci,ll<br />

8 A. GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>., I, d. 285, p. 309.<br />

9 A. GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>., II, d. 176, p. 14l.<br />

10 A. GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>., II, d. 406, p. 303. Documenti sim<strong>il</strong>i sono <strong>il</strong> feudo<br />

di Astallo Aleardo da Tavo (1287), l'invest<strong>it</strong>ura di Onorio da Vigodarzere (1336),<br />

la rinuncia del parroco don Giovanni Blondelli (1351), la nomina del feudatario<br />

Francesco da Carrara (1371). A. GLORIA, Il <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> padovano <strong>il</strong>lustrato Padova<br />

1862, voI. II, p. 135. ' ,<br />

11 G. BRUNACCI (1711-1772), Storia ecclesiastica di Padova, ms. B.P. 782 della<br />

85


erano a Busiago (di Camposanmartino), Tergola, V<strong>il</strong>larapa, ViIlapapara,<br />

Campodarsego, S. Giustina in Colle, Fornace, Sopraripa<br />

(Sorriva), T avo, Tremerende, Saletto, Campreto, Vaccarino,<br />

Camisano e altri luoghi. Le carte che ne parlano, dell' Archivio<br />

Cap<strong>it</strong>olare, sono del 1188 e parlano di questi paesi e dei Signori<br />

ch'ivi avessero che fare, fino da 50 anni. Si chiamavano le<br />

famiglie feudatarie di queste parti con i t<strong>it</strong>oli onorifici dell'età: i<br />

cattani di Tergola, i cattani di V<strong>il</strong>larapa, i cattani di Limena e<br />

quelli di Fornace». Il <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> dei cattani di Tergola arrivava<br />

fino al « bosco di T avo », dopo iniziava la corte di Fornace (ora<br />

contrada di Tavo).<br />

3) SOTTO IL COMUNE E LA PIEVE CITTADINA<br />

Due sentenze, una civ<strong>il</strong>e e l'altra ecclesiastica, confermano,<br />

pochi anni dopo, un dir<strong>it</strong>to già acquis<strong>it</strong>o da tempo, ma in quegli<br />

anni messo in discussione: Saletto, Busiago e Fornace fanno parte<br />

della coltura, per l'ispezione civ<strong>il</strong>e, e del plebato, per quella ecclesiastica,<br />

di Padova.<br />

Un pubblico arengo del comune c<strong>it</strong>tadino, verso <strong>il</strong> 1142,<br />

stab<strong>il</strong>ì che Busiago era sotto Padova e che <strong>il</strong> comune aveva dir<strong>it</strong>to<br />

di mandare saltarì e marici ad ispezionare. Inoltre testimoni affermarono<br />

che i canonici prendevano la decima di quei luoghi<br />

e che c'erano stati diverbi al riguardo tra i canonici e i consoli.<br />

« I canonici tanto insistettero che i consoli fecero sopra questa<br />

Biblioteca Civica di Padova, pp. 929-930 ss., in pratica però vedi tutto <strong>il</strong> libro XXV,<br />

anno 1137.<br />

Le corti, vasti possessi fondiari derivanti spesso dal fisco pubblico e precedentemente<br />

dal latifondo romano, erano cedute in dominio feudale dai sovrani del<br />

momento. Avevano <strong>il</strong> loro centro nella casa dominicale, spesso circondata da ab<strong>it</strong>azioni<br />

per gli artigiani e i servi, adiacenze agricole e <strong>il</strong> brolo dove si tenevano i<br />

mercati. Spesso, accanto alla corte, sorgeva <strong>il</strong> vicus, cioè <strong>il</strong> borgo che raggruppava<br />

uomini liberi e sem<strong>il</strong>iberi.<br />

86<br />

SALETTO - As<strong>il</strong>o Infant<strong>il</strong>e.<br />

ma teria consiglio: e di loro consiglio fu, che si desse di quella<br />

decima ai canonici di Santa Maria ».12<br />

La vertenza ricompare nel 1191, questa volta in foro ecclesiastico,<br />

allorché la congregazione dei parroci della c<strong>it</strong>tà pretendeva<br />

<strong>il</strong> quartese della zona « della coltura di Padova, dove ci<br />

sono Fornace, Saletto e quel Busiago ch'è ivi ».<br />

Per argomento portavano che quei luoghi erano del plebato<br />

di Padova, sulle cui terre essi avevano <strong>il</strong> dir<strong>it</strong>to del quartese.<br />

« Veramente, quei preti di là, rettori specialmente delle chiese<br />

12 G. BRUNACCI, Storia ecclesiastica di Padova, c<strong>it</strong>., p. 993 s., anno 1142.<br />

87


di Saletto e Fornace, insistevano per la contraria parte. Sicché la<br />

questione portò a ridire di fatti di 40 e di 50 anni addietro ». I<br />

rettori di Saletto e Fornace sostenevano che fin dai tempi di<br />

S. Bellino, cioè dall'anno 1146, ricevevano <strong>il</strong> quartese, anzi « aggiungevano<br />

questo: che quei loro v<strong>il</strong>laggi non fossero del Plebato<br />

di Padova ». « Contro questi due preti fu nondimeno deciso<br />

che Saletto e Fornace sono del <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong>, coltura e plebato di<br />

Padova: e che <strong>il</strong> quarte se conseguentemente fosse dei parroci<br />

. l'<br />

pa d ovalll ». J<br />

Un breve di papa Alessandro III del 1173 confermava ai<br />

cappellani (parroci) di Padova <strong>il</strong> quarte se dei v<strong>il</strong>laggi soprannominati,<br />

salvo la parte di esso dovuta ai canonici, la parte di quartese<br />

dovuta ai parroci locali e la parte di decima sempre alle<br />

chiese locali. 14 Ancora una Bolla di papa Innocenzo III (12 apr<strong>il</strong>e<br />

1200), confermava ai canonici le decime di cui godevano, specificando<br />

« quelle di quella parte di Busiago che è tenuta dal comune<br />

di Padova, e che è custod<strong>it</strong>a dai marici ».15<br />

4) SOTTO LA PIEVE DI TORRE<br />

Queste controversie cesseranno quando sarà cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a in<br />

seno alla pieve c<strong>it</strong>tadina quella di Torre. Il primo documento<br />

certo della sua esistenza ed estensione sono la Rationes decimarum.<br />

Essa comprende le chiese di Noventa, S. V<strong>it</strong>o, Cadoneghe,<br />

Meianiga, Altichiero, Vigodarzere, mancano Saletto e For-<br />

nace, confermate peraltro dalle vis<strong>it</strong>e pastorali, perché la pergamena<br />

è lacera e macchiata.<br />

La decima dell'anno 1297 della «Ecclesia S. S<strong>il</strong>vestri de<br />

Saleto ») ricorda <strong>il</strong> presb<strong>it</strong>ero Giovanni e un chiericato. 16<br />

VISITE PASTORALI - OPERE PARROCCI-UALI<br />

5) LE VISITE PASTORALI PIÙ ANTICHE (1453-1656)<br />

La prima vis<strong>it</strong>a pastorale compiuta a Saletto è del 1453 e la<br />

seconda del 1535: in entrambe la Chiesa è detta parrocchia.<br />

Complessivamente, le vis<strong>it</strong>e pastorali a Saletto furono 27. 17<br />

Vi si ricava che <strong>il</strong> modo di scrivere <strong>il</strong> nome del paese fu<br />

vario: Ecclesia Sancti S<strong>il</strong>vestri de Brinta (1572), Ecclesia Sancti<br />

S<strong>il</strong>vestri de Sal<strong>it</strong>o trans Brintam (vis<strong>it</strong>a pastorale a Torre deI<br />

1577), Saletto de Brenta ( 1587), Saletto ultra Brintam (1695),<br />

Saletto oltre Brenta (1877). In questi ultimi tempi ha avuto<br />

altre due denominazioni: «Saletto di Padova », ed ora, sia civ<strong>il</strong>mente<br />

che ecclesiasticamente, « Saletto di Vigodarzere».<br />

La chiesa neI 1572 aveva due altari, un campan<strong>il</strong>e con due<br />

campane e <strong>il</strong> fonte battesimale. Era cappella f<strong>il</strong>iale di Torre e <strong>il</strong><br />

V escovo Nicolò Ormanetto dà ordine al parroco di rinfrescare<br />

le p<strong>it</strong>ture. Nel 1587 si fa menzione del cim<strong>it</strong>ero, s<strong>it</strong>uato all'esterno<br />

(parte destra) della chiesa. Il beneficio era povero: quattro<br />

campi. La chiesa è descr<strong>it</strong>ta come povera e mal tenuta.<br />

13 G. BRUNACCI, Storia ecclesiastica di Padova, c<strong>it</strong>., p. 1046, anno 1146.<br />

14 A. GLORIA, Codice, ci t. , II, parte 2, d. 1120, p. 281, anno 1173.<br />

15 F. DONDI DALL'OROLOGIO, Dissertazioni sopra l'Istoria ecclesiastica padovana,<br />

VI, Padova, 1812, p. 62 e 180 (decimas <strong>il</strong>lius partis Buss<strong>it</strong>iaci quae pro comun<strong>it</strong>ate<br />

Padua e detinetur ... quae per maricas Paduae custod<strong>it</strong>ur). Un documento<br />

anteriore specifica che la zona era boscosa: A. GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>., II, parte 2,<br />

d. 1302, p. 375, anno 1178 (decima lolius nemoris di Bus<strong>il</strong>lago).<br />

88<br />

16 SELLA-VALE, Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Venetiae­<br />

Histria-Dalmatia, Roma, 1941, n. 1720, p. 153.<br />

17 Archivio Curia Vescov<strong>il</strong>e, Vis<strong>it</strong>e Pastorali, 1453 voI. I, 1535 IV, 1572 VIII,<br />

1587 XI, 1613 XIV ... XVIII, 1620 XIX, 1656 XXVIII, 1669 XXXIX, 1680 XLVI,<br />

1684 LI!, 1695 LXIII, 1741 LXXX, 1753 XCIII, 1780 CIII, 1811 CIX, 1877 CXXII,<br />

1888 CXXXIII, 1902 CXXXVII, 1916 CLXXI, 1920 CXLVII, 1924 CLXXXV, 1928<br />

CCIII, 1934 CCIX, 1942 CCXXXVIII, 1948 CCIL, 1954 CCLXV, 1961 CCLXXX.<br />

Nell'Archivio Curia Vescov<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> ms. Brandolese, ricorda a Saletto una p<strong>it</strong>tura del<br />

Tiepolo, ora scomparsa.<br />

89


La chiesa, era lunga m. 40 e larga 20, aveva due altari e<br />

una sepoltura Trevisan. In paese aveva residenza Nicolò Trevisan,<br />

Nob<strong>il</strong> Uomo padovano, la cui v<strong>il</strong>la aveva un bel vedere in<br />

torretta verso <strong>il</strong> Brenta, e cappella lunga m. 22 e larga m. 16.18bis<br />

Nel 1656 viene ricordato in paese un mulino ad acqua, sul<br />

Brenta.<br />

6) S. GREGORIO BARBARI GO<br />

S. Gregorio Barbariga vis<strong>it</strong>a <strong>il</strong> paese 4 volte (1669, 1680,<br />

1684, 1695). Nella prima ha parole di elogio, perché trova la<br />

chiesa ben tenuta. La seconda contiene anche l'inventario del<br />

beneficio parrocchiale: 5 campi e mezzo; con <strong>il</strong> quartese sopra<br />

diversi campi e le decime, <strong>il</strong> beneficio si aggira sui 100 ducati.<br />

Interessante la descrizione del beneficio: un campo e mezzo,<br />

con chiesa, orto e cantina, confina con <strong>il</strong> podere Trevisan, <strong>il</strong><br />

cui brolo è circondato da una mura. Questa venne demol<strong>it</strong>a nel<br />

1919 e con i mattoni ricavati, fu costru<strong>it</strong>a la chiesa di Cavino.<br />

Due campi confinano a est con <strong>il</strong> Nob<strong>il</strong> Uomo Alessandro Vianolo,<br />

a sud con <strong>il</strong> Nob<strong>il</strong> Uomo Trevisan, e dalle altre parti c'è<br />

la strada. Gli altri due campi confinano con <strong>il</strong> Vianolo suddetto<br />

e con <strong>il</strong> Nob<strong>il</strong> Uomo padovano CarIi.<br />

I cresimandi nel 1680 erano 94, dai 7 ai 22 anni.<br />

SALETTO - V<strong>il</strong>la Giacomelli.<br />

Il C<strong>it</strong>tadella, nella Descrizione di Padova,ls dice che Saletto,<br />

già residenza di Commendatori, celebra la sua festa et<br />

S. S<strong>il</strong>vestro, nell'ultimo giorno dell'anno.<br />

7) LE ALTRE VISITE PASTORALI<br />

Dopo <strong>il</strong> Barbarigo, bisogna aspettare quasi mezzo secolo per<br />

avere <strong>il</strong> resoconto di un'altra vis<strong>it</strong>a pastorale.<br />

18 G, CITTADELLA, Descr<strong>it</strong>tione di Padova et <strong>suo</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> con l'inventario<br />

ecclesiastico, brevemente fatta l'anno salutifero 1605, ms, B,P, 324 della Bibl. Civica<br />

di Padova, p, 320,<br />

90<br />

18 bis, Lo stemma dei Trevisan, bipart<strong>it</strong>o, era nella parte superiore giallo con<br />

un leone rosso issato ad un albero verde e, nella parte inferiore, aveva tre fasce di<br />

colore verde, rosso e bianco,<br />

91


SALETTO - V<strong>il</strong>la Gomiero già Romanin-Andreotti.<br />

92<br />

Durante <strong>il</strong> secolo XVII, a motivo delle pest<strong>il</strong>enze e delle<br />

calam<strong>it</strong>à, demograficamente è stato un alternarsi di alti e bassi:<br />

nel 1613, 300 ab.; 1620, 250; 1669, 297; 1680, 249 e nel<br />

1741 la popolazione è quasi raddoppiata: 413 ab<strong>it</strong>anti.<br />

Il vescovo Giovanni M inotto, nel 1741, passerà la nottè<br />

nella v<strong>il</strong>la Trevisan e ne vis<strong>it</strong>erà l'oratorio, dedicato alla Beata<br />

Maria Vergine Annunziata.<br />

La chiesa parrocchiale ha tre altari dedicati a S. S<strong>il</strong>vestro,<br />

Madonna del Rosario e S. Giorgio. Elevato <strong>il</strong> numero dei cresimandi:<br />

134.<br />

Il Card. Carlo Rezzonico, futuro Papa Clemente XIII, è a<br />

Saletto nel 1753 e alloggia nella v<strong>il</strong>la Trevisan.<br />

Il 20 maggio 1780 a Saletto c'è grande festa: <strong>il</strong> Vescovo<br />

Nicolò Antonio Giustinian, tiene le ordinazioni sacre di 3 suddiaconi,<br />

2 diaconi e 3 sacerdoti diocesani.<br />

Nella relazione di questa vis<strong>it</strong>a compare per la prima volta<br />

<strong>il</strong> cappellano. Il vescovo riceve i rappresentanti del Comune e i<br />

massari delle confratern<strong>it</strong>e: Giacomelli, Ragazzo, Marangon, Ferro<br />

e Bertolin.<br />

In modo trionfale, e scortato dalla banda, <strong>il</strong> vescovo Polin,<br />

aus<strong>il</strong>iare del vescovo Manfredini, fa la sua vis<strong>it</strong>a pastorale nel<br />

1877.<br />

Era parroco don Dalla Costa, che così scrive nella relazione:<br />

« Nel 1842 epoca del mio possesso a questo beneficio tutto ho<br />

trovato in disordine, non adiacenza, casa canonica inab<strong>it</strong>ab<strong>il</strong>e,<br />

chiesa che aveva la figura di un oratorio abbandonato, senza camo<br />

pan<strong>il</strong>e, con due piccole campane. Gli arredi, quasi nulla affatto.<br />

Nel 1844 furono fatte le adiacenze, la casa canonica fu radicalmente<br />

restaurata nel 1853, riedificata nuovamente la chiesa (non<br />

pare radicalmente) nel 1867; allungata di metri 6 nel 1876. Il<br />

campan<strong>il</strong>e fu fatto nuovo nel 1858, come pure nuova è: una<br />

terza campana che provvede al concerto delle due, che prima<br />

esistevano» .<br />

93


Il cim<strong>it</strong>ero era stato portato fuori dall'ab<strong>it</strong>ato; uno dei primi<br />

a venire sepolto fu don Michelutti, predecessore di don<br />

Dalla Costa.<br />

Demograficamente <strong>il</strong> paese, in questo periodo, ha avuto un<br />

aumento costante: 432 ab. nel 1780, 561 nel 1861, 933 nel<br />

1884, 1009 nel 1923 e 1610 nel 1954.<br />

8) CHIESA ATTUALE E OPERE ANNESSE<br />

La chiesa attuale, non consacrata/ 9 di bello st<strong>il</strong>e classico-antico,<br />

dovuta ai restauri di don Dalla Costa, conserva nel soff<strong>it</strong>to<br />

un pregevole dipinto ad affresco raffigurante S. S<strong>il</strong>vestro Papa,<br />

giudicato di scuola veneziana del '600. Mentre è opera minore<br />

l'altro dipinto, sempre del soff<strong>it</strong>to della navata, raffigurante la<br />

Madonna del Rosario con S. Domenico, S. Caterina e Papa<br />

Leone XIII.<br />

Nel presb<strong>it</strong>erio ci sono due belle tele, raffiguranti la Deposizione<br />

e l'Assunta, ai lati esistono quattro altari: S. Giorgio e<br />

S. Anna, i più antichi, S. Antonio (promesso in voto per la felice<br />

conclusione della I guerra Mondiale) e quello della Madonna<br />

del S. Rosario.<br />

Ulteriori abbellimenti furono esegu<strong>it</strong>i per interessamento<br />

dell'attuale parroco don Tellatin, che dotò la parrocchiale di organo<br />

nuovo, bussole alle porte, impianto di riscaldamento e<br />

nuovi banchi.<br />

La parrocchiale possiede inoltre due reliquie molto preziose,<br />

una della Croce di Nostro Signore e una della Spina della Corona<br />

del Signore, dono della contessa Orsato-Trevisan. Moren-<br />

SALETTO - Opera S. Gregorio Barbarigo. Casa di Riposo per Sacerdoti.<br />

do, nel 1836, ella ist<strong>it</strong>uÌ anche un legato a favore del Cappellano:<br />

16 campi formanti una mansioneria. Più tardi i campi furono<br />

incamerati, e del legato rimase solo la casa del Cappellano e<br />

<strong>il</strong> campo attiguo. 20<br />

Tra le opere parrocchiali, ricordiamo che sotto <strong>il</strong> parroco<br />

don Antonio Moletta, ci fu la costruzione della Canonica (bene-<br />

19 Il t<strong>it</strong>olare della parrocchiale è S. S<strong>il</strong>vestro papa (31 dicembre), la festa<br />

paesana o «sagra », però, la si fa in onore di S. Anna, <strong>il</strong> 26 luglio o nella quarta<br />

domenica di luglio. Prima del 1960, la si teneva nella prima domenica di ottobre:<br />

Madonna del S. Rosario.<br />

94<br />

20 Altre ricche famiglie avevano ampi possedimenti a Saletto: i Giacomelli<br />

(eredi dci Fontana, che a loro volta erano eredi dei Trevisan), i Romanin-Andreotti,<br />

i Nardi e gli Olivieri. Attualmente rimangono la v<strong>il</strong>la Giacomelli costru<strong>it</strong>a nel 1811 e<br />

quella Romanin, ora proprietà Gomiero.<br />

95


detta dal Vescovo ne11940), e del fabbricato della Sala Teatrale.<br />

Lo stesso parroco ingrandì la canonica vecchia, adattandola ad<br />

As<strong>il</strong>o e Casa della Dottrina, ed iniziò <strong>il</strong> nuovo As<strong>il</strong>o che sarà terminato<br />

dal <strong>suo</strong> successore don Pegoraro.<br />

L'attuale parroco, don Tellatin, completò l'As<strong>il</strong>o, dotandolo<br />

dell'impianto idrico-san<strong>it</strong>ario, termico, Cappellina, veranda e ballatoi.<br />

Attualmente è tenuto da tre <strong>suo</strong>re Terziarie Francescane<br />

Elisabettine.<br />

In questi ultimi anni fu innalzato <strong>il</strong> monumento ai caduti' ,<br />

anche <strong>il</strong> cap<strong>it</strong>ello della Madonna di Fatima 21 e <strong>il</strong> campo sportivo,22<br />

sono opere di questi ultimi tempi.<br />

L'opera più notevole, realizzata nel 1969, è la Casa di Riposo<br />

per Sacerdoti « S. Gregorio Barbarigo », fondata da Amalia<br />

Ceccato. Dispone di sette appartamenti, dotati ciascuno di una<br />

entrata propria, tre stanze, salotto, cucina, doppi servizi, garage.<br />

Oltre ai servizi comuni, che vanno dalla chiesetta, ai salotti, alle<br />

terrazze, all'ascensore.<br />

N e1 1940, in segu<strong>it</strong>o al ridimensionamento dei confini tra<br />

le parrocchie di Tavo e Saletto, vennero incorporate a quest'ultima<br />

alcune famiglie della Maresana.<br />

9) ELENCO DEI PARROCI DI SALETTO<br />

DI CUI SI BA NOTIZIA NEI DOMUMENTI<br />

1351 Don Giovanni Blondelli<br />

1587 Don Carlo Be1trame<br />

1669 Don Antonio Alessandri<br />

1693 Don Nicolò Limana<br />

1698 Don Giordano Ceccato<br />

1732-1742 Don Giovanni Barbigiano, dottore In dir<strong>it</strong>to<br />

1742-1775 Don Ottavio Sandonà<br />

1776-1805 Don Valentino Cheso<br />

1805-1816 Don Giovanni Bellò<br />

1816-1820 Don Antonio Gianese<br />

1820-1842 Don Francesco Miche1utti<br />

1842-1879 Don Stefano Dalla Costa<br />

1880-1915 Don Domenico Caregnato<br />

1916-1921 Don Cristiano Co demo<br />

1921-1928 Don Gaetano Gramola<br />

1929-1938 Don Giovanni Bassani<br />

1938-1945 Don Antonio Moletta, di Pove di Bassano<br />

1946-1951 Don Domenico prof. Pegoraro, di Solesino<br />

1951- .... Don Cesare Tellatin, di Curtarolo<br />

21 Fu costru<strong>it</strong>o nel 1966 in luogo di quello della Madonna della Salute, demol<strong>it</strong>o<br />

in segu<strong>it</strong>o alla costruzione della nuova strada dietro la Chiesa. In paese vi<br />

sono altri due cap<strong>it</strong>elli: uno dedicato a S, Antonio in via Busiago e un altro alla<br />

Madonna di Lourdes in Maresana, eretto nel 1945, dopo la fine della guerra,<br />

22 La coppa più amb<strong>it</strong>a a due giovani di Saletto.<br />

«I fratelli Bruno e Romano Benetello, di Saletto di Vigodarzere, sono stati<br />

quest'anno 1967 le due "fisarmoniche azzurre" che hanno rappresentato !'Italia ai<br />

campionati mondiali di Calais (Francia), Dei due solisti-concertisti, Romano ha vinto<br />

la "Coppa del Mondo" nella categoria concertisti juniores; Bruno invece, nella<br />

categoria superiore, si è piazzato al terzo posto. Inoltre <strong>il</strong> 20 settembre, la c<strong>it</strong>tadinanza<br />

ha applaud<strong>it</strong>o, al Teatro Verdi, le loro esecuzioni, in occasione dell'apertura<br />

dei festeggiamenti dell'" Autunno Padovano" »,<br />

Furono inoltre onorati con medaglia e pubblico rinfresco dall'Amministrazione<br />

Comunale.<br />

96<br />

97


CAPITOLO III<br />

TAVO<br />

1) LA VILLA DI FORNACE<br />

Per tutto <strong>il</strong> Medioevo e fin verso la metà del secolo XV,<br />

<strong>il</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> di Tavo era diviso in due v<strong>il</strong>le (paesi) e in due parrocchie<br />

diverse, ciascuna delle quali faceva per conto proprio.<br />

Esse erano Tavo e Fornace, ecclesiasticamente dette parrocchie<br />

di S. Pietro di Tavo e di S. Fidenzio di Fornace.<br />

Il primo documento che parla della v<strong>il</strong>la di Fornace è del<br />

1188. È della Biblioteca Cap<strong>it</strong>olare di Padova e viene riportato<br />

dal Brunacci. Parla dei feudi del Vescovado di Padova e dei Signori<br />

che vi avevano giurisdizione in nome del vescovo, già da<br />

50 anni, per cui <strong>il</strong> Brunacci suppone che i paesi ivi menzionati<br />

esistessero almeno fin dal 1137.<br />

«Altri vassalli nob<strong>il</strong>i del vescovado, dice <strong>il</strong> documento,<br />

s'aprono ad altre parte della diocesi, e più d'appresso alla c<strong>it</strong>tà:<br />

a Busiago, Tergola, V<strong>il</strong>larapa, V<strong>il</strong>lapapara, Campodarsego, S.<br />

Giustina in Collo, Fornace, Sopraripa, Tao-Tavo-Ottavo, Tremerende,<br />

Saletto, Campreto, V accarino, Camisano e altri luoghi ».<br />

«Le famiglie feudatarie erano chiamate con i t<strong>it</strong>oli onorifici<br />

dell'età: i cattani di Tergola, i cattani di V<strong>il</strong>larapa, i cattani di<br />

Limena, quelli di Fornace. Con tanta nob<strong>il</strong>tà soprattutto comin-<br />

99


cia Casa da Limena, che, per tutto quel secolo del 11 00, portò<br />

nome grandissimo, e nell'altro del 1200 ha a questa c<strong>it</strong>tà dato<br />

un uomo, che è venerato pubblicamente col t<strong>it</strong>olo di Beato ».<br />

In altri documenti del 1188, 1189, due del 1190 e due del<br />

1192, riportati dal Brunacci, che trattano della decima di Busiago<br />

spettante alla Cattedrale di Padova, dei testimoni affermano<br />

che Fornace era una corte, cioé un centro di giurisdizione<br />

feudale, con chiesa, gruppo di case, castello e « subordinazione<br />

di altri luoghi al principale ». Quei testimoni fanno qui residente<br />

un tale sig. Egidio, detto perciò de Fornace.<br />

Dicono pure che l'estensione di questa corte era: tra le<br />

rive del Brenta, la Calle di Buonnomo e la Calle d'Orcone. Concludono<br />

che Busiago (di Saletto) era nel circondario di questa<br />

corte, mentre «<strong>il</strong> bosco di Ottavo, ora Tavo, a settentrione,<br />

segnava i confini con i Cattani de Tergola ».\<br />

In Fornace, ora contrada di Tavo, le Vis<strong>it</strong>e Pastorali attestano<br />

l'esistenza di una chiesa parrocchiale, dedicata a S. Fidenzio,<br />

trasformata in oratorio dopo <strong>il</strong> secolo XV e poi distrutta. 2<br />

I primi documenti che ne parlano risalgono al 1142 e al<br />

1146. Essi trattano delle vertenze tra i canonici e i rettori delle<br />

chiese di Saletto e di Fornace riguardo al quartese, affermando,<br />

tra l'altro, che le due chiese suddette fanno parte della pieve<br />

c<strong>it</strong>tadina. 3<br />

È ricordata anche nelle Rationes Decimarum. Decima dell'anno<br />

1297: <strong>il</strong> sacerdote Gerardo dalla Ecclesia S. Fidentii de<br />

\ G. BRUNACCI (1711-1772), Storia ecclesiastica di Padova, ms. B.P. 782 della<br />

Biblioteca Civica di PD, pp. 929 ss., in pratica tutto <strong>il</strong> libro XXV, anno 11.37.<br />

2 L'autore l'ha localizzata, da indubbie testimonianze della gente del luogo<br />

(residui della vecchia chiesa, tradizione ininterrotta), presso Cà Sandrin di via Fornace,<br />

che porta i seguenti dati catastali: Comune di Vigodarzere, Sezione A, Saletto<br />

F. VI, Mapp. 44.<br />

3 G. BRUNACCI, Storia ecclesiastica di Padova, c<strong>it</strong>., p. 993 s., anno 1142;<br />

p. 1046, anno 1146. Una <strong>il</strong>lustrazione più ampia di questi documenti l'ho riportata<br />

nel cap<strong>it</strong>olo riguardante Saletto.<br />

TAVO - Vecchia chiesa parrocchiale.<br />

100<br />

101


Fornace paga, secondo quanto prescr<strong>it</strong>to, per <strong>il</strong> primo semestre<br />

sol. XI den. VIII e cosÌ per <strong>il</strong> secondo. 4<br />

Mentre dalle Vis<strong>it</strong>e Pastorali sappiamo che era sotto la<br />

pieve di Torre, le Rationes Decimarum nulla ci dicono, perché<br />

la pergamena che elenca le cappelle di Torre permette di decifrarne<br />

solo alcune, a causa dell'originale lacera e macchiata.<br />

Il t<strong>it</strong>olare S. Fidenzio fa supporre l'erezione della chiesa<br />

almeno verso <strong>il</strong> secolo XI.<br />

Secondo la tradizione, <strong>il</strong> vescovo Gauslino, nel sec. X, avreb·<br />

be trovato <strong>il</strong> corpo di S. Fidenzio, confessore, r<strong>it</strong>enuto terzo vescovo<br />

di Padova, in un bosco presso Polverara e lo avrebbe fatto<br />

trasportare a Megliadino. L'eco di questa traslazione si diffuse<br />

con rapid<strong>it</strong>à in tutto <strong>il</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong>, poiché a ricordo furono erette<br />

cappelle oltre a Polverara (chiesa di S. Fidenzio de Fornace), a<br />

Roncaiette, Pernumia, Baone, Sarmeola. Infatti quando <strong>il</strong> vescovo<br />

Bellino nel 1130, conferma ai canonici della Cattedrale i beni<br />

avuti dai <strong>suo</strong>i antecessori, riporta l'elenco dei paesi e dei luoghi<br />

del diploma di Berengario del 918, cui aggiunge le nuove chiese<br />

che nel frattempo erano sorte, tra cui S. Fidenzio di Roncaiette,<br />

S. Fidenzio di Polverara e S. Fidenzio di Sarmeola. 5<br />

I calendari l<strong>it</strong>urgici onorano <strong>il</strong> Santo nel giorno della deposizione<br />

( 16 novembre) e in quello della traslazione (18 maggio),<br />

giorno in cui veniva onorato anche nella chiesa di Fornace di<br />

Tavo. 6<br />

4 SELLA-VALE, Rationes Decimarum Italiae, c<strong>it</strong>., n. 1722, p. 153.<br />

5 A. GLORIA, Codice, c<strong>it</strong>., 2, parte I, d. 212, p. 167, anno 1130.<br />

6 I. DANIELE, S. Fidenzio, in «Bibliotheca Sanctorum », V, Roma, 1964,<br />

pp. 675-678. La leggenda, lo dice terzo vescovo di Padova intorno al 166 : morto<br />

martire nel v<strong>il</strong>laggio di Polverara. Il luogo esatto rimase ignoto fino alla m.1racolos~<br />

invenzione fatta dal vescovo Gauslino (964-978). Data la figura per moltI aspetti<br />

leggendaria di questo santo, i Bollandisti negano la storic<strong>it</strong>à sia del martirio, sia<br />

dell'invenzione del corpo, giungendo a negare l'esistenza stessa d'un vescovo padovano<br />

di tal nome. Anche gli storici padovani non sono concordi.<br />

Pare però che alla vig<strong>il</strong>ia della distruzione di Padova ad opera dei Longo·<br />

bardi (602), <strong>il</strong> vescovo, in procinto di lasciare Padova, abbia portato con sè <strong>il</strong><br />

102<br />

TAVO - Interno della vecchia chiesa parrocchiale.<br />

La vicinanza delle parrocchiali di S. Pietro di Tavo e S. Fidenzio<br />

di Fornace fa pensare che la zona fosse <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> di confine<br />

e, perciò, di competizione tra le pievi di Curtarolo e di<br />

Padova. Quando poi, nei sec. XIV-XV, la pieve comincia a<br />

diminuire di importanza e le parrocchie diventano enti giuridici<br />

completamente indipendenti, S. Fidenzio di Fornace non sarà<br />

più in grado di sussistere.<br />

Note di Cronistoria, conservate nell'archivio parrocchiale<br />

di Tavo, affermano che fin dal 1488 i benefici delle due parrocchie<br />

erano un<strong>it</strong>i ed esse erano rette da uno stesso parroco che<br />

risiedeva a S. Pietro di Tavo. Un secolo dopo, nel 1587, <strong>il</strong> Carcorpo<br />

del santo, che poi, durante una sosta a Polverara, depose in quella chiesa.<br />

Quattro secoli dopo, <strong>il</strong> vescovo Gauslino, volendo arrestare l'espansione religiosa e<br />

civ<strong>il</strong>e di Verona sul confinante <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> padovano della Scodosia, fece trasportare<br />

<strong>il</strong> corpo del santo da Polverara a Megliadino, proprio ai confini della diocesi di<br />

Padova con quella di Verona.<br />

103


dinale Federico Cornaro, in visIta pastorale a Tavo, trova la<br />

chiesa di S. Fidenzio di Fornace ridotta a uso stalla e cantina.<br />

In luogo della chiesa di S. Fidenzio di Fornace, fu aggregata,<br />

per compenso, alla pieve di Torre, la chiesa-oratorio di<br />

S. Lazzaro, oggi parrocchia. 7<br />

S. Fidenzio, attualmente, è compatrono della chiesa di Tavo,<br />

assieme al t<strong>it</strong>olare S. Pietro Apostolo.<br />

2) TAVO: DA PROPRIETÀ FEUDALE DEI DA LIMENA<br />

Al DA SCINTILLA O DA OTTAVO<br />

Mentre Fornace era una corte indipendente, Tav0 8 invece<br />

era un v<strong>il</strong>laggio della corte di Limena, di cui erano signori feudali<br />

i cattani da Limena, detti anche proceri, t<strong>it</strong>olo nob<strong>il</strong>iare<br />

dato ai magnati dell'epoca. Ciò fa supporre anche che <strong>il</strong> Brenta<br />

seguisse un altro corso, ai giorni nostri non più rintracciab<strong>il</strong>e.<br />

Il paese passò, non sappiamo quando e come, ClOe se per<br />

acquisto o testamento o donazione, ai da Scint<strong>il</strong>la, i quali già<br />

nel 1196 vi avevano giurisdizione e castello. 9<br />

TAVO - Abside della vecchia chiesa parrocchiale e <strong>il</strong> campan<strong>il</strong>e.<br />

104<br />

7 C. GASPAROTTO, Torre: da fortezza bizantina alla grande Padova, in «C<strong>it</strong>tà<br />

di Padova », rivista del Comune, anno VII, n. 5-6, 1967, p. 41.<br />

8 Antico è <strong>il</strong> nome, ad octavum a Patavio tapidem, cioé sull'ottavo m<strong>il</strong>iare<br />

della via di Va!medoaci. I documenti del Medioevo lo chiamano Ottavo e Non,<br />

Nono e poiché <strong>il</strong> dialetto padovano elide sempre le consonanti, specialmente dei<br />

nomi, cosÌ di Ottavo fece Tavo oppure Tao e di Nono, Non. A. GLORIA, Il <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong><br />

padovano <strong>il</strong>lustralo, Padova, 1862, II, p. 139; D. OLIVIERI, Toponomastica Veneta,<br />

Venezia, 1961, p. 145; C. GASPAROTTO, Carta Archeologica (Padova), Firenze, 1959,<br />

p. 16.<br />

9 «Illi de Scint<strong>il</strong>la in v<strong>il</strong>la Oclavi priv<strong>il</strong>egium et fort<strong>il</strong>icium (habuerunt) in<br />

1196» (Cod. Capod<strong>il</strong>ista ms. della Biblioteca Civica di Padova, B.P. 952, p. 5) (I da<br />

Scint<strong>il</strong>la nel 1196 avevano a Tavo giurisdizione e castello). Il castello, prospiciente<br />

al Brenta, pare fosse un corpo unico con la vecchia chiesa, che pare sia stata l'antico<br />

oratorio compreso nelle vecchie mura. Si tramanda anche che <strong>il</strong> campan<strong>il</strong>e della<br />

vecchia chiesa fosse una torre del vecchio castello. (A. GLORIA, Il <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> Padovano<br />

<strong>il</strong>lustrato, Padova, 1862, II, p. 140).<br />

La cronistoria della Parrocchia di Tavo attesta che nel 1802, facendo degli<br />

105


I da Scint<strong>il</strong>la, che si annoveravano tra le antiche famiglie<br />

nob<strong>il</strong>iari della c<strong>it</strong>tà di Padova, diventarono molto ricchi praticando<br />

l'usura, tanto da passare ai posteri con cattiva fama. Si<br />

tramanda che erano padroni di ben 14 v<strong>il</strong>le o local<strong>it</strong>à. Il ramo<br />

che divenne padrone di Tavo, ne prese anche <strong>il</strong> nome, venendo<br />

chiamato da Ottavo. Tanta era la loro importanza che Bonifacio<br />

dei Scint<strong>il</strong>la, nel 1237, fu tra i 16 c<strong>it</strong>tadini detti Podestà eletti<br />

dal Comune c<strong>it</strong>tadino, con ampio mandato per la sicurezza della<br />

c<strong>it</strong>tà, minacciata da Ezzelino da Romano e dall'Imperatore Federico<br />

II, <strong>suo</strong> alleato.<br />

Ebbero molto da soffrire sotto la tirannia di Ezzelino, tanto<br />

che in segu<strong>it</strong>o i da Scint<strong>il</strong>la più non compariranno nei documenti<br />

storici. Lo stesso Bonifacio Scint<strong>il</strong>la fu fatto uccidere dal<br />

tiranno nel 1250.<br />

Si tramanda che edificarono la chiesa di TavolO e di Tessara,<br />

«per espiare <strong>il</strong> male fatto dagli antenati e mer<strong>it</strong>are <strong>il</strong><br />

perdono del cielo».<br />

Come stemma avevano una stella rossa da cm uscivano<br />

scint<strong>il</strong>le, disposte a raggio, in campo bianco. 11<br />

scavi vlcmo alla chiesa, furono trovate pietre di così. grossa mole, che chiaramente<br />

indicavano essere state impiegate in opere o edi6ci 11l0numentali.<br />

lO Anche <strong>il</strong> t<strong>it</strong>olo l<strong>it</strong>urgico, S. Pietro Apostolo di Tavo, parla di una probab<strong>il</strong>e<br />

fondazione del XI-XII secolo, tempo nel quale <strong>il</strong> Principe degli Apostoli, portinaio<br />

del Paradiso, era veneratissimo. (E. DELARUELLE, La vie commune des clern et la<br />

spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>é populaire au XII siècle, in «La v<strong>it</strong>a comune del clero nei secoli XI-XII»<br />

[Settimana di studio della Mendola, setto 1959], M<strong>il</strong>ano, 1962, I, p. 143 s.). S. Pietro<br />

di Betsaida in Gal<strong>il</strong>ea, fratello di Andrea, di professione pescatore, discepolo prima<br />

di S. Giovanni Battista e poi di Gesù dal quale ricevette delle attenzioni speciali<br />

tanto che lo nominò capo del collegio apostolico e della chiesa, diventando così <strong>il</strong><br />

primo papa. Come apostolo missionario senz'altro fu, oltre che a Gerusalemme, ad<br />

Antiochia e a Roma, dove morì martire, pare nel 67 d.C., crocifisso con <strong>il</strong> capo<br />

all'ingiù. La sua festa ricorre <strong>il</strong> 29 giugno.<br />

11 AA.VV., Cenni storici sulle famiglie di Padova e sui monumenti dell'univers<strong>it</strong>à,<br />

Padova, 1842, val. II, tavola XIII, nn. 32-33: stemma dei da Scint<strong>il</strong>la;<br />

tavola XXIII, nn. 23-24-25: stemma dei Mussato. Val. I, p. 173: «Credesi di poter<br />

far risalire la provenienza in Padova dei Scint<strong>il</strong>la al tempo di Carlo Magno. Raccontano<br />

gli storici come da questo imperatore, scacciati da Lodi, si ponessero sotto<br />

la protezione del primo marchese d'Este, e accompagnatolo in Padova, venissero<br />

106<br />

Stemma dei Scint<strong>il</strong>la.<br />

La chiesa è ricordata, nelle Rationes Decimarum, sotto la<br />

pieve di Curtarolo. 12<br />

Decima dell'anno 1297 della «Ecclesia<br />

S. Petri de Octavo»: <strong>il</strong> presb<strong>it</strong>ero Benedetto è condonato dal<br />

pagarla; nel <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> sono ricordati i due chiericati di Prosdocimo<br />

e Oderico.<br />

Di Tavo è menzione anche in uno statuto del 1225, importante<br />

per la storia dei nostri fiumi; con esso si obbliga, tra<br />

l'altro, di tenere libero <strong>il</strong> letto del Brenta. 13<br />

3) MUSSATO<br />

Per ered<strong>it</strong>à - non sappiamo quando - Tavo passò dalla<br />

famiglia dei da Scint<strong>il</strong>la a quella dei Mussato. « Viviano Mussato<br />

ebbe per moglie una signora del T avo (erede dei da Scint<strong>il</strong>la),<br />

dalla quale generò Gualpertino, Nicolò e Viviano, ai quali lasciò<br />

molte possessioni nella suddetta v<strong>il</strong>la ».14<br />

L'origine di questa famiglia risale al 1130 quando Bellino,<br />

aggregati alla c<strong>it</strong>tadinanza. Poveri dapprima e ,conosciuti, andarono a grado a grado<br />

arricchendo, a tal punto da venire ammessi nel consiglio delle maggiori famiglie di<br />

Padova del 1081. Alcuni furono eletti consoli. Del ramo chiamato da Ottavo non si<br />

ricordano individui che sul finire del secolo XIII, e sarebbe Oredico Manzi, giudice ».<br />

12 SELLA-VALE, Rationes Decimarum Italiae, c<strong>it</strong>., n. 1699, p. 151; n. 2391,<br />

p. 194; n. 2707, p. 210; n. 2721, p. 211.<br />

13 A. GLORIA, Codice Statuario Repubblicano, C. 186.<br />

14 GAGNA, Delle famiglie di Padova, Padova, 1587, p. 47.<br />

107


Stemma dei Mussato.<br />

vescovo di Padova, investì Gualperto e Palma, mar<strong>it</strong>o e moglie,<br />

del Muso, dei feudi di Non, S. Maria di Non, Marsango, Marsanghello,<br />

e di altri feudi. 15<br />

La famiglia Mussato, nella sua storia ultracentenaria, ebbe<br />

discendenti <strong>il</strong>lustri. Famoso fu Albertino Mussato (1261-1329),<br />

poeta e pol<strong>it</strong>ico molto onorato e apprezzato. . ..<br />

A Tavo aveva parecchi beni e la V<strong>il</strong>la omomma, VIC1110 alla<br />

parrocchiale, restaurata nel 1708.<br />

Per stemma avevano un asino turchino eretto, m campo<br />

. Il 16<br />

giao.<br />

4 ) FARINI<br />

L'ultima erede, la Contessa Anna Mussato (1798-1854),<br />

unica figlia del Co. Emmanuele Mussato, andò sposa .nel. 181~<br />

al prof. Giovanni Farini, e così i beni Mussato, tra CUI glI ampI<br />

possedimenti di Tavo, nonché quelli di Padova, passarono alla<br />

suddetta famiglia.<br />

TAVO - V<strong>il</strong>la Mussato ora Farini.<br />

I Farini, di ricca e <strong>il</strong>lustre origine, provenivano dalla Romagna,<br />

e precisamente da Russi, dove fu famoso <strong>il</strong> ramo di Carlo<br />

Luigi Farini, la cui discendenza ebbe anche <strong>il</strong> t<strong>it</strong>olo nob<strong>il</strong>iare.<br />

17<br />

Un ramo si stab<strong>il</strong>ì a Padova col suddetto prof. Giovanni<br />

( 1777-1822), docente e ordinario di Scienze Matematiche presso<br />

l'Univers<strong>it</strong>à, ove fu chiamato ad insegnare assieme al <strong>suo</strong> conterraneo<br />

e amico praf. Girolamo Melandri. A Tavo, presso la<br />

vecchia chiesa, c'era la tomba di famiglia, dove fu sepolto <strong>il</strong> prof.<br />

Giovanni, e nel 1849 <strong>il</strong> fratello Mons. Pellegrino, che fu rettore<br />

IS F. DONDI DALL'OROLOGIO, Dissertazioni sopra l' lstoria ecclesiastica padovana,<br />

c<strong>it</strong>., V, p. 22. G. BRUNACCJ, Storia ecclesiastica di Padova,. c<strong>it</strong>.,. p. 869. .<br />

16 A Tavo nella facciata non della vìlla, ma della casa dI abItazIOne della famiglia<br />

Fa1'Ìni, si puÒ vedere lo s;emma dei Mussato, su cui l1gurano un asino rampante<br />

e un'aqu<strong>il</strong>a austriaca.<br />

108<br />

17 C. L. Farini «buon letterato, ma sopratutto grande uomo pol<strong>it</strong>ico tanto che<br />

gli si deve assegnare uno dei primi posti tra i creatori della nuova Italia. Nato a<br />

Russi in Romagna nel 1812, morì nel 1866, fu anche Presidente del Consiglio. Fu<br />

un uomo rettlsslmo e d'ingegno perspicace ». (MAZZONI, Storia Letteraria d'Italia,<br />

X, M<strong>il</strong>ano, 1934, p. 1100).<br />

109


dell'Univers<strong>it</strong>à di Bologna. 18<br />

Anche i Melandri, che avevano a<br />

Tavo ampi beni, vi avevano la tomba di famiglia.<br />

Dal matrimonio di Giovanni e Anna nacque Francesco<br />

Claudio (1817-1883), che si dedicò dapprima alla pol<strong>it</strong>ica e infine<br />

all'agricoltura, piantando a Tavo i primi vigneti di pianura,<br />

nov<strong>it</strong>à ard<strong>it</strong>a per quei tempi, ricavandone notevoli benefici economici.<br />

Visse in pieno periodo austriaco e, anche se sosteneva<br />

la teoria che l'Italia era incapace di governarsi da sola, tuttavia<br />

non fu mai austriacante. Ebbe tre figli: Giovanni Pellegrino,<br />

morto giovane, Pellegrino Emmanuele e Giovanni Taddeo. Pellegrino<br />

fu sindaco e fondatore della Cassa Rurale di Saletto; Giovanni<br />

invece si dedicò con competenza e lungimiranza all'agricoltura.<br />

19 VISITE PASTORALI E OPERE PARROCCHIALI<br />

5) LE VISITE PASTORALI PIù ANTICHE<br />

La prima vis<strong>it</strong>a pastorale a Tavo è del 1453, la seconda<br />

del 1535. Il paese porta la denominazione prim<strong>it</strong>iva di Ottavo;<br />

è detto parrocchia sotto la pieve di S. Giuliana di Curtarolo e<br />

gli è un<strong>it</strong>a la chiesa campestre di S. Fidenzio di Fornace.<br />

Complessivamente le vis<strong>it</strong>e pastorali a Tavo furono 26. 20<br />

18 Mons. Pellegrino Farini, «fu egregio maestro e pol<strong>it</strong>issimo autore, tra i.1<br />

resto, di una Storia dei' Nuovo e Vecchio Test,u1Zento e di un Compendio di Storia<br />

Romana» (MAZZONI, Storia letteraria d'Italia, c<strong>it</strong>., IX, p. 426).<br />

19 Le notizie sulla famiglia Farini, mi furono gent<strong>il</strong>mente date dalla famiglia<br />

stessa. Presso l'Archivio parrocchiale di Tavo è stata depos<strong>it</strong>ata la genealogia completa<br />

delle famiglie Mussato e Farini.<br />

20 Archivio Curia Vescov<strong>il</strong>e di Padova, Vis<strong>it</strong>e Pastorali, vol. I 1453, IV 1535,<br />

VIII 1572, XI 1587, XII ... XVI 1602, XVII 1614, XXV 1647, XXIX 1658, XXXVIII<br />

1669, XLVII 1680, LII 1684, LXII 1695, LXXV 1729, LXXXVI 1746, XCIX 1775,<br />

CX 1819, CXXII 1877, CXXXIII 1888, CXXXVII 1901, CLXI 1920, CLXXIX 1924,<br />

CXCV 1928, CCXXIII 1934, CCXXVIII, CCLVII 1953, CCLXX[ 1961.<br />

110<br />

Ricca di notiZIe è la VIsIta pastorale del Vescovo Nicolò<br />

Ormanetto nel 1572. La denominazione è l'attuale: S. Pietro di<br />

Tavo (Tao, invece, è del dialetto popolare, e viene usata molto<br />

raramente negli atti ufficiali). La chiesa è priorato dei Suriani.<br />

~a .delle p<strong>it</strong>ture ad affresco, <strong>il</strong> campan<strong>il</strong>e con due campane, <strong>il</strong><br />

cImltero attorno alla chiesa, <strong>il</strong> fonte battesimale. Il beneficio è<br />

cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da 25 campi.<br />

Il vescovo vis<strong>it</strong>a anche l'oratorio di S. Fidenzio, attestando<br />

che <strong>il</strong> parroco di Tavo vi celebra la messa una volta l'anno nel<br />

mese di maggio, <strong>il</strong> giorno del patrono. Nota anche che l'ora~orio<br />

si trova in cattive condizioni. Queste peggiorarono in segu<strong>it</strong>o,<br />

tanto che nel 1587 <strong>il</strong> vescovo Federico Cornelio lo troverà ridotto<br />

a stalla.<br />

Il 20 ottobre 1587 <strong>il</strong> vescovo Federico Cornelio, in vis<strong>it</strong>a<br />

pasto:ale. a ~imena, stab<strong>il</strong>isce che <strong>il</strong> Tavello passi sotto la parrocchIa<br />

dI L~mena e la local<strong>it</strong>à Vanzo sotto T avo. Il Tavello però<br />

doveva contInuare a pagare <strong>il</strong> quarte se al parroco di Tavo.<br />

Il C<strong>it</strong>tadella dice che « Tavo con Fornace e Sorariva fanno<br />

festa a S. Pietro. La chiesa seleggiata e tavolata è lunga m. 40 e<br />

larga 17; ha tre altari, due calici, una sepoltura e due campane».<br />

« A Tavo hanno estesi possedimenti i Mussato, a Sorriva i<br />

Camerini e a Fornace Cam<strong>il</strong>lo S. Uliana, nob<strong>il</strong>uomo padovano »."1<br />

Il 2 ottobre 1647, <strong>il</strong> vescovo Giorgio Cornelio, avendo trovato<br />

la chiesa sprovvista di tutto e mal tenuta, minaccia al parroco<br />

la sospensione e alla popolazione l'interdetto, se non avessero<br />

provveduto. Ciò era avvenuto, sia per la povertà e le disgrazie<br />

d'ogni genere: «tempeste, acque, guerre, fame, pest<strong>il</strong>enze<br />

», tan to che <strong>il</strong> paese da 3 O ab. nel 1614 era sceso nel<br />

1647 a 150 ca. -, sia perché la chiesa, anche se aveva un buon<br />

beneficio di 200 ducati, mancava della fabbriceria.<br />

.21.G. CITTADELLA, Descr<strong>it</strong>tione di Padova et <strong>suo</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> con l'inventario<br />

eccleSiastico, brevemente fatta l'anno salutifero 1605 ms B P 324 della Bibl Ci i<br />

di PD, p. 322. ' . .. . v ca<br />

111


6) S. GREGORIO BARBARIGO<br />

S. Gregorio Barbarigo compì in questa parrocchia quattro<br />

vis<strong>it</strong>e pastorali (1669, 1680, 1684, tram<strong>it</strong>e un <strong>suo</strong> delegato, c<br />

1695).<br />

La chiesa, che dice arch<strong>it</strong>ettonicamente « ben fatta », sarà<br />

trovata sempre povera e in disordine. La colpa sarà imputata al<br />

parroco, Ippol<strong>it</strong>o de Rossi, sospeso a divinis nel 1647, «per la<br />

sua negligenza ».<br />

Il 12 settembre 1680 <strong>il</strong> cardinale passerà la notte nella<br />

v<strong>il</strong>la Mussato. 22 Il giorno dopo, vis<strong>it</strong>a la parrocchia e tiene la congrega<br />

di tutti i parroci e curati del vicariato di Marsango nel<br />

palazzo Mussato, che dice costru<strong>it</strong>o magnificamente (congregatis<br />

in Palatio Nob. Paduani de Mussati magnifice constructo).<br />

Nella vis<strong>it</strong>a pastorale del 1695, <strong>il</strong> cardinale viene a sapere<br />

e proibisce che alcune donne del paese con.tinuino ~ benedire gli<br />

infermi in modo superstizioso. Il parroco Inoltre S1 lamenta che<br />

<strong>il</strong> Tavello, passato sotto Limena, da 2~na<br />

diecina di .ani, non<br />

voglia più pagare <strong>il</strong> quartese a Tavo.' Anche la famlgha Mussato,<br />

di molti campi prima boschivi e messi da poco a ~ol:ura,<br />

non vuole pagare <strong>il</strong> quartese, non essendo quelle propneta ad<br />

esso soggette quando erano bosco.<br />

L2 In segu<strong>it</strong>o quasi tutti i vescovi, in vis<strong>it</strong>a pastorale a Tavo, alloggeranno in<br />

questa v<strong>il</strong>la. G C-<br />

2] Stesse proteste faranno anche i <strong>suo</strong>i successori, fino a don iacomo lU·<br />

coppo; sempre però con es<strong>it</strong>o negativo.<br />

112<br />

7) LE ALTRE VISITE PASTORALI<br />

Per avere un'altra vis<strong>it</strong>a pastorale bisogna attendere 34<br />

anni. A compierla sarà, nel 1729, <strong>il</strong> nipote di S. Gregorio Barbariga,<br />

<strong>il</strong> Cardinal Francesco Barbarigo. Numerosi i cresimandi:<br />

150.<br />

Le successive VIs<strong>it</strong>e pastorali forniscono resoconti ordinari<br />

[Rezzonico (1747) e Giustiniani (1775) J, mentre in quella di<br />

Scipione Dondi dall'Orologio (1819) si dichiara esplic<strong>it</strong>amente<br />

che la chiesa di S. Fidenzio è stata demol<strong>it</strong>a. 24<br />

Nel 1877 è a Tavo l'aus<strong>il</strong>iare del vescovo Manfredini, Monsignor<br />

Polino « Bellina tanto la chiesa - scrive <strong>il</strong> vescovo - ,<br />

forn<strong>it</strong>a con profusione ed eleganza, benissimo provveduta e tenuta<br />

con la massima d<strong>il</strong>igenza ».25 Infatti, importanti opere erano<br />

state portate a termine negli anni addietro: <strong>il</strong> coro e la sacrestia<br />

nel 1858, <strong>il</strong> pavimento nel 1859, r<strong>it</strong>occata la facciata nel<br />

1867 e poco dopo l'organo e, sopra l'altare maggiore, un bel dipinto<br />

raffigurante l'Immacolata Concezione e ai <strong>suo</strong>i piedi i due<br />

patroni S. Pietro e S. Fidenzio in atto di preghiera. 26<br />

24 Una nota dell'archivio parrocchiale di Tavo ricorda, nel 1831, l'oratorio di<br />

S. Vincenzo Ferreri dei Bordin, proprietari di una fornace.<br />

25 A. GLORIA, Terr<strong>it</strong>orio Padovano <strong>il</strong>lustrato, Padova, 1862, vol. IV, doc.<br />

XXXII, p. 164, nel prospetto dimostrante i v<strong>il</strong>laggi soggetti alla decima, appare che<br />

nel 1814 Domenico Guglielmini fu invest<strong>it</strong>o dal Vescovo di Padova della decima su<br />

282 campi di Tavo.<br />

26 Due notizie curiose sono riportate nella cronistoria dell'archivio parrocchiale.<br />

Nd 1801, la metà di maggio, ci fu lma tale carestia che, spinti dalla fame,<br />

al <strong>suo</strong>no delle campane a martello, i paesi di Tavo, Limc:na, Saletto, Non, Vaccarino,<br />

Taggi di Sopra e di Sotto, Ronchi e Lissaro si diedero convegno a Tavo e fermarono<br />

dc:lle barche di frumento che, scortate da m<strong>il</strong>izie austriache, erano dirette nel Vicen·<br />

tino, a sfamare quelle popolazioni. Il bottino fu di 700 sacchi di frumento, diviso<br />

tra i vari paesi. Poco tempo dopo, due rappresentanti di Tavo, 8ndarono a Venezia<br />

per chiedere altri soccorsi, dato che <strong>il</strong> paese si trovava ancora in gravi difficoltà.<br />

La richiesta fu accolta.<br />

La seconda risale al 1845. Un giovane francese di Lione, part<strong>it</strong>o da Venezia<br />

con un pallone aerostatico, per un guasto atterrò a Tavo senza farsi alcun male. Il<br />

parroco Iacopo Iacoppo così racconta <strong>il</strong> {atto: «Avresti veduto un parapiglia e una<br />

113


8) CHIESA ATTUALE E OPERE ANNESSE<br />

L'attuale chiesa, iniziata nel 1911, fu terminata soltanto<br />

nel 1926.<br />

Don Donazzan, nella cronistoria del paese, ricorda la commozione<br />

dei parrocchiani per l'opera compiuta, in una pagina<br />

indimenticab<strong>il</strong>e: « Il popolo (dopo la benedizione del vescovo)<br />

si riversa nella nuova e spaziosa chiesa in preda quasi al delirio,<br />

nella soddisfazione di vedere compiuti gli ardenti voti tenuti<br />

sospesi da ben 16 anni. In quel momento parve che l'animo di<br />

tutti i fedeli cercasse di espandersi e riempire la vast<strong>it</strong>à del<br />

tempio ».<br />

Attualmente la chiesa ha quattro altari: <strong>il</strong> maggiore, (dono<br />

della famiglia Farini), quello del Sacro Cuore (che era l'altare<br />

maggiore della vecchia chiesa), l'altare della Madonna e l'altare<br />

di S. Giuseppe.<br />

La chiesa fu consacrata da S. E. Mons. Agostini, <strong>il</strong> 12 settembre<br />

1939.<br />

Nel 1956 furono esegu<strong>it</strong>e delle p<strong>it</strong>ture ad affresco, opera<br />

dei fratelli Miglioraro. Dietro <strong>il</strong> presb<strong>it</strong>erio, un affresco rappresenta<br />

la discesa dello Spir<strong>it</strong>o Santo sopra gli Apostoli e Maria<br />

Vergine nel Cenacolo. Nel presb<strong>it</strong>erio, <strong>il</strong>luminato da due trifore,<br />

a sinistra è rappresentato Gesù che ammaestra gli apostoli<br />

dicendo loro: «Pregate così », a destra l'ultima cena e sul soff<strong>it</strong>to,<br />

Gesù che dà a S. Pietro le chiavi del primato. Nella navata,<br />

<strong>il</strong>luminata da 10 bifore, è rappresentata la proclamazione<br />

del dogma dell' Assunta e ai lati scene allegoriche della fede,<br />

speranza e car<strong>it</strong>à.<br />

La costruzione del campan<strong>il</strong>e fu alquanto r<strong>it</strong>ardata, rispetto<br />

confusione generale, e anche avresti sent<strong>it</strong>o un forte gridare: gridare che già metteva<br />

in ag<strong>it</strong>azione me parroco, raccolto nella stanza; quando sgombrato ogni timore uscii<br />

di casa e fui testimone oculare del detto spettacolo».<br />

114<br />

TAVO - Chiesa attuale e campan<strong>il</strong>e.<br />

alla c~iesa; in ~ua~to <strong>il</strong> vecchio campan<strong>il</strong>e non poteva essere<br />

demohto, pe~che vIncolato dalla Soprintendenza alle Antich<strong>it</strong>à,<br />

essendo c~nsiderato una torre del vecchio castello. Nel 1938<br />

dopo .a~p:I contrasti, si ebbe <strong>il</strong> permesso di demolirlo. Sub<strong>it</strong>e;<br />

dopo InIZIarono i lavori di quello nuovo, ultimati nel 1942.<br />

Tra le opere parrocchiali ricordiamo: la canonica eretta nel<br />

1930, la casa per la dottrina cristiana e l'as<strong>il</strong>o, costru<strong>it</strong>o nel<br />

115


1950. 27 Dell'assistenza ai bambini, attualmente si occupano quattro<br />

<strong>suo</strong>re Piccole Ancelle del S. Cuore.<br />

L'archivio parrocchiale contiene <strong>il</strong> libro dello stato d'anime<br />

dal 1774, dei battesimi dal 1616, delle cresime dal 1771, dei<br />

matrimoni dal 1644, dei morti dal 1643, e altri libri, concernenti<br />

la amministrazione della fabbriceria, la dottrina cristiana<br />

e la cronistoria.<br />

Demograficamente, Tavo - che nel 1587 aveva 350 ab<strong>it</strong>anti<br />

- nel secolo seguente (a. 1647), anche a motivo delle<br />

pest<strong>il</strong>enze, scende paurosamente fino a 150 ab. circa. In segu<strong>it</strong>o<br />

l'aumento sarà costante: 423 nel 1746, 450 nel 1801, 634 nel<br />

1877, 703 nel 1884, 836 nel 1923, 1316 nel 1954.<br />

9) ELENCO DEI PARROCI<br />

DI CUI SI HA MEMORIA NEI DOCUMENTI<br />

1543<br />

1563<br />

1569<br />

1572<br />

1587<br />

1614-1643<br />

1643-1685<br />

1685-1691<br />

1691-1732<br />

1732-1750<br />

1750-1768<br />

1768-1791<br />

1791-1803<br />

1803-1816<br />

1817-1835<br />

1835-1844<br />

1845-1857<br />

1857-1906<br />

1906-1926<br />

1926-1966<br />

1966- ....<br />

Don Giacomo Vezù 28<br />

Don Antonio Vezù<br />

Don Agostino Pinzone<br />

Don Marino Lucano, da Crema<br />

Don Cam<strong>il</strong>lo Franco, Padovano<br />

Don Angelo Pedrini<br />

Don I ppol<strong>it</strong>o de Rossi<br />

Don Francesco Antonio Cavallini<br />

Don Natale Ierbolato, da Semonzo<br />

cappellano Don Domenico Miozzi (1729)<br />

Don Giacomo Mondini, Padovano<br />

Don Domenico Marchetti, da Feltre<br />

Don Bartolomeo Agazzi, da Strà<br />

cappellano Don Giacinto Ferrari (1775)<br />

Don Giacomo Giacoppo<br />

Don Antonio Carso<br />

Don Pietro Scotton<br />

Don Giambattista Zangrande<br />

Don Giovanni Battista Rigato<br />

Don Antonio Rossi, cappellano Don Luigi Varotto<br />

Don Angelo Coletto<br />

Don Gioacchino Donazzan<br />

Don Narciso Crivellal'O - Dante.<br />

27 In paese sono stati costru<strong>it</strong>i due cap<strong>it</strong>elli. Il primo in onore di S. Giuseppe,<br />

vicino alla parrocchiale, costru<strong>it</strong>o <strong>il</strong> 16-9-1946 in memoria dei caduti della seconda<br />

guerra mondiale, e un altro in via Baruchella in onore di S. Antonio.<br />

La cosidetta «sagra» viene fatta in onore della Madonna Addolorata, <strong>il</strong> 15<br />

settembre o nella domenica seguente.<br />

116<br />

.28. Donò alla chiesa d} T~vo un calice d'oro, tuttora conservato, sul cui piede<br />

sono IllClse le parole: «Pre Giacomo V ezù per laso di sua madre».<br />

117


CAPITOLO IV<br />

TERRAGLIONE<br />

l) TERRAGLIONE O SALGARO<br />

È una parrocchia di recente lstltuzione, sorta nel 1928<br />

nel <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> della parrocchia di Vigodarzere, col nome di Terraglione.<br />

La popolazione preferisce chiamare <strong>il</strong> paese, anziché Terraglione,<br />

nome che deriva dal vicino Terraglio, con l'antico nome<br />

di Salgaro (luogo piantato a salici)} data la secolare importanza,<br />

vast<strong>it</strong>à e antich<strong>it</strong>à di quella contrada. È questo un fatto molto<br />

comune: la gente, ab<strong>it</strong>uata per generazioni e generazioni a chiamare<br />

una local<strong>it</strong>à con un dato nome, diffic<strong>il</strong>mente si rassegna a<br />

chiamarlo con uno diverso.<br />

2) PRIORATO-OSPITALE DI S. IACOPO DI SALGARO<br />

Il primo documento che ne parla è <strong>il</strong> testamento di Speronella<br />

Dalismanini fatto nel 1192, però autenticato più tardi nel<br />

1199. 1<br />

l F. DONDI DALL'OROLOGIO, Dissertazioni sopra !'fsloria ecclesiastica di Padova,<br />

VI (Padova, 1812), pp. 60-61, doc. CLIV, p. 172, anno 1192 «soldos XX hosp<strong>it</strong>ali<br />

119


Questa Speronella,2 famosa per le sue dissolutezze tanto che<br />

ebbe sette mar<strong>it</strong>i, prossima alla fine, cercò di rimediare ai mali<br />

passati con un testamento che faceva eredi di molte delle sue<br />

sostanze, parecchie chiese ed osp<strong>it</strong>ali di Padova e fuori. Tra gli<br />

osp<strong>it</strong>ali beneficati compare quello di Vigodarzere, di S. Giovanni<br />

delle Navi, Rovolon, S. Pietro Valdastico, Brancafora e<br />

Cismon.<br />

Questi osp<strong>it</strong>ali erano detti dei malsani o lebbrosi.<br />

« Sia che in quei secoli scrive <strong>il</strong> Dondi 3 --- <strong>il</strong> commer·<br />

cio con l'Oriente o le Crociate ne fossero la cagione, è certo che<br />

l'I talia era infetta da lebbrosi e che la malattia vi regnava potentemente.<br />

Dalla storia di quei tempi sappiamo che i Iebbrosi<br />

erano separati dalla società e vivevano in capanne o tuguri isolati<br />

Non si sa bene distinguere se fosse vera lebbra o pellagra,<br />

infatti le cronache del tempo dicono che spesso gli ammalati diventavano<br />

pazzi, ciò che è attributo speciale della pellagra. Nelle<br />

loro capanne avevano un campanello che <strong>suo</strong>navano per chiedere<br />

soccorso ed elemosine a quelli che passavano. Crescendo in segu<strong>it</strong>o<br />

<strong>il</strong> numero degli ammalati, la pietà dei fedeli eresse questi ospedali<br />

detti dei Malsani, nei quali venivano ricoverati, impedendo<br />

loro di andar divagando, ciò che era proib<strong>it</strong>o anche dalle leggi e<br />

dagli statuti del Comune (Malsani seu Leprosi non vadant per<br />

de Vicoaggeris »; d. CLV, anno 1199 «hosp<strong>it</strong>ali de Vico ageris libras X» (lO libbre<br />

all'osp<strong>it</strong>ale di Vigodarzere).<br />

F. SARTORI, Guida storica delle chiese parrocchiali ed oratori della c<strong>it</strong>tà e<br />

diocesi di Padova, Padova, 1884, pp. 239 s. «Ricordasi pure in Vigodarzere un<br />

monastero con chiesa di S. Iacopo, fondato nel 918, in contrada Salgaro, per Frati<br />

Osp<strong>it</strong>alieri, col t<strong>it</strong>olo di Priorato ».<br />

2 A. SIMIONI, Storia di Padova, dalle origini alla fine del secolo XVlII, PD,<br />

1968, p. 243. Speronella fu madre di Iacopo da Sant'Andrea, <strong>il</strong> ricco feudatario, che<br />

prese nome appunto dal sontuoso castello della madre di S. Andrea di Codiverno,<br />

dove Speronella chiuse nel 1199, a cinquant'anni, la sua romanzesca v<strong>it</strong>a. Singolare la<br />

figura di questo Iacopo, che Dante collocò tra gli scialacqua tori, insegu<strong>it</strong>i e sbranati<br />

da avide cagne, nel c. XIII dell'Inferno.<br />

3 F. DONDI DALL'OROLOGIO, Dissertazione VI, ciL, pp. 60-61.<br />

120<br />

TERRAGLIONE - Resti dell'Osp<strong>it</strong>ale di S. Iacopo di Salgaro.<br />

civ<strong>it</strong>atem Padue et suburbia, i malsani o lebbrosi non vadano per<br />

la c<strong>it</strong>tà di Padova e per i suburbi).<br />

Singolare nella sua rozzezza <strong>il</strong> metodo di cura che si usava<br />

per questa malattia. Si somministravano agli infermi vipere appena<br />

private del capo, e ram arri vivi, oppure se gli infermi erano<br />

giovani, si eviravano, persuasi quei medici che <strong>il</strong> male dipendesse<br />

da eccessivo calore.<br />

Comunque sia dei rimedi praticati allora, è certo che gli<br />

Ospedali erano numerosi nella Diocesi di Padova, ed oltre quelli<br />

che furono beneficati da Speronella, abbiamo memoria, riportata<br />

dal Brunacci, che uno fu eretto anche in Monselice nel 1191 ».<br />

Nel 1236 <strong>il</strong> vescovo di Padova Iacopo Corrado investe Patavino,<br />

figlio di Ugolino dei Saurelli, della Chiesa ed Osp<strong>it</strong>ale<br />

di San Giacomo di Vigodarzere. 4<br />

Da questo documento veniamo a sapere che era una chiesa<br />

4 F. DONDI DALL'OROLOGIO, Dissertazioni sopra l'Istoria cecles. di PD, VII,<br />

(Padova, 1813), d. 86, pp. 47 e 94: 9 apr<strong>il</strong>e 1236. Il Vescovo di Padova Corrado<br />

investe «dominum Patavinum q. U golin! de Saurellis de prioratu et amm!~istrat!on;<br />

(econ. e spirL) ho.rp<strong>it</strong>ali Sancti Iacopi de Vicoaggeris ».<br />

121


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ORA TORIO<br />

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Irs=<br />

Uno statuto del Comune di Padova, anteriore al 1236, ordina<br />

la costruzione di uno scolo d'acqua dall'osp<strong>it</strong>ale di Vigodarzere<br />

fino al Brenta, da farsi dai paesi che ne trarranno vantaggio.<br />

Questi paesi avranno anche <strong>il</strong> dovere della sua manutenzione.<br />

Lo statuto ordina anche che sia fatto un ponte di pietra sopra<br />

lo scolo suddetto, per la via che porta a Vigodarzere. 6<br />

Il luogo dell'Osp<strong>it</strong>ale, in Contrà Salgaro, è ricavato dalle<br />

vis<strong>it</strong>e pastorali. 7 Esso, ancora fiorente al tempo di S. Antonio<br />

(1195-1231), sorgeva, anche per ragioni igieniche, un po' discosto<br />

dalla via Aurelia; è noto infatti che gli osp<strong>it</strong>ali medioevali<br />

sorgevano sulle vie più battute dai pellegrini. L'Aurelia stessa<br />

fu percorsa da S. Antonio, nel <strong>suo</strong> ultimo viaggio da Camposampiero<br />

a Padova.<br />

Dai resti che rimangono è stato localizzato nella ab<strong>it</strong>azione<br />

Carraro, a occidente del Muson, a un ch<strong>il</strong>ometro circa dalla<br />

parrocchiale. 8<br />

TERRAGLIONE - Grafico della casa rurale s<strong>it</strong>uata nel luogo dell'Osp<strong>it</strong>ale di Salgaro.<br />

Scala 1:50<br />

con dir<strong>it</strong>to di Priorato. Il che comportava: che <strong>il</strong> protettore per·<br />

cepisse una parte delle rend<strong>it</strong>e ed eleggesse <strong>il</strong> Rettore. Per compenso<br />

veniva incontro, a proprie spese, nei lavori di restauro e<br />

manutenzione della chiesa e dell'osp<strong>it</strong>ale.<br />

L'osp<strong>it</strong>ale ricompare nelle Rationes Decimarum. 5<br />

Decima<br />

dell'anno 1297 dell'« Hosp<strong>it</strong>ale S. Iacobi de Vico Aggeris »: <strong>il</strong><br />

priore Romano paga per la prima rata libro III e così per la<br />

seconda. L'estimo dell'osp<strong>it</strong>ale si aggira sulle libro XXX, che<br />

confrontato con l'estimo degli altri osp<strong>it</strong>ali della diocesi dell'e·<br />

poca, risulta di media grandezza.<br />

5 SELLA-VALE, Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Venetiae­<br />

I-listria-Dalmatia, Roma, 1941; Vigodarzere (Vicusagger o Vicusager) S. Jacobus hosp<strong>it</strong>ale,<br />

n. 1822, p. 163; n. 2058, p. 183; n. 2720, p. 211.<br />

122<br />

3) L'ORATORIO DI S. GIACOMO NELLE VISITE PASTORALI<br />

L'oratorio suddetto, nelle Vis<strong>it</strong>e Pastorali di Vigodarzere,9<br />

appare per la prima volta nel 1613. Il vescovo Marco Cornelio)<br />

nella relazione, annota di aver vis<strong>it</strong>ato la Chiesa Campestre di<br />

S. Giacomo sotto la parrocchia di Vigodarzere, detta dal volgo<br />

chiesa ospedale (ecclesia H osp<strong>it</strong>alis). Ha tre altari spogli e si<br />

trova in pessimo stato; i <strong>suo</strong>i beni, di 160 campi, sono umtl a<br />

uno dei Canonicati della Chiesa Cattedrale di Padova. Vi si cele-<br />

6 A. GLORIA, Gli Statuti del Comune di Padova da! sec. X1J all'anno 1285,<br />

Padova, 1878, Lib. IV, R. III, St. 937, p. 309.<br />

7 A. GLORIA, Terr<strong>it</strong>orio Padovano <strong>il</strong>lustrato, c<strong>it</strong>., pp. 135 s.<br />

8 Il luogo porta i seguenti dati catastali: Comune di Vigodarzere, Sezione B,<br />

F. III, Mapp. 62. I resti sono riportati nel grafico.<br />

9 Archivio Curia Ves cov<strong>il</strong>e Padova, Vis<strong>it</strong>e Pastorali, anno 1613, vol. XVII;<br />

1620, XIX; 1680, XLVI; 1753, XCIII; 1780, CIII; 1811, CIX; 1877, CXXII.<br />

123


a messa nel giorno di S. Giacomo apostolo <strong>il</strong> Maggiore (25 luglio)<br />

, annota infine che una volta alla chiesa era annesso ~n'ospedale,<br />

di cui è rimasto l'edificio, nel quale però non è osp<strong>it</strong>ato<br />

nessuno.<br />

Il vescovo Marco Cornelio, r<strong>it</strong>ornato a Vigodarzere nel<br />

1620, attesta di aver vis<strong>it</strong>ato la chiesa di S. Giacomo di Salgaro<br />

(Sancti J acabi de Salgaria). Gli intro<strong>it</strong>i di 6 ducati spettano al<br />

canonico Girolamo Zabarella; nel 1659 passeranno al canonico<br />

Polin e nel 1684 al canonico Francesconi.<br />

Una descrizione più particolareggiata della chiesa l'aveva<br />

fatta <strong>il</strong> C<strong>it</strong>tadella,lO pochi anni prima. La local<strong>it</strong>à Hospedaletto,<br />

dice. con Salgaro S. Uliana e S. Dono, fanno festa a S. Giacomo<br />

maggiore. Ha un beneficio di 130 campi che è goduto dal canonico<br />

padovano Agostino Valier. La chiesa è « selegiata e ha in<br />

tutto sei porte e di sopra porta tavoli e volta con cupola, è lunga<br />

m. 58 e larga m. 19, ha tre altari, una campana, ed è officiata<br />

da diversi rare volte per essere sotto la cura di Vigodarzere,<br />

sebbene a Campodarsego molti hanno messa ».<br />

Venne vis<strong>it</strong>ata <strong>il</strong> 26 maggio 1680 da S. Gregorio Barbarigo<br />

che la chiama oratorio-Ospedaletto. La polizza dei beni<br />

della parrocchia di Vigodarzere, fatta nel 1680, distingue quelli<br />

posti in Vigodarzere e quelli in Salgaro. .<br />

Il 1 giugno 1753 ebbe una vis<strong>it</strong>a <strong>il</strong>lustre, quella del Cardinale<br />

Rezzonico, poi Papa con <strong>il</strong> nome di Clemente XIII: « è una<br />

chiesa dice -, con sacrestia e campan<strong>il</strong>e con una campana».<br />

Il cardinale Giustiniani in vis<strong>it</strong>a pastorale <strong>il</strong> 19 maggio<br />

1780 , la trova in buona conservazione e con le reliquie delle ossa<br />

di S. Giacomo Maggiore Apostolo.<br />

La chiesa-oratorio di S. Giacomo, ricordata nella vis<strong>it</strong>a palO<br />

G. CITTADELLA, Descr<strong>it</strong>tione di Padova. et <strong>suo</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> con. l'inventar;<br />

ecci., brevemente fatta l'anno saluti/ero 1605, ms. B.P. 324 della Blb!. CIvIca dI P ,<br />

p. 317.<br />

124<br />

storale del 1811 ancora ben conservata, non compare invece in<br />

quella del 1877; forse perché incamerata e venduta assieme ai<br />

<strong>suo</strong>i beni, dal Demanio, nel 1874, anno in cui furono venduti<br />

anche i fondi della fabbriceria di Vigodarzere, in segu<strong>it</strong>o alle<br />

leggi anticlericali del governo <strong>it</strong>aliano.<br />

4) LA PARROCCHIA DI TERRAGLIONE<br />

L'attuazione di questa parrocchia risale al 1928, quando era<br />

arciprete di Vigodarzere don Girolamo Rizzato.<br />

Per costruire la chiesa in un primo momento fu scelta la local<strong>it</strong>à<br />

Ragazzo, all'incrocio di via Terraglione con via Ca' Zusto,<br />

e solo in segu<strong>it</strong>o si scelse <strong>il</strong> posto attuale, tra la ferrovia e <strong>il</strong><br />

Muson.<br />

Il 19 marzo 1928 ci fu benedizione della prima pietra della<br />

nuova chiesa, int<strong>it</strong>olata a S. Antonio da Padova,ll su progetto<br />

del geometra Lion.<br />

Nel 1931 fece l'ingresso <strong>il</strong> nuovo curato, don Giuseppe<br />

li G. STANO, S. Antonio di Padova, in «Bibliotheca Sanctorum », II, Roma,<br />

1962, pp. 156-188. Nato a Lisbona ca. <strong>il</strong> 1190-95, è detto «di Padova» perché lasciò<br />

i più importanti ricordi della sua attiv<strong>it</strong>à apostolica in questa c<strong>it</strong>tà, dove mori <strong>il</strong><br />

13 giugno 1231 e dove si venera <strong>il</strong> '<strong>suo</strong> sepolclo. Francescano, predicatore insigne,<br />

Dottore della Chiesa universale, taumaturgo. Una ventina di giorni prima della su.]<br />

fine, si r<strong>it</strong>irò nella sol<strong>it</strong>udine di Camposampiero, presso l'amico conte Tiso. Aggravatasi<br />

l'idropisia di cui soffriva da tempo, si fece ricondurre a Padova ma dovette<br />

fermarsi per via nel conventino dell'Arcella.<br />

Come t<strong>it</strong>olare della parrocchiale felice sarebbe stata anche la scelta di S. Giacomo,<br />

patrono della chiesa-osp<strong>it</strong>ale di Salgaro. (J. E. ALONSO, S. Giacomo <strong>il</strong> Maggiore,<br />

in «Bibliotheca Sanctorum », V, .Roma, 1965, pp. 363-388. Detto <strong>il</strong> Maggiore,<br />

per distinguerlo dall'omonimo apostolo e cugino del Signore. Fratello di Giovanni<br />

Evangelista, occupa sempre uno dei primi posti nella lista degli apostoli, nei fatti<br />

della v<strong>it</strong>a di Gesù e della storia della Chiesa prim<strong>it</strong>iva. Fu decap<strong>it</strong>ato per ordine di<br />

Erode Agrippa verso <strong>il</strong> 42).<br />

La «sagra» paesana viene tenuta in onore della Madonna della Neve, <strong>il</strong><br />

5 agosto o nella domenica seguente. Però prima del 1958 la si teneva nel gio1'11o<br />

della Madonna della Salute, alla quale era pure int<strong>it</strong>olato un cap<strong>it</strong>ello vicino<br />

alla parrocchiale, <strong>il</strong> 21 novembre o nella domenica seguente.<br />

125


TERRAGLIONE - Chiesa parrocchiale e Patronato.<br />

Lion e nel 1939, essendo stata terminata la prima parte della<br />

chiesa e la canonica, fu dichiarata con decreto vescov<strong>il</strong>e Parrocchia.<br />

Dopo la guerra, la chiesa fu completata con la costruzione<br />

del coro, del presb<strong>it</strong>erio e delle due sacrestie laterali. Il tetto,<br />

danneggiato dai rimbombi della vicina ferrovia, fu rifatto dall'attuale<br />

parroco don Tranqu<strong>il</strong>lo Mattarello, successore di don Lion<br />

dal novembre del 1959.<br />

Ora la chiesa, a tre navate, con sei finestre laterali e tre bifore<br />

sulla facciata, si presenta armoniosa e ben fatta. All'interno, ai<br />

lati dell'altar maggiore, ci sono gli altari di S. Antonio da Padova<br />

e della Madonna della Salute e, sullo sfondo, due belle vetrate<br />

rappresentanti i patroni d'Italia S. Francesco d'Assisi e S. Caterina<br />

da Siena.<br />

Manca <strong>il</strong> campan<strong>il</strong>e, sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dalle campane a disco.<br />

Il 12 novembre 1967 è stata inaugurata la scuola materna<br />

dedicata a <strong>suo</strong>r Lucia De Gasperi, gest<strong>it</strong>a dalle Suore dell'Assunzione,<br />

presenti le maggiori autor<strong>it</strong>à ecclesiastiche e civ<strong>il</strong>i. Nello<br />

stesso giorno è stata anche inaugurata la Casa della dottrina<br />

cristiana e <strong>il</strong> Patronato per la gioventù.<br />

TERRAGLIONE - As<strong>il</strong>o Infant<strong>il</strong>e.<br />

126<br />

127


PARTE TERZA<br />

APPENDICE


CAPITOLO I<br />

IL BRENTA<br />

l) CARATTERI GENERALI<br />

Il Brenta 1 (174 km.), nasce dai laghi di Caldonazzo e Levico,<br />

percorre la Valsugana e <strong>il</strong> canale di Brenta, ricevendo come<br />

affluente <strong>il</strong> Cismon. Dopo Bassano, inizia <strong>il</strong> corso di pianura,<br />

divagando fino a Campo S. Martino su vasto letto, comprendente<br />

estese golene.<br />

Dai pressi di questa local<strong>it</strong>à assume <strong>il</strong> vero aspetto di corso<br />

di pianura e inizia, poco dopo, a essere imbrigliato in potenti<br />

arginatura continue.<br />

Nel tratto compreso fra Tremignon e Limena, le arginatul'c<br />

si svolgono assai lontane dal letto del fiume comprendendo vastissime<br />

golene, coltivate, sulle quali sorgono fabbricati e interi paesi,<br />

poiché solo lim<strong>it</strong>ate pIaghe vanno soggette ad allagamenti durante<br />

le piene ordinarie.<br />

Tali arginature, quella di Limena-Tremignon da una parte<br />

e quella del Piovego di V<strong>il</strong>labozza dall'altra, vanno restringen-<br />

1 Per la comp<strong>il</strong>azione di questo cap<strong>it</strong>olo l'autore si è attenuto, quasi esclusivamente,<br />

allo studio di L. MILIANI, Le piene dei fiumi veneti e i provvedimenti di<br />

difesa, l'Agno - Guà - Frassine - Fratta - Garzone, Bacchiglione e <strong>il</strong> Brenta, Firenze,<br />

1939.<br />

1.31


sud-est e passando per Cadoneghe, si dirige a Stra, da dove pro.<br />

segue per Corte e Codevigo e va a sfociare nel mare Adriatico,<br />

al porto di Brondolo.<br />

2) IL REGIME DEL BRENTA<br />

BRENTA - Mappale del corso del fiume con le linee degli otto principali progetti<br />

per la sua regolazione.<br />

Il regime idrologico del Brenta si presenta analogo a quello<br />

dei fiumi subalpini, nei quali si manifestano generalmente, in<br />

ciascun anno, due periodi di magra (inverno ed estate) e due di<br />

intumescenza (primavera ed autunno).<br />

Notevole <strong>il</strong> contributo idrico del Cismon e di altri affluenti.<br />

Dopo Bassano però, i deflussi sono notevolmente depauperati<br />

da derivazioni ad uso promiscuo, agrario-industriale. Un certo<br />

compenso viene recato, verso Padova, dall'affioramento di acque<br />

subalvee e dallo scarico del Piovego di V<strong>il</strong>labozza e del Muson<br />

dei Sassi, nel <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> di Vigodarzere.<br />

Il livello massimo di piena osservato nelle stazioni idrometriche<br />

di Limena e Pontevigodarzere, lo si ebbe <strong>il</strong> 17 settembre<br />

1882 quando raggiunse m. 6,45. Esso fu superato <strong>il</strong> 4 novembre<br />

1966, con quota m. 6,80.<br />

3) I CORSI DEL BRENTA<br />

dosi ad imbuto fino a Limena, dove sorgono i due sostegni che<br />

regolano l'immissione delle acque di magra nel Brentella.<br />

I residui deflussi di morbida e quelli di piena, invece, sormontata<br />

la briglia che sbarra <strong>il</strong> letto, vengono incanalati in un<br />

alveo meno tortuoso, chiamato « Brenta Vecchia», e costeggiati<br />

da vicino dalle arginature che non si discostano più fino al mare.<br />

Da Limena <strong>il</strong> Brenta si dirige a Vigodarzere, poi rivolto a<br />

132<br />

Il Brenta, che nel periodo romano si chiamava Medoacus)<br />

solo nel sec. VI d.C. lo troviamo con questo nome, che doveva<br />

essere l'antica denominazione usata dal popolo, anteriore a quella<br />

romana, e che riapparve con la caduta dell'Impero.<br />

Il corso attuale, specie quello da Bassano a Padova, è relativamente<br />

recente, risale all'anno 589 d.C., anno in cui numerose<br />

inondazioni mutarono <strong>il</strong> corso a vari fiumi.<br />

133


Il vecchio corso, dagli accurati studi del Gloria 2 e della<br />

Gasparotto,3 risulterebbe unico da Bassano a Friole.<br />

Da qui si divideva in due rami: l'uno, chiamato Medoacus<br />

Maior, seguiva la destra dell'attuale corso, passava per S. Pietro<br />

in Gù, Camisano, Mestrino, Rubano e Sarmeola ed entrava in<br />

Padova per S. Agostino; l'altro detto Medoacus Minor, secondario<br />

e di sinistra, da Friole proseguiva per Carmignano, Grantorto,<br />

Piazzola, Curtarolo, Limena, poi piegava verso sud, verso « Via<br />

dell'Arzere », che tagliava tra i due Teggé ed entrava in Padova<br />

a sud di Ponte Molino.<br />

Una importante deviazione di una parte dei deflussi del<br />

Brenta nel Bacchiglione, è <strong>il</strong> Brentella: 4 canale artificiale, lungo<br />

da Limena a Volta di Brusegana Km. 11, costru<strong>it</strong>o nel 1314 dal<br />

comune di Padova, per avere l'acqua anche quando Vicenza,<br />

in lotta coi padovani, per costringerli alla resa, deviava le acque<br />

del Bacchiglione nel Bisatto.<br />

Per proteggere l'imboccatura di Limena, fu costru<strong>it</strong>o un<br />

fort<strong>il</strong>izio, presidiato da soldati; mentre, per regolare <strong>il</strong> flusso<br />

dell'acqua, furono costru<strong>it</strong>i nel 1370 i Colmelloni. 5<br />

4) GLI ARGINI DEL BRENTA<br />

È certo che ai tempi dei Romani i fiumi non erano protetti<br />

dagli argini, ma da selve o boschi che avevano un innegab<strong>il</strong>e e<br />

tuttora invidiato potere di difesa.<br />

Dopo <strong>il</strong> 1000, l'aumento di benessere e popolazione portò<br />

la necess<strong>it</strong>à di diminuire le zone boschive ed aumentare quelle<br />

coltivab<strong>il</strong>i: nacque cosÌ l'esigenza di sost<strong>it</strong>uire alle difese naturali<br />

quelle artificiali. 6<br />

La costruzione degli argini iniziò, secondo <strong>il</strong> Gloria,7 verso<br />

la fine del sec. XII, in quanto gli statuti del Comune Patavino,<br />

che parlano della costruzione di argini, portano la formula: «statuto<br />

anteriore al 1236 », formula comune a tutti gli statuti anteriori<br />

al dominio di Ezzelino da Romano (1237-1256).<br />

I lavori venivano esegu<strong>it</strong>i per opera e a spese di quei paesi<br />

che vi avevano maggior vantaggio.<br />

Uno statuto anteriore al 1236, parla di costruzione ex-novo<br />

degli argini del Brenta. Un altro decreto del 1265, del podestà<br />

Lorenzo Tiepolo, obbliga Limena e Altichiero a lavorare per la<br />

costruzione e manutenzione della loro parte di argine, e Vigodarzere,<br />

Saletto, Fornace, Sorriva, Non e S. Maria di Non per<br />

la parte di qua, cioè nord. 8<br />

Questi statuti non rimasero lettera morta. Nell'anno 1275,<br />

essendo già stati costru<strong>it</strong>i gli argini del Brenta da Limena alla<br />

laguna, si designarono i paesi per la loro manutenzione. 9<br />

Speciali leggi ne regolavano la larghezza: la base di venti<br />

piedi, di dodici la somm<strong>it</strong>à, e l'altezza di diciotto. Inoltre se<br />

qualcuno in occasione delle piene, avesse tagliato un pubblico<br />

argine, era punib<strong>il</strong>e con la pena di morte. Altre leggi, molto severe,<br />

ordinavano lo sgombero di materiali estranei dai fiumi e<br />

2 A, GLORIA, Intorno al corso dei fiumi nel <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> padovano del sec, I a<br />

tutto l'XI, Padova, 1877, pp, 20 ss, (per <strong>il</strong> Brenta),<br />

3 C. GASPAROTTO, Padova romana, c<strong>it</strong>" p, 80 ss" tav, VIII.<br />

4 G, GENNARI, Dell'antico corso dei fiumi in Padova e nei <strong>suo</strong>i contorni,<br />

Padova, 1776, pp, 80 ss,<br />

5 Nel 1649 una piena straordinaria rovesciò e distrusse interamente <strong>il</strong> Colme 1-<br />

Ione principale, con gravi conseguenze per la c<strong>it</strong>tà di Padova ad ogni piena del<br />

Brenta, Solamente nel 1774 <strong>il</strong> manufatto regolatore venne riedificato, senza però essere<br />

panconato per cui i vantaggi furono lim<strong>it</strong>ati. Nel decennio 1850-60, durante la<br />

134<br />

esecuzione del progetto Fossombroni-Paleocapa, per la regolazione delle acque del<br />

Brenta e del Bacchiglione, fu dotato di paratoie a tenuta perfetta che regolano a<br />

piacere <strong>il</strong> flusso dell'acqua,<br />

6 A, GLORIA, Gli argini dei fiumi dai tempi romani alla fine del sec, XII,<br />

in «Atti e Memorie Accad, di Padova », T. VI (1889-90), D, L, p, lO ss,<br />

7 A, GLORIA, Gli argini dei fiumi, ci t. , p, 12,<br />

8 A, GLORIA, Statuti del Comune di Padova dal sec, XII all'anno 1285, Padova,<br />

1873, libro IV, rubr, VI, st, 1000-1004 e 1008, p, 322 ss,<br />

9 A, GLORIA, Statuti del Comune di Padova, c<strong>it</strong>" pp, 320-321-322,<br />

135


5) LE PRINCIPALI PIENE E ROTTE DEL BRENTA<br />

SALETTO DI <strong>VIGODARZERE</strong> - Briglie e cascate del Brenta.<br />

proibivano di arginare o piantare alberi nelle maresane, togliendo<br />

così ai fiumi, <strong>il</strong> mezzo di espandersi e di d<strong>il</strong>atarsi.<br />

I lavori di arginatura destarono molta meraviglia per la loro<br />

imponenza e grandios<strong>it</strong>à, tanto che Dante, nella Divina Commedia,<br />

li paragona alle famose dighe olandesi. \O<br />

È del periodo austriaco (1850-1860), <strong>il</strong> rafforzamento dei<br />

cosiddetti « tettagli » di V<strong>il</strong>labozza e di Salgaro, e la creazione di<br />

una zona di golena a Saletto, detta Maresana.<br />

Le notizie sulle piene più antiche del Brenta sono molto<br />

scarse. Ciò non deve far credere però che <strong>il</strong> regime del fiume sia<br />

sempre stato tranqu<strong>il</strong>lo e regolato; al contrario, dalle cronache<br />

del tempo, dal XII-XV sec., traspare una frequenza progressiva<br />

di gravi disordini dovuti alle piene del fiume.<br />

Maggiori notizie sull'argomento abbiamo nei secoli successivi.<br />

Per lim<strong>it</strong>arci alla nostra zona, sappiamo che nel 1649, in<br />

segu<strong>it</strong>o a una piena, si ebbe <strong>il</strong> crollo del manufatto di Limena.<br />

Nel 1719 si ebbero ben 12 rotte nel tratto tra Curtarolo e Limena.<br />

Nel 1752 le acque di piena del Brenta esaurirono gran parte<br />

della loro violenza tra Curtarolo, Limena e Vigodarzere, dove si<br />

determinarono ben sette rotte delle quali, tre sopra Limena e<br />

quattro tra questa local<strong>it</strong>à e Vigodarzere.<br />

Nel 1769 <strong>il</strong> Brenta ruppe gli argini a Cadoneghe. Con frequenza<br />

impressionante le piene del Brenta si ripeterono quasi<br />

ogni anno dal 1772 al 1786.<br />

Nel 1807 si ebbe una rotta per corrosione al ponte di Stra<br />

e altre quattro a Noventa, a Vigodarzere e a Mira.<br />

Nel 1816 una straordinaria piena, giunta a m. 5,72 sopra lo<br />

zero idrometrico di Limena, provocò una rotta nel Brentella ed<br />

altri squarci arginali.l!<br />

Nel 1823 si ebbe una piena spaventosa che raggiunse m.<br />

6,58 sul livello idrometrico di Limena. Le rotte e le distruzioni<br />

di case e di argini furono numerose. Lo squarcio maggiore, di<br />

m. 150, avvenne tra Curtarolo e Limena: due gendarmi a ca ..<br />

vallo diretti a Curtarolo furono travolti dalle acque e le cam-<br />

lO «Quale i fiamminghi tra Guizzante e Bruggia, / Temendo <strong>il</strong> fiotto che ver<br />

lor s'avventa, / Fanno lo schermo, perché <strong>il</strong> mare si fuggia; / E quale i Padovan<br />

lungo la Brenta, / Per difender lor v<strong>il</strong>le e lor castelli, / Anzi che Chiarentana <strong>il</strong><br />

caldo senta »; (Inf. XV, 7). G. DELLA VEDOVA, Gli argini del Brenta al tempo di<br />

Dante, in «Dante e Padova », Padova, 1865, pp. 77-100.<br />

136<br />

11 Tutto Vigodarzere e anche Padova vennero allagati, tanto che <strong>il</strong> parroco di<br />

Saletto di quel periodo, don Antonio Gianese, andò da Saletto a Padova in barca<br />

e organizzò delle squadre di soccorso per distribuire medicinali e viveri, ma ciò<br />

nonostante parecchi morirono di fame. (Archivio di Saletto, Cronistoria di don Cristiano<br />

Codemo).<br />

137


pagne vennero allagate. Ad Altichiero, superiormente al ponte<br />

di Vigodarzere, si ebbe uno squarcio arginale per corrosione di<br />

scarpata: i danni furono gravissimi.<br />

A due anni di distanza, nel 1825, si ripeté la intumescenza<br />

che raggiunse, al livello idrometrico di Limena, m. 6,80. Rotk<br />

per sormonto si ebbero a V<strong>il</strong>bbozza, a Saletto,12 a Vigodarzere<br />

e a Stra.<br />

Numerose le piene negli anni successivi.<br />

Si giunse così alla piena del 1882, una delle più disastrose<br />

che la storia ricordi. Tutta la zona da Bassano a Limena fu allagata:<br />

in quest'ultima local<strong>it</strong>à, si ebbe una grave rotta che allagò<br />

i quartieri bassi di Padova e un'enorme volume d'acqua si abbatté<br />

su circa duem<strong>il</strong>a ettari appartenenti a quattro comuni, distruggendo<br />

e danneggiando seriamente una cinquantina di fabbricati.<br />

In questa occasione <strong>il</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> di Vigodarzere ne uscì<br />

incolume, grazie ai «terraglioni» di V<strong>il</strong>labozza e di Salgaro.<br />

Dopo la piena del 1882, si ebbero altre intumescenze che<br />

non recarono però gravi danni. Ma <strong>il</strong> 4 novembre 1966 <strong>il</strong> Brenta<br />

si scatenò ancora una volta.<br />

Da Fontaniva fino a Limena, si ebbero rotte e allagamenti.<br />

Il Tavello e la Maresana di Saletto, per la rotta presso Barban<br />

di Tavo, vennero allagati, tracimazioni sull'argine di V<strong>il</strong>labozza<br />

allagarono tutta Tavo, mentre Saletto e Vigodarzere furono salvati<br />

dal Terraglione di Sa]garo. Preoccupanti inf<strong>il</strong>trazioni d'acqua<br />

si notarono a Saletto presso <strong>il</strong> Cim<strong>it</strong>ero e presso Mazzonetto,<br />

sub<strong>it</strong>o tamponate. A Vigodarzere, quando l'acqua stava<br />

decrescendo, franò una parte di argine vicino alla Certosa. R<strong>il</strong>evanti<br />

furono i danni alle ab<strong>it</strong>azioni e molti animali morirono<br />

annegati.<br />

6) LE VICENDE IDRAULICHE DEL BRENTA<br />

DAL XVI AL XIX SECOLO<br />

In questi quattro secoli la frequenza e l'ent<strong>it</strong>à delle inondazioni<br />

furono molto r<strong>il</strong>evanti. Non fan meraviglia, perciò, i numerosi<br />

rimedi e soluzioni progettati e attuati per diminuire i<br />

danni arrecati dalle piene del fiume.<br />

Per lim<strong>it</strong>arci alla nostra zona, sappiamo che nel 1687, fu<br />

abbassato <strong>il</strong> letto del Brenta tra Limena e Stra.<br />

Verso la fine del secolo seguente, essendo <strong>il</strong> Senato Veneto<br />

deciso a risolvere lo spinoso problema della difesa idraulica<br />

del Brenta, diede incarico ai più esperti idraulici del tempo<br />

di studiare <strong>il</strong> problema. Secondo <strong>il</strong> progetto del veronese Lorgna,<br />

si doveva deviare tutto <strong>il</strong> Brenta nel Brentella a Limena<br />

e convogliare le acque dei due fiumi in un unico alveo artificiale<br />

, rett<strong>il</strong>ineo , della lunghezza di circa nove ch<strong>il</strong>ometri, da<br />

Brusegana a Bovolenta, fino ad incontrare <strong>il</strong> canale di Pontelongo.<br />

BRENTA - Le piaghe in tinta più marcata rappresentano i terreni rimasti inondati<br />

nell'autunno 1882.<br />

12 La rotta del Brenta a Saletto avvenne in Maresana, presso la casa Galante<br />

che fu distrutta; tra le v<strong>it</strong>time ci fu una bambina. In tale occasione ci furono rotte<br />

anche del Muson dei Sassi. Pochi anni dopo, nel 1839, fu costru<strong>it</strong>o <strong>il</strong> cap<strong>it</strong>ello delh<br />

Madonna della Salute di Saletto a protezione de! paese. (Archivio di Saletto).<br />

138


Il progetto fu sottoposto all'esame degli idraulici e, in breve,<br />

al Magistrato delle Acque giunsero innumerevoli progetti e<br />

relazioni, più o meno mer<strong>it</strong>evoli di considerazione. Il Mappale<br />

qui riprodotto, riporta nelle linee essenziali gli otto principali<br />

progetti per la regolazione del Brenta (vedi p. 132).<br />

Il progetto Ximens e Stratico eliminava le curve di Tavo<br />

con una grande deviazione a nord, poi seguiva <strong>il</strong> progetto Lorgna<br />

immettendo <strong>il</strong> Brenta nel Brentella.<br />

Il progetto Frisi prevedeva una nuova alveazione del Brenta<br />

da Vigodarzere al canale di Roncaiette, inalveazione che secondo<br />

<strong>il</strong> progetto Munaretto, andava dir<strong>it</strong>ta da Limena fino al mare.<br />

Secondo <strong>il</strong> progetto Belloni, <strong>il</strong> Brenta doveva passare su un nuovo<br />

alveo rett<strong>il</strong>ineo che, partendo da Limena, passava tra Saletto<br />

e Terraglione e proseguiva dir<strong>it</strong>to fino a Fiesso.<br />

Il progetto Coi toglieva tutte le curve del Brenta, da Limena<br />

a Dolo, con una rettifica dir<strong>it</strong>ta, mentre, secondo <strong>il</strong> progetto<br />

di un Patrizio veneziano, identificato poi con Girolamo<br />

Giustinian, questa rettifica delle svolte della Brenta Vecchia a valle<br />

di Limena, doveva essere cauta e oculata, usando la massima<br />

parsimonia nei drizzagni. Contemplava poi una nuova inalveazione<br />

del Brenta, da Noventa a Corte.<br />

In tanta divers<strong>it</strong>à di opinioni <strong>il</strong> signor Artico, Fiscale del<br />

Magistrato alle Acque, dopo aver vagliato tutte le proposte, presentò<br />

<strong>il</strong> <strong>suo</strong> progetto che comprendeva:<br />

I) Arginature frontali del Brenta Superiore,<br />

II) Regolazione del Colmellone di Limena,<br />

III) Soppressione del ramo di Brenta detto Ligonto, allo<br />

scopo di portare <strong>il</strong> f<strong>il</strong>one del fiume parallelo alla bocca di Limena,<br />

IV) Raddrizzamento di più svolte della Brenta Vecchia,<br />

V) Apertura di una nuova inalveazione rett<strong>il</strong>inea del fiume,<br />

da Fossalovara a Corte.<br />

140<br />

L'esecuzione del progetto venne rimandata a causa della<br />

sopraggiunta dominazione francese, e solo nel 1812, sotto la direzione<br />

del progettista, si iniziarono i lavori del taglio di Altichiero,<br />

felicemente esegu<strong>it</strong>i . Seguirono anni di discussioni, funestati<br />

dalle alluvioni del 1816, 1823 e 1827, in segu<strong>it</strong>o alle<br />

quali <strong>il</strong> governo austriaco affidò al ministro Fossombroni lo<br />

studio del problema.<br />

Il piano, sv<strong>il</strong>uppato e completato nei dettagli esecutivi dal<br />

Paleocapa, prevedeva <strong>il</strong> raccorciamento dell'asta fluviale. Ciò si<br />

ottenne dal 1842 al 1859 con l'attivazione del gran taglio della<br />

Cunetta, da Fossalovara a Corte, e con l'esecuzione di vari<br />

drizzagni a Fossalovara, a Limena (Volta Colombara) e a Mejaniga.<br />

Nel 1861 si aprì <strong>il</strong> drizzagno di Vigodarzere e nel 1874<br />

quello della svolta di Limena, in local<strong>it</strong>à Ligonto.<br />

Il cr<strong>it</strong>erio fondamentale del progetto Fossombroni-Paleocapa,<br />

era di togliere per quanto fosse possib<strong>il</strong>e i meandri, cioè<br />

quelle tortuos<strong>it</strong>à dell'alveo del fiume, che, descrivendo curve<br />

molto ripide, risultano sempre molto pericolose in caso di alluvioni.<br />

A Vigodarzere <strong>il</strong> corso del Brenta venne notevolmente rettificato.<br />

In Maresana e nel Tavello furono tolte le curve dette Ligonto<br />

e Volta Colombara. Fu rettificata la curva che passava dinanzi<br />

al municipio e dietro la Chiesa Arcipretale di Vigodarzere e<br />

quella che passava vicino al ponte della ferrovia e, proseguendo<br />

dietro la fabbrica Pinton, arrivava fino alla foce del Muson. A<br />

Meianiga, venne eliminata la curva della local<strong>it</strong>à Isola di Torre.<br />

Ancora adesso, queste due ultime zone, al di qua del Brenta,<br />

fanno parte del comune di Padova.<br />

Il taglio dei sopraddetti meandri, accorciando la lunghezza<br />

del fiume ne aumentò la pendenza, donde, se prima c'era <strong>il</strong> pericolo<br />

di eccessivi depos<strong>it</strong>i di materiali nei meandri, dopo c'era <strong>il</strong><br />

pericolo dell'erosione. Per risolvere queste difficoltà, <strong>il</strong> punto<br />

chiave divenne la briglia di Limena, che, costru<strong>it</strong>a molto tempo<br />

141


prima per incanalare parte dell'acqua nel Brentella, in questo<br />

periodo venne innalzata e rafforzata con una seconda, per diminuire<br />

la veloc<strong>it</strong>à dell'acqua e <strong>il</strong> <strong>suo</strong> potere erosivo. Anche <strong>il</strong><br />

recente ordine del Genio Civ<strong>il</strong>e di non scavare sabbia, rientra in<br />

questo piano di non aiutare <strong>il</strong> fiume nel <strong>suo</strong> già r<strong>il</strong>evante potere<br />

erosivo, <strong>il</strong> che danneggierebbe, in modo forse irreparab<strong>il</strong>e, gli<br />

argini e i ponti.<br />

Tali lavori si dimostrarono efficaci: dopo un secolo di di·<br />

stanza e nonostante le paurose piene del 1882 e del 1966, Vigodarzere<br />

fu sempre risparmiata.<br />

IL MUSON DEI SASSI<br />

Il Muson, si trova nominato per la prima volta, nella donazione<br />

che Ottone I fece al monastero di S. Candido (872).13<br />

Il nome fu fatto derivare da mosa, luogo pantanoso, ed in<br />

tal caso l'etimologia alluderebbe ai <strong>suo</strong>i frequenti straripamenti<br />

che impaludarono <strong>il</strong> terreno; ancora da Misqu<strong>il</strong>enses (), con<br />

allusione ad una colonia romana stanziata nei colli asolani, donde<br />

<strong>il</strong> fiume trae origine.<br />

Celebre divenne <strong>il</strong> Muson Vecchio, che da Camposampiero<br />

prosegue per Mirano e Venezia, nell'epoca comunale, quando segnò<br />

<strong>il</strong> confine dei terr<strong>it</strong>ori delle repubbliche di Padova e di Treviso<br />

ed ebbe l'onore di vedere <strong>il</strong> <strong>suo</strong> nome inciso nei sig<strong>il</strong>li del<br />

Comune Patavino. 14<br />

Quando Venezia si impadronì della Terraferma (1405),<br />

diede sub<strong>it</strong>o mano a imponenti opere idrauliche per salvare la<br />

laguna dagli interrimenti. Si preoccupò così di deviare e sistemare<br />

non solo <strong>il</strong> Brenta, <strong>il</strong> S<strong>il</strong>e e <strong>il</strong> Piave, ma anche <strong>il</strong> Muson.<br />

Nel 1612 fu deliberato di dividere <strong>il</strong> Muson torrente, che<br />

scende da Asolo, dal Muson fiume, che nasce dalle sorgenti di<br />

C<strong>it</strong>tadella, e di condurre <strong>il</strong> primo, attraverso un canale lungo parecchie<br />

miglia quasi sempre rett<strong>il</strong>ineo e saldamente arginato, dalla<br />

local<strong>it</strong>à Tezze Corner (fra Castelfranco e Camposampiero)<br />

fino a Vigodarzere, scaricandolo nel Brenta. 15<br />

L'opera presenta i seguenti caratteri tecnici: poco sopra<br />

Camposampiero, nel luogo di confluenza dei due fiumi, c'è una<br />

speciale costruzione idraulica, detta Botte Muson Vecchio, per<br />

cui <strong>il</strong> Muson dei Sassi passa sopra <strong>il</strong> Muson Vecchio. Vicino<br />

alla Torre di Burri, un'altra Botte, detta Ponte Canale, gli permette<br />

di passare sopra <strong>il</strong> Tergola. Il sostegno di Torre di Burri,<br />

inoltre, permette lo scarico, attraverso <strong>il</strong> canale scaricatore Viana,<br />

delle piene del Tergola e del Vandura, molto pericolose per<br />

la zona di Camposampiero, nel Muson dei Sassi.<br />

Attualmente, <strong>il</strong> Muson dei Sassi è un fiume di II categoria,<br />

alle dirette dipendenze del Genio Civ<strong>il</strong>e di Padova, che ne cura<br />

la manutenzione e la efficienza.<br />

Importanti lavori furono esegu<strong>it</strong>i nel decennio 19 30AO,<br />

quando furono rafforzati e innalzati di circa un metro gli argini,<br />

allargata la sezione del fiume di circa 3 metri, abbassato maggiormente<br />

<strong>il</strong> letto e costru<strong>it</strong>e briglie in calcestruzzo per eliminarne la<br />

forte pendenza. Inoltre, quasi ogni anno, vengono esegu<strong>it</strong>i scavi<br />

di materiali alluvionali e rafforzati i punti deboli degli argini.<br />

13 L. ROSTIROLA, Camposampiero, Padova, 1924, p. 253.<br />

14 Nel sig<strong>il</strong>lo del comune patavino era scr<strong>it</strong>to: Muson - Mons Athesis - Mare -<br />

Certos - Dant - Michi Fines. (Il Muson, <strong>il</strong> Monte, l'Adige, <strong>il</strong> Mare sono miei confini).<br />

142<br />

15 Il Muson i'orrente d'allora in poi è conosciuto col nome di Muson dei Sassi;<br />

tale nome deriva dagli abbondanti detr<strong>it</strong>i che trae con sè, mentre <strong>il</strong> Muson fiume<br />

fu denominato Muson Vecchio, perché segue la vecchi:J via, Camposampiero-Mirano,<br />

143


CAPITOLO II<br />

LA CERTOSA DI <strong>VIGODARZERE</strong><br />

1) I CERTOSINI<br />

L'ordine dei Certosini, nacque in Francia nella local<strong>it</strong>à detta<br />

Cartusia (Chartreuse in francese, da cui <strong>il</strong> nome certosa dato a<br />

tutti i monasteri dell'Ordine), in mezzo ad una profonda boscaglia,<br />

dominata da alture rocciose, nella diocesi di Grenoble,<br />

ad opera di S. Brunone di Colonia.!<br />

Dopo la morte del fondatore, poiché non aveva lasciato<br />

regole scr<strong>it</strong>te, i <strong>suo</strong>i discepoli misero per iscr<strong>it</strong>to le Cortsuetu"<br />

dini, attorno alle quali si formò lo Statuto, approvato dal papa<br />

nel 1176.<br />

La preghiera vocale e mentale forma l'occupazione preci-<br />

! M. A. CALABRESE, S. Bruno (Brunone), in «Bibliotheca Sanctorum », III,<br />

Roma, 1963, pp. 561-569. S. Brunone, fondatore dei certosini, nacque a Colonia sul<br />

Reno verso <strong>il</strong> 1035. Compì br<strong>il</strong>lantemente i <strong>suo</strong>i studi, nelle più rinomate 8CU01


pua dei certosini, che vi dedicano lunghe ore del giorno e della<br />

notte. Alle costumanze fondamentali della v<strong>it</strong>a erem<strong>it</strong>ica associano<br />

qualche esercizio dei cenob<strong>it</strong>i, escludendo però sempre<br />

qualsiasi ministero esteriore, e praticando rigide pen<strong>it</strong>enze, fra<br />

cui l'astensione perpetua dai cibi di grasso e un rigoroso s<strong>il</strong>enzio.<br />

Si applicano anche allo studio e ai lavori manuali; vivono<br />

in piccole celle separate e vestono l'ab<strong>it</strong>o bianco. Sono sepolti<br />

senza feretro ed <strong>il</strong> luogo della tomba viene segnato da una croce<br />

di legno senza nome.<br />

La disposizione della prima certosa di Grenoble formata<br />

da una chiesa, circondata di celle, in ognuna delIe quali viveva<br />

uno degli erem<strong>it</strong>i, fu conservata e im<strong>it</strong>ata da tutte le case dei<br />

certosini. La certosa risulta cosÌ composta essenzialmente di due<br />

chiostri, attinenti a una chiesa, intorno ai quali si aprono le<br />

celle, o casette dei monaci, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e di un corridoio, una cameretta<br />

per lo studio e una per <strong>il</strong> riposo, e di un giardinetto che<br />

ogni monaco coltiva da sè.<br />

L'ordine si propagò largamente, giungendo ad avere, nel periodo<br />

della sua maggior floridezza, 250 e secondo altri 285 certose.<br />

Alcune divennero famose come quella <strong>it</strong>aliana di Pavia,"<br />

« considerata uno tra i più bei monasteri del mondo », di Firenze,<br />

di Bologna e di Napoli. Nel 1792, si contavano 4060 certosini,<br />

viventi in 135 certose. 3<br />

2 L. BELTRAMI, La Certosa di Pavia, storia e 1369-,1895, M<strong>il</strong>ano,<br />

1895, p. 30. La Certosa di Pavia oltre ad avere somiglianze arch<strong>it</strong>ettoniche con<br />

quella di Vigodarzere (chiostro grande e celle), ha anche in comune la tradizione ai<br />

una galleria-rifugio.<br />

3 C. CALZECCHI ONESTI, Certosa, in E. 1. (Treccani), IX, pp. 821-R22. A.<br />

COU!n'RAY, Certosini, in E. 1. (Treccani), IX, pp. 822-823.<br />

146<br />

<strong>VIGODARZERE</strong> - Certosa. Chiostro piccolo dinanzi. alla Chiesa. ". ')<br />

(P. Chevalier, dis. e inc. - Gabinetto fotografico del Museo CiViCO di l adova)<br />

2) LA CERTOSA DI PADOVA<br />

L'Ordine Certosino si stab<strong>il</strong>ì a Padova,4 chiamato concordemente<br />

dagli esecutori testamentari del celebre Vescovo Pi~tro<br />

Donato (1447), dotto e pio, <strong>il</strong> quale, 1'8 luglio 1445, lascIava<br />

22 m<strong>il</strong>a ducati d'oro per l'erezione di un collegio, detto della Sapienza,<br />

per ricoverare e nutrire 20 stude.nti di dir<strong>it</strong>to, di condizioni<br />

povere, oppure, al posto del collegIO, un monastero certo­<br />

S1110.<br />

Inoltre <strong>il</strong> generoso donatore cedeva la propria biblioteca<br />

privata ed alcuni terreni, uno dei quali « Apud Vicum-aggeris»<br />

(presso Vigodarzere).<br />

4 C. M!CIIELOTTO, La Certosa di Padova, Padova, 1923, pp. 5 ss. Ottimo lavoro<br />

monografico sulla Certosa di Padova, così chiamata anche quando la sede {li<br />

portata a Vigodarzere.<br />

147


I Certosini, venuti a Padova <strong>il</strong> 29 marzo 1451, si stab<strong>il</strong>irono<br />

nell'ex-monastero di S. Bernardo, ab<strong>it</strong>ato da sette religiose<br />

cistercensi, prive di abbadessa, soppresso proprio in quei giorni<br />

in segu<strong>it</strong>o a degli abusi morali. Si trovava fuori delle mura della<br />

c<strong>it</strong>tà, presso la Porta di Codalunga. I monaci lo resero « amplissimo»<br />

e fu int<strong>it</strong>olato: Certosa dei Santi Girolamo e Bernardo<br />

(Cartusia 55. Hieronjmi et BernardO. Ebbe breve durata, perché<br />

nel 1509, durante la guerra tra la Repubblica Veneta e la lega<br />

di Cambray, fu demol<strong>it</strong>o dalla Serenissima per motivi strategici.<br />

3) LA CERTOSA DI <strong>VIGODARZERE</strong> (1534-1768)<br />

La carta del Cap<strong>it</strong>olo generale dell'Ordine Certosino del<br />

maggio 1510, dice chiaramente di «edificare nuovamente, al<br />

più presto, un nuovo monastero a Padova ».<br />

Fu incaricato Don Girolamo Zeno, che si prese cura dei monaci<br />

radunati in una casa-rifugio entro le mura della c<strong>it</strong>tà. CosÌ<br />

pure si prese cura degli arredi sacri, quadri, biblioteca, attrezzi<br />

di lavoro che erano stati portati in fretta nella Certosa di Venezia.<br />

Difficoltà e ristrettezze di ogni genere non disarmarono<br />

Don Zeno, fiducioso nella Divina Provvidenza.<br />

Temporaneamente portò i molti professi in un minuscolo<br />

monastero dipendente, che serviva da casa colonica della Certosa,<br />

in Campo S. Martino, a circa 20 Km. dalla c<strong>it</strong>tà, dove rimasero<br />

« in grande sacrificio» per 40 anni.<br />

Nel 1534 si cominciò a murare la certosa di Vigodarzere,<br />

nell'appezzamento di terreno lasciato dal Vescovo Donato. La<br />

prima pietra fu posta da Iacopo Rota, Vicario Generale del<br />

Card. Luigi Pisani, Vescovo di Padova, <strong>il</strong> '7 marzo dello stesso<br />

anno.<br />

Don Pellegrino De L<strong>it</strong>is, nuovo priore, ha <strong>il</strong> mer<strong>it</strong>o di quest'opera<br />

cosÌ colossale (t 1577).<br />

148<br />

, l<br />

j, <strong>il</strong><br />

• i-<br />

'L- . .. '<br />

, d tt F' ndrini esegu<strong>it</strong>a nel 1792.<br />

<strong>VIGODARZERE</strong> - Pianta della Certosa di P. Bene e o la , .. ,') ,<br />

(Gabinetto fotografico ciel Museo Cl VICO dl l aclota)<br />

r ,<br />

149


I Certosini si trasferirono nella nuova sede fin dal 1550,<br />

benché i lavori non fossero ancora ultimati. I pregi artistici dell'opera<br />

furono tali che <strong>il</strong>lustri studiosi ne attribuirono, benché erroneamente,<br />

l'esecuzione ad Andrea Palladio.<br />

Oggi ormai, alla luce dei nuovi documenti trovati nell'Archivio<br />

Civico dalla dott.ssa Rigoni,5 si può affermare che soprintendente<br />

ai lavori della Certosa di Vigodarzere fu <strong>il</strong> celebre arch<strong>it</strong>etto<br />

Andrea Moroni, proto di S. Giustina, che tenne questa<br />

carica fino al 1560, anno della sua morte. A lui successe Andrea<br />

da Valle.<br />

In mancanza di un notiziario arch<strong>it</strong>ettonico soddisfacente,<br />

ricorriamo alle indicazioni che ci offre un bel prospetto planimetrico,<br />

esegu<strong>it</strong>o alla fine del secolo XVII per conto della Comun<strong>it</strong>à.<br />

Esso offre di scorcio la veduta di tutte le costruzioni della<br />

Certosa e dei giardini circostanti, che presentano un aspetto graziosissimo<br />

e incantevole. 6<br />

Un atrio di gusto squis<strong>it</strong>o conduce attraverso un maestoso<br />

porticato alla chiesa, costruzione solenne sormontata da piccola<br />

cupola ottagona: sei cappelle si aprono al lato sinistro di chi<br />

guarda ed otto finestre trifore la rischiarano dai due lati.<br />

Un maestoso campan<strong>il</strong>e a cella trifora, sim<strong>il</strong>e per disegno a<br />

quello di S. Marco di Venezia, domina la chiesa al <strong>suo</strong> fianco<br />

sinistro. Tredici celle circondano <strong>il</strong> grande chiostro abbell<strong>it</strong>e ciascuna<br />

da una snella loggetta a parecchie arcate. Il chiostro gran-<br />

5 E. RIGONI, L'arch<strong>it</strong>etto Andrea Moroni (1500 c.-1560), Padova, 1939, pp. 47<br />

ss. Tra le opere di questo <strong>il</strong>lustre arch<strong>it</strong>etto ricordiamo la Chiesa di S. Giustina, <strong>il</strong><br />

Palazzo Municipale, <strong>il</strong> Cort<strong>il</strong>e della Univers<strong>it</strong>à, l'Orto Botanico, la Certosa di Vigodarzere<br />

ed altre opere minori.<br />

6 E riprodotto, in un'opera monumentale, in 4 volumi in folio, ed<strong>it</strong>a dalla Certosa<br />

di Parkminster in Ingh<strong>il</strong>terra nell'anno 1916, presso la tipografia dell'Ordine.<br />

Ha per t<strong>it</strong>olo «Maisons de l'Ordre des Chartreux: vues et notices ». Vedi voI. III,<br />

p. 85. Le notizie che ci fornisce corrispondono perfettamente a quelle che ci offre<br />

<strong>il</strong> disegno plani metrico della Certosa, qui riprodotto, esistente al Museo Civico di<br />

Padova. (Vedi: Iconografia, Vigodarzere, XLVIII, 4728). Tale opera fu esegu<strong>it</strong>a, nel<br />

1792, da un monaco p<strong>it</strong>tore della Certosa di Bologna, D. Benedetto Fiandrini, che<br />

si firma: «Benedictus Fiandrini a Bonomia Monacus et Academicus Clementinus ».<br />

150<br />

<strong>VIGODARZERE</strong> - Certosa. Chiostro maggiore.<br />

de, le celle e la loggetta sono sim<strong>il</strong>i a quelle d~lla famosa certosa<br />

di Pavia, iniziata circa un secolo e mezzo pnm~. .<br />

. dI ottimo<br />

Il complesso delle costruzioni è SImmetrIco e<br />

~~ l<br />

'~a <strong>it</strong>tura del Vivarini della Certosa di Padova, .sa ~ata<br />

dalla dist~uzione<br />

del 15 09, ave~a. ripreso f ella Cert~~: ~~c~;!~~<br />

darzere <strong>il</strong> posto d'onore, in pOsIz1One ana oga a que .<br />

. l' cioè in una cappella a fianco della chIesa.<br />

mezzo seco o pnma, . d l'<br />

rI' le opere d'arte, aggiunte in segu<strong>it</strong>o, va n~or . ata anra<br />

l . 11 dI PIetro Dacona<br />

dell' altar maggiore dovuta a vIvace penne o<br />

.. d' C lf o (1592-1631) quello stessO che aveva esem1111<br />

l aste ranc ' d l 1 orta lategu<strong>it</strong>a<br />

un' Apparizione di Gesù a Mad a ena, sopra a p<br />

~ale che conduceva al monastero.<br />

151


« Erano passati pochi lustri, scrive <strong>il</strong> Michelotto,7 ed ecco<br />

una dolce fìgura di Madonna prendere posto sul muro di divisione<br />

dei due cori, lavoro tutto grazia e sentimento, di G. B.<br />

Salvi detto <strong>il</strong> Sassoferrato (1605-1685), ecco Luca da Reggio<br />

( 1605-1654) delineare due graziosi r<strong>it</strong>ratti di sante nella prima<br />

cappella laterale ... e fu un succedersi di artisti che ogni nuovo<br />

priore chiamava a lasciar l'impronta del loro genio in quel luogo<br />

sacro: anche <strong>il</strong> refettorio ebbe un grande quadro raffigurante<br />

l'ultima Cena, lavoro nob<strong>il</strong>mente ideato ed egregiamente esegu<strong>it</strong>o<br />

da Stefano dell' Arzere (sec. XVI) ».<br />

Non fu possib<strong>il</strong>e finora rintracciare <strong>il</strong> sig<strong>il</strong>lo o stemma originale<br />

della Certosa di Vigodarzere e neppure alcuna impronta<br />

su ceralacca. Pur tuttavia d<strong>il</strong>igenti storiografi dell'Ordine, hanno<br />

descr<strong>it</strong>to in termini tecnici lo stemma desiderato: d'argento,<br />

a due fascie di forme, la prima di tre rose giustapposte, parimenti<br />

la seconda. 8<br />

4 ) VITALITÀ DEI CERTOSINI DI <strong>VIGODARZERE</strong><br />

La comun<strong>it</strong>à, visib<strong>il</strong>mente benedetta da Dio, poteva gareggiare<br />

con gli altri monasteri c<strong>it</strong>tadini nell'esercizio di una car<strong>it</strong>à<br />

veranlente eroica.<br />

Nel 1576, scoppiata una grande pest<strong>il</strong>enza, i Certosini portarono<br />

soccorsi morali e materiali alle innumerevoli v<strong>it</strong>time.<br />

Il colera del 1630, che fece strage e fu tristemente famoso<br />

in tutti gli annali d'Italia, trovò ancora i Certosini pronti a cedere<br />

i loro beni e anche la v<strong>it</strong>a a vantaggio dei malati e dci morenti.<br />

Ma, ad eccezione di altre rare volte, i Certosini non uscivano<br />

mai dal loro convento.<br />

Si distinsero, attraverso <strong>il</strong> tempo, molti padri per virtù e<br />

<strong>VIGODARZERE</strong> - Certosa, Particolare della Chiesa,<br />

152<br />

7 C. MrcHELOTTO, La Certosa di Padova, c<strong>it</strong>" p, 17,<br />

8 C. MrCI-IELOTTO, ci t. , p, 21.<br />

153


sapienza, tra i quali <strong>il</strong> nob<strong>il</strong>e trevigiano don Lorenzo Dal Corno,<br />

morto in concetto di sant<strong>it</strong>à, l'um<strong>il</strong>e don Giacomo Tebaldi,<br />

«senza nessuna macchia di peccato », don Bartolomeo Scala,<br />

discepolo di S, F<strong>il</strong>ippo Neri e autore di due preziose monografìe,<br />

don Bernardo Pelliccioni, Priore, che compose con esattezza<br />

straordinaria un «Arbor virorum <strong>il</strong>lustrium Ordinis Cartusiensis»<br />

e una v<strong>it</strong>a della Beata Giuliana di Bologna, in due libri ,9<br />

Non fa meraviglia che una sim<strong>il</strong>e splendida Certosa, che fu<br />

per circa tre secoli ornamento della c<strong>it</strong>tà e richiamo di forestieri<br />

da tutta l'Europa, sia stata celebrata negli scr<strong>it</strong>ti di letterati e di<br />

artisti ,lO<br />

Non era ancora fin<strong>it</strong>a, e già lo Scardeone scriveva che stava<br />

sorgendo un edificio « magnificentissime constructum» (costru<strong>it</strong>o<br />

in modo magnificentissimo) ,11<br />

Andrea Morosini/ 2 patrizio veneto e storico insigne, legato<br />

ai più <strong>il</strong>lustri padovani del <strong>suo</strong> tempo da vincoli di profonda<br />

ed affettuosa amicizia, scriveva: «Ai nostri occhi, appare veramente<br />

quell' angolo verde e s<strong>il</strong>enzioso della fiorente campagna<br />

padovana, ricco di ombre nei viali sol<strong>it</strong>ari, ricco di messi e di<br />

frutta nell'ampiezza dei <strong>suo</strong>i orti inondati di sole e irrigati dalla<br />

lenta onda del Brenta »,<br />

Col Morosini si alterna e si completa la voce di un altro<br />

scr<strong>it</strong>tore contemporaneo, quella del nob<strong>il</strong>e padovano Giovanni<br />

C<strong>it</strong>tadella,13 che dedica solo poche parole all'edificio, ma ci parla<br />

9 C. MrCHELOTTO, c<strong>it</strong>., pp. 18 ss.<br />

10 E. ZORzr, La Certosa di Vigodarzere; echi letterari, Rivista «Padova », Serie<br />

II, Anno II, 1956, n. 11, pp. 22 ss.<br />

11 SCARDEONIUS, De antiqu<strong>it</strong>ate urbis Patavii, Bas<strong>il</strong>eae, 1560.<br />

12 ANDREAE MAUROCENr, Opusculorum Pars prima, Venetiis, 1625.<br />

13 G. CITTADELLA, Descr<strong>it</strong>tione di Padova et <strong>suo</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> con l'inventario<br />

ecclesiastico, brevemente fatta l'anno saluti/ero 1605, ms. B.P. 324 della BibL Civica<br />

di Padova, p. 314. La Certosa di Vigodarzere ha «appresso la Brenta tre chiostri<br />

e Chiesa, ave non entrano donne, col bel pavimento a quadri e cupola, lunga m. 86<br />

e larga innanzi <strong>il</strong> coro m. 36, essendo <strong>il</strong> coro lungo 50 e largo 38. Ha quattro<br />

cappelle, in tutto sette altari, otto calici, tre campane coperte di piombo e nel<br />

154<br />

, l'l sl'lenzio che non mangiano carne e<br />

d ' aCl che osservano ' , "<br />

el mon , " T uri fideli, discretti, volontatll, veresono<br />

«semphcl, umll, p , b d' ' Il' ardente affetto del-<br />

" ' ti forti et o e lenti, co<br />

condI, mtegrI, secr,e, Dio odono beat<strong>it</strong>udine, in quello del<br />

l'animo casto de~lto a b g rti che quanto piace al monquale<br />

desiderano Il sommo ene .. , ce<br />

do è breve sogno »,<br />

5) FINE DEPRECATA<br />

'Il l t tta la fine del 1500 e<br />

La v<strong>it</strong>a scorreva tranqm a ungo u , " '<br />

, 'l 1600 ma all'inizio del 1700 c erano gla 1<br />

COSI pure per tutto 1 ,<br />

sintomi di anni torbidi, d ' 'acerdoti non era mai<br />

D'altra parte <strong>il</strong> numero el monaCI S "d<br />

'l 1605 e <strong>il</strong> 1750 la Certosa dI V1go arzere<br />

stato e 1 evato: tra 1<br />

, d<br />

, d' "di sette monaCI a coro,<br />

non c~n~::aatl~ :~lalaie~uubblica Veneta si affrettò ad leralizz~~~<br />

b 1768) <strong>il</strong> quale lamentan o a mo l<br />

un decreto (17 settem, ~e : 1 1l~ Stato della Serenissiplicazione<br />

delle comunI ta lmonad~tl~ :lel' ne «per ricondurre i reli-<br />

I d d z della oro lSClp ma,<br />

ma e a eca en a R l dichiarava soppresgiosi<br />

allo spir<strong>it</strong>o delle loro Sant~ ego e .. , »:<br />

le comun<strong>it</strong>à aventi meno dI 12 soggettI.<br />

se In pochi mesi i religiosi della Repubblica Veneta erano rIdotti<br />

da 5798 a ~~70: 'd h allora non contava più<br />

La comunI ta dI VIgo arzere, c e d d l _<br />

f d' forse per loro oman a, a cu<br />

di 5 monaci da coro, u lspersa e, d' V zia altri nel Monasteni<br />

furono incorporati alla Certosa 1 ene,', d cumenti 14<br />

ro di Narvesa, portando in quei monasterI 1 o '<br />

I, I articolari terre al discoperto al IDdo<br />

sacrato dell'orto una bella sepoltura, o tI~ e P . la chiesa dentro la c<strong>it</strong>tà, prIma<br />

~braico. Celebrano S. Be:nardo, del qua'~e aSev~~~none ». .' .<br />

che si facesse questa e Il Santo fondato A' l el1te i pochi documentI rImastI,<br />

. pp 20 ss ttua ID , , I) d )<br />

14 C. MrcHELOTTO, Cl!." . "ppresse (da VenezIa a a ava.,<br />

., d' S d' p dova Corporaztf)11i so . b 3<br />

sono nell'ArchIVIO 1 tato I. a , 25' Certosa di CamposampIero uste n ...<br />

S. Bernardo di Padova (Certosmo) buste n. "<br />

155


La Repubblica Veneta avocò a sé la proprietà della Certosa<br />

di Vigodarzere,<br />

Ultimo priore fu Venanzio Veneziano,<br />

La Certosa, dopo <strong>il</strong> 1768, dopo aver sub<strong>it</strong>o profanazioni e<br />

vandalismi senza fine, venne in possesso dei Marchesi Maruzzi<br />

(greci scismatici) che espressero anche l'intenzione di demolire<br />

la fabbrica che rappresentava per loro, dal lato economico, un<br />

passivo non indifferente, Numerose furono le voci di protesta,<br />

I Maruzzi non distrussero la Certosa, ma neppure la mantennero<br />

come loro proprietà, La famiglia de Zigno, che ancor<br />

prima di queIl'epoca possedeva vasti beni in Vigodarzere e specialmente<br />

tutto <strong>il</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> all'intorno deIla Certosa, acquistò dai<br />

Maruzzi <strong>il</strong> fabbricato e, con ingenti spese, lo ridusse a luogo di<br />

v<strong>il</strong>leggiatura, adornandolo di estesi viali e trasportando nella Chiesa<br />

le tombe di famiglia,<br />

Tutti questi lavori, pare, siano stati fatti senza buon gusto,<br />

L'abate Giuseppe Gennari, letterato e storico insigne, verso la<br />

fine del secolo XVIII cosÌ annotava nelle sue «Notizie storiche»<br />

che, manoscr<strong>it</strong>te, si conservano nella Biblioteca Comunale<br />

di Padova: «Questo bel Monastero scomparso per fataI sop.<br />

pressione dell'Ordine Certosino in questo Dominio, insieme coi<br />

beni fu venduto ai Marchesi Maruzzi e poi rivenduto da loro<br />

con piccola porzione di campi ad Antonio Zigno, finanziere pa.<br />

dovano, <strong>il</strong> quale demolì buona parte della chiesa e fece altri guastamenti<br />

in quelle fabbriche, che erano oggetto di ammirazione<br />

al dotti viaggiatori stranieri, Che peccato da non perdonar si ! »,<br />

Ormai la Certosa era stata trasformata in una v<strong>il</strong>la, in un<br />

soggiorno pIacevole<br />

,<br />

dI<br />

.<br />

no<br />

b'1' i nori, In questo si distinse la<br />

1 l , S g . del Barone Ach<strong>il</strong>le<br />

M ' de Zigno, mamma<br />

Signora Baronessa ,a:J 'amante del nostro cielo<br />

de Zigno, animo squ1Slta~erte ~~:t~~~e clima (era infatti di <strong>il</strong>profondamente<br />

azzurro e e nos , n vasto parco con piante<br />

lustre famiglia irlandese), ES,sa orno u , l bellezza della<br />

scelte e b en d, ISpOS t e, dove SI poteva , 1\ ammIrare a<br />

natura ravvivata da daini e cervI.'<br />

6) VISITE ILLUSTRI<br />

La Certosa ebbe parecchie vis<strong>it</strong>e i1l~stri,16 'd' P d<br />

' , d' mo l VescoVI l a ova<br />

Mons, Nel; o l c,ampo 111 .. , e eI,clc~:~~~tI~~ll~~~:i,I~1 quale l'undici settembre<br />

1888 vi celebrò anl~~e la ~<strong>il</strong>~:::aia Certosa fu vis<strong>it</strong>ata da Na-<br />

Nel campo po 1tlco e . , , t'<br />

b b<strong>il</strong>mente nello stesso anno 111 CUI en 1'0<br />

poleone Bonaparte, pr a, d' p d a <strong>il</strong> generale Bernadotte e<br />

come padrone in S, Gmst111a 1 a ov ,<br />

Fuchet. ParecchIe , nobl 'l' l f amlg 'l' le 111g , l e si di lord e m<strong>il</strong>ord vis<strong>it</strong>arono<br />

la Certosa, inv<strong>it</strong>ate dalla baroness~ Mary:, d' iù<br />

N l d ll'arte e della SCIenza, ncordlamo uno ei p<br />

e ca~po ~ B ron e lord Gu<strong>it</strong>ford, fondatore della<br />

grandi poetI 111g1esI: l~rd y, I ol<strong>it</strong>o Pindemonte e <strong>il</strong><br />

Univers<strong>it</strong>à di Corfu, Il granded~eta,tp della Chiesa di Vicelebre<br />

p<strong>it</strong>tore Carlini, che ha , lp111to Il cor,o l'Ultima Cena e la<br />

godarzere con d ue a ff re, schi dI gran . va ore,<br />

Risurrezione di Lazzaro.<br />

Il contenuto delle buste, riguardo la Certosa di Vigodarzere, è molto povero dal<br />

punto di vista storico, essendo un'arida raccolta di beni, inventari, atti notar<strong>il</strong>i del<br />

convento. La polizza estimo dei beni del Monastero di S. Girolamo e Bernardo delia<br />

Certosa di Padova, si aggirava sui 700-800 campi, sparsi un po' su tutto <strong>il</strong> terr<strong>it</strong>ori.)<br />

padovano. L'amministrazione patriarcale però e le gravezze, facevano sì che le en.<br />

trate fossero ben inferiori a quanto si potrebbe pensare.<br />

156<br />

d · V' d ere' echi letterari, ci t. , pp. 22 S5. 6<br />

15 E<br />

.,<br />

ZORZI L .. a Certosa<br />

d'<br />

z<br />

V'<br />

zgo<br />

d<br />

arz<br />

zere<br />

'b<br />

non<br />

lavoro<br />

,<br />

nlanoscr<strong>it</strong>to del 195 ,<br />

]1<br />

16 F. PILLI, La Certosa. z zgod~r V .. 'd . re soprattutto a propos<strong>it</strong>o dej;<br />

che trovasi presso l'archivio arclpre.t~le l 19o arze ,<br />

vis<strong>it</strong>e <strong>il</strong>lustri e della famiglia de Zlgno.<br />

157


7) I BARONI DE ZIGNO<br />

d<br />

Della famiglia dei Baroni de Zigno è degno dI' ,<br />

t '1 ' M essere ncora<br />

o l, Sl~, . arco de Zigno (poi Barone), Questi, dotato di una<br />

perspIcacIa non comune, dal 1804 fino al 1850 ' ,<br />

complicati i t ' h' d l' ' nUSCl, attraverso<br />

, " dn ng 1 proce ura 1, ad accaparrarsi gran parte dei bem<br />

ternen ella sua famiglia,<br />

h' Ol~e da lVigodarzere, possedeva vasti possedimenti ad Alti<br />

c lero'<br />

o la unga (Padova), Galliera, Salboro, Bassanello Ar~<br />

sego, p onte ongo, Onara .. , ' .<br />

t I Signori 'l ' de Zigno ,: d' 1 t en d enze - austnacantl, ' " ncevettero lo<br />

s em~a e 1 tItolo nobIlIare di Baroni dall'Imperatore d'Austria<br />

dopo Il grande convegno della S, Alleanza (1815) ,17<br />

'<br />

d bb'<br />

La<br />

'l<br />

personal<strong>it</strong>à<br />

B<br />

p<strong>it</strong>l rappresentativa della<br />

.<br />

f<br />

amlg<br />

'l'<br />

la<br />

f<br />

u senza<br />

u lO 1 arone ~ch<strong>il</strong>le de Zigno, Era un naturalista di valor~<br />

appartenente<br />

i I h'l<br />

a vane Accademie d'Italia<br />

'<br />

FranCl'a<br />

,ermama<br />

G 'R'<br />

us-<br />

; a, ng 1 terra e Portogallo, L'Italia e gli altri stati d'E ' r<br />

urono larghi di ~norificenze e, poco tempo prima di m~rr~;ea ~i~<br />

cevette la medaglIa ,d'oro al mer<strong>it</strong>o civ<strong>il</strong>e dai Savoia, '<br />

d Fu oltre che ,SCIenziato, perfetto c<strong>it</strong>tadino, impegnato a fono<br />

per la sua 'l Patna, come lo era per i <strong>suo</strong>i studI' ' F<br />

d' u<br />

l'<br />

le<br />

t<br />

o In<br />

'f<br />

attI<br />

'<br />

, 1 ~onsent1fe c 1e due dei <strong>suo</strong>i figli vestissero la divisa del soldato<br />

Ha lano, nelle guerre del Risorgimento,<br />

,F,u Pode~tà della C<strong>it</strong>tà di Padova per 3 volte durante II<br />

d~mInlO stramero, ma la sua personal<strong>it</strong>à di vero <strong>it</strong>aliano fece<br />

d,l:perde:e qualunque traccia di antipatriottismo anzi si pr<br />

CIO la stima ed <strong>il</strong> rispetto dei part<strong>it</strong>i estremi. ' .ocac-<br />

Dopo <strong>il</strong> 1866 si r<strong>it</strong>irò a v<strong>it</strong>a privata nella sua diI tt C<br />

tosa, accettando solo la carica di sindaco di Vi d e a >er-<br />

M ' l 18 go arzere,<br />

orI ne 92 e fu sepolto nella chiesa della Certosa .<br />

to alla sua sposa Adelaide,<br />

' accan-<br />

, 17 Elenco Ufficiale Nob<strong>il</strong>iare Italiano Tor' 19 2 .<br />

l Impero Austriaco, maschi e fem' .. ' V mo, 2. De Zlgno. Barone delnel<br />

1881. mme, ongme eneta, dImora Padova. Riconosciuto<br />

158<br />

Membro del Club di Scherma e Ginnastica di Padova, era<br />

molto esperto nell' esercizio della spada e lasciò alla Certosa una<br />

ricca collezione di spade e alabarde,<br />

8) COS'È ORA LA CERTOSA<br />

È proprietà dei Conti Passi, perché l'ultima erede Maria de<br />

Zigno, tuttora vivente, andò sposa al Conte Passi,<br />

Il fabbricato ora si trova in uno stato di completo abbandono,<br />

incalzato dalla clemenza degli uomini e del tempo, Disastrose<br />

furono le vicende della prima guerra mondiale (1915-1918),<br />

quando fu trasformato in una caserma, e della seconda (1940-<br />

1945), durante la quale la Certosa servì perfino da polveriera,<br />

Profanazioni e vandalismi senza nome hanno mut<strong>il</strong>ato e deturpato<br />

un sim<strong>il</strong>e gioiello d'arte,<br />

Quasi un secolo dopo <strong>il</strong> bando dei Certosini, <strong>il</strong> Monastero,<br />

in parte diroccato, era così descr<strong>it</strong>to da un intend<strong>it</strong>ore d'arte:<br />

« Vi trovi ancora viali di carpani secolari e fra ridenti prati un<br />

bell'ingresso che prospetta verso <strong>il</strong> Brenta: due lati del maggior<br />

perist<strong>il</strong>io ciascuno a 16 arcate sorrette da piedr<strong>it</strong>ti; due<br />

altri lati del perist<strong>il</strong>io minore a colonne toscane bugnate; un<br />

cort<strong>il</strong>etto di forme leggiadre dinanzi alla chiesa e alcune celle,<br />

La quant<strong>it</strong>à dei mattoni ivi accatastata con rottami di cornici,<br />

di statue e busti e teste e travature, mostrano la prim<strong>it</strong>iva vast<strong>it</strong>à<br />

e magnificenza dell' edificio» ,18<br />

Attualmente si entra per un portale laterale: le rovine non<br />

sono così gravi che non si possa ancora ammirare la semplice ma<br />

18 MENEGHINI, «Padova e Provincia », M<strong>il</strong>ano, 1859: fa parte del tomo IV<br />

della grande <strong>il</strong>lustrazione del Lombardo-Veneto a cura di C. Cantù, p. 244.<br />

Il Gloria erra affermando che la Chiesa era int<strong>it</strong>olata a S. Bruno ne , mentre,<br />

secondo l'uso della Chiesa di non mutare <strong>il</strong> t<strong>it</strong>olare delle Chiese, era dedicata, come<br />

la precedente Certosa di Padova distrutta, ai SS. Girolamo e Bernardo. (A. GLORIA,<br />

I! <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> Padovano <strong>il</strong>lustrato, c<strong>it</strong>., p. 136).<br />

159


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CAPITOLO III<br />

IL TERRENO AGRARIO DI <strong>VIGODARZERE</strong><br />

E IL CONSORZIO DI BONIFICA E DI IRRIGAZIONE<br />

1) IL TERRENO AGRARIO DI <strong>VIGODARZERE</strong><br />

Sulle caratteristiche pedologiche 1 (scienza che studia <strong>il</strong> terreno<br />

agrario: formazione, composizione chimica e tutte le altre<br />

proprietà fisico-chimiche) della zona, importanza grandissima ha<br />

avuto <strong>il</strong> Brenta.<br />

Nel comune di Vigodarzere, <strong>il</strong> Brenta scorre entro altissimi<br />

argini e le sue acque di piena si elevano di parecchi metri sopra<br />

<strong>il</strong> livello comune. La sabbia del fiume è bianca e ricca di carbonati.<br />

Questa caratteristica chimica e di colore della sabbia del<br />

Brenta, fornisce un ottimo elemento per giudicare, anche a<br />

vista, <strong>il</strong> lim<strong>it</strong>e raggiunto dalla zona di spaglio, prima che <strong>il</strong><br />

fiume fosse rinserrato tra i potenti argini che lo accompagnano.<br />

I terreni biancastri, sabbiosi, ricchi di calcare, di recente alluvione<br />

del Brenta, comprendono un'ampia fascia di 2 o 3 Km.<br />

di ampiezza che dal Brenta si estende fino allo Scolo Piovetta,<br />

detto di Mason.<br />

1 A. COMEL, I terreni agrari compresi nella tavoletta I.G.M. «Vigodarzere»<br />

in provincia di Padova. Pubbl. N. 86 dei «Nuovi Studi della Stazione chimicoagraria<br />

sperimentale di Udine ». Udine, 1967, pp. 1-14, passim.<br />

163


Al di là divengono più limosi, più compatti e più giallognoli,<br />

caratteristiche queste che vanno progressivamente accentuandosi,<br />

col procedere verso Nord. Questa seconda fascia, detta<br />

anche zona di transizione tra quella antica e quella di recente<br />

alluvione del Brenta, arriva fino a via Busiago, comprendendo<br />

Cà Schiavo e Cà Mason e prosegue per Vigodarzere e Tavo<br />

con una ampiezza di 1 o 2 Km. I terreni hanno colore giallognolo<br />

e sono sensib<strong>il</strong>mente calcarei. È probab<strong>il</strong>e, che debbano<br />

tale colore, ad una mescolanza degli originali terreni giallastri<br />

con materiali sott<strong>il</strong>i di recente alluvione del Brenta, poi incorporati<br />

con i lavori campestri. 2<br />

Dalla sinistra di via Busiago, verso Nord, i terreni divengono<br />

nettamente giallastri e più arg<strong>il</strong>losi. È la zona più antica,<br />

fortemente e spesso quasi completamente decalcificata in superficie<br />

ed, in profond<strong>it</strong>à, con le note cementazioni calcaree dette<br />

« caranto ». Si estende nei tratti della originaria pianura, non timaneggiata<br />

da successive alluvioni del Brenta. Il fenomeno di<br />

una decalcificazione così r<strong>il</strong>evante, deve aver avuto come causa<br />

una f<strong>it</strong>ta vegetazione forestale, in tempi che si possono valutare<br />

a secoli e anche a m<strong>il</strong>lenni. Questi terreni sono molto adatti per<br />

sfruttamento industriale a scopo laterizio. La campagna, in questi<br />

terreni, presenta un complesso di caratteri che le valgono a<br />

conferire un indefinib<strong>il</strong>e aspetto di matur<strong>it</strong>à e compattezza.<br />

La pianura di tutta la zona di Vigodarzere non è perfettamente<br />

piatta. Le lievi ondulazioni possono essere state detenninate<br />

sia dallo spaglio originario delle correnti fluviali, antiche e<br />

recenti, sia dalle erosioni delle medesime acque. Il micror<strong>il</strong>ievo,<br />

che è così venuto delineandosi, ha grande importanza agraria e<br />

pedologica: le dorsali sono più asciutte e decalcificate, mentre le<br />

2 A. COMEL, I terreni agrari ... , op. c<strong>it</strong>., p. 7, nota 1. «Ho avuto l'impressione<br />

che Saletto sia costru<strong>it</strong>o su un piccolo e lim<strong>it</strong>ato r<strong>il</strong>ievo con terreni più arg<strong>il</strong>losi,<br />

forse residuo della vecchia pianura, divenendo forse per questo motivo sede di residenza<br />

umana », ciò conferma l'ipotesi dell'autore sull'antica origine di Saletto.<br />

164<br />

I<br />

.-'=L. ___ --'LL-__ "'-__ ---"-'-'''''''~<br />

Ubicazione e contenuto in calcare dei campioni di terreno prelevati in tavoletta<br />

« Vigodarzere n.<br />

l Zona più antica, fortemente e spesso quasi completamente decalcificata in superficie.<br />

II Zona di transizione alle più recenti alluvioni del Brenta.<br />

calcarei (3-10%).<br />

III ZOl1a di recente alluvione del Brenta. Terreni ricchi di calcare (20-30%).<br />

Terreni sensib<strong>il</strong>mente<br />

Il contenuto in carbonati. desunto dall'anidride carbonica esattamente dosata<br />

per via ponderale ed espresso come carbonato di calcio. viene riportato a<br />

destra dell'ubicazione del campione prelevato, e più in piccolo. I valori sono<br />

arrotondati all'un<strong>it</strong>à, prendendo come lim<strong>it</strong>e <strong>il</strong> 0,5 per cento; un contenuto in<br />

carbonati inferiore al 0,5 per cento si esprime come «tracce n, a meno che la<br />

decalcificazione non sia completa.<br />

165


zone avvallate sono più umide e più ricche di carbonati. Ne sono<br />

prova parecchie strade infossate, spesso notevolmente, rispetto al<br />

livello della campagna.<br />

2) CONSORZIO BRENTA VECCHIA A SINISTRA 3<br />

Il Consorzio di Difesa, di Scolo e di Irrigazione Brenta Vecchia<br />

a Sinistra, detto anche per semplic<strong>it</strong>à « Consorzio Brenta<br />

Vecchia a Sinistra », fu cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o sotto la Repubblica Veneta. 4<br />

È s<strong>it</strong>uato, come ben indica <strong>il</strong> <strong>suo</strong> nome, alla sinistra del<br />

Brenta, e ha i seguenti confini:<br />

ad est: fiume Muson dei Sassi;<br />

ad ovest: fiume Brenta;<br />

a sud: fiume Brenta;<br />

a nord: Scolo Consorziale Piova e Strada Provinciale Terraglione.<br />

La superfice complessiva è di ettari 1050 ed è s<strong>it</strong>uata tutta<br />

nel Comune Censurario di Vigodarzere.<br />

Quando nel 1602 Venezia divise <strong>il</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> in 7 prese, per<br />

la regolazione delle acque del Brenta e del Muson, Vigodarzere<br />

faceva parte della V presa. Questa aveva per confini da un lato<br />

Mira, Dolo, Stra e Vigodarzere e dall'altro Mirano, Bastia, Camposampiero<br />

e Vigodarzere.<br />

3 Per le notizie rifer<strong>it</strong>e in questo cap<strong>it</strong>olo, l'autore ha consultato i vari docu.<br />

menti dell'archivio del Consorzio Tergola·Vandura di Camposampiero.<br />

4 Nel 1556, furono creati a Venezia i Provved<strong>it</strong>ori sopra i luoghi incolti da<br />

ridursi a coltura, per aumentare la produzione economica specie delle biade. Questi<br />

soprintendevano ai vari consorzi che si vennero creando poco dopo, in base al mede.<br />

simo decreto. Consorti o comunanze erano unioni di più paesi, con statuti e regolamenti<br />

autonomi, per bonificare e incrementare la coltura agricola dei terreni, specie<br />

con l'apertura e conservazione dei condotti di scolo. Erano e sono tuttora ammini.<br />

strati da un Presidente assist<strong>it</strong>o dai Consiglieri, cui si deve aggiungere un Cassiere<br />

e un Segretario.<br />

166<br />

Il Consorzio Brenta Vecchia a Sinistra fu cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o, pare,<br />

con decreto del 20 maggio 1806, dal Vice Re Eugenio Napoleone<br />

di Francia e, nel 1955, veniva dichiarato Consorzio di<br />

Miglioramen to Fondiario.<br />

Dal 1966 fa parte del Consorzio di Miglioramento Fondiario<br />

« Tergola-Vandura », che ha sede a Camposampiero ed è derivato<br />

dalla fusione dei tre Consorzi di Miglioramento Fondiario<br />

« Muson Vandura », « Tergola Muson » e « Brenta Vecchia<br />

a Sinistra ».<br />

Gli scopi del Consorzio, nella nostra zona, si possono rias··<br />

sumere nei seguenti punti:<br />

a) provvedere allo scolo naturale delle acque e migliorarne <strong>il</strong><br />

deflusso, mediante <strong>il</strong> coordinamento dei propri scoli al canale<br />

Muson;<br />

b) difendere <strong>il</strong> <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> dalle acque esterne;<br />

c) derivare acqua dal fiume Brenta e Muson per usi agricoli e<br />

igienici. Assume quindi anche la funzione di Consorzio di<br />

irrigazione, pur tenendone distinta e separata gestione.<br />

Lo scarico delle pluviali avviene, in primo luogo, per mezzo<br />

di 5 chiaviche, nel Torrente Muson dei Sassi. Esse sono quelle<br />

dello Scolo Salgaro lungo Km. 3,350, quella dello Scolo Piovetta<br />

di Vigodarzere, lungo dalle origini Ca' Mason fino allo<br />

sbocco nel Muson dei Sassi Km. 4,400, detta Chiavica Grande,<br />

la Chivica Maldura per lo scolo omonimo su cui confluiscono le<br />

acque del centro di Vigodarzere, la Chiavica Ospedaletto vicino<br />

alla famiglia Callegaro e quella Bano.<br />

Durante le piene del Muson le chiaviche devono essere chiuse<br />

e gli scoli afferenti rigurg<strong>it</strong>ano. Il periodo di imped<strong>it</strong>o deflusso<br />

in questi casi eccezionali può essere notevole. In via ordinaria,<br />

però, lo smaltimento è molto lesto, non superando mai le 24<br />

ore.<br />

167


Altro canale, con funzione di scolo, è la Roggia Piovego di<br />

V<strong>il</strong>labozza, lunga Km. 11,750 dalla bocca di derivazione del<br />

Tergola a V<strong>il</strong>ladelconte al fiume Brenta. 5<br />

Inoltre, con funzione irrigua e di scolo, abbiamo:<br />

1) la canaletta Agugiaro, lunga Km. 6,725 dal Piovego di V<strong>il</strong>labozza<br />

allo Scolo Salgaro;<br />

2) la canaletta Brazzo-Manganello, lunga Km. 5,350 dalla canaletta<br />

Agugiaro allo sbocco nello Scolo Salgaro;<br />

3) la canaletta Veronese, lunga Km. 2,600 dalla canaletta Brazzo-Manganello<br />

allo Scolo Salgaro;<br />

4) la canaletta Terraglione, lunga Km. 4,000 dalla idrovora di<br />

presa dal Brenta fino alla ferrovia;<br />

5) la canaletta Certosa, lunga Km. 3,700 dalla Canaletta Terraglione<br />

fino allo scarico nel Brenta.<br />

Il Consorzio Tergola-Vandura, essendo attualmente di bonifica,<br />

gode di un contributo statale del 70% ca., <strong>il</strong> resto è a<br />

.::arico dei contribuenti, che, per l'ex Consorzio Brenta Vecchia<br />

a Sinistra, si aggira sulle 3.500 lire annue per ettaro.<br />

Per i <strong>suo</strong>i lavori dispone di una settantina di operai, di 4<br />

escavatori e di 2 trattori cingolati. Un custode appos<strong>it</strong>o sorveglia<br />

le opere di irrigazione e di scolo del comune di Vigodarzere.<br />

5 Il Piovego di V<strong>il</strong>labozza, a mezzo di un manufatto part<strong>it</strong>ore, eroga i 3/8<br />

dell'acqua del Tergola, per diminuirne <strong>il</strong> volume delle acque. l'·lel <strong>suo</strong> corso riceve<br />

<strong>il</strong> Ghebbo Mussato impinguato dal Chioro e aziona <strong>il</strong> mulino di Agugiaro che usufruisce<br />

di un salto d'acqua di m. 3,20, della capac<strong>it</strong>à di l<strong>it</strong>ri 1900, e produce Kw 59,60<br />

di energia elettrica. Questo canale fu celebrato dal Cardinale Pietro Bembo (1470-<br />

1547) che godeva della giurisdizione delle sue acque e che qui aveva ampi possedimenti,<br />

tra cui una casa di campagna vicino ai molini Agugiaro, tuttora conservata,<br />

dove veniva a trascorrere le vacanze.<br />

168<br />

3) IRRIGAZIONE DEL COMPRENSORIO DI <strong>VIGODARZERE</strong><br />

Da lunghi secoli, tutto l'artificio degli agricoltori ha mirato<br />

ad ottenere la rapida evacuazione delle acque di scolo, in modo<br />

da garantire alle colture le condizioni pressoché perfette per lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo vegetativo, ev<strong>it</strong>ando qualsiasi danno per ristagno d'acqua<br />

superficiale od anche a breve profond<strong>it</strong>à.<br />

Infatti tutta la media e bassa pianura padovana, si presenta<br />

intersecata da una vastissima rete di canali di scolo, ed i<br />

terreni sono superficialmente sistemati con grande accuratezza,<br />

con le cosiddette baulature, che imprimono una notevole pendenza,<br />

in modo da consentire <strong>il</strong> rapido smaltimento verso i fossi<br />

di scolo di tutte le acque superficiali. Il sistema scolante diventa<br />

quasi perfetto nelle zone di bonifica, ave la tecnica idraulica ha<br />

potuto garantire un pronto e completo smaltimento delle acque,<br />

nel termine massimo di 24 ore, come si verifica nel nostro<br />

comune.<br />

Per quanto riguarda la coltura agraria, <strong>il</strong> perfetto sistema<br />

scolante, che abbiamo descr<strong>it</strong>to, cost<strong>it</strong>uisce una vera e propria<br />

necess<strong>it</strong>à, specialmente per le terre di medio impasto, medio<br />

forti, forti, come sono quelle del nostro comune, in quanto un<br />

qualsiasi ristagno d'acqua si ripercuote, com'è noto, inev<strong>it</strong>ab<strong>il</strong>mente<br />

sull'andamento della coltura.<br />

D'altra parte queste terre sono in grado, ave la tecnica delle<br />

lavorazioni sia adeguata alle necess<strong>it</strong>à, di poter immagazzinare<br />

nei lavori profondi, notevoli risorse idriche, che cost<strong>it</strong>uiscono<br />

ottima e sufficiente riserva per i brevi e non anormali periodi<br />

di sicc<strong>it</strong>à. Ciò non toglie che sicc<strong>it</strong>à prolungate producano riduzioni<br />

sensib<strong>il</strong>i nella produzione.<br />

Considerate tali necess<strong>it</strong>à <strong>il</strong> Consorzio «Brenta Vecchia a<br />

Sinistra », in segu<strong>it</strong>o alla legge sulla bonifica integrale voluta da<br />

Mussolini, che faceva obbligo a tutti i Consorzi di provvedere a<br />

tutte quelle opere atte ad incrementare la produzione del <strong>suo</strong>lo<br />

(D.M. n. 1907 in data 13-8-1926), nel 1928 approvò <strong>il</strong> proget-<br />

169


to per l'irrigazione dell'ing. Manlio Bagagiolo, dando mandato al<br />

Presidente geom. Antonio Smania di espletare tutte le pratiche<br />

necessarie per l'attuazione dell'opera.<br />

Il primo lotto di lavori fu esegu<strong>it</strong>o dalla impresa M. Alfeo<br />

Benetti nel 1930.<br />

I lavori consistettero nei manufatti di presa dal Brenta, a<br />

monte della briglia di Limena ed in altri lavori, atti a consentire<br />

l'immissione dell'acqua nel collettore consorziale Piovetta<br />

all'uopo sistemato.<br />

Lo scopo era di poter arrivare a portare l'acqua a tutte le<br />

proprietà, ut<strong>il</strong>izzando la f<strong>it</strong>ta rete di canali di scolo esistenti,<br />

grazie anche alla disposizione topografica e altimetrica del bacino,<br />

che si presta meravigliosamente alla presa e alla distribuzione<br />

delle acque.<br />

Avvenne però, che, appena ultimati i lavori suddetti, ci si<br />

accorse che, per raggiungere veramente la circolab<strong>il</strong><strong>it</strong>à dell'acqua<br />

in tutta la rete di scolo, si rendevano necessari ulteriori lavori<br />

consistenti soprattutto nella costruzione di canali secondari arginati.<br />

Il primo progetto prevedeva la costruzione dell'attuale canale<br />

Terraglione da cui doveva staccarsi <strong>il</strong> canale Zordan-Noventa,<br />

mentre dal canale Principale Piovetta dovevano staccarsi tre<br />

canali secondari, uno detto di Saletto, che passava vicino via Cap<strong>it</strong>ello<br />

per arrivare fino al Cim<strong>it</strong>ero, l'altro detto Certosa-Taglio,<br />

che iniziava vicino via Stradona per andare in Certosa, ed un<br />

terzo detto Canale di Vigodarzere che terminava nel Cim<strong>it</strong>ero.<br />

Il progetto defin<strong>it</strong>ivo invece, considerando la natura dei terreni<br />

di medio impasto a sinistra dello scolo Piovetta e sabbiosi<br />

a destra, e la lim<strong>it</strong>ata disponib<strong>il</strong><strong>it</strong>à di acqua concessa dal Genio<br />

Civ<strong>il</strong>e, pari a l<strong>it</strong>ri 525 al minuto secondo (D.M. n. 619 in data<br />

24-1-1930), optò per la costruzione di solo due canali secon··<br />

dari: quello denominato «Terraglione » per la zona a sinistra<br />

della Piovetta e quello denominato Certosa per quella a destra.<br />

170<br />

Il canale detto Terraglione, venne costru<strong>it</strong>o nel 1938 dall'impresa<br />

Giovanni Montini, mentre quello detto Certosa, nel<br />

1939, dall'impresa S.A.E. (Soc. An. Ed<strong>il</strong>izia).<br />

Il sistema di irrigazione del comprensorio, viene così a<br />

comprendere, <strong>il</strong> canale Terraglione che si diparte dal collettore<br />

principale con la quota all'inc<strong>il</strong>e di m. 17,75 e alla fine, presso<br />

la ferrovia, di m. 16,10. Ha Il diramazioni secondarie, mun<strong>it</strong>e<br />

di speciali « portelle », che immettono l'acqua nei fossi.<br />

Quello detto Certosa invece, parte a quota m. 17, dal<br />

collettore principale e alla fine arriva a quota m. 16,20. Ha una<br />

quindicina di diramazioni.<br />

Inoltre l'aver allargato e ampliato lo scolo principale Piovetta,<br />

serve molto bene per opere sia di scolo che irrigue.<br />

I canali secondari vennero studiati seguendo <strong>il</strong> cr<strong>it</strong>erio di<br />

portare l'acqua <strong>il</strong> più alto possib<strong>il</strong>e in tutto <strong>il</strong> comprensorio, per<br />

poi essere convogliata nei fossi, a disposizione degli agricoltori<br />

che la distribuiscono nel modo a loro più conveniente. Lo scopo<br />

poi non era una irrigazione total<strong>it</strong>aria, ma di soccorso, valida<br />

quindi per determinate colture e non per altre, come gli ortaggi,<br />

che abbisognano di una irrigazione continua.<br />

171


CAPITOLO IV<br />

RACCOLTA DELLE ISCRIZIONI]<br />

<strong>VIGODARZERE</strong><br />

a) CERTOSA<br />

1 ) AL MIO NANNI ALLA MIA ADELAIDE<br />

QUESTO RICORDO<br />

IL TEMPO NE CANCELLERA' LE VESTIGIA<br />

IL MIO DOLORE DURERA' ETERNO<br />

LA TUA EMMA LA TUA MAMMA<br />

Certosa 1892.<br />

1 SALOMONII, Agri patavmi inscriptiones sacra e et profanae, PadovH, 1696,<br />

pp. 261 S., riporta tutte le iscrizioni trovate ne; comune di Vigodarzere nel j 696:<br />

ora tutte scomparse. Quelle attuali sono riportate qui sotto.<br />

173


2) EMMA MAL UTA DE ZIGNO<br />

IDDIO TI VOLLE UNITA<br />

AI TUOI E NOSTRI CARI<br />

LASCIANDOCIORFANI<br />

MAMMA ADORATA<br />

INFONDICI LE TUE VIRTU'<br />

GUIDACI NEL CAMMINO DELLA VITA<br />

RIMPIANGENDOTI SEMPRE<br />

SAREMO MENO INFELICI<br />

ACI-IILLE MARIA<br />

N. 5 Marzo 1864 M. 22 Gennaio 1901<br />

5)<br />

IN MEMORIA<br />

DEL<br />

BARONE ACHILLE DE ZIGNO<br />

TENENTE NEL 21° CAVALLEGGERI PADOVA<br />

NATO A PADOVA IL 12 LUGLIO 1890<br />

MORTO A VICENZA IL 24 OTTOBRE 1918<br />

IL FIORE DI SUA GIOVINEZZA<br />

E LUSINGHIERO L'AVVENIRE<br />

GENEROSAMENTE SACRIFICO'<br />

ALLA GRANDEZZA DELLA PATRIA<br />

LA SORELLA MARIA E I PARENTI TUTTI<br />

PIANGENDO<br />

SEMPRE LO RICORDANO<br />

UNA PRECE I<br />

3)<br />

ALLA VENERATA MEMORIA<br />

DI<br />

ADELAIDE EMO CAPODILISTA DE ZIGNO<br />

ED<br />

ACr-IILLE DE ZIGNO<br />

SOMMO ESEMPIO<br />

DI<br />

VIRTU' E FEDE<br />

I FIGLI CONSACRANO<br />

7 Marzo 1888<br />

15 Gennaio 1892<br />

6)<br />

LA MOGLIE E I FIGLI<br />

IN MEMORIA DEL<br />

BARONE CAV. FEDERICO DE ZIGNO<br />

TENENTE COLONELLO DI CAVALLERIA<br />

N. lO NOV. 1858 - M. lO MAGG. 1910<br />

GLORIA ONORE E PACE<br />

A CHIUNQUE OPERA IL BENE<br />

4)<br />

MARIAE FACCIOLATAE<br />

QUA E VIXlT A. XXVIII<br />

ANTONIUS ZIGNUS<br />

UXORI CARISSIMAE<br />

MOERENS F. ANNO MDCCL<br />

ET SmI POSTERISQUE SUIS<br />

7) LUCIA DE ZIGNO<br />

N. 20 Marzo 1904 M. 15 Giugno 1909<br />

174<br />

175


) CHIESA<br />

1) PRESBYTERIUM ET UTRUMQUE SACRARIUM<br />

QUORUM FUNDAMENTUM ANTE ANNUM MDCCCV<br />

IOANNES BAPTISTA CERONI<br />

RITE IECERAT<br />

IOANNES MARIA SPAGNOLO<br />

ANNO MDCCCXX COMPLEVIT<br />

T ANDEM IOANNES SPAGNOLO PRONEPOS<br />

POPULI STIPE CONLATA<br />

RELIQUAM TEMPLI MOLEM EXAEDIFICA VIT<br />

ORNA VITQUE ANNO MDCCCLXX<br />

Una seconda elenca i caduti della II guerra. Furono 90, di cui 17<br />

morti in guerra, 6 partigiani, 9 civ<strong>il</strong>i, 18 per cause di guerra, 40 dispersi.<br />

Nella terza, posta dietro l'altare, è stato trascr<strong>it</strong>to <strong>il</strong> bollettino di<br />

guerra n. 1268, del generale Diaz, che annunciava la fine e la v<strong>it</strong>toria della<br />

I guerra mondiale.<br />

2) Sulla facciata dell'Oratorio<br />

D.O.M.<br />

IMMACULATAE CONCEPTIONI<br />

BEATAE MARIAE VIRGINIS<br />

ANNO DNI MDCCLXIX<br />

2)<br />

LEONE XIII PONTIFICE MAXIMO<br />

ANTONIUS POLIN<br />

EPISCOPUS MILTENSIS IN PARTIBUS INFID.<br />

FRIDERICI EX MARCH. MANFREDINI EP. PAT.<br />

IN SPIRITUALIBUS AUXILIARIS<br />

I-IANC ARCHIPRESBITERALEM ECCLESIAM<br />

S. MARTIRI EP. DE VICO AGGERIS<br />

DIE XXVII OCTOBRIS MDCCCLXXVIII<br />

CONSECRAVIT<br />

c) ORATORIO DELL'ANNUNZIATA DELLA VILLA ZUSTO<br />

1) Trasformato in monumento - ricordo dei caduti nelle due grandi<br />

guerre mondiali, all'interno una lapide elenca i caduti della I guerra. Furono<br />

95 tra cui: Tenente Barone De Zigno Ach<strong>il</strong>le, Ufficiale Lincetto<br />

Eugenio, Sergente Zanon Pietro, Cap. Magg. Barban Angelo e Fassina<br />

GioBatta, Caporale Redi Giuseppe, gli altri soldati semplici.<br />

176<br />

3) Infisse sul muro esterno destro dell'Oratorio.<br />

UXORUM INFELICIORI<br />

MATRUMMELIORUM SPECULO<br />

PETRUS PISANUS FILIUS MOERENTISSIMUS<br />

P.<br />

DIE XVII MARTII MDCCCXXVIII<br />

4) A>R~J<br />

ANGELUS ZUSTO P. V. PETRI F.<br />

IN SUA REPUBLICA INTER SAPIENTES<br />

IN 1. R. DOMINATIONE MUNICIPII VAENETIARUM<br />

INTER AGENTES<br />

IN XENODOCHIO ORPHANORUM INSTITUENDO PRESES<br />

PLENUS VIRTUTIBUS CARUS SUIS<br />

lUXTUS VIXIT MORTE IUSTORUM OCCUBUIT<br />

DIE XVI SEPTEMBRIS MDCCCXXVII<br />

AETATE ANNORUM LXII<br />

LAURA SUPERSTES ZUSTO<br />

COM. PISANI SORC ... MOESTISSIMA<br />

HAERES<br />

IN ONORIS SIGNUM<br />

P.<br />

177


5) D.O.M.<br />

PETRU IUSTO P. V.<br />

IN SUA REP. MAGNIS MUNERI<br />

AC DECEMV. PERFUNCTO<br />

POSTEA SUB CAES.<br />

REBUS URBANIS REGUNDIS PRAEFECTO<br />

OMNIUM VIRTUTUM GENERE CONSPICUO<br />

RURIS OTIA QUAER. CHARIO. IN AMPLEXU<br />

OCTOGE. DECESSO<br />

X. KAL. OCTOBR. MDCCCIV<br />

ANGELUS ET BENEDICTUS A.<br />

PATRI BENEMER.<br />

H. M. P.<br />

2) Dietro l'altare maggiore<br />

IN<br />

PERPETUAM MEMORIAM<br />

JOANNIS FARINI<br />

F AMILIA PERGRAT A<br />

ALTARE HOC<br />

DONO ECCLESIAE DEDIT<br />

ANNO DOMINI MCMXXXIV<br />

SALETTO<br />

1) Sul campan<strong>il</strong>e<br />

FUNDAMENTIS ERECTUM<br />

POPULI AERE<br />

ANNO 1858<br />

STEPHANO DALLA COS1~A P AROCHO<br />

TAVO<br />

1) Nell'interno della Chiesa<br />

D.O.M.<br />

IN HONOREM B. PETRI APOSTOLI<br />

TEMPLUM HOC<br />

CAROLUS AGOSTINI<br />

EPISCOPUS PATAVINUS<br />

DIE XIX SEPTEMBRIS ANNO MCMXXXVI<br />

SOLEMNITER DICAVIT.<br />

178<br />

179


INDICI


INDICE DEI NOMI DI PERSONA E DI LUOGO<br />

AccIo, maestro, 70.<br />

Adriano, papa, 28.<br />

Agazzi Bartolomeo, sac., 11 7 .<br />

Ag<strong>il</strong>ulfo, re dei longobardi, 27.<br />

Agostini Francesco, sac., 79.<br />

Agostini Carlo, vesc., 67, 114, 178.<br />

Agugiaro, molino, 22, 168.<br />

Alberto, vesc., 30.<br />

Albignasego, 63.<br />

Alboino, re dei longobardi, 59.<br />

Alddghetto, podestà, 69.<br />

Alessandri Antonio, sac., 97.<br />

Alessandro IV, papa, 30.<br />

Alesfandro III, papa, 88.<br />

Altichiero, 35 S., 60, 62-69, 74, 88, 135,<br />

137, 141, 158.<br />

Amati A., scr<strong>it</strong>tore, 82.<br />

Anna, santa, 94.<br />

Antonio, santo, 73, 77, 94, 96, 123,125,<br />

127.<br />

Arcella, 66.<br />

Arino, 38.<br />

Arnaldo, sae., 79.<br />

Arsego, 9, 22, 158.<br />

Artico, idraulico, 140.<br />

Arzello, fiume, 69.<br />

Asiago, 19.<br />

Asolo, 16, 143.<br />

Aurelia, via romana, 16, 20, 22 s., 30,<br />

61, 123.<br />

Austria, 33, 42.<br />

Bacchiglione, 134.<br />

Bagagiolo Manlio, 170.<br />

Bagnolo, local<strong>it</strong>à, 19, 69.<br />

Bano, chiavica, 167.<br />

Bano Francesco, 53.<br />

Baone, local<strong>it</strong>à, 102.<br />

Baone, famiglia da, 29.<br />

Baone (da) Alberto, 70.<br />

Bar'ltella A., scr<strong>it</strong>tore, 39.<br />

Barbarigo Francesco, vesc., 113.<br />

Barbarigo Gregorio, vesc., 72 s., 91,<br />

112-113, 124.<br />

Barban, local<strong>it</strong>à, 138.<br />

Bar ban Angelo, 176.<br />

Barbigiano Giovanni, sac., 97.<br />

Baruchella, 7, 22, 116.<br />

Barzon A., scr<strong>it</strong>tore, 64.<br />

Bassanello, 158.<br />

Bassani Giovanni, sac., 97.<br />

Bassano, 9, 16, 131 ss., 138.<br />

Bastia, 166.<br />

Beladoro, via, 22.<br />

Bellino, vesc., 29, 68, 88, 102, 108.<br />

BelIò Giovanni, sae., 97.<br />

Belloni, idraulico, 140.<br />

Beltrame Carlo, sac., 97.<br />

Beltrami L., scri ttote, 146.<br />

Bembo Pietro, cardinale, 168.<br />

Benedetto, sac., 107.<br />

Benettello Bruno e Romano, 96.<br />

Benetti Anselmo, sindaco, 50 s.<br />

Benetti M. AUeo, 170.<br />

Benoni, podestà, 45.<br />

Benoni Ruggero, 54.<br />

Berengario, imp., 63 S., 67 s., 102.<br />

Bergano, local<strong>it</strong>à, 63.<br />

Bernardo, santo, 155.<br />

.t3ertolin, fam., 93.<br />

Bisatto, fiume, 134.<br />

Bizantini, 25.<br />

Blondelli Giovanni, sac., 85, 97.<br />

Bognetti G. P., scr<strong>it</strong>tore, 60, 83.<br />

Bologna, certosa di, 146, 150.<br />

Bolzonella, local<strong>it</strong>à, 33.<br />

Bordin, oratorio dei, 113.<br />

Borgoricco, 18, 20, 26, 60.<br />

Bosco del Vescovo, local<strong>it</strong>à, 68.<br />

Bovolenta, 139.<br />

Bragni, 20, 22, 41, 45, 72.<br />

183


Brancafora, 120.<br />

Brazzo, local<strong>it</strong>à, 168.<br />

Brenta, fiume, 7, lO, ecc., 131-142, ecc.<br />

Brentella, canale, 29, 38, 81, 132, 134,<br />

1.37, 1.39 S., 142.<br />

Brombeo, local<strong>it</strong>à, 20, 41, 45.<br />

13rondolo, porto, 132.<br />

13runacci Giovanni (1711-1772), scr<strong>it</strong>tore,<br />

29, 31, 34, 64, 83, 85, 87 S., 99 S.,<br />

108, 121.<br />

13runone, santo, 145, 155.<br />

Brusegana, 134, 139.<br />

13usiago, contrada, 7, 24, 34, 37, 41 S.,<br />

49, 51, 64, 68 S., 82, 86-88, 96, 99 S.,<br />

164.<br />

Busiago di Camposanmartino, 86.<br />

Byron, poeta, 157.<br />

Cadoneghe, 7, 45, 49, 65-67, 88, 132,<br />

137.<br />

Cagna, scr<strong>it</strong>tore, 108.<br />

Caldonazzo, lago, 1.31.<br />

Calle d'Orcone, 100.<br />

CaUe di Buonnomo, 100.<br />

Callegaro, fam., 167.<br />

Callisto II, papa, 68.<br />

Cambray, lega di, 148.<br />

Camerini, fam., 111.<br />

Camerino, fam., 41.<br />

Camisano, 86, 99, 134.<br />

Campodarsego, 7, 18, 22, 36, 86, 99,<br />

124.<br />

Camposampiero, 9, 15 S., 19, 22, 26, 39,<br />

47, 59 S., 62, 81, 123, 142 S., 166 s.<br />

Camposampiero, famiglia, 85.<br />

Camposanmartino, 131, 148.<br />

Campreto, local<strong>it</strong>à, 86, 99.<br />

Cantù Cesare, scr<strong>it</strong>tore, 159.<br />

Cap<strong>it</strong>ello, via, 49.<br />

Cappellari G. A., scr<strong>it</strong>tore, 30.<br />

Caregnato Domenico, sac., 97.<br />

Carli, fam., 91.<br />

Carlini, p<strong>it</strong>tore, 76, 157.<br />

Carlo Magno, imperatore, 26 S., 63, 65.<br />

Carmignano, 137.<br />

Carrara, famiglia da, 35, 39.<br />

Carrara (da) Francesco, 31, 38, 85.<br />

Carraro, fam., 123.<br />

Casalserugo, 63.<br />

Cassiani (dei) Cassiano, sae., 79.<br />

Castagnara, local<strong>it</strong>à, 30, 40, 73.<br />

Castelfranco, 143.<br />

Caterina, santa, 94, 127.<br />

Cavalli F., scr<strong>it</strong>tore, 41.<br />

Cavallini Francesco Antonio, sac., 116.<br />

Cavanna A., scr<strong>it</strong>tore, 26.<br />

Ca varzere, 56.<br />

Cavino, 7, 22, 91.<br />

Ceccato Amalia, 96.<br />

Ceccato Giordano, sac., 97.<br />

Cerato, arch., 74.<br />

Ceroni Giambattista, 72, 77, 79, 176.<br />

Certosa, 7, 47, 56, 74, 138, 145-160,<br />

168, 173-175.<br />

Cessi Roberto, scr<strong>it</strong>tore, 27.<br />

Cheso Valentino, sac., 97.<br />

Chioro, fiume, 168.<br />

Cismon, paese, 120.<br />

Cismon, fiume, 131-133.<br />

C<strong>it</strong>tadella, local<strong>it</strong>à, 15, 18, 47, 143.<br />

C<strong>it</strong>tadella, fam., 31, 33.<br />

Ci ttade Ua Antonio, 32.<br />

C<strong>it</strong>tadella Giovanni, scr<strong>it</strong>tore, 72, 90, 111,<br />

124, 154.<br />

Codcmo Cristiano, sac., 97, 137.<br />

Codevigo, 132.<br />

Codiverno, 18, 20, 22.<br />

Coi, idraulico, 140.<br />

Coletto Angelo, sac., 117.<br />

Comel Alvise, scr<strong>it</strong>tore, 163 s.<br />

ConcheUe, via, 7.<br />

Conselve, 35.<br />

Consorzio, 42, 166-169.<br />

Contarini, fam., 72.<br />

Cornaro Federico, vesc., 105-111.<br />

Cornelio Giorgio, vesc., 112.<br />

Cornelio Marco, vesc., 123 s.<br />

Corrado Il, imp., 67.<br />

Corrado Iacopo, vesc., 121.<br />

Corso Antonio, sac., 117.<br />

Corte, 1.32, 140 s.<br />

Crivellaro Dante-Narciso, sac., 117.<br />

Curtarolo, 7, 22, 34, 48, 103, 107, 111,<br />

134, 137.<br />

Dal Corno Lorenzo, sac., 154.<br />

Dalismanini Speronella, 119-120.<br />

Dalla Costa Stefano, sac., 93 s., 97, 178.<br />

Damini Pietro di Castelfranco, p<strong>it</strong>tore,<br />

151.<br />

Daniele Ireneo, sac., 102.<br />

Da Nono Giovanni, scr<strong>it</strong>tore, 29.<br />

Dante Alighieri, 136.<br />

Da Ponte, fam., 73.<br />

Da Valle Andrea, arch., 150.<br />

De 130n A., scr<strong>it</strong>tore, 15.<br />

De Gasperi Lucia, 127.<br />

Della Vedova G., scr<strong>it</strong>tore, 136.<br />

De L<strong>it</strong>is Pellegrino, sac., 148.<br />

De Rossi Ippol<strong>it</strong>o, sac., 112.<br />

Dolo, 140, 166.<br />

Domenico, santo, 94.<br />

Domenico Balbo, 85.<br />

Donato Pietro, vesc., 147 s.<br />

Donazzan Gioacchino, sac., 114, 117.<br />

Dondi Francesco Scipione, scr<strong>it</strong>tore, 28,<br />

34, 63, 68 s., 88, 108, 113, 119-121.<br />

DLl Cange, scr<strong>it</strong>tore, 82.<br />

Em<strong>il</strong>iano, santo, 73 S.,<br />

Enrico III, imp., 67.<br />

Enrico IV, imp., 27.<br />

Este, 142.<br />

Eufemia, santa, 60.<br />

Eugenio III, papa, 29.<br />

Faccio~ati Maria, 174.<br />

Funtelli G. E., 47 s.<br />

Farini, fam., 33, 45, 108-110, 114.<br />

Farini Francesco Claudio, 53, 109.<br />

Farini Giovanni, 109, 179.<br />

Farini Giovanni Taddeo, 109.<br />

Farini Carlo Luigi, 109.<br />

Farini Pellegrino, sac., 109.<br />

Farini Pellegrino Emmanuele, 109.<br />

Fassina Cesare, sindaco, 51.<br />

Fassina Giambattista, soldato, 176.<br />

Fedrèrico I, imp., 59, 82.<br />

Prderico II, imp., 106.<br />

Ferrari Giacinto, sac., 117.<br />

Fiandrini Benedetto, sac., 150.<br />

Piesso, 140.<br />

F<strong>il</strong>iasi Giacomo, scr<strong>it</strong>tore, 18.<br />

Pirenze, 146.<br />

Fogolari Giulia, scr<strong>it</strong>trice, 23.<br />

Fontana, hm., 45, 95.<br />

Pontaniva, 138.<br />

Fornace, 7, 26, 34-37, 64, 86-88, 99-105,<br />

111, 113, 1.35.<br />

Fossalovara, local<strong>it</strong>à, 140 s.<br />

Fossalta di Trebaseleghe, 20.<br />

Fos30mbroni, pol<strong>it</strong>ico, 134, 141.<br />

Fraccaro Plinio, scr<strong>it</strong>tore, 15, 19.<br />

Francanzani GianBattista, sac., 79.<br />

Franceschetto Gisla, scr<strong>it</strong>trice, 40, 43<br />

Francesco d'Assisi, santo, 127.<br />

Francesconi, canonico, 124.<br />

franco Cam<strong>il</strong>lo, sac., 116.<br />

Frati Ospedali eri, 120.<br />

Friole 133 s<br />

Frisi, 'idrauli~o, 140.<br />

Gabaso Giovanni, sac., 79.<br />

Galante, fam., 138.<br />

Galimberti Nino, scr<strong>it</strong>tore, 76.<br />

Galliera, 158.<br />

Gandolfo di Raimondo, 69.<br />

Gasparotto Cesira, scr<strong>it</strong>trice, 15-20, 22 S.,<br />

26 s., 59, 61 s., 67, 81, 105, 133.<br />

Gauslino, vesc., 102.<br />

Gennari Giuseppe, scr<strong>it</strong>tore, 134, 156.<br />

Gerardo, sac., 102.<br />

Gerardo, vesc., 69.<br />

Ghebbo Mussato, fiume, 168.<br />

Giacomelli, fam., 45, 53, 93, 95.<br />

Giacomelli Angelo, 41.<br />

Giacomelli Adelaide, 48.<br />

Giacomelli francesco, sindaco, 43, 45.<br />

Giacomelli Francesco, ind., 54.<br />

Giacoppo Giacomo, sac., 112 114 117.<br />

Gianese Antonio, sac., 97, 13'7. '<br />

Giorgio, santo, 56, 83, 93 s.<br />

Giovanni, sac., 89.<br />

Giustiniani Girolamo, 140.<br />

Giustiniani Nicolò Ant., vesc., 93, 113,<br />

124.<br />

Gloria Andrea, scr<strong>it</strong>t., 7, 15, 18, 20, 26,<br />

2'3 s., 34, 36, 38, 40-42, 53, .59, 61,<br />

63, 67-70, 79, 82, 8.5, 88, 102, 105-107,<br />

113, 123, 133, 13.5, 159.<br />

Gomiero, v<strong>il</strong>la, 95.<br />

Gomiero Zeno, sindaco, 51.<br />

Grado, patriarca di, 28.<br />

Gramola Gaetano, sac., 97.<br />

Grantorto, 134.<br />

Grenoble, certosa di, 146.<br />

Grimani, v<strong>il</strong>la, 45.<br />

Grumolo, local<strong>it</strong>à, 69.<br />

Guglielmini Domenico, 113.<br />

Gu<strong>it</strong>ford, poeta, 157.<br />

GLl11terio, messo imp., 67.<br />

Guzzo Beniamino, sac., 48.<br />

Iacopo da S. Andrea, 120.<br />

IapelIi, arch., 32.<br />

Ierbolato Natale, sac., 117.<br />

Ildebcrto, vesc., 67.<br />

Innocenza III, papa, 34, 68 s., 88.<br />

Isola dell'Abate, 64.<br />

Kandler Pietro, scr<strong>it</strong>t., 15 s., 22.<br />

Lanfranchi Luigi, scr<strong>it</strong>t., 73.<br />

Lazzara, fam., 40.<br />

Lazzara (de) Antonio, 73.<br />

Legnazzi, scr<strong>it</strong>t., 16, 18.<br />

Leone XIII, papa, 94, 176.<br />

Levico, lago, 131.<br />

Limana Nicolò, sue., 97.<br />

Limena, 7, 9 s., 18, 22 s., 26, 28 s., 36,<br />

38, 48 s., 62 S., 67, 81, 86, 111-113,<br />

131-141, 170.<br />

184<br />

185


Limena, famiglia da, 29, 105.<br />

Limena (da) Arnaldo, abate, 29.<br />

Lineetta Eugenio, soldato, 176.<br />

Lincetto Pietro, sindaco, 51.<br />

Lion Giuseppe, sac., 125.<br />

Lion Sisto, geom., 125.<br />

Lissandron, local<strong>it</strong>à, .52.<br />

Lissaro, 113.<br />

Longobardi, 25-28, 55.<br />

Lorgna, idraulico, 139 s.<br />

Lotario, imp., 63.<br />

Luca da Reggio, p<strong>it</strong>tore, 152.<br />

Lucano Marino, sac., 116.<br />

Ludovico II, imp., 63.<br />

Magnabosco Giov. Battista, sae. 76, 79.<br />

Malamocco, 29.<br />

Manfredini Federico, vesc., 113, 176.<br />

Manfrin, fam., 41.<br />

Manzi Oredico, giudice, 107.<br />

Marangon Bruno e Giorgio, ind., 54.<br />

Marchetti Domenico, sac., 1l7.<br />

Marcsana, 1oc., 48, 96, 136, 138, 141.<br />

Maresana-Tiso, 1oc., 51.<br />

Marostica, famiglia da, 85.<br />

Marsango, 108.<br />

Mananghello, 108.<br />

Martigno Carlo, sac., 72.<br />

Martini Giovanni, sindaco, 51.<br />

Martino di Tours, santo, 56, 60, 72.<br />

Maruzzi, marchesi, 156.<br />

Maserà, 63.<br />

Mason, 1oc., 52, 163 ss.<br />

Mason Angelo, 49.<br />

Massim<strong>il</strong>iano, imp., 38, 40.<br />

Mat<strong>il</strong>de, contessa, 70.<br />

Mattarello Tranqu<strong>il</strong>lo, sac., 127.<br />

Mazzonetto, 1oc., 23, 138.<br />

Megliadino, 102.<br />

Meianiga, 36, 65-67, 88, 141.<br />

Melandri, fam., 109.<br />

Melandri Girolamo, 109.<br />

Mestrino, 134.<br />

Michele Arcangelo, santo, 60, 83.<br />

Michelotto Cesare, scr<strong>it</strong>t., 5, 147, 152,<br />

154 s., 160.<br />

Michelutti Francesco, sac., 94, 97.<br />

M<strong>il</strong>iani L., scr<strong>it</strong>t., 131.<br />

Minotto Giovanni, vese., 73, 93.<br />

Miozzi Domenico, sae., 117.<br />

Mim, 137, 166.<br />

l'v1irano, 142 s., 166.<br />

Mocellin Giuseppe, sae., 77-79.<br />

Mocenigo, fam., 42.<br />

Moletta Antonio, sac., 48, 95, 97.<br />

Mommsen Th., ser<strong>it</strong>t., 24.<br />

Mondini Giacomo, sac., 117.<br />

Monselice, 27, 62, 121.<br />

Montà, 67.<br />

Montagnana, 35.<br />

Montini Giovanni, 171.<br />

Moroni Andrea, arch., 150.<br />

Morosini Andrea, scr<strong>it</strong>t., 154.<br />

Munaretto, idr., 140.<br />

Munaron Guido, 48.<br />

Muson, fiume, 7, lO, 15, 22, 49, 54, 123,<br />

125, 133, 138, 141-143, 166 s.<br />

Mussato, fam., 108-1l2.<br />

Mussato Albertino, 108.<br />

Mussato Anna, 109.<br />

Mussato Claudio, 41.<br />

Mussato Emmanuele, 109.<br />

Mussato Galeazzo, 41.<br />

Mussata Gualpertino, 108.<br />

Mussata Viviano, 108.<br />

Mussolini Ben<strong>it</strong>o, 47, 169.<br />

Nanni L., scr<strong>it</strong>t., 64, 66.<br />

Napoleone Bonaparte, 42, 157.<br />

Napoleone Eugenio, 167.<br />

Napoli, certosa di, 146.<br />

Nardi, fam., 95.<br />

Narvesa, certosa di, 155.<br />

Nasello Francesco, sac., 79.<br />

Neri F<strong>il</strong>ippo, santo, 154.<br />

Noale Antonio, arch., 74.<br />

Non, santa Maria di, 16, 18, 105, 108,<br />

113, 135.<br />

Nonantola, abbazia, 83.<br />

Nordio Pietro, sac., 79.<br />

Noventa, 63, 65 s., 69, 88, 137, 140.<br />

Ogerio, avv., 69.<br />

Olivieri, fam., 95.<br />

Olivieri Dante, scr<strong>it</strong>t., 7, 61, 68, 82, 105.<br />

Onara, 33, 158.<br />

Onorio, papa, 68.<br />

Oriago, 18, 38.<br />

Ormanetto Nicolò, vesc., 66, 72, 89, 111.<br />

Ortolani Francesco, sindaco, 51.<br />

Ottone I, imp., 142.<br />

Padova (c<strong>it</strong>tà), 7, 9, 18 s., 25-29, 37 S.,<br />

42, 106, 120, 123, 134, 138, 141, 147,<br />

158.<br />

Padova (diocesi), 27 s., 34, 63-69, 85-88,<br />

99-103, 113, 123.<br />

Paleocapa, idr., 134, 141.<br />

Palladio Andrea, arch., 150.<br />

Panozzo Pietro, sac., 77, 79.<br />

Parkminster, certosa di, 150.<br />

Passi, fam., 159.<br />

Pavia, certosa di, 146, 151.<br />

Pedrini Angelo, sac., 116.<br />

Pegoraro, 1oc., 52.<br />

Pegoraro Domenico, sac., 94-97.<br />

Pelliccioni Bernardo, sae., 154.<br />

Perarello, 1oc., 7, 22, 42.<br />

Pernumia, 102.<br />

Pen<strong>il</strong>e F., scr<strong>it</strong>t., 76.<br />

Pianiga, 18.<br />

Piave, fiume, 142.<br />

Piazzola, 134.<br />

Pietro, santo, 60.<br />

P<strong>il</strong>li Fernando, sac., 157.<br />

Pindemonte IppoI<strong>it</strong>a, poeta, 1.57.<br />

Pinzone Agostino, sac., 116.<br />

Pio VII, papa, 77.<br />

Piove di Sacco, 27.<br />

Piovego, via, 7, 49, 131.<br />

Piovego, fiume, lO, 22, 133, 168.<br />

Piovetta, scolo, 163, 167, 170 s.<br />

Pisani, fam., 41, 73.<br />

Pisani Luigi, vese., 148.<br />

Pisani Pietro, 177.<br />

P<strong>it</strong>tarini, fam., 73.<br />

Pola, 16.<br />

Polin Antonio, vese., 93, 113, 176.<br />

Polverara, 102.<br />

Pontarola, via, 22.<br />

Ponte di Brenta, 69.<br />

Pontelongo, 139, 158.<br />

Pontevigodarzere, 9, 48, 133.<br />

Postumia, via romana, 18.<br />

Pozzoveggiani, 63.<br />

Prandis (de) Melchiorre, sae., 79.<br />

Querini, v<strong>il</strong>la, 73.<br />

Ragazzo, loc., 125.<br />

Ranzato, loc., 52.<br />

Rav1zzolo, 1oc., 52.<br />

Redi Giuseppe, sold., 176.<br />

Reschigliano, 67.<br />

Rettore Giulio, sac., 76, 78 s.<br />

Rezzonico Carlo, poi Clemente XIII, 73,<br />

93, 113, 124.<br />

Rigato Giov. Batt., sac., 117.<br />

Rigoni Erice, scr<strong>it</strong>t., 150.<br />

Rivale, 29.<br />

n izieri Zanocco, 24, 65.<br />

Rizzato Giro'amo, sac., 76 s., 79, 125.<br />

Roberto de Robertis, podestà, 36.<br />

Rocco, santo, 72.<br />

ROl11anin Andriotti, fam., 9.5.<br />

Romanin Andriotti Alessandro, 43.<br />

Romano, sac., 122.<br />

Eomano d'Ezzelino, 29 S., 35, 56, 106,<br />

135.<br />

Roncaglia, 67.<br />

Roncaiette, 63 S., 102, 140.<br />

Ronchi, 113.<br />

Roncone, 67.<br />

Rossi Antonio, sae., 117.<br />

Rossi (de) Ippol<strong>it</strong>o, sac., 116.<br />

Rossi (de) Pietro, cap<strong>it</strong>ano, 38.<br />

Rostirola Luigi, scr<strong>it</strong>t., 15, 38, 142.<br />

Rota Iacopo, sac., 148.<br />

Rovolon, 35, 120.<br />

Rubano, 134.<br />

Russi, c<strong>it</strong>tà, 109.<br />

Rustega, 30 s.<br />

Salboro, 158.<br />

Saletto di Vigodarzere, 7, 9, 22 s., 35,<br />

45-50, 56, 64, 81-97, 99 s., 113, 135,<br />

137 s., 140, 164, 178.<br />

aletto di Montagnana, 83.<br />

7, 41 s., 49, 52, 119-125, 136,<br />

167 s.<br />

scr<strong>it</strong>t., 29 S., 173.<br />

Giacomo, sac., 79.<br />

G. B., detto <strong>il</strong> Sassoferrato p<strong>it</strong>to-<br />

152. '<br />

Guerrino, sindaco, 51.<br />

Andrea di Codiverno, 85, 120.<br />

Angelo di Sala, 18, 20.<br />

Anna Morosina, 48.<br />

Be1'l1ardo, monastero, 148.<br />

S. Bonaventura, parrocchia, 67, 73.<br />

SS. Eufemia e Pietro, abbazia 8.5.<br />

S. Fidenzio di F01'l1ace, oratorio 67 99-<br />

116. ' ,<br />

S. Giacomo Apostolo, canonicato, 53.<br />

S. Giorgio delle Pertiche, 7, 18 S., 22,<br />

26 s., 60, 85.<br />

S. Giovanni delle Navi, ospedale 120.<br />

S. Giustina di Padova, 150, 157.'<br />

~S.<br />

Giustina in Colle, paese, 20, 48, 64 S.,<br />

86, 99.<br />

S. Lazzaro, parrocchia, 67, 105.<br />

S. Marco, oratorio, 67.<br />

S. Maria delle Carceri, monastero 29.<br />

S. Michele delle Badesse, 18. '<br />

S. Pietro in Gù, 134.<br />

S. Pietro Valdastico, 120.<br />

S. S<strong>il</strong>vestro, 83, 93 s.<br />

S. Stefano, chiesa di PD, 77.<br />

S. Stefano, monastero di PD, 69.<br />

S. Uliana Cam<strong>il</strong>lo, 111.<br />

S. V<strong>it</strong>o, chiesa, 65, 88.<br />

SS. V<strong>it</strong>o e Modesto, oratorio, 67.<br />

S. Zenone di Verona, monastero, 59, 82.<br />

186<br />

187


Sambin Paolo, scr<strong>it</strong>t., 27, 65.<br />

Sandonà Ottavio, sac., 97.<br />

Sandrin, loc., 100.<br />

Saonara, v<strong>il</strong>la di, 32.<br />

Sarmeola, 102, 134.<br />

Sartori F., scr<strong>it</strong>t., 120.<br />

Scala Bartolomeo, sac., 154.<br />

Scaligeri, fam., 37.<br />

Scardeone, scr<strong>it</strong>t., 154.<br />

Schiavo, loc., 24, 164.<br />

Schiavo Primo, sindaco, 51.<br />

Scint<strong>il</strong>la, famiglia da, 29, 34, 56, 105 ss.<br />

Scin t<strong>il</strong>la Bonifacio, 106.<br />

Scotton Pietro, sac., 117.<br />

Sella P.-Vale G., scr<strong>it</strong>t., 65, 89, 102, 107,<br />

122.<br />

Sibicone, vesc., 63.<br />

Sicherio Giovanni, 85.<br />

S<strong>il</strong>e, fiume, 142.<br />

Simioni Att<strong>il</strong>io, scr<strong>it</strong>t., 16, 28, 37, 120.<br />

Sinibaldo, vesc., 29.<br />

Smania Antonio, 170.<br />

Solagna, 27.<br />

Sorriva, loc., 7, 34-37, 41, 86, 99, 111,<br />

135.<br />

Spagnolo Giovanni, sac., 74, 79, 176.<br />

Spagnolo Giovanni Maria, sac., 74, 79,<br />

174.<br />

Speroni, fam., 72.<br />

Spinello, loc., 24.<br />

Stefano dell'Arzere, p<strong>it</strong>tore, 152.<br />

Stra, 38, 132, 137-139, 166.<br />

Stratico, idraul., 140.<br />

Suriani, fam., 111.<br />

Taggi, 113, 134.<br />

Tavello, 16, 18, 111 S., 138, 140 s.<br />

Tavo, 7, lO, 16, 18, 22, 29, 36, 42, 48,<br />

50, 56, 86, 99-117 ecc.<br />

Tebaldi Giacomo, sac., 154.<br />

Tellatin Cesare, sac., 94-97.<br />

Teolo, 29.<br />

Tergola, loc., 86, 99 s.<br />

Tergola, fiume, 143, 168.<br />

Tergolina-Ghislanzoni-Brasco, scr<strong>it</strong>t., 64.<br />

Terraglione, 7, 9, 22, 37, 42, 49, 50,<br />

67, 119-127, 166, 168.<br />

Tessara, 36, 106.<br />

Tiepolo, p<strong>it</strong>tore, 89.<br />

Tiepolo Lorenzo, podestà, 135.<br />

Torre, 59 s., 62 s., 65-70, 88 S., 102,<br />

105.<br />

Trapolina, fam., 31.<br />

Tremerende, loc., 86, 99.<br />

Tremignon, 62, 131.<br />

Trento, fam., 41.<br />

Trento, c<strong>it</strong>tà, 16.<br />

Trevisan, fam., 42, 45, 91-93, 95.<br />

Trevisan Benedetto, scr<strong>it</strong>t., 49.<br />

Trevisan Nicolò, 91.<br />

Trevisan-Orsato, contessa, 94.<br />

Treviso, 26, 28, 59, 62, 65, 82, 85, 142.<br />

Tribano, 35.<br />

Turato, loc., 52.<br />

Ugolino dei Saurelli, 121.<br />

Ungheri, 27.<br />

Vaccarino, 20, 60, 86, 99, 113.<br />

Valier Agostino, canonico, 124.<br />

Va] Medoaci, via romana, 16, 18 s., 23,<br />

61, 105.<br />

Vandura, fiume, 143.<br />

Vanzo, ]oc., 7, 41, 111.<br />

Varotto Luigi, sac., 117.<br />

Venanzio Veneziano, sac., 156.<br />

Vendramin, fam., 72-74.<br />

Veneti, 19.<br />

Venezia, 30, 33, 35-41, 114, 139 S., 142,<br />

150, 155 s., 166.<br />

Verci, scr<strong>it</strong>t., 37.<br />

Verona, 37.<br />

Veronese, loc., 168.<br />

Vezù Antonio, sac., 116.<br />

Vezù Giacomo, sac., 116.<br />

Viano]o Alessandro, 91.<br />

Vicenza, 26, 28, 62, 81, 113, 134.<br />

Vigodarzere, 7, lO, ecc.; origine 59-62,<br />

antiche contrade 68, aggettivo 56, Cascnna<br />

dei m<strong>il</strong><strong>it</strong>ari 9, censimcnto 1961,<br />

51, stazione ferroviaria 9, 47, 53, scuola<br />

49-50, sindaci 51, stemma 55.<br />

Vigodarzere, famiglia da, 28-34, 56.<br />

V<strong>il</strong>labozza, loc., 7, 41, 49, 136, 138.<br />

V<strong>il</strong>ladelconte, 31, 48, 168.<br />

V<strong>il</strong>lafranca, 18.<br />

V<strong>il</strong>lapapara, loc., 86, 99.<br />

V<strong>il</strong>larapa, loc., 86, 99 s.<br />

Visconti di M<strong>il</strong>ano, 38.<br />

Vivarini, p<strong>it</strong>tore, 151.<br />

Zabarella Girolamo, sac., 124.<br />

Zangrande Giov. Batt., sac., 117.<br />

Zanon Pietro, soldato, 176.<br />

Zanon, scr<strong>it</strong>t., 18.<br />

Zaramella Cesare, ind., 54.<br />

Zeno Girolamo, sac., 148.<br />

Zigno, famiglia de, 45, 73, 156-158, v<strong>il</strong>la<br />

Zigno, loc., 52.<br />

Zigno (de) Ach<strong>il</strong>le, 43, 53, 157 s., 174-<br />

176.<br />

Zigno (de) Adelaide, 158.<br />

Zigno (de) Antonio, 156, 174.<br />

Zigno (de) Federico, 175.<br />

Zigno (de) Lucia, 175.<br />

Zigno (de) Marco, 158.<br />

Zigno (de) Mary, 157.<br />

Zigno (de) Maria, 159, 175.<br />

Zigno (de) Nanni, Adelaide, Emma, 173 s.<br />

Zordan, ]oc., 52.<br />

Zorzi E., scr<strong>it</strong>t., 154, l57.<br />

Zorzi Maria Antonietta, scr<strong>it</strong>t., 34.<br />

Zusto, fam., 45, 73 s., 174.<br />

Zusto (ca'), via, 7, 49, 125.<br />

Zusto Angelo, 177.<br />

Zusto Laura, 177.<br />

Zusto Pietro, 178.<br />

188<br />

189


INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI<br />

(COPERTINA) Stemma del Comune di Vigodarzere, ideato da Adriano Schiavo.<br />

Carta dell'Ist<strong>it</strong>uto Geografico M<strong>il</strong><strong>it</strong>are<br />

Schema topo grafico dell'agro patavino<br />

Graticolato romano di Camposampiero<br />

Mosaico di età romano-imperiale<br />

Stemma dei da Vigodarzere<br />

Conte Antonio Vigodarzere<br />

V<strong>il</strong>la Zusto ora Sede Municipale<br />

Ponte della Libertà .. .<br />

Vecchia chiesa arcipretale e campan<strong>il</strong>e di Vigodarzere<br />

Chiesa attuale e campan<strong>il</strong>e di Vigodarzere<br />

As<strong>il</strong>o infant<strong>il</strong>e di Vigodarzere. .<br />

Chiesa parrocchiale e canonica di Saletto<br />

As<strong>il</strong>o infant<strong>il</strong>e di Saletto<br />

V<strong>il</strong>la Giacomelli . . .<br />

V<strong>il</strong>la Gomiero già Romanin-Andriotti<br />

Opera S. Gregorio Barbarigo. Casa di riposo per Sacerdoti<br />

Vecchia chiesa parrocchiale di Tavo<br />

Interno della vecchia chiesa parrocchiale di Tavo .<br />

Abside della vecchia chiesa parrocchiale e campan<strong>il</strong>e di Tavo<br />

Stemma dei Scint<strong>il</strong>la<br />

Stemma dei Mussato<br />

V<strong>il</strong>la Mussato ora Farini .<br />

Chiesa parrocchiale e campan<strong>il</strong>e di Tavo<br />

Resti dell'Osp<strong>it</strong>ale di S. Iacopo di Salgaro . .<br />

Grafico della casa rurale s<strong>it</strong>uata sul luogo dell'Osp<strong>it</strong>ale di Salgaro<br />

Chiesa parrocchiale e patronato di Terraglione<br />

As<strong>il</strong>o infant<strong>il</strong>e di Terraglione .<br />

Mappale del corso del Brenta con le linee degli otto principali<br />

per la sua regolazione<br />

Briglie e cascate del Brenta<br />

Alluvione del Brenta del 1882<br />

Chiostro piccolo dinanzi alla chiesa della Certosa<br />

Pianta della Certosa<br />

Chiostro maggiore della Certosa<br />

Particolare della Chiesa della Certosa<br />

Grafico rappresentante le parti rimaste della Certosa<br />

Terreno agrario di Vigodarzere, contenuto in carbonati<br />

progclli<br />

pago 8<br />

» 17<br />

» 21<br />

» 2.3<br />

» 31<br />

» 32<br />

» 46<br />

» 50<br />

» 71<br />

» 75<br />

>, 78<br />

» 84<br />

» 87<br />

» 90<br />

» 92<br />

» 95<br />

» 101<br />

» 103<br />

» 104<br />

» 107<br />

» 108<br />

» 109<br />

» 115<br />

» 121<br />

» 122<br />

» 126<br />

» 126<br />

» 132<br />

» 136<br />

» 139<br />

» 147<br />

» 149<br />

» 1.51<br />

» 153<br />

» 160<br />

» 165<br />

191


INDICE GENERALE<br />

Presentazione<br />

Introduzione<br />

pago 5<br />

» 7<br />

PARTE I<br />

IL TERRITORIO DI <strong>VIGODARZERE</strong> NELLE ETA STORICHE<br />

Cap. I<br />

- ETA ROMANA<br />

l. Colonia romana di Camposampiero - 2. Strade romane<br />

3. Reperti archeologici del <strong>terr<strong>it</strong>orio</strong> di Vigodarzere.<br />

pago 15<br />

Cap. II - ETA MEDIOEVALE<br />

1. Le invasioni barbariche e <strong>il</strong> feudalesimo (sec. V-XII)<br />

2. Famiglia Vigodarzere: origine, <strong>il</strong> castello, vicende della<br />

famiglia - 3. Distretto del Comune di Padova nel periodo<br />

comunale e sotto i Carraresi (XII sec. - 1405): <strong>il</strong> comune<br />

c<strong>it</strong>tadino, statuti del comune - 4. Guerre medioevali.<br />

» 25<br />

Cap. III<br />

SOTTO LA REPUBBLICA VENETA (1405-1797) E IL GO­<br />

VERNO AUSTRIACO (FINO AL 1866)<br />

1. La podestaria di Camposampiero - 2. Condizioni economiche<br />

e sociali sotto <strong>il</strong> Governo delle Serenissima - 3. La<br />

caduta di Venezia - 4. Gli austriaci.<br />

» 39<br />

Cap. IV - IL COMUNE DI <strong>VIGODARZERE</strong> NELL'ULTIMO SECOLO<br />

(1866-1969) E LE DUE GUERRE MONDIALI<br />

1. Il comune di Vigodarzere dopo l'un<strong>it</strong>à d'Italia - 2. I e<br />

II guerra mondiale - 3. Opere pubbliche -, 4. S<strong>it</strong>uazione<br />

pol<strong>it</strong>ica - 5. Sindaci del dopoguerra - 6. Censimento del<br />

1961 - 7, Un<strong>it</strong>à locali: industriali, artigianali e commerciali<br />

8. Descrizione araldica e storica dello stemma e gonfalone.<br />

» 45<br />

193


Cap. I<br />

- <strong>VIGODARZERE</strong><br />

PARTE II<br />

I SINGOLI PAESI<br />

1. Origine longobarda di Vigodarzere 2. Primi documenti<br />

- 3. Sotto la pieve di Pado\'a 4. Altri documenti antichi<br />

- 5. Luoghi e persone ricordati nel Codice Diplomatico<br />

(sec. XI-XII).<br />

Vis<strong>it</strong>e pastorali e opere parroccbiali<br />

. . .<br />

6. La chiesa arcipretale - 7. Oratori 8. Chiesa attuale<br />

9. Madonna della Fraglia 10. Opere parrocchiali 11. E-<br />

lenco degli arcipreti di Vigodarzere.<br />

Cap. II - SALETTO<br />

Cap. III - TAVO<br />

1. Origine di Saletto 2. Feudo del Vescovo di Padova<br />

3. Sotto <strong>il</strong> comune e la pieve c<strong>it</strong>tadina. - 4. Sotto la pieve<br />

di Torre.<br />

Vis<strong>it</strong>e pastorali e opere parroccbiali . . . . .<br />

5. Le vis<strong>it</strong>e pastorali più antiche - 6. S. Gregorio Barbarigo<br />

- 7. Le altre vis<strong>it</strong>e pastorali 8. Chiesa attuale e opere<br />

annesse - 9. Elenco dei parroci di Saletto.<br />

1. La v<strong>il</strong>la di Fornace - 2. Tavo: da proprietà feudale dei<br />

da Limena ai da Scint<strong>il</strong>la o da Ottavo - 3. Mussato 4. Farini.<br />

Vis<strong>it</strong>e pastorali e opere parroccbiali . . . . .<br />

5. Le vis<strong>it</strong>e pastorali più antiche - 6. S. Gregorio Barbarigo<br />

7. Le altre vis<strong>it</strong>e pastorali 8. Chiesa attuale e<br />

opere annesse - 9. Elenco dei parroci di Tavo.<br />

pago 59<br />

» 70<br />

» 81<br />

» 89<br />

» 99<br />

» 110<br />

Cap. Il - LA CERTOSA DI <strong>VIGODARZERE</strong><br />

1. I certosini 2. La Certosa di Padova 3. La Certosa<br />

di Vigodarzere (1534-1768) - 4. V<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à dei certosini di Vigodarzere<br />

- 5. Fine deprecata - 6. Vis<strong>it</strong>e <strong>il</strong>lustri - 7. I<br />

Baroni de Zigno 8. Cos'è ora la Certosa.<br />

Cap. III IL TERRENO AGRARIO DI <strong>VIGODARZERE</strong> E IL CON­<br />

SORZIO DI BONIFICA E DI IRRIGAZIONE<br />

Cap. IV<br />

1. Il terreno agrario di Vigodarzere - 2. Consorzio Brenta<br />

Vecchia a Sinistra 3. Irrigazione del comprensorio di Vigodarzere.<br />

RACCOLTA DELLE ISCRIZIONI<br />

Indice di nomi di persona e di luogo<br />

Indice delle <strong>il</strong>lustrazioni<br />

Indice generale<br />

INDICI<br />

» 145<br />

» 163<br />

» 173<br />

pago 183<br />

» 191<br />

» 193<br />

Cap. IV - TERRAGIONE<br />

1. Terraglione o Salgaro 2. Priorato-Osp<strong>it</strong>ale di S. Iacopo<br />

di Salgaro - 3. L'oratorio di S. Giacomo nelle vis<strong>it</strong>e pastorali<br />

- 4. La parrocchia di Terraglione.<br />

» 119<br />

PARTE III<br />

APPENDICE<br />

Cap. I<br />

- IL BRENTA<br />

1. Caratteri generali 2. Il regime del Brenta - 3. I corsi<br />

del Brenta - 4. Gli argini del Brenta 5. Le principali<br />

piene e rotte del Brenta 6. Vicende idrauliche del Brenta<br />

dal XVI al XIX secolo.<br />

IL MUSON DEI SASSI<br />

pago 131<br />

» 142<br />

194<br />

195

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