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Le SS italiane - Giuliocesaro.it

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il 24 settembre 1914 a Rivolta d'Adda (Cremona) e residente nella stessa<br />

local<strong>it</strong>à;<br />

6) soldato Biagio Bonera, fu Angelo e di Luigia Gambaldi, nato il 16 maggio<br />

1910 a Cortemella (Brescia) e residente nella stessa local<strong>it</strong>à.<br />

« In segu<strong>it</strong>o a ciò ", seguiamo la descrizione dei fatti nella relazione 1 inviata<br />

il 15 aprile 1944 al ministero degli Interni - Gabinetto - Sede<br />

Nord e alla direzione generale della P.S. mussoliniana a Valdagno dal capo<br />

della provincia di Aosta, dr. Cesare Carnazzi, «il Comando Tedesco di<br />

Polizia di Torino, affinché non rimanesse impun<strong>it</strong>o un sì grave misfatto,<br />

richiese la fucilazione di sessanta ribelli, ridotti poi a soli 16".<br />

Quattro vengono prelevati dalle Carceri Giudiziarie di Ivrea e dodici<br />

da quelle di Torino. Si chiamano:<br />

1) Luigi Finco, di Giacomo, classe 1924, residente a Strada Settimo -<br />

Regione Barca (Torino);<br />

2) Guido Sra, fu Biagio, nato il 15 luglio 1910 a Torino e colà residente;<br />

3) Gino Petrone, di Domenico, nato a Foggia il 16 febbraio 1916, residente<br />

a Rodello d'Alba (Cuneo);<br />

4) Mario Datrino, fu Giovanni, nato a Pertengo Vercellese 1'8 agosto<br />

1900, residente a Cigliano Torinese;<br />

5) Mario Graziola, fu Secondo, nato a <strong>Le</strong>ssola (Vercelli) il 2 novembre<br />

1904 e colà residente;<br />

6) Giovanni Fellini, di Giuseppe, nato a Tuturano (Brindisi) 1'11 novembre<br />

1922 e colà residente;<br />

7) Chiaffredo Carignano, di Chiaffredo, nato il 7 novembre 1922 a Bibbiana<br />

Torinese e colà residente;<br />

8) Giuseppe Gaia, di Gabriele, nato il 7 febbraio 1923 ad Abbadia Alpina<br />

(Torino) e residente a Pinerolo in via Mollere 5;<br />

9) Pietro Carpanese, di Silvio, nato a Parigi il 10 agosto 1925, residente<br />

a Torino in via San Donato 23;<br />

10) Romolo Maccari, di Modesto, nato a Binasca (Torino) il 13 febbraio<br />

1924 e residente nello stesso paese;<br />

11) Carlo Varson, di Adolfo, nato a Trieste il 28 novembre 1923 e residente<br />

a Torino in corso Duca degli Abruzzi 2;<br />

12) Emilio Cavallero, di Rodolfo, nato a Calcutta il 22 settembre 1922,<br />

senza fissa dimora. L'ultima - dice il documento fascista - risulta in<br />

via Madama Cristina 80 a Torino;<br />

13) Aldo Porta, fu Enrico, nat~ a Torino il 19 gennaio 1922 e residente<br />

nella stessa c<strong>it</strong>tà in via San Secondo 47;<br />

14) Donato Bottero, di Lorenzo, nato a Mondovì (Cuneo) 1'8 luglio 1924 e<br />

residente a Chivasso (Torino) - casello ferroviario n. 20;<br />

15) Giovanni Maccari, di Lazzaro, nato a Pinasca (Torino) 1'8 giugno<br />

1924 e colà residente;<br />

16) Antonio Cenna, di Flavio Caro, nato a Crescentino (Vercelli) il 18<br />

febbraio 1925 e colà residente.<br />

86<br />

I quattro di Ivrea vengono prelevati dal carcere già al mattino, portati<br />

lungo il muro esterno del cim<strong>it</strong>ero e obbligati con pale e picconi a scavare<br />

lunghe fosse. Gli altri, tutti legati quattro a quattro con una catenella, arrivano<br />

un'ora prima dell'esecuzione dalle "Nuove" di Torino su una vecchia<br />

autocorriera della Questura che serviva a raccogliere le prost<strong>it</strong>ute ed i<br />

pregiudicati durante le operazioni di polizia degli Anni Trenta. La corriera<br />

è aperta ai lati, un telone ricopre l'imperiale: i condannati guardano<br />

sbalord<strong>it</strong>i la strada e la gente. Pochi giorni prima, il 2 aprile, domenica<br />

delle Palme, parecchi di loro sono già stati prelevati e portati in giro sulla<br />

stessa corriera. Sono andati al Colle della Maddalena, in una local<strong>it</strong>à detta<br />

Pian del Lot, e qui hanno dovuto scavare una grande fossa. Poi, dopo che<br />

un plotone di fascisti ha fucilato ventisette partigiani della Val Pt%ce, di<br />

alcune Brigate garibaldine e di altre formazioni, hanno ripreso in mano le<br />

vanghe e ricoperto di terra quei corpi: alcuni erano solamente fer<strong>it</strong>i e gemevano,<br />

e morirono soffocati. Ora, giunti in questo paese del Canavese,<br />

pensano di dover scavare ancora, non sanno che moriranno.<br />

«Qui giacciono le carogne di sedici ribelli ... JJ<br />

In paese ci sono quattro ufficiali: un tenente colonnello delle <strong>SS</strong> <strong><strong>it</strong>aliane</strong><br />

(cioè il primo seniore Gilberto Fabris), un cap<strong>it</strong>ano (Oride Vandini), un tenente<br />

(Ermenegildo Smorto) e un sottotenente. Il vice-brigadiere Alessandro<br />

Battaglino che comanda la stazione dei carabinieri chiede al colonnello<br />

cosa sta per succedere. « Costoro ", gli risponde, « hanno ucciso sei dei nostri.<br />

Ora li fuciliamo. Ne dovevamo giudicare 48, ma ne abbiamo trovati<br />

solo 16 ». I condannati, legati a quattro a quattro con una catenella, vengono<br />

portati sulla piazza dell'ospedale e allineati al muro. Il tenente (Smorto)<br />

ha battuto a macchina l'elenco dei nomi, come lo abbiamo riportato sopra.<br />

Sono le tre del pomeriggio del 7 aprile 1944. È Venerdì Santo. Suonano<br />

le campane dell'Ave Maria. Appena i rintocchi dei bronzi svaniscono e<br />

l'aria r<strong>it</strong>orna quieta il primo seniore Fabris legge la sentenza di morte.<br />

«Costoro», dice, «sono responsabili dell'assalto a un nostro camion: occhio<br />

per occhio, dente per dente; uomini della Terza, vendicatevi! ». Poi ordina<br />

il fuoco ad un plotone di volontari <strong>SS</strong> della terza compagnia dell'XI Battaglione<br />

Milizia Armata fatti venire da Aosta assieme ad alcuni ufficiali.<br />

Uno dei fucilati, il pugliese Giovanni Fellini, non muore, e si salverà.<br />

Fellini era il suo nome da partigiano: in realtà si chiama Giovanni Borca,<br />

. e al processo che si svolse, dopo la Liberazione, alla Corte d'Assise speciale<br />

di Torino, racconterà: «I mil<strong>it</strong>i, una ventina, che si erano schierati di fronte<br />

a noi, cominciarono a sparare all'impazzata. Stramazzai su un compagno<br />

e un altro cadde su di me. Avevo quasi perso la conoscenza. Udii voci<br />

che dicevano: "Signor tenente, c'è uno che si muove!". Mi irrigidii. Furono<br />

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