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Le SS italiane - Giuliocesaro.it

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Il necrologio su "Avanguardia" lo fa "Il suo cap<strong>it</strong>ano" (il sardo Salvatore<br />

Piras) che tra l'altro scrive:<br />

« Quando i reparti e i reggimenti nostri si tuffarono nella lotta oscura<br />

delle valli alpine [i rastrellamenti antipartigiani, N.d.R.) che per car<strong>it</strong>à di<br />

Patria non fu celebrata e decantata, Ni~olini mordeva il freno: non era pane<br />

per lui, temeva di dovere soffrire come a Ravenna. Gli trovai lo sfogo<br />

delle trasmissioni radiofoniche, sperando di imbrigliarlo e di non pèrderlo.<br />

Fu il "Camerata <strong>SS</strong>".<br />

Da buon soldato pol<strong>it</strong>ico, da buon <strong>SS</strong>, mentre attendeva l'ora del combattimento<br />

per cui era nato e cresciuto, combatteva la buona e dura guerra<br />

contro i nemici di dentro. Con la voce tagliente e frustante schiaffeggiava<br />

dal microfono di "Radiofante" i vigliacchi, gli speculatori delle anime e dei<br />

mercati, i trad<strong>it</strong>ori camuffati, i santoni travest<strong>it</strong>i, i sepolcri imbiancati.<br />

Qualche cane grosso so che provò un brivido lungo il filo della schiena<br />

quando una volta, rompendo i gravami di burocrazie e di censure, egli si<br />

attaccò di sorpresa al microfono durante un'adunata di volontari: disse il<br />

programma di ogni buon <strong>SS</strong>, il suo programma" 17.<br />

Era il propagandista alla Goebbels dei volontari dalle mostrine rosse<br />

(nere per i reparti battuti si al fronte), indossava sempre la camicia nera,<br />

pur portando sul berretto il teschio simbolo della morte, e la sua dedizione<br />

al Filhrer era assoluta. Altri nelle file delle <strong>SS</strong> <strong><strong>it</strong>aliane</strong> tentarono di im<strong>it</strong>arlo<br />

nella durezza e nel fanatismo, ma non lo superarono mai. Uno che lo<br />

avvicinò in "calore" germanico fu il tenente delle Waffen <strong>SS</strong> Luigi Maria<br />

Fava. Mentre « il suo cap<strong>it</strong>ano" scrive il necrologio del « Camerata <strong>SS</strong>",<br />

Fava precisa su "Avanguardia" ciò che brucia nel cuore di coloro che hanno<br />

accettato l'offerta di Himmler e sono pronti a morire per H<strong>it</strong>ler. È un<br />

linguaggio aspro, quasi rivoluzionario, che i tedeschi accettano volentieri.<br />

«Non numerare i nemici", dice il tenente Fava delle Waffen <strong>SS</strong>, «affrontando<br />

- misuratane freddamente l'importanza - l'ostacolo; togliersi dal<br />

cuore affetti ed odii, per ardere di un solo odio e bruciare di un solo affetto;<br />

questo dovrebbe essere il comandamento di ogni <strong>it</strong>aliano, ed è quello di noi<br />

<strong>SS</strong>, ordine religioso oltreché pol<strong>it</strong>ico, oltreché formazioni armate. Noi <strong>SS</strong><br />

abbiamo fatto un solo voto: quello di combattere e morire per la salvezza<br />

della nostra Patria, per la nostra dign<strong>it</strong>à nazionale, per il nostro onore di<br />

popolo. Dobbiamo con la noslra dedizione assoluta, col nostro sacrificio, che<br />

non chiede ricompense se non quella data dalla propria coscienza, con l'offerta<br />

di tutti noi stessi, affrettare l'evento pieno e mirabile, che già si avvicina,<br />

la V<strong>it</strong>toria" 18.<br />

Il tenente delle Waffen <strong>SS</strong> è certamente uno spietato "sacerdote <strong>SS</strong>",<br />

ma non ha le qualilà dell'oracolo. Il suo linguaggio, infatti, è al di fuori del<br />

tempo, prescinde dalla s<strong>it</strong>uazione generale dell'Italia e dell'Europa occupata<br />

dai nazisti, dove la maggioranza della gente è contraria ai germanici e<br />

respinge in tutti i modi le imposizioni che vengono da Berlino. Un esempio<br />

222<br />

per tutti: il 5 febbraio 1945 il tenente Brandstatter, <strong>Le</strong>utnant und Ortskomrnandant<br />

di Albenga, ha convocato presso il Comando tedesco alle 7 del<br />

mattino 24 uomini: il più anziano (Pietro Dicarolo) è del 1879, il più giovane<br />

(Bartolomeo Rolero) del 1921. Il commissario prefettizio di Albenga,<br />

A. Rolandi Ricci, ha già avvert<strong>it</strong>o i sindaci delle local<strong>it</strong>à viciniori che coloro<br />

«che non si presenteranno saranno dichiarati band<strong>it</strong>i e, se trovati, verranno<br />

fucilati". La gente teme che quella chiamata significhi l'invio nei<br />

Lager in Germania ed allora Rolandi Ricci dirama un altro ordine di convocazione<br />

precisando che gli uomini verranno riun<strong>it</strong>i in una centuria di lavoro<br />

e adib<strong>it</strong>i a lavori di difesa per un periodo che durerà un mese, e che<br />

«nei periodi di tempo in cui non sarà necessaria la loro opera saranno posti<br />

a disposizione dei familiari" 19. Dice proprio cosÌ: «posti a disposizione dei<br />

familiari ".<br />

Se consideriamo questi fatti della v<strong>it</strong>a quotidiana alla fine del 1944 la<br />

prosa di "Avanguardia" è costantemente, e forse volutamente, al di fuori<br />

della realtà. Il settimanale nazista, quale organo d'opinione, si lim<strong>it</strong>a ad<br />

applicare - come nelle altre parti del continente occupato dai tedeschi gli<br />

altri giornali dei volontari stranieri delle <strong>SS</strong> - la linea ideologica fissata<br />

da Berlino. Dal 16 dicembre 1944 al giornale si è avuto in questo senso un<br />

cambio della guardia abbastanza importante, del quale ignoriamo i motivi.<br />

Mentre lo Schriftle<strong>it</strong>er delle <strong>SS</strong> dr. Hermann Schramm continua a dirigere<br />

pol<strong>it</strong>icamente il periodo, al posto del giornalista milanese Marcello Morab<strong>it</strong>o<br />

subentra quale direttore responsabile il cap<strong>it</strong>ano sardo delle Waffen-<strong>SS</strong><br />

Salvatore Piras, quello del necrologio al "Camerata <strong>SS</strong>" e che dal punto di<br />

vista della dedizione al mondo nazionalsocialista rappresenta l'assoluta sicurezza<br />

in un momento in cui tutto comincia a diventare più difficile e confuso.<br />

«Quando i legionari vanno a combattere", dice Piras in una prosa ormai<br />

diventata allucinante e riferendosi a tutti i volontari <strong>SS</strong> che, come lui,<br />

hanno la famiglia, il paese o la c<strong>it</strong>tà al di là del fronte, nell'Italia del centro-sud,<br />

quella degli angloamericani, «vedono in ogni atto di guerra, in<br />

ogni attimo di guerra un passo sulla strada che li deve portare alle loro case,<br />

un passo di più sulla strada della vera liberazione per la loro gente che<br />

attende. E quei legionari che hanno seminato delle loro ossa la strada della<br />

difesa, la strada che prepara l'azione del r<strong>it</strong>orno, la strada della Patria che<br />

rinasce per forza irresistibile contro tutti gli ostacoli di dentro e di fuori,<br />

quei legionari hanno visto lontano nell'ora di bella morte un campanile<br />

piccino, una casetta modesta, un focolare forse spento, ma tenuto caldo dagli<br />

affetti che attendono, un campo immenso in cui tra gli asfodeli brucavano<br />

le bestie tranquille, un aratro guidato dalla mano ferma delle donne di<br />

casa. Il ricordo ha fatto serena la loro partenza ed è stata la promessa di<br />

un premio per la gente che ancora avrebbe atteso fidente il loro r<strong>it</strong>orno" 20.<br />

1\ r<strong>it</strong>orno in forze sognato con malinconia dal cap<strong>it</strong>ano delle <strong>SS</strong> <strong><strong>it</strong>aliane</strong><br />

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