Il trattamento laparoscopico dell'occlusione digiuno-ileale - SNLG-ISS
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IL TRATTAMENTO LAPAROSCOPICO<br />
DELL’OCCLUSIONE DIGIUNO-ILEALE<br />
LINEE GUIDA<br />
dell’ASSOCIAZIONE CHIRURGHI OSPEDALIERI ITALIANI<br />
a cura di ACOI Giovani<br />
Nereo Vettoretto, Alessandro Carrara, Luca Lazzaro, Gianfranco De Vivo,<br />
Luigi Ricciardelli, Grazia Maria Attinà, Nicola Cillara, Giulia Montori, Antonia<br />
Rizzuto, Cristina Virzì, Vincenzo Bottino e Alessio Corradi<br />
Revisori:<br />
Giovanni Romano (Istituto Nazionale Tumori “G. Pascale”, Napoli, Italia)<br />
Michael G. Sarr (Mayo Clinic, Rochester, MN, Stati Uniti)<br />
Selman Uranues (Universitätsklinik für Chirurgie, Graz, Austria)<br />
Panel di esperti della Consensus Conference:<br />
Ferdinando Agresta (Adria), Carlo Amodio (Fano), Carlo Bergamini (Firenze),<br />
Giuseppe Borzellino (Verona), Marco Catani (Roma), Davide Cavaliere (Forlì), Roberto<br />
Cirocchi (Terni), Sergio Gemini (Cagliari), Antonello Mirabella (Palermo),<br />
Nicola Palasciano (Bari), Diego Piazza (Catania), Micaela Piccoli (Modena), Marco<br />
Rigamonti (Cles), Marco Scatizzi (Prato), Ernesto Tamborrino (Mirandola), Mauro<br />
Zago (Milano)<br />
Esperti internazionali:<br />
P. Chowbey (India), A. Hill (Nuova Zelanda), K.K.D. Tsui (Hong Kong), D. Rosin<br />
(Israele), R. Bergamaschi, G. Gowen, D.M. Lauter, H. Lujan, D.D.T. Maglinte, K.<br />
Murayama, J. Pearl, K. Russek, J.R. Salameh, M. Sarr and M.D. Zielinski (Stati<br />
Uniti), M. Suter and M. Turina (Svizzera), S. Sauerland (Germania), A. Crowe, J.<br />
Tierris and M. Wilson (Gran Bretagna), J.J. Duron and H. Levard (Francia), J.<br />
Kossi (Finlandia), N. Bedin, M. Morino and G.D. Tebala (Italia)<br />
In collaborazione con: Mario Annecchiarico, Stefano Baldo, Fiorenza Belli, Francesco<br />
Brandara, Fabrizio Cantore, Domenico Capizzi, Valerio Caracino, Paolo<br />
Contini, Clotilde Crovella, Maria Grazia Esposito, Francesco Feroci, Francesco Gilio,<br />
Sara Gobbi, Gianluca Guercioni, Gianluigi Luridiana, Valeria Maglione, Lorenzo<br />
Mannino, Domenico Marchi, Felice Nigro, Alberto Patriti, Tommaso Pellegrino,<br />
Federico Perna, Davide Piccolo, Pierluca Sallustio e Salvo Vadalà<br />
Si ringraziano: L. Presenti, R. Vincenti, G. Melotti, L. Landa, S. Bartoli, G. Catalini,<br />
P. De Paolis, M. Longoni, P. Marini, D. Piazza, L. Bottero, F. Nardacchione, G. Pernazza,<br />
L. Brancato, S. Camera, F.C. Campanile, M. Carlucci, E. Cian, O. Ciccarelli,<br />
F. Crovella, G. Logrieco, P. Iacovoni, P. Maida, J. Megevand
AUTORI<br />
NEREO VETTORETTO Dirigente Medico - A.O. Mellini<br />
Responsabile UOS Chiari (BS)<br />
Chirurgia Laparoscopica<br />
ALESSANDRO CARRARA Dirigente Medico Osp. Santa Chiara<br />
A.P.S.S., Trento<br />
LUCA LAZZARO Dirigente Medico P.O. San Tommaso dei Battuti<br />
U.S.S.L. 10, Portogruaro (VE)<br />
GIANFRANCO DE VIVO Dirigente Medico Ospedale S. Bassiano, ULSS 3<br />
Bassano del Grappa (VI)<br />
LUIGI RICCIARDELLI Dirigente Medico P.O. Cotugno e C.T.O.<br />
A.O.R.N. Ospedali dei Colli,<br />
Napoli<br />
GRAZIA MARIA ATTINÀ Medico specialista P.O. S. Camillo - Forlanini<br />
A.S.L. Roma D<br />
NICOLA CILLARA Dirigente Medico P.O. San Giuseppe (Isili)<br />
A.S.L. Cagliari<br />
GIULIA MONTORI Assistente in Formazione Università degli Studi<br />
di Brescia<br />
ANTONIA RIZZUTO Assistente in Formazione Università della Magna Grecia<br />
Catanzaro<br />
CRISTINA VIRZÌ Dirigente Medico Osp. Di Maria<br />
A.S.P. 8, Siracusa<br />
VINCENZO BOTTINO Dirigente Medico - Ospedale Evangelico<br />
Responsabile UOS Villa Betania<br />
Chirurgia d’Urgenza A.S.L. Napoli 1 centro<br />
ALESSIO CORRADI Dirigente Medico A.O. dell’Alto Adige,<br />
Bolzano
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
INDICE<br />
PRESENTAZIONE<br />
(L. Presenti, L. Landa, L. Ricciardelli, F. Agresta)<br />
Premessa del Presidente ACOI Pag. 9<br />
Come è nata l’idea di una consensus conference<br />
sul <strong>trattamento</strong> <strong>laparoscopico</strong> dell’occlusione intestinale » 10<br />
<strong>Il</strong> ruolo di ACOI giovani » 13<br />
<strong>Il</strong> valore delle consensus conference societarie in chirurgia » 15<br />
INTRODUZIONE<br />
L’occlusione <strong>digiuno</strong>-<strong>ileale</strong><br />
(G.M. Attinà, N. Cillara, G. Montori, A. Rizzuto)<br />
Eziologia » 19<br />
Fisiopatologia » 22<br />
Clinica » 24<br />
Epidemiologia e costi » 27<br />
Diagnostica radiologica e laboratoristica » 30<br />
Cenni storici sul <strong>trattamento</strong> chirurgico » 33<br />
LA CONSENSUS CONFERENCE E LE LINEE GUIDA<br />
<strong>Il</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>laparoscopico</strong> dell’occlusione <strong>digiuno</strong>-<strong>ileale</strong><br />
(N. Vettoretto, A. Carrara, A. Corradi, G. De Vivo,<br />
L. Lazzaro, L. Ricciardelli, V. Bottino, C. Virzì)<br />
Introduzione alla medicina dell’evidenza » 37<br />
Metodologia adottata » 38<br />
5
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
Le linee guida<br />
1. Iter diagnostico Pag. 43<br />
2. Timing operatorio » 44<br />
3. Selezione del paziente » 45<br />
4. Ingresso del primo trocar ed induzione dello<br />
pneumoperitoneo » 48<br />
5. Rimozione della causa di occlusione » 49<br />
6. Criteri intraoperatori di conversione laparotomica » 50<br />
7. Uso di presidi antiaderenziali » 51<br />
8. Uso della tecnologia ad alta energia per la dissezione » 52<br />
9. Occlusione da laparoceli, ernie addominali od ernie<br />
inguinali misconosciute » 52<br />
10. Resezione intestinale » 54<br />
Legenda e definizioni » 55<br />
6
PRESENTAZIONE
PREMESSA DEL PRESIDENTE A.C.O.I.<br />
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
Prosegue con questa pubblicazione l’impegno scientifico dei nostri soci più<br />
giovani nella produzione scientifica internazionale e di Linee Guida a nome<br />
della ACOI, prima nell’ambito della “Commissione Giovani” nel triennio<br />
2008-2011 ed ora, proprio per i buoni risultati ottenuti in quel triennio, nel<br />
gruppo “ACOI giovani”, fortemente voluto all’inizio della mia esperienza di<br />
presidenza, sembrando a me ed al Consiglio Direttivo ormai riduttivo contenere<br />
solo in una commissione le tante attività di questo gruppo di giovani<br />
chirurghi, ancora coordinato da Luigi Ricciardelli.<br />
Dopo il successo della Linee Guida su “L’appendicectomia laparoscopica”,<br />
pubblicate su riviste scientifiche internazionali, sul sito Nazionale delle Linee<br />
Guida del Ministero e su “<strong>Il</strong> sole 24 ore”, in collaborazione col Consiglio Direttivo,<br />
abbiamo individuato, come argomento meritevole di essere sistematizzato,<br />
“<strong>Il</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>laparoscopico</strong> dell’occlusione <strong>digiuno</strong>-<strong>ileale</strong>”, essendo ormai<br />
vasta la Letteratura scientifica internazionale sull’argomento.<br />
Già pubblicata a novembre 2011 su “Colorectal disease” col titolo “Laparoscopic<br />
adhesiolysis: consensus conference guidelines”, ci apprestiamo con tutta<br />
probabilità a ripetere il successo editoriale e divulgativo ottenuto con l’appendicectomia<br />
laparoscopica, sempre più convinti che oggigiorno diventi sempre<br />
più importante individuare percorsi diagnostici e terapeutici condivisi e<br />
basati sulle evidenze scientifiche.<br />
Unitamente a tutto il Consiglio Direttivo ed a tutta la nostra Associazione,<br />
mi complimento pertanto con questo gruppo di giovani chirurghi a cui, e<br />
di questo possiamo noi “anziani” esserne orgogliosi, abbiamo trasmesso l’amore<br />
per la chirurgia e per la nostra gloriosa Associazione.<br />
Luigi Presenti<br />
9
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
COME È NATA L’IDEA DI UNA CONSENSUS CONFERENCE<br />
SUL TRATTAMENTO LAPAROSCOPICO DELL’OCCLUSIONE<br />
INTESTINALE<br />
La preparazione di un importante congresso come il nazionale ACOI ha<br />
richiesto un notevole impegno umano e professionale. Se poi l’ambizione ti<br />
porta a desiderare un evento di rilevanza scientifica internazionale gli ostacoli<br />
sembrano insormontabili. Ma la sfida diventa molto avvincente. È con questo<br />
spirito che il Consiglio Direttivo e la Commissione Giovani si sono accinti ad<br />
organizzare la consensus conference sul <strong>trattamento</strong> <strong>laparoscopico</strong> dell’occlusione<br />
<strong>digiuno</strong>-<strong>ileale</strong> che si è tenuto nella sala principale del 30° Congresso Nazionale<br />
ACOI di Colli del Tronto.<br />
Forti della precedente consensus sull’appendicectomia laparoscopica tenutasi<br />
ad Olbia nel 2009 sotto l’egida di Luigi Presenti, abbiamo voluto riproporre un<br />
evento impegnativo, come la conferenza di consenso, che potesse soddisfare le<br />
aspettative e la fiducia che il pubblico, qualificato ed interessato, ci richiedeva,<br />
portando la propria esperienza sia con la discussione che con il televoto.<br />
Dimitrios Stefanidis affronta, in un recente articolo su Surgical Endoscopy,<br />
il tema della diffusione delle linee guida all’interno di una società<br />
scientifica (in questo caso la SAGES - Society of American Gastrointestinal and Endoscopic<br />
Surgeons), ritenendo le linee guida uno strumento utile e richiesto (oltre<br />
che costantemente utilizzato) dai chirurghi e la Società Scientifica il canale<br />
ideale per la loro implementazione e diffusione.<br />
ACOI ha sposato in pieno questa tesi, anticipandola nelle intenzioni e<br />
permettendo la diffusione delle Linee Guida sull’Appendicectomia Laparoscopica<br />
con la pubblicazione sul sito e cartacea (con un manuale dedicato e<br />
disponibile gratuitamente per tutti i soci), con la diffusione attraverso i media<br />
di settore (pubblicazione nell’Ottobre 2010 di un numero dedicato del Sole 24<br />
ore Sanità), con presenze a Congressi Nazionali (presentazione ufficiale a<br />
Paestum nel 2010 da Ottaviano Petrillo) e Internazionali (Lunchtime poster<br />
Session all’European Society of Coloproctology organizzato da Giovanni Romano<br />
a Sorrento nel 2010) ed infine con la pubblicazione su Colorectal Diseases<br />
(disponibile all’indirizzo internet http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/<br />
j.1463-1318.2011.02557.x/abstract). <strong>Il</strong> nostro obiettivo è stato quello di provare a ripercorrere<br />
le tappe anche con questa consensus.<br />
L’idea è nata nel 2010, e la scelta dell’argomento è stata dibattuta a lungo.<br />
Volevamo studiare, tramite la Medicina dell’Evidenza, un intervento che ancora<br />
presentasse lati oscuri e controversi, che fosse applicato ad una patologia<br />
diffusa, che potesse potenzialmente venire eseguito in tutti gli ospedali, e che<br />
10
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
interessasse i colleghi di centri di riferimento, periferici, universitari ed ospedalieri,<br />
mantenendo le caratteristiche dell’intervento eseguito in urgenza, laddove<br />
l’urgenza rimane la vera palestra e “campo di battaglia” del giovane chirurgo.<br />
L’adesiolisi laparoscopica è parsa l’argomento ideale. La sempre maggiore<br />
diffusione della chirurgia mini-invasiva nei centri italiani (già testata da numerosi<br />
audit nazionali, anche svolti in ACOI) porta alla convinzione che tra<br />
gli scopi di una società scientifica vi sia quello di fornire, attraverso l’opinione<br />
di esperti e la disamina dell’evidenza in letteratura, dei consigli di strategia<br />
chirurgica applicabili alle realtà territoriali dove si pratica l’intervento, quali<br />
guida utile alla best-practice per la tutela del paziente e dell’operatore.<br />
Non esistono, a livello internazionale, linee guida che esauriscano gli<br />
aspetti peculiari dell’intervento con una trattazione dedicata; l’adesiolisi laparoscopica<br />
entra sempre in modo tangenziale in trattati sull’occlusione intestinale,<br />
sulla laparoscopia nell’urgenza addominale, sulla laparoscopia ginecologica,<br />
sui presidi antiaderenziali, senza mai esaurire le particolarità più squisitamente<br />
tecniche, e quei consigli utili per i nostri Soci e per tutti i chirurghi<br />
nazionali ed internazionali che si trovino ad affrontare un intervento in laparoscopia<br />
per occlusione <strong>digiuno</strong>-<strong>ileale</strong>.<br />
La ricerca in letteratura è stato il primo passo. Su una selezione di oltre<br />
100 articoli, sono stati scelti una serie di argomenti dibattuti riguardanti la<br />
diagnosi, dettagli di tecnica, il timing dell’intervento, ecc. a formare un questionario<br />
di 30 domande a risposta multipla, che è stato inoltrato a una settantina<br />
di autori internazionali di pubblicazioni indicizzate su PubMed, ricevendo<br />
una risposta da 27 autori (provenienti dagli Stati Uniti, Canada, Germania,<br />
India, Nuova Zelanda, Finlandia, Francia, Israele, Italia, Svizzera, Inghilterra,<br />
Hong Kong ecc.). Questi dati, elaborati, sono serviti da confronto<br />
in sede di consensus, costituendo una nuova figura, “l’esperto internazionale virtuale”,<br />
che servisse a dare un’opinione internazionale sui contenuti discussi.<br />
Un’ulteriore selezione degli argomenti più dibattuti ha formato il pool di<br />
10 “topics” che hanno costituito l’argomento di discussione della consensus. La<br />
selezione del panel di esperti (15 in tutto) è avvenuta secondo criteri precisi:<br />
metà dei partecipanti sono stati nominati dal direttivo ACOI, e metà sono<br />
stati invitati sulla base della loro presenza come autori di pubblicazioni scientifiche<br />
indicizzate sulla adesiolisi laparoscopica. Questo porta naturalmente<br />
ad avere allo stesso tavolo di discussione personalità provenienti dal mondo<br />
ospedaliero e dal mondo universitario, da ospedali centrali in grandi centri<br />
abitati e da ospedali di periferia. <strong>Il</strong> grande spirito di collaborazione e l’entusiasmo<br />
nell’adesione da parte degli esperti invitati è stato il primo segno di un<br />
interesse vivace di tutto il mondo chirurgico italiano per l’argomento.<br />
11
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
La sessione si è articolata in una parte introduttiva (presentazione di casi<br />
clinici da parte di uno degli esperti, rassegna dell’evidenza presente in letteratura,<br />
punto di vista del radiologo per la diagnosi preoperatoria) ed a seguire<br />
la vera e propria discussione di consenso sui 10 argomenti, con televoto iniziale<br />
(prima della presentazione del voto degli esperti) e giudizio finale di validazione<br />
degli statements che sono scaturiti dalla discussione. La discussione è stata<br />
guidata, oltre che dal presidente e dai moderatori, anche da tre facilitators facenti<br />
parte del gruppo promotore di ACOI giovani, che hanno seguito gli sviluppi<br />
del lavoro passo per passo. <strong>Il</strong> pubblico è stato parte attiva e indispensabile<br />
nella discussione e nella validazione delle conclusioni, quale “giuria” imparziale<br />
ed esperta.<br />
La successiva validazione del lavoro da parte degli stessi esperti convocati,<br />
nonché la revisione del processo e dei contenuti da parte del Presidente della<br />
Commissione Linee Guida ACOI, Dr. Giovanni Romano, e di due esperti internazionali<br />
(uno statunitense ed uno europeo) sull’argomento (il Prof. Michael<br />
Sarr della Mayo Clinic di Rochester, ed il Prof. Selman Uranues della<br />
Clinica universitaria di Graz), hanno permesso la pubblicazione dello studio<br />
su una prestigiosa rivista internazionale indicizzata (reperibile al sito della US<br />
National Library of Medicine http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22309304) affinché<br />
tutto il mondo scientifico potesse condividere i risultati di questo importante<br />
lavoro.<br />
Siamo convinti che le linee guida siano un utile strumento per far sì che il<br />
“gap” tra ciò che i clinici fanno quotidianamente e quanto è supportato dall’evidenza<br />
scientifica si colmi. E la conferenza di consenso è il mezzo più efficace<br />
per perseguire questo obiettivo, unendo l’esperienza del quotidiano di chi<br />
affronta ed ha studiato a fondo l’argomento, con l’evidenza scientifica in letteratura<br />
e con l’opinione di una giuria di chirurghi che possa validare quanto<br />
si afferma. Infatti anche il sistema GRADE (Grading of Recommendations Assessment,<br />
Development and Evaluation), adottato dal WHO (World Health Organization)<br />
per le raccomandazioni cliniche, prevede proprio questo doppio binario, il<br />
consenso di esperti e l’evidenza scientifica. Chiaramente le linee guida non<br />
vogliono rubare il mestiere e la “decisionalità” di ogni medico sul singolo paziente,<br />
e sono perciò da considerarsi come un aiuto al giudizio clinico, che<br />
non possono certo sostituire.<br />
Luciano Landa<br />
Presidente del<br />
XXX Congresso Nazionale ACOI<br />
12
IL RUOLO DI A.C.O.I. GIOVANI<br />
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
“Perchè proprio l’appendicite acuta e la laparoscopia” ...così due anni fa’<br />
presentavamo le linee Guida su “L’appendicectomia laparoscopica” a cura della<br />
Commissione Giovani, caratterizzate poi da un’ampia diffusione e da un<br />
ampio successo, e così possiamo iniziare la presentazione di quest’altro impegno<br />
portato a conclusione dal gruppo “ACOI giovani”, in collaborazione col<br />
nostro presidente L. Presenti, col Segretario Generale S. Bartoli, col Consiglio<br />
Direttivo e con i presidenti dei nostri due ultimi congressi F. Crovella e<br />
L. Landa.<br />
“Perchè allora... proprio l’occlusione <strong>digiuno</strong>-<strong>ileale</strong> e l’approccio <strong>laparoscopico</strong>”<br />
...Le ragioni che ci hanno stimolato ad approfondire gli aspetti clinici,<br />
diagnostici e terapeutici di tale malattia nell’adulto sono soprattutto la vasta<br />
letteratura scientifica sull’argomento, mancante però di una chiara codificazione<br />
condivisibile nelle diverse realtà ospedaliere del nostro territorio nazionale,<br />
e l’alta frequenza della presentazione del paziente con quadro clinico di<br />
occlusione intestinale proprio al chirurgo più giovane, principalmente impegnato<br />
nell’attività di pronto soccorso e di chirurgia d’urgenza all’inizio del<br />
percorso lavorativo ospedaliero.<br />
Le linee Guida su “<strong>Il</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>laparoscopico</strong> dell’occlusione <strong>digiuno</strong><strong>ileale</strong>”<br />
allargano ulteriormente il dibattito scientifico ed anche organizzativo<br />
sulla laparoscopia in urgenza, applicabile tuttoggi purtroppo non presso tutte<br />
le u.o.c. di chirurgia; allo stesso modo fino ad alcuni anni fa’ l’occlusione intestinale<br />
era considerata una controindicazione, prima assoluta e poi relativa alla<br />
laparoscopia, mentre in molte u.o.c. è così considerata ancora oggi. Le motivazioni<br />
sono legate a problematiche relative alla scarsa formazione dei chirurghi<br />
alla laparoscopia in molte Università italiane e per problematiche pratiche<br />
e logistiche imputabili alle ristrettezze economiche in cui quotidianamente<br />
siamo costretti a prestare la nostra opera professionale, riguardanti soprattutto<br />
le nostre regioni meridionali.<br />
Con l’attività di “ACOI giovani” e con queste Linee Guida, come potete<br />
vedere dalla provenienza geografica degli Autori, abbiamo anche l’ambizione<br />
di fare diventare almeno la chirurgia italiana sempre più una, accorciando le<br />
distanze tra Veneto e Sicilia e tra Lombardia e Calabria. Altra nostra ambizione<br />
con questa pubblicazione è anche quella di dare più spazio alle donne<br />
ed agli specializzandi, protagonisti del percorso del nostro gruppo.<br />
13
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
In rappresentanza di tutto il gruppo “ACOI giovani” e di tutti gli autori e<br />
collaboratori è doveroso pertanto ringraziare i Proff. L. Presenti, G. Melotti,<br />
R. Vincenti, S. Bartoli, G.Catalini, F. Agresta, T. Pellegrino, L. Landa e G.<br />
Romano per il sostegno morale, pratico ed economico, indispensabili alla realizzazione<br />
di questa e di tante altre nostre iniziative a nome dell’ACOI.<br />
Doveroso è inoltre ringraziare gli autori e tutti coloro che hanno collaborato<br />
a questa pubblicazione, particolarmente l’amico Nereo Vettoretto, che<br />
iniziando il suo percorso in questa Associazione nella scorsa Commissione<br />
Giovani, è ormai diventato un punto di riferimento nazionale dell’ACOI in<br />
ambito scientifico, ed anche Alessandro Carrara, Luca Lazzaro e Gianfranco<br />
De Vivo per l’impegno profuso in questo anno e mezzo di lavoro.<br />
A nome mio personale devo ringraziare il Prof. F. Crovella, Direttore della<br />
u.o.c. di Chirurgia Generale ove sono Dirigente Medico, per la propulsione<br />
che trasmette a noi giovani ad allargare sempre più le frontiere della laparoscopia<br />
anche all’urgenza ed all’occlusione intestinale.<br />
Luigi Ricciardelli<br />
Coordinatore del gruppo<br />
“ACOI giovani”<br />
14
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
IL VALORE DELLE CONFERENZE DI CONSENSO IN CHI-<br />
RURGIA<br />
Ho di fronte a me la tabella della “SIGN classification for grading evidence”<br />
una delle tante rivedute e corrette ed utilizzate. Non so quante volte l’ho<br />
vista e rivista, consultata, applicata. Eppure solo ora mi balza l’evidenza<br />
delle evidenze: l’opinione degli esperti è l’ultima come valore, come peso.<br />
Puoi essere il più grande esperto del mondo sull’argomento, puoi avere migliaia<br />
e migliaia di colleghi che vengono a dissetarsi alla fonte della tua<br />
esperienza, ma il tuo giudizio è poco evidente e valido se è solo tale, se non<br />
è testato, confrontato, visto in modo prospettico, con numeri pesati e controllati.<br />
Non è nulla se il tuo giudizio è solo tuo e non è parte di un’orchestra<br />
- magari di cui fai la parte del primo violino - più grande, magari di<br />
un gruppo/società che vede riuniti insieme tutti quelli che esercitano la<br />
tua stessa professione.<br />
Un noto Direttore Generale di una grande aziende ospedaliera di cui per<br />
ovvi motivi non posso e non voglio fare il nome, parlando a dei chirurghi motivati<br />
ed interessati sull’Evidence Based Medicine (EBM), ha paragonato proprio<br />
questa a quegli antibiotici usati troppo e male in tutte le rianimazioni del<br />
mondo, tanto ormai da selezionare ceppi più che resistenti ed a bruciare<br />
quindi le molecole. Non sono d’accordo: bello l’esempio dell’antibiotico usato<br />
male, ma non calza all’EBM. Almeno per come l’abbiamo usata sin ora. Troppo<br />
poco, quasi mai! L’abitudine era - ed in alcuni casi ancora è - di far valere<br />
di più il giudizio del singolo, magistrale nella sua esperienza però così unica,<br />
ed a volte specialmente poco riproducibile e contestualizzabile. Oggi non può<br />
essere più così. Vi è la necessità di parlare tutti la stessa lingua, di capirci nelle<br />
nostre espressioni, per poter garantire sempre “il giusto valore”, valore che<br />
non è altro che offrire il meglio “evidente” a chi si affida a noi, con in mente<br />
quell’idea di equità gridata dall’OMS che questo “meglio” sia sempre ritrovabile<br />
in ogni “dove”.<br />
Un passo avanti poi si è fatto con i report delle esperienze delle singole istituzioni,<br />
ma anche queste spesso troppo particolari per essere universali. E<br />
non c’entra l’area geografica, sarebbe troppo riduttivo appellarsi a diversità<br />
olografiche per spiegare diversità di offerte.<br />
Non può che essere allora una Società a prendersi questo onore ed onere,<br />
una Società che riunisca professionisti accumulati dallo stesso interesse (e<br />
15
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
vorrei aggiungere passione), una Società allora che vuol fare Scuola per superare<br />
gli interessi particolari, per dare sempre a tutti la possibilità quanto meno<br />
di conoscere ciò che è in quel momento “evidente” - anche se poco - ed<br />
avere , come giustamente scrivono i giovani dell’A.C.O.I. sull’argomento: “the<br />
recommendations given with the consensus process might be a useful tool in the hands of surgeons”.<br />
Scuola/Società allora che offre uno strumento che tutti possono - e forse dovrebbero<br />
ove possibile - utilizzare. Consensus + Società + Scuola + giovani:<br />
abbiamo bisogno di Consensus Conference per migliorare sempre. Consensus<br />
che devono essere un punto fermo nella politica di ogni Società che si ritiene<br />
tale. Ed i giovani, quelli più abituati a cambiare perché affamati di sapere.<br />
“Stay Hungry, Stay Foolish!” scriveva Steve Jobs nel suo famoso discorso a<br />
Stanford. Dobbiamo essere affamati di Consensus - Societarie - e tanto folli<br />
da farne sempre di più!<br />
Ferdinando Agresta<br />
Membro del Consiglio Direttivo ACOI<br />
16
INTRODUZIONE<br />
L’OCCLUSIONE DIGIUNO-ILEALE
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
EZIOLOGIA<br />
Le occlusioni <strong>digiuno</strong>-ileali (SBO: small bowel obstruction) rappresentano una<br />
frequente causa di ospedalizzazione (16% di tutte le ammissioni chirurgiche)<br />
con una morbidità che può raggiungere il 30% in caso di concomitante strangolamento.<br />
La più comune causa di SBO è rappresentata dalla sindrome aderenziale<br />
(83.2%), seguita dai laparoceli (3.1%), dalle neoplasie (2.9%), dalle ernie interne<br />
(1.9%), bezoar (0,8%), diverticolo di Meckel (0.7%) e da altre cause quali<br />
carcinosi peritoneale, Morbo di Crohn, GIST, ernie diaframmatiche ed ileo<br />
biliare che complessivamente costituiscono il 7,3%.<br />
In particolar modo, la SBO può essere classificata in: “parziale” o “completa”<br />
(presenza ed assenza di aria lungo la cornice colo-rettale, rispettivamente),<br />
ad origine “aderenziale” o “non aderenziale”, “precoce” o “tardiva”<br />
(più di 30 giorni dal pregresso intervento chirurgico). Poiché il presente trattato<br />
concentra l’attenzione sul ruolo della adesiolisi laparoscopica, in questo<br />
capitolo si parlerà principalmente del quadro aderenziale e delle forme ad esso<br />
associate.<br />
<strong>Il</strong> più importante fattore predittivo per la formazione delle aderenze è<br />
rappresentato dalle pregresse procedure chirurgiche addominali, infatti circa<br />
il 67-93% dei pazienti sottoposti a pregresse laparotomie presentano aderenze<br />
post-operatorie. Circa il 31% dei pazienti con pregresse laparotomie è tuttavia<br />
libero da aderenze, mentre il 10% dei pazienti con quadri aderenziali non è<br />
mai stato sottoposto a pregressi interventi chirurgici a livello addominale. In<br />
questa particolare categoria di pazienti, le cause sono da collegare a processi<br />
infiammatori ed infettivi intra-addominali, quali diverticoliti e malattie infiammatorie<br />
croniche.<br />
<strong>Il</strong> più importante fattore di rischio per l’occlusione <strong>digiuno</strong>-<strong>ileale</strong> da aderenze<br />
è il tipo di intervento chirurgico e l’estensione del danno peritoneale<br />
(appendicectomia 23%, resezioni coliche 21%, procedure ginecologiche 12%,<br />
chirurgia gastrica, splenica e biliopancreatica 9%, chirurgia del piccolo intestino<br />
8%, multiple laparotomie 24%).<br />
Altri possibili fattori di rischio per l’insorgenza di complicanze legate alle<br />
aderenze pelvico-peritoneali sono: età maggiore di 60 anni, pregresse laparotomie<br />
eseguite nei 5 anni precedenti l’evento occlusivo, peritoniti, multiple laparotomie,<br />
procedure chirurgiche addominali eseguite in regime d’urgenza,<br />
resezioni omentali, ferite addominali penetranti.<br />
Altri quadri occlusivi in cui la componente aderenziale occupa un ruolo<br />
preminente sono rappresentati da ernie inguinali, ventrali e laparoceli incarcerati<br />
oltre ai volvoli secondari.<br />
19
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
La probabilità che un’ernia inguinale vada incontro ad incarcerazione varia<br />
dallo 0.29% al 2.9% in letteratura. Questa evenienza può raggiungere percentuali<br />
pari al 5% nei casi di laparoceli ed ernie ventrali. Tali condizioni possono<br />
determinare ostruzione, strangolamento con necrosi e conseguente aumento<br />
del tasso di infezione, recidiva e mortalità intra e post-operatoria, soprattutto<br />
nei soggetti anziani.<br />
I volvoli del piccolo intestino sono relativamente rari e rappresentano il<br />
3.5-6.2% di tutti i quadri occlusivi del piccolo intestino e il 5-22.7% di tutte le<br />
occlusioni intestinali. Nell’ambito delle sindrome aderenziali, occupano un<br />
posto preminente i volvoli secondari, frequenti in soggetti anziani (sesta/settima<br />
decade di vita) senza differenze di sesso, in cui il segmento intestinale è<br />
torto alla base intorno ad un punto di fissità. Le cause più frequenti sono rappresentate<br />
principalmente da aderenze pelvico-peritoneali post-operatorie o<br />
bande aderenziali e secondariamente da ernie interne, neoplasie, tumori stromali<br />
del <strong>digiuno</strong>, diverticoli <strong>digiuno</strong>-ileali, linfoadenopatie mesenteriche, diverticoli<br />
di Meckel, lipomi del mesentere, linfangiomi mesenterici, gravidanza,<br />
endometriosi, ascessi, infezioni da micobatteri, aneurismi ed ematomi, infestazioni<br />
da Ascaris.<br />
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21
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
FISIOPATOLOGIA<br />
Da un punto di vista fisiopatologico, le occlusioni <strong>digiuno</strong>-ileali su base<br />
meccanica ad origine aderenziale e non aderenziale comportano un accumulo<br />
di liquidi e gas a monte dell’ostacolo con distensione delle anse. La stasi intestinale<br />
favorisce una iperproduzione di gas da parte della flora batterica, aggravando<br />
così la distensione intestinale. Si ha, inoltre, una notevole perdita di<br />
acqua ed elettroliti, per la comparsa del vomito, insorto come stimolo riflesso,<br />
e/o per l’aumento delle secrezioni intestinali nelle anse occluse, determinato<br />
dall’edema della mucosa interessata e dalla eventuale trasudazione nella cavità<br />
peritoneale.<br />
<strong>Il</strong> decorso è determinato dalla noxa causale, dalla localizzazione, dal grado<br />
di ostruzione, dall’età del soggetto e dall’eventuale interessamento vascolare.<br />
Le occlusioni alte causano perdita di acqua, ma soprattutto ioni (specie di<br />
cloro con conseguente alcalosi ipocloremica), mentre in quelle distali prevale<br />
la perdita di acqua. La disidratazione comporta oligoanuria, iperazotemia,<br />
emoconcentrazione, tachicardia, diminuizione della pressione venosa centrale,<br />
ipotensione e shock ipovolemico. Si ha, inoltre, un aumento della pressione<br />
intra-addominale con diminuizione del ritorno venoso al cuore destro e secondariamente<br />
alterazioni della dinamica respiratoria.<br />
La stasi intestinale favorisce inoltre la proliferazione batterica di ceppi patogeni,<br />
che per le ridotte difese locali passano nel peritoneo e producono tossine<br />
con gravi conseguenze sulla integrità della mucosa intestinale e mediante<br />
un’azione sistemica possono determinare un quadro di shock.<br />
Nello “strozzamento” si ha un coinvolgimento anche del sistema vascolare,<br />
arterioso e/o venoso, con perdita di sangue o di plasma fino allo shock. Ogni<br />
condizione di ipossia porta quindi ad una limitazione dei processi secretivi attivi<br />
della mucosa intestinale sia direttamente sia indirettamente, riducendone<br />
la potenzialità rigenerativa.<br />
Viene inoltre favorita la glicolisi anaerobica con tendenza all’acidosi metabolica<br />
e quindi minore reattività vascolare all’azione delle catecolamine endogene.<br />
Tale alterazione comporta una ipotonia intestinale ed una riduzione<br />
della contrattilità della muscolatura liscia intestinale, edema della parete, perdita<br />
del potassio intracellulare, alterazione della funzione di assorbimento<br />
della mucosa, liberazione di amine biogene prodotte dalla decarbossilazione<br />
degli aminoacidi. A tale situazione l’organismo risponde con una forte vasocostrizione<br />
che può peggiorare ulteriormente il danno della parete intestinale,<br />
portando anche alla perforazione.<br />
Per quanto riguarda i volvoli, da un punto di vista fisiopatologico, un grado<br />
di rotazione di un segmento intestinale di circa 180° sul proprio asse va-<br />
22
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
scolare determina un quadro di occlusione intestinale, oltre a compromettere<br />
la vascolarizzazione del segmento stesso con conseguente ischemia e necrosi<br />
intestinale. Peculiari appaiono alcuni reperti fisiopatologici ben documentabili<br />
attraverso la diagnostica per immagini quali il whirl sign, segno descritto anche<br />
in pazienti con ernie interne, volvoli del grosso intestino, in pregresse emicolectomie<br />
e come esito di differenti interventi chirurgici addominali.<br />
L’associazione di multipli siti di interruzione con la posizione posteriore<br />
del passaggio ansa piena-ansa vuota è sinonimo di volvolo del piccolo intestino.<br />
Questi segni sono rapportabili alla geometria del tratto <strong>digiuno</strong>-<strong>ileale</strong> e<br />
del mesentere. Quest’ultimo è localizzato posteriormente con una linea d’inserzione<br />
a livello retroperitoneale da sinistra verso destra e dall’alto verso il<br />
basso. Quando un segmento intestinale, indipendentemente dalla lunghezza,<br />
va incontro a torsione, anche il mesentere corrispondente deve seguire tale<br />
torsione.<br />
Considerando la posizione posteriore del mesentere, la base del segmento<br />
intestinale torto assume anch’essa una localizzazione posteriore. Inoltre, a seconda<br />
del grado di torsione, vi possono essere multipli siti di interruzione del<br />
transito. Contrariamente, nei casi di occlusione del piccolo intestino dovute a<br />
cause differenti dal volvolo quali le semplici bande aderenziali, ciò che si evidenzia<br />
è un solo passaggio ansa piena-ansa vuota localizzato generalmente anteriormente<br />
rispetto al mesentere.<br />
Takemura M, Iwamoto K, Goshi S, Osugi H, Kinoshita H. Primary volvulus of the small intestine in an adult, and review of 15 other<br />
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23
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
CLINICA<br />
Le diverse varietà di occlusione intestinale <strong>digiuno</strong>-<strong>ileale</strong>, in particolar<br />
modo delle forme aderenziali, tendono a manifestarsi solo apparentemente<br />
in modo clinicamente uniforme, ma in realtà ogni varietà (singola briglia,<br />
volvolo su briglia, quadri aderenziali multipli e complessi, ernie e laparoceli<br />
incarcerati) presenta un proprio substrato anatomo-patologico che condiziona<br />
una differente espressione clinica. <strong>Il</strong> problema clinico è pertanto quello<br />
di differenziare le diverse varietà occlusive e di identificare con tempestività<br />
le occlusioni con strangolamento viscerale, che ovviamente richiedono<br />
un intervento immediato. La definizione diagnostica deve in primo luogo<br />
concentrarsi sull’accurata raccolta dei dati anamnestici, con particolare riferimento<br />
a pregressi interventi addominali. La valutazione della storia clinica,<br />
l’epoca e le modalità d’insorgenza della malattia attuale, la ricerca dei<br />
segni obiettivi generali e locali, fanno parte di uno studio del quale non sarà<br />
mai sufficientemente sottolineato il grande valore diagnostico. L’esame<br />
obiettivo, in particolare, può risultare decisivo fin dalle prime ore dal ricovero.<br />
La febbre, la difesa parietale, l’assenza di attività peristaltica sono segni<br />
di grande rilievo che fanno porre generalmente un’immediata indicazione<br />
all’intervento. La mancanza di tali segni rende indubbiamente il quadro<br />
clinico più difficile da interpretare, ma nello stesso tempo consente di iniziare<br />
subito un <strong>trattamento</strong> conservativo ed eventualmente favorisce l’approfondimento<br />
diagnostico attraverso l’impiego delle diverse indagini strumentali.<br />
<strong>Il</strong> primo sintomo dell’ostruzione è costituito dal dolore improvviso, di tipo<br />
colico o crampiforme, che origina da un punto dell’addome e si esaurisce in<br />
una sede diversa. Nell’occlusione della porzione media del tenue e, meno costantemente,<br />
del tenue distale, il dolore è tipicamente crampiforme con un<br />
caratteristico crescendo fino all’acme, per poi recedere fino all’intervallo libero<br />
prima della colica successiva. Nel periodo di intervallo tra un episodio doloroso<br />
e il successivo si può osservare la permanenza di un dolore sordo in<br />
epi-mesogastrico. In genere la comparsa di un dolore acuto, continuo, localizzato,<br />
deve far temere la sofferenza vascolare di un’ansa intestinale. La nausea<br />
è una costante come anche il vomito che viene definito dal paziente liberatorio.<br />
Nell’occlusione del tenue distale, a causa dell’intensa attività batterica, il<br />
ristagno gastrico può assumere caratteristiche fecaloidi diventando denso,<br />
maleodorante, torbido e di colore bruno.<br />
La chiusura dell’alvo alle feci e ai gas è un segno classicamente descritto in<br />
ogni occlusione. In realtà il blocco delle feci e dei gas può essere tardivo nelle<br />
occlusioni del tenue, dal momento che il contenuto intestinale continua il suo<br />
24
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
percorso nell’intestino che non presenta alterazioni a valle dell’occlusione.<br />
Nelle occlusioni dell’intestino tenue, anche se si rileva un cospicuo sequestro<br />
di liquidi e gas, tuttavia non sempre è associata una distensione addominale<br />
clinicamente rilevante.<br />
Altre manifestazioni cliniche sono rappresentate da alterazioni dell’equilibrio<br />
acido-base (tipico delle occlusioni alte), dell’equilibrio idroelettrolitico<br />
(più frequente nelle forme distali) ed ipovolemia scaturita da una<br />
parte dall’eliminazione attraverso il vomito di liquidi e secrezioni, e dall’altra<br />
dall’accumulo degli stessi nelle aree intestinali escluse dal processo<br />
occlusivo.<br />
La febbre può essere presente nelle occlusioni <strong>digiuno</strong>-ileali se queste sono<br />
determinate da processi infiammatori quali diverticoliti o cancri-ascessi; generalmente,<br />
escludendo tali cause, quando presente, è sinonimo di fenomeni di<br />
strangolamento e perforazione.<br />
In riferimento al volvolo <strong>digiuno</strong>-<strong>ileale</strong>, il quadro clinico è aspecifico e<br />
spesso discontinuo. I pazienti riferiscono la comparsa di una sintomatologia<br />
dolorosa localizzata in epigastrio o in sede periombelicale da alcuni giorni o<br />
ore, di entità diversa rapportabile al grado di ostruzione intestinale e vascolare.<br />
Molto spesso, a tali sintomi quali dolore addominale (94% a 100%), vomito<br />
e nausea (83%-100%) ed alvo chiuso a feci e gas (55-100%), si possono associare<br />
altri segni e sintomi quali tachicardia, febbre, tachipnea e peritonismo (14-<br />
26%) che generalmente sono tipici di una compromissione vascolare del segmento<br />
interessato con tendenza all’ischemia e alla necrosi.<br />
Nei casi di strozzamento erniario, la costrizione del viscere contenuto nel<br />
sacco erniario causa inevitabilmente e rapidamente un’ipoperfusione che può<br />
condurre alla necrosi dei visceri erniati. Se si arriva alla gangrena e quindi alla<br />
perforazione, vi può essere associata una peritonite. Talvolta lo strozzamento<br />
si limita al margine libero di un’ansa per pinzamento laterale e ciò può provocare<br />
la perforazione intestinale senza ileo meccanico. Nei casi di danno ischemico,<br />
questo, se diagnosticato in tempo, può essere reversibile in quanto, una<br />
volta liberata, l’ansa intestinale sofferente può riprendere vitalità e un colorito<br />
roseo. Nei casi invece di incarceramento, il dolore in genere non è spontaneo<br />
ma evocato dalla manovre di riduzione.<br />
L’esame fisico del paziente deve essere diretto alla classificazione dell’occlusione<br />
oltre che alla definizione della diagnosi, in particolare per l’importanza<br />
di distinguere tra l’occlusione meccanica semplice e l’occlusione da<br />
strangolamento. In assenza di compromissione vascolare non devono essere<br />
presenti segni di irritazione peritoneale, mentre il dolore evocato alla palpazione<br />
è altamente suggestivo per un processo infiammatoro intraddominale,<br />
dovuto alla sofferenza vascolare di un segmento intestinale.<br />
25
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
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26
EPIDEMIOLOGIA E COSTI<br />
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
L’occlusione intestinale è una delle più comuni urgenze chirurgiche e rappresenta<br />
un problema che frequentemente si affronta in chirurgia addominale<br />
con diversi gradi di difficoltà diagnostica e terapeutica. Costituisce una delle<br />
maggiori cause di morbilità ed impegno economico in tutti gli ospedali del<br />
mondo ed è, tra le diagnosi di accettazione, una delle più frequenti cause di<br />
ricovero nelle unità operative di chirurgia italiane. <strong>Il</strong> 20% circa degli accessi<br />
ospedalieri per dolore addominale acuto è dovuto a patologia occlusiva, e di<br />
questi approssimativamente l’80% è un’occlusione <strong>digiuno</strong>-<strong>ileale</strong>.<br />
Gli studi più recenti riportano la patologia aderenziale come la causa più<br />
frequente di occlusione <strong>digiuno</strong>-<strong>ileale</strong>. Le aderenze peritoneali sono, per la<br />
maggior parte, conseguenza di procedure chirurgiche addominali e la prevalenza<br />
dopo interventi di chirurgia maggiore è valutata tra il 63 ed il 97%.<br />
L’incidenza delle aderenze post-operatorie giunge sino al 92.9% ed è causa di<br />
una gran varietà di problemi clinici tra cui l’occlusione intestinale.<br />
Gli studi epidemiologici mostrano che approssimativamente 1/3 dei pazienti<br />
sottoposti ad interventi laparotomici subiranno in media almeno due<br />
ricoveri nei successivi 10 anni per condizioni legate in qualche modo alla patologia<br />
aderenziale. Più del 20% di tali ricoveri avviene durante il primo anno<br />
successivo all’intervento chirurgico.<br />
Le aderenze peritoneali sono causa del 32% di tutte le occlusioni intestinali,<br />
e rappresentano la causa del 65-75% di quelle <strong>digiuno</strong>-ileali. Si stima che le<br />
aderenze peritoneali si sviluppino nel 93-100% della chirurgia addominale sovramesocolica<br />
e nel 67-93% della chirurgia pelvica. Nonostante ciò, secondo<br />
alcuni studi, solo il 15-18% di queste necessiterà di <strong>trattamento</strong> chirurgico.<br />
In particolare si stima che il rischio di occlusione <strong>digiuno</strong>-<strong>ileale</strong> di natura<br />
aderenziale sia tra l’1 ed il 10% dopo appendicectomia, del 6,4% dopo colecistectomia<br />
tradizionale, tra il 10 ed il 25% dopo chirurgia tradizionale colo-rettale,<br />
tra il 17 e 25 % dopo gli interventi di proctocolectomia restaurativa ed<br />
intorno al 20% dopo chirurgia ginecologica.<br />
La tecnica laparoscopica sembra ridurre del 45% il rischio di sviluppo di<br />
aderenze, e soprattutto il suo utilizzo ridurrebbe la necessità di re-interventi<br />
per occlusione intestinale dello 0.8% per gli interventi di appendicectomia e<br />
del 2.5% per gli interventi di chirurgia colo-rettale.<br />
Dall’analisi dei DRG della banca dati nazionale dei ricoveri ospedalieri, si<br />
evince che in Italia nel 2005 sono stati ricoverati per patologia occlusiva gastrointestinale<br />
quasi 50.000 soggetti, e che di questi è stato sottoposto ad intervento<br />
chirurgico di adesiolisi il 24.31% (circa 12000 pazienti). Tale rilevazione<br />
tuttavia prendendo in considerazione soltanto i DRG specifici sottosti-<br />
27
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
ma sicuramente la portata del problema che, se fosse possibile analizzare più<br />
nel dettaglio, risulterebbe indubbiamente più rilevante.<br />
L’occlusione <strong>digiuno</strong>-<strong>ileale</strong> è probabilmente il risvolto chirurgico più importante<br />
della sindrome aderenziale post-operatoria, ma non ne è l’unica conseguenza.<br />
Sono infatti molteplici le patologie conseguenti a tale sindrome e<br />
che impegnano il sistema sanitario dal punto di vista socio economico. In particolare<br />
si stima che in ginecologia la sindrome aderenziale sia una delle principali<br />
cause delle infertilità secondaria, responsabile del 15-20% dei casi. Nei<br />
pazienti affetti da insufficienza renale cronica le aderenze possono rendere<br />
impossibile la dialisi peritoneale, così come nei pazienti candidati a ricevere<br />
un <strong>trattamento</strong> chemioterapico intraperitoneale la presenza di aderenze può<br />
precludere all’utilizzo di tale procedura. Infine è ampiamente dimostrato che<br />
la sindrome aderenziale è causa di dolore addominale e pelvico cronico.<br />
Dal punto di vista sociale il costo di tale patologia è sicuramente significativo<br />
ma non facilmente quantificabile. Invece dal punto di vista economico si<br />
può affermare che il <strong>trattamento</strong> delle patologie correlate alla sindrome aderenziale<br />
incide significativamente sulle risorse dei Sistemi Sanitari Mondiali.<br />
Negli Stati Uniti d’America, nel solo 1994, sono stati ricoverati 303.836<br />
pazienti per problemi correlati alla sindrome aderenziale, in particolare per<br />
interventi sull’apparato digerente e riproduttivo femminile. Tali procedure<br />
hanno determinato un’occupazione dei posti letto per un totale di 846.415<br />
giorni ed una spesa sanitaria di 1,3 miliardi di dollari.<br />
In Svezia si stima che i ricoveri per occlusione intestinale siano poco meno<br />
di 2500 all’anno e che la spesa associata sia di circa 13 milioni di dollari.<br />
Uno studio condotto in Finlandia ha stimato una spesa annuale di oltre 2<br />
milioni di pound per il sistema sanitario nazionale per occlusione intestinale<br />
da aderenze post-operatorie.<br />
In Nuova Zelanda inoltre, in uno studio condotto tra il 1988 ed il 1996, è<br />
stata calcolata una spesa media di 1039 Dollari NZ per i pazienti affetti da occlusione<br />
<strong>digiuno</strong>-<strong>ileale</strong> e trattati in modo conservativo e di 7630 per quelli<br />
sottoposti ad intervento chirurgico.<br />
In Inghilterra infine, nel 2001 l’occlusione <strong>digiuno</strong>-<strong>ileale</strong> è stata causa di<br />
occupazione di posti letto per un totale di 287 giorni ed in media di almeno<br />
10 laparotomie annue eseguite in urgenza in ogni distretto chirurgico del Regno<br />
Unito. L’occupazione totale dei posti letto rappresenta per questa patologia<br />
il 2% di occupazione dei posti di degenza annui (il che equivale a tenere<br />
sempre occupato un posto letto in ogni unità operativa per tale tipo di patologia).<br />
Inoltre i costi stimati per il <strong>trattamento</strong> delle occlusioni <strong>digiuno</strong>-ileali<br />
sono relativamente alti attestandosi a 4677.41 sterline per i soggetti sottoposti<br />
a <strong>trattamento</strong> chirurgico e a 1606.15 per quelli trattati in modo conservativo.<br />
28
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
È evidente che le problematiche conseguenti alla sindrome aderenziale post-chirurgica<br />
sono causa di un importante carico di lavoro per le strutture<br />
chirurgiche e di notevole impegno economico per la spesa sanitaria. In un’epoca<br />
di risparmio della spesa e limitazioni dei costi sanitari appare perciò fondamentale<br />
una strategia di largo raggio che investa sulle soluzioni terapeutiche<br />
efficaci ed economiche per ottenere una riduzione netta di ri-ospedalizzazione<br />
clinica e trattamenti chirurgici adeguati per tale tipo di patologia.<br />
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29
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
DIAGNOSTICA LABORATORISTICA E RADIOLOGICA<br />
Le indagini laboratoristiche, solitamente, non aiutano nella diagnosi e nel<br />
<strong>trattamento</strong> delle occlusioni <strong>digiuno</strong>-ileali, ma rivestono un ruolo fondamentale<br />
per la valutazione del grado di compromissione generale e per valutare il<br />
livello di disidratazione.<br />
La leucocitosi (da 10.000 a 18.000/mm 3 ) è presente in circa un terzo dei<br />
pazienti con SBO, e può rappresentare un effetto dell’emoconcentrazione e<br />
della risposta acuta allo stress, anche se talvolta, quando supera i 18.000/mm 3 ,<br />
può indicare l’insorgenza di fenomeni di compromissione vascolare dell’ansa<br />
ostruita (come nei casi di strangolamento), anche se l’assenza non ne esclude<br />
l’eventualità. La deplezione del volume endovascolare può provocare, inoltre,<br />
un incremento dell’ematocrito, che è in relazione anche al tipo, alla sede e alla<br />
durata dell’occlusione. Le maggiori variazioni negli esami ematochimici, si<br />
riscontrano nella concentrazione degli elettroliti sierici (sodio, cloro, potassio,<br />
bicarbonati, creatinina, urea, azotemia), che spesso nelle occlusioni intestinali<br />
alte si manifestano precocemente, e impongono quindi un monitoraggio seriato.<br />
Relativamente alle variazioni dell’equilibrio acido-base, si potrà verificare<br />
alcalosi metabolica (come può avvenire nell’ostruzione pilorica a causa di<br />
grosse perdite di succo gastrico) o acidosi metabolica (nei casi di occlusione<br />
duodenale o digiunale alta per la perdita o il sequestro di succo alcalino).<br />
L’aumento dei tassi di amilasemia e latticodeidrogenasi sono di frequente riscontro<br />
per l’assorbimento ematico retrogrado, e possono aumentare nei casi<br />
di strangolamento, in quando si riversano nella cavità peritoneale, attraverso<br />
lesioni della parete intestinale, e quindi vengono riassorbiti.<br />
Gli esami radiologici, invece, offrono un indispensabile completamento<br />
nella diagnosi delle SBO, e spesso consentono l’individuazione della sede e talora<br />
della natura dell’occlusione.<br />
La radiografia diretta dell’addome, eseguita sia in posizione prona che in<br />
ortostasi, mostra un’accuratezza che viene valutata attorno al 60%, per le<br />
ostruzioni del tenue, e consente di identificare la presenza di calcificazioni o<br />
masse patologiche (corpi estranei o calcoli biliari), e di raccolte intestinali di<br />
liquidi e gas. Questi ultimi si dispongono secondo un “livello idro-aereo”, nella<br />
posizione eretta, mentre nella pozione supina, le anse ripiene di liquido,<br />
con aria scarsa o assente, possono apparire come un addome privo di meteorismo.<br />
Caratteristica di occlusione intestinale del tenue è la localizzazione dei<br />
livelli idro-aerei nei quadranti centrali dell’addome, che si presentano come<br />
una sequenza di sottili e regolari linee di separazione circolari o ellittiche,<br />
espressione delle pliche semilunari (“segno della scala a pioli”). Nei casi di<br />
ostruzione meccanica possono raggiungere dimensioni superiori al cm, men-<br />
30
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
tre possono essere meno accentuati nei casi di ileo adinamico o a seguito di<br />
un’ipotonia che insorge nel tempo anche nei casi di ostruzione meccanica.<br />
Nell’invaginazione, invece, vi è una disposizone “a telescopio” di un’ansa intestinale,<br />
riconoscibile all’esame baritato. Anche l’assenza di gas nel colon può<br />
essere indice di occlusione <strong>digiuno</strong>-<strong>ileale</strong>. La presenza di aria libera, all’rx dell’addome,<br />
indica una perforazione intestinale che necessita di intervento chirurgico<br />
urgente. Nei casi di ileo biliare, la diretta dell’addome, può mostrare<br />
areobilia, conseguenza della fistola bilio-digestiva. Tuttavia, da questo esame,<br />
non possono trarsi segni patognomonici che consentano di differenziare<br />
un’occlusione meccanica da un ileo paralitico.<br />
L’esame tomografico (TC) risulta essere l’indagine più sensibile e specifica<br />
nei casi di SBO, e può confermarne la diagnosi, indicare il livello dell’ostruzione<br />
e favorire il riconoscimento della causa; la sua accuratezza, inoltre, può<br />
essere incrementata con l’utilizzo di mezzo di contrasto orale o iniettato tramite<br />
il sondino nasogastrico. La TC dovrebbe esser eseguita in maniera selettiva<br />
nei casi in cui vi sia un’anamnesi positiva per pregressi tumori maligni<br />
addominali (ad esempio in una carcinomatosi diffusa per la quale si può procedere<br />
più ragionevolmente a <strong>trattamento</strong> sintomatico), nei casi in cui il paziente<br />
presenti un addome “vergine” (ovvero in pazienti con caratteristiche<br />
cliniche e radiologiche di una SBO, ma che non riportino cicatrici addominali<br />
di un pregresso intervento chirurgico), nei casi dubbi (ad esempio per differenziare<br />
un’occlusione parziale da un ileo paralitico, o per determinare la localizzazione<br />
e la causa di un’occlusione completa o di grado elevato), nel postoperatorio,<br />
o nei casi in cui si sospetti una causa estrinseca di ostruzione (tumori<br />
addominali, ascessi, malattie infiammatorie), o ancora, per valutare la<br />
vascolarizzazione intestinale (nei casi di strangolamento si può riscontrare un<br />
mesentere edematoso o ischemico).<br />
Un’ulteriore indagine radiologica, oggi limitata a casi del tutto particolari<br />
di SBO ricorrente, è il clisma del tenue con mezzo di contrasto baritato, che<br />
può essere iniettato attraverso in sondino duodenale. Questa metodica può ritrovare<br />
indicazione nei casi di occlusione ricorrente del tenue o in ostruzioni<br />
di basso grado. Tuttavia il clisma del tenue presenta alcuni svantaggi quali la<br />
necessità di intubazione naso-enterica, l’elevata esperienza richiesta al radiologo<br />
per l’esecuzione della procedura, e il transito rallentato del mezzo di contrasto<br />
in pazienti con intestino ripieno di liquidi ipotonici. Un ruolo sempre<br />
più importante sta invece assumendolo l’rx transito con mezzo di contrasto<br />
idrosolubile (Gastrografin®), per le sue potenzialità diagnostiche e terapeutiche.<br />
L’utilizzo dell’ecografia rappresenta uno spazio limitato nella diagnosi delle<br />
SBO, tuttavia si è dimostrato utile nelle pazienti in gravidanza, per le quali<br />
31
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
vi è un rischio elevato di esposizione alle radiazioni, nei neonati (per individuare<br />
ad esempio la presenza di intussuscezione, volvolo, espansi endoluminali,<br />
tumefazioni linfonodali, patologia appendicolare o diverticolare), oltre a<br />
fornire informazioni collaterali sullo stato degli altri organi parenchimatosi.<br />
Utilizzo della RMN non sembra offrire, per questa categoria di pazienti,<br />
risultati diagnostici migliori rispetto alla TC.<br />
Le metodiche endoscopiche, in particolare l’EGDS, possono fornire importanti<br />
informazioni nei casi di occlusioni gastriche, piloriche e duodenali,<br />
permettendo anche un eventuale <strong>trattamento</strong> concomitante nei casi di ostruzione<br />
da corpo estraneo, o favorendo la decompressione dell’intestino consentendo<br />
la fuoriuscita di gas.<br />
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Halpert R. D.: Radiologia gastrointestinale e addominale, III ed, Elsevier Masson, 108-113, 2007.<br />
32
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
CENNI STORICI SUL TRATTAMENTO CHIRURGICO<br />
La trattazione sistematica della storia dell’adesiolisi appare impossibile, essendo<br />
questa intimamente connessa alla stessa evoluzione della chirurgia.<br />
Riferimenti alla lisi di aderenze si ritrovano già nel papiro di Edwin Smith<br />
nel 1500 a.C., nel Corpus Ippocraticum, nei testi medioevali Practica Chirurgiae di<br />
Ruggero Frugardi e Chirurgia di Teodoro de’ Borgognoni, nelle descrizioni<br />
dei diari di guerra di Ambroise Paré agli inizi del XVI secolo. In Chirurgie<br />
(1883), Lorenz Heister nella descrizione di un’appendicectomia fa un lunghissimo<br />
riferimento all’adesiolisi.<br />
È solo del 1883 però, la prima descrizione di una laparotomia finalizzata<br />
all’adesiolisi, ad opera di due chirurghi W. Battle e J. Jones. Fu effettuata<br />
un’adesiolisi per la liberazione di anse incarcerate in una paziente sottoposta<br />
ad annessiectomia quattro anni prima e con un corteo sintomatologico di crisi<br />
sub-occlusive. La donna morì dopo tre settimane.<br />
<strong>Il</strong> XIX secolo con la proliferazione delle industrie e la scoperta dell’antisepsi<br />
di J. Lister cede il posto al XX in cui il rapido progresso tecnologico tristemente<br />
associato agli eventi bellici è accompagnato dalla penicillina di Fleming.<br />
La prima guerra mondiale smentisce definitivamente la teoria di Reclus<br />
(Clinique de la charite sur la chirurgie journaliere) secondo il quale le piccole<br />
perforazioni intestinali guarivano per erniazione della mucosa e quelle grandi<br />
per accollamento delle altre anse, favorito dall’immobilità. L’elevatissimo numero<br />
di traumatismi dell’addome porta i chirurghi ad operare i pazienti e<br />
dunque ad un intrinseco miglioramento della pratica chirurgica addominale.<br />
Ogni intervento chirurgico sull’addome già operato ha come tempo iniziale<br />
l’adesiolisi.<br />
Ma il XX secolo vede anche l’introduzione nella routine clinico-chirurgica<br />
della laparoscopia.<br />
Nel 1943 Palmer parla di adesiolisi nella salpingectomia per il <strong>trattamento</strong><br />
della sterilità. Circa trent’anni dopo appaiono i primi testi di laparoscopia, soprattutto<br />
in campo ginecologico, in cui viene descritta l’ adesiolisi (Frangeheim’s<br />
Endoscopy and Gynecology, TeLinde’s Operative Gynecology, AAGLManual of Endoscopy,<br />
Hulka’s Textbook of Laparoscopy , Baggish’s Atlas of Contract Hysteroscopy and Endoscopy,<br />
Wheeless’ Atlas of Pelvic Surgery ).<br />
Nel 1970 il chirurgo tedesco Kurt Semm, inventa la sutura intra ed extra<br />
corporea, qualche anno dopo l’elettrocoagulazione. E’il 13 settembre del 1980<br />
quando lo stesso Semm, alla Frauenklinik Universitäts di Kiel, esegue la prima<br />
appendicectomia laparoscopica. Critica fu la reazione dei chirurghi del<br />
tempo. Nel 1983 un giornalista del Medical Tribune riassumeva le maggiori critiche<br />
del tempo testualmente: “Semm esagera il problema delle aderenze solo per giustificare<br />
33
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
il ruolo chiave della propria chirurgia. Le aderenze post-operatorie possono portare a complicanze,<br />
ma non in maniera così elevata da cambiare il tipo di approccio chirurgico” dice il professor<br />
Bruecke, “Può il vantaggio di aver minori aderenze post-operatorie portare all’uso di tale dispendio<br />
tecnologico o a metodiche operatorie così complesse“.<br />
L’evoluzione della laparoscopia è a tutti nota, non passarono cinque anni<br />
prima che Erich Muhe, usando gli strumenti di Semm, effettuasse a Boblingen<br />
la prima colecistectomia laparoscopica, seguito l’anno successivo dal più<br />
rinomato Mouret. È sempre Philippe Mouret il relatore di una tesi di laurea<br />
sulla “Exploitation des possibilites coelioscopiques dans le traitment des syndromes aigus et chroniques<br />
d’adherences peritoneales (gynecologie exceptee): a propos de 27 dossiers” datata 1976.<br />
Lo spaventoso progresso della tecnologia e in biologia molecolare hanno<br />
portato alla proliferazione di studi su alcuni aspetti cruciali nel <strong>trattamento</strong><br />
della sindrome aderenziale. Così le osservazioni di Ziprin sull’inibitore dell’attività<br />
1 del plasminogeno in biossido di carbonio, sono accompagnate da quelle<br />
di Garrad sulle modifiche della cascata fibrinolitica in laparoscopia.<br />
Nonostante la popolarità crescente dell’adesiolisi laparoscopica ed i numerosi<br />
studi, il dibattito sulla gestione pre-operatoria, sul tempo operatorio e sul<br />
management post-operatorio nella sindrome aderenziale è ancora aperto.<br />
Academy Papyrus to be Exhibited at the Metropolitan Museum of Art”. The New York Academy of Medicine. 2005-07-27. Retrieved<br />
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34
LA CONSENSUS CONFERENCE<br />
<strong>Il</strong> TRATTAMENTO LAPAROSCOPICO<br />
DELL’OCCLUSIONE DIGIUNO-ILEALE
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
INTRODUZIONE ALLA MEDICINA DELL’EVIDENZA<br />
La evidence based-medicine, introdotta negli anni ’80 del secolo scorso, si sviluppa<br />
in quel processo di rivoluzione culturale che sta definendosi, con applicazioni<br />
più moderne e manageriali, nella clinical governance.<br />
<strong>Il</strong> concetto alla base era quello di classificare la pletora di studi presenti<br />
in Letteratura, e di definire quelli più significativi dal punto di vista<br />
metodologico (livello di evidenza di uno studio). La statistica può infatti<br />
specificare quanto il “caso” possa influire sulla determinazione di un evento:<br />
il rischio è variabile a seconda della tipologia di studio, e prende il nome<br />
di risk of bias.<br />
Esistono vari sistemi di classificazione del livello di evidenza, ma per tutti<br />
il disegno di studio a più alto livello di evidenza sono le metanalisi di studi<br />
randomizzati e controllati. Questi lavori sono quelli a minor rischio di bias dovuto<br />
alla casualità. Seguono, nell’ordine, gli studi prospettici randomizzaticontrollati,<br />
i prospettici caso-controllo e i retrospettivi caso-controllo (cosiddetti<br />
pseudo randomizzati), gli studi su database, le serie di casi e le opinioni<br />
di esperti.<br />
Queste classificazioni non sono nate per l’ambito chirurgico, ma vi sono<br />
state applicate secondariamente: c’è infatti, per l’ambito chirurgico in particolare,<br />
il problema dell’expertise. Questo influenza la letteratura e la tipologia degli<br />
studi che vi si ritrovano per la patologia chirurgica, in prevalenza serie di<br />
casi, a basso livello di evidenza. Infatti non ci vuole esperienza per dare una<br />
compressa di medicinale al posto di un’altra, e quindi il confronto di efficacia<br />
tra due farmaci è scevra di bias. Diverso è confrontare due tecniche chirurgiche,<br />
ad esempio la adesiolisi open e laparoscopica, in cui ci vogliono degli expertise<br />
diversi tra i chirurghi che applicano l’una o l’altra tecnica. È questa forse<br />
la ragione per cui gli studi randomizzati in chirurgia sono di difficile applicazione.<br />
Ed è per questo che, in particolare in questo campo, esistono strumenti,<br />
quali le conferenze di consenso, in cui l’opinione di esperti, unitamente al<br />
confronto con la letteratura, serve per definire delle “raccomandazioni” riguardanti<br />
determinati aspetti della pratica clinica, laddove non vi sia sicura<br />
evidenza.<br />
La lettura delle linee guida che scaturiscono da una conferenza di consenso<br />
vanno interpretate alla luce di queste considerazioni.<br />
Rosenberg W, Donald A. Evidence based medicine: an approach to clinical problem-solving. BMJ 1995; 310: 1122-1126.<br />
Sackett DL, Rosenberg WM, Gray JA, Haynes RB, Richardson WS. Evidence based medicine: what it is and what it isn’t. BMJ<br />
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Higgins JPT, Green S. Cochrane Collaboration. Cochrane Handbook for Systematic Reviews of Interventions, Version 5.0.1 [updated<br />
September 2008].<br />
37
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
METODOLOGIA ADOTTATA<br />
Da una ricerca bibliografica sull’adesiolisi laparoscopica, aggiornata al<br />
2011, inserendo in Pubmed le parole chiave “small bowel obstruction” e “laparoscopic<br />
adhesiolysis”, sono stati selezionati 61 articoli (tra cui 13 review).<br />
Di questi, 11 sono stati scartati a priori in quanto giudicati non pertinenti<br />
in base del titolo, mentre i rimanenti 50 sono stati acquisiti nella versione full<br />
text ed analizzati in toto, aggiungendo altri studi individuati tra i riferimenti<br />
bibliografici incrociati, le linee guida e gli abstract congressuali. Sono state individuate<br />
ed escluse le “salami publications”, ovvero le pubblicazioni di uno stesso<br />
gruppo di ricerca sulla stessa coorte di pazienti ad intervalli diversi.<br />
Due revisori indipendenti hanno quindi provveduto a classificare la letteratura<br />
acquisita secondo i livelli di evidenza SIGN (Scottish Intercollegiate Guidelines<br />
Network) (Tab. 1). Lo studio della letteratura ha permesso di identificare i<br />
topics più controversi: diagnosi di occlusione, timing chirurgico, controindicazioni<br />
alla laparoscopia, posizionamento del primo trocar, strategia e tecnica<br />
operatoria, conversione laparotomica, cause rare di occlusione ed uso di presidi<br />
antiaderenziali.<br />
Su questi argomenti è stato ideato ed elaborato un questionario di 30 domande<br />
che è stato sottoposto via e-mail agli autori internazionali dei lavori<br />
selezionati il cui indirizzo era reperibile in internet. Una seconda e-mail di<br />
“pro-memoria” è stata inviata a distanza di un mese. 27 autori hanno risposto.<br />
L’analisi delle loro risposte, e la successiva presentazione delle stesse in sede<br />
di consensus, ha permesso la creazione dell’inedita formula dell’“esperto internazionale<br />
virtuale”. Questo espediente, che rappresenta una deviazione dalla<br />
metodologia classica della consensus conference, ha consentito di superare in parte<br />
i limiti derivanti dal basso livello di evidenza dei lavori presenti in letteratura<br />
grazie alle raccomandazioni fornite da alcuni tra i maggiori esperti internazionali.<br />
Dal pool delle 30 domande, 2 revisori indipendenti hanno estrapolato 10<br />
domande sugli argomenti di maggior interesse clinico. Questo secondo questionario,<br />
unitamente alle voci bibliografiche classificate con il metodo SIGN,<br />
è stato preventivamente inviato ad un panel di esperti italiani e poi presentato<br />
alla consensus conference, di cui ha costituito l’ossatura della discussione.<br />
7 membri del panel (6 chirurghi ed 1 radiologo) sono stati nominati dal<br />
consiglio direttivo dell’ACOI e 8 sono stato scelti in quanto autori italiani di<br />
pubblicazioni o di comunicazioni a congressi sull’adesiolisi laparoscopica, costituendo<br />
quindi un gruppo di esperti di diversa provenienza (ospedaliera,<br />
universitaria, da centri ad alto e medio volume, centrali e periferici).<br />
Le risposte del panel di esperti italiani, insieme a quelle degli esperti internazionali,<br />
sono state presentate durante la consensus conference alla “giuria” costi-<br />
38
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
tuita dai chirurghi partecipanti al Congresso Nazionale ACOI del 2010, celebratosi<br />
a Colli del Tronto (AP).<br />
La discussione, seguendo la revisione scritta secondo il Metodo Delphi, ha<br />
portato alla formulazione di statement testati con il televoto e considerati approvati<br />
quando raggiungevano l’approvazione dell’unanimità degli esperti e di<br />
più del 90% della giuria votante in sala.<br />
In un secondo tempo gli autori hanno rielaborato i singoli statement assegnando<br />
un grado di raccomandazione (GOR) (Tab. 2). Gli statement sono<br />
stati poi inviati via mail al panel di esperti italiani per l’approvazione finale al<br />
fine di promulgare delle linee guida societarie.<br />
L’intero processo di lavoro ed i suoi risultati sono stati esaminati da un revisore<br />
interno all’A.C.O.I. e da 2 revisori internazionali.<br />
Tab. 1<br />
Livello di evidenzia SIGN<br />
Descrizione del disegno degli studi<br />
1++ metanalisi di alta qualità, revisioni sistematiche di studi<br />
randomizzati controllati (RCT), RCT con risk of bias molto basso<br />
1+ metanalisi ben condotte, revisioni sistematiche, RCT con risk of bias basso<br />
1- metanalisi, revisioni sistematiche, RCT con risk of bias alto<br />
2++ revisioni sistematiche di alta qualità di studi caso-controllo o di coorte,<br />
studi caso-controllo o di coorte con risk of bias molto basso e<br />
un alta probabilità che la relazione sia causale<br />
2+ studi caso-controllo o di coorte ben condotti con risk of bias basso e<br />
moderata probabilità che la relazione sia causale<br />
2- studi caso-controllo o di coorte con risk of bias elevato e alta probabilità<br />
che la relazione non sia causale<br />
3 studi non analitici (serie di casi, case reports)<br />
4 opinione di esperti<br />
Tab. 2<br />
Grado di raccomandazione<br />
A<br />
B<br />
C<br />
D<br />
E<br />
Descrizione della raccomandazione<br />
Forte evidenza per supportare una raccomandazione all’utilizzo<br />
Moderata evidenza per supportare una raccomandazione all’utilizzo<br />
Debole evidenza per supportare una raccomandazione all’utilizzo<br />
Moderata evidenza per supportare una raccomandazione al non utilizzo<br />
Forte evidenza per supportare una raccomandazione al non utilizzo<br />
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39
LE LINEE GUIDA<br />
IL TRATTAMENTO LAPAROSCOPICO<br />
DELL’OCCLUSIONE DIGIUNO-ILEALE
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
1. ITER DIAGNOSTICO<br />
I pazienti con sintomi da occlusione del piccolo intestino vanno indagati, inizialmente, con radiografia<br />
diretta dell’addome e l’intestino decompresso tramite sondino nasogastrico (GOR B).<br />
La TC è la modalità di imaging primaria per completare la diagnosi (GOR A). L’ecografia è<br />
un utile esame complementare che, in mani esperte, può fornire informazioni aggiuntive (GOR C);<br />
nei pazienti che non necessitano di esplorazione in emergenza, è indicata l’esecuzione di Rx addome<br />
con mezzo di contrasto idrosolubile per os (GOR A).<br />
Una volta fatta la diagnosi di occlusione del piccolo intestino (dolore, distensione,<br />
costipazione, vomito, lastre che mostrano multipli livelli idroaerei,<br />
ristagno abbondante nel sondino nasogastrico) è necessario avere ulteriori<br />
informazioni riguardanti l’eventuale ischemia intestinale, l’esclusione di un<br />
ileo paralitico e l’eziologia dell’ostruzione. L’Rx addome può dare risultati<br />
ambigui ed è comparabile alla diagnosi TC di occlusione del piccolo intestino<br />
solo in caso di ostruzione di alto grado (SIGN 2-).<br />
Per quanto riguarda la diagnosi di ischemia intestinale, l’esame clinico è<br />
fallace nel 35% dei pazienti, mentre la TC ha una specificità del 73-80% (SI-<br />
GN 2) e una sensibilità dell’85-100% (SIGN 3). La diagnosi differenziale fra<br />
ostruzione meccanica ed ileo paralitico può essere ottenuta con l’anamnesi e<br />
l’esame clinico (precedenti interventi, dolore colico, borborigmi, peristalsi abnorme)<br />
con un alto valore predittivo (SIGN 3).<br />
La TC resta è il “gold standard” per la diagnosi di ileo paralitico, mentre<br />
l’ecografia ha un’accuratezza limitata se paragonata all’ostruzione meccanica<br />
(54.1 vs 74.1%) (SIGN 3).<br />
La TC addominale e pelvica con mezzo di contrasto endovena ha un ruolo<br />
preminente per stabilire l’eziologia dell’ostruzione. L’aggiunta di contrasto<br />
per os alla TC è di valore limitato e non ben tollerata dai pazienti secondo<br />
l’American College of Radiology.<br />
La TC senza mezzo di contrasto può essere utile nell’insufficienza renale<br />
(SIGN 4) ma è molto meno affidabile per riconoscere l’ischemia (SIGN 3).<br />
<strong>Il</strong> panel di esperti raccomanda la TC per individuare i pazienti che possono<br />
beneficiare di un approccio <strong>laparoscopico</strong>. La TC ha inoltre il vantaggio di<br />
poter escludere altre patologie addominali che potrebbero non essere facilmente<br />
individuabili all’esplorazione laparoscopica.<br />
L’ecografia ha una specificità del 74% nelle ostruzioni meccaniche, mentre<br />
nei casi di ileo paralitico si riduce al 54.1% (SIGN 3).<br />
L’atteggiamento verso la somministrazione di contrasto idrosolubile (Gastrografin®)<br />
nell’occlusione del piccolo intestino è cambiato e rimane dibattuto.<br />
Una review Cochrane del 2007 ha dimostrato un alto valore predittivo (0.97<br />
43
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
sensibilità, 0.98 specificità) della risoluzione dell’ostruzione, ogni qualvolta il<br />
contrasto era visibile nel colon 24 ore dopo la somministrazione orale; questo<br />
risultato viene associato ad una più breve degenza ospedaliera (SIGN 1++).<br />
Lo studio non riuscì però a dimostrare una riduzione del ricorso all’intervento<br />
chirurgico, analogamente ad un precedente RCT (SIGN 1+).<br />
Più recentemente, comunque, dopo un’iniziale controversia riguardo al<br />
ruolo terapeutico del mezzo di contrasto idrosolubile (SIGN 1+), è stata evidenziata,<br />
sia da un RCT che da una metanalisi, una riduzione della necessità<br />
del <strong>trattamento</strong> chirurgico (OR 0,62; P=0,007) (SIGN 1+) (SIGN 1++).<br />
<strong>Il</strong> panel di esperti ha concordato sull’utilità del Gastrografin® nell’occlusione<br />
subacuta e incompleta del piccolo intestino sia per la diagnosi che per il<br />
potenziale terapeutico.<br />
Kim JH, Ha HK, Kim JK, Eun HW, Park KB, Kim BS, Kim TK, Kim JC, Auh YH. Usefulness of known computed tomography<br />
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2. TIMING OPERATORIO<br />
L’intervento chirurgico dovrebbe essere realizzato non appena possibile nell’occlusione intestinale<br />
completa del piccolo intestino, mentre l’occlusione parziale può beneficiare di 24-48 ore di <strong>trattamento</strong><br />
conservativo, con Rx transito con mezzo di contrasto idrosolubile per os, per selezionare i pazienti<br />
da inviare all’intervento (GOR B).<br />
44
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
I pazienti con occlusione intestinale del piccolo intestino che si presentano<br />
senza segni di strozzamento o peritonite possono essere trattati con successo<br />
senza intervento chirurgico fino al 90% dei casi (SIGN 1-).<br />
Meno chiaro è il modo di prevedere la differenza fra l’evoluzione verso lo<br />
strozzamento e quella verso la risoluzione dell’occlusione del piccolo intestino.<br />
Per questi pazienti, uno studio prospettico randomizzato ha dimostrato<br />
che la somministrazione intragastrica di mezzo di contrasto idrosolubile riduceva<br />
la necessità dell’intervento chirurgico in pazienti con occlusione del piccolo<br />
intestino che non avevano risposto a 48 ore di <strong>trattamento</strong> conservativo<br />
(SIGN 3). Gli autori raccomandavano il Gastrografin® per selezionare i pazienti<br />
che avrebbero invece necessitato di intervento chirurgico.<br />
<strong>Il</strong> panel di esperti è in linea con queste indicazioni, raccomandando però<br />
prudenza, poiché l’intervento chirurgico differito di 24 ore in pazienti con<br />
sintomi che non rispondono al <strong>trattamento</strong> conservativo aumenta il rischio di<br />
resezione intestinale, la percentuale di complicanze, la mortalità e condiziona<br />
una degenza ospedaliera più lunga (SIGN 3).<br />
Si raccomanda un’immediata esplorazione chirurgica ogni qualvolta vi sia<br />
il sospetto di occlusione completa del piccolo intestino o in presenza di ischemia<br />
o necrosi intestinale.<br />
Riguardo ad altri trattamenti mini-invasivi, è riportata una percentuale di<br />
successo superiore al 90% (SIGN 3) utilizzando la “endoscopic long-tube decompression”;<br />
quest’approccio può essere preso in considerazione in pazienti selezionati,<br />
specialmente per l’occlusione post-operatoria non complicata (SIGN 1-).<br />
Assalia A, Schein M, Kopelman D, Hirshberg A, Hashmonai M. Therapeutic effect of oral Gastrografin in adhesive, partial smallbowel<br />
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3. SELEZIONE DEL PAZIENTE<br />
I soli criteri assoluti di esclusione per l’adesiolisi laparoscopica sono quelli relativi alle reali<br />
controindicazioni allo pneumoperitoneo, come l’instabilità emodinamica, lo score ASA 4, e le problematiche<br />
cardiopolmonari (GOR C).<br />
Tutte le altre controindicazioni sono relative (notevole distensione addominale, segni di ischemia<br />
all’imaging, peritoniti cliniche, storia di precedente radioterapia, laparotomie multiple o recenti,<br />
45
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
morbo di Crohn, occlusione completa del piccolo intestino, sospetto di patologia neoplastica) e dovrebbero<br />
essere giudicate da caso a caso, a seconda dell’esperienza laparoscopica del chirurgo<br />
(GOR C).<br />
Le controindicazioni anestesiologiche alla laparoscopia non sono ben definite<br />
in letteratura, specialmente nei casi urgenti. Una review recente (SIGN<br />
2+) mette in evidenza gli effetti deleteri dello pneumoperitoneo e dei decubiti<br />
spinti nei pazienti con comorbilità cardiopolmonare. <strong>Il</strong> ripristino dell’equilibrio<br />
idro-elettrolitico è da considerarsi obbligatorio quando viene realizzato<br />
un approccio <strong>laparoscopico</strong> (SIGN 4). <strong>Il</strong> panel ha affermato che tutte le<br />
altre controindicazioni sono relative e da considerarsi solamente come fattori<br />
predittivi per il successo dell’adesiolisi laparoscopica, mantenendo però<br />
una bassa soglia per la conversione, visto che si osserva un’aumento della<br />
morbilità in seguito a conversione tardiva (ovvero dopo complicanza iatrogena)<br />
(SIGN 3).<br />
Una distensione intestinale che superi i 4 cm documentata alla TC o all’Rx<br />
diretta addome è giudicata una controindicazione assoluta da Suter e<br />
colleghi per l’elevato tasso di conversione in chirurgia open e la maggiore<br />
morbilità postoperatoria (SIGN 3), ma il grado di distensione intestinale dipende<br />
dal sito dell’ostruzione (prossimale o distale), dal grado della stenosi<br />
(completo o incompleto), e dal bias di selezione dei pazienti.<br />
I segni radiologici di ischemia o i segni clinici di peritonite sono predittivi<br />
della necessità di conversione, ma non controindicano necessariamente l’adesiolisi<br />
laparoscopica con una minilaparotomia per l’esteriorizzazione dell’ansa<br />
ischemica e resezione/anastomosi extracorporea (SIGN 3).<br />
Allo stesso modo, il numero di precedenti laparotomie e le conseguenti<br />
aderenze non sono necessariamente correlate al successo dell’approccio <strong>laparoscopico</strong>,<br />
sebbene alcuni autori suggeriscano che più di due laparotomie sono<br />
un forte fattore predittivo di conversione (SIGN 3). <strong>Il</strong> panel sostiene infatti<br />
che una o più laparotomie distanti dalla linea mediana potrebbero rendere<br />
l’approccio più semplice di una singola cicatrice mediana. La tipologia di intervento<br />
precedente è dunque importante, come suggerito da Duron (SIGN<br />
4). <strong>Il</strong> mappaggio ecografico parietale, ove si dimostri la presenza di almeno 2<br />
su 9 quadranti liberi da aderenze, è fattore predittivo positivo di riuscita dell’approccio<br />
<strong>laparoscopico</strong> (SIGN 3).<br />
La malattia di Crohn non è più considerata un’indicazione assoluta alla<br />
chirurgia aperta (SIGN 1+), poiché una resezione ileocecale è tecnicamente<br />
fattibile anche in laparoscopia (con anastomosi intra o extracorporea), e offre<br />
gli stessi vantaggi di quelli riscontrati per la resezione laparoscopica del colon<br />
destro. L’approccio <strong>laparoscopico</strong> in urgenza al Crohn non è ancora stato validato<br />
dall’evidenza, anche se case reports isolati ne sostengono la fattibilità<br />
(SIGN 4).<br />
46
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
L’incompleta occlusione del piccolo intestino non risolta, definita come il<br />
fallimento della terapia conservativa dopo un test negativo con Gastrografin,<br />
è stata suggerita essere l’ideale indicazione per l’adesiolisi laparoscopica, insieme<br />
con i sintomi cronici ostruttivi con tasso di conversione basso come l’8.7%<br />
(SIGN 3); comunque, anche l’occlusione acuta e completa del piccolo intestino,<br />
qualora coesistano fattori prognostici favorevoli, non presenta una controindicazione<br />
all’esplorazione laparoscopica, anche se gravata da un elevato<br />
tasso di conversione.<br />
Molti chirurghi credono che la diagnosi preoperatoria di carcinosi peritoneale<br />
sia una controindicazione all’intervento chirurgico, con alcune rare eccezioni<br />
(SIGN 1+), generalmente correlate ad una singola sede di ostruzione<br />
di tumore metastatico o a dubbi diagnostici dopo imaging radiologico (SIGN<br />
3-4). <strong>Il</strong> panel ritiene che in presenza di una occlusione del piccolo intestino in<br />
cui il sospetto di una patologia maligna non possa essere escluso, la laparoscopia<br />
diagnostica potrebbe essere un beneficio per il paziente purchè si evitino<br />
accuratamente i danni iatrogeni e la disseminazione tumorale in corrispondenza<br />
della sede dei trocars; in caso di singola e unica metastasi o neoplasia<br />
primitiva, una resezione videoassistita (o tramite minilaparotomia guidata) è<br />
consigliabile.<br />
In conclusione, il tentativo di un approccio <strong>laparoscopico</strong>, assicurando una<br />
bassa soglia di conversione, consente a tutti i pazienti di essere trattati in modo<br />
appropriato, mantenendo, anche in caso di conversione laparotomica, la<br />
morbilità inferiore a quella della chirurgia open e similare alla laparoscopia<br />
esplorativa (SIGN 3).<br />
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4. INGRESSO DEL PRIMO TROCAR ED INDUZIONE DEL-<br />
LO PNEUMOPERITONEO<br />
L’ ingresso con tecnica open lontano da precedenti cicatrici è raccomandato (GOR B). Altri tipi<br />
di ingresso (chiuso, col Verres, con l’aiuto di un trocar ottico), sono possibili, a seconda delle abitudini<br />
del chirurgo (GOR B).<br />
<strong>Il</strong> rilievo ecografico preoperatorio delle aderenze, quando fattibile, è d’ausilio per la scelta della<br />
sede d’ingresso del primo trocar (GOR C).<br />
L’accesso peritoneale usando la cosiddetta “tecnica del sito alternativo” è<br />
suggerito da molti autori (SIGN 4); ciò implica il posizionamento del primo<br />
accesso distante dalla precedente cicatrice chirurgica, dove le aderenze sono<br />
più frequenti. Molti autori raccomandano fortemente la tecnica dell’accesso<br />
“open”, con dissezione smussa del muscolo sotto visione diretta estesa al peritoneo<br />
e, in caso di aderenze tenaci, aiutata dalla creazione manuale di uno<br />
spazio libero mediante delicate manovre del dito esploratore (SIGN 4).<br />
Anche se sono descritti alcuni casi di lesioni riconducibili all’uso dell’ago<br />
di Veress (SIGN 3), altri autori usano routinariamente la tecnica chiusa senza<br />
significativi svantaggi nell’occlusione del piccolo intestino (SIGN 3). <strong>Il</strong> sito<br />
suggerito per l’introduzione del Verres è il quadrante addominale sinistro,<br />
perchè è considerato il quadrante addominale più sicuro per prevenire le lesioni<br />
vascolari e viscerali (SIGN 2-).<br />
Dai dati presenti in letteratura, non si evidenziano significative differenze,<br />
nella chirurgia laparoscopica convenzionale, fra le modalità di ingresso (includendo<br />
la tecnica chiusa alla cieca o il trocar a visione ottica) (SIGN 1-).<br />
<strong>Il</strong> panel crede che l’esperienza e la dimestichezza del chirurgo con una particolare<br />
tecnica di ingresso sia più importante della modifica della tecnica di accesso<br />
usuale, anche nell’occlusione del piccolo intestino. L’individuazione di un area<br />
libera da aderenze con l’ecografia (in presenza di un chirurgo o radiologo esperto<br />
nella tecnica) può essere utile, specialmente con una tecnica di ingresso chiusa.<br />
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5. RIMOZIONE DELLA CAUSA DI OCCLUSIONE<br />
La sicurezza di avere rimosso la causa di ostruzione è accertata dalla decompressione dell’intestino<br />
dilatato prossimalmente all’ostruzione stessa e il passaggio del contenuto intestinale nell’ansa<br />
distale, con concomitante ricomparsa della peristalsi; una completa esplorazione dell’ileo può essere<br />
limitata alla parte distale per assicurarsi della risoluzione dell’ostruzione (GOR C).<br />
La prosecuzione dell’esplorazione fino al legamento del Treitz aumenta il rischio di perforazione<br />
dovuto alla distensione e fragilità dei visceri dilatati e dovrebbe essere limitata ai casi in cui la<br />
causa dell’ostruzione non sia immediatamente evidente (GOR C).<br />
<strong>Il</strong> caso di singola aderenza ostruente è quello più semplice da confermare,<br />
a causa della chiara differenza fra l’ansa dilatata (ostruita) e quella non dilatata<br />
(distale). La lisi della briglia aderenziale è sufficiente a vedere il passaggio<br />
del contenuto intestinale nell’intestino distale; in assenza di una chiara eziologia<br />
dell’occlusione, Lujan et al. raccomandano un’esplorazione laparoscopica<br />
progressiva dell’intestino collassato dalla valvola ileocecale in direzione del legamento<br />
del Treitz fino a che la causa dell’ostruzione sia visibile (SIGN 3).<br />
Quest’approccio è considerato obbligatorio e contribuisce ad un outcome migliore<br />
in termini di morbilità, anche in presenza del tasso del 32% di conversione<br />
(SIGN 2+).<br />
La manipolazione estremamente delicata dell’intestino è necessaria per<br />
minimizzare perforazioni iatrogene e dovrebbe essere fatta solo da chirurghi<br />
laparoscopisti esperti; secondo alcuni autori un alto tasso di reinterventi dopo<br />
l’adesiolisi laparoscopica potrebbe essere dovuto ad una sbagliata interpretazione<br />
della causa dell’ostruzione (SIGN 3), e nonostante suggeriscano un’esplorazione<br />
completa dell’intestino, non vi è evidenza che questa riduca i tassi<br />
di ri-ospedalizzazione (SIGN 3).<br />
<strong>Il</strong> panel di esperti è d’accordo con l’atteggiamento più conservativo, considerando<br />
di “fare il minimo per ottenere il massimo”. Per prevenire i danni<br />
sulla parete intestinale, la porzione intestinale prossimale all’ostruzione non<br />
andrebbe mai manipolata, utilizzando la sola variazione di decubito per mobilizzarla.<br />
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Surg Tech. 2000;5(10):253-8.<br />
Cavaliere D, Schirru A, Caristo I, Bianchi M, Cosce U, Cavaliere P. [Laparoscopic management of small-bowel obstruction] Chir<br />
Ital. 2005;57(2):215-20.<br />
6. CRITERI INTRAOPERATORI DI CONVERSIONE LAPA-<br />
ROTOMICA<br />
La conversione laparotomica è indispensabile quando la causa dell’occlusione non risulti evidente.<br />
(GOR A).<br />
Una eccessiva dilatazione dell’intestino, che non consenta una soddisfacente esplorazione laparoscopica<br />
della cavità addominale, richiede la conversione laparotomica (GOR B).<br />
In caso di danno intestinale iatrogeno, l’indicazione alla conversione non è assoluta e la scelta<br />
della tecnica di riparazione (per via laparoscopica o attraverso minilaparotomia) è basata sulla situazione<br />
clinica, sull’esperienza del chirurgo e sulla sicurezza di poter riparare la lesione in modo<br />
idoneo. (GOR B).<br />
Lujan identifica tra le cause di conversione il mancato ritrovamento della<br />
causa occlusiva (SIGN 3). L’opinione del panel è che tutti i pazienti non<br />
escludibili per motivi anestesiologici, dovrebbero essere sottoposti a LAL in<br />
quanto risulta più agevole identificare in fase intraoperatoria i pazienti che<br />
beneficeranno o meno dell’approccio <strong>laparoscopico</strong>, ovviamente prestando<br />
particolare attenzione affinché l’entrata in addome sia sicura.<br />
Lo studio di Wullstein ha evidenziato come i criteri più importanti per decidere<br />
di procedure a conversione laparotomica siano la eccessiva dilatazione<br />
delle anse (più di 4 cm) in associazione con multiple aderenze (SIGN 2+); questa<br />
combinazione di eventi rende più difficile l’esposizione e la visualizzazione<br />
delle aderenze, inoltre può essere importante causa di perforazioni iatrogene.<br />
Una revisione su più di mille casi conferma come causa principale di conversione<br />
la presenza di multiple e tenaci aderenze intestinali (SIGN 3), mentre<br />
Tsumura descrive il tasso di successo in relazione alla posizione delle briglie<br />
(SIGN 4).<br />
50
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
I risultati di una metanalisi (SIGN 1-) sottolineano le condizione in cui la<br />
conversione dovrebbe essere obbligatoria: ischemia intestinale o perforazione<br />
iatrogena. Le motivazioni a sostegno, tuttavia, non appaiono così robuste, anche<br />
se riportate in una review.<br />
<strong>Il</strong> dibattito tra conversione o meno in caso di perforazione iatrogena è stato<br />
affrontato anche da Lujan (SIGN 3) che suggerisce la conversione alla laparotomia<br />
in caso di abbondante fuoriuscita di materiale enterico, mentre la<br />
semplice speritoneizzazione o la perforazione con minima fuoriuscita di materiale<br />
possono essere suturate per via laparoscopica senza sostanziali rischi<br />
aggiuntivi.<br />
L’esperienza del chirurgo nel campo della chirurgia laparoscopica avanzata<br />
(laparoceli, urgenze…) è, a parere del panel, il fattore principale nel determinare<br />
la scelta terapeutica.<br />
Lujan HJ, Oren A, Plasencia G, Canelon G, Gomez E, Hernandez-Cano A, Jacobs M. Laparoscopic management as the initial treatment<br />
of acute small bowel obstruction. JSLS. 2006 Oct-Dec;10(4):466-72.<br />
Wullstein C, Gross E. Laparoscopic compared with conventional treatment of acute adhesive small bowel obstruction. Br J Surg. 2003<br />
Sep;90(9):1147-51.<br />
Ghosheh B, Salameh JR. Laparoscopic approach to acute small bowel obstruction: review of 1061 cases. Surg Endosc. 2007<br />
Nov;21(11):1945-9.<br />
Tsumara H: Laparoscopic treatment of small bowel obstruction. Adhesion 2006, 9:17-19<br />
Farinella E, Cirocchi R, La Mura F, Morelli U, Cattorini L, Delmonaco P, Migliaccio C, De Sol AA, Cozzaglio L, Sciannameo F.<br />
Feasibility of small bowel obstruction. Research article. World J of Emerg Surg 2009 Jan 19;4:3<br />
Lujan HJ, Oren A, Plasencia G, Canelon G, Gomez E, Hernandez-Cano A, Jacobs M. Laparoscopic management as the initial treatment<br />
of acute small bowel obstruction. JSLS. 2006 Oct-Dec;10(4):466-72. (SIGN 2-)<br />
7. USO DEI PRESIDI ANTIADERENZIALI<br />
Non ci sono prove definitive a sostegno dell’efficacia dei presidi antiaderenziali dopo l’adesiolisi,<br />
non si possono pertanto dare raccomandazioni a riguardo.<br />
Dopo un primo episodio di SBO trattato chirurgicamente, si sviluppa una<br />
recidiva occlusiva in circa il 50% dei casi e dopo due o più episodi nell’85%<br />
(SIGN 2-).<br />
Diversi studi hanno dimostrato che le barriere meccaniche possono diminuire<br />
aderenze, ma l’incidenza di SBO successiva e la necessità di una terapia<br />
operativa futura non sono diminuite (SIGN 1 + +).<br />
Un recente studio prospettico randomizzato italiano per la prevenzione<br />
delle aderenze post-operatorie dopo la laparotomia per SBO (SIGN 1 +) sull’uso<br />
di icodestrina al 4%, un polimero del glucosio ad alto peso molecolare.<br />
ha evidenziato un tasso di recidiva del 2% nel gruppo icodestrina vs 11% nel<br />
gruppo di controllo (follow up medio 41,4 mesi).<br />
Purtroppo non vi è alcuna evidenza che l’incidenza della SBO o la neces-<br />
51
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
sità di futuri interventi operativi per SBO sia diminuita (SIGN 4) “poiché<br />
una singola briglia può causare una occlusione intestinale con pericolo di vita,<br />
mentre estese aderenze tenaci possono essere asintomatiche, quindi né la mera<br />
presenza o l’assenza di aderenze o la loro entità, se presenti, è un risultato<br />
completamente adeguato”. Quindi la effettiva riduzione delle aderenze è un<br />
fattore rilevante ma clinicamente non importante.<br />
Metwally M, Watson A, Lilford R, Vandekerckhove P. Fluid and pharmacological agents for adhesion prevention after gynaecological<br />
surgery. Cochrane Database Syst Rev. 2006, 2: CD0001298<br />
Catena F, Ansaloni L, Lauro A, Ercolani G, D’Alessandro L, Pinna A. Prospective controlled randomized trial on prevention of postoperative<br />
abdominal adhesions by icodextrin 45 solution after laparotomic operation for small bowel obstruction caused by adherences<br />
(POPA Study : Prevention of Postoperative Adhesions on behalf of the World Society of Emergency Surgery). Trials 2008, 9 :74.<br />
Diamond MP, Wexner SD, diZereg GS, Korell M, Zmora O, Van Goor H, Kamar M. Adhesion prevention and reduction: current<br />
status and future recommendations of a multinational interdisciplinary consensus conference. Surg Innov. 2010 Sep;17(3):183-8<br />
8. USO DELLA TECNOLOGIA AD ALTA ENERGIA PER LA<br />
D<strong>ISS</strong>EZIONE<br />
La dissezione consigliata per l’adesiolisi è quella con le forbici a freddo<br />
(GOR B). I dispositivi ad alta energia non sono necessari per la LAL e, quando<br />
usati, vanno tenuti lontano dai visceri per evitare potenziali lesioni termiche<br />
(GOR C).<br />
Le perforazioni da lesioni termiche sono un problema ben noto, infatti la<br />
cauterizzazione può causare ischemia ed il tessuto necrotico è un potente<br />
promotore di aderenze (SIGN 1++). Altresì, anche i coaguli dovuti al sanguinamento<br />
sono associati a formazione di aderenze, come dimostrato in modelli<br />
sperimentali (SIGN 3).<br />
Per questo motivo il panel raccomanda la dissezione a freddo con le forbici<br />
associato ad un accurato controllo emostatico con pinza bipolare.<br />
Kraemer B, Rothmund R, Fischer K, Scharpf M, Fend F, Smaxwil L, Enderle MD, Wallwiener D, Neugebauer A. A prospective,<br />
randomized, experimental study to investigate the peritoneal adhesion formation of noncontact argon plasma coagulation in a rat<br />
model. Fertil Steril. 2011 Mar 15;95(4):1328-32.<br />
Ryan GB, Grobéty J, Majno G. Postoperative peritoneal adhesions. A study of the mechanisms. Am J Pathol. 1971 Oct;65(1):117-48.<br />
9. OCCLUSIONE DA LAPAROCELI, ERNIE ADDOMINALI O<br />
ERNIE INGUINALI MISCONOSCIUTE<br />
Nel caso di occlusione intestinale per ernia, una riparazione immediata è consigliabile in assenza<br />
di contaminazione enterica o fecale (GOR C).<br />
52
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
La decisione se procedere alla riparazione delle ernie per via laparoscopica o open è lasciata al<br />
chirurgo in base alla sua esperienza e competenza (GOR C).<br />
Anche se la patologia erniaria è generalmente diagnosticata prima dell’esplorazione<br />
chirurgica, rimangono una piccola quota di occlusioni diagnosticate<br />
intraoperatoriamente e dovute ad ernie cosiddette “incidentali” (SIGN<br />
3). L’ernia strozzata è infatti presente nel 18% dei casi di SBO (SIGN 3); rimane<br />
aperto il quesito se operare una riparazione immediata diretta o differita<br />
con protesi (tenuto conto che è la riparazione migliore quando comparata<br />
con le tecniche di sutura diretta - SIGN 1++). Non vi sono adeguati studi in<br />
letteratura. <strong>Il</strong> panel si è espresso dichiarando che il <strong>trattamento</strong> immediato<br />
dell’ernia è preferibile. Interessanti sviluppi futuri sono attesi dall’uso di protesi<br />
biologiche (SIGN 3).<br />
L’approccio <strong>laparoscopico</strong> per il <strong>trattamento</strong> delle ernie, in elezione, è ampiamente<br />
accettato nella pratica chirurgica (SIGN 1++). La laparoscopia applicata<br />
alla gestione delle occlusioni legate ad ernie strozzate od incarcerate<br />
rimane dibattuta, specialmente per le difficoltà incontrate nel ridurre il sacco<br />
erniario ed il suo contenuto, l’aumentato rischio di lesioni iatrogene dell’intestino<br />
incarcerato e l’alta quota di resezioni intestinali (SIGN 3).<br />
In una recente revisione Deeba e coll. concludono che l’approccio <strong>laparoscopico</strong><br />
ed il posizionamento della rete è fattibile e sicuro nel <strong>trattamento</strong><br />
dell’ernia inguinale strozzata, con morbilità, recidiva e degenza sovrapponibili<br />
all’approccio tradizionale open (SIGN 2++).<br />
Per quanto riguarda le occlusioni da laparocele strozzato, Uranues e coll.<br />
hanno riportato, in uno studio multicentrico, eccellenti risultati nel <strong>trattamento</strong><br />
combinato con adesiolisi e riparazione con mesh del difetto (SIGN 3).<br />
La conclusione della consensus è stata quindi di lasciare la scelta tra laparoscopia<br />
e tecnica open alla decisione dell’operatore sulla base della propria<br />
esperienza.<br />
Silva AC, Pimenta M, Guimarães LS. Small bowel obstruction: what to look for. Radiographics. 2009;29(2):423-39.<br />
Olmi S, Cesana G, Erba L, Croce E. Emergency laparoscopic treatment of acute incarcerated incisional hernia. Hernia.<br />
2009;13(6):605-8.<br />
Ihedioha U, Alani A, Modak P, Chong P, O’Dwyer PJ. Hernias are the most common cause of strangulation in patients presenting<br />
with small bowel obstruction. Hernia. 2006;10(4):338-40.<br />
McCormack K, Scott NW, Go PM, Ross S, Grant AM; EU Hernia Trialists Collaboration. Laparoscopic techniques versus open techniques<br />
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Franklin ME, Trevino JM, Portillo G, Vela I, Glass JL, Gonzalez JJ. The use of porcine small intestinal submucosa as a prosthetic<br />
material for laparoscopic hernia repair in infected and potentially contaminated fields: long term follow-up. Surg Endosc.<br />
2008;22:1941-6.<br />
Hallen M, Bergenfelz A, Westerdahl J. Laparoscopic extraperitoneal inguinal hernia repair versus open mesh repair: longterm follow-up<br />
of a randomized controlled trial. Surgery. 2008; 143:313-317.<br />
Pokorny H, Klingler A, Schmid T, et al. Recurrence and complications after laparoscopic versus open inguinal hernia repair: results of<br />
a prospective randomized multicenter trial. Hernia. 2008 Aug;12(4):385-9. Epub 2008 Feb 19.<br />
Ferzli G, Shapiro K, Chaudry G, Patel S. Laparoscopic extraperitoneal approach to acutely incarcerated inguinal hernia. Surg Endosc.<br />
2004 Feb;18(2):228-31.<br />
53
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
Deeba S, Purkayastha S, Paraskevas P, Athanasiou T, Darzi A, Zacharakis E. Laparoscopic approach to incarcerated and strangulated<br />
inguinal hernias . JSLS. 2009 Jul-Sep;13(3):327-31.<br />
Uranues S, Salehi B, Bergamaschi R. Adverse events, quality of life, and recurrence rates after laparoscopic adhesiolysis and recurrent<br />
incisional hernia mesh repair in patients with previous failed repairs. J Am Coll Surg. 2008;207:663-9<br />
10. RESEZIONE INTESTINALE<br />
Una mini-laparotomia guidata con resezione ed anastomosi extracorporea è la tecnica più semplice<br />
e veloce nei casi in cui una resezione intestinale sia necessaria (GOR C). La resezione laparoscopica<br />
con anastomosi intracorporea rappresenta una valida opzione per il chirurgo esperto. La<br />
necessità di una resezione dell’intestino o di riparazione con sutura non rappresentano, di per sé,<br />
un’indicazione alla conversione. (GOR C).<br />
Anche se molti hanno proposto una indicazione assoluta alla conversione<br />
open in caso di resezione intestinale durante l’adesiolisi laparoscopica, non ci<br />
sono studi comparativi a supporto della superiorità di una tecnica o dell’altra<br />
(SIGN 3), a differenza di quanto riscontrato, ad esempio, nell’emicolectomia<br />
destra (SIGN 2+). La resezione può quindi essere eseguita totalmente per via<br />
laparoscopica o tramite una mini-laparotomia guidata laparoscopicamente sopra<br />
la lesione, e la successiva esteriorizzazione dell’ileo coinvolto con resezione/anastomosi<br />
tradizionale open. Gli esperti concordano sul fatto che questo<br />
ultimo approccio sia più sicuro ed economico, prevenendo, al contempo, la<br />
contaminazione peritoneale e consentendo la contemporanea facile estrazione<br />
del viscere ischemico.<br />
Rebuffat C, Galli A, Scalambra MS, Balsamo F. Laparoscopic repair of strangulated hernias. Surg Endosc. 2006;20:13113-13114<br />
Legnani GL, Rasini M, Pastori S, Sarli D. Laparoscopic transperitoneal hernioplasty (TAPP) for the acute management of strangulated<br />
inguino-crural hernias: a report of nine cases. Hernia. 2008;12(2):185-188. Epub 2007 Nov 15<br />
Kirshtein B, Roy-Shapira A, Lantsberg L, Avinoach E, Mizrahi S. Laparoscopic management of acute small bowel obstruction. Surg<br />
Endosc (2005) 19: 464-467<br />
Duepree HJ, Senagore AJ, Delaney CP, Fazio VW. Does means of access affect the incidence of small bowel obstruction and ventral<br />
hernia after bowel resection Laparoscopy versus laparotomy. J Am Coll Surg. 2003 Aug;197(2):177-81<br />
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hemicolectomy. Surg Endosc. 2010 Aug;24(8):1886-91<br />
54
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
LEGENDA E DEFINIZIONI<br />
ASA: (American society of anesthesiologists) - classificazione di rischio anestesiologico, accettata<br />
internazionalmente, che permette una categorizzazione dei pazienti in funzione<br />
della presenza o meno di alterazioni organiche o funzionali dell’organismo al momemto<br />
del <strong>trattamento</strong> chirurgico ed anestesiologico. Si distinguono 5 Classi che definiscono<br />
livelli crescenti di rischio a partire dalla Classe I fino alla Classe V.<br />
EGDS: Esofago-Gastro-Duodeno-Scopia<br />
GOR: Grade of recommendation (vedi Tab.2)<br />
LAL: Adesiolisi laparoscopica<br />
RMN: Risonanza Magnetica Nucleare<br />
RCT: Randomized controlled trial - studio clinico controllato randomizzato<br />
SIGN: The Scottish Intercollegiate Guidelines Network (vedi Tab.1)<br />
SBO: Small Bowel Obstruction - occlusione intestinale ad origine dall’intestino tenue.<br />
TC: Tomografia computerizzata<br />
Aerobilia: termine che indica presenza di aria nelle vie biliari.<br />
Aderenze peritoneali: adesioni dei visceri addominali al peritoneo parietale oe/o viscerale dovute<br />
alla presenza di tessuto inizialmente infiammatorio e successivamente fibroso-cicatriziale<br />
generatosi generalmente in seguito a trauma chirurgico o come risultato di processi infettivi<br />
e infiammatori.<br />
Adesiolisi: lisi chirurgica di aderenze peritoneali.<br />
Best practice: tecnica o metodologia che, attraverso l’esperienza e la ricerca, ha dimostrato di portare<br />
in modo affidabile ad un risultato desiderato. Un impegno ad utilizzare la best practice<br />
in ogni campo è un impegno a usare tutte le conoscenze e la tecnologia a propria disposizione<br />
per garantire il successo.<br />
Bias: termine di etimologia incerta che indica un errore sistematico in varie discipline. In statistica,<br />
è un elemento distorsivo del campione.<br />
Chirurgia Open: chirurgia condotta a cielo aperto attraverso una incisione cutanea che permette<br />
l’esposizione diretta del sito chirurgico.<br />
Clinical governance: il sistema attraverso il quale le organizzazioni sanitarie si rendono responsabili per<br />
il miglioramento continuo dei loro servizi e garantiscono elevati standards di performance assistenziale,<br />
assicurando le condizioni ottimali nelle quali viene favorita l’eccellenza clinica.<br />
Conversione: trasformazione in corso d’opera di un intervento chirurgico <strong>laparoscopico</strong> ad un<br />
intervento laparotomico.<br />
Consensus Conference: (Conferenza del consenso) termine generico che indica una riunione promossa<br />
al fine di raccogliere opinioni e deliberazioni su argomenti nuovi o controversi in<br />
ambito scientifico, tecnologico ed etico.<br />
Dispositivi ad alta energia: strumenti chirurgici che utilizzano fonti di corrente elettrica e, con<br />
diverso meccanismo, portano alla coagulazione e/o sintesi dei tessuti. Tra i più utilizzati vi<br />
sono strumenti di elettrochirurgia (bisturi elettrico mono/bipolare), bisturi a radiofrequenze,<br />
bisturi ad ultrasuoni.<br />
Expertise: esperienza e il know-how, nell’esercizio di una professione.<br />
Metanalisi: strumento di ricerca secondario, il cui scopo è quello di riassumere i dati provenienti<br />
da diversi strumenti di ricerca primaria, in particolare dagli studi clinici. Consiste in<br />
una serie di metodi matematico-statistici per integrare i risultati di diversi studi clinici, miranti<br />
ad ottenere un unico indice quantitativo di stima che permetta di trarre conclusioni<br />
più forti di quelle tratte sulla base di ogni singolo studio.<br />
Mesh: o rete, termine inglese utilizzato per indicare le protesi sintetiche a maglia per la riparazione<br />
di difetti di parete addominale.<br />
55
ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida<br />
Panel di esperti: gruppo di esperti indipendenti<br />
Pinza Bipolare: strumento elettrochirurgico che utilizza corrente bipolare nell’ambito di un<br />
circuito che viene completato mediante due poli paralleli, uno positivo ed uno negativo, individuati<br />
nelle branche di una pinza anatomica. La corrente è limitata al tessuto compreso<br />
tra i poli dello strumento e non scorre attraverso il paziente, perciò l’elettrodo di ritorno<br />
del paziente non è necessario.<br />
Presidi antiaderenziali: agenti fisici/chimici utilizzati in chirurgia generale come “sistemi barriera”<br />
sulla superficie del tessuto danneggiato al fine di impedire il contatto con organi o<br />
strutture adiacenti e prevenire lo sviluppo di aderenze postoperatorie peritoneali.<br />
Protesi biologiche: protesi generalmente composte da derma di origine animale decellularizzato<br />
che permetteno di riparare un difetto di tessuto connettivale fornendo una impalcatura<br />
per la proliferazione dei fibroblasti. Nel tempo di alcuni mesi tali materiali vengoni invasi e<br />
sostituiti da un nuovo tessuto autologo in via di rimodellamento. Le protesi biologiche presentano<br />
un rischio di infezione estremamente scarso, caratteristiche che le rendono perfette<br />
per il posizionamento in situazioni di contaminazione, con un rischio di reazione da corpo<br />
estraneo praticamente nullo.<br />
Review: o revisione, è uno strumento di ricerca secondario, il cui obiettivo è quello di riassumere<br />
dati provenienti da strumenti di ricerca primari, in particolare da studi clinici, o da studi<br />
condotti con altri disegni, quali le coorti e i casi di controllo.<br />
Statement: letteralmente dichiarazione, asserzione. Nell’ambito di una consensus conference indica la<br />
definitiva affermazione che trova il consenso degli esperti su un determinato quesito.<br />
Studio caso-controllo: studio che confronta i risultati ottenibili su soggetti attivi (ad esempio<br />
sottoposti ad un <strong>trattamento</strong> che si vuole studiare) rispetto a soggetti dalle caratteristiche<br />
simili ma trattati con placebo.<br />
Studio controllato: studio in cui l’andamento clinico del gruppo dei pazienti che riceve il nuovo<br />
<strong>trattamento</strong> viene paragonato (controllato) con quello di un gruppo di confronto che<br />
non riceve il nuovo farmaco, ma deve ricevere invece la miglior terapia disponibile, come<br />
stabilito dalla World Medical Association nella revisione della dichiarazione di Helsinki del<br />
2000 ad Edimburgo. Solo nel caso in cui non esistano trattamenti attivi il controllo può avvenire<br />
con un “placebo”.<br />
Studio randomizzato: studio nel quale ogni soggetto incluso è assegnato in modo casuale (random)<br />
a ricevere uno fra i trattamenti in studio oppure il placebo.<br />
Studio retrospettivo: Sono studi condotti sulla base di documentazione raccolta in passato e,<br />
quindi, già esistente prima della decisione di iniziare lo studio; si tratta quindi di una ricerca<br />
d’archivio.<br />
Tecnica Chiusa: in contrapposizione alla chirurgia “open”, sinomino per indicare la chirurgia<br />
laparoscopica.<br />
Trial: o nel gergo comune trial clinico (sinonimo di studio clinico), è un tipo di ricerca condotto<br />
per raccogliere dati sulla sicurezza e sull’efficacia di nuovi trattamenti o di nuovi dispositivi.<br />
Trocar: strumento chirurgico, con una estremità appuntita e dotato di una cavità cilindrica interna,<br />
utilizzato per introdurre gli strumenti chirurgici e le fibre ottiche nell’addome durante<br />
operazioni chirurgiche laparoscopiche.<br />
Trocar a visione ottica: Tipologia di trocar usati nel corso di procedure di chirurgia mini-invasiva<br />
caratterizzati dalla presenza nella loro struttura di un’ottica che permette l’accesso alla<br />
cavità addominale sotto controllo visivo.<br />
Veress (ago di): ago con un sistema di protezione della punta, utilizzato in chirurgia laparoscopica<br />
per indurre il pneumoperitoneo.<br />
Whirl sign: o “segno del vortice”, descritto da Fisher nel 19821, come patognomonico per volvolo<br />
intestinale in anomalia di rotazione. Corrisponde alla torsione del mesentere attorno al suo<br />
asse, visibile in posizione mediana.<br />
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