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Antonio Stefani<br />
96<br />
dopo di lui non sarebbe più stato lo stesso. Quel mazzo di ventinove<br />
canzoni che gli fecero registrare in Texas, nel 1936 a San Antonio<br />
e nel 1937 a Dallas, costituisce <strong>il</strong> perno attorno al quale ruota tutto.<br />
Pochi mesi dopo, nell’agosto del 1938, era già morto. A 27 anni.<br />
Oltre alle incisioni, di lui ci restano due foto, pochi reticenti documenti<br />
e una mitologia immensa, oggi più che mai alimentata da<br />
studi, analisi, ricostruzioni biografiche, f<strong>il</strong>m, tributi discografici e<br />
stramberie assortite.<br />
Robert Johnson era, intanto, un ragazzetto nero del Mississippi<br />
dalle dita affusolate.<br />
Non era fac<strong>il</strong>e nascere in una polverosa Hazlehurst del 1911, crescere<br />
in una situazione fam<strong>il</strong>iare naturalmente diffic<strong>il</strong>e, figlio non<br />
voluto da un padre che non era <strong>il</strong> suo. Né gli sarebbe stato fac<strong>il</strong>e<br />
sfuggire al destino di tutti i suoi sim<strong>il</strong>i, quello di spaccarsi la schiena<br />
nelle piantagioni di cotone per un salario da fame.<br />
Meglio allora provarci con la chitarra, tentare di sfangarla intrattenendo<br />
i clienti nei fumosi juke-joints del Delta, trasformarsi in un<br />
musicante vagabondo da angolo di strada, da colonna sonora per<br />
i picnic del sabato sera, ingegnarsi a schivare pallottole e pugnali<br />
puntando, intanto, qualche femmina appetitosa e disponib<strong>il</strong>e.<br />
Quando cominciò, i suoi maestri gli consigliarono di lasciar perdere,<br />
non pareva proprio tagliato per quel mestiere. Lui sparì.<br />
Quando ritornò, suonava e cantava in un modo pazzesco. Perciò<br />
dissero che una notte, a un incrocio, avesse venduto l’anima al<br />
diavolo in cambio di quella stupefacente ab<strong>il</strong>ità.<br />
Fortuna volle che, mentre la sua piccola fama andava crescendo e<br />
<strong>il</strong> raggio dei concerti s’era ampliato a qualche grande città, gente<br />
dall’indubbio fiuto professionale lo piazzasse davanti a un microfono<br />
e gli facesse incidere un bel po’ di materiale consegnandoci,<br />
tra padelloni a 78 giri e inediti venuti alla luce molto tempo dopo,<br />
l’eredità di un’arte inarrivata.<br />
Sfortuna volle che in una calda notte dell’agosto 1938, mentre s’esibiva<br />
a una festicciola da ballo dalle parti di Greenwood, venisse<br />
ucciso con un whiskey avvelenato dal padrone del locale perché<br />
aveva fatto <strong>il</strong> furbo con sua moglie. E dite voi se questo non è un