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Francesco Martinelli<br />
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canzone yiddish profana e legata alla vita sociale delle città invece<br />
che a quella dei v<strong>il</strong>laggi.<br />
Tra le celebrazioni comunitarie <strong>il</strong> matrimonio era quella più importante<br />
per i musicisti klezmer, che ne scandivano ogni momento con<br />
specifici brani. I klezmorim (plurale) formavano un gruppo sociale<br />
ben definito all’interno della comunità ebraica, spesso spostandosi<br />
da un v<strong>il</strong>laggio all’altro al punto da essere chiamati zingari.<br />
Come per molte musiche tradizionali, la sorgente del klezmer è <strong>il</strong><br />
canto, quello sinagogale o <strong>il</strong> nigun chassidico. Ancora Ovadia:<br />
«Modi, st<strong>il</strong>e, melismi, espressioni e tensioni espressive dell’arte<br />
cantoriale sono ripresi e assim<strong>il</strong>ati nell’intenzione esecutiva ed<br />
espressiva dei klezmorim. Lo sono tecnicamente, ma lo sono<br />
soprattutto nell’interiorità, “nell’essere cantati”, più che nel cantare.<br />
I klezmorim provenivano spesso dal mondo della sinagoga,<br />
che è insieme teatro e teatro d’opera ebraico, erano stati khazanim,<br />
cantori, o meshorerim, aiuto-cantori. Il klezmer, secolarizzandosi<br />
e laicizzandosi, è in qualche misura “decaduto”, ma nel suo<br />
profondo mantiene i suoi geni di musica “povera” proveniente da<br />
una cultura a lungo vessata e disprezzata: è musica “sporca”, mai<br />
salottiera, non è fatta per essere commerciale, anche se lo scempio<br />
del mercato discografico non l’ha risparmiata».<br />
Musica d’uso, funzionale alle esigenze della comunità, capace di<br />
adattarsi alle richieste di matrimoni cristiani o ebraici, <strong>il</strong> klezmer<br />
include i brani che accompagnano le danze tradizionali nelle regioni<br />
di insediamento delle comunità ebraiche, poi le danze “borghesi”<br />
dell’Ottocento come polke, mazurke, quadriglie e valzer,<br />
mantenendo sempre la presenza di versioni strumentali di canti<br />
tradizionali yiddish. Troviamo quindi <strong>il</strong> bulgar, la doina, la sirba e la<br />
hora rumene, <strong>il</strong> terkish/araber (turco/arabo) accanto a brani yiddish<br />
come <strong>il</strong> freylekh, <strong>il</strong> khosidl, lo sher; dal punto di vista armonico,<br />
<strong>il</strong> klezmer ut<strong>il</strong>izza tipicamente la scala Ahava Raba, o frigia alterata<br />
(freygish per gli odierni klezmorim) assai sim<strong>il</strong>e al modo arabo<br />
Hijaz. La modulazione nei brani klezmer è in genere basata sugli<br />
accordi relativi, e l’uso di strumenti occidentali per armonizzare<br />
melodie di origine orientale ha generato una tendenza all’uso di