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Scarica il quaderno - Vicenza Jazz

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New York oggi<br />

no fert<strong>il</strong>e che la popolarità del jazz ha avuto in questi ultimi<br />

vent’an ni. Infatti <strong>il</strong> jazz come linguaggio musicale non è mai stato<br />

così popolare, e non solo negli Stati Uniti, come in questi anni.<br />

Forse un paragone si può fare con l’epoca d’oro dello swing degli<br />

anni ’30, quando le grandi orchestre dominavano e <strong>il</strong> jazz si ballava.<br />

E’ bello invece vedere oggi, anche in Europa, che anche <strong>il</strong> non<br />

esper to, <strong>il</strong> non appassionato a tutti i costi, va a sentire <strong>il</strong> jazz. Non<br />

è più la musica per adepti, non è più un’esperienza culturale esoterica.<br />

E ciò non può che far bene al tono e alla salute generale di<br />

questa musica. E’ vero che ogni sera i locali di jazz a New York si<br />

riempiono, a volte è veramente diffic<strong>il</strong>e entrare; ed è vero che si<br />

ascolta della musica raffinata, ben eseguita, spesso di non fac<strong>il</strong>e<br />

ascolto. Però si è lì in religioso s<strong>il</strong>enzio, ad assorbire tutto e a coltivare<br />

dentro di sé delle esperienze nuove. Delle finestre aperte<br />

verso qualcosa che ci nutre e ci migliora. Molti si lamentano però<br />

del fatto che manca una figura guida innovativa, una linea di tendenza<br />

dominante nel jazz contemporaneo. Mancano oggi i John<br />

Col tra ne, i Charlie Parker o i M<strong>il</strong>es Davis. E’ vero solo in parte, o<br />

al meno è vero solo superficialmente. Invece qualcosa si muove e<br />

le nuove figure emergono: sarà poi <strong>il</strong> loro carattere oltre alla bravura<br />

di musicisti a determinare <strong>il</strong> destino di questa musica. Sì, perché<br />

non basta essere bravi, suonare bene, o persino avere idee<br />

nuove: ci vuole forza d’animo, ostinazione, capacità di guida per<br />

determinare nuove strade da seguire. Ciò solo <strong>il</strong> tempo potrà dirlo:<br />

scommetto che alcuni dei musicisti di questo festival o dei prossimi<br />

che gli organizzatori di <strong>Vicenza</strong> <strong>Jazz</strong> avranno piacere di invitare<br />

sono già coloro i quali stanno determinando <strong>il</strong> nuovo linguaggio<br />

del jazz di domani. Di sicuro hanno le carte in regola per mettersi<br />

in evidenza e forse anche dare una svolta definitiva a questa musica.<br />

Noi possiamo solo avere <strong>il</strong> piacere di essere dei testimoni e di<br />

favorire tutta questa infiorescenza di talenti. Ne riparleremo fra<br />

dieci anni quando tutto ciò sarà storia e a New York, in qualche<br />

localino del Greenwich V<strong>il</strong>lage, ci si continuerà a meravigliare e ad<br />

applaudire un nuovo geniaccio del sassofono. Magari <strong>il</strong> Charlie<br />

Parker del 2020, chissà!<br />

g<br />

49

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