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di Riccardo Brazzale<br />
La capitale<br />
viene<br />
alla montagna<br />
16<br />
Da più di ottant’anni New York è la<br />
capitale del jazz. Lo è da quando la<br />
grande diaspora dei musicisti di<br />
New Orleans, iniziata nel 1917, all’indomani della chiusura di<br />
Storyv<strong>il</strong>le, si era definitivamente chiusa, dopo esser passata per<br />
Chicago in un periodo tanto breve quanto denso e fondamentale.<br />
Da allora, dall’Età del <strong>Jazz</strong>, della nascita del mercato discografico<br />
e delle edizioni musicali, del musical e del cinema sonoro, da<br />
quando dei baldi giovani di nome Ellington, Armstrong, Beider -<br />
becke, Bessie Smith, James P. Johnson, Fats Waller, Calloway e<br />
Fletcher Henderson, popolavano i locali della città che, proprio in<br />
quegli anni, andava diventando la più popolosa del mondo, dalla<br />
fine di quegli incredib<strong>il</strong>i (gioiosi e sin troppo spensierati) anni ’20<br />
New York divenne, e per sempre, la capitale del jazz.<br />
Oggi, <strong>il</strong> jazz lo si suona ovunque, in tutto <strong>il</strong> mondo, e spesso i<br />
musicisti di New York, anche i più importanti e i più pagati, vengono<br />
in Europa e in Italia, nei teatri e nei jazzclub a pochi minuti<br />
da casa nostra, per suonare e pure a meritarsi un salario spesso<br />
più sostanzioso che a casa loro.<br />
Però, come spiega bene Enzo Capua più avanti in questo stesso<br />
Quaderno, New York resta <strong>il</strong> punto di riferimento, dove - me -<br />
glio che altrove - si può sperare possa crescere <strong>il</strong> nuovo Charlie<br />
Parker.<br />
Ben consapevoli che nelle precedenti quindici edizioni siano sta -<br />
ti inevitab<strong>il</strong>mente tanti i musicisti prevenienti da New York che<br />
hanno lasciato <strong>il</strong> segno a <strong>Vicenza</strong>, quest’anno abbiamo voluto<br />
dare uno sguardo più approfondito a quanto accade nella Gran -<br />
de Mela. E, volutamente, lo abbiamo fatto concentrandoci più