20150212-085924_damuri-giorgiantonio_n242-2015itpdf
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4 FRANCESCO D’AMURI - CRISTINA GIORGIANTONIO<br />
le principali indicazioni della letteratura economica in materia; il terzo<br />
fornisce alcune evidenze circa il ricorso alla contrattazione decentrata in<br />
Italia e le esigenze manifestate dalle aziende; il quarto individua le<br />
principali questioni aperte, dal punto di vista “regolamentare” 3 ,<br />
nell’attuale sistema delle relazioni industriali; il quinto discute le<br />
problematiche relative agli incentivi fiscali per le retribuzioni di<br />
produttività; il sesto raccoglie le conclusioni<br />
2. Il dibattito nella letteratura economica<br />
La struttura della contrattazione collettiva, e in particolare il suo<br />
livello di centralizzazione/decentralizzazione, ha ricadute importanti in<br />
termini di i) livelli e crescita salariale; ii) dispersione salariale; iii)<br />
flessibilità delle politiche retributive e dell’organizzazione del lavoro 4 .<br />
i) Crescita salariale. I primi studi che hanno analizzato l’impatto<br />
della struttura della contrattazione collettiva sulla determinazione dei<br />
livelli salariali si basano sull’ipotesi di economia chiusa, nella quale la<br />
contrattazione avviene tra sindacato e associazioni datoriali (non<br />
esistono, ossia, settori o segmenti di occupazione non intermediati dalle<br />
parti sociali). L’ipotesi di economia chiusa restringe il reale perimetro di<br />
applicazione ai mercati relativi ai servizi non tradable e al settore<br />
pubblico. In questo contesto, i sindacati massimizzano il salario reale e i<br />
livelli di occupazione dei propri iscritti, mentre i datori di lavoro<br />
massimizzano il profitto dell’impresa. Il sindacato ha il potere di<br />
determinare il salario nominale, mentre l’impresa decide i livelli di<br />
occupazione (Oswald, 1985).<br />
In questo ambito, la centralizzazione della contrattazione conduce<br />
a una migliore performance macroeconomica, grazie a salari reali più<br />
bassi e maggiori livelli di occupazione. In presenza di imprese che<br />
producono beni imperfetti sostituti, la negoziazione al livello decentrato<br />
porterebbe – infatti – a livelli salariali maggiormente elevati, in quanto il<br />
sindacato locale non internalizzerebbe il fatto che salari (e, quindi, prezzi)<br />
più elevati per la propria impresa ridurrebbero il potere d’acquisto degli<br />
altri lavoratori. In presenza di piena centralizzazione, il sindacato<br />
internalizzerebbe – invece – le esternalità, moderando le rivendicazioni<br />
salariali e, quindi, il tasso di disoccupazione.<br />
Analisi successive (Calmfors e Driffil, 1988), hanno considerato più<br />
esplicitamente il ruolo del potere contrattuale del sindacato nel<br />
3 Intendendosi per tali i profili attinenti non solo alla disciplina normativa, sia essa di rango<br />
primario o secondario, ma anche all’adozione di intese sul piano negoziale.<br />
4 Per una discussione più approfondita si rimanda a Flanagan (1999), Soskice (1990) e<br />
Traxler (2003).<br />
WP C.S.D.L.E. "Massimo D'Antona".IT – 242/2015