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2 FRANCESCO D’AMURI - CRISTINA GIORGIANTONIO 4.2. L’esigibilità delle intese................................................20 4.3. Gli ambiti di competenza e la flessibilità del sistema contrattuale .....................................................................23 5. Criticità relative agli incentivi per le retribuzioni di produttività26 6. Conclusioni ......................................................................29 Riferimenti bibliografici .........................................................30 Figure e Tavole ....................................................................37 Appendice ...........................................................................44 WP C.S.D.L.E. "Massimo D'Antona".IT – 242/2015
STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVE DELLA CONTRATTAZIONE AZIENDALE IN ITALIA 3 1. Introduzione In Italia è da tempo in atto un progressivo ampliamento dell’ambito di applicazione della contrattazione collettiva decentrata (a livello sia aziendale, sia territoriale) in deroga al contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL), culminato – sul piano negoziale – nell’Accordo interconfederale del giugno 2011 (poi recepito dal Testo unico sulla rappresentanza del gennaio 2014). Sul piano legislativo, è intervenuto l’art. 8 del d. l. 13 agosto 2011, n. 138, convertito nella l. 14 settembre 2011, n. 148, che ha introdotto la possibilità di siglare accordi aziendali e territoriali in deroga alla legge oltre che al CCNL 1 . Sono stati, inoltre, previsti una serie di interventi volti a introdurre agevolazioni di carattere contributivo e fiscale per la quota della retribuzione contrattata al livello locale 2 . Il percorso di decentramento contrattuale (cfr. Tavola 1 in Appendice) è, però, lungi dall’essere concluso. Una quota significativa di imprese (anche fra quelle che già ricorrono alla contrattazione decentrata) si dichiara insoddisfatta degli attuali assetti contrattuali. Incongruenze e incertezze normative possono ostacolare l’uso della contrattazione decentrata come sede per modificare e adeguare al contesto micro-aziendale quanto stabilito in sede nazionale. Tali criticità possono aver ridotto l’efficacia degli incentivi alle retribuzioni di produttività, limitando – o rendendo meno agevole – la possibilità di ottenere innovazioni di processo utilizzando la leva salariale. Alla luce di tali considerazioni, il lavoro analizza le evidenze disponibili circa il ricorso alla contrattazione decentrata nel nostro Paese e discute possibili innovazioni che, pur all’interno dell’assetto attuale delle relazioni industriali, possano rimuovere le incertezze che ne impediscono la diffusione. Esso è così articolato: il secondo paragrafo analizza e discute 1 Il processo di ampliamento dei margini di applicazione della contrattazione decentrata è stato, in parte, influenzato anche dalle iniziative del gruppo Fca, allora gruppo Fiat: prima attraverso la stipula (in data 29 dicembre 2010) di un contratto collettivo di gruppo a firma separata; poi tramite il recesso (avvenuto il 3 ottobre 2011, con decorrenza dal 31 dicembre 2011) delle aziende del gruppo da Confindustria. Su tali avvenimenti si rinvia a Cella (2011), Magnani (2011) e Tursi (2012). 2 Per una più dettagliata esposizione delle vicende che hanno interessato il sistema di relazioni industriali a partire dal Protocollo del 1993, e dell’evoluzione della normativa in materia di agevolazioni contributive e fiscali alle componenti retributive contrattate a livello locale, si rinvia alla versione precedente di questo lavoro (D’Amuri e Giorgiantonio, 2014). Le analisi in materia sono numerose, tra le altre cfr. Del Punta (2014); per una valutazione degli effetti dell’Accordo sulle dinamiche salariali e sulla produttività cfr. Tronti (2010). Per un’analisi dettagliata dei contenuti di tali Accordi collettivi si rinvia, tra gli altri, a Carinci (2011); Romagnoli (2013); Ichino (2013a); Cataudella (2014); Pinelli (2014). WP C.S.D.L.E. "Massimo D'Antona".IT – 242/2015
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STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVE DELLA CONTRATTAZIONE AZIENDALE IN ITALIA 3<br />
1. Introduzione<br />
In Italia è da tempo in atto un progressivo ampliamento<br />
dell’ambito di applicazione della contrattazione collettiva decentrata (a<br />
livello sia aziendale, sia territoriale) in deroga al contratto collettivo<br />
nazionale di lavoro (CCNL), culminato – sul piano negoziale – nell’Accordo<br />
interconfederale del giugno 2011 (poi recepito dal Testo unico sulla<br />
rappresentanza del gennaio 2014). Sul piano legislativo, è intervenuto<br />
l’art. 8 del d. l. 13 agosto 2011, n. 138, convertito nella l. 14 settembre<br />
2011, n. 148, che ha introdotto la possibilità di siglare accordi aziendali e<br />
territoriali in deroga alla legge oltre che al CCNL 1 . Sono stati, inoltre,<br />
previsti una serie di interventi volti a introdurre agevolazioni di carattere<br />
contributivo e fiscale per la quota della retribuzione contrattata al livello<br />
locale 2 .<br />
Il percorso di decentramento contrattuale (cfr. Tavola 1 in<br />
Appendice) è, però, lungi dall’essere concluso. Una quota significativa di<br />
imprese (anche fra quelle che già ricorrono alla contrattazione<br />
decentrata) si dichiara insoddisfatta degli attuali assetti contrattuali.<br />
Incongruenze e incertezze normative possono ostacolare l’uso della<br />
contrattazione decentrata come sede per modificare e adeguare al<br />
contesto micro-aziendale quanto stabilito in sede nazionale. Tali criticità<br />
possono aver ridotto l’efficacia degli incentivi alle retribuzioni di<br />
produttività, limitando – o rendendo meno agevole – la possibilità di<br />
ottenere innovazioni di processo utilizzando la leva salariale. Alla luce di<br />
tali considerazioni, il lavoro analizza le evidenze disponibili circa il ricorso<br />
alla contrattazione decentrata nel nostro Paese e discute possibili<br />
innovazioni che, pur all’interno dell’assetto attuale delle relazioni<br />
industriali, possano rimuovere le incertezze che ne impediscono la<br />
diffusione. Esso è così articolato: il secondo paragrafo analizza e discute<br />
1 Il processo di ampliamento dei margini di applicazione della contrattazione decentrata è<br />
stato, in parte, influenzato anche dalle iniziative del gruppo Fca, allora gruppo Fiat: prima<br />
attraverso la stipula (in data 29 dicembre 2010) di un contratto collettivo di gruppo a firma<br />
separata; poi tramite il recesso (avvenuto il 3 ottobre 2011, con decorrenza dal 31<br />
dicembre 2011) delle aziende del gruppo da Confindustria. Su tali avvenimenti si rinvia a<br />
Cella (2011), Magnani (2011) e Tursi (2012).<br />
2<br />
Per una più dettagliata esposizione delle vicende che hanno interessato il sistema di<br />
relazioni industriali a partire dal Protocollo del 1993, e dell’evoluzione della normativa in<br />
materia di agevolazioni contributive e fiscali alle componenti retributive contrattate a livello<br />
locale, si rinvia alla versione precedente di questo lavoro (D’Amuri e Giorgiantonio, 2014).<br />
Le analisi in materia sono numerose, tra le altre cfr. Del Punta (2014); per una valutazione<br />
degli effetti dell’Accordo sulle dinamiche salariali e sulla produttività cfr. Tronti (2010). Per<br />
un’analisi dettagliata dei contenuti di tali Accordi collettivi si rinvia, tra gli altri, a Carinci<br />
(2011); Romagnoli (2013); Ichino (2013a); Cataudella (2014); Pinelli (2014).<br />
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