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STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVE DELLA CONTRATTAZIONE AZIENDALE IN ITALIA 29<br />

6. CONCLUSIONI<br />

L’analisi statistica riportata in questo lavoro mostra che: i) circa il<br />

10 per cento della retribuzione totale è legato a componenti eccedenti i<br />

minimi stabiliti nel CCNL; ii) la contrattazione integrativa aziendale<br />

rimane più diffusa nelle realtà di maggiori dimensioni, al Nord,<br />

nell’Industria; alla sua presenza si associa l’utilizzo di pratiche di gestione<br />

del personale ad alta performance; iii) esiste una diffusa insoddisfazione,<br />

tra le imprese, circa gli assetti normativi e contrattuali, anche in presenza<br />

di contrattazione aziendale. Infine, vi sarebbero margini per<br />

l’instaurazione di un circolo virtuoso, con le imprese non ostili all’idea di<br />

concedere maggiori incrementi retributivi o garanzie sui livelli<br />

occupazionali in cambio di una maggiore flessibilità oraria o<br />

mansionistica.<br />

Le evidenze disponibili suggeriscono che sia le intese stipulate<br />

sulla base dell’art. 8 del d.l. 13 agosto 2011, n. 138, sia i contratti di<br />

secondo livello “classici”, siglati secondo gli Accordi interconfederali<br />

vigenti, non siano in grado di rispondere efficacemente alle esigenze delle<br />

aziende. Mentre il ricorso all’art. 8 rischia di esacerbare il contenzioso e di<br />

esporre le politiche contrattuali a un’eccessiva frammentazione, i contratti<br />

di secondo livello “classici” potrebbero rappresentare – con adeguati<br />

correttivi – uno strumento in grado di favorire maggiormente la tenuta<br />

del sistema, consentendo le deroghe relative agli aspetti organizzativi e<br />

gestionali del rapporto di lavoro, per le quali le aziende mostrano in<br />

prevalenza interesse.<br />

Nonostante le Intese stipulate a partire dall’Accordo<br />

interconfederale del 2011 rappresentino degli indiscutibili miglioramenti<br />

nell’ottica di una maggiore certezza delle regole, permangono alcune<br />

criticità che potrebbero essere mitigate attraverso l’introduzione di una<br />

disciplina legislativa “cornice”. In particolare sarebbe necessario: i)<br />

rendere operativi i criteri per la misurazione della rappresentatività<br />

effettiva delle organizzazioni sindacali al livello nazionale, sulla base dei<br />

quali determinare la legittimazione a negoziare e a stipulare i contratti,<br />

sulla scorta di quanto già stabilito con gli ultimi Accordi interconfederali;<br />

ii) pervenire a un modello unico di rappresentanza sul luogo di lavoro,<br />

che consenta a tutte le organizzazioni di non essere escluse dal<br />

godimento dei diritti sindacali e al datore di lavoro di poter contare su<br />

propone di raccogliere e analizzare tutti gli accordi territoriali regionali/provinciali/sub<br />

provinciali realizzati a partire dal 2009 rispetto ai seguenti settori: i) politiche sociofamiliari;<br />

ii) politiche territoriali; iii) mercato del lavoro; iv) politiche sanitarie e sociosanitarie;<br />

v) politiche fiscali e tariffarie. Cfr. l’indirizzo http://www.cisl.it/osservatorio-sullacontrattazione-di-secondo-livello/.<br />

WP C.S.D.L.E. "Massimo D'Antona".IT – 242/2015

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