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Specchi neri

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Arno Schmidt<br />

<strong>Specchi</strong> <strong>neri</strong><br />

avieri


<strong>Specchi</strong> <strong>neri</strong> è il pannello conclusivo di<br />

Nobodaddy’s Kinder (1963), trittico che lo<br />

racchiude insieme a Brand’s Haide (1951)<br />

e Dalla vita di un fauno (1953). La storia<br />

costituisce un raro esempio di incursione<br />

europea nella fantascienza, anticipandone<br />

il filone americano del dopoguerra<br />

atomico. E si potrebbero trovare molti parallelismi<br />

tra queste narrazioni e le tante<br />

di sopravvissuti alla “fine del mondo” di<br />

cui è prodiga la letteratura alta e bassa degli<br />

ultimi anni. Dopo il secondo conflitto<br />

mondiale la parola d’ordine era speranza,<br />

ricostruzione; ma vi fu chi, cosciente della<br />

vastità del disastro, non si illuse sull’attitudine<br />

dell’uomo di essere nemico all’uomo<br />

e al mondo, e tra questi irriducibili<br />

misantropi Schmidt osò distaccarsi, anche<br />

nella vita, dalla società e dalle sue pompe<br />

– tanto più da quelle della società letteraria<br />

– scegliendo una distanza da anacoreta.<br />

Ritroviamo in <strong>Specchi</strong> <strong>neri</strong> il reduce che<br />

registra le sue peregrinazioni, fra i pochi<br />

uomini che la sorte ha assistito, come da<br />

una macabra zattera della Medusa: colto<br />

loico razionale, ateo e spregiudicato, si aggira<br />

in luoghi che fanno parte della privata<br />

geografia dell’autore, e ragiona a freddo<br />

sul passato e sul presente. Il protagonista<br />

percorre un itinerario orientato dagli<br />

incerti della sopravvivenza e dalla ricerca<br />

più o meno consapevole di altri superstiti,<br />

finché nella seconda parte del romanzo,<br />

che raggiunge un ipotetico 1962 – anno<br />

in cui davvero si avrà la crisi atomica –<br />

non incontra la Donna: l’ultima Eva.


collana arno<br />

8


Arno Schmidt<br />

<strong>Specchi</strong> <strong>neri</strong><br />

a cura di<br />

Domenico Pinto<br />

avieri


Arno Schmidt<br />

<strong>Specchi</strong> <strong>neri</strong><br />

Lavieri edizioni / ISBN 978-88-89312-55-1<br />

Traduzione di Domenico Pinto<br />

Copyright © 2009 Ipermedium Comunicazione e Servizi s.a.s.<br />

Titolo originale dell’opera : Schwarze Spiegel<br />

© 1951 by Rowohlt Verlag GmbH, Hamburg. All rigths reserved by S. Fischer Verlag<br />

GmbH, Frankfurt am Main<br />

Questo libro è stato pubblicato con il contributo della Arno Schmidt Stiftung<br />

(www.arno-schmidt-stiftung.de).<br />

La traduzione di <strong>Specchi</strong> <strong>neri</strong> è stata condotta sul testo della Bargfelder Ausgabe.<br />

Lavieri edizioni<br />

via IV Novembre, 19<br />

81020 S. Angelo in Formis (CE)<br />

— —<br />

via Canala, 55<br />

85050 Villa d’Agri (PZ)<br />

— —<br />

www.lavieri.it / info@lavieri.it


Sommario<br />

<strong>Specchi</strong> <strong>neri</strong> . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7<br />

Note al testo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79<br />

Per speculum . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99<br />

di Domenico Pinto<br />

Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107


Desidero ringraziare l’Arno Schmidt Stiftung – e in particolar modo<br />

Susanne Fischer – il cui sostegno, ancora una volta, ha consentito la pubblicazione<br />

del libro.<br />

Per un verso o l’altro questo lavoro è debitore a molte persone, e di<br />

molte cose: Alessandro Baldacci, Diana Politano, Michele Sisto, Daniele<br />

Ventre, coloro che maggiormente sono stati esposti ai dubbi del curatore;<br />

inoltre Stefano Gallerani, Antonio Pane, Friedhelm Rathjen. La traduzione,<br />

in ultimo, non avrebbe raggiunto il suo assetto conclusivo senza i soccorsi<br />

di Marianne Schneider.<br />

D. P.


<strong>Specchi</strong> <strong>neri</strong>


(1.5.1960)<br />

Luci (mi alzai sui pedali) : – : – Da nessuna parte. (Come sempre<br />

in questi cinque anni).<br />

Però : la Luna succinta lungo la strada sgretolata (dal ciglio erba e<br />

gramigna hanno fatto irruzione nel manto di catrame, al punto<br />

che solo al centro rimangono due metri di carreggiata libera : e<br />

tanto mi basta ! )<br />

Avanti a biciclettare : l’affilata bautta d’argento guardava fisso dal<br />

ginepro – avanti va’ –<br />

I giorni degli uomini : vale a dire battere le calcagna per quarant’anni.<br />

E per i più forti (belli forti anche di stomaco ! ! ) sono quarantacinque;<br />

e il fiore di quelli non saranno che quindici anni<br />

di guerra e appena tre volte inflazione.<br />

Contropedale : (e fermandomi partì uno stridio; domani mi sa che è<br />

il caso di ingrassare tutto a dovere). Puntai la bocca della carabina,<br />

per prudenza, contro il rottame sudicio : i finestrini sotto<br />

un dito di polvere; la portiera si aprì un pochino solo quando vi<br />

diedi una botta col calcio. Di dietro vuoto; al volante una dama<br />

d’ossi; (stessa storia da cinque anni a questa parte ! ); be’ : ti auguro<br />

ogni felicità ! Ma calò subito il buio, e non è che mi fidassi<br />

ancora del creatorio : imboscata di felci o coglionatura d’uccelli<br />

che fosse : ero pronto con dieci colpi nel caricatore automatico<br />

: spedala, via.<br />

Perpendicolare al crocicchio : sulla superficie piccina della sera si levarono<br />

d’un colpo delicati veli di polvere, in cui il Sig. Folata<br />

compiva piroette : e ora dove si va ! Dall’altra parte un pittogramma;<br />

scarpicciai stanco fin lì, gli anelli infernali dei pali,<br />

giallo chiaro e nero, sormontati dalla scritta “Industria del legno<br />

Cordingen”. Un obelisco lungo il bordo intorcigliato. Almanaccai<br />

per un po’ sulla legenda incisa nella pietra : ah : un P.T. ! E<br />

I


ebbi un sorriso malfermo : una volta uno sbirro graduato mi<br />

ha detto, e con quale candore, che era compito della polizia<br />

controllare i punti trigonometrici, per accertarsi della loro presenza.<br />

E visto che ce n’era uno per un quarto dentro il sentiero,<br />

insieme ai contadini interessati aveva preso quell’affare e l’aveva<br />

spostato a destra di un metro e mezzo nel bosco, dove non<br />

avrebbe disturbato più Nessuno, dopodiché aveva tranquillamente<br />

seguitato per anni a registrarne la “presenza” ! Da allora<br />

diffido delle secolari acquisizioni dei geodeti, circa l’ulteriore<br />

corrugamento della catena delle Alpi, o l’elevazione della Germania<br />

settentrionale : cherchez les constables ! – Vabbè, ma a<br />

destra o a sinistra <br />

Dunque : capita aut navim. Il penny cadde, e Edward the Seventh,<br />

fidei defensor più un fracco d’altre cose, m’indicò la destra<br />

: Bon ! (E il mio minuscolo rimorchio a due ruote procedé<br />

fra sconquassi e zompi).<br />

Un passaggio a livello (vivaddio le sbarre erano sollevate) e pendenza<br />

in aumento. Un ponte dei tommy (mezzo marcito; risalente<br />

alla Seconda guerra mondiale) sul corso d’acqua asserpolato e<br />

calmo (un bel laghetto a mano destra, tavola del giallo estremo<br />

della sera; poi la strada piegava a sinistra, e planai nella curva<br />

con stufa eleganza, à la Padrone del Mondo : si quis, tota die<br />

currens, pervenit ad vesperam : satis est.<br />

Tirai fuori il piede di porco da dietro, e la pistola : sulla porta c’era<br />

scritto “Suhm”, e accanto una pubblicità del totocalcio. Conficcai<br />

in alto, nel legno, la punta del pesante scalpello; poi in<br />

basso; la serratura saltò con un latrato, flash and report.<br />

Al solito : i gusci vuoti delle case. Bombe atomiche e batteri avevano<br />

fatto un lavoro da manuale. Le mie dita non la piantavano<br />

col pigia pigia meccanico della torcia a dinamo. Una camera,<br />

un morto : il fetore aveva la forza di dodici uomini : Sigfrido<br />

se non altro nella morte (curioso, del resto, che puzzasse ancora;<br />

era già passato molto tempo). Al primo piano quasi una<br />

dozzina di scheletri, uomini e donne (si distinguono dalle ossa<br />

del bacino). Quindi sei uomini (o ragazzi); cinque fra donne e<br />

fanciulle.<br />

All’esterno : prima sarà stato un posto abbastanza grazioso; ora il<br />

giardino spenzolava dattorno alla casa vuota. Però ...<br />

12


20.5.1962.<br />

Cultura degli USA : Nessuno è piccino al punto da non farsi chiamare<br />

Grande a casa propria ! Sbattei il Reader’s Digest al muro,<br />

cacciai un foglio nella macchina e poi giù col crepitio (oh, ero<br />

furioso ! ) :<br />

Sig. prof. George R. Stewart, University of California, U.S.A.<br />

Egregio professore !<br />

Ho letto con grande interesse l’istruttivo brano tratto dal Suo<br />

nuovo libro, Man, an Autobiography, riportato alle pagine 141-<br />

176 del Reader’s Digest di luglio 1947, calandomi con profondo<br />

stupore in questa storia dell’umanità.<br />

La breve introduzione non firmata elogia a ragione l’«originalità<br />

dei suoi scritti», e il modo in cui ha ricavato dal vecchio soggetto<br />

una «rattling good story» senza la solita zavorra di nomi<br />

barbosi e cifre. Qui da noi c’è ancora qualcuno che ha in orrore<br />

la rattezza nelle questioni di storia della civiltà; ma è motivo<br />

in più perché sia apprezzato l’indubbio «rigore con cui Lei ha<br />

scelto i documenti».<br />

Giusto una parola al riguardo. In passato ho studiato a lungo<br />

la geo grafia del mondo antico, e la materia cattura il mio interesse<br />

ancora oggi. Per questo mi ha particolarmente colpito<br />

la Sua affermazione (p. 170a), tanto che non ho potuto formarmi<br />

un’opinione assai favorevole del Suo sapere o del Suo<br />

rigore : «A dispetto dei Greci e dei Fenici, gli Antichi erano in<br />

buona sostanza marinai d’acqua dolce (landlubbers), esperti<br />

solo nella navigazione costiera. Ma coloro che abitavano sulle<br />

sponde dell’Atlantico, se non volevano stare a casa, non avevano<br />

che da mettersi per mare. Essi navigarono, e costruirono<br />

navi migliori, e seguitarono a salpare le ancore : i Vichinghi, i<br />

Fiamminghi e gli Inglesi, i mercanti dell’Hansa, i Bretoni e i<br />

II


Portoghesi…» (Del profondo «se non volevano» – «non avevano<br />

che», non mette conto di parlare : ruggisce il leone se muto<br />

non sta ). – Quando Lei (con altri) tesse le lodi dei vichinghi,<br />

pensa probabilmente alla prima scoperta dell’America; ma con<br />

ciò dimentica che nessuno di questi pirati ha mai raggiunto<br />

Vinland con un viaggio diretto dalla Norvegia o dall’Inghilterra,<br />

bensì facendo sempre approdo in Islanda e Groenlandia (che<br />

p. es. si trovano a portata d’occhio l’una dall’altra ! ) : ciascuna<br />

di queste tappe richiedeva non più di 1000 km di navigazione<br />

in alto mare; l’ultima veniva spesso compiuta per necessità.<br />

Non voglio addurre a discolpa degli antichi che i mari in cui<br />

essi vivevano – il Mediterraneo, il Mar Nero e il Mar Rosso –<br />

non offrivano lo spazio per simili tragitti. Quando si trovavano<br />

ad aver esplorato le acque a sufficienza, lasciavano la costa senza<br />

indugi, solcando abitualmente le onde in lungo e in largo; e da<br />

Bisanzio a Fanagoria erano pur sempre più di 700 km ! (Non<br />

sarebbe onesto da parte mia tacere che lungo questa rotta, secondo<br />

le testimonianze dei naviganti, esisteva un punto dove al<br />

marinaio esperto non era difficile individuare, per effetto delle<br />

lievi foschie, il capo Kriumetopon a nord e Karambis a sud).<br />

Ma è un altro l’esempio principe, vale a dire il commercio con<br />

l’India ! Dopo che Eudosso ebbe ufficialmente aperto la via<br />

marittima per l’India – primo fra i greci al tempo di Tolomeo<br />

Evergete – le spedizioni commerciali assunsero proporzioni<br />

davvero gigantesche. Le raccomando di includere i «facts» di<br />

reale interesse nel Suo repertorio : da Alessandria si risaliva il<br />

corso del Nilo fino a Coptos; e da lì partivano le carovane verso<br />

Berenice, sul Mar Rosso, dove la flotta delle Indie era in attesa<br />

con ben 120 ( ! ) grandi navi da carico. Sino a Oikilis, all’uscita<br />

dal Mar Rosso, si rimaneva inevitabilmente in prossimità della<br />

terra; ma di lì in poi il convoglio sfruttava il monsone di luglio<br />

e agosto, navigando in alto mare per 40 lunghi giorni, caro Professore,<br />

per approdare dopo 3000 km a Barygaza, ecc., sulla<br />

Costa di Malabar; a dicembre si faceva ritorno. E seguendo il<br />

pilota Ippalo questo viaggio fu compiuto per secoli, anno dopo<br />

anno, mediante enormi convogli, tanto che Plinio poté stimare<br />

le esportazioni in 50 milioni di sesterzi, e le importazioni in 5<br />

miliardi.<br />

50


Vanno anche menzionati i viaggi verso Chryse nel Golfo del<br />

Bengala (1300 km di traversata in alto mare); poiché il percorso<br />

veniva effettuato abitualmente, e Tolomeo ne parla come<br />

di una cosa assodata. – Nulla di simile è stato mai intrapreso<br />

prima di Colombo, nemmeno dalle nazioni di cui Lei celebra<br />

la superiorità col «se non volevano» «non avevano che»; e lo<br />

stesso Colombo, infatti, era partito avendo già informazioni su<br />

Vinland.<br />

: Ma appetto a questi gli antichi non sarebbero che «landlubbers»,<br />

nevvero ! Non posso che ritenerla un ignorante !<br />

Lungi da me rigettare tutte le Sue considerazioni; poiché come<br />

Lei giustamente osserva (p. 165a) : «Continual talking is likely<br />

to be associated with some thought here and there»; solo che a<br />

praticare questa massima non bisognerebbe fare libri, soprattutto<br />

quelli di storia delle civiltà.<br />

Ma per il Suo Man l’elemento decisivo è la «civilization», i.e.<br />

stando alla sua definizione a p. 175b : «The mass of such things<br />

as agricolture, metalworking and social tradition» (mica l’arte,<br />

per esempio, o la scienza, nient’affatto ! E la parola cultura non<br />

appare neanche una volta nel Suo lavoro : solo a p. 168a, dove<br />

in una riga ironizza su coloro per i quali un poema val più che<br />

un aratro); ma la civilization : con essa si ottiene «Control over<br />

outside the world», il che rappresenterebbe la «rough and easy<br />

way», il criterio dirimente per comparare diverse epoche, ovvero<br />

– come dice Lei precisando maggiormente il metodo – per<br />

«testarle».<br />

E ben presto, come a farci sentire tutto il peso del Suo test di<br />

civiltà, lo utilizza (il nostro «impiegare» non rende giustizia al<br />

Suo procedimento) con lodevole imparzialità anche per i greci.<br />

In primo luogo ci permette di comprendere facilmente la genesi<br />

della cultura ellenica : «Not having much regular work to do,<br />

they had to pass the time in various ways. Thus the Greek citizens<br />

were able to develop art, athletics, and philosophy». È chiaro<br />

come la luce del sole, vero Elementare ! – Non è così : forse<br />

che i regnanti e i sacerdoti dei secoli che precedettero e seguirono<br />

non poltrissero nell’ozio <br />

E gli isolani dei mari del Sud, o i germani, o i reclusi dei monasteri<br />

ecc., erano altri sfaticati della più bell’acqua ! Eppure<br />

51


costoro non solo hanno mancato di sviluppare arte e scienza<br />

(a tacere poi della filosofia ! ), non solo le hanno malintese se<br />

incrociavano il loro cammino, ma hanno persino fatto il meglio<br />

per conculcarle ! Perché per taluni – diciamo il 99% – la cultura<br />

è tediosa : lo sa Lei, questo ! – ovvio che per artisti e pensatori<br />

è necessaria la calma; ma la frase, come quella del porco e<br />

della salsiccia, non è reversibile.<br />

«Molte sciocchezze sono già state scritte sui Greci in generale,<br />

e soprattutto sulle guerre persiane…» : glielo concedo : infatti<br />

ho il Suo libro per le mani !<br />

«La sfortuna più grande per i Persiani non fu d’aver perso la<br />

guerra contro i Greci, bensì aver lasciato che essi ne scrivessero<br />

la storia e la trasmettessero alla posterità…» Signore mio : ritenere<br />

il racconto di Erodoto – ché lui è la fonte, non «i Greci» –<br />

una sfortuna per i persiani, può essere solo il farnetichio di uno<br />

che non l’ha mai letto ! Poiché : «Questa che segue è l’esposizione<br />

dell’indagine storica di Erodoto d’Alicarnasso, condotta<br />

affinché gli eventi dovuti all’azione degli uomini col tempo non<br />

divengano oscuri e le grandiose e mirabili imprese compiute sia<br />

dagli Elleni sia dai barbari non restino prive di gloria ! », e non si<br />

può certo dire che i Persiani vengano trattati peggio.<br />

Era una cosa che i Suoi beneamati e «intelligent Egyptian or<br />

Babylo nians», oppure i persiani «in may ways more admirable»<br />

avrebbero pur potuto apprendere dai greci : come si scrive una<br />

storia universale in maniera obiettiva e con una geniale visione<br />

d’assieme, in cambio delle cronachette egizie, legnose e grette,<br />

piene di altera malafede, o delle beghe di campanile nell’Antico<br />

Testamento. Dopo tali constatazioni preliminari fa partire<br />

spietatamente il Suo «test» (è meglio glissare sugli argomenti<br />

da quattro soldi e poco meno che originali circa i legami fra<br />

ciacola e pensiero; James Burckhardt , senza fallo, ha lasciato in<br />

eredità alcune note sull’agorazein che vale assolutamente la pena<br />

leggere, e ciò prima della fondazione dell’Università di California).<br />

Lei riassume : «In nessuna parte del mondo è entrata<br />

nell’uso foss’anche una sola invenzione importante attribuibile<br />

con sicurezza ai greci.» «Per cui concludo (io, il Professor<br />

George R. Stewart ! ) che i greci non hanno fondata la civiltà,<br />

né l’hanno tanto meno salvata o innovata in modo apprezza-<br />

52


ile» : Thank you ! Infine noi nevrotici occidentali, per così<br />

lungo tempo inibiti dal praeiudicium antiquitatis, abbiamo la<br />

mente snebbiata !<br />

Ma sì, già alcuni decenni or sono i «Fliegende Blätter» ci avevano<br />

dato notizia delle pratiche di pittura murale in Arkansas;<br />

Mark Twain della stampa in Tennessee; e alcuni mesi addietro<br />

fui profondamente commosso quando nel New York Post<br />

lessi della costruzione, a lungo vagheggiata, del pantheon del<br />

football a Cazenovia per 5 milioni di dollari (per quanto l’idea<br />

sia dei greci : innalzavano sempre monumenti a Olimpia per<br />

i loro attaccabrighe e per i saltatori); ma spettava al suo libro,<br />

questa bonanza di minchionate, far vedere che razza di storia<br />

t’insegnano negli U.S.<br />

Finora eravamo soliti ascrivere ai greci le seguenti cose, in breve :<br />

che furono i primi a sviluppare e esercitare lo spirito e il metodo<br />

della ricerca occidentale. Dobbiamo loro risultati importantissimi<br />

come l’esatta misurazione del globo terrestre, e di<br />

conseguenza le mappe con gli oggetti determinati da latitudine<br />

e longitudine. Nell’astronomia sono scoperte greche anche i cataloghi<br />

delle stelle, la visione geocentrica e eliocentrica ecc.; i<br />

sistemi biologici li abbiamo derivati da loro; : lei saprebbe risolvere<br />

un’equazione diofantea <br />

Metta a confronto la produzione artistica, statue, templi, poemi<br />

epici, tragedie, con qualsivoglia produzione precedente o contemporanea<br />

: uomini ben più grandi di me e di lei ne furono<br />

rapiti !<br />

Filosofia – – be’, a questo ancora non ci può arrivare. –<br />

Noi rimarremo sempre convinti, a dispetto del test di Stewart,<br />

che l’intera nostra vita intellettuale sia l’esito degli ultimi due<br />

paradigmi culturali, Rinascimento e Classicismo-Romanticismo,<br />

a loro volta fondati sulla grecità. Lei osserva che non si è<br />

mai avuto un «fall of civilization», e stando alla sua definizione<br />

non posso che concordare con lei :<br />

sennonché il soggetto da lei indicato era «Man», signore<br />

! «Man», e non la Sua stramba civiltà ! L’equazione fra questi<br />

due è tuttavia originale e resta di Sua proprietà intellettuale; ma<br />

dubito che troverà chi gliela invidi. Può essere umiliante che la<br />

Sua nazione – eccezion fatta per Edgar Poe – non abbia anco-<br />

53


a fornito un contributo alla grande cultura; ma arriverà anche<br />

quel giorno !<br />

(Comunque non per merito Suo ! )<br />

Possa per sempre funzionarLe lo sciacquone;<br />

col più sincero disprezzo :<br />

Ripiegare, mettere in busta; i tradizionali 30 pfennig appiccicati sopra<br />

e una discesa in paese con la bici per imbucare : è un cazzabubbolo<br />

e basta ! (Pure al ritorno persi le staffe ogni cento metri<br />

: diosà quanto avevano dovuto sgobbare per la realizzazione<br />

delle bombe atomiche e del corned-beef : non è che si può far<br />

tutto ! )<br />

La Luna zitella (quasi piena, ancora). Continuavo a non placarmi,<br />

e smanioso di vendetta mi risolsi a comporre anch’io un test<br />

(félibre non cessa di scrivere) Quindi : partiamo :<br />

1.) Conosce e apprezza il Dya-Na-Sore di Meyern, l’Anton<br />

Reiser di Moritz, L’isola Felsenburg di Schnabel <br />

2.) Ritiene che un artista debba infischiarsene del gusto e del<br />

livello del pubblico <br />

3.) «La volontà dell’uomo non è libera» – A questo ci crede <br />

4.) Preferisce l’Aristippo di Wieland oppure La saga dei<br />

Forsyte <br />

5.) Le è capitato di disprezzare i Suoi genitori <br />

6.) Lei è superstizioso <br />

7.) Qualche amico Le ha mai caldeggiato la lettura del<br />

Raphael de Aquillas di Klinger <br />

8.) Odia il soldatume e chiunque indossi un’uniforme <br />

9.) Può esporci brevemente il contenuto de La valle di Campan<br />

di Jean Paul <br />

10.) Giudica Nietzsche un intelletto mediocre (ma un grande<br />

oratore) <br />

11.) Trova più che ridicoli la boxe, i film, la moda, le buone<br />

maniere Poi il demonio mi diede una forconata e aggiunsi<br />

(posso scrivere e gridare ogni cosa : tanto sono solo ! ! ) :<br />

12.) Nel corso della Sua vita, è mai stato assalito dal dubbio<br />

che un qualche libro sacro, usato come carta igienica, possa<br />

ustionarle il culo –<br />

Segni + 1 per i Sì; − 1 per i No e faccia la somma :<br />

54


S’impicchi, che è meglio. (Così mi ero finalmente sbarazzato di quella<br />

ossessione).<br />

Un tentativo di foto (per la curiosità di vedere se le pellicole si fossero<br />

mantenute; inoltre non ho mai fatto uno sviluppo; ma è emozionante<br />

e si passa il tempo). Quindi presi a scattare : macchie<br />

solari; una radura grande come una stanzina; filo spinato rugginoso<br />

(alla stazione, dove c’è quella ferraglia); macerie di funghi<br />

rosi dalle larve; un ramo nella foresta, oh forma per sempre fuggitiva;<br />

una volta entro le nubi germaniche, attraverso un abetello<br />

valgo. Naturalmente anche me stesso (con l’autoscatto) : sui<br />

gradini di casa, pensosamente sprofondato dentro un in-folio<br />

(però – come sempre – avevo una faccia così stupida che già<br />

solo il negativo mi agitò lo stomaco).<br />

Heinrich Heine : piacevolissimo da leggere (piacevolissimo da scordare).<br />

Avesse scritto soltanto un volume – uso come metro<br />

la mia edizione in quattro tomi – sarebbe stato un grand’uomo<br />

: ma non vi erano autori affrancati dalla miseria : il bisogno<br />

induceva tutti a fare i mezzani della Musa, i paraninfi (i.e.<br />

in soldoni : ricucire fraschette per i giornali; arrangiare qualcosuccia<br />

per il rias; applicarsi a tradurre gli stranieri ecc. – fortuna<br />

che anche ’sta caciara è finita per sempre ! )<br />

Periodo di bel tempo, aggiunte parecchie cose alla grande carta<br />

1 : 10.000. (Avevo scelto come base di partenza una linea che<br />

andava dal palchetto già menzionato alla vecchia torre contraerea,<br />

dirimpetto alla fattoria dei Lüdecke, compiendo le necessarie<br />

levate topografiche; per le piccole aree intermedie erano<br />

sufficienti bussola, squadro ottico e il numero dei passi per le<br />

distanze). Il mio territorio voglio tenerlo costantemente sotto<br />

controllo. –<br />

Per ogni evenienza avevo ricavato un alloggio di fortuna nel<br />

campo di approvvigionamento di Düshorn : in modo molto<br />

sommario : una rassettata alla stanza, due coperte a terra, un<br />

po’ di vestiti e utensili; non si sa mai.<br />

24. 6. : sfogliare il sottobosco con mani febbrili. (E il paiolo fuma, sul<br />

punto di bollire; riesco a scrivere solo nelle pause).<br />

Andavo lungo il margine del bosco così, per mio conto, alla lettera<br />

: senza dolo. Con 2 doppiette, come Robinson, e un képi<br />

bianco calcato in testa per il sole alto (mi servirà da lezio-<br />

55


ne : mai più gironzolare con un bersaglio sopra la cucuzza ! ).<br />

Scorsi uno scintillio laggiù nei cespugli, appoggiai il binocolo<br />

su un ramo secco per mettere a fuoco con più calma : e forse fu<br />

questo spostamento dietro l’abete a salvarmi la vita; proprio allora<br />

la corteccia mi frullò attorno al naso, e il colpo di rimbalzo<br />

si perse bombendo nel sottobosco. Ebbi la presenza di spirito<br />

di lanciarmi subito in un fosso (e il mio schioppo mi pugnalò<br />

quasi alle spalle col massiccio otturatore).<br />

Raccogli le idee : che novità è questa (Càlmati; sangue freddo; io<br />

conoscevo la zona, quello là no ! ). Perciò sollevai pian pianino<br />

il fucile di riserva e per seguire la corrente esplosi un colpo basso<br />

: lo posai sul terreno regolare della foresta, davanti al canale,<br />

e spinsi il berretto sul bitorzolo di pietra lì appresso : poi strisciai<br />

con grande cautela sulla destra per 10 metri (dunque verso<br />

casa, finché il fossato a momenti non divenne troppo basso).<br />

Ad alzo 500 (il cannocchiale di mira era regolato a 300 e 500 metri)<br />

: laggiù vi fu un secondo brillio, e il fango mi sibilò vicino<br />

alle orecchie ipotetiche del cappuccio magico, al punto che esso<br />

scese di un pollice : fantastico ! Il tizio ci riproverà di nuovo.<br />

– Dopo breve riflessione mi attorcigliai per altri 30 metri sul<br />

tappeto d’aghi e nel marasma del suolo. Riemersi nel folto dei<br />

pini, e mi lanciai sotto i due ginepri al margine del bosco : –<br />

Ora il vigliacco ce l’avevo bene nel binocolo : si era steso dietro un<br />

mucchio di pietre, e studiava nervosamente l’effetto dei suoi colpi;<br />

però diffidava lo stesso del pervicace silenzio dell’uomo di paglia<br />

e rischiacciò la testa (a prima vista senza cappello) fra i sassi.<br />

Dietro il terrapieno, ansimante : ero saettato accanto alla casa, a<br />

passo di corsa lungo i binari, scavalcando a destra, e ora mi trovavo<br />

alla sua altezza – all’incirca –, sì : stava ancora là ! L’insaziabile<br />

era sul punto di rimettere il fucile in spalla (e vedendolo<br />

indaffarato balzai subito in piedi, e andai di trotto fino al<br />

ciglio del bosco : Bubù ! ! ; bravo, caro mio. Continua pure a<br />

distrarti ! )<br />

Ma adesso la cosa si faceva difficile : ero a 20 metri da lui e meditavo<br />

–<br />

Una possibilità : accopparlo senza neanche fargli dire Jack Robinson.<br />

(E là c’era la sua bici da donna, appoggiata a un pino ritorto.<br />

Con la canna dritta : erano poche le case tedesche a produr-<br />

56


le; marrone rossiccio e giallo pallido a contrasto; zozza; cartone<br />

sul portapacchi. Uno zaino floscio nell’erba : ciondolio di borraccia,<br />

gavetta, portacarte). (Forse prima si era figurato – quando<br />

avevo rizzato il binocolo, dietro l’albero – che stavo per sparargli,<br />

e che non poteva far altro che anticiparmi –)<br />

Catturarlo e renderlo «inoffensivo» : l’unica cosa che desideravo era<br />

grattarmi la testa : che vuol dire in questo caso inoffensivo ! E<br />

se poi il sacripante dopo due giorni mi incendia la casetta, o se<br />

mi scanna durante il sonno ! Si grattò la coscia, grifagno, e<br />

dimenò le gambe così furiosamente che mi venne da sghignazzare,<br />

ma ritornai subito serio : quello poteva benissimo alzarsi e<br />

venire per di qua !<br />

8 metri ancora (capelli già grigi, no ! ). Tirai un altro respiro profondo,<br />

infelice, poi mi diedi una mossa, gli fui addosso, e colpii<br />

– be’ : per il momento piano – col calcio del fucile !<br />

In tuta e berretto : eccola a terra ! ! Con le mani bianche e logore.<br />

Sguardi smisurati : mani, spalle, un viso. Mani spalleggiano un viso.<br />

Occhi labellano una bocca : tu ! – Mi rialzai ansante e scaricai<br />

le sue pistole al suolo; senza pensare strappai via l’otturatore del<br />

suo fucile.<br />

Piccoli seni belli morbidi : piccole mani belle forti.<br />

Con dita barcollanti investigai la fiaschetta di rum sul mio fianco, e<br />

l’appoggiai angosciosamente alla bocca pallida, arcuata e molle<br />

(qui : sotto i corti capelli grigi si sentiva già un bel bernoccolo<br />

: che idiota che sono ! Però grazie a Dio ero rasato).<br />

Deglutire : finalmente ! Ci ricamo sopra un inno ! Deglutire. – Le<br />

reclinai la testa sulla coperta piegata, le mie mani come fibbie<br />

alle spalle sottili.<br />

Occhi grigi (ancora incoscienti; grigi e maturi : belli ! )<br />

Come uno scudiscio (e con energia sbalorditiva) : così percuoteva il<br />

corpo. Ma strinsi più forte : «Calma, stai giù ! » feci a voce bassa<br />

: «E fra 8 giorni i bernoccoli saranno passati.» Un sorriso.<br />

E il suo respiro; irregolare, incerto. Pausa. Provai a togliere via<br />

le mani e mi accovacciai lungo il suo fianco destro (ma senza<br />

mai smettere di guardarla). «Come si chiama » feci. «Lisa» (e<br />

non mancai di notare quanto la divertisse che i due ultimi esseri<br />

umani si davano del “lei”; meglio che niente) quindi presi a raccontare;<br />

passo a passo.<br />

57


Si stupiva, stanca : «E non mi ha violentata.» Le posi una mano sulla<br />

tempia, per compassione : «Povera piccola; ma con che razza<br />

di uomini ha avuto a che fare ! » (Quando ritrassi la mia mano,<br />

le punte delle dita scivolarono lungamente sulla guancia.) Al di<br />

sopra del sentiero grigio di polvere, il recesso del cielo si ince<strong>neri</strong>va,<br />

azzurro; ritorsi piano il viso veridico e confessai : «– in realtà<br />

non ho potuto fare a meno di pensarlo. Per un istante –».<br />

La sua bocca malata e sfinita si mise un poco a ridere, avveduta,<br />

beffarda, anche buona : «Si salva perché l’ha confessato» Scaltra<br />

: «Sarebbe stato un vero e proprio disonore.» Riposare ancora<br />

un po’ (Sì, di là da me ho l’aspirina).<br />

Il gatto selvatico : volevo raccattare le sue cose, ma quasi non mi ero<br />

tirato in piedi che me la ritrovai parata davanti : in ciascuna<br />

mano una Mauser, la bocca dischiusa per l’ira, gli occhi freddi<br />

e spietati : la donna è mobile (Oppure la Belle Dame sans merci,<br />

è lei ! )<br />

«Bene, ragazzo mio», disse petrosa, a mezza voce : «E adesso su le<br />

mani !» (Mah, perché no : così sarà più facile darti una batosta<br />

! ) Lo feci di buon grado; ma quando mi accorsi che si dirigeva<br />

al mio fucile le sbarrai subito la strada : sentii entrambe le<br />

canne affondarmi tra le costole. Stavamo petto contro petto e ci<br />

guardavamo negli occhi.<br />

Mi squadrò : altezza, spalle. – Io proposi (a che pro umiliarla e farle<br />

schiacciare il grilletto per nulla Così avrà sempre l’impressione<br />

di stare sullo stesso piano, di agire di sua volontà); proposi<br />

: «Stipuliamo un armistizio. – Sino a mezzogiorno di domani,<br />

per cominciare. –» Poi feci uno sforzo e aggiunsi : «Per<br />

favore.» Lei aggrottò la fronte e soppesò pro e contra. Infine<br />

sollevai (molto lentamente) la mano destra e la poggiai sulla<br />

sua sinistra; ve la lasciai per un minuto di piacere terrestre,<br />

quindi scostai l’arma di lato, adagio (mentre seguitavamo a fissarci<br />

con la serietà di due civette). Risoluta abbassò lei stessa la<br />

mano destra; con studiata freddezza decretò : «Sta bene ! : Fino<br />

a mezzogiorno di domani !» – Io caricai la bici, e ci avviammo,<br />

sereni e a passetti lenti, verso casa mia. (Ora dovrà lavarsi.<br />

L’acqua bolle). Trascinai il secchio e riempii la grande tinozza<br />

nella lavanderia, mentre lei stava dentro a mangiare qualcosa,<br />

biscotti e Leberkäse, e beveva tè con lo zucchero (di canna, ra-<br />

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o; tutt’altra cosa rispetto a quello di barbabietola ! ); poi volle<br />

stendersi sul divano.<br />

Accovacciato pian piano presso di lei (a lungo).<br />

«Lisa –» (un tocco con la voce; molto delicatamente; un buffetto).<br />

Adesso mi resi conto, dallo scintillio discolo e incantevole di iride<br />

e denti, che non era affatto addormentata, ma si stava godendo<br />

la mia adorazione. : «L’acqua era pronta» dichiarai offeso, e<br />

l’attimo dopo i miei occhi ritornarono sul suo viso assonnato.<br />

Mani sul legno (al montante della porta : Dio mio, è da 8 anni che<br />

non vedo una donna ! E dall’altra parte sciaguattavano, fischiettavano<br />

pout-pourri forsennati, Marion Kerby non avrebbe<br />

fatto di meglio. Per dieci volte fui per : “Vieni nella mia<br />

pergola d’amore”, la miseria, vai al diavolo ! )<br />

“Lisa” : assaporavo “Lisa”; pronunciavo nel cicaleccio dell’erba<br />

“Lisa”; respiravo a piene narici (tutto ciò dietro al torrente),<br />

ed ero, nel vero senso della parola, beato : Lisa !<br />

Patate : lei sprizzava gioia e le pelava sottili sottili (seduta sulle mie<br />

scale, fra due bacinelle lustre), e io annuivo profondamente<br />

soddisfatto : good for squaw to do that. (In più spiava da occhi<br />

così gentili, all’apparenza, il suo sguardo correva oltre di me,<br />

tanto che ci sarei quasi cascato : se non le fosse venuto di fare<br />

una boccuccia divertita : poiché zerbinotteggiavo rapito, come<br />

davanti a un quadro in un museo).<br />

Metteva lo zucchero nelle frittelle di patate : quindi casa sua era a est<br />

dell’Elba (Sì, ma ora bando alle ciance ! )<br />

E lei raccontò, in fondo alla poltrona, calmissima, senza barbagli<br />

d’occhi e inghippi con le mani (solo una volta avevo dato un<br />

urlo : Lisa voleva annacquare il rum ! )<br />

Era venuta dall’est (ora ci completammo a vicenda nel più scarno<br />

dei modi; io ero stato costretto a vagare per l’ovest e il sudovest)<br />

: dall’Ucraina, dove fu deportata; aveva risalito il corso<br />

del Nistro, Leopoli, Cracovia, Varsavia (lì aveva trascorso due<br />

inverni). Poznań, Stettino (avrebbe continuato per via d’acqua,<br />

ma non sapeva governare una barca a vela : per tentarlo<br />

era quasi morta di fame su Usedom, a causa del forte vento<br />

contrario). Berlino (ancora un inverno; proprio come feci io<br />

nelle mie peregrinazioni : piantato in un appartamento; spaccando<br />

e bruciando i mobili; saccheggiando i negozi – e ...<br />

59


avieri<br />

Nella stessa collana<br />

Arno Schmidt, Dalla vita di un fauno<br />

Marco Palasciano, Prove tecniche di romanzo storico<br />

Maurizio Rossi, Mare Padanum<br />

Walter Kempowski, Tadellöser & Wolff. Un romanzo borghese<br />

Arno Schmidt, Brand’s Haide<br />

Giovanni Cossu, Turritani<br />

Gherardo Bortolotti, Tecniche di basso livello


Come in una sofisticata commedia<br />

americana degli anni Trenta, mettiamo<br />

Accadde una notte, il gioco dell’attrazione<br />

e dell’incontro è pieno di humour, ma<br />

esclude, sebbene con insolita leggerezza,<br />

ogni lieto fine. Ed è Eva a sottrarsi – rivendicando<br />

la propria indipendenza e irrequietezza<br />

– alla responsabilità di continuare<br />

la specie, al radicamento dei nuovi<br />

pionieri, preferendo comportarsi da Natty<br />

Bumppo al femminile e da ultima dei<br />

Mohicani.<br />

Se la lucida misantropia schmidtiana<br />

fa pensare, come suggerisce il traduttore,<br />

ai nostri Dossi Gadda Manganelli (cui<br />

si può senz’altro aggiungere Landolfi), gli<br />

“specchi <strong>neri</strong>” del titolo rimandano – in<br />

una chiave ironica, disincantata e perfino,<br />

qui, scanzonata – allo speculum in aenigmate<br />

di Paolo; ma anche a uno dei più acri<br />

e visionari romanzi sul futuro venuti dopo<br />

Schmidt: Un oscuro scrutare di Philip<br />

K. Dick.<br />

Goffredo Fofi<br />

Arno Schmidt (1914-1979) è stato fra i<br />

principali innovatori della letteratura tedesca<br />

contemporanea. Le sue avventure formali<br />

culminano nel romanzo Zettel’s Traum<br />

(1970), vertice impervio e magnetico della<br />

prosa del Novecento.<br />

In traduzione sono apparsi: Alessandro<br />

o Della verità (Einaudi, 1965), Il Leviatano<br />

(Linea d’ombra, 1991), Dalla vita di un<br />

fauno (Lavieri, 2006), Brand’s Haide (Lavieri,<br />

2007), Ateo: Altroché ! (Ipermedium libri,<br />

2007).<br />

www.lavieri.it/schmidt


Il besant d’or consunto, vaiolato (avevo messo la sveglia<br />

all’una, e guardai fisso il suo disco giallognolo);<br />

era bello stare per strada, affondato nella poltrona<br />

leggera, e da parte a parte il cielo era pallido e terso<br />

sopra le vaste foreste. Ad Amburgo mi sarei procurato<br />

un buon telescopio astronomico; per il momento bastavano<br />

il gran binocolo e l’orologio da tasca; tutto calmo e<br />

raffrescato; persino madido; nessun frinire di grilli;<br />

solo di quando in quando il passaggio di un soffio<br />

attraverso le piante a destra, poi a sinistra. A quest’ora,<br />

una volta, sarebbe transitato “un treno” : molto lontano<br />

a nord un rullio lieve, andava facendosi vicino, un basso<br />

d’organo circostante e remoto, fu una buriana di scossoni<br />

precipitosi, fluirono luci in fili di perle, sparirono a<br />

sud : rullio lieve. Adesso era tutto calmo : e più bello !<br />

In passato le luci delle macchine scorrevano senza ru more<br />

sui nastri d’asfalto : adesso regnava soltanto la Luna :<br />

ISBN 978-88-89312-55-1<br />

€ 14,50 (i.i.)<br />

isBn 978-88-89312-55-1<br />

9 7 8 8 8 8 9 3 1 2 5 5 1

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