viaggio obliquo
Ulrike Draesner viaggio obliquo (poesie 1995-2009) avieri
- Page 2 and 3: Spostamento è salto, «dal cervell
- Page 5 and 6: Ulrike Draesner viaggio obliquo (po
- Page 7 and 8: Sommario Introduzione Spostamenti,
- Page 9 and 10: Spostamenti, tra corpo e luogo di C
- Page 11 and 12: della poetica di Ulrike Draesner. B
- Page 13 and 14: celli, come l’ibis impazzito nel
- Page 15 and 16: viaggio obliquo (poesie 1995-2009)
- Page 17 and 18: Twin Spin. Traduzioni radicali, Son
- Page 19 and 20: il film d’amore in cui nuoto è u
- Page 21 and 22: le ore che con garza morbida strins
- Page 23 and 24: (secreto)
- Page 25 and 26: Sambuco a più voci Sambuco a più
- Page 27 and 28: (la più intima lana del petto)
- Page 29 and 30: il tuo venire fu in parti il tuo ve
- Page 31 and 32: (area trapianti)
- Page 33 and 34: autopilota I sonno. duratura assenz
- Page 35 and 36: autopilota II autopiloti, selvaggio
- Page 37 and 38: autopilota III 1. sonno. follia di
- Page 39 and 40: area trapianti (autopilota IV) corp
- Page 41 and 42: sogni soma-matici (fuoco)
- Page 43 and 44: qualcuno m’ha dato d’accendere
- Page 45 and 46: lenti a contatto fu così: chiari g
- Page 47 and 48: costruzione di vetro, le cosce matt
- Page 49 and 50: lingue primitive i prati sarebbero
- Page 51 and 52: sfinge bluastra (meta llo)
Ulrike Draesner<br />
<strong>viaggio</strong> <strong>obliquo</strong><br />
(poesie 1995-2009)<br />
avieri
Spostamento è salto, «dal cervello alla<br />
pancia»; trapianto di corpo, corpo in<br />
parti; evento cromatico, musicale, indotto<br />
dall’assenza e dal desiderio. Se il desiderato<br />
è assente il mondo si predica e<br />
contrario: i prati sono rossi, bocca e sangue<br />
verdi. Bluastra è la sfinge, o la faccia<br />
mai divenuta viso del non nato. Il corpo<br />
fatto a pezzi si dissolve nella natura: nuvola<br />
e campo, radicina e foglia.<br />
Il <strong>viaggio</strong> è interno: peregrinazione tra<br />
una memoria di corpo che si sfalda e la<br />
natura diffranta. Grande il trauma, toccato<br />
con mano, sparso per indizi nel poemetto<br />
damasco, manovra. Corpi sono i<br />
luoghi, le pietre, le fortezze, le dune. Parole<br />
dell’altra lingua risuonano nel tragitto<br />
di un verso: toccare luoghi è toccare<br />
fibre intime, è arrivare con le mani<br />
nell’altro, ricomporlo in un canto frammentario,<br />
a singulti, per visioni splendenti<br />
come fate morgane.<br />
Viaggio <strong>obliquo</strong> apre al lettore italiano<br />
una regione tra psiche e soma, uno sguardo<br />
intermittente tra profondità del ricordo<br />
ed evidenze della storia; rivela una<br />
voce tra le più acuminate e potenti della<br />
letteratura tedesca contemporanea.
collana arno<br />
10
Ulrike Draesner<br />
<strong>viaggio</strong> <strong>obliquo</strong><br />
(poesie 1995-2009)<br />
a cura di<br />
Camilla Miglio<br />
Theresia Prammer<br />
Traduzioni di<br />
Alessandro Baldacci, Alberto Destro,<br />
Camilla Miglio, Theresia Prammer<br />
avieri
Ulrike Draesner<br />
<strong>viaggio</strong> <strong>obliquo</strong> (Poesie 1995-2009)<br />
Lavieri edizioni / ISBN 978-88-89312-65-0<br />
A cura di Camilla Miglio e Theresia Prammer<br />
Copyright © 2010 Ipermedium Comunicazione e Servizi s.a.s.<br />
Arno n.10<br />
Collana a cura di Domenico Pinto<br />
Traduzioni di Alessandro Baldacci, Alberto Destro,<br />
Camilla Miglio, Theresia Prammer<br />
für die nacht geheuerte zellen: © 2001 Luchterhand Literaturverlag<br />
kugelblitz: © 2005 Luchterhand Literaturverlag<br />
gedächtnisschleifen: © 2008 Luchterhand Literaturverlag<br />
berührte orte: © 2008 Luchterhand Literaturverlag<br />
Luchterhand Literaturverlag is a division of Verlagsgruppe Random House,<br />
München, Germany.<br />
mittwinter © 2006 Ulrike Draesner<br />
Radikalübersetzungen © 2000 Ulrike Draesner<br />
Lavieri edizioni<br />
via IV Novembre, 19 - 81020 - S. Angelo in Formis (CE)<br />
via Canala, 55 - 85050 - Villa d’Agri (PZ)<br />
——<br />
www.lavieri.it / info@lavieri.it<br />
catalogazione<br />
Ulrike Draesner / <strong>viaggio</strong> <strong>obliquo</strong> (poesie 1995-2009) - S. Angelo in Formis (CE),<br />
Lavieri edizioni 2010 - Pagine 224, cm. 23 - collana Arno n.10 - Sommario - Introduzione<br />
- Postfazione - Indice - 1. Letteratura - 2. Poesia - I. Draesner, Ulrike -<br />
II. Miglio, Camilla - III. Prammer, Theresia - IV. Destro, Alberto - V. Baldacci,<br />
Alessandro - ISBN 978- 88-89312-65-0.
Sommario<br />
Introduzione<br />
Spostamenti, tra corpo e luogo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7<br />
di Camilla Miglio<br />
<strong>viaggio</strong> <strong>obliquo</strong>. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13<br />
Postfazione<br />
Animazioni, a metà corpo. Le lingue di Ulrike Draesner . . . . . 211<br />
di Theresia Prammer<br />
Indice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 217
Cos’è una poesia – oggi<br />
Ornamento, passatempo, un quickie nella ridda di informazioni,<br />
un assaggio di sentimento Anacronistico, o accelerato,<br />
un breve brano di canzone d’altri tempi<br />
Forse non si deve domandare cosa una poesia potrebbe<br />
essere, ma come a un certo punto qualcosa diventa poesia.<br />
Qui c’erano: un <strong>viaggio</strong>. Il ricordo di questo. Troppi colori<br />
forse – fino al punto della trasformazione: trans lucenti.<br />
Una parola estranea al tedesco: trans e lucere – passaggio attraversato<br />
dalla luce. Ciò che riverbera – come ventagli (delle<br />
ali dei gabbiani, spruzzate), come un batuffolo di pelo<br />
che si disperde. Permeati dalla parola «impressi»: imprimere<br />
qualcosa, premere – esercitare una pressione. Anche:<br />
Senza.<br />
Forse: senza nient’altro che il ricordo.<br />
Essere insieme, ensemble. Un rosso appare, lieve. Anche<br />
cercare, mettere insieme, in modo che le parole stampino<br />
una copia di sé sui loro vicini, su altre parole nella poesia,<br />
pure distanti – leggere, ma percepibili nello spazio: dico fino<br />
a quando non si formi un’atmosfera. Solo allora la luce<br />
si diffrange – solo allora si dispiegano i colori.<br />
Impressione e ingestione: colore è ciò che la materia restituisce<br />
e riverbera.<br />
Che gli occhi si possano aprire ancora – una seconda<br />
volta, prego – una terza.<br />
U.D.
Spostamenti, tra corpo e luogo<br />
di Camilla Miglio<br />
il <strong>viaggio</strong> <strong>obliquo</strong> quasi uno squillare<br />
continuo di tutti i nervi<br />
U.D.<br />
Try See, Try Say 1 : è il titolo di un saggio di Ulrike Draesner su Gertrude<br />
Stein. L’esortazione vale anche per lei, e per noi: leggere Ulrike<br />
Draesner è udire il dire nel vedere, vedere un <strong>viaggio</strong> che è translatio per<br />
verba e per sonos. Il dislocamento passa per parole e suoni, che diventano<br />
persōna, maschera in cui le lingue invocano desiderio e piacere, balbettano<br />
trauma e lutto. Il piacere della lingua, avverte Draesner, «ha sempre<br />
un lato nascosto, e si chiama panico. Il gioco del <strong>viaggio</strong> linguistico, intrapreso<br />
verso orizzonti inaspettati, è sempre accompagnato da un sentimento<br />
perturbante d’inquietudine e spostamento.<br />
Lo spostamento è traduzione fino in fondo, come nella traduzione radicale<br />
da Shakespeare che apre questo volume, dove il rapporto con una<br />
fonte è «twin spin», due canzoni con qualcosa in comune, e su quello avvitate<br />
insieme; la percezione non è mai ferma e univoca: «e io, disperata,<br />
ho capito, / desiderio significa morte, anche se la regia ignora il corpo».<br />
Tra morte e desiderio si può dirimere il doppio avvitamento, ma solo e<br />
proprio ripartendo dal corpo, in barba alla regia del mondo che apparecchia<br />
luoghi e modi della dimenticanza di sé, spesso interrompendo il filo<br />
che avvolge psiche e soma.<br />
Lo spostamento è trapianto di corpo, corpo in parti. Così nella sequenza<br />
autopilota: trapianto di organi, e parti di corpi diversi, idea di controllo.<br />
Impossibile. La scrittura cattura a tratti elementi di chimica, anatomia,<br />
chirurgia. Ma non c’è modo di cogliere i segreti delle passioni, del desiderio,<br />
della violenza degli affetti: «ininterrotta invenzione di geroglifici /<br />
1<br />
Ulrike Draesner, Try See, Try Say. Sprachwandern mit Gertrude Stein, in Ead., Schöne<br />
Frauen lesen, Luchterhand, München 2007, pp. 117-132.
e loro intreccio a definire / mania, gelosia, paura, / tralucono dal fondo<br />
della testa, / bramosia, gioia e odio, / impossibile visualizzarli in scopìa, /<br />
da nessuna sezione istologica / si evincono cento segreti / draghi di lingue,<br />
veleno come spine». L’occhio segue la traiettoria di uno sguardo che ricorda<br />
il ciglio freddo e doloroso di Gottfried Benn. Flimmerworte per Ulrike<br />
Draesner, sfavillanti parole vibratili; Flimmerhaare per Gott fried Benn, le<br />
sfavillanti ciglia vibratili delle parole di un io lirico ancestrale, improvvisamente<br />
attivo e vivo: «la loro percezione dello stimolo […] risponde<br />
alla parola, specialmente al sostantivo, meno all’aggettivo, ben poco alla<br />
figura verbale. Essa risponde al segno, alla sua immagine stampata, al carattere<br />
nero, solo a esso». Ciglia che aspettano – dice Benn – la propria<br />
«ora», col suo «valore di eccitazione», e cioè valore di ebbrezza, in cui si<br />
giunge a sfondare la rete delle connessioni, cioè a frantumare la realtà», e<br />
solo allora si apre «lo spazio libero per la poesia» 2 . La proprietà è la stessa:<br />
accendere un desiderio e coglierlo statu nascendi, seguirlo e perseguirlo<br />
nel suo farsi, nella frase, nel corpo, e nel dislocarsi e disgregare in zone le<br />
percezioni, le sensazioni, le parti del corpo vivo, o del corpo morto.<br />
Lo spostamento è salto: «dal cervello alla pancia». In questo Ulrike<br />
Draesner va oltre la scrittura di Benn, cui dedica una poesia molto esplicita,<br />
dura e sarcastica, che è anche un fare i conti con la sua poetica. Lo<br />
sguardo sezionatore, medico, cinico, si espande nelle sensazioni di corpo,<br />
marcatamente femminili. La lente a contatto, uno strumento vitreo,<br />
freddo, flessibile ma non troppo, comincia il suo <strong>viaggio</strong> verso il cervello,<br />
con a bordo le immagini. Ma all’improvviso è una bocca a prendere il<br />
sopravvento. Non dall’occhio al cervello, ma dalla lingua ai sensi passano<br />
le immagini: «la vidi / con tutte le sue immagini già scivolare verso il<br />
cervello / la espulsi / la misi sul polpastrello / e le succhiai le immagini».<br />
Il recupero del nesso segreto tra soma, psiche e scrittura è un processo<br />
alchemico. Ne resta traccia nei titoletti delle sezioni della raccolta für die<br />
nacht geheuerte zellen (cellule imbarcate per la notte): fuoco, metallo, aria.<br />
Spostamento è cromatico: musicale, di accenti e colori, determinato<br />
dall’assenza e dal desiderio. Se il tu desiderato non c’è tutto il mondo si<br />
ripiega ex negativo: i prati sono rossi, bocca e sangue verdi; «le lucciole<br />
brillerebbero verdi / vene sottopelle, / a toccare bocche / verdi, / rosse<br />
sarebbero le ortiche». La risemantizzazione dei colori è un elemento forte<br />
2<br />
Gottfried Benn, Problemi della lirica (1951), in Id., Lo smalto sul nulla, a cura di Luciano<br />
Zagari, Adelphi, Milano 1992, pp. 282-283.<br />
10
della poetica di Ulrike Draesner. Bläulich, non Blau è il colore di una<br />
sfinge cui non sarà possibile offrire risposte, ma solo nuove domande.<br />
L’azzurro, cifra della vita e del sentimento oceanico della tradizione poetica<br />
e iconografica si offusca in una gradazione unheimlich. Bluastra è la<br />
sfinge, il viso enigmatico di chi abortisce, o forse la faccia mai diventata<br />
viso del non nato. Spostamento, anche qui, è «canto in pancia». Il canto<br />
di chi è stato raschiato via, finito in un sacco di plastica arancione. E<br />
ancora presente, in forma di canto e rumore che raschia. Il raschiamento<br />
interno è sempre anche il raschiare dei rami sulla finestra: «(ma cosa vuol<br />
dire/“nuvola”) / radicina, tu. / in corridoio cantano, / raschiano / rami<br />
raschiano la finestra, /la notte».<br />
La scrittura è <strong>viaggio</strong> verso un altro stato, chiamiamolo anche narcosi<br />
da morfina, dove è possibile il ritorno, lungo l’avvitamento del nastro<br />
di Möbius del tempo, e il bambino abortito ha una nuova possibilità:<br />
«e una coppia, giù in spiaggia / che ti riconcepisce / mentre tu / arrotoli<br />
palline di miele / o elettricità o pensieri / nell’ape, nel ragno, / nel lago<br />
senza luce». Ma nulla di tutto questo accade, se non per un momento, la<br />
realtà è altra: è un aspiratore che invade il corpo della madre e sugge parti<br />
di corpo del figlio.<br />
Il corpo perduto e fatto a pezzi, quasi traccia orfica postmoderna, è<br />
disperso nella natura: nuvola e campo, radicina e foglia. Il liquido amniotico<br />
è neve disciolta e pozza inquinata, tigna del paesaggio.<br />
Il <strong>viaggio</strong> più doloroso è interiore: peregrinazione tra i segni di una<br />
memoria di corpo che si sfalda, in stazioni di sosta nella natura diffranta,<br />
in voci e forme molteplici.<br />
La diffrazione del corpo che parla e percepisce ancora si traduce in<br />
continua oscillazione tra corpo e luogo, nello spazio urbano. Di Berlino,<br />
per esempio. Emblematica la prostituta berlinese a Savignyplatz (binario<br />
su arco) il cui corpo alienato di donna in mostra vive senza soluzione di<br />
continuità con la topografia riconoscibile della città. O a Londra, (nella<br />
poesia coventry) ci lasciamo sorprendere dalla contiguità tra un dente<br />
piombato e la natura imperscrutabile di una piazza, twin spin: il deserto<br />
emotivo di una coppia che non comunica. E così anche i maestosi paesaggi<br />
delle Alpi, contaminati da elettricità e plastica, suggeriscono una<br />
strada che porta alla nostra natura profonda, il nostro essere dentro e in<br />
fondo al paesaggio.<br />
Quello che resta di parole di inconsueta densità connotativa si distilla<br />
secondo l’inconfondibile lezione di Gottfried Benn. Trapianti di sillabe<br />
11
e vocali, distillazioni, che dalla dimensione amniotica traggono cristalli<br />
cerebrali e limpidi di pensiero prismatico. Leggendo il secondo sonetto<br />
da twin spin, in una lingua che in traduzione innesta voce draesneriana<br />
con echi zanzottiani: «fosse polverizzato il sacco amniotico della bellezza<br />
dalla bellezza / non rimarrebbe né lei, né il ricordo di ciò, che fu. / ma florescenze,<br />
estratte, protratte nell’inverno, / gettano, codice cellulare, linfa<br />
lattea, il futuro contro il vetro».<br />
Torniamo al catalogo degli spostamenti che questo libro compone: in<br />
quando il cane morì troviamo una cifra della continuità e trapasso di dolore<br />
tra donna e animale: cane sulla battigia, in un paesaggio ventoso memore<br />
di un passaggio cittadino, e gabbiani avvitati sulle loro teste. L’animale<br />
malato rimanda, nella scena sulla spiaggia e nel flashback dell’io<br />
lirico, a un’atmosfera vicina alla Virginia Woolf di To the Lighthouse, al<br />
tempo del dolore insuperato, della perdita, quasi un basso continuo nel<br />
catalogo dei pensieri acuti, alla non-nascita, alla paura e al lutto; e ancora,<br />
il corpo e la spirale che impedisce le nuove nascite, i gabbiani in spirale<br />
nel cielo ventoso. Toccare luoghi è viaggiare obliquamente tra corpo<br />
e natura, tra memoria e trauma: «odore / di malattia che non si vede, di<br />
paura dentro le vene. / da anni le hanno messo la spirale. i fiori sul vestito<br />
/ sono grandi, rosso arancio, anche sulla borsa. ensemble. insieme /<br />
mia cara, stare insieme. da allora ogni momento può rattrappire o /<br />
esplodere. il fagotto morbido vicino ai piedi che lei ogni sera / prendeva<br />
con sé nel sonno, anche per la quiete dei sogni suoi / profondi. fuori<br />
la grande scaglia di mare, i gabbiani / affamati sempre, in spirali, l’una<br />
nell’altra, bianche».<br />
Grande il trauma, toccato con mano, disperso per indizi nel poemetto<br />
damaskus, manöver. Toccare luoghi è toccare fibre interne di sé, è arrivare<br />
con le mani nelle viscere lacerate dell’altro, ricomporle, provare a farlo in<br />
un canto frammentario, a volte in singulti, a volte in visioni splendenti<br />
come fate morgane.<br />
Gli spostamenti topografici non abbracciano solo le città d’Europa,<br />
nei loro paesaggi urbani, venati di desiderio primordiale, e nelle zone di<br />
natura selvaggia, invase dalla produzione industriale. Ulrike Draesner ci<br />
conduce fino ai deserti del Medio Oriente. Tra Siria ed Egitto avvengono<br />
imprevisti spostamenti d’accento. Parole dell’altra lingua risuonano<br />
nell’intratesto: waset (fortezza e casseruola), craq des chevaliers (antico castello<br />
dei crociati), fulla (barbie mediorientale), nomi di animali e di uc-<br />
12
celli, come l’ibis impazzito nel deserto. Cominciamo a guardare le parole<br />
allo specchio, a volte davvero alla rovescia, nello specchio delle iscrizioni<br />
in arabo; l’io che scrive è un io che legge e osserva, esattamente come l’io<br />
del lettore; parole da indovinare lette da destra a sinistra, come l’ibis, uccello<br />
impazzito nel deserto: «scorrevano / i caratteri del nome dell’uccello /<br />
scrollati in s in i in b»; o ancora, solo tracciate nel corpo delle consonanti:<br />
«luci in foto / diventavano serpenti o verdi / figure che uscivano da se<br />
stesse / nell’aria ombrosa il tremore digitale / in t r m r quasi vedere /<br />
centrum». Scaglie di visioni sabbiose o luminose, incerte. Un territorio<br />
poetico che si fa specchio neuronale. Si aprono, nella scrittura di Ulrike<br />
Draesner, passaggi tra paesaggi e lingue, in una scrittura plurilingue. Il<br />
paesaggio urbano, così come quello del deserto pieno di segni della storia,<br />
della bellezza e della violenza a pari titolo, parlano al corpo. Soprattutto a<br />
corpi di donne, che rispondono somatizzando: facendo entrare in se stesse<br />
il disagio della storia e dei luoghi, e trasferendo la sofferenza sul paesaggio.<br />
Il corpo, come il paesaggio, comincia a parlare per sintomi, indipendentemente<br />
da un sentimento ordinatore, da un cogito accentrato.<br />
Di questo si tratta in damaskus: un ciclo di una forza inquietante.<br />
Corpi sono i luoghi, le pietre, le fortezze, le dune. Esplose sono le mani<br />
dei bambini che raccoglievano multicolori penne a scatto colorate, paracadutate<br />
dal cielo. Nella parola manovra c’è la mano deflagrata mentre<br />
inseguiva un gioco e un colore vivace. Nulla di sublime accade nel presente<br />
pseudo-televisivo di un medio oriente teatro di guerra da sempre,<br />
come testimonia la fortezza di waset, meta per turisti, luogo di morte.<br />
La morte irrompe con lo stesso strumento della scrittura, la penna porta<br />
distruzione, la penna è una bomba. Le falangi dei bambini curiosi fluttuano<br />
nell’aria, con stracci di paesaggio e di memoria.<br />
Ulrike Drasener pone al traduttore la sfida di ripetere in altra lingua<br />
una scrittura che già di per sé è translatio. La traduzione sposta i valori<br />
e le immagini per approdare nel luogo nuovo, nel corpo sensibile, sulle<br />
cicatrici di una lingua diversa, la lingua di chi traduce e di chi legge in<br />
traduzione. Ulrike lo fa nella sua stessa poesia, che spesso è traduzione<br />
radicale, ricerca del tessuto connettivo tra sé e la parola di altri, in altra<br />
lingua. In questo volume non abbiamo solo l’esempio, già citato in apertura,<br />
di Shakespeare, ma anche Gaspara Stampa (novo e raro miracol di<br />
natura), Gottfried Benn (u), Marguerite Duras (essay), René Char (poesia<br />
matrimoniale).<br />
13
«Try see, try say». Cosa vedo dentro la lingua dell’altro, cosa sento<br />
auscultandone i suoni, carpendone le interferenze. Una tettonica a strati,<br />
ancora mobile. Non è sempre facile cogliere a prima vista l’oggetto di una<br />
poesia di Ulrike Draesner. Sono frammenti e spesso anche la sintassi, la<br />
struttura del verso ci offre piste doppie e contraddittorie: la via del senso<br />
non è lineare. E non linearmente, obliquamente in gruppo, ognuno con<br />
i propri bagagli di sensi, di aspettative e dolori, abbiamo tradotto questo<br />
libro: Alessandro Baldacci, Alberto Destro, Theresia Prammer e chi scrive<br />
queste righe; l’allestimento in partitura di questo «sambuco a più voci» è<br />
stato quello di comporre le dissonanze in una partitura soggettiva.<br />
<strong>viaggio</strong> <strong>obliquo</strong> non vuol essere un’antologia, ma il nostro andare attraverso<br />
quasi dieci anni di scrittura. Ognuno dei volumi da cui abbiamo<br />
tratto i testi presentati in questa edizione è un «berührter Ort», «luogo toccato»<br />
dalla nostra ricerca di tracce. Tracce di un movimento doppio, sfavillante:<br />
che accende in noi un desiderio. Inquietante: che ci mette di fronte,<br />
in modi e linguaggi sorprendenti, al lutto di perdite definitive. La raccolta<br />
di segni e indizi, una raccolta collettiva, dà vita a un libro che partecipa<br />
dei testi di partenza e li trascende, accasati nello spazio-tempo dei loro<br />
volumi, e cerca di vedere, sentire, dire i passaggi tra corpi e luoghi in una<br />
scrittura che nella sua profondità soggettiva rompe i confini psicologici e<br />
poetologici dell’io lirico, per distribuirsi nella crono- e topo-grafia. In questo<br />
aperto l’abbiamo raccolta, nel nostro italiano intessuto di lingue altre.<br />
C.M., Roma/Napoli, novembre 2009<br />
14
<strong>viaggio</strong> <strong>obliquo</strong><br />
(poesie 1995-2009)
Twin Spin.<br />
Radikalübersetzungen, Sonette von Shakespeare
Twin Spin.<br />
Traduzioni radicali, Sonetti da Shakespeare
der liebesfilm, in dem ich schwimme, ist ein fieber,<br />
der liebesfilm, in dem ich schwimme, ist ein fieber,<br />
das begehrt, was den verfall fiebrig fördert,<br />
und sich von dem nährt, was das ungesunde füttert,<br />
um der flimmernden androiden lust zu gefallen.<br />
mein verstand, ehemals der regisseur dieser takes,<br />
hat, ärgerlich, daß das schneiden nicht schneller ging,<br />
mich verlassen, und ich, verzweifelt, weiß nun,<br />
begehren bedeutet tod, auch wenn die regie den körperw davon ausnimmt.<br />
bin, als machbares, jenseits der möglichkeit, einen schritt zurückzumachen,<br />
und frenetisch, verrückt, unruhig, endlos<br />
meine gedanken und mein diskurs wie-der-der-verrückten<br />
zufällig hie, da, im film der zerschnittenen wahrheit gedacht:<br />
denn ich habe geschworen, du seist hell, und glaubte, du leuchtest,<br />
du, ein schwarzes loch, unbeherrschbar, endlos, die spirale der macht<br />
18
il film d’amore in cui nuoto è una febbre<br />
il film d’amore in cui nuoto è una febbre<br />
che brama ciò che febbrilmente vuole la rovina,<br />
e si nutre di ciò che il malsano ciba,<br />
per soddisfare il piacere fibrillante androide.<br />
la mia ragione, allora regista di questi ciak,<br />
seccata che il montaggio impiegasse troppo tempo,<br />
mi ha abbandonata, e io, disperata, ho capito,<br />
desiderio significa morte, anche se la regia ignora il corpo.<br />
sono, in quanto fattibile, priva della possibilità di fare un passo indietro,<br />
e frenetici, impazziti, inquieti, infiniti sono<br />
i miei pensieri e il mio discorso come-quello-degli-impazziti,<br />
a caso, qua, là, nel film pensato alla verità spezzata:<br />
perché ho giurato saresti stato chiaro, creduto ti saresti illuminato,<br />
tu, buco nero, indomabile, infinito, la spirale del potere<br />
19
die stunden, die mit weichem mull den rahmen spannten<br />
die stunden, die mit weichem mull den rahmen spannten<br />
deines blicks, in dem so gern ein fremdes auge schwimmt,<br />
werden die transplanteure geben, als sich, an dich,<br />
und ausgeleuchtet wird, was das leuchtendste übertraf:<br />
die in atomen tickende zeit überführt den sommer<br />
in strahlenderen winter, und zergründet ihn dort:<br />
saft, im kühlschrank erstarrt, fleischige membranen, welk,<br />
schönheit überkrustet von frost, nacktheit, an jedem ort:<br />
stünde dann nicht das destillat des sommers im fach,<br />
flüssiger gefangener zwischen wänden und gas,<br />
wäre die fruchtblase der schönheit durch schönheit zerstoben<br />
weder sie, noch erinnerung bliebe, daran, was war.<br />
aber blumenartiges, extrahiert, in den winter geschoben,<br />
schwappt als zellcode, milchiger saft, die zukunft ans glas.<br />
20
le ore che con garza morbida strinsero il telaio<br />
le ore che con garza morbida strinsero il telaio<br />
del tuo sguardo, in cui sì volentieri fluttua un occhio<br />
estraneo, daranno i trapiantatori, da sé, a te,<br />
e si illumina ciò che il più luminoso supera:<br />
il tempo ticchettando in atomi traduce l’estate<br />
in un inverno pitù splendente, e là lo raffonda:<br />
linfa, intirizzita nel frigorifero, membrane carnose, avvizzite,<br />
bellezza incrostata di gelo, nudità, ovunque:<br />
non verrebbe allora il destillato dell’estate collocato,<br />
prigioniero liquido tra pareti e gas,<br />
fosse polverizzato il sacco amniotico della bellezza dalla bellezza<br />
non rimarrebbe né lei, né il ricordo di ciò, che fu.<br />
ma florescenze, estratte, protratte nell’inverno,<br />
gettano, codice cellulare, linfa lattea, il futuro contro il vetro.<br />
21
(sekret)
(secreto)
Mehrstimmiger Holunder<br />
Mehrstimmiger Holunder, über<br />
blau knallendem Tor, nach<br />
der ersten Mahd, ist der Fluß natürlich<br />
so milchgrün, über eine Landschaft<br />
gegossener Chemie-Segen<br />
pflegt die übernatur, blühend<br />
hat jeder ein Recht auf eine Seele<br />
Alma, Malga, Madena heißen die Kühe<br />
noch immer verzerrte Wörter, grüne Ranken<br />
in der wiedersprießenden Wiese, ein<br />
sekundenschnell auf- und abschwellendes<br />
flimmerndes Reden wird, wer hier sitzt<br />
ins Gras verschmolzen schwanken<br />
weiße Dolden am Tor, unsere<br />
treibenden Wünsche: sind von heute,<br />
von gestern, was sie erfüllen könnte, vorbei.<br />
24
Sambuco a più voci<br />
Sambuco a più voci, su<br />
portone blu sbattente, dopo<br />
la prima falciatura, è naturale il fiume<br />
così verde latteo, benedizione-chimica<br />
riversata su un paesaggio coltiva<br />
la sovrannatura, in fiore,<br />
ognuno ha diritto a un’anima,<br />
Alma, Malga, Madena si chiamano le mucche<br />
parole ancora distorte, verdi viticci<br />
sul prato che riprende, un<br />
parlare sfavillante crescendo e decrescendo<br />
in un secondo sarà, chi qui siede,<br />
fuso all’erba oscillano<br />
corimbi bianchi al portone, i nostri<br />
desideri spuntano: sono di oggi,<br />
di ieri, ciò che poteva esaudirli, passato.<br />
25
(innerste brustwolle)
(la più intima lana del petto)
dein kommen war in teilen,<br />
dein kommen war in teilen,<br />
die bald überwogen, ein gehen,<br />
weil das kommen, deines, nur einen<br />
teil seiner selbst, seiner bedeutung<br />
hatte, dieses, von vornherein, kommen<br />
in teilen, was aber nicht zu erkennen war,<br />
nicht gleich, nicht für mich,<br />
doch kam, als du kamst, nur ein teil<br />
deiner selbst, weil es von vornherein<br />
teil der bedeutung deines kommens<br />
war, was heißt, daß dieses in<br />
geteilten teilen kommen teil<br />
der bedeutung dessen war, daß<br />
du kamst und wieder gingst,<br />
weil die bedeutung deines kommens<br />
von anfang an ungeteilt war, nämlich<br />
dieses, dein gehen, in teilen.<br />
28
il tuo venire fu in parti<br />
il tuo venire fu in parti<br />
che presto dominarono, un andare,<br />
perché il venire, il tuo, aveva<br />
solo parte di se stesso, del suo significato,<br />
questo venire fin dall’inizio in parti<br />
che però non si poteva riconoscere,<br />
non subito, non io,<br />
ma venisti, e venne solo una parte<br />
di te perché fin dall’inizio<br />
partecipava al senso del tuo venire<br />
e cioè che questo venire in<br />
parti distinte era una parte<br />
del significato del fatto che<br />
tu venivi, e di nuovo andavi,<br />
perché il significato del tuo venire<br />
fin dall’inizio era indiviso, cioè<br />
questo, il tuo andare, in parti<br />
29
(verpflanzungsgebiet)
(area trapianti)
autopilot I<br />
schlaf. anhaltende<br />
löschblattlosigkeit, an<br />
den schläfen die für<br />
sich sitzenden stirnbeine<br />
eine art käfermaschine<br />
aus tausend beweglichen teilen,<br />
fächelnde scheren nach innen<br />
kratzten in die wachstafel wunderblock<br />
hinter der stirn klick klackend<br />
ununterbrochen hieroglyphen<br />
erfunden, geschlungen zu<br />
manie, eifersucht, angst,<br />
scheinen vom grund auf des kopfes,<br />
gier, freude und hass,<br />
auf keinem bild zu sehen,<br />
keinen histologischen schnitt<br />
zu entlocken hundert heimliche<br />
zungen-drachen, gift wie stachel,<br />
treiben kleine koseworte grausamkeiten<br />
in die tafel nichts zu löschen<br />
vor die augen, innen, des<br />
schläfers eifrig die zeitformen<br />
vor-und zurückgebetet, doch<br />
die kauzangen (halber schädel)<br />
unerbittlich, überberedt,<br />
zerkleinern lebendige<br />
menschen mechanisch<br />
am rand.<br />
32
autopilota I<br />
sonno. duratura<br />
assenza di foglio assorbente, alle<br />
tempie le ossa<br />
frontali a sé stanti<br />
una sorta di macchina d’insetti<br />
di mille mobili parti,<br />
cesoie a ventaglio rivolte all’interno<br />
incisero la tavoletta cerata blocco miracoloso<br />
clac-clac dietro la fronte<br />
ininterrotta invenzione di geroglifici<br />
e loro intreccio a definire<br />
mania, gelosia, paura,<br />
tralucono dal fondo della testa,<br />
bramosia, gioia e odio,<br />
impossibile visualizzarli in scopìa,<br />
da nessuna sezione istologica<br />
si evincono cento segreti<br />
draghi di lingue, veleno come spine,<br />
piccole paroline incidono crudeltà<br />
nella tavoletta nulla da cancellare<br />
davanti agli occhi, all’interno, del<br />
dormiente le forme temporali<br />
recitate intensamente avanti e indietro, ma<br />
le mandibole (metà cranio)<br />
inesorabili, eloquentissime<br />
frantumano meccanicamente<br />
a latere<br />
persone viventi.<br />
33
autopilot II<br />
autopiloten, wildes ausschlagen<br />
aller messinstrumente herzhirnexit<br />
vollkommenes organsterben mit<br />
automatischer verplanzungsgenehmigung am<br />
restfleisch sagt arzt zu schwester:<br />
die durcheinanderschießenden fäden<br />
in diesem body, ich kann diese tafeln nicht<br />
lesen, fortwährend dieser signale signalisierende<br />
todesbody, bruder des schlafes (meiner),<br />
und verlöschen und blenden auf, fortwährend,<br />
diese bluttafeln aufleuchtend und verlöschend,<br />
meine hände in diesem anatomiefetisch schlittern<br />
schädelnerven lang, stränge zum herzen,<br />
umwachsen (im fettuch) aorta, zufuhr und<br />
ablauf: zwei schwanenhälse —<br />
geschlossene weiße lilien, hängend<br />
meine hände an der inneren leichen,<br />
fragt da einer, ob ich lebe und wie<br />
hebe ich das herz heraus, zwei pulsende<br />
lilien, fragt da je einer, wie ich<br />
weiter lebe mit in den fingern<br />
dem bebenden herzvogel dieses,<br />
jetzt, tot-toten toten<br />
34
autopilota II<br />
autopiloti, selvaggio fuori scala<br />
di tutti i misuratori exitus cardiocerebrale<br />
totale morte degli organi con<br />
automatica autorizzazione al trapianto per<br />
la carne che resta dice il medico all’infermiera:<br />
le fila intersecate<br />
in questo corpo, io non riesco a leggere questo<br />
schermo, di continuo a segnalare segni che<br />
questo dead body, fratello al sonno (il mio),<br />
e si spengono e riaccendono, di continuo,<br />
questi schermi sanguigni accesi e spenti,<br />
le mie mani scivolano in questo feticcio anatomico<br />
lungo i nervi del cranio, i fascicoli verso il cuore,<br />
l’aorta rivestita (di tessuto adiposo), adduzione e<br />
abduzione: due colli di cigno —<br />
bianchi gigli serrati, appendendo<br />
le mie mani all’interno del cadavere,<br />
c’è qualcuno che chieda se vivo e come<br />
quando ho fuori il cuore, due gigli<br />
pulsanti, c’è qualcuno che chieda come io<br />
continui a vivere con nelle dita<br />
il cuore, quell’uccellino palpitante, di questo,<br />
ora, mortal-mente morto<br />
35
autopilot III<br />
1. schlaf. autopilotenwahn aus<br />
schleundernder saftpresse gedrückt,<br />
unten eine spur, gesicht gelöscht am asphalt,<br />
da hat’s wieder einen uebern boden geschleift,<br />
sofort aufschnitt, nieren 2-fach, herz r-fach<br />
ausgelöst, eine saubere auf jeden 1-fach<br />
klinisch reine hirnherz<br />
frage und todlösung<br />
2. endlich ein derrannter, ein losgetrennter,<br />
wie stein, motormenschenfahrer aufkrempeln<br />
der handschuhe, scharf schneiden, neu pflanzen,<br />
eine verbindung auf ein los,<br />
unter aufbietung aller verfügbaren<br />
kräfte, aller nadel- und schwertreserven,<br />
im herzschlaggebiet erfolgreich durchmarschiert<br />
3. schlaf. zitternder körper, doch<br />
cardiogramm schon im normalgebiet,<br />
alles angegangen, ausschlachtbody<br />
müllrestsparsam, sorgen Sie sich nicht,<br />
ein durchschlagender sukzess, klingelt<br />
der weiße mund, wie die taschen gebeult.<br />
36
autopilota III<br />
1. sonno. follia di autopilota<br />
spremuta in centrifuga<br />
là sotto una traccia, il viso cancellato sull’asfalto,<br />
eccone un altro scivolato sul fondo stradale,<br />
subito l’incisione, estratti reni due,<br />
cuore uno, un intervento liscio in ogni caso una<br />
questione clinicamente pulita<br />
di cuore e cervello e una soluzione mortale<br />
2. finalmente uno uscito di strada, uno fuori carreggiata,<br />
come un sasso, un guidatore d’uomo motorizzato rimboccare<br />
i guanti, taglio netto, impiantare di nuovo,<br />
un collegamento con un destino,<br />
impiegando tutte le forze<br />
disponibili, tutte le risorse di aghi e spade,<br />
attraversata con successo l’area di pulsazione cardiaca<br />
3. sonno. corpo tremante, ma<br />
cardiogramma già a norma<br />
tutto funziona, il body spoliato<br />
riciclato al massimo, non si preoccupi,<br />
un successo clamoroso, risuona<br />
la bocca bianca, gonfia come le tasche.<br />
37
pflanzstätte (autopilot IV)<br />
zitternder körper, verpflanzungsgebiet — im<br />
zitternden körper, meinem, schlägt dieses herz,<br />
fremdgänger, als ich am grab stehe (auslöser),<br />
zitternd über dem toten, über den erdpflanzen<br />
(angegangen), ein losgelöstes augenflattern,<br />
so heftig flimmern diese herzwände<br />
erkennen den ort wieder (ein segen die<br />
moderne medizin), unten das bodyasyl,<br />
armenhaus, erkennen sie wieder, davon<br />
hat keiner gesprochen, von diesen verkettungen,<br />
diesem herzreden, nadelspitzer elektrosturm,<br />
in meiner brust (pflanzstätte) angegangen<br />
ein toter, die grablege reicht was<br />
hinüber ein klammern reicht aus dem grab<br />
ein restleben (rhythmuserinnerung), nichts meßbares,<br />
diese plötzliche geschwindigkeitsneigung, meine,<br />
mir einflüsternder dämon, haltlos, kammernzuckend,<br />
als ich weine an diesem grab<br />
da werde ich (herzmade) zum langsam<br />
zernagten, von innen,<br />
wirt eines toten.<br />
38
area trapianti (autopilota IV)<br />
corpo tremante, area trapianti — nel<br />
corpo tremante, il mio, batte questo cuore,<br />
l’infedele, quando io sto alla tomba (scatto)<br />
tremando sul defunto, sulle piante in terra<br />
(che hanno preso), un volare di sguardo staccato,<br />
così violento il tremore di queste pareti di cuore<br />
riconoscono il luogo (una benedizione<br />
la medicina moderna), là sotto il body asylum,<br />
il dormitorio dei poveri, lo riconoscono, nessuno<br />
ne ha parlato, di queste connessioni,<br />
di questo parlare del cuore, elettrotempesta in punta d’ago,<br />
nel mio torace (luogo di trapianto) un morto<br />
ha preso, la sepoltura allunga all’insù<br />
qualcosa, una stretta porge su dalla tomba<br />
una vita che resta (memoria di ritmi), nulla di misurabile,<br />
questa improvvisa variazione di velocità, mia,<br />
demone che mi mormora, interprete<br />
di un’altra vita, sconnessa, contrazioni cardiache,<br />
quando su questa tomba piango<br />
(tarma al cuore) lentamente<br />
corroso dall’interno<br />
ospito un morto<br />
39
soma-matische träume<br />
(feuer)
sogni soma-matici<br />
(fuoco)
jemand gab mir feuer<br />
jemand gab mir feuer<br />
das ich gar nicht wollte<br />
was sollte ich damit<br />
(mitten in der nacht)<br />
und ich rannte herum<br />
in den autos saßen menschen<br />
ihr atem beschlug die scheiben<br />
die autos standen am straßenrand<br />
und ich rannte um es<br />
wieder auszublasen das feuer<br />
bis ich einen schwarzen lichtschalter fand<br />
in einem hotel am bahnhof<br />
eine lampe schwankte um ihren arm<br />
ein vogel pfiff (nacht) und das feuer<br />
knisterte hinten (oder war es nah)<br />
im umspannwerk ich hatte es doch<br />
gelöscht im takt zzzt zttt zzzt knisterte<br />
mein limbisches hirn<br />
eine entwicklerwanne das dumme ding<br />
und der vogel schrie sein zzzt zttt zzzt in die nacht<br />
wo das feuer manchmal sich<br />
kleine vögel briet es<br />
roch überall die anderen<br />
sagten daß das der frühling sei<br />
das feuer spielte blitz<br />
und war ein baum<br />
dabei wurde es lose (mein hirn) und<br />
ein hotel mit schwarzem lichtschalter<br />
als ich<br />
darauf drückte machte es pscht und tscht und<br />
dann immer heller zzzt zzzt zzzt<br />
sprang vom hirn in den bauch<br />
der kleine vogel briet<br />
jetzt roch ich auch<br />
daß es (doch) der frühling war.<br />
leipzig, märz 2000<br />
42
qualcuno m’ha dato d’accendere<br />
qualcuno m’ha dato d’accendere<br />
e non mi andava per niente<br />
che me ne facevo<br />
(in piena notte)<br />
e correvo lì attorno<br />
la gente era seduta in macchina<br />
il loro respiro appannava i vetri<br />
le macchine stavano sul ciglio della strada<br />
e io sono tornata di corsa<br />
a spegnere il fuoco<br />
finché non ho trovato un interruttore nero<br />
in un albergo alla stazione<br />
una lampada le ondeggiava sotto braccio<br />
un uccello fischiava (notte) e il fuoco<br />
crepitava dietro (o era vicino)<br />
ma nel trasformatore io l’avevo già<br />
spento al ritmo di zzzt zttt zzzt crepitava<br />
il mio cervello limbico<br />
una vaschetta da sviluppo questo stupido coso<br />
e l’uccello urlava il suo zzzt zttt zzzt nella notte<br />
dove il fuoco talvolta si<br />
arrostiva piccoli uccelli<br />
annusando ovunque gli altri<br />
dicevano che era la primavera<br />
il fuoco giocava a lampi<br />
ed era un albero<br />
e intanto si spanava (il mio cervello) e<br />
diventò un hotel con interruttore nero<br />
quando io<br />
lo premevo faceva psst e scht e<br />
poi sempre più chiaramente zzzt zzzt zzzt<br />
saltò dal cervello alla pancia<br />
il piccolo uccello arrostito<br />
adesso anch’io sentivo odore<br />
(nonostante tutto) di primavera.<br />
lipsia, marzo 2000<br />
43
kontaktlinsen<br />
es war so: hell<br />
die augen tränten ich stolperte<br />
die bäuche überall reader’s digest<br />
im wartezimmer schrillendes: optometrist und<br />
augapfelhaut gelb geädert die tapete die wand<br />
tappte, ich, durchs dunkel zwischen bad und bett<br />
brannte, ich, ja doch, „noch ungeküsst“<br />
sie vergaßen mir zu erklären daß die dinger<br />
verrutschen zwischen glaskörper und lid<br />
tastend, tränend<br />
mit fingern, weit aufriss, ich vorm spiegel<br />
die linse dieses kleine grüne boot<br />
mit all ihren bildern schon durch mein gehirn gleiten sah —<br />
puhlte sie raus<br />
setzte sie auf die fingerkuppe<br />
und saugte die bilder von ihr<br />
44
lenti a contatto<br />
fu così: chiari<br />
gli occhi lacrimavano io inciampai<br />
pance ovunque reader’s digest<br />
in sala d’attesa sgargianti: optometrist e<br />
bulbo oculare vascolarizzata in giallo i parati il muro<br />
brancolavo, io, nel buio tra bagno e letto<br />
bruciavo, io, eh già, “non baciata ancora”<br />
avevano dimenticato di spiegarmi che questi cosi<br />
si spostano tra corpo vitreo e palpebra<br />
a tentoni, lacrimando<br />
con dita spalancai a forza, io davanti allo specchio<br />
la lente questa piccola verde barchetta<br />
la vidi<br />
con tutte le sue immagini già scivolare verso il cervello —<br />
la espulsi<br />
la misi sul polpastrello<br />
e le succhiai le immagini<br />
45
glasbau, die schenkel<br />
glasbaustein, etwas ansehen<br />
gehen, im bad, rubbeln, abziehen<br />
etwas lebendiges ansehen gehen<br />
in anderen sprachen, im bad:<br />
wachs an den beinen, bienenbänder,<br />
wie wesen ein ratsch —<br />
brennendes bein. die einzelnen<br />
haare, krumme fühler<br />
am band (was für musik<br />
wäre das mit den<br />
kleinen wurzeln und k<br />
noten in alle richtungen<br />
gedreht)<br />
doch jetzt, abgezogen,<br />
im siphon, in der schwemme,<br />
wesen, stumm. mücken<br />
des verschlungenen<br />
(nichts): knoten, wie<br />
werden + sein. glasbau,<br />
die schenkel, endlich<br />
gespreizt. werden. nicht<br />
nackt, nicht gedrungen.<br />
jemanden mögen. mücke<br />
und spinne am blühenden<br />
glas, das eine nackte,<br />
das eine behaarte<br />
bein. jäger und<br />
beute. ich mag<br />
dich sehr.<br />
etwas<br />
sein.<br />
46
costruzione di vetro, le cosce<br />
mattone vitreo, andare a guardare<br />
qualcosa, in bagno, sfregare, tirare<br />
andare a guardare qualcosa di vivo<br />
in altre lingue, in bagno:<br />
cera sulle gambe, strisce di cera d’api,<br />
come degli esseri strap! —<br />
gamba bruciante. i singoli<br />
peli, antenne ritorte<br />
sulla striscia (che musica<br />
sarebbe questa delle<br />
piccole radici e n<br />
odi rigirati<br />
in tutte le direzioni)<br />
ma adesso, tirati via,<br />
nel sifone, nello scarico,<br />
esseri, muti, mosche<br />
dell’ingoiato<br />
(niente): nodi, come<br />
divenire + essere. costruzione di vetro,<br />
le cosce, finalmente<br />
divaricate. divenire. non<br />
nude, non gravate.<br />
amare qualcuno. mosca<br />
e ragno sul vetro<br />
in fiore, una nuda,<br />
l’altra gamba<br />
pelosa. cacciatore e<br />
preda. mi piaci<br />
molto.<br />
essere<br />
qualcosa.<br />
47
frühsprachen<br />
die wiesen wären rot, die zungen grün<br />
grün das blut, die bäume rot<br />
gesichter vor freude grün,<br />
rot bei übelkeit, rot<br />
der schimmel wie die wiesen,<br />
geriffelte schlünde grün,<br />
kupferspanrot die ampeln,<br />
wenn wir führen, rot<br />
die wiesen, der schleim.<br />
laufschriftbänder grün,<br />
wie früher die wiesen,<br />
die rot wären,<br />
wie früher<br />
die zungen und gaumen<br />
wären deine grünen augen<br />
rot, ich rutschte hindurch,<br />
fingernägel wüchsen grün<br />
wie blut, grün<br />
die farbe des zorns, grün<br />
bedeutete „herz“, unser schleim<br />
wäre rot, rot<br />
wie hinter den ohren,<br />
glühwürmchen leuchteten grün<br />
adern unter der haut,<br />
die grüne lippen berührten,<br />
brennesseln wären rot,<br />
wie die bereitschaftslichter<br />
der geräte, die grün wären, da die<br />
wiesen rot wären, als wären sie<br />
zungen gewesen, und der himmel<br />
wäre noch immer blau,<br />
wir gingen aufrecht,<br />
du wärest hier.<br />
48
lingue primitive<br />
i prati sarebbero rossi, le lingue verdi<br />
verde il sangue, gli alberi rossi<br />
visi verdi di gioia,<br />
rossi di nausea, rossa<br />
la muffa come i prati,<br />
fauci striate verdi,<br />
rossorame i semafori<br />
al momento di passare, rossi<br />
i prati, il muco.<br />
scritte mobili a nastro verdi,<br />
come prima i prati,<br />
che ora sarebbero rossi,<br />
come prima<br />
le lingue e i palati<br />
sarebbero i tuoi verdi occhi<br />
rossi, ci scivolerei dentro,<br />
le unghie crescerebbero verdi<br />
come sangue, verde<br />
il colore dell’ira, verde<br />
starebbe per “cuore”, il muco<br />
sarebbe rosso, rosso<br />
come dietro le orecchie,<br />
le lucciole brillerebbero verdi<br />
vene sottopelle,<br />
a toccare bocche verdi,<br />
rosse sarebbero le ortiche,<br />
come le lucette<br />
dei macchinari, che sarebbero verdi, poiché<br />
i prati sarebbero rossi, come fossero<br />
stati lingue, e il cielo<br />
sarebbe ancora azzurro,<br />
noi cammineremmo eretti,<br />
tu saresti qui.<br />
49
läuliche sphynx<br />
(meta ll)
sfinge bluastra<br />
(meta llo)
lied im bauch<br />
schmerz; das sind die geschabten wände<br />
im bauch<br />
— leer geräumt, stillgestellt,<br />
in allen muskelfasern, in allen fasern<br />
fehlt das kind —<br />
im bauch. es gelten die gesetze<br />
der reproduktion, sie machen geräusch, die<br />
küretten, sie saugen sich fest<br />
im keim, im dezember<br />
— im bauch. krankentische<br />
klappen herunter, weiß und geschabt, die<br />
gesetze der hygiene gierig<br />
sitzt der stöpsel im rücken der hand<br />
— rotes<br />
plastik und trinkt. was aber heißt<br />
“wolke”)<br />
würzelchen, du.<br />
auf dem gang wird gesungen,<br />
geschrubbt.<br />
äste schrubben das fenster,<br />
die nacht. tritt herbei, zur wanne,<br />
zum heißen wasser<br />
— im mensch.<br />
der weint; in allen fasern mißt<br />
seine weite (im auge, im herzen)<br />
allein in der nacht,<br />
vermißt<br />
die kleinen buchten, das kind.<br />
die eingebogenen<br />
finger zur kehle wie<br />
zum singen gereckt<br />
da, an der wand<br />
(eine wolke erst) bläuliche sphinx,<br />
fragen —<br />
52
canto in pancia<br />
dolore; sono le pareti raschiate<br />
in pancia<br />
— ripulite, messe a tacere,<br />
in ogni fibra muscolare, in ogni fibra<br />
manca il bambino —<br />
in pancia. vigono le leggi<br />
della riproduzione, fanno rumore, i<br />
raschiatoi, si aspirano tutto fino in fondo<br />
fino alla radice, a dicembre<br />
— in pancia. tavoli d’ospedale<br />
si richiudono, bianchi e raschiati,<br />
voglioso di ogni legge dell’igiene<br />
il tappo nel dorso della mano<br />
— rossa<br />
la plastica e beve. ma cosa vuol dire<br />
“nuvola”)<br />
radicina, tu.<br />
in corridoio cantano,<br />
raschiano<br />
rami raschiano la finestra,<br />
la notte. si avvicina, alla vasca,<br />
all’acqua calda<br />
— nell’uomo.<br />
che piange; in ogni fibra gli misura<br />
la sua ampiezza (nell’occhio, nel cuore)<br />
solo nella notte,<br />
gli mancano<br />
le piccole baie, il bambino.<br />
curve<br />
le dita sulla gola come<br />
allungata nel canto<br />
là, sul muro<br />
(una nuvola solo) sfinge bluastra,<br />
domande —<br />
53
in allen fasern (allen<br />
sprachen — sie klappen<br />
herunter, sie klappen<br />
herauf)<br />
mit dem spiegel<br />
der abgeschabten wand (die äste<br />
am fenster) ungestillt.<br />
fasern. auf stille gestellt.<br />
doch hungrig, doch ragt<br />
aus der hand der stöpsel<br />
rot, ein leergeräumter mund<br />
— unstillbar, im mensch.<br />
54
in ogni fibra (ogni<br />
lingua — richiudono,<br />
riaprono)<br />
con lo specchio<br />
del muro raschiato (i rami<br />
alla finestra) non acquietati, non allattati.<br />
fibre. messe in silenzio.<br />
ma affamato, ma sporge<br />
dalla mano il tappo<br />
rosso, una bocca svuotata<br />
— non acquietabile, nell’uomo.<br />
55
op<br />
(narkose)<br />
morphiumbienen<br />
ihre gelbschwarzen streifen<br />
ein glibbriger klacks<br />
in die arterie gespritzt —<br />
schon hebt sich ein haariges bein<br />
senkt sucht (so sehr behaart)<br />
(doch ohne flaum) ein zweites<br />
(als wär es bestäubt)<br />
das den steiß umschließt<br />
den ausschießenden kopf,<br />
morphiumbienen,<br />
narkoseschwämmchen<br />
tunken uns ein.<br />
sie spritzen dich mir<br />
zwischen den beinen<br />
aus, kind, blümchen,<br />
“nackter strand”, je nachdem,<br />
es spult sich ab,<br />
in uns, wo “du”, strang<br />
faser riß, als “lila licht”,<br />
vielleicht, “dereinst”,<br />
auf einem hügel sitzt,<br />
“in diesen regionen”<br />
pronomenlos<br />
ein paar, unten, am strand<br />
das dich wiederzeugt<br />
während du<br />
honigkugeln rollst<br />
oder elektrizität oder gedanken<br />
in der biene, in der spinne,<br />
im lichtlosen see.<br />
56
sala operatoria<br />
(narcosi)<br />
api di morfina<br />
le loro strisce giallonere<br />
un nonnulla di materia viscida<br />
iniettato nell’arteria —<br />
già si solleva una zampa pelosa<br />
cala, cerca (così piena di peli)<br />
(ma senza peluria) una seconda<br />
(come fosse stata impollinata)<br />
che racchiude il sedere<br />
la testa sgorgante,<br />
api di morfina,<br />
spugnette di narcosi<br />
ci inzuppano.<br />
mi ti sprizzano via<br />
tra le gambe<br />
bimbo, fiorellino,<br />
“spiaggia nuda”, a seconda,<br />
si sbobina<br />
in noi, dove “tu” fascio<br />
fibra strappo, come “luce lilla”,<br />
può darsi, “a quei tempi”,<br />
siede su una collina,<br />
“in queste regioni”<br />
senza pronome<br />
una coppia, giù, sulla spiaggia<br />
che ti riconcepisce<br />
mentre tu<br />
arrotoli palline di miele<br />
o elettricità o pensieri<br />
nell’ape, nel ragno,<br />
nel lago senza luce.<br />
57
angehn<br />
(missed abortion, aushub 80 gr)<br />
abtritt auftritt anlauf<br />
ständig aufge<br />
sogen abluft<br />
anlauf anlaut durch schwimm<br />
bälle ein<br />
aus<br />
atem durch an den arm<br />
getackerten plastik<br />
schlauch erscheinung<br />
gezittert die<br />
liegt auf der hand<br />
mit verkrampften fingern<br />
vorm gesicht, halb verdeckten<br />
pupillen umwachsen von<br />
dunkelgrün wie seen singen<br />
für die nacht geheuerte<br />
zellen dir nach.<br />
aber kein gott tritt auf<br />
nur dieser elektrische<br />
schlag an der nach unten<br />
geöffneten schenkeltür, vertrocknende<br />
noppen, flackern, flackern,<br />
im absaugwind<br />
zwei ärmchen<br />
an einer schüssel<br />
voll schlaf.<br />
58
si proceda<br />
(missed abortion. tessuto estratto, 80 gr)<br />
sfugge emerge spinge<br />
in continua<br />
suzione d’aria viziata<br />
spinge sbuffa in un galleggìo<br />
di palline di ined<br />
espirazione<br />
passa per il tubo<br />
di plastica appare<br />
tremante<br />
si tocca con mano<br />
a dita contratte<br />
davanti al viso, pupille semi<br />
nascoste circondate<br />
da verde scuro come laghi ti cantano<br />
dietro<br />
cellule imbarcate per la notte.<br />
ma nessun dio emerge<br />
solo questo colpo<br />
elettrico alla porta dei fianchi<br />
aperta verso il basso, si seccano i<br />
grumi, guizzano, guizzano,<br />
nel vento dell’aspiratore<br />
due piccole braccia<br />
in una scodella<br />
di sonno.<br />
59
(ultraschallkontrolle,<br />
kurz danach)<br />
glaskammern sind<br />
wir. stehen im<br />
bad. funkeln<br />
und sind. licht<br />
bricht, die tür<br />
schwingt. splittert<br />
und steht. glas tut,<br />
was es kann, im<br />
screen schwimmt<br />
eine erinnerung. nur<br />
blind. ein rauher sack,<br />
die luft. lagen von haut<br />
auf dem gesicht. etwas<br />
zittert und fragt.<br />
60
(controllo ecografico,<br />
poco dopo)<br />
camere di vetro siamo<br />
in piedi nel<br />
bagno. luccichiamo<br />
e siamo. luce<br />
irrompe, la porta<br />
oscilla. s’infrange<br />
e resta. vetro fa<br />
quel che può. nello<br />
screen nuota<br />
un ricordo. ma<br />
cieco. un sacco ruvido,<br />
l’aria. strati di pelle<br />
sul viso. qualcosa<br />
trema e chiede.<br />
61
Animazioni, a metà corpo.<br />
Le lingue di Ulrike Draesner<br />
di Theresia Prammer<br />
anime… capaci di uscire dalla prigione del corpo,<br />
o almeno di sporgersi a metà corpo<br />
Robert Musil<br />
Quando nel 2008 Ulrike Draesner pubblica la nuova edizione del<br />
suo fortunato esordio poetico, parla della sua raccolta come di «un libro<br />
di voci». In effetti, gedächtnisschleifen (1995), il primo libro organico di<br />
poesie della Draesner, assomiglia a un complesso contenitore per voci:<br />
voci che si congiungono per formare una rete, voci che fanno coro, ma<br />
che possono anche contraddirsi, voci che forse arrivano da tempi remoti.<br />
stringhe di memoria (così il titolo nella versione di Alberto Destro)<br />
segue con elasticità i percorsi a spirale del ricordo, ricavandone indizi<br />
atmosferici e frammenti verbali dalle origini più diverse. In particolare, le<br />
volute e i movimenti fluidi della memoria riguardano anche il tracciato<br />
dei rapporti intertestuali. In appendice al libro l’autrice offre non a caso<br />
un elenco molto dettagliato dei poeti da cui le stringhe hanno attinto<br />
citazioni, suggerimenti e sollecitazioni.<br />
Da sempre la Draesner ha guardato con grande interesse alle possibilità<br />
d’intersezione tra la storia individuale e quella pubblica e culturale.<br />
Anche come narratrice e saggista, infatti, è tornata a più riprese a interrogarsi<br />
su alcuni rilevanti accadimenti storici del Novecento. L’attentato<br />
terroristico durante le olimpiadi di Monaco nel 1972, uno degli eventi<br />
più documentati della storia, rappresenta ad esempio il punto di partenza<br />
di Spiele – Giochi (2005), un romanzo storico nato con l’intento di<br />
esplorare in profondità, quasi fosse una mise en abîme dell’attendibilità<br />
storica del romanzo stesso – i retroscena della documentazione ufficiale<br />
e, in sostanza, la natura ambigua dei grandi flussi mediatici nella società<br />
di massa.<br />
Si tratta di temi e di nodi problematici presenti anche nella poesia<br />
della Draesner, affiancati tuttavia da diversi altri, non meno rilevanti. La
sua ultima raccolta, berührte orte (luoghi toccati, 2008), per esempio, è<br />
costruita prevalentemente attorno al motivo del <strong>viaggio</strong>, tra interesse culturale<br />
e attenzione, o ancor meglio sensibilità ambientale e atmosferica.<br />
In questo ambito, la lingua poetica viene investita della responsabilità di<br />
farsi il mezzo non prevaricante di un contatto con il nuovo e il diverso:<br />
con un nuovo paese, un’altra lingua e un’altra scrittura, un corpo diverso<br />
e lontano. E come la sensazione del tocco è passeggera, mai appagata (da<br />
qui il suo rapporto costante con il desiderio), così anche il nome non<br />
aderisce perfettamente alle cose, le frasi sulla pagina vibrano e oscillano,<br />
le percezioni si susseguono per lampi e intermittenze.<br />
La Draesner, che significativamente ha curato un libro di racconti sulla<br />
seduzione, ha interrogato il desiderio non solo come tensione fra i<br />
sessi, ma più ampiamente come modo di rapportarsi al mondo esterno<br />
tramite la scrittura, dunque come luogo particolarmente fecondo e per<br />
certi versi ideale della concezione e della prassi linguistica. Da questo<br />
punto di vista, nei suoi lavori non mancano, al di là di alcune intelligenti<br />
e personali applicazioni di Lacan, anche le implicazioni più aggiornate<br />
del gender, specialmente nel romanzo Mitgift, la cui protagonista è un’ermafrodita<br />
che vive tutte le incertezze di una vita sessualmente indefinita.<br />
Si può dire che qualcosa di una simile ambiguità faccia parte della stessa<br />
scrittura poetica della Draesner, prestandosi a diventare un punto di forza<br />
della sua poesia e del suo «parlare sfavillante»: per la capacità di un veloce<br />
spostamento del punto di vista, per l’adattabilità degli accostamenti e la<br />
reversibilità delle associazioni, per la grande fluidità espressiva, come se si<br />
trattasse di conferire alla lingua la stessa mobilità che appartiene ai sensi<br />
e al pensiero. Tuttavia, bisogna subito sottolineare come la poesia della<br />
Draesner, anche là dove si affida più fiduciosamente al governo dell’associazione,<br />
desidera sempre rispondere a criteri di necessità e di riscontro<br />
storico e intellettuale, come se alle esigenze di composizione musicale<br />
rispondesse una volontà di scomposizione e di definizione analitica altrettanto<br />
indispensabile. L’organizzazione della frase è non a caso assai<br />
mobile e attenta, l’orizzonte sintattico è sempre aperto, disponibile, ma<br />
anche capace di controllo. Al riguardo, riprendendo una famosa formula<br />
di Adorno, un critico ha parlato molto opportunamente di «fantasie<br />
esatte».<br />
Non sorprenderà allora scoprire, in una lettrice così sensibile alla sostanza<br />
di un lavoro letterario collettivo, qual è la Draesner, anche una traduttrice<br />
di notevole capacità: Louise Glück, Gertrude Stein, Helga Do-<br />
214
little devono proprio a lei alcune delle versioni più riuscite in lingua tedesca.<br />
Su di un piano comunque diverso, va aggiunto poi che la Draesner si<br />
è misurata anche con i sonetti di Shakespeare, arricchendo di una lettura<br />
originalissima e affatto insolita la tradizione tedesca del grande classico<br />
inglese (basta ricordare come Shakespeare abbia costituito un cantiere<br />
impareggiabile di riscrittura per autori quali Paul Celan, Stefan George<br />
o Karl Kraus). E mentre nelle traduzioni da Louise Glück i criteri adottati<br />
sono quelli di una grandissima precisione nei diversi passaggi della<br />
mediazione linguistica e culturale, i sonetti di Shakespeare s’iscrivono nel<br />
vorticoso polisistema di quell’adattamento radicale che, nel mondo poetico<br />
germanofono degli ultimi vent’anni, ha goduto di una straordinaria<br />
fortuna. A cavallo tra due millenni (le riscritture sono uscite nel 2000), la<br />
Draesner proietta allora nei sonetti di Shakespeare le pratiche più estreme<br />
delle nuove tecnologie genetiche, instaurando così un rapporto tra<br />
la «sopravvivenza delle opere» (W. Benjamin), nelle varie fasi della loro<br />
ricezione e traduzione, e la celeberrima Dolly, la prima pecora clonata,<br />
prodotto raffinato e infelice di quell’«antroparco» (tale infatti lo definisce<br />
la Draesner), che è la nostra società contemporanea. Al controllo, alla<br />
competenza della traduttrice alla ricerca del mot juste, finiscono per affiancarsi<br />
in modo coerente le letture trasversali dell’autrice-lettrice, volte<br />
ad approfondire gli intrecci tra la genetica della creazione (o concezione)<br />
e il desiderio d’immortalità, le velleità di auto-conservazione dell’uomo.<br />
Particolarmente evidente, e la constatazione potrebbe estendersi ad altri<br />
testi, risulterà dunque l’interesse specifico di questa scrittrice per il cybermondo<br />
e altre forme di trasgressione dei limiti fisici, quali la chirurgia<br />
estetica o la forza manipolativa degli ideologemi in relazione al fenomeno<br />
dell’invecchiamento.<br />
In ogni caso, è importante sottolineare come per la Draesner non si<br />
tratti di accordare tempo e modi della poesia al mondo delle letture computerizzate,<br />
delle interfaces digitali, delle macchine elettroniche sempre<br />
più onnipotenti, magari per delimitare lo spazio d’esistenza della poesia<br />
stessa. Piuttosto, la scrittrice cerca di condurre la poesia a esprimersi,<br />
mettendo a frutto le prerogative che le sono proprie, dall’interno di questi<br />
avvenimenti. Velocità, sentimento e sampling non si escludono ma si<br />
richiamano e misurano a vicenda, allontanando in tal modo la possibilità-scorciatoia<br />
di un’accelerazione frenetica del discorso verso le forme<br />
facili del semplice sperimentalismo caotico-mimetico. Al contrario, la<br />
poesia viene intesa come registrazione selettiva, scienza della percezione<br />
215
che opera contemporaneamente in più direzioni, momento-movimento<br />
di memoria. In tal senso, nelle sue lezioni di poetologia all’università di<br />
Bamberg, la Draesner ha suggerito la strada di una letteratura che sia al<br />
contempo capace d’inventare ciò che siamo stati e d’inventarsi parlando,<br />
secondo un procedimento in cui chi scrive è al contempo scritto dal testo,<br />
esposto alla sua intrinseca forza d’espansione e progressione.<br />
Figlia di un architetto, cresciuta a Monaco in una famiglia di origini<br />
non esclusivamente bavaresi, Ulrike Draesner, dopo gli studi di diritto,<br />
anglistica, germanistica e filosofia e un soggiorno a Oxford, si è trasferita<br />
a Berlino nel 1996. E se proprio a Berlino, negli ultimi due decenni, personalità<br />
e iniziative poetiche di qualità non sono mancate, si può certo<br />
dire che la voce della Draesner si sia imposta tra queste come una delle<br />
più significative. Come pochi suoi coetanei, del resto, ha partecipato attivamente<br />
alla crescita artistica e culturale della città.<br />
Alla sua intelligente dimestichezza con i mass-media e alla sua capacità<br />
– condivisa per un certo periodo con Durs Grünbein – di mettere a<br />
frutto (trasformandolo) il linguaggio delle scienze naturali, fanno eco gli<br />
studi di medievistica della Draesner, che dopo essersi laureata sull’epos<br />
di Parsifal, si è dedicata per alcuni anni all’insegnamento. Orientata fin<br />
dall’inizio verso un approccio interdisciplinare, ha realizzato vari progetti<br />
con artisti visuali o musicisti, partecipato a blog poetici e iniziative informatiche<br />
di varia natura. Compagna di strada di numerosi poeti nati tra<br />
gli anni sessanta e settanta, critico di grande personalità, ha commentato<br />
con entusiasmo e perspicacia i lavori delle nuove generazioni poetiche di<br />
lingua tedesca. Per la Draesner – ed è un pregio che molti le riconoscono<br />
– non c’è una vera distinzione tra il prendersi cura e il prendersi a cuore<br />
un autore. Il suo lavoro d’interpretazione, di lettura e di commento ai<br />
testi, si distingue infatti per la passione e la chiarezza, i modi decisi e<br />
rigorosi, l’assenza di vanità personale, e soprattutto per una sua peculiare<br />
capacità di adeguarsi alla misura fornita dal testo, di individuarne il punto<br />
di forza e di tenuta.<br />
Pur con un’apertura crescente verso forme insolite e non compiaciute<br />
di “poesia civile”, la Draesner non ha mai rifuggito tuttavia dagli elementi<br />
di natura esistenziale e privata. Nel lungo testo sfinge bluastra, straziante<br />
serie ospedaliera che non ha nulla di idillico, riesce ad esempio nella<br />
difficile impresa di esprimere lo choc di un’espropriazione subita per un<br />
aborto involontario, come ricalcando le tracce di una lacuna irreparabile,<br />
tra crudezza e comprensione.<br />
216
Se Marina Cvetaeva ha indicato nel respiro il «ritmo dell’anima», per<br />
Ulrike Draesner «la forma è ciò che nasce tra corpo e lingua». E come<br />
la forma realizzata, allo stesso modo del corpo, è qualcosa che cambia,<br />
così anche la lingua in stato di poesia (con una bella definizione di Helmut<br />
Heißenbüttel) deve rimanere in perpetuo movimento, come un<br />
campo di pura potenzialità, un teatro del pensiero animato. Nasce così<br />
quel mormorìo diffuso e inconfondibile che caratterizza i versi migliori<br />
di questa scrittrice, dove suoni che si scoprono affini possono richiamare<br />
e abbracciare significati anche molto lontani. Non è dunque un caso che<br />
la scrittura poetica della Draesner abbia avuto origine – come conferma<br />
la scrittrice stessa in un suo intervento autobiografico – proprio nel soggiorno<br />
in un’altra lingua e quindi in quel tentativo di esperienza poetica<br />
che è la traduzione, con tutte le sue implicazioni di familiarità quotidiana,<br />
ma anche di folle rovesciamento e straniamento. È infatti durante la<br />
sua permanenza a Oxford che la Draesner, ancora studentessa, intrigata<br />
da parole omofone in inglese e tedesco, ha cominciato a comporre le<br />
sue prime poesie, come traendo scintille da falsi amici, cioè praticando il<br />
cosiddetto willful misunderstanding quale procedimento poetico in statu<br />
nascendi. Poesie che sono testimonianze freschissime di «un sognare linguistico»<br />
in divenire, attraversato dalle correnti imprevedibili della lingua<br />
detta “straniera” che, da sempre, è segretamente imparentata con il parlare<br />
poetico.<br />
217
Indice delle poesie<br />
Tra parentesi le iniziali dei traduttori<br />
Twin Spin. Radikalübersetzungen, Sonette von Shakespeare . . . . . . . . 14<br />
Twin Spin. Traduzioni radicali, Sonetti da Shakespeare . . . . . . . . . . . 15<br />
der liebesfilm, in dem ich schwimme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16<br />
il film d’amore in cui nuoto (T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />
die stunden, die mit weichem mull den rahmen spannten . . . . . . . . . . . . . 18<br />
le ore che con garza morbida strinsero il telaio (T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />
(sekret) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20<br />
(secreto) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21<br />
Mehrstimmiger Holunder . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22<br />
Sambuco a più voci (A.B., T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23<br />
(innerste brustwolle) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24<br />
(la più intima lana del petto) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25<br />
dein kommen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26<br />
il tuo venire (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27<br />
(verpflanzungsgebiet) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28<br />
(zona trapianti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29<br />
autopilot I . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30<br />
autopilota I (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31<br />
autopilot II . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32<br />
autopilota II (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33<br />
autopilot III . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34<br />
autopilota III (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35<br />
pflanzstätte (autopilot IV) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36<br />
area trapianti (autopilota IV) (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37<br />
soma-matische träume (feuer) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .38<br />
sogni soma-matici (fuoco) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39<br />
jemand gab mir feuer . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40<br />
qualcuno m’ha dato d’accendere (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41<br />
kontaktlinsen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42<br />
lenti a contatto (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43<br />
glasbau, die schenkel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44<br />
costruzione di vetro, le cosce (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
frühsprachen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46<br />
lingue primitive (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47<br />
bläuliche sphynx (m e t a l l) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48<br />
sfinge bluastra (metallo) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49<br />
lied im bauch. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50<br />
canto in pancia (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51<br />
op . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54<br />
sala operatoria (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55<br />
angehn . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56<br />
si proceda (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57<br />
(ultraschallkontrolle, kurz danach) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58<br />
(controllo ecografico, poco dopo) (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59<br />
neu und alt gewusst . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60<br />
saputo e risaputo (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61<br />
(in der siebten nacht) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62<br />
(nella settima notte) (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63<br />
(in der achten nacht, traum) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64<br />
(nell’ottava notte, sogno) (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65<br />
(am morgen) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66<br />
(al mattino) (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67<br />
ich frage dich, wer wir sind . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68<br />
ti chiedo, chi siamo (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69<br />
du . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70<br />
tu (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71<br />
die wolken spielen tiger (wasser) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72<br />
le nuvole fanno le tigri (acqua) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73<br />
bahn übern bogen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74<br />
binario su arco (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75<br />
wer sagt a, hat auch b (luft) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80<br />
chi dice a, ha anche b (aria) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81<br />
meine lieben alpen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82<br />
mie care alpi (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 83<br />
auch ameisen wären vögel gewesen (erde) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84<br />
anche le formiche avrebbero gradito essere uccelli (terra) . . . . . . . . 85<br />
forsythien, die knallgelb, noch blattlos, ihr würfeln . . . . . . . . . . . . . . . . . 86<br />
forsizie, che giallo-stridenti, ancora spoglie, i loro dadi (A.B., T.P.) . . . . . . . 87<br />
stehen und glühen (holz) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88<br />
ardenti e fermi (legno) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89<br />
stoffen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90<br />
essenziare (T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91<br />
220
(lieben) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94<br />
(amare) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95<br />
entenbrust, rötlich, die straße entlang . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96<br />
petto d’anatra, rossastro, lungo la strada (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97<br />
novo e raro miracol di natura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98<br />
novo e raro miracol di natura (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99<br />
kugelblitz, hammondorgel. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100<br />
fulmine a sfera, organo hammond (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 101<br />
kann ihn ja nicht zwingen nicht mal … zu nichts . . . . . . . . . . . . . . . . . 102<br />
ma io non posso certo costringerlo nemmeno … a niente (A.B., T.P.) . . . . 103<br />
im unterboden einer idee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104<br />
nel sottofondo di un’idea (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105<br />
flügel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106<br />
ali (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107<br />
(kriegen) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108<br />
(ottenere) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109<br />
mühle . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 110<br />
filetto (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111<br />
ontologie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112<br />
ontologia (A.B., T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 113<br />
[penelope] . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114<br />
[penelope] (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 115<br />
coventry . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 116<br />
coventry (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 117<br />
u . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 118<br />
u (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 119<br />
hyazinthenkolik . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 120<br />
colica da giacinto (A.B., T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121<br />
(später) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 122<br />
(più tardi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 123<br />
von grammatik . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 124<br />
della grammatica (A.B., T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 125<br />
(zwischengesang) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126<br />
(intermezzo) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 127<br />
tom, winterrosarium . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 128<br />
tom, roseto invernale (T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 129<br />
revontulet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 132<br />
revontulet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 133<br />
als der hund starb, kaufte sie sich ein neues kleid . . . . . . . . . . . . . . . . . . 134<br />
quando il cane morì, lei si comprò un abito nuovo (C.M.) . . . . . . . . . . 135<br />
221
evontulet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 136<br />
revontulet (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 137<br />
chère schnepfe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 140<br />
chère beccaccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 141<br />
mitleid ahoi! schwertkonvoi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 142<br />
cordoglio! di spade un convoglio! (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 143<br />
damaskus, manöver . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 146<br />
damasco, manovra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 147<br />
waset: kessel des lichts . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 148<br />
waset: casseruola di luce (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 149<br />
vollkommene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 150<br />
perfetta (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 151<br />
zedern- und wasserklischee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 152<br />
cliché di cedri e acqua (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 153<br />
das falten viel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 154<br />
Il gran viluppo (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 155<br />
alles grün draußen zu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 156<br />
tutto verde fuori a (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 157<br />
durchliefen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 158<br />
scorrevano (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 159<br />
darin . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 160<br />
dentro (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 161<br />
von süden wurde er . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 162<br />
lui da sud potrebbe (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 163<br />
waset: die augen von wind . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164<br />
waset: mossi come fiori, minime (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 165<br />
laban in libanon heisse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 166<br />
laban in libano latte (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 167<br />
welliger dolch — suriya . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 168<br />
pugnale ondulato — suriya (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 169<br />
wogen uns . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 170<br />
ci misuravano (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 171<br />
paradies: gemalt im . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 172<br />
paradies: dipinto nel (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 173<br />
später die pasten . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 174<br />
più tardi le paste (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 175<br />
köchel nur schön, zitter doch . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 176<br />
ti cuocio pian piano, non tremare (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 177<br />
weinender junge . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 178<br />
giovane in lacrime (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 179<br />
222
den schnüren . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 180<br />
come laccioli (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 181<br />
sanft, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 182<br />
dolcemente, (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 183<br />
rtrn rtrn träumte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 184<br />
rdr cvlr rdr cvlr sognava (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 185<br />
cyanblau . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 186<br />
azzurro ciano (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 187<br />
die fotografische . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 188<br />
la quiete (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 189<br />
unter . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 190<br />
sotto (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 191<br />
spielte backgammon . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 192<br />
giocavano a backgammon (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 193<br />
barbie empfing uns . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 194<br />
barbie ci accolse (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 195<br />
asch-scham . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 196<br />
pudore e cenere (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 197<br />
im schnee nur marder- . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 198<br />
nella neve solo tracce (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 199<br />
kopfüber . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 200<br />
a testa in giù (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 201<br />
himmel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 202<br />
cielo (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 203<br />
libanon . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 204<br />
libano (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 205<br />
essay . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 206<br />
essay (T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 207<br />
bindegewebe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 208<br />
tessuto connettivo (A.B., T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 209<br />
Le Traduzioni radicali sono contenute in: Aa.Vv., to change the subject,<br />
Wallstein Verlag 2000; le poesie racchiuse in (secreto), (la più intima lana<br />
del petto) e (area trapianti) sono tratte da: gedächtnisschleifen, le poesie<br />
tra le sezioni sogni soma-matici e ardenti e fermi sono prese da: für die<br />
nacht geheuerte zellen; i testi fra (amare) e (più tardi) da: kugelblitz, (intermezzo)<br />
da: mittwinter; le poesie in revontulet, chère beccaccia, damasco,<br />
manovra da: berührte orte; tessuto connettivo è stato pubblicato in rivista:<br />
«Wespennest», n. 139, 2005.<br />
223
avieri<br />
Nella stessa collana<br />
Arno Schmidt, Dalla vita di un fauno<br />
Marco Palasciano, Prove tecniche di romanzo storico<br />
Maurizio Rossi, Mare Padanum<br />
Walter Kempowski, Tadellöser & Wolff. Un romanzo borghese<br />
Arno Schmidt, Brand’s Haide<br />
Giovanni Cossu, Turritani<br />
Gherardo Bortolotti, Tecniche di basso livello<br />
Arno Schmidt, Specchi neri<br />
Antonio Pizzuto, Sinfonia (1927)
t<br />
Ulrike Draesner<br />
(Monaco, 1962)<br />
ha studiato germanistica,<br />
anglistica<br />
e filosofia a<br />
Monaco, Oxford<br />
e Salamanca. Dal<br />
1994 si è dedicata<br />
esclusivamente<br />
alle attività di<br />
scrittura, traduzione e critica letteraria<br />
(www.draesner.de). Dal 1996 vive a<br />
Berlino.<br />
Della sua produzione in prosa fanno<br />
parte il romanzo Mitgift, la raccolta di<br />
racconti Hot Dogs e il romanzo Spiele.<br />
Tra le sue numerose raccolte di poesia:<br />
gedächtnisschleifen (1995, Suhrkamp),<br />
anis-o-trop (1997, Rospo), Lichtpause<br />
(1998, Volk & Welt), für die nacht<br />
geheuerte zellen (2001, Luchterhand),<br />
kugelblitz (2005, Luchterhand) e infine<br />
berührte orte (2008, Luchterhand).
le ore che con garza morbida strinsero il telaio<br />
del tuo sguardo, in cui sì volentieri fluttua un occhio<br />
estraneo, daranno i trapiantatori, da sé, a te,<br />
e si illumina ciò che il più luminoso supera:<br />
il tempo ticchettando in atomi traduce l’estate<br />
in un inverno più splendente, e là lo raffonda:<br />
linfa, intirizzita nel frigorifero, membrane carnose,<br />
avvizzite,<br />
bellezza incrostata di gelo, nudità, ovunque:<br />
non verrebbe allora il destillato dell’estate collocato,<br />
prigioniero liquido tra pareti e gas,<br />
fosse polverizzato il sacco amniotico della bellezza dalla<br />
bellezza<br />
non rimarrebbe né lei, né il ricordo di ciò, che fu.<br />
ma florescenze, estratte, protratte nell’inverno,<br />
gettano, codice cellulare, linfa lattea, il futuro contro il<br />
vetro.<br />
ISBN 978-88-89312-65-0<br />
€ 16,00 (i.i.)<br />
isbn 978-88-89312-65-0<br />
9 7 8 8 8 8 9 3 1 2 6 5 0