viaggio obliquo

13.02.2015 Views

Ulrike Draesner viaggio obliquo (poesie 1995-2009) avieri

Ulrike Draesner<br />

<strong>viaggio</strong> <strong>obliquo</strong><br />

(poesie 1995-2009)<br />

avieri


Spostamento è salto, «dal cervello alla<br />

pancia»; trapianto di corpo, corpo in<br />

parti; evento cromatico, musicale, indotto<br />

dall’assenza e dal desiderio. Se il desiderato<br />

è assente il mondo si predica e<br />

contrario: i prati sono rossi, bocca e sangue<br />

verdi. Bluastra è la sfinge, o la faccia<br />

mai divenuta viso del non nato. Il corpo<br />

fatto a pezzi si dissolve nella natura: nuvola<br />

e campo, radicina e foglia.<br />

Il <strong>viaggio</strong> è interno: peregrinazione tra<br />

una memoria di corpo che si sfalda e la<br />

natura diffranta. Grande il trauma, toccato<br />

con mano, sparso per indizi nel poemetto<br />

damasco, manovra. Corpi sono i<br />

luoghi, le pietre, le fortezze, le dune. Parole<br />

dell’altra lingua risuonano nel tragitto<br />

di un verso: toccare luoghi è toccare<br />

fibre intime, è arrivare con le mani<br />

nell’altro, ricomporlo in un canto frammentario,<br />

a singulti, per visioni splendenti<br />

come fate morgane.<br />

Viaggio <strong>obliquo</strong> apre al lettore italiano<br />

una regione tra psiche e soma, uno sguardo<br />

intermittente tra profondità del ricordo<br />

ed evidenze della storia; rivela una<br />

voce tra le più acuminate e potenti della<br />

letteratura tedesca contemporanea.


collana arno<br />

10


Ulrike Draesner<br />

<strong>viaggio</strong> <strong>obliquo</strong><br />

(poesie 1995-2009)<br />

a cura di<br />

Camilla Miglio<br />

Theresia Prammer<br />

Traduzioni di<br />

Alessandro Baldacci, Alberto Destro,<br />

Camilla Miglio, Theresia Prammer<br />

avieri


Ulrike Draesner<br />

<strong>viaggio</strong> <strong>obliquo</strong> (Poesie 1995-2009)<br />

Lavieri edizioni / ISBN 978-88-89312-65-0<br />

A cura di Camilla Miglio e Theresia Prammer<br />

Copyright © 2010 Ipermedium Comunicazione e Servizi s.a.s.<br />

Arno n.10<br />

Collana a cura di Domenico Pinto<br />

Traduzioni di Alessandro Baldacci, Alberto Destro,<br />

Camilla Miglio, Theresia Prammer<br />

für die nacht geheuerte zellen: © 2001 Luchterhand Literaturverlag<br />

kugelblitz: © 2005 Luchterhand Literaturverlag<br />

gedächtnisschleifen: © 2008 Luchterhand Literaturverlag<br />

berührte orte: © 2008 Luchterhand Literaturverlag<br />

Luchterhand Literaturverlag is a division of Verlagsgruppe Random House,<br />

München, Germany.<br />

mittwinter © 2006 Ulrike Draesner<br />

Radikalübersetzungen © 2000 Ulrike Draesner<br />

Lavieri edizioni<br />

via IV Novembre, 19 - 81020 - S. Angelo in Formis (CE)<br />

via Canala, 55 - 85050 - Villa d’Agri (PZ)<br />

——<br />

www.lavieri.it / info@lavieri.it<br />

catalogazione<br />

Ulrike Draesner / <strong>viaggio</strong> <strong>obliquo</strong> (poesie 1995-2009) - S. Angelo in Formis (CE),<br />

Lavieri edizioni 2010 - Pagine 224, cm. 23 - collana Arno n.10 - Sommario - Introduzione<br />

- Postfazione - Indice - 1. Letteratura - 2. Poesia - I. Draesner, Ulrike -<br />

II. Miglio, Camilla - III. Prammer, Theresia - IV. Destro, Alberto - V. Baldacci,<br />

Alessandro - ISBN 978- 88-89312-65-0.


Sommario<br />

Introduzione<br />

Spostamenti, tra corpo e luogo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7<br />

di Camilla Miglio<br />

<strong>viaggio</strong> <strong>obliquo</strong>. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13<br />

Postfazione<br />

Animazioni, a metà corpo. Le lingue di Ulrike Draesner . . . . . 211<br />

di Theresia Prammer<br />

Indice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 217


Cos’è una poesia – oggi<br />

Ornamento, passatempo, un quickie nella ridda di informazioni,<br />

un assaggio di sentimento Anacronistico, o accelerato,<br />

un breve brano di canzone d’altri tempi<br />

Forse non si deve domandare cosa una poesia potrebbe<br />

essere, ma come a un certo punto qualcosa diventa poesia.<br />

Qui c’erano: un <strong>viaggio</strong>. Il ricordo di questo. Troppi colori<br />

forse – fino al punto della trasformazione: trans lucenti.<br />

Una parola estranea al tedesco: trans e lucere – passaggio attraversato<br />

dalla luce. Ciò che riverbera – come ventagli (delle<br />

ali dei gabbiani, spruzzate), come un batuffolo di pelo<br />

che si disperde. Permeati dalla parola «impressi»: imprimere<br />

qualcosa, premere – esercitare una pressione. Anche:<br />

Senza.<br />

Forse: senza nient’altro che il ricordo.<br />

Essere insieme, ensemble. Un rosso appare, lieve. Anche<br />

cercare, mettere insieme, in modo che le parole stampino<br />

una copia di sé sui loro vicini, su altre parole nella poesia,<br />

pure distanti – leggere, ma percepibili nello spazio: dico fino<br />

a quando non si formi un’atmosfera. Solo allora la luce<br />

si diffrange – solo allora si dispiegano i colori.<br />

Impressione e ingestione: colore è ciò che la materia restituisce<br />

e riverbera.<br />

Che gli occhi si possano aprire ancora – una seconda<br />

volta, prego – una terza.<br />

U.D.


Spostamenti, tra corpo e luogo<br />

di Camilla Miglio<br />

il <strong>viaggio</strong> <strong>obliquo</strong> quasi uno squillare<br />

continuo di tutti i nervi<br />

U.D.<br />

Try See, Try Say 1 : è il titolo di un saggio di Ulrike Draesner su Gertrude<br />

Stein. L’esortazione vale anche per lei, e per noi: leggere Ulrike<br />

Draesner è udire il dire nel vedere, vedere un <strong>viaggio</strong> che è translatio per<br />

verba e per sonos. Il dislocamento passa per parole e suoni, che diventano<br />

persōna, maschera in cui le lingue invocano desiderio e piacere, balbettano<br />

trauma e lutto. Il piacere della lingua, avverte Draesner, «ha sempre<br />

un lato nascosto, e si chiama panico. Il gioco del <strong>viaggio</strong> linguistico, intrapreso<br />

verso orizzonti inaspettati, è sempre accompagnato da un sentimento<br />

perturbante d’inquietudine e spostamento.<br />

Lo spostamento è traduzione fino in fondo, come nella traduzione radicale<br />

da Shakespeare che apre questo volume, dove il rapporto con una<br />

fonte è «twin spin», due canzoni con qualcosa in comune, e su quello avvitate<br />

insieme; la percezione non è mai ferma e univoca: «e io, disperata,<br />

ho capito, / desiderio significa morte, anche se la regia ignora il corpo».<br />

Tra morte e desiderio si può dirimere il doppio avvitamento, ma solo e<br />

proprio ripartendo dal corpo, in barba alla regia del mondo che apparecchia<br />

luoghi e modi della dimenticanza di sé, spesso interrompendo il filo<br />

che avvolge psiche e soma.<br />

Lo spostamento è trapianto di corpo, corpo in parti. Così nella sequenza<br />

autopilota: trapianto di organi, e parti di corpi diversi, idea di controllo.<br />

Impossibile. La scrittura cattura a tratti elementi di chimica, anatomia,<br />

chirurgia. Ma non c’è modo di cogliere i segreti delle passioni, del desiderio,<br />

della violenza degli affetti: «ininterrotta invenzione di geroglifici /<br />

1<br />

Ulrike Draesner, Try See, Try Say. Sprachwandern mit Gertrude Stein, in Ead., Schöne<br />

Frauen lesen, Luchterhand, München 2007, pp. 117-132.


e loro intreccio a definire / mania, gelosia, paura, / tralucono dal fondo<br />

della testa, / bramosia, gioia e odio, / impossibile visualizzarli in scopìa, /<br />

da nessuna sezione istologica / si evincono cento segreti / draghi di lingue,<br />

veleno come spine». L’occhio segue la traiettoria di uno sguardo che ricorda<br />

il ciglio freddo e doloroso di Gottfried Benn. Flimmerworte per Ulrike<br />

Draesner, sfavillanti parole vibratili; Flimmerhaare per Gott fried Benn, le<br />

sfavillanti ciglia vibratili delle parole di un io lirico ancestrale, improvvisamente<br />

attivo e vivo: «la loro percezione dello stimolo […] risponde<br />

alla parola, specialmente al sostantivo, meno all’aggettivo, ben poco alla<br />

figura verbale. Essa risponde al segno, alla sua immagine stampata, al carattere<br />

nero, solo a esso». Ciglia che aspettano – dice Benn – la propria<br />

«ora», col suo «valore di eccitazione», e cioè valore di ebbrezza, in cui si<br />

giunge a sfondare la rete delle connessioni, cioè a frantumare la realtà», e<br />

solo allora si apre «lo spazio libero per la poesia» 2 . La proprietà è la stessa:<br />

accendere un desiderio e coglierlo statu nascendi, seguirlo e perseguirlo<br />

nel suo farsi, nella frase, nel corpo, e nel dislocarsi e disgregare in zone le<br />

percezioni, le sensazioni, le parti del corpo vivo, o del corpo morto.<br />

Lo spostamento è salto: «dal cervello alla pancia». In questo Ulrike<br />

Draesner va oltre la scrittura di Benn, cui dedica una poesia molto esplicita,<br />

dura e sarcastica, che è anche un fare i conti con la sua poetica. Lo<br />

sguardo sezionatore, medico, cinico, si espande nelle sensazioni di corpo,<br />

marcatamente femminili. La lente a contatto, uno strumento vitreo,<br />

freddo, flessibile ma non troppo, comincia il suo <strong>viaggio</strong> verso il cervello,<br />

con a bordo le immagini. Ma all’improvviso è una bocca a prendere il<br />

sopravvento. Non dall’occhio al cervello, ma dalla lingua ai sensi passano<br />

le immagini: «la vidi / con tutte le sue immagini già scivolare verso il<br />

cervello / la espulsi / la misi sul polpastrello / e le succhiai le immagini».<br />

Il recupero del nesso segreto tra soma, psiche e scrittura è un processo<br />

alchemico. Ne resta traccia nei titoletti delle sezioni della raccolta für die<br />

nacht geheuerte zellen (cellule imbarcate per la notte): fuoco, metallo, aria.<br />

Spostamento è cromatico: musicale, di accenti e colori, determinato<br />

dall’assenza e dal desiderio. Se il tu desiderato non c’è tutto il mondo si<br />

ripiega ex negativo: i prati sono rossi, bocca e sangue verdi; «le lucciole<br />

brillerebbero verdi / vene sottopelle, / a toccare bocche / verdi, / rosse<br />

sarebbero le ortiche». La risemantizzazione dei colori è un elemento forte<br />

2<br />

Gottfried Benn, Problemi della lirica (1951), in Id., Lo smalto sul nulla, a cura di Luciano<br />

Zagari, Adelphi, Milano 1992, pp. 282-283.<br />

10


della poetica di Ulrike Draesner. Bläulich, non Blau è il colore di una<br />

sfinge cui non sarà possibile offrire risposte, ma solo nuove domande.<br />

L’azzurro, cifra della vita e del sentimento oceanico della tradizione poetica<br />

e iconografica si offusca in una gradazione unheimlich. Bluastra è la<br />

sfinge, il viso enigmatico di chi abortisce, o forse la faccia mai diventata<br />

viso del non nato. Spostamento, anche qui, è «canto in pancia». Il canto<br />

di chi è stato raschiato via, finito in un sacco di plastica arancione. E<br />

ancora presente, in forma di canto e rumore che raschia. Il raschiamento<br />

interno è sempre anche il raschiare dei rami sulla finestra: «(ma cosa vuol<br />

dire/“nuvola”) / radicina, tu. / in corridoio cantano, / raschiano / rami<br />

raschiano la finestra, /la notte».<br />

La scrittura è <strong>viaggio</strong> verso un altro stato, chiamiamolo anche narcosi<br />

da morfina, dove è possibile il ritorno, lungo l’avvitamento del nastro<br />

di Möbius del tempo, e il bambino abortito ha una nuova possibilità:<br />

«e una coppia, giù in spiaggia / che ti riconcepisce / mentre tu / arrotoli<br />

palline di miele / o elettricità o pensieri / nell’ape, nel ragno, / nel lago<br />

senza luce». Ma nulla di tutto questo accade, se non per un momento, la<br />

realtà è altra: è un aspiratore che invade il corpo della madre e sugge parti<br />

di corpo del figlio.<br />

Il corpo perduto e fatto a pezzi, quasi traccia orfica postmoderna, è<br />

disperso nella natura: nuvola e campo, radicina e foglia. Il liquido amniotico<br />

è neve disciolta e pozza inquinata, tigna del paesaggio.<br />

Il <strong>viaggio</strong> più doloroso è interiore: peregrinazione tra i segni di una<br />

memoria di corpo che si sfalda, in stazioni di sosta nella natura diffranta,<br />

in voci e forme molteplici.<br />

La diffrazione del corpo che parla e percepisce ancora si traduce in<br />

continua oscillazione tra corpo e luogo, nello spazio urbano. Di Berlino,<br />

per esempio. Emblematica la prostituta berlinese a Savignyplatz (binario<br />

su arco) il cui corpo alienato di donna in mostra vive senza soluzione di<br />

continuità con la topografia riconoscibile della città. O a Londra, (nella<br />

poesia coventry) ci lasciamo sorprendere dalla contiguità tra un dente<br />

piombato e la natura imperscrutabile di una piazza, twin spin: il deserto<br />

emotivo di una coppia che non comunica. E così anche i maestosi paesaggi<br />

delle Alpi, contaminati da elettricità e plastica, suggeriscono una<br />

strada che porta alla nostra natura profonda, il nostro essere dentro e in<br />

fondo al paesaggio.<br />

Quello che resta di parole di inconsueta densità connotativa si distilla<br />

secondo l’inconfondibile lezione di Gottfried Benn. Trapianti di sillabe<br />

11


e vocali, distillazioni, che dalla dimensione amniotica traggono cristalli<br />

cerebrali e limpidi di pensiero prismatico. Leggendo il secondo sonetto<br />

da twin spin, in una lingua che in traduzione innesta voce draesneriana<br />

con echi zanzottiani: «fosse polverizzato il sacco amniotico della bellezza<br />

dalla bellezza / non rimarrebbe né lei, né il ricordo di ciò, che fu. / ma florescenze,<br />

estratte, protratte nell’inverno, / gettano, codice cellulare, linfa<br />

lattea, il futuro contro il vetro».<br />

Torniamo al catalogo degli spostamenti che questo libro compone: in<br />

quando il cane morì troviamo una cifra della continuità e trapasso di dolore<br />

tra donna e animale: cane sulla battigia, in un paesaggio ventoso memore<br />

di un passaggio cittadino, e gabbiani avvitati sulle loro teste. L’animale<br />

malato rimanda, nella scena sulla spiaggia e nel flashback dell’io<br />

lirico, a un’atmosfera vicina alla Virginia Woolf di To the Lighthouse, al<br />

tempo del dolore insuperato, della perdita, quasi un basso continuo nel<br />

catalogo dei pensieri acuti, alla non-nascita, alla paura e al lutto; e ancora,<br />

il corpo e la spirale che impedisce le nuove nascite, i gabbiani in spirale<br />

nel cielo ventoso. Toccare luoghi è viaggiare obliquamente tra corpo<br />

e natura, tra memoria e trauma: «odore / di malattia che non si vede, di<br />

paura dentro le vene. / da anni le hanno messo la spirale. i fiori sul vestito<br />

/ sono grandi, rosso arancio, anche sulla borsa. ensemble. insieme /<br />

mia cara, stare insieme. da allora ogni momento può rattrappire o /<br />

esplodere. il fagotto morbido vicino ai piedi che lei ogni sera / prendeva<br />

con sé nel sonno, anche per la quiete dei sogni suoi / profondi. fuori<br />

la grande scaglia di mare, i gabbiani / affamati sempre, in spirali, l’una<br />

nell’altra, bianche».<br />

Grande il trauma, toccato con mano, disperso per indizi nel poemetto<br />

damaskus, manöver. Toccare luoghi è toccare fibre interne di sé, è arrivare<br />

con le mani nelle viscere lacerate dell’altro, ricomporle, provare a farlo in<br />

un canto frammentario, a volte in singulti, a volte in visioni splendenti<br />

come fate morgane.<br />

Gli spostamenti topografici non abbracciano solo le città d’Europa,<br />

nei loro paesaggi urbani, venati di desiderio primordiale, e nelle zone di<br />

natura selvaggia, invase dalla produzione industriale. Ulrike Draesner ci<br />

conduce fino ai deserti del Medio Oriente. Tra Siria ed Egitto avvengono<br />

imprevisti spostamenti d’accento. Parole dell’altra lingua risuonano<br />

nell’intratesto: waset (fortezza e casseruola), craq des chevaliers (antico castello<br />

dei crociati), fulla (barbie mediorientale), nomi di animali e di uc-<br />

12


celli, come l’ibis impazzito nel deserto. Cominciamo a guardare le parole<br />

allo specchio, a volte davvero alla rovescia, nello specchio delle iscrizioni<br />

in arabo; l’io che scrive è un io che legge e osserva, esattamente come l’io<br />

del lettore; parole da indovinare lette da destra a sinistra, come l’ibis, uccello<br />

impazzito nel deserto: «scorrevano / i caratteri del nome dell’uccello /<br />

scrollati in s in i in b»; o ancora, solo tracciate nel corpo delle consonanti:<br />

«luci in foto / diventavano serpenti o verdi / figure che uscivano da se<br />

stesse / nell’aria ombrosa il tremore digitale / in t r m r quasi vedere /<br />

centrum». Scaglie di visioni sabbiose o luminose, incerte. Un territorio<br />

poetico che si fa specchio neuronale. Si aprono, nella scrittura di Ulrike<br />

Draesner, passaggi tra paesaggi e lingue, in una scrittura plurilingue. Il<br />

paesaggio urbano, così come quello del deserto pieno di segni della storia,<br />

della bellezza e della violenza a pari titolo, parlano al corpo. Soprattutto a<br />

corpi di donne, che rispondono somatizzando: facendo entrare in se stesse<br />

il disagio della storia e dei luoghi, e trasferendo la sofferenza sul paesaggio.<br />

Il corpo, come il paesaggio, comincia a parlare per sintomi, indipendentemente<br />

da un sentimento ordinatore, da un cogito accentrato.<br />

Di questo si tratta in damaskus: un ciclo di una forza inquietante.<br />

Corpi sono i luoghi, le pietre, le fortezze, le dune. Esplose sono le mani<br />

dei bambini che raccoglievano multicolori penne a scatto colorate, paracadutate<br />

dal cielo. Nella parola manovra c’è la mano deflagrata mentre<br />

inseguiva un gioco e un colore vivace. Nulla di sublime accade nel presente<br />

pseudo-televisivo di un medio oriente teatro di guerra da sempre,<br />

come testimonia la fortezza di waset, meta per turisti, luogo di morte.<br />

La morte irrompe con lo stesso strumento della scrittura, la penna porta<br />

distruzione, la penna è una bomba. Le falangi dei bambini curiosi fluttuano<br />

nell’aria, con stracci di paesaggio e di memoria.<br />

Ulrike Drasener pone al traduttore la sfida di ripetere in altra lingua<br />

una scrittura che già di per sé è translatio. La traduzione sposta i valori<br />

e le immagini per approdare nel luogo nuovo, nel corpo sensibile, sulle<br />

cicatrici di una lingua diversa, la lingua di chi traduce e di chi legge in<br />

traduzione. Ulrike lo fa nella sua stessa poesia, che spesso è traduzione<br />

radicale, ricerca del tessuto connettivo tra sé e la parola di altri, in altra<br />

lingua. In questo volume non abbiamo solo l’esempio, già citato in apertura,<br />

di Shakespeare, ma anche Gaspara Stampa (novo e raro miracol di<br />

natura), Gottfried Benn (u), Marguerite Duras (essay), René Char (poesia<br />

matrimoniale).<br />

13


«Try see, try say». Cosa vedo dentro la lingua dell’altro, cosa sento<br />

auscultandone i suoni, carpendone le interferenze. Una tettonica a strati,<br />

ancora mobile. Non è sempre facile cogliere a prima vista l’oggetto di una<br />

poesia di Ulrike Draesner. Sono frammenti e spesso anche la sintassi, la<br />

struttura del verso ci offre piste doppie e contraddittorie: la via del senso<br />

non è lineare. E non linearmente, obliquamente in gruppo, ognuno con<br />

i propri bagagli di sensi, di aspettative e dolori, abbiamo tradotto questo<br />

libro: Alessandro Baldacci, Alberto Destro, Theresia Prammer e chi scrive<br />

queste righe; l’allestimento in partitura di questo «sambuco a più voci» è<br />

stato quello di comporre le dissonanze in una partitura soggettiva.<br />

<strong>viaggio</strong> <strong>obliquo</strong> non vuol essere un’antologia, ma il nostro andare attraverso<br />

quasi dieci anni di scrittura. Ognuno dei volumi da cui abbiamo<br />

tratto i testi presentati in questa edizione è un «berührter Ort», «luogo toccato»<br />

dalla nostra ricerca di tracce. Tracce di un movimento doppio, sfavillante:<br />

che accende in noi un desiderio. Inquietante: che ci mette di fronte,<br />

in modi e linguaggi sorprendenti, al lutto di perdite definitive. La raccolta<br />

di segni e indizi, una raccolta collettiva, dà vita a un libro che partecipa<br />

dei testi di partenza e li trascende, accasati nello spazio-tempo dei loro<br />

volumi, e cerca di vedere, sentire, dire i passaggi tra corpi e luoghi in una<br />

scrittura che nella sua profondità soggettiva rompe i confini psicologici e<br />

poetologici dell’io lirico, per distribuirsi nella crono- e topo-grafia. In questo<br />

aperto l’abbiamo raccolta, nel nostro italiano intessuto di lingue altre.<br />

C.M., Roma/Napoli, novembre 2009<br />

14


<strong>viaggio</strong> <strong>obliquo</strong><br />

(poesie 1995-2009)


Twin Spin.<br />

Radikalübersetzungen, Sonette von Shakespeare


Twin Spin.<br />

Traduzioni radicali, Sonetti da Shakespeare


der liebesfilm, in dem ich schwimme, ist ein fieber,<br />

der liebesfilm, in dem ich schwimme, ist ein fieber,<br />

das begehrt, was den verfall fiebrig fördert,<br />

und sich von dem nährt, was das ungesunde füttert,<br />

um der flimmernden androiden lust zu gefallen.<br />

mein verstand, ehemals der regisseur dieser takes,<br />

hat, ärgerlich, daß das schneiden nicht schneller ging,<br />

mich verlassen, und ich, verzweifelt, weiß nun,<br />

begehren bedeutet tod, auch wenn die regie den körperw davon ausnimmt.<br />

bin, als machbares, jenseits der möglichkeit, einen schritt zurückzumachen,<br />

und frenetisch, verrückt, unruhig, endlos<br />

meine gedanken und mein diskurs wie-der-der-verrückten<br />

zufällig hie, da, im film der zerschnittenen wahrheit gedacht:<br />

denn ich habe geschworen, du seist hell, und glaubte, du leuchtest,<br />

du, ein schwarzes loch, unbeherrschbar, endlos, die spirale der macht<br />

18


il film d’amore in cui nuoto è una febbre<br />

il film d’amore in cui nuoto è una febbre<br />

che brama ciò che febbrilmente vuole la rovina,<br />

e si nutre di ciò che il malsano ciba,<br />

per soddisfare il piacere fibrillante androide.<br />

la mia ragione, allora regista di questi ciak,<br />

seccata che il montaggio impiegasse troppo tempo,<br />

mi ha abbandonata, e io, disperata, ho capito,<br />

desiderio significa morte, anche se la regia ignora il corpo.<br />

sono, in quanto fattibile, priva della possibilità di fare un passo indietro,<br />

e frenetici, impazziti, inquieti, infiniti sono<br />

i miei pensieri e il mio discorso come-quello-degli-impazziti,<br />

a caso, qua, là, nel film pensato alla verità spezzata:<br />

perché ho giurato saresti stato chiaro, creduto ti saresti illuminato,<br />

tu, buco nero, indomabile, infinito, la spirale del potere<br />

19


die stunden, die mit weichem mull den rahmen spannten<br />

die stunden, die mit weichem mull den rahmen spannten<br />

deines blicks, in dem so gern ein fremdes auge schwimmt,<br />

werden die transplanteure geben, als sich, an dich,<br />

und ausgeleuchtet wird, was das leuchtendste übertraf:<br />

die in atomen tickende zeit überführt den sommer<br />

in strahlenderen winter, und zergründet ihn dort:<br />

saft, im kühlschrank erstarrt, fleischige membranen, welk,<br />

schönheit überkrustet von frost, nacktheit, an jedem ort:<br />

stünde dann nicht das destillat des sommers im fach,<br />

flüssiger gefangener zwischen wänden und gas,<br />

wäre die fruchtblase der schönheit durch schönheit zerstoben<br />

weder sie, noch erinnerung bliebe, daran, was war.<br />

aber blumenartiges, extrahiert, in den winter geschoben,<br />

schwappt als zellcode, milchiger saft, die zukunft ans glas.<br />

20


le ore che con garza morbida strinsero il telaio<br />

le ore che con garza morbida strinsero il telaio<br />

del tuo sguardo, in cui sì volentieri fluttua un occhio<br />

estraneo, daranno i trapiantatori, da sé, a te,<br />

e si illumina ciò che il più luminoso supera:<br />

il tempo ticchettando in atomi traduce l’estate<br />

in un inverno pitù splendente, e là lo raffonda:<br />

linfa, intirizzita nel frigorifero, membrane carnose, avvizzite,<br />

bellezza incrostata di gelo, nudità, ovunque:<br />

non verrebbe allora il destillato dell’estate collocato,<br />

prigioniero liquido tra pareti e gas,<br />

fosse polverizzato il sacco amniotico della bellezza dalla bellezza<br />

non rimarrebbe né lei, né il ricordo di ciò, che fu.<br />

ma florescenze, estratte, protratte nell’inverno,<br />

gettano, codice cellulare, linfa lattea, il futuro contro il vetro.<br />

21


(sekret)


(secreto)


Mehrstimmiger Holunder<br />

Mehrstimmiger Holunder, über<br />

blau knallendem Tor, nach<br />

der ersten Mahd, ist der Fluß natürlich<br />

so milchgrün, über eine Landschaft<br />

gegossener Chemie-Segen<br />

pflegt die übernatur, blühend<br />

hat jeder ein Recht auf eine Seele<br />

Alma, Malga, Madena heißen die Kühe<br />

noch immer verzerrte Wörter, grüne Ranken<br />

in der wiedersprießenden Wiese, ein<br />

sekundenschnell auf- und abschwellendes<br />

flimmerndes Reden wird, wer hier sitzt<br />

ins Gras verschmolzen schwanken<br />

weiße Dolden am Tor, unsere<br />

treibenden Wünsche: sind von heute,<br />

von gestern, was sie erfüllen könnte, vorbei.<br />

24


Sambuco a più voci<br />

Sambuco a più voci, su<br />

portone blu sbattente, dopo<br />

la prima falciatura, è naturale il fiume<br />

così verde latteo, benedizione-chimica<br />

riversata su un paesaggio coltiva<br />

la sovrannatura, in fiore,<br />

ognuno ha diritto a un’anima,<br />

Alma, Malga, Madena si chiamano le mucche<br />

parole ancora distorte, verdi viticci<br />

sul prato che riprende, un<br />

parlare sfavillante crescendo e decrescendo<br />

in un secondo sarà, chi qui siede,<br />

fuso all’erba oscillano<br />

corimbi bianchi al portone, i nostri<br />

desideri spuntano: sono di oggi,<br />

di ieri, ciò che poteva esaudirli, passato.<br />

25


(innerste brustwolle)


(la più intima lana del petto)


dein kommen war in teilen,<br />

dein kommen war in teilen,<br />

die bald überwogen, ein gehen,<br />

weil das kommen, deines, nur einen<br />

teil seiner selbst, seiner bedeutung<br />

hatte, dieses, von vornherein, kommen<br />

in teilen, was aber nicht zu erkennen war,<br />

nicht gleich, nicht für mich,<br />

doch kam, als du kamst, nur ein teil<br />

deiner selbst, weil es von vornherein<br />

teil der bedeutung deines kommens<br />

war, was heißt, daß dieses in<br />

geteilten teilen kommen teil<br />

der bedeutung dessen war, daß<br />

du kamst und wieder gingst,<br />

weil die bedeutung deines kommens<br />

von anfang an ungeteilt war, nämlich<br />

dieses, dein gehen, in teilen.<br />

28


il tuo venire fu in parti<br />

il tuo venire fu in parti<br />

che presto dominarono, un andare,<br />

perché il venire, il tuo, aveva<br />

solo parte di se stesso, del suo significato,<br />

questo venire fin dall’inizio in parti<br />

che però non si poteva riconoscere,<br />

non subito, non io,<br />

ma venisti, e venne solo una parte<br />

di te perché fin dall’inizio<br />

partecipava al senso del tuo venire<br />

e cioè che questo venire in<br />

parti distinte era una parte<br />

del significato del fatto che<br />

tu venivi, e di nuovo andavi,<br />

perché il significato del tuo venire<br />

fin dall’inizio era indiviso, cioè<br />

questo, il tuo andare, in parti<br />

29


(verpflanzungsgebiet)


(area trapianti)


autopilot I<br />

schlaf. anhaltende<br />

löschblattlosigkeit, an<br />

den schläfen die für<br />

sich sitzenden stirnbeine<br />

eine art käfermaschine<br />

aus tausend beweglichen teilen,<br />

fächelnde scheren nach innen<br />

kratzten in die wachstafel wunderblock<br />

hinter der stirn klick klackend<br />

ununterbrochen hieroglyphen<br />

erfunden, geschlungen zu<br />

manie, eifersucht, angst,<br />

scheinen vom grund auf des kopfes,<br />

gier, freude und hass,<br />

auf keinem bild zu sehen,<br />

keinen histologischen schnitt<br />

zu entlocken hundert heimliche<br />

zungen-drachen, gift wie stachel,<br />

treiben kleine koseworte grausamkeiten<br />

in die tafel nichts zu löschen<br />

vor die augen, innen, des<br />

schläfers eifrig die zeitformen<br />

vor-und zurückgebetet, doch<br />

die kauzangen (halber schädel)<br />

unerbittlich, überberedt,<br />

zerkleinern lebendige<br />

menschen mechanisch<br />

am rand.<br />

32


autopilota I<br />

sonno. duratura<br />

assenza di foglio assorbente, alle<br />

tempie le ossa<br />

frontali a sé stanti<br />

una sorta di macchina d’insetti<br />

di mille mobili parti,<br />

cesoie a ventaglio rivolte all’interno<br />

incisero la tavoletta cerata blocco miracoloso<br />

clac-clac dietro la fronte<br />

ininterrotta invenzione di geroglifici<br />

e loro intreccio a definire<br />

mania, gelosia, paura,<br />

tralucono dal fondo della testa,<br />

bramosia, gioia e odio,<br />

impossibile visualizzarli in scopìa,<br />

da nessuna sezione istologica<br />

si evincono cento segreti<br />

draghi di lingue, veleno come spine,<br />

piccole paroline incidono crudeltà<br />

nella tavoletta nulla da cancellare<br />

davanti agli occhi, all’interno, del<br />

dormiente le forme temporali<br />

recitate intensamente avanti e indietro, ma<br />

le mandibole (metà cranio)<br />

inesorabili, eloquentissime<br />

frantumano meccanicamente<br />

a latere<br />

persone viventi.<br />

33


autopilot II<br />

autopiloten, wildes ausschlagen<br />

aller messinstrumente herzhirnexit<br />

vollkommenes organsterben mit<br />

automatischer verplanzungsgenehmigung am<br />

restfleisch sagt arzt zu schwester:<br />

die durcheinanderschießenden fäden<br />

in diesem body, ich kann diese tafeln nicht<br />

lesen, fortwährend dieser signale signalisierende<br />

todesbody, bruder des schlafes (meiner),<br />

und verlöschen und blenden auf, fortwährend,<br />

diese bluttafeln aufleuchtend und verlöschend,<br />

meine hände in diesem anatomiefetisch schlittern<br />

schädelnerven lang, stränge zum herzen,<br />

umwachsen (im fettuch) aorta, zufuhr und<br />

ablauf: zwei schwanenhälse —<br />

geschlossene weiße lilien, hängend<br />

meine hände an der inneren leichen,<br />

fragt da einer, ob ich lebe und wie<br />

hebe ich das herz heraus, zwei pulsende<br />

lilien, fragt da je einer, wie ich<br />

weiter lebe mit in den fingern<br />

dem bebenden herzvogel dieses,<br />

jetzt, tot-toten toten<br />

34


autopilota II<br />

autopiloti, selvaggio fuori scala<br />

di tutti i misuratori exitus cardiocerebrale<br />

totale morte degli organi con<br />

automatica autorizzazione al trapianto per<br />

la carne che resta dice il medico all’infermiera:<br />

le fila intersecate<br />

in questo corpo, io non riesco a leggere questo<br />

schermo, di continuo a segnalare segni che<br />

questo dead body, fratello al sonno (il mio),<br />

e si spengono e riaccendono, di continuo,<br />

questi schermi sanguigni accesi e spenti,<br />

le mie mani scivolano in questo feticcio anatomico<br />

lungo i nervi del cranio, i fascicoli verso il cuore,<br />

l’aorta rivestita (di tessuto adiposo), adduzione e<br />

abduzione: due colli di cigno —<br />

bianchi gigli serrati, appendendo<br />

le mie mani all’interno del cadavere,<br />

c’è qualcuno che chieda se vivo e come<br />

quando ho fuori il cuore, due gigli<br />

pulsanti, c’è qualcuno che chieda come io<br />

continui a vivere con nelle dita<br />

il cuore, quell’uccellino palpitante, di questo,<br />

ora, mortal-mente morto<br />

35


autopilot III<br />

1. schlaf. autopilotenwahn aus<br />

schleundernder saftpresse gedrückt,<br />

unten eine spur, gesicht gelöscht am asphalt,<br />

da hat’s wieder einen uebern boden geschleift,<br />

sofort aufschnitt, nieren 2-fach, herz r-fach<br />

ausgelöst, eine saubere auf jeden 1-fach<br />

klinisch reine hirnherz<br />

frage und todlösung<br />

2. endlich ein derrannter, ein losgetrennter,<br />

wie stein, motormenschenfahrer aufkrempeln<br />

der handschuhe, scharf schneiden, neu pflanzen,<br />

eine verbindung auf ein los,<br />

unter aufbietung aller verfügbaren<br />

kräfte, aller nadel- und schwertreserven,<br />

im herzschlaggebiet erfolgreich durchmarschiert<br />

3. schlaf. zitternder körper, doch<br />

cardiogramm schon im normalgebiet,<br />

alles angegangen, ausschlachtbody<br />

müllrestsparsam, sorgen Sie sich nicht,<br />

ein durchschlagender sukzess, klingelt<br />

der weiße mund, wie die taschen gebeult.<br />

36


autopilota III<br />

1. sonno. follia di autopilota<br />

spremuta in centrifuga<br />

là sotto una traccia, il viso cancellato sull’asfalto,<br />

eccone un altro scivolato sul fondo stradale,<br />

subito l’incisione, estratti reni due,<br />

cuore uno, un intervento liscio in ogni caso una<br />

questione clinicamente pulita<br />

di cuore e cervello e una soluzione mortale<br />

2. finalmente uno uscito di strada, uno fuori carreggiata,<br />

come un sasso, un guidatore d’uomo motorizzato rimboccare<br />

i guanti, taglio netto, impiantare di nuovo,<br />

un collegamento con un destino,<br />

impiegando tutte le forze<br />

disponibili, tutte le risorse di aghi e spade,<br />

attraversata con successo l’area di pulsazione cardiaca<br />

3. sonno. corpo tremante, ma<br />

cardiogramma già a norma<br />

tutto funziona, il body spoliato<br />

riciclato al massimo, non si preoccupi,<br />

un successo clamoroso, risuona<br />

la bocca bianca, gonfia come le tasche.<br />

37


pflanzstätte (autopilot IV)<br />

zitternder körper, verpflanzungsgebiet — im<br />

zitternden körper, meinem, schlägt dieses herz,<br />

fremdgänger, als ich am grab stehe (auslöser),<br />

zitternd über dem toten, über den erdpflanzen<br />

(angegangen), ein losgelöstes augenflattern,<br />

so heftig flimmern diese herzwände<br />

erkennen den ort wieder (ein segen die<br />

moderne medizin), unten das bodyasyl,<br />

armenhaus, erkennen sie wieder, davon<br />

hat keiner gesprochen, von diesen verkettungen,<br />

diesem herzreden, nadelspitzer elektrosturm,<br />

in meiner brust (pflanzstätte) angegangen<br />

ein toter, die grablege reicht was<br />

hinüber ein klammern reicht aus dem grab<br />

ein restleben (rhythmuserinnerung), nichts meßbares,<br />

diese plötzliche geschwindigkeitsneigung, meine,<br />

mir einflüsternder dämon, haltlos, kammernzuckend,<br />

als ich weine an diesem grab<br />

da werde ich (herzmade) zum langsam<br />

zernagten, von innen,<br />

wirt eines toten.<br />

38


area trapianti (autopilota IV)<br />

corpo tremante, area trapianti — nel<br />

corpo tremante, il mio, batte questo cuore,<br />

l’infedele, quando io sto alla tomba (scatto)<br />

tremando sul defunto, sulle piante in terra<br />

(che hanno preso), un volare di sguardo staccato,<br />

così violento il tremore di queste pareti di cuore<br />

riconoscono il luogo (una benedizione<br />

la medicina moderna), là sotto il body asylum,<br />

il dormitorio dei poveri, lo riconoscono, nessuno<br />

ne ha parlato, di queste connessioni,<br />

di questo parlare del cuore, elettrotempesta in punta d’ago,<br />

nel mio torace (luogo di trapianto) un morto<br />

ha preso, la sepoltura allunga all’insù<br />

qualcosa, una stretta porge su dalla tomba<br />

una vita che resta (memoria di ritmi), nulla di misurabile,<br />

questa improvvisa variazione di velocità, mia,<br />

demone che mi mormora, interprete<br />

di un’altra vita, sconnessa, contrazioni cardiache,<br />

quando su questa tomba piango<br />

(tarma al cuore) lentamente<br />

corroso dall’interno<br />

ospito un morto<br />

39


soma-matische träume<br />

(feuer)


sogni soma-matici<br />

(fuoco)


jemand gab mir feuer<br />

jemand gab mir feuer<br />

das ich gar nicht wollte<br />

was sollte ich damit<br />

(mitten in der nacht)<br />

und ich rannte herum<br />

in den autos saßen menschen<br />

ihr atem beschlug die scheiben<br />

die autos standen am straßenrand<br />

und ich rannte um es<br />

wieder auszublasen das feuer<br />

bis ich einen schwarzen lichtschalter fand<br />

in einem hotel am bahnhof<br />

eine lampe schwankte um ihren arm<br />

ein vogel pfiff (nacht) und das feuer<br />

knisterte hinten (oder war es nah)<br />

im umspannwerk ich hatte es doch<br />

gelöscht im takt zzzt zttt zzzt knisterte<br />

mein limbisches hirn<br />

eine entwicklerwanne das dumme ding<br />

und der vogel schrie sein zzzt zttt zzzt in die nacht<br />

wo das feuer manchmal sich<br />

kleine vögel briet es<br />

roch überall die anderen<br />

sagten daß das der frühling sei<br />

das feuer spielte blitz<br />

und war ein baum<br />

dabei wurde es lose (mein hirn) und<br />

ein hotel mit schwarzem lichtschalter<br />

als ich<br />

darauf drückte machte es pscht und tscht und<br />

dann immer heller zzzt zzzt zzzt<br />

sprang vom hirn in den bauch<br />

der kleine vogel briet<br />

jetzt roch ich auch<br />

daß es (doch) der frühling war.<br />

leipzig, märz 2000<br />

42


qualcuno m’ha dato d’accendere<br />

qualcuno m’ha dato d’accendere<br />

e non mi andava per niente<br />

che me ne facevo<br />

(in piena notte)<br />

e correvo lì attorno<br />

la gente era seduta in macchina<br />

il loro respiro appannava i vetri<br />

le macchine stavano sul ciglio della strada<br />

e io sono tornata di corsa<br />

a spegnere il fuoco<br />

finché non ho trovato un interruttore nero<br />

in un albergo alla stazione<br />

una lampada le ondeggiava sotto braccio<br />

un uccello fischiava (notte) e il fuoco<br />

crepitava dietro (o era vicino)<br />

ma nel trasformatore io l’avevo già<br />

spento al ritmo di zzzt zttt zzzt crepitava<br />

il mio cervello limbico<br />

una vaschetta da sviluppo questo stupido coso<br />

e l’uccello urlava il suo zzzt zttt zzzt nella notte<br />

dove il fuoco talvolta si<br />

arrostiva piccoli uccelli<br />

annusando ovunque gli altri<br />

dicevano che era la primavera<br />

il fuoco giocava a lampi<br />

ed era un albero<br />

e intanto si spanava (il mio cervello) e<br />

diventò un hotel con interruttore nero<br />

quando io<br />

lo premevo faceva psst e scht e<br />

poi sempre più chiaramente zzzt zzzt zzzt<br />

saltò dal cervello alla pancia<br />

il piccolo uccello arrostito<br />

adesso anch’io sentivo odore<br />

(nonostante tutto) di primavera.<br />

lipsia, marzo 2000<br />

43


kontaktlinsen<br />

es war so: hell<br />

die augen tränten ich stolperte<br />

die bäuche überall reader’s digest<br />

im wartezimmer schrillendes: optometrist und<br />

augapfelhaut gelb geädert die tapete die wand<br />

tappte, ich, durchs dunkel zwischen bad und bett<br />

brannte, ich, ja doch, „noch ungeküsst“<br />

sie vergaßen mir zu erklären daß die dinger<br />

verrutschen zwischen glaskörper und lid<br />

tastend, tränend<br />

mit fingern, weit aufriss, ich vorm spiegel<br />

die linse dieses kleine grüne boot<br />

mit all ihren bildern schon durch mein gehirn gleiten sah —<br />

puhlte sie raus<br />

setzte sie auf die fingerkuppe<br />

und saugte die bilder von ihr<br />

44


lenti a contatto<br />

fu così: chiari<br />

gli occhi lacrimavano io inciampai<br />

pance ovunque reader’s digest<br />

in sala d’attesa sgargianti: optometrist e<br />

bulbo oculare vascolarizzata in giallo i parati il muro<br />

brancolavo, io, nel buio tra bagno e letto<br />

bruciavo, io, eh già, “non baciata ancora”<br />

avevano dimenticato di spiegarmi che questi cosi<br />

si spostano tra corpo vitreo e palpebra<br />

a tentoni, lacrimando<br />

con dita spalancai a forza, io davanti allo specchio<br />

la lente questa piccola verde barchetta<br />

la vidi<br />

con tutte le sue immagini già scivolare verso il cervello —<br />

la espulsi<br />

la misi sul polpastrello<br />

e le succhiai le immagini<br />

45


glasbau, die schenkel<br />

glasbaustein, etwas ansehen<br />

gehen, im bad, rubbeln, abziehen<br />

etwas lebendiges ansehen gehen<br />

in anderen sprachen, im bad:<br />

wachs an den beinen, bienenbänder,<br />

wie wesen ein ratsch —<br />

brennendes bein. die einzelnen<br />

haare, krumme fühler<br />

am band (was für musik<br />

wäre das mit den<br />

kleinen wurzeln und k<br />

noten in alle richtungen<br />

gedreht)<br />

doch jetzt, abgezogen,<br />

im siphon, in der schwemme,<br />

wesen, stumm. mücken<br />

des verschlungenen<br />

(nichts): knoten, wie<br />

werden + sein. glasbau,<br />

die schenkel, endlich<br />

gespreizt. werden. nicht<br />

nackt, nicht gedrungen.<br />

jemanden mögen. mücke<br />

und spinne am blühenden<br />

glas, das eine nackte,<br />

das eine behaarte<br />

bein. jäger und<br />

beute. ich mag<br />

dich sehr.<br />

etwas<br />

sein.<br />

46


costruzione di vetro, le cosce<br />

mattone vitreo, andare a guardare<br />

qualcosa, in bagno, sfregare, tirare<br />

andare a guardare qualcosa di vivo<br />

in altre lingue, in bagno:<br />

cera sulle gambe, strisce di cera d’api,<br />

come degli esseri strap! —<br />

gamba bruciante. i singoli<br />

peli, antenne ritorte<br />

sulla striscia (che musica<br />

sarebbe questa delle<br />

piccole radici e n<br />

odi rigirati<br />

in tutte le direzioni)<br />

ma adesso, tirati via,<br />

nel sifone, nello scarico,<br />

esseri, muti, mosche<br />

dell’ingoiato<br />

(niente): nodi, come<br />

divenire + essere. costruzione di vetro,<br />

le cosce, finalmente<br />

divaricate. divenire. non<br />

nude, non gravate.<br />

amare qualcuno. mosca<br />

e ragno sul vetro<br />

in fiore, una nuda,<br />

l’altra gamba<br />

pelosa. cacciatore e<br />

preda. mi piaci<br />

molto.<br />

essere<br />

qualcosa.<br />

47


frühsprachen<br />

die wiesen wären rot, die zungen grün<br />

grün das blut, die bäume rot<br />

gesichter vor freude grün,<br />

rot bei übelkeit, rot<br />

der schimmel wie die wiesen,<br />

geriffelte schlünde grün,<br />

kupferspanrot die ampeln,<br />

wenn wir führen, rot<br />

die wiesen, der schleim.<br />

laufschriftbänder grün,<br />

wie früher die wiesen,<br />

die rot wären,<br />

wie früher<br />

die zungen und gaumen<br />

wären deine grünen augen<br />

rot, ich rutschte hindurch,<br />

fingernägel wüchsen grün<br />

wie blut, grün<br />

die farbe des zorns, grün<br />

bedeutete „herz“, unser schleim<br />

wäre rot, rot<br />

wie hinter den ohren,<br />

glühwürmchen leuchteten grün<br />

adern unter der haut,<br />

die grüne lippen berührten,<br />

brennesseln wären rot,<br />

wie die bereitschaftslichter<br />

der geräte, die grün wären, da die<br />

wiesen rot wären, als wären sie<br />

zungen gewesen, und der himmel<br />

wäre noch immer blau,<br />

wir gingen aufrecht,<br />

du wärest hier.<br />

48


lingue primitive<br />

i prati sarebbero rossi, le lingue verdi<br />

verde il sangue, gli alberi rossi<br />

visi verdi di gioia,<br />

rossi di nausea, rossa<br />

la muffa come i prati,<br />

fauci striate verdi,<br />

rossorame i semafori<br />

al momento di passare, rossi<br />

i prati, il muco.<br />

scritte mobili a nastro verdi,<br />

come prima i prati,<br />

che ora sarebbero rossi,<br />

come prima<br />

le lingue e i palati<br />

sarebbero i tuoi verdi occhi<br />

rossi, ci scivolerei dentro,<br />

le unghie crescerebbero verdi<br />

come sangue, verde<br />

il colore dell’ira, verde<br />

starebbe per “cuore”, il muco<br />

sarebbe rosso, rosso<br />

come dietro le orecchie,<br />

le lucciole brillerebbero verdi<br />

vene sottopelle,<br />

a toccare bocche verdi,<br />

rosse sarebbero le ortiche,<br />

come le lucette<br />

dei macchinari, che sarebbero verdi, poiché<br />

i prati sarebbero rossi, come fossero<br />

stati lingue, e il cielo<br />

sarebbe ancora azzurro,<br />

noi cammineremmo eretti,<br />

tu saresti qui.<br />

49


läuliche sphynx<br />

(meta ll)


sfinge bluastra<br />

(meta llo)


lied im bauch<br />

schmerz; das sind die geschabten wände<br />

im bauch<br />

— leer geräumt, stillgestellt,<br />

in allen muskelfasern, in allen fasern<br />

fehlt das kind —<br />

im bauch. es gelten die gesetze<br />

der reproduktion, sie machen geräusch, die<br />

küretten, sie saugen sich fest<br />

im keim, im dezember<br />

— im bauch. krankentische<br />

klappen herunter, weiß und geschabt, die<br />

gesetze der hygiene gierig<br />

sitzt der stöpsel im rücken der hand<br />

— rotes<br />

plastik und trinkt. was aber heißt<br />

“wolke”)<br />

würzelchen, du.<br />

auf dem gang wird gesungen,<br />

geschrubbt.<br />

äste schrubben das fenster,<br />

die nacht. tritt herbei, zur wanne,<br />

zum heißen wasser<br />

— im mensch.<br />

der weint; in allen fasern mißt<br />

seine weite (im auge, im herzen)<br />

allein in der nacht,<br />

vermißt<br />

die kleinen buchten, das kind.<br />

die eingebogenen<br />

finger zur kehle wie<br />

zum singen gereckt<br />

da, an der wand<br />

(eine wolke erst) bläuliche sphinx,<br />

fragen —<br />

52


canto in pancia<br />

dolore; sono le pareti raschiate<br />

in pancia<br />

— ripulite, messe a tacere,<br />

in ogni fibra muscolare, in ogni fibra<br />

manca il bambino —<br />

in pancia. vigono le leggi<br />

della riproduzione, fanno rumore, i<br />

raschiatoi, si aspirano tutto fino in fondo<br />

fino alla radice, a dicembre<br />

— in pancia. tavoli d’ospedale<br />

si richiudono, bianchi e raschiati,<br />

voglioso di ogni legge dell’igiene<br />

il tappo nel dorso della mano<br />

— rossa<br />

la plastica e beve. ma cosa vuol dire<br />

“nuvola”)<br />

radicina, tu.<br />

in corridoio cantano,<br />

raschiano<br />

rami raschiano la finestra,<br />

la notte. si avvicina, alla vasca,<br />

all’acqua calda<br />

— nell’uomo.<br />

che piange; in ogni fibra gli misura<br />

la sua ampiezza (nell’occhio, nel cuore)<br />

solo nella notte,<br />

gli mancano<br />

le piccole baie, il bambino.<br />

curve<br />

le dita sulla gola come<br />

allungata nel canto<br />

là, sul muro<br />

(una nuvola solo) sfinge bluastra,<br />

domande —<br />

53


in allen fasern (allen<br />

sprachen — sie klappen<br />

herunter, sie klappen<br />

herauf)<br />

mit dem spiegel<br />

der abgeschabten wand (die äste<br />

am fenster) ungestillt.<br />

fasern. auf stille gestellt.<br />

doch hungrig, doch ragt<br />

aus der hand der stöpsel<br />

rot, ein leergeräumter mund<br />

— unstillbar, im mensch.<br />

54


in ogni fibra (ogni<br />

lingua — richiudono,<br />

riaprono)<br />

con lo specchio<br />

del muro raschiato (i rami<br />

alla finestra) non acquietati, non allattati.<br />

fibre. messe in silenzio.<br />

ma affamato, ma sporge<br />

dalla mano il tappo<br />

rosso, una bocca svuotata<br />

— non acquietabile, nell’uomo.<br />

55


op<br />

(narkose)<br />

morphiumbienen<br />

ihre gelbschwarzen streifen<br />

ein glibbriger klacks<br />

in die arterie gespritzt —<br />

schon hebt sich ein haariges bein<br />

senkt sucht (so sehr behaart)<br />

(doch ohne flaum) ein zweites<br />

(als wär es bestäubt)<br />

das den steiß umschließt<br />

den ausschießenden kopf,<br />

morphiumbienen,<br />

narkoseschwämmchen<br />

tunken uns ein.<br />

sie spritzen dich mir<br />

zwischen den beinen<br />

aus, kind, blümchen,<br />

“nackter strand”, je nachdem,<br />

es spult sich ab,<br />

in uns, wo “du”, strang<br />

faser riß, als “lila licht”,<br />

vielleicht, “dereinst”,<br />

auf einem hügel sitzt,<br />

“in diesen regionen”<br />

pronomenlos<br />

ein paar, unten, am strand<br />

das dich wiederzeugt<br />

während du<br />

honigkugeln rollst<br />

oder elektrizität oder gedanken<br />

in der biene, in der spinne,<br />

im lichtlosen see.<br />

56


sala operatoria<br />

(narcosi)<br />

api di morfina<br />

le loro strisce giallonere<br />

un nonnulla di materia viscida<br />

iniettato nell’arteria —<br />

già si solleva una zampa pelosa<br />

cala, cerca (così piena di peli)<br />

(ma senza peluria) una seconda<br />

(come fosse stata impollinata)<br />

che racchiude il sedere<br />

la testa sgorgante,<br />

api di morfina,<br />

spugnette di narcosi<br />

ci inzuppano.<br />

mi ti sprizzano via<br />

tra le gambe<br />

bimbo, fiorellino,<br />

“spiaggia nuda”, a seconda,<br />

si sbobina<br />

in noi, dove “tu” fascio<br />

fibra strappo, come “luce lilla”,<br />

può darsi, “a quei tempi”,<br />

siede su una collina,<br />

“in queste regioni”<br />

senza pronome<br />

una coppia, giù, sulla spiaggia<br />

che ti riconcepisce<br />

mentre tu<br />

arrotoli palline di miele<br />

o elettricità o pensieri<br />

nell’ape, nel ragno,<br />

nel lago senza luce.<br />

57


angehn<br />

(missed abortion, aushub 80 gr)<br />

abtritt auftritt anlauf<br />

ständig aufge<br />

sogen abluft<br />

anlauf anlaut durch schwimm<br />

bälle ein<br />

aus<br />

atem durch an den arm<br />

getackerten plastik<br />

schlauch erscheinung<br />

gezittert die<br />

liegt auf der hand<br />

mit verkrampften fingern<br />

vorm gesicht, halb verdeckten<br />

pupillen umwachsen von<br />

dunkelgrün wie seen singen<br />

für die nacht geheuerte<br />

zellen dir nach.<br />

aber kein gott tritt auf<br />

nur dieser elektrische<br />

schlag an der nach unten<br />

geöffneten schenkeltür, vertrocknende<br />

noppen, flackern, flackern,<br />

im absaugwind<br />

zwei ärmchen<br />

an einer schüssel<br />

voll schlaf.<br />

58


si proceda<br />

(missed abortion. tessuto estratto, 80 gr)<br />

sfugge emerge spinge<br />

in continua<br />

suzione d’aria viziata<br />

spinge sbuffa in un galleggìo<br />

di palline di ined<br />

espirazione<br />

passa per il tubo<br />

di plastica appare<br />

tremante<br />

si tocca con mano<br />

a dita contratte<br />

davanti al viso, pupille semi<br />

nascoste circondate<br />

da verde scuro come laghi ti cantano<br />

dietro<br />

cellule imbarcate per la notte.<br />

ma nessun dio emerge<br />

solo questo colpo<br />

elettrico alla porta dei fianchi<br />

aperta verso il basso, si seccano i<br />

grumi, guizzano, guizzano,<br />

nel vento dell’aspiratore<br />

due piccole braccia<br />

in una scodella<br />

di sonno.<br />

59


(ultraschallkontrolle,<br />

kurz danach)<br />

glaskammern sind<br />

wir. stehen im<br />

bad. funkeln<br />

und sind. licht<br />

bricht, die tür<br />

schwingt. splittert<br />

und steht. glas tut,<br />

was es kann, im<br />

screen schwimmt<br />

eine erinnerung. nur<br />

blind. ein rauher sack,<br />

die luft. lagen von haut<br />

auf dem gesicht. etwas<br />

zittert und fragt.<br />

60


(controllo ecografico,<br />

poco dopo)<br />

camere di vetro siamo<br />

in piedi nel<br />

bagno. luccichiamo<br />

e siamo. luce<br />

irrompe, la porta<br />

oscilla. s’infrange<br />

e resta. vetro fa<br />

quel che può. nello<br />

screen nuota<br />

un ricordo. ma<br />

cieco. un sacco ruvido,<br />

l’aria. strati di pelle<br />

sul viso. qualcosa<br />

trema e chiede.<br />

61


Animazioni, a metà corpo.<br />

Le lingue di Ulrike Draesner<br />

di Theresia Prammer<br />

anime… capaci di uscire dalla prigione del corpo,<br />

o almeno di sporgersi a metà corpo<br />

Robert Musil<br />

Quando nel 2008 Ulrike Draesner pubblica la nuova edizione del<br />

suo fortunato esordio poetico, parla della sua raccolta come di «un libro<br />

di voci». In effetti, gedächtnisschleifen (1995), il primo libro organico di<br />

poesie della Draesner, assomiglia a un complesso contenitore per voci:<br />

voci che si congiungono per formare una rete, voci che fanno coro, ma<br />

che possono anche contraddirsi, voci che forse arrivano da tempi remoti.<br />

stringhe di memoria (così il titolo nella versione di Alberto Destro)<br />

segue con elasticità i percorsi a spirale del ricordo, ricavandone indizi<br />

atmosferici e frammenti verbali dalle origini più diverse. In particolare, le<br />

volute e i movimenti fluidi della memoria riguardano anche il tracciato<br />

dei rapporti intertestuali. In appendice al libro l’autrice offre non a caso<br />

un elenco molto dettagliato dei poeti da cui le stringhe hanno attinto<br />

citazioni, suggerimenti e sollecitazioni.<br />

Da sempre la Draesner ha guardato con grande interesse alle possibilità<br />

d’intersezione tra la storia individuale e quella pubblica e culturale.<br />

Anche come narratrice e saggista, infatti, è tornata a più riprese a interrogarsi<br />

su alcuni rilevanti accadimenti storici del Novecento. L’attentato<br />

terroristico durante le olimpiadi di Monaco nel 1972, uno degli eventi<br />

più documentati della storia, rappresenta ad esempio il punto di partenza<br />

di Spiele – Giochi (2005), un romanzo storico nato con l’intento di<br />

esplorare in profondità, quasi fosse una mise en abîme dell’attendibilità<br />

storica del romanzo stesso – i retroscena della documentazione ufficiale<br />

e, in sostanza, la natura ambigua dei grandi flussi mediatici nella società<br />

di massa.<br />

Si tratta di temi e di nodi problematici presenti anche nella poesia<br />

della Draesner, affiancati tuttavia da diversi altri, non meno rilevanti. La


sua ultima raccolta, berührte orte (luoghi toccati, 2008), per esempio, è<br />

costruita prevalentemente attorno al motivo del <strong>viaggio</strong>, tra interesse culturale<br />

e attenzione, o ancor meglio sensibilità ambientale e atmosferica.<br />

In questo ambito, la lingua poetica viene investita della responsabilità di<br />

farsi il mezzo non prevaricante di un contatto con il nuovo e il diverso:<br />

con un nuovo paese, un’altra lingua e un’altra scrittura, un corpo diverso<br />

e lontano. E come la sensazione del tocco è passeggera, mai appagata (da<br />

qui il suo rapporto costante con il desiderio), così anche il nome non<br />

aderisce perfettamente alle cose, le frasi sulla pagina vibrano e oscillano,<br />

le percezioni si susseguono per lampi e intermittenze.<br />

La Draesner, che significativamente ha curato un libro di racconti sulla<br />

seduzione, ha interrogato il desiderio non solo come tensione fra i<br />

sessi, ma più ampiamente come modo di rapportarsi al mondo esterno<br />

tramite la scrittura, dunque come luogo particolarmente fecondo e per<br />

certi versi ideale della concezione e della prassi linguistica. Da questo<br />

punto di vista, nei suoi lavori non mancano, al di là di alcune intelligenti<br />

e personali applicazioni di Lacan, anche le implicazioni più aggiornate<br />

del gender, specialmente nel romanzo Mitgift, la cui protagonista è un’ermafrodita<br />

che vive tutte le incertezze di una vita sessualmente indefinita.<br />

Si può dire che qualcosa di una simile ambiguità faccia parte della stessa<br />

scrittura poetica della Draesner, prestandosi a diventare un punto di forza<br />

della sua poesia e del suo «parlare sfavillante»: per la capacità di un veloce<br />

spostamento del punto di vista, per l’adattabilità degli accostamenti e la<br />

reversibilità delle associazioni, per la grande fluidità espressiva, come se si<br />

trattasse di conferire alla lingua la stessa mobilità che appartiene ai sensi<br />

e al pensiero. Tuttavia, bisogna subito sottolineare come la poesia della<br />

Draesner, anche là dove si affida più fiduciosamente al governo dell’associazione,<br />

desidera sempre rispondere a criteri di necessità e di riscontro<br />

storico e intellettuale, come se alle esigenze di composizione musicale<br />

rispondesse una volontà di scomposizione e di definizione analitica altrettanto<br />

indispensabile. L’organizzazione della frase è non a caso assai<br />

mobile e attenta, l’orizzonte sintattico è sempre aperto, disponibile, ma<br />

anche capace di controllo. Al riguardo, riprendendo una famosa formula<br />

di Adorno, un critico ha parlato molto opportunamente di «fantasie<br />

esatte».<br />

Non sorprenderà allora scoprire, in una lettrice così sensibile alla sostanza<br />

di un lavoro letterario collettivo, qual è la Draesner, anche una traduttrice<br />

di notevole capacità: Louise Glück, Gertrude Stein, Helga Do-<br />

214


little devono proprio a lei alcune delle versioni più riuscite in lingua tedesca.<br />

Su di un piano comunque diverso, va aggiunto poi che la Draesner si<br />

è misurata anche con i sonetti di Shakespeare, arricchendo di una lettura<br />

originalissima e affatto insolita la tradizione tedesca del grande classico<br />

inglese (basta ricordare come Shakespeare abbia costituito un cantiere<br />

impareggiabile di riscrittura per autori quali Paul Celan, Stefan George<br />

o Karl Kraus). E mentre nelle traduzioni da Louise Glück i criteri adottati<br />

sono quelli di una grandissima precisione nei diversi passaggi della<br />

mediazione linguistica e culturale, i sonetti di Shakespeare s’iscrivono nel<br />

vorticoso polisistema di quell’adattamento radicale che, nel mondo poetico<br />

germanofono degli ultimi vent’anni, ha goduto di una straordinaria<br />

fortuna. A cavallo tra due millenni (le riscritture sono uscite nel 2000), la<br />

Draesner proietta allora nei sonetti di Shakespeare le pratiche più estreme<br />

delle nuove tecnologie genetiche, instaurando così un rapporto tra<br />

la «sopravvivenza delle opere» (W. Benjamin), nelle varie fasi della loro<br />

ricezione e traduzione, e la celeberrima Dolly, la prima pecora clonata,<br />

prodotto raffinato e infelice di quell’«antroparco» (tale infatti lo definisce<br />

la Draesner), che è la nostra società contemporanea. Al controllo, alla<br />

competenza della traduttrice alla ricerca del mot juste, finiscono per affiancarsi<br />

in modo coerente le letture trasversali dell’autrice-lettrice, volte<br />

ad approfondire gli intrecci tra la genetica della creazione (o concezione)<br />

e il desiderio d’immortalità, le velleità di auto-conservazione dell’uomo.<br />

Particolarmente evidente, e la constatazione potrebbe estendersi ad altri<br />

testi, risulterà dunque l’interesse specifico di questa scrittrice per il cybermondo<br />

e altre forme di trasgressione dei limiti fisici, quali la chirurgia<br />

estetica o la forza manipolativa degli ideologemi in relazione al fenomeno<br />

dell’invecchiamento.<br />

In ogni caso, è importante sottolineare come per la Draesner non si<br />

tratti di accordare tempo e modi della poesia al mondo delle letture computerizzate,<br />

delle interfaces digitali, delle macchine elettroniche sempre<br />

più onnipotenti, magari per delimitare lo spazio d’esistenza della poesia<br />

stessa. Piuttosto, la scrittrice cerca di condurre la poesia a esprimersi,<br />

mettendo a frutto le prerogative che le sono proprie, dall’interno di questi<br />

avvenimenti. Velocità, sentimento e sampling non si escludono ma si<br />

richiamano e misurano a vicenda, allontanando in tal modo la possibilità-scorciatoia<br />

di un’accelerazione frenetica del discorso verso le forme<br />

facili del semplice sperimentalismo caotico-mimetico. Al contrario, la<br />

poesia viene intesa come registrazione selettiva, scienza della percezione<br />

215


che opera contemporaneamente in più direzioni, momento-movimento<br />

di memoria. In tal senso, nelle sue lezioni di poetologia all’università di<br />

Bamberg, la Draesner ha suggerito la strada di una letteratura che sia al<br />

contempo capace d’inventare ciò che siamo stati e d’inventarsi parlando,<br />

secondo un procedimento in cui chi scrive è al contempo scritto dal testo,<br />

esposto alla sua intrinseca forza d’espansione e progressione.<br />

Figlia di un architetto, cresciuta a Monaco in una famiglia di origini<br />

non esclusivamente bavaresi, Ulrike Draesner, dopo gli studi di diritto,<br />

anglistica, germanistica e filosofia e un soggiorno a Oxford, si è trasferita<br />

a Berlino nel 1996. E se proprio a Berlino, negli ultimi due decenni, personalità<br />

e iniziative poetiche di qualità non sono mancate, si può certo<br />

dire che la voce della Draesner si sia imposta tra queste come una delle<br />

più significative. Come pochi suoi coetanei, del resto, ha partecipato attivamente<br />

alla crescita artistica e culturale della città.<br />

Alla sua intelligente dimestichezza con i mass-media e alla sua capacità<br />

– condivisa per un certo periodo con Durs Grünbein – di mettere a<br />

frutto (trasformandolo) il linguaggio delle scienze naturali, fanno eco gli<br />

studi di medievistica della Draesner, che dopo essersi laureata sull’epos<br />

di Parsifal, si è dedicata per alcuni anni all’insegnamento. Orientata fin<br />

dall’inizio verso un approccio interdisciplinare, ha realizzato vari progetti<br />

con artisti visuali o musicisti, partecipato a blog poetici e iniziative informatiche<br />

di varia natura. Compagna di strada di numerosi poeti nati tra<br />

gli anni sessanta e settanta, critico di grande personalità, ha commentato<br />

con entusiasmo e perspicacia i lavori delle nuove generazioni poetiche di<br />

lingua tedesca. Per la Draesner – ed è un pregio che molti le riconoscono<br />

– non c’è una vera distinzione tra il prendersi cura e il prendersi a cuore<br />

un autore. Il suo lavoro d’interpretazione, di lettura e di commento ai<br />

testi, si distingue infatti per la passione e la chiarezza, i modi decisi e<br />

rigorosi, l’assenza di vanità personale, e soprattutto per una sua peculiare<br />

capacità di adeguarsi alla misura fornita dal testo, di individuarne il punto<br />

di forza e di tenuta.<br />

Pur con un’apertura crescente verso forme insolite e non compiaciute<br />

di “poesia civile”, la Draesner non ha mai rifuggito tuttavia dagli elementi<br />

di natura esistenziale e privata. Nel lungo testo sfinge bluastra, straziante<br />

serie ospedaliera che non ha nulla di idillico, riesce ad esempio nella<br />

difficile impresa di esprimere lo choc di un’espropriazione subita per un<br />

aborto involontario, come ricalcando le tracce di una lacuna irreparabile,<br />

tra crudezza e comprensione.<br />

216


Se Marina Cvetaeva ha indicato nel respiro il «ritmo dell’anima», per<br />

Ulrike Draesner «la forma è ciò che nasce tra corpo e lingua». E come<br />

la forma realizzata, allo stesso modo del corpo, è qualcosa che cambia,<br />

così anche la lingua in stato di poesia (con una bella definizione di Helmut<br />

Heißenbüttel) deve rimanere in perpetuo movimento, come un<br />

campo di pura potenzialità, un teatro del pensiero animato. Nasce così<br />

quel mormorìo diffuso e inconfondibile che caratterizza i versi migliori<br />

di questa scrittrice, dove suoni che si scoprono affini possono richiamare<br />

e abbracciare significati anche molto lontani. Non è dunque un caso che<br />

la scrittura poetica della Draesner abbia avuto origine – come conferma<br />

la scrittrice stessa in un suo intervento autobiografico – proprio nel soggiorno<br />

in un’altra lingua e quindi in quel tentativo di esperienza poetica<br />

che è la traduzione, con tutte le sue implicazioni di familiarità quotidiana,<br />

ma anche di folle rovesciamento e straniamento. È infatti durante la<br />

sua permanenza a Oxford che la Draesner, ancora studentessa, intrigata<br />

da parole omofone in inglese e tedesco, ha cominciato a comporre le<br />

sue prime poesie, come traendo scintille da falsi amici, cioè praticando il<br />

cosiddetto willful misunderstanding quale procedimento poetico in statu<br />

nascendi. Poesie che sono testimonianze freschissime di «un sognare linguistico»<br />

in divenire, attraversato dalle correnti imprevedibili della lingua<br />

detta “straniera” che, da sempre, è segretamente imparentata con il parlare<br />

poetico.<br />

217


Indice delle poesie<br />

Tra parentesi le iniziali dei traduttori<br />

Twin Spin. Radikalübersetzungen, Sonette von Shakespeare . . . . . . . . 14<br />

Twin Spin. Traduzioni radicali, Sonetti da Shakespeare . . . . . . . . . . . 15<br />

der liebesfilm, in dem ich schwimme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16<br />

il film d’amore in cui nuoto (T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />

die stunden, die mit weichem mull den rahmen spannten . . . . . . . . . . . . . 18<br />

le ore che con garza morbida strinsero il telaio (T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />

(sekret) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20<br />

(secreto) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21<br />

Mehrstimmiger Holunder . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22<br />

Sambuco a più voci (A.B., T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23<br />

(innerste brustwolle) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24<br />

(la più intima lana del petto) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25<br />

dein kommen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26<br />

il tuo venire (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27<br />

(verpflanzungsgebiet) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28<br />

(zona trapianti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29<br />

autopilot I . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30<br />

autopilota I (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31<br />

autopilot II . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32<br />

autopilota II (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33<br />

autopilot III . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34<br />

autopilota III (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35<br />

pflanzstätte (autopilot IV) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36<br />

area trapianti (autopilota IV) (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37<br />

soma-matische träume (feuer) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .38<br />

sogni soma-matici (fuoco) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39<br />

jemand gab mir feuer . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40<br />

qualcuno m’ha dato d’accendere (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41<br />

kontaktlinsen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42<br />

lenti a contatto (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43<br />

glasbau, die schenkel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44<br />

costruzione di vetro, le cosce (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45


frühsprachen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46<br />

lingue primitive (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47<br />

bläuliche sphynx (m e t a l l) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48<br />

sfinge bluastra (metallo) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49<br />

lied im bauch. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50<br />

canto in pancia (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51<br />

op . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54<br />

sala operatoria (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55<br />

angehn . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56<br />

si proceda (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57<br />

(ultraschallkontrolle, kurz danach) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58<br />

(controllo ecografico, poco dopo) (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59<br />

neu und alt gewusst . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60<br />

saputo e risaputo (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61<br />

(in der siebten nacht) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62<br />

(nella settima notte) (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63<br />

(in der achten nacht, traum) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64<br />

(nell’ottava notte, sogno) (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65<br />

(am morgen) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66<br />

(al mattino) (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67<br />

ich frage dich, wer wir sind . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68<br />

ti chiedo, chi siamo (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69<br />

du . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70<br />

tu (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71<br />

die wolken spielen tiger (wasser) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72<br />

le nuvole fanno le tigri (acqua) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73<br />

bahn übern bogen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74<br />

binario su arco (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75<br />

wer sagt a, hat auch b (luft) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80<br />

chi dice a, ha anche b (aria) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81<br />

meine lieben alpen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82<br />

mie care alpi (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 83<br />

auch ameisen wären vögel gewesen (erde) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84<br />

anche le formiche avrebbero gradito essere uccelli (terra) . . . . . . . . 85<br />

forsythien, die knallgelb, noch blattlos, ihr würfeln . . . . . . . . . . . . . . . . . 86<br />

forsizie, che giallo-stridenti, ancora spoglie, i loro dadi (A.B., T.P.) . . . . . . . 87<br />

stehen und glühen (holz) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88<br />

ardenti e fermi (legno) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89<br />

stoffen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90<br />

essenziare (T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91<br />

220


(lieben) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94<br />

(amare) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95<br />

entenbrust, rötlich, die straße entlang . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96<br />

petto d’anatra, rossastro, lungo la strada (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97<br />

novo e raro miracol di natura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98<br />

novo e raro miracol di natura (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99<br />

kugelblitz, hammondorgel. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100<br />

fulmine a sfera, organo hammond (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 101<br />

kann ihn ja nicht zwingen nicht mal … zu nichts . . . . . . . . . . . . . . . . . 102<br />

ma io non posso certo costringerlo nemmeno … a niente (A.B., T.P.) . . . . 103<br />

im unterboden einer idee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104<br />

nel sottofondo di un’idea (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105<br />

flügel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106<br />

ali (A.D.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107<br />

(kriegen) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108<br />

(ottenere) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109<br />

mühle . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 110<br />

filetto (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111<br />

ontologie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112<br />

ontologia (A.B., T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 113<br />

[penelope] . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114<br />

[penelope] (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 115<br />

coventry . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 116<br />

coventry (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 117<br />

u . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 118<br />

u (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 119<br />

hyazinthenkolik . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 120<br />

colica da giacinto (A.B., T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121<br />

(später) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 122<br />

(più tardi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 123<br />

von grammatik . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 124<br />

della grammatica (A.B., T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 125<br />

(zwischengesang) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126<br />

(intermezzo) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 127<br />

tom, winterrosarium . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 128<br />

tom, roseto invernale (T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 129<br />

revontulet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 132<br />

revontulet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 133<br />

als der hund starb, kaufte sie sich ein neues kleid . . . . . . . . . . . . . . . . . . 134<br />

quando il cane morì, lei si comprò un abito nuovo (C.M.) . . . . . . . . . . 135<br />

221


evontulet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 136<br />

revontulet (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 137<br />

chère schnepfe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 140<br />

chère beccaccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 141<br />

mitleid ahoi! schwertkonvoi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 142<br />

cordoglio! di spade un convoglio! (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 143<br />

damaskus, manöver . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 146<br />

damasco, manovra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 147<br />

waset: kessel des lichts . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 148<br />

waset: casseruola di luce (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 149<br />

vollkommene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 150<br />

perfetta (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 151<br />

zedern- und wasserklischee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 152<br />

cliché di cedri e acqua (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 153<br />

das falten viel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 154<br />

Il gran viluppo (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 155<br />

alles grün draußen zu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 156<br />

tutto verde fuori a (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 157<br />

durchliefen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 158<br />

scorrevano (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 159<br />

darin . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 160<br />

dentro (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 161<br />

von süden wurde er . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 162<br />

lui da sud potrebbe (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 163<br />

waset: die augen von wind . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164<br />

waset: mossi come fiori, minime (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 165<br />

laban in libanon heisse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 166<br />

laban in libano latte (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 167<br />

welliger dolch — suriya . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 168<br />

pugnale ondulato — suriya (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 169<br />

wogen uns . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 170<br />

ci misuravano (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 171<br />

paradies: gemalt im . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 172<br />

paradies: dipinto nel (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 173<br />

später die pasten . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 174<br />

più tardi le paste (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 175<br />

köchel nur schön, zitter doch . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 176<br />

ti cuocio pian piano, non tremare (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 177<br />

weinender junge . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 178<br />

giovane in lacrime (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 179<br />

222


den schnüren . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 180<br />

come laccioli (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 181<br />

sanft, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 182<br />

dolcemente, (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 183<br />

rtrn rtrn träumte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 184<br />

rdr cvlr rdr cvlr sognava (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 185<br />

cyanblau . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 186<br />

azzurro ciano (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 187<br />

die fotografische . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 188<br />

la quiete (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 189<br />

unter . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 190<br />

sotto (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 191<br />

spielte backgammon . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 192<br />

giocavano a backgammon (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 193<br />

barbie empfing uns . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 194<br />

barbie ci accolse (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 195<br />

asch-scham . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 196<br />

pudore e cenere (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 197<br />

im schnee nur marder- . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 198<br />

nella neve solo tracce (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 199<br />

kopfüber . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 200<br />

a testa in giù (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 201<br />

himmel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 202<br />

cielo (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 203<br />

libanon . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 204<br />

libano (C.M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 205<br />

essay . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 206<br />

essay (T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 207<br />

bindegewebe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 208<br />

tessuto connettivo (A.B., T.P.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 209<br />

Le Traduzioni radicali sono contenute in: Aa.Vv., to change the subject,<br />

Wallstein Verlag 2000; le poesie racchiuse in (secreto), (la più intima lana<br />

del petto) e (area trapianti) sono tratte da: gedächtnisschleifen, le poesie<br />

tra le sezioni sogni soma-matici e ardenti e fermi sono prese da: für die<br />

nacht geheuerte zellen; i testi fra (amare) e (più tardi) da: kugelblitz, (intermezzo)<br />

da: mittwinter; le poesie in revontulet, chère beccaccia, damasco,<br />

manovra da: berührte orte; tessuto connettivo è stato pubblicato in rivista:<br />

«Wespennest», n. 139, 2005.<br />

223


avieri<br />

Nella stessa collana<br />

Arno Schmidt, Dalla vita di un fauno<br />

Marco Palasciano, Prove tecniche di romanzo storico<br />

Maurizio Rossi, Mare Padanum<br />

Walter Kempowski, Tadellöser & Wolff. Un romanzo borghese<br />

Arno Schmidt, Brand’s Haide<br />

Giovanni Cossu, Turritani<br />

Gherardo Bortolotti, Tecniche di basso livello<br />

Arno Schmidt, Specchi neri<br />

Antonio Pizzuto, Sinfonia (1927)


t<br />

Ulrike Draesner<br />

(Monaco, 1962)<br />

ha studiato germanistica,<br />

anglistica<br />

e filosofia a<br />

Monaco, Oxford<br />

e Salamanca. Dal<br />

1994 si è dedicata<br />

esclusivamente<br />

alle attività di<br />

scrittura, traduzione e critica letteraria<br />

(www.draesner.de). Dal 1996 vive a<br />

Berlino.<br />

Della sua produzione in prosa fanno<br />

parte il romanzo Mitgift, la raccolta di<br />

racconti Hot Dogs e il romanzo Spiele.<br />

Tra le sue numerose raccolte di poesia:<br />

gedächtnisschleifen (1995, Suhrkamp),<br />

anis-o-trop (1997, Rospo), Lichtpause<br />

(1998, Volk & Welt), für die nacht<br />

geheuerte zellen (2001, Luchterhand),<br />

kugelblitz (2005, Luchterhand) e infine<br />

berührte orte (2008, Luchterhand).


le ore che con garza morbida strinsero il telaio<br />

del tuo sguardo, in cui sì volentieri fluttua un occhio<br />

estraneo, daranno i trapiantatori, da sé, a te,<br />

e si illumina ciò che il più luminoso supera:<br />

il tempo ticchettando in atomi traduce l’estate<br />

in un inverno più splendente, e là lo raffonda:<br />

linfa, intirizzita nel frigorifero, membrane carnose,<br />

avvizzite,<br />

bellezza incrostata di gelo, nudità, ovunque:<br />

non verrebbe allora il destillato dell’estate collocato,<br />

prigioniero liquido tra pareti e gas,<br />

fosse polverizzato il sacco amniotico della bellezza dalla<br />

bellezza<br />

non rimarrebbe né lei, né il ricordo di ciò, che fu.<br />

ma florescenze, estratte, protratte nell’inverno,<br />

gettano, codice cellulare, linfa lattea, il futuro contro il<br />

vetro.<br />

ISBN 978-88-89312-65-0<br />

€ 16,00 (i.i.)<br />

isbn 978-88-89312-65-0<br />

9 7 8 8 8 8 9 3 1 2 6 5 0

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!