13.02.2015 Views

Potenziamo la catena del valore - Questel

Potenziamo la catena del valore - Questel

Potenziamo la catena del valore - Questel

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Network per <strong>la</strong> Valorizzazione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca Universitaria<br />

VIII Rapporto Netval sul<strong>la</strong> Valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca nelle Università Italiane<br />

<strong>Potenziamo</strong> <strong>la</strong> <strong>catena</strong> <strong>del</strong> <strong>valore</strong><br />

Autori<br />

C. Balderi, A. Patrono, A. Piccaluga<br />

Presentazione<br />

R. Pietrabissa


POTENZIAMO<br />

LA CATENA DEL VALORE<br />

OTTAVO RAPPORTO NETVAL<br />

SULLA VALORIZZAZIONE DELLA RICERCA<br />

NELLE UNIVERSITÀ ITALIANE<br />

Il presente rapporto, congiuntamente ai precedenti<br />

e all’indicazione dettagliata di riferimenti bibliografici<br />

sul tema <strong>del</strong> trasferimento tecnologico, sono disponibili online:<br />

http://www.netval.it<br />

Il gruppo di <strong>la</strong>voro<br />

Il presente rapporto è stato predisposto da un gruppo di <strong>la</strong>voro coordinato da Andrea Piccaluga e<br />

composto da Chiara Balderi e Alessandra Patrono <strong>del</strong>l’Istituto di Management <strong>del</strong><strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Superiore<br />

Sant’Anna di Pisa.<br />

Tanto l’attività di raccolta dei dati, quanto quel<strong>la</strong> di e<strong>la</strong>borazione e di stesura <strong>del</strong> rapporto sono<br />

frutto di un impegno collettivo degli autori; inoltre, <strong>la</strong> redazione <strong>del</strong> rapporto è stata possibile grazie<br />

al contributo di tutti i componenti <strong>del</strong> Consiglio Direttivo Netval e di tutti i <strong>del</strong>egati al trasferimento<br />

tecnologico (TT) <strong>del</strong>le università che hanno fornito dati, informazioni e commenti di fondamentale<br />

importanza. Un ringraziamento partico<strong>la</strong>re al Presidente Netval, Prof. Riccardo Pietrabissa e al<strong>la</strong><br />

Segreteria Generale, nel<strong>la</strong> persona di Chiara Del Balio.


© Copyright 2011 Netval - Tutti i diritti riservati<br />

ISBN 978-88-6550-063-7<br />

Finito di stampare nel mese di aprile 2011 per conto di maria pacini fazzi editore


Prefazione<br />

Prefazione<br />

Il rapporto Netval arriva con questo volume al<strong>la</strong> sua ottava edizione. Ancora una volta il gruppo di<br />

<strong>la</strong>voro guidato da Andrea Piccaluga <strong>del</strong><strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant’Anna di Pisa è riuscito a raccogliere i<br />

dati dalle università, ad e<strong>la</strong>borarli insieme a quelli degli anni passati e a darci <strong>la</strong> fotografia <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

situazione e il film <strong>del</strong>l'andamento. Negli anni il rapporto è cresciuto di significato e di ruolo anche<br />

perché sono cresciuti il ruolo e il significato <strong>del</strong>le attività di valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca nelle<br />

università e negli enti di ricerca italiani. Dieci anni fa i piccoli portafogli brevetti <strong>del</strong>le università<br />

derivavano da un ancor più piccolo numero di professori inventori, in genere nei settori <strong>del</strong><strong>la</strong> chimica<br />

e <strong>del</strong>l'ingegneria. Pochi avevano costituito società nelle università per valorizzare risultati <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

ricerca e sviluppare nuovi prodotti o servizi da offrire sul mercato. Erano pochi e malvisti perché si<br />

riteneva che l'accademia avesse come compiti esclusivi <strong>la</strong> formazione e <strong>la</strong> ricerca scientifica il cui<br />

principale obiettivo era far crescere <strong>la</strong> conoscenza e render<strong>la</strong> pubblica, quindi pubblicando<strong>la</strong>. Ricordo<br />

il convegno di una importante società scientifica italiana in cui fui invitato per spiegare il punto di<br />

vista <strong>del</strong> trasferimento tecnologico; molti mi guardarono con sospetto. Non ho mai attribuito un<br />

giudizio di provincialismo a questi atteggiamenti che certamente erano in antitesi con quanto<br />

avveniva già da oltre dieci anni in altri paesi a partire dagli USA e dall'UK. Erano atteggiamenti propri<br />

<strong>del</strong>l'accademia che non si confronta.<br />

In dieci anni sono cambiate molte cose anche in Italia. Le attività che chiamiamo valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

ricerca o trasferimento tecnologico sono considerate normali. In alcuni casi vengono definite <strong>la</strong> terza<br />

missione <strong>del</strong>l'università, in altri sono considerate lo strumento di connessione con <strong>la</strong> società insieme<br />

al<strong>la</strong> comunicazione e alle attività di p<strong>la</strong>cement. È ormai difficile trovare una università o un ente<br />

pubblico di ricerca che non abbiamo una struttura che si occupa di trasferimento tecnologico, che<br />

non pensi a depositare brevetti, a costituire società spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca, che non operi con<br />

convenzioni o contratti negoziando non solo attività di ricerca, ma anche i risultati che ne possono<br />

derivare. Su tutti questi temi Netval ha fondato <strong>la</strong> sua missione che è sempre stata <strong>la</strong> diffusione di<br />

criteri, strategie e procedure per favorire <strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica<br />

massimizzando le ricadute sociali, economiche, culturali.<br />

Il rapporto Netval da otto anni racconta l'evoluzione di questo fenomeno che sta cambiando le<br />

università italiane e <strong>la</strong> ricerca pubblica. E ogni anno, oltre ad aggiornare i dati aggiungendo un punto<br />

al<strong>la</strong> curva che descrive l'evoluzione <strong>del</strong>le attività, si arricchisce di considerazioni che favoriscono<br />

l'analisi dei dati suggerendo confronti. È interessante osservare il confronto fra i dati globali e quelli<br />

riferiti alle "top 5", le cinque università con i migliori risultati. Spesso l'insieme <strong>del</strong>le “top 5” fornisce<br />

5


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

risultati che rappresentano circa il 50% di quanto fornito dall'insieme <strong>del</strong> campione, che supera le 55<br />

università, testimoniando <strong>la</strong> forte eterogeneità <strong>del</strong> campione. Peraltro il sistema italiano comincia a<br />

diventare paragonabile ai sistemi di altri Paesi, dimostrando <strong>la</strong> piena efficacia <strong>del</strong> processo di<br />

cambiamento. Il patrimonio documentato di brevetti <strong>del</strong>le università italiane è di oltre 2.500, più che<br />

raddoppiato negli ultimi 5 anni. Le società spin-off sono quasi 900.<br />

Ora occorre che i brevetti vengano sfruttati industrialmente, sia licenziandoli a soggetti industriali<br />

terzi, sia a spin-off che nascono proprio per sviluppare nuovi prodotti e servizi protetti. E occorre<br />

anche che le società spin-off crescano decisamente come fatturato, portafoglio clienti, esportazioni,<br />

addetti con alta qualificazione. Solo così le azioni intraprese in questi anni, spesso con difficoltà di<br />

finanziamento, in molti casi con ostacoli istituzionali - e che oggi costituiscono un importante<br />

patrimonio pubblico - potranno diventare <strong>valore</strong> e <strong>la</strong> ricerca italiana potrà testimoniare il suo ruolo<br />

nei processi di vera innovazione basata su nuova conoscenza.<br />

Il rapporto Netval racconta molte di queste cose attraverso una storia iniziata solo otto anni fa e <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

quale aspettiamo sempre di leggere <strong>la</strong> prossima puntata.<br />

Riccardo Pietrabissa<br />

Presidente Netval<br />

6


Netval<br />

Netval<br />

La protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> proprietà intellettuale (PI) e il trasferimento tecnologico (TT) sono temi<br />

ampiamente discussi nelle università italiane. La riduzione dei fondi destinati al<strong>la</strong> ricerca, <strong>la</strong> crescente<br />

sensibilizzazione all’utilizzo <strong>del</strong>lo strumento brevettuale ai fini <strong>del</strong><strong>la</strong> protezione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

ricerca e il cambiamento <strong>del</strong><strong>la</strong> normativa nazionale in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> tito<strong>la</strong>rità dei brevetti sulle<br />

invenzioni di ricercatori universitari, rappresentano le condizioni di contesto nell’ambito <strong>del</strong>le quali è<br />

stato costituito il Network per <strong>la</strong> Valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca Universitaria (Netval) 1 .<br />

Fondato nel novembre <strong>del</strong> 2002 come network tra università e trasformato in associazione nel<br />

settembre 2007, Netval oggi annovera 49 membri (figura I), di cui 47 sono università. Queste ultime<br />

rappresentano il 49,5% di tutti gli atenei italiani, nonché il 71,3% degli studenti e il 73,9% dei<br />

docenti sul totale nazionale. Ciò che più rileva, tuttavia, è che le università aderenti a Netval vantano<br />

il 76,3% dei docenti afferenti a settori disciplinari scientifici e tecnologici (S&T), il 78% <strong>del</strong> numero<br />

complessivo di imprese spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica (n=873) e l’88,3% <strong>del</strong> numero di imprese<br />

spin-off universitarie (n=771) ad oggi identificate in Italia ed il 94,9% dei brevetti attivi posseduti in<br />

portafoglio dagli atenei italiani.<br />

Tra i membri <strong>del</strong>l’associazione si rileva anche <strong>la</strong> presenza di due Enti Pubblici di Ricerca (EPR), ovvero<br />

l’ENEA ed il Consiglio Nazionale <strong>del</strong>le Ricerche (CNR). Quest’ultimo vanta un portafoglio di diritti di<br />

PI attivi (inclusivo di brevetti, mo<strong>del</strong>li di utilità e nuove varietà vegetali) costituito da 357 titoli<br />

depositati in Italia e 180 titoli depositati all'estero. I contratti di licenza attivi in portafoglio sono 93.<br />

Dal CNR-INFM risulta inoltre essere stata generata una quota pari al 9,5% <strong>del</strong>le imprese spin-off<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica ad oggi rilevate in Italia (n=873).<br />

Per quanto riguarda l’ENEA, il portafoglio brevetti italiani al 31 dicembre 2009 include 255 titoli<br />

attivi, di cui 24 sono stati depositati nel corso <strong>del</strong> 2009. Dall’ENEA è stato inoltre gemmato un<br />

numero di imprese spin-off pari all’1,4% <strong>del</strong>le imprese spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica ad oggi<br />

identificate in Italia (n=873).<br />

1 Per maggiori informazioni: http://www.netval.it.<br />

7


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Netval ha già reso operative numerose iniziative, quali:<br />

• <strong>la</strong> progettazione e realizzazione di piani di formazione annuali per figure professionali interne<br />

agli atenei, dedicate al TT;<br />

• l’individuazione di temi fondamentali allo sviluppo <strong>del</strong>l’attività di TT e successiva<br />

organizzazione di gruppi tematici operativi;<br />

• l’interazione con Ministeri ed enti sia nazionali che esteri;<br />

• <strong>la</strong> partecipazione in rappresentanza italiana all’associazione europea ProTon Europe.<br />

Lo scopo fondamentale di Netval è <strong>la</strong> diffusione <strong>del</strong>le informazioni e <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura <strong>del</strong> TT in Italia<br />

attraverso iniziative volte a mettere in contatto gli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) <strong>del</strong>le<br />

università attraverso incontri, corsi di formazione e partecipazione a gruppi tematici. In partico<strong>la</strong>re,<br />

dal<strong>la</strong> sua costituzione, Netval ha sviluppato il più completo e aggiornato programma di formazione<br />

disponibile in Italia sul tema <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica e ha nel corso degli<br />

anni ampliato <strong>la</strong> propria offerta formativa con provata soddisfazione da parte dei partecipanti,<br />

costituiti soprattutto da personale degli UTT di EPR.<br />

Figura I - Atenei ed altri EPR partecipanti a Netval (n=49)<br />

e loro distribuzione territoriale al 31.12.2010<br />

Politecnica <strong>del</strong>le Marche<br />

Università <strong>del</strong>l’Aqui<strong>la</strong><br />

Politecnico di Bari<br />

Università di Bari<br />

Università di Bergamo<br />

Università di Bologna<br />

Libera Università di Bolzano<br />

Università di Brescia<br />

Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria<br />

Università di Cagliari<br />

Università di Camerino<br />

Università di Catania<br />

Università di Catanzaro<br />

Università di Chieti - Pescara<br />

Università di Ferrara<br />

Università di Foggia<br />

Università di Genova<br />

IMT Lucca<br />

Università di Messina<br />

IULM<br />

Politecnico di Mi<strong>la</strong>no<br />

Università Bocconi<br />

Università di Mi<strong>la</strong>no<br />

Università di Mi<strong>la</strong>no Bicocca<br />

Università di Modena e Reggio<br />

Università <strong>del</strong> Piemonte Orientale<br />

Università di Padova<br />

Università di Pavia<br />

Università di Perugia<br />

Scuo<strong>la</strong> Normale di Pisa<br />

Scuo<strong>la</strong> Superiore S. Anna<br />

Università di Pisa<br />

Università di Reggio Ca<strong>la</strong>bria<br />

Università di Roma La Sapienza<br />

Università di Roma Tor Vergata<br />

Università <strong>del</strong> Salento<br />

Università di Salerno<br />

Università di Sassari<br />

Università di Siena<br />

Politecnico di Torino<br />

Università di Torino<br />

Università di Trento<br />

SISSA Trieste<br />

Università di Trieste<br />

Università di Udine<br />

Università Ca' Foscari<br />

Università di Verona<br />

Consiglio Nazionale <strong>del</strong>le Ricerche<br />

ENEA<br />

8


Netval<br />

Negli ultimi due anni Netval si è fatto promotore di statement tematici sui temi più importanti e<br />

critici per migliorare e favorire il trasferimento di tecnologia e di conoscenza in Italia. Un esempio<br />

molto concreto con effetti e ricadute positive anche nel<strong>la</strong> quotidiana gestione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI è<br />

rappresentato dal<strong>la</strong> promozione <strong>del</strong><strong>la</strong> “col<strong>la</strong>borazione responsabile” per <strong>la</strong> gestione <strong>del</strong><strong>la</strong> protezione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> PI generata nelle varie forme di ricerca cooperativa tra le università e gli altri Enti Pubblici di<br />

Ricerca (EPR) e le imprese.<br />

Compongono il Consiglio Direttivo di Netval:<br />

Consiglio Direttivo<br />

Riccardo Pietrabissa (Politecnico di Mi<strong>la</strong>no) - Presidente<br />

Nato a Pisa nel 1956, <strong>la</strong>ureato nel 1981 in Ingegneria Meccanica<br />

all’Università di Pisa, Dottore di Ricerca nel 1987 in Bioingegneria presso il<br />

Politecnico di Mi<strong>la</strong>no. Dal 2001 è Professore di I fascia di Bioingegneria<br />

Industriale al Politecnico di Mi<strong>la</strong>no dove insegna “Progettazione di<br />

Endoprotesi” e “Brevetti e proprietà industriale”. E’ coautore di circa 200<br />

pubblicazioni di cui circa 70 su riviste internazionali. Ha fondato nel 2000 il<br />

Laboratorio di Meccanica <strong>del</strong>le Strutture Biologiche (LaBS), che ha diretto<br />

fino al 2004. Nel 2001 ha avviato e fino al 2006 diretto l’ufficio di<br />

trasferimento tecnologico (TTO) <strong>del</strong> Politecnico di Mi<strong>la</strong>no. Dal 2005 al 2010 è stato Prorettore Vicario<br />

<strong>del</strong> Polo regionale di Lecco <strong>del</strong> Politecnico di Mi<strong>la</strong>no. Dal 2011 è Direttore facente funzioni <strong>del</strong><br />

Dipartimento di Tecnologie <strong>del</strong>l'Informazione e <strong>del</strong>le Comunicazioni (ICT) <strong>del</strong> CNR.<br />

Manue<strong>la</strong> Croatto (Università di Udine) - Vicepresidente<br />

Spesso le grandi imprese nascono da piccole opportunità. In questa<br />

massima <strong>del</strong>l’oratore greco Demostene si riassume lo spirito con cui<br />

Manue<strong>la</strong> Croatto, <strong>la</strong>urea in giurisprudenza, ha riorganizzato e valorizzato<br />

l’area ricerca e trasferimento tecnologico <strong>del</strong>l’Università di Udine, di cui è<br />

responsabile dal 1996. Opportunità per docenti e ricercatori, per i<br />

dottorandi di ricerca, per il sistema economico imprenditoriale, per il<br />

territorio di riferimento e soprattutto per i colleghi.<br />

9


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Riccardo Barberi (Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria) – Consigliere<br />

Professore Ordinario di Fisica Applicata presso l’Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria e<br />

ricercatore associato al <strong>la</strong>boratorio IPCF <strong>del</strong> CNR. Col<strong>la</strong>bora rego<strong>la</strong>rmente<br />

con le Università di Parigi VI e Parigi VII. Specializzato nel<strong>la</strong> fisica <strong>del</strong><strong>la</strong> Soft<br />

Matter è autore di oltre 100 pubblicazioni ISI e di 10 brevetti. Il suo<br />

fattore h è 20 con più di 1000 citazioni complessive. Dal 2004 è Delegato<br />

<strong>del</strong> Rettore per il TT <strong>del</strong>l’Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria e dal 2008 anche<br />

Delegato per <strong>la</strong> Ricerca. Ha progettato e avviato l’incubatore di imprese<br />

hi-tech <strong>del</strong>l’Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria, TechNest.<br />

Andrea Berti (Università di Padova) - Consigliere<br />

Dirigente <strong>del</strong>l’Università di Padova dal 2001, è responsabile <strong>del</strong>l’Area<br />

Ricerca e Trasferimento di Tecnologia. Membro <strong>del</strong> Consiglio Direttivo di<br />

Netval e di PNI Cube. Esperto di tute<strong>la</strong> e valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

ricerca pubblica e di business p<strong>la</strong>nning di imprese innovative. Direttore<br />

<strong>del</strong>l’incubatore universitario Start Cube e fondatore <strong>del</strong><strong>la</strong> business p<strong>la</strong>n<br />

competition Start Cup Veneto. In precedenza si è occupato di re<strong>la</strong>zioni<br />

internazionali e di p<strong>la</strong>cement all’Università di Padova e, prima ancora, di<br />

start-up di banche e di consulenza strategica in McKinsey Italia. Laureato<br />

in Statistica Economica, ha conseguito un MBA al Dartmouth College (USA).<br />

Massimiliano Granieri (Università di Foggia) – Consigliere<br />

E’ professore associato di Diritto privato comparato presso <strong>la</strong> Facoltà di<br />

Giurisprudenza <strong>del</strong>l’Università degli Studi di Foggia e Delegato <strong>del</strong> Rettore<br />

ai Rapporti con le Imprese. È membro <strong>del</strong><strong>la</strong> giunta esecutiva <strong>del</strong>l’Agenzia<br />

Regionale pugliese per le Tecnologie e l’Innovazione e siede nel consiglio<br />

di amministrazione di MI.TO. Technology. È consulente <strong>del</strong><strong>la</strong> European<br />

Patent Academy <strong>del</strong>l’Ufficio Europeo dei Brevetti.<br />

10


Netval<br />

Sabrina Luccarini (Università di Roma "La Sapienza") - Consigliere<br />

Coordinatore <strong>del</strong>l’Ufficio Valorizzazione Ricerca Scientifica <strong>del</strong><strong>la</strong> Sapienza,<br />

<strong>la</strong>urea in Scienze Politiche, è membro <strong>del</strong><strong>la</strong> Commissione Innovazione,<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> Commissione Brevetti e <strong>del</strong> Comitato Spin-off Sapienza. “1%<br />

ispiration & 99% traspiration” è il “mantra” al<strong>la</strong> base <strong>del</strong>l’azione quotidiana<br />

costantemente tesa a raggiungere gli obiettivi di TT in un contesto<br />

stimo<strong>la</strong>nte ma complesso come quello de La Sapienza.<br />

Andrea Piccaluga (Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant’Anna) - Consigliere<br />

E' professore di Economia e Gestione <strong>del</strong>le Imprese presso <strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong><br />

Superiore Sant'Anna di Pisa, dove è Delegato al Trasferimento Tecnologico<br />

e Coordinatore <strong>del</strong> PhD in Management. Durante il dottorato di ricerca ha<br />

iniziato a occuparsi di management <strong>del</strong>l'innovazione e <strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca e<br />

Sviluppo e <strong>la</strong> partecipazione alle attività di Netval gli hanno consentito di<br />

approfondire i suoi interessi scientifici e pratici nei confronti <strong>del</strong>le<br />

dinamiche di trasferimento tecnologico tra pubblico e privato. E'<br />

attualmente responsabile <strong>del</strong><strong>la</strong> survey annuale di Netval e di quel<strong>la</strong>, a<br />

livello europeo, di ProTon Europe. Svolge attività di ricerca presso l'Istituto<br />

di Management <strong>del</strong><strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant'Anna e col<strong>la</strong>bora con <strong>la</strong> SIAF - Scuo<strong>la</strong> Internazionale di<br />

Alta Formazione di Volterra.<br />

Laura Ramaciotti (Università di Ferrara) - Consigliere<br />

Professore Associato di Politiche per l'innovazione presso l'Università<br />

degli Studi di Ferrara. Impegnata dal 2000 ad oggi in attività di ricerca e<br />

istituzionali sul trasferimento tecnologico. Attualmente membro <strong>del</strong> CDA<br />

di: Netval (Associazione nazionale <strong>del</strong>le Università per <strong>la</strong> valorizzazione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca ed il trasferimento tecnologico); Pnicube (Associazione<br />

nazionale <strong>del</strong>le business p<strong>la</strong>n competition accademiche italiane e degli<br />

incubatori tecnologici); Consorzio Impat (gestore di finanziamenti <strong>del</strong><br />

Ministero <strong>del</strong>lo Sviluppo Economico a sostegno di iniziative<br />

imprenditoriali innovative).<br />

11


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Maurizio Sobrero (Università di Bologna) – Consigliere<br />

Ph.D. MIT, Ordinario di Gestione <strong>del</strong>l'Innovazione presso l’Università di<br />

Bologna, Direttore <strong>del</strong> Dipartimento di Scienze Aziendali, Presidente <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Commissione Ricerca e membro <strong>del</strong><strong>la</strong> Giunta <strong>del</strong>l'Università di Bologna. E'<br />

autore di numerose pubblicazioni sull’economia e <strong>la</strong> gestione<br />

<strong>del</strong>l’innovazione. Ha insegnato in Sud America, Cina e in numerosi paesi<br />

europei. Ha svolto consulenze per diverse imprese e istituzioni.<br />

Consigliere indipendente e Presidente <strong>del</strong> Comitato per il Controllo<br />

Interno di Zignago Vetro Spa dal 2007, è membro <strong>del</strong> Consiglio di<br />

Territorio di Unicredit SpA per l’Emilia Romagna.<br />

Segreteria Generale<br />

Chiara Del Balio<br />

Segretario Generale di Netval è Chiara Del Balio, che si occupa <strong>del</strong>le<br />

seguenti attività: coordinamento con il Presidente, il Consiglio Direttivo e<br />

l'Assemblea degli associati; organizzazione e coordinamento <strong>del</strong>le attività<br />

di formazione e dei gruppi di <strong>la</strong>voro; comunicazione <strong>del</strong>l'associazione;<br />

coordinamento con il Network Europeo dei Technology Transfer Offices -<br />

ProTon Europe. Laureata in Economia Politica, ha avuto diverse esperienze<br />

nell'ambito <strong>del</strong> supporto al<strong>la</strong> nascita di imprese innovative e trasferimento<br />

tecnologico (agenzie di sviluppo locale, BIC e Acceleratore d'impresa <strong>del</strong><br />

Politecnico di Mi<strong>la</strong>no) dove si è occupata di: gestione e rendicontazione progetti (UE, Ministeri,<br />

Regione, Provincia ed altri); supporto alle aziende nel<strong>la</strong> richiesta di finanziamenti pubblici e<br />

investimenti privati; organizzazione eventi, seminari e workshop.<br />

12


Netval<br />

Gruppi di <strong>la</strong>voro<br />

Gruppo Formazione<br />

Il gruppo si occupa <strong>del</strong><strong>la</strong> progettazione <strong>del</strong>le attività formative.<br />

Responsabile: Giuseppe Conti (Dirigente Università di Bologna)<br />

Ingegnere gestionale, Master in gestione <strong>del</strong>le Università e dei Centri di<br />

Ricerca Pubblici. Fondatore ed in passato Direttore <strong>del</strong>l'Ufficio di<br />

Trasferimento Tecnologico (TTO) <strong>del</strong> Politecnico di Mi<strong>la</strong>no, è attualmente<br />

Dirigente <strong>del</strong>l'Area Ricerca e Trasferimento Tecnologico <strong>del</strong>l'Università di<br />

Bologna e Responsabile <strong>del</strong><strong>la</strong> formazione Netval dal 2010. In passato<br />

membro <strong>del</strong> Board di ProTon Europe in rappresentanza <strong>del</strong>l'Italia.<br />

Gruppo Normativa e Legale<br />

Il gruppo si occupa di questioni normative (art. 65 CPI), rego<strong>la</strong>mentari e legali<br />

Responsabile: Antonio Bax (Ufficio Legale e Contenzioso Università <strong>del</strong> Salento)<br />

Avvocato in servizio presso l’Ufficio Legale e Contenzioso <strong>del</strong>l’Università<br />

<strong>del</strong> Salento. E’ stato componente, presso il medesimo ateneo, <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Commissione Tecnica Brevetti dal 2002 al 2006 e, successivamente,<br />

segretario <strong>del</strong><strong>la</strong> Commissione per <strong>la</strong> Valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca e per le<br />

imprese spin-off, incarico tuttora ricoperto. Ha svolto attività di<br />

formazione e di consulenza presso enti pubblici ed aziende private in<br />

materia di valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca e trasferimento tecnologico<br />

(Progetto FIxO, Agenzia Regionale pugliese per le Tecnologie e<br />

l’Innovazione, ecc.).<br />

13


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Gruppo sul<strong>la</strong> Proprietà Intellettuale nei Progetti Europei<br />

Il gruppo si occupa <strong>del</strong><strong>la</strong> definizione di linee guida per le università per ciò che concerne <strong>la</strong> gestione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> proprietà industriale all'interno dei Consortium Agreement.<br />

Responsabile: Vanessa Ravagni (Area Ricerca Università di Trento)<br />

Responsabile <strong>del</strong><strong>la</strong> Divisione Supporto al<strong>la</strong> Ricerca Scientifica e al<br />

Trasferimento Tecnologico <strong>del</strong>l’Università degli Studi di Trento, coordina<br />

le attività di supporto al<strong>la</strong> partecipazione ai bandi di finanziamento <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

ricerca, di trasferimento tecnologico e di valutazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca. E’<br />

membro <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione <strong>del</strong>l’Università di Trento e<br />

partecipa ai <strong>la</strong>vori <strong>del</strong><strong>la</strong> Commissione per <strong>la</strong> Ricerca Scientifica, <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Commissione brevetti e <strong>del</strong><strong>la</strong> Commissione spin-off e start-up.<br />

Gli autori <strong>del</strong> rapporto<br />

Il presente rapporto è stato predisposto da un gruppo di <strong>la</strong>voro coordinato da Andrea Piccaluga, di<br />

cui fanno parte Chiara Balderi e Alessandra Patrono <strong>del</strong>l’Istituto di Management <strong>del</strong><strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong><br />

Superiore Sant’Anna di Pisa.<br />

Andrea Piccaluga (Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant’Anna)<br />

E' professore di Economia e Gestione <strong>del</strong>le Imprese presso <strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong><br />

Superiore Sant'Anna, dove è Delegato al Trasferimento Tecnologico e<br />

Coordinatore <strong>del</strong> PhD in Management. Durante il dottorato di ricerca ha<br />

iniziato a occuparsi di management <strong>del</strong>l'innovazione e <strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca e<br />

Sviluppo e <strong>la</strong> partecipazione alle attività di Netval gli hanno consentito di<br />

approfondire i suoi interessi scientifici e pratici nei confronti <strong>del</strong>le<br />

dinamiche di trasferimento tecnologico tra pubblico e privato. E'<br />

attualmente responsabile <strong>del</strong><strong>la</strong> survey annuale di Netval e di quel<strong>la</strong>, a<br />

livello europeo, di ProTon Europe. Svolge attività di ricerca presso l'Istituto di Management <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant'Anna e col<strong>la</strong>bora con <strong>la</strong> SIAF - Scuo<strong>la</strong> Internazionale di Alta Formazione di<br />

Volterra.<br />

14


Netval<br />

Chiara Balderi (Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant’Anna)<br />

È borsista post-dottorato presso l’Istituto di Management <strong>del</strong><strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong><br />

Superiore Sant'Anna di Pisa, dove svolge attività di ricerca sui temi <strong>del</strong><br />

trasferimento tecnologico pubblico-privato attuato in ambito sia<br />

nazionale che internazionale, con partico<strong>la</strong>re riferimento all’insieme dei<br />

processi di valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica: brevettazione, licensing e<br />

imprese spin-off.<br />

Alessandra Patrono (Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant’Anna)<br />

Ha partecipato a numerosi progetti di ricerca con l’Istituto di Management<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant’Anna di Pisa su tematiche re<strong>la</strong>tive al<br />

trasferimento tecnologico (ed in partico<strong>la</strong>re riguardo al<strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

proprietà intellettuale da parte degli enti pubblici di ricerca e alle imprese<br />

spin-off). Si occupa inoltre, <strong>del</strong>lo studio dei settori ad alta tecnologia e <strong>del</strong>le<br />

dinamiche di crescita <strong>del</strong>le imprese high-tech a livello territoriale. Dal 2008,<br />

cura l’e<strong>la</strong>borazione statistica dei dati <strong>del</strong> Rapporto Netval.<br />

15


Indice<br />

Indice<br />

Nota metodologica e guida al<strong>la</strong> lettura ........................................................................................................... 19<br />

1. Executive Summary ...................................................................................................................................... 22<br />

1.1. Consistenza e ruolo degli UTT ............................................................................................................... 23<br />

1.2. Il personale degli UTT ............................................................................................................................ 24<br />

1.3. Domande di brevetti ............................................................................................................................. 25<br />

1.4. Brevetti concessi ................................................................................................................................... 25<br />

1.5. Brevetti in portafoglio ........................................................................................................................... 26<br />

1.6. Spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI ............................................................................................................ 26<br />

1.7. Contratti di licenza ................................................................................................................................ 26<br />

1.8. Le imprese spin-off ................................................................................................................................ 28<br />

1.9. Benchmark internazionale .................................................................................................................... 30<br />

2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani ............................................... 34<br />

2.1. I rispondenti all’indagine 2009 .............................................................................................................. 34<br />

2.2. Anno di costituzione degli UTT ............................................................................................................. 35<br />

2.3. Parchi scientifici e incubatori ................................................................................................................ 36<br />

2.4. Il budget totale <strong>del</strong>le università ............................................................................................................ 37<br />

2.5. Fondi per <strong>la</strong> ricerca ................................................................................................................................ 38<br />

2.6. Obiettivi istituzionali, mission, politiche e funzioni degli UTT .............................................................. 40<br />

2.7. Incentivi al TT impiegati dalle università ............................................................................................... 44<br />

3. Le risorse a disposizione degli UTT .............................................................................................................. 47<br />

3.1. Risorse umane ....................................................................................................................................... 47<br />

3.2. Risorse finanziarie ................................................................................................................................. 52<br />

4. Dalle invenzioni ai brevetti ........................................................................................................................... 55<br />

4.1. Invenzioni identificate ........................................................................................................................... 55<br />

4.2. Domande di priorità .............................................................................................................................. 57<br />

4.3. Depositi annuali .................................................................................................................................... 59<br />

4.4. Estensioni e nazionalizzazioni ............................................................................................................... 60<br />

4.5. Concessioni annuali ............................................................................................................................... 62<br />

16


Indice<br />

4.6. Portafoglio titoli attivi ........................................................................................................................... 64<br />

4.7. Spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI ............................................................................................................ 66<br />

4.8. Accordi di riservatezza ........................................................................................................................... 69<br />

5. Dai brevetti al licensing ................................................................................................................................ 71<br />

5.1. Licenze e opzioni concluse .................................................................................................................... 72<br />

5.2. Licenze e opzioni con ritorni .................................................................................................................. 75<br />

5.3. Licenze e opzioni attive in portafoglio .................................................................................................. 76<br />

5.4. Entrate da licenze e opzioni concluse nell’anno ................................................................................... 79<br />

5.5. Entrate da licenze e opzioni attive in portafoglio ................................................................................. 80<br />

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off .................................................................................................. 85<br />

6.1. Nota metodologica ................................................................................................................................ 86<br />

6.2. Le imprese spin-off in Italia: uno sguardo di insieme ........................................................................... 87<br />

6.3. La genesi <strong>del</strong>le imprese spin-off: l’idea, gli imprenditori, il rapporto con l’EPR di origine .................. 94<br />

6.4. Fatturato e addetti ................................................................................................................................ 97<br />

6.5. Export e attività di R&S ........................................................................................................................ 103<br />

6.6. Composizione societaria ...................................................................................................................... 106<br />

6.7. Offerta e mercato ................................................................................................................................ 109<br />

6.8. Networking .......................................................................................................................................... 112<br />

6.9. Approfondimento sulle imprese di dimensioni maggiori .................................................................... 112<br />

7. Benchmark nazionale ................................................................................................................................. 121<br />

7.1. Indicatori di percezione ....................................................................................................................... 122<br />

7.2. Indicatori di performance .................................................................................................................... 126<br />

7.2.1. Invenzioni e domande di priorità .................................................................................................. 129<br />

7.2.2. Concessioni e portafoglio titoli attivi ............................................................................................ 129<br />

7.2.3. Contratti ed entrate da licensing .................................................................................................. 130<br />

7.2.4. Imprese spin-off ............................................................................................................................ 130<br />

7.2.5. Produttività dei docenti S&T ......................................................................................................... 130<br />

7.2.6. Produttività dei fondi per <strong>la</strong> ricerca .............................................................................................. 131<br />

7.2.7. Produttività <strong>del</strong> personale degli UTT ............................................................................................ 131<br />

7.2.8. Produttività <strong>del</strong> budget degli UTT ................................................................................................ 131<br />

7.2.9. Produttività <strong>del</strong><strong>la</strong> spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI ....................................................................... 132<br />

7.3. Benchmark brevettuale ....................................................................................................................... 132<br />

8. Benchmark internazionale ......................................................................................................................... 144<br />

8.1. Europa ................................................................................................................................................. 145<br />

8.1.1. Indagini nazionali a livello di singoli Paesi europei ...................................................................... 145<br />

8.1.2. Indagini multinazionali condotte a livello europeo ...................................................................... 149<br />

17


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

8.2. Nord America ...................................................................................................................................... 151<br />

8.2.1. Stati Uniti ..................................................................................................................................... 151<br />

8.2.2. Canada ......................................................................................................................................... 152<br />

8.3. Sud-Est Asiatico ................................................................................................................................... 153<br />

8.3.1. Repubblica Popo<strong>la</strong>re Cinese ......................................................................................................... 153<br />

8.3.2. Giappone ...................................................................................................................................... 154<br />

8.3.3. Corea <strong>del</strong> Sud ................................................................................................................................ 155<br />

8.4. Oceania ............................................................................................................................................... 156<br />

8.4.1. Australia ....................................................................................................................................... 156<br />

8.5. Nota metodologica .............................................................................................................................. 157<br />

Appendice ...................................................................................................................................................... 158<br />

A. Il questionario d’indagine ...................................................................................................................... 158<br />

B. Il peso <strong>del</strong>le università rispondenti ........................................................................................................ 170<br />

C. Approfondimento statistico ................................................................................................................... 172<br />

C.1. Il ruolo degli UTT negli atenei italiani ............................................................................................. 172<br />

C.2. Le risorse a disposizione degli UTT ................................................................................................. 175<br />

C.3. Dalle invenzioni ai brevetti.............................................................................................................. 176<br />

C.4. Dai brevetti al licensing ................................................................................................................... 178<br />

D. Glossario ................................................................................................................................................ 180<br />

18


Nota metodologica e guida al<strong>la</strong> lettura<br />

Nota metodologica e<br />

guida al<strong>la</strong> lettura<br />

Nota metodologica<br />

In occasione <strong>del</strong>le otto indagini finora svolte, tutte le università italiane hanno ricevuto per e-mail un<br />

messaggio con un apposito questionario allegato, indirizzato al Rettore e/o al Responsabile <strong>del</strong>l’UTT,<br />

o comunque al responsabile di attività sostanzialmente riconducibili al TT o al<strong>la</strong> valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

ricerca. Al messaggio hanno seguito ulteriori comunicazioni per e-mail o per telefono, per ringraziare<br />

per l’avvenuta compi<strong>la</strong>zione <strong>del</strong> questionario, per sollecitarne <strong>la</strong> compi<strong>la</strong>zione o per fornire<br />

chiarimenti 2 .<br />

Dal 2002 al 2009 è cresciuto l’interesse degli atenei nei confronti <strong>del</strong> tema <strong>del</strong> TT, e ciò appare<br />

confermato anche dal<strong>la</strong> loro attenzione al<strong>la</strong> raccolta e condivisione di dati (il numero dei rispondenti<br />

è aumentato progressivamente negli anni, passando da 30 atenei nel 2002 a 57 nel 2009).<br />

Nel corso <strong>del</strong>l’e<strong>la</strong>borazione dei dati, poiché alcuni atenei sono stati invitati a compi<strong>la</strong>re il questionario<br />

nonostante le loro attività nel campo <strong>del</strong><strong>la</strong> gestione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI e <strong>del</strong> supporto ai processi di spin-off non<br />

siano ancora state pienamente attivate e/o formalizzate, le statistiche re<strong>la</strong>tive a tali ambiti di attività<br />

sono state calco<strong>la</strong>te senza prendere in considerazione quelle università. In partico<strong>la</strong>re, si è proceduto<br />

a non includere nelle e<strong>la</strong>borazioni statistiche quegli atenei in cui una data attività non venga ancora<br />

svolta, mentre qualora un’attività venga effettivamente realizzata, ma non abbia prodotto specifici<br />

2 Nonostante <strong>la</strong> quantità di dati richiesti nel questionario, molte università hanno ormai consolidato le<br />

procedure per <strong>la</strong> raccolta dei dati stessi. Peraltro, tale consolidamento <strong>del</strong>le procedure dovrebbe risultare utile<br />

nel momento in cui il Ministero chiederà in maniera sistematica alcune <strong>del</strong>le informazioni che Netval raccoglie<br />

dalle università da ormai diversi anni. Alcune università continuano ad avere problemi nel reperimento dei dati<br />

o hanno dichiarato di svolgere pochissime attività nel campo specifico, ma hanno ugualmente compi<strong>la</strong>to il<br />

questionario. Poche università, invece, per motivi di varia natura, hanno ritenuto di non partecipare al<strong>la</strong><br />

ricerca, soprattutto per <strong>la</strong> mancanza di attività a contenuto tecnologico.<br />

19


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

output nell’anno considerato 3 , <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva università è stata computata ai fini <strong>del</strong>le e<strong>la</strong>borazioni,<br />

indicando pari a 0 il risultato da essa raggiunto in uno specifico ambito nell’anno di analisi. In<br />

considerazione di ciò, <strong>la</strong> numerosità <strong>del</strong> campione (n) varia da e<strong>la</strong>borazione a e<strong>la</strong>borazione.<br />

La numerosità <strong>del</strong> campione non rimane costante da un anno all’altro: ciò dipende sia dal<strong>la</strong> nascita di<br />

nuovi UTT (in partico<strong>la</strong>re negli anni più recenti), sia dal<strong>la</strong> disponibilità mostrata dagli stessi a<br />

rispondere a tutte le rilevazioni annuali. Da un punto di vista statistico, quindi, apparirebbe più<br />

corretto riferirsi a un campione “omogeneo”, rappresentato cioè da quegli uffici che hanno fornito in<br />

modo costante nel tempo le informazioni necessarie, in partico<strong>la</strong>re riguardo a valutazioni sul trend<br />

dei fenomeni osservati. Queste e<strong>la</strong>borazioni sono state oggetto di analisi da parte <strong>del</strong> gruppo di<br />

ricerca, evidenziando trend sostanzialmente allineati rispetto a quelli <strong>del</strong> campione nel suo<br />

complesso. In considerazione di ciò si procederà nel presente rapporto a limitarci al<strong>la</strong> presentazione<br />

dei risultati re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> generalità dei rispondenti.<br />

Inoltre, in considerazione <strong>del</strong> rilevante contributo apportato dalle università cosiddette ‘esperte’ ai<br />

risultati re<strong>la</strong>tivi alle diverse attività di TT svolte dal panel di atenei rispondenti, in occasione <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

presente edizione <strong>del</strong>l’indagine si è proceduto a riportare in ciascuna e<strong>la</strong>borazione le evidenze<br />

empiriche (in termini sia assoluti che medi) attribuibili alle cosiddette ‘top 5’, ossia alle cinque<br />

università che in ciascuna attività di TT hanno registrato i risultati più significativi su base annuale 4 .<br />

Nel presente rapporto vengono dunque esposte e commentate le evidenze re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> totalità degli<br />

atenei rispondenti a ciascuna edizione <strong>del</strong>l’indagine, riportando altresì i risultati ascrivibili alle<br />

università cosiddette ‘top 5’, interpretati anche in una logica di incidenza percentuale rivestita sul<strong>la</strong><br />

totalità dei rispondenti.<br />

Giova sottolineare che il significato <strong>del</strong>le espressioni utilizzate nel seguente rapporto di ricerca,<br />

nonché l’indicazione puntuale di come ciascuna grandezza è stata calco<strong>la</strong>ta, sono descritti in maniera<br />

dettagliata sia nel<strong>la</strong> sezione 2 (‘La gestione <strong>del</strong>le attività di valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca’)<br />

che nel glossario riportato in appendice.<br />

3 È il caso, ad esempio, di un ateneo il cui UTT è attivo in ambito di protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI, ma non ha ottenuto<br />

alcun brevetto nell’anno considerato, oppure quello di una università che pur essendo attiva in ambito di<br />

supporto al<strong>la</strong> creazione di imprese spin-off, non ha generato alcuna nuova impresa nell’anno oggetto di analisi.<br />

4 Le università considerate come ‘top 5’ non sono necessariamente le medesime per tutti gli indicatori oggetto<br />

di studio. Si è infatti proceduto, di volta in volta a considerare re<strong>la</strong>tivamente a ciascuna variabile oggetto di<br />

analisi le evidenze dei cinque atenei che in ciascun anno si sono rive<strong>la</strong>ti i più performanti, a prescindere sia dai<br />

risultati da essi raggiunti con riferimento ad altre variabili sia dalle performance da essi registrate negli anni<br />

precedenti e successivi.<br />

20


Nota metodologica e guida al<strong>la</strong> lettura<br />

Guida al<strong>la</strong> lettura<br />

Per agevo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> lettura e <strong>la</strong> consultazione <strong>del</strong> presente rapporto, si è proceduto al<strong>la</strong> redazione di<br />

diverse sezioni, caratterizzate da un diverso livello di dettaglio con riferimento sia alle evidenze<br />

statistiche fornite, sia agli approfondimenti qualitativi e specu<strong>la</strong>tivi volti a favorire <strong>la</strong> comprensione<br />

<strong>del</strong>le dinamiche che hanno interessato i vari indicatori nel corso <strong>del</strong> periodo oggetto di indagine.<br />

In partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> sezione 1 (‘Executive Summary’) riporta sinteticamente i punti fondamentali emersi<br />

nel corso <strong>del</strong><strong>la</strong> presente edizione <strong>del</strong>l’indagine, sia re<strong>la</strong>tivamente all’intero campione <strong>del</strong>le università<br />

rispondenti, sia con riferimento alle università ‘top 5’.<br />

Le sezioni 2-5 descrivono dettagliatamente i principali risultati emersi dall’e<strong>la</strong>borazione dei dati<br />

raccolti nel corso <strong>del</strong>le varie edizioni <strong>del</strong>l’indagine Netval, sia re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> generalità dei<br />

rispondenti, sia con riguardo alle università ‘top 5’. In partico<strong>la</strong>re, verranno presentate le evidenze<br />

re<strong>la</strong>tive al ruolo degli UTT (sezione 2), alle risorse a disposizione di questi ultimi (sezione 3),<br />

all’insieme di step necessari per passare dalle invenzioni ai brevetti (sezione 4) e dai brevetti al<br />

licensing (sezione 5).<br />

La sezione 6 riporta alcune evidenze empiriche sul fenomeno <strong>del</strong>le imprese spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca<br />

pubblica in Italia, ottenute dall’analisi di una banca dati originale presso il Laboratorio MAIN <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant’Anna (Piccaluga, Balderi, 2011), al<strong>la</strong> cui creazione e mantenimento hanno<br />

contribuito sensibilmente i dati raccolti di anno in anno attraverso <strong>la</strong> conduzione <strong>del</strong>l’indagine<br />

Netval, nonché di un progetto di ricerca finanziato dal Ministero per lo Sviluppo Economico (MSE) –<br />

ex Istituto per <strong>la</strong> Promozione Industriale (IPI) e realizzato dal<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant’Anna.<br />

Nel<strong>la</strong> sezione 7 (‘Benchmark nazionale’), oltre a presentare due indicatori di percezione calco<strong>la</strong>ti<br />

grazie ai giudizi espressi da ogni UTT sul<strong>la</strong> qualità degli altri uffici italiani e sull’intensità <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>zioni<br />

con essi intrattenute, viene proposta una serie di indicatori di performance specifici. Infine, vengono<br />

riportati i risultati di un esercizio di benchmarking brevettuale, nell’ambito <strong>del</strong> quale si è proceduto a<br />

confrontare le performance <strong>del</strong>le università associate a Netval con quelle sia degli atenei non<br />

associati, che <strong>del</strong> CNR (EPR, divenuto recentemente membro <strong>del</strong>l’associazione), attingendo a dati di<br />

fonte secondaria (portale di ricerca‘Orbit Patents’, banca dati FAMPAT, 2011)<br />

Nel<strong>la</strong> sezione 8 (‘Benchmark internazionale’), <strong>la</strong> disponibilità di evidenze empiriche re<strong>la</strong>tivamente<br />

alle attività di valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica condotte in altri Paesi localizzati in diverse macroaree<br />

a livello mondiale è stata brevemente utilizzata al fine di effettuare confronti con i risultati<br />

ottenuti dagli UTT italiani, che - come è noto - sono un fenomeno più recente rispetto a quanto<br />

rilevato in altri contesti nazionali.<br />

Infine, l’appendice, oltre a riportare il questionario d’indagine (sezione A) ed a presentare il peso<br />

<strong>del</strong>le università rispondenti sul totale nazionale, sia in termini di studenti iscritti che di docenti di<br />

ruolo (sezione B), propone un approfondimento statistico (sezione C), presentando e confrontando<br />

evidenze empiriche caratterizzate da un elevato grado di dettaglio e re<strong>la</strong>tive alle sezioni 2-5. Un<br />

glossario (sezione D) chiude il rapporto.<br />

21


1. Executive Summary<br />

1. Executive Summary<br />

La tesi di fondo <strong>del</strong> presente rapporto Netval non è che le attività di valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

ricerca pubblica sono importanti ai fini <strong>del</strong>lo sviluppo economico e sociale <strong>del</strong> nostro Paese. Su<br />

questo punto molto è stato già scritto e documentato in passato e sembra esistere ampio consenso<br />

su affermazioni e argomentazioni di questa natura.<br />

La tesi di fondo che qui vogliamo invece sottolineare, ritenendo<strong>la</strong> più pressante e meno scontata, è<br />

che a fronte <strong>del</strong>l’importanza attribuita ai processi di trasferimento tecnologico pubblico-privato, di<br />

cui molto si par<strong>la</strong> da vari anni, in Italia non si riscontra ancora un impegno adeguato da parte dei<br />

soggetti che in teoria dovrebbero <strong>la</strong>vorare e contribuire su questo tema, vuoi investendo risorse, vuoi<br />

con specifici provvedimenti legis<strong>la</strong>tivi, vuoi con impegno concreto “sul campo”, ecc. Da qui<br />

l’affermazione che occorre impegnarsi maggiormente per creare <strong>valore</strong> dal<strong>la</strong> ricerca, in partico<strong>la</strong>re<br />

prendendosi (più) cura <strong>del</strong><strong>la</strong> cinghia di trasmissione. Ovvero, occorre prestare più attenzione e<br />

investire maggiormente nel<strong>la</strong> creazione di <strong>valore</strong> attraverso il buon funzionamento <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>catena</strong> di<br />

trasmissione, cioè di quei complessi e spesso intricati processi di trasferimento che consentono ai<br />

risultati di ricerca di arrivare al mercato e aumentare <strong>la</strong> competitività <strong>del</strong>le imprese. Quelle italiane,<br />

in primis, poiché si parte da risultati di ricerca prodotti dal sistema pubblico italiano, ma non certo<br />

avendo solo le imprese italiane come possibile target applicativo.<br />

Da questa prospettiva, nel presente rapporto gli enti che aderiscono a Netval - molte università e da<br />

poco tempo anche ENEA e CNR, che presumibilmente parteciperà al<strong>la</strong> rilevazione <strong>del</strong> prossimo anno<br />

– rappresentano e descrivono con dovizia di dettagli le proprie attività di valorizzazione dei risultati<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca, quanto meno nel<strong>la</strong> loro dimensione più misurabile, e cioè invenzioni, brevetti, licenze,<br />

spin-off e alcune altre cose. Le università si impegnano cioè a descrivere i risultati raggiunti con<br />

estrema trasparenza, evidenziando alcuni successi ottenuti, ma anche alcuni elementi di debolezza.<br />

I risultati positivi raggiunti sembrano essere legati al<strong>la</strong> professionalità maturata negli UTT, al<strong>la</strong> qualità<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca prodotta nei <strong>la</strong>boratori e al<strong>la</strong> qualità dei rapporti con le imprese, con le quali il dialogo e<br />

il comune sentire cresce progressivamente, dando vita a rapporti di col<strong>la</strong>borazione sempre più stretti<br />

e basati su un elevato grado di fiducia. Gli elementi di debolezza sembrano invece dipendere dal<br />

posizionamento ancora incerto che viene talora assegnato agli UTT all’interno degli atenei,<br />

all’insufficienza <strong>del</strong>le risorse umane e finanziarie a disposizione degli UTT stessi e al<strong>la</strong> difficoltà a<br />

consolidare presso gli UTT il personale a contratto che negli ultimi anni è cresciuto in esperienza e<br />

professionalità. Fattori come l’interazione con centri servizi e parchi scientifici, <strong>la</strong> normativa in<br />

materia di PI e spin-off e le dinamiche di competizione internazionale sono considerati elementi che<br />

22


1. Executive Summary<br />

a seconda <strong>del</strong>le situazioni svolgono un ruolo di accelerazione o di rallentamento <strong>del</strong>le dinamiche di<br />

TT.<br />

Al<strong>la</strong> presente ottava indagine Netval hanno preso parte 57 università che rappresentano, sul totale<br />

nazionale, l’88,7% degli studenti universitari ed il 91,3% dei docenti di ruolo. Quasi tutte le università<br />

rispondenti sono università che hanno sia facoltà scientifico-tecnologiche (S&T) che facoltà<br />

economico-sociali; solo il restante 8,8% è rappresentato da atenei con sole facoltà tecniche (par. 2.1).<br />

Di seguito vengono presentati in forma sintetica alcuni degli argomenti che verranno sviluppati nel<br />

rapporto. In parte si tratta di considerazioni già presentate in rapporti precedenti, che vengono qui<br />

esposte per completezza soprattutto a beneficio di chi leggesse un rapporto Netval per <strong>la</strong> prima<br />

volta, mentre altre considerazioni sono invece il frutto di e<strong>la</strong>borazioni effettuate nel<strong>la</strong> presente<br />

indagine e che emergono quindi come elementi di novità, sia positiva che negativa, rispetto a<br />

rapporti precedenti.<br />

Vengono in partico<strong>la</strong>re presentate considerazioni basate su evidenze quantitative, pur nel<strong>la</strong><br />

consapevolezza che gli UTT svolgono importanti attività di networking, di supporto, ecc., che<br />

difficilmente riescono ad essere quantificate con <strong>la</strong> stessa precisione con <strong>la</strong> quale si possono invece<br />

contare gli addetti, i brevetti, le licenze e le imprese spin-off.<br />

1.1. Consistenza e ruolo degli UTT<br />

Lo svolgimento di attività di TT con una organizzazione specifica da parte <strong>del</strong>le università italiane<br />

rappresenta un fatto piuttosto recente. I primi UTT in Italia (par. 2.2) sono stati costituiti nel<strong>la</strong><br />

seconda metà degli anni Novanta, ma è a partire dal 2000 che il fenomeno ha iniziato a presentare<br />

una consistenza rilevante. Tra il 2001 e il 2008 sono stati creati ben 53 UTT, pari al 91,4% <strong>del</strong> numero<br />

totale di UTT (n=58) ad oggi presenti presso le università italiane. Nel corso di tutte le edizioni<br />

<strong>del</strong>l'indagine si è riscontrata una tendenza generalizzata verso <strong>la</strong> creazione di UTT interni<br />

all'università di appartenenza (fattispecie che al 31 dicembre 2009 interessa il 96,1% <strong>del</strong>le università<br />

italiane; par. 2.6). Inoltre, nel<strong>la</strong> maggioranza dei casi (88,2%) gli UTT offrono i propri servizi ad<br />

un’unica università par. 2.2). Nel 2009, il 57,9% rispondenti degli atenei possiede o partecipa ad un<br />

parco scientifico, mentre nel 47,4% dei casi si rileva <strong>la</strong> partecipazione ad un incubatore di impresa<br />

(par. 2.3). In generale, è possibile osservare come tali valori siano progressivamente aumentati negli<br />

anni considerati ai fini <strong>del</strong>l’analisi. L’importo medio <strong>del</strong> budget annuale <strong>del</strong>le università (par. 2.4) nel<br />

2009 è pari a circa 241 milioni di Euro ed appare in crescita nel periodo considerato. Per le università<br />

‘top 5’, l’importo medio annuale assume livelli significativamente maggiori (pari a circa 738 milioni di<br />

Euro), esibendo un trend di progressiva crescita nell’intero periodo oggetto di analisi (+25,2% rispetto<br />

al 2004 e +4% rispetto al 2008). Re<strong>la</strong>tivamente ai fondi per <strong>la</strong> ricerca scientifica e tecnologica (par.<br />

2.5), nel 2009 essi ammontano in media a circa 24 milioni di Euro per ateneo, con un lieve calo<br />

rispetto all’anno precedente, dopo aumenti costanti rilevati a partire dal 2004. Se si considerano le<br />

università ‘top 5’, che dispongono di fondi per <strong>la</strong> ricerca di importo medio estremamente elevato<br />

(pari a circa 82 milioni di Euro per ateneo), il calo rispetto al 2008 è ancora più marcato. Per quanto<br />

23


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

riguarda <strong>la</strong> provenienza dei fondi per <strong>la</strong> ricerca (par. 2.5), i contratti di R&C e servizi tecnici finanziati<br />

da terzi (pari al 24,8% nel 2009) registrano nel periodo in esame un progressivo aumento <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

propria incidenza sul totale <strong>del</strong>le fonti finanziarie, fino a superare il peso esercitato dai fondi<br />

provenienti dal governo centrale (22,4%), che hanno esibito un calo specu<strong>la</strong>re. Sostanzialmente stabili<br />

nell’intero periodo appaiono le quote percentuali rivestite dai fondi propri <strong>del</strong>le università (19%) e dai<br />

fondi provenienti dall’Unione Europea (UE; 10%). La quinta fonte in ordine di importanza (9,8%) è<br />

rappresentata dal<strong>la</strong> regione di localizzazione <strong>del</strong>l’ateneo e dagli altri enti locali, progressivamente più<br />

coinvolti nel<strong>la</strong> politica <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca <strong>del</strong>le università.<br />

In re<strong>la</strong>zione agli obiettivi istituzionali degli UTT (par. 2.6) quello di gestire in modo appropriato i<br />

risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca da un punto di vista sia legale che commerciale è diventato nel corso <strong>del</strong>l’ultimo<br />

quadriennio l’obiettivo più importante, seguito a poca distanza dal<strong>la</strong> possibilità di generare risorse<br />

aggiuntive per l’università e i suoi dipartimenti. La possibilità di generare ricadute sull’economia<br />

regionale rappresenta un altro obiettivo perseguito con costanza dagli UTT <strong>del</strong>le università,<br />

rivestendo un’importanza superiore rispetto al<strong>la</strong> generazione di ricadute sull’economia nazionale.<br />

Infine, l’eventualità di generare ricavi per il personale accademico ha mantenuto una rilevanza<br />

contenuta nel periodo considerato.<br />

Per quel che riguarda le diverse funzioni svolte dagli UTT (par. 2.6) nel 2009 emerge come <strong>la</strong><br />

gestione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI rappresenti <strong>la</strong> funzione principale degli UTT (94,1%), seguita a breve distanza dal<br />

supporto al<strong>la</strong> creazione di imprese spin-off (92,2%) e <strong>del</strong>le attività di licensing (76,5%). Incidenze<br />

percentuali minori, seppur significative, sono rivestite dal<strong>la</strong> gestione dei contratti di ricerca e<br />

col<strong>la</strong>borazione con l’industria (45,1%) e dei contratti di ricerca e consulenza (41,2%). Lo sviluppo<br />

professionale continuo (27,5%), <strong>la</strong> gestione di parchi scientifici e/o incubatori (25,5%), <strong>la</strong> fornitura di<br />

servizi tecnici (23,5%) e <strong>la</strong> gestione dei fondi per <strong>la</strong> ricerca (23,5%) costituiscono funzioni svolte dagli<br />

UTT con minor frequenza, mentre <strong>la</strong> gestione di fondi di seed capital (9,8%) rappresenta una funzione<br />

marginale.<br />

1.2. Il personale degli UTT<br />

Nel 2009 presso gli UTT italiani risultano complessivamente impiegate circa 187 unità di personale<br />

universitario equivalente a tempo pieno (ETP), per un <strong>valore</strong> medio pari a 3,7 unità (par. 3.1).<br />

Nell’arco di tempo considerato (2004-2009) si assiste – dopo un primo triennio di sostanziale stabilità<br />

<strong>del</strong> numero medio di unità di personale impiegate negli UTT (negli anni 2004-2006 infatti il numero<br />

medio di addetti ETP risulta pari a circa 3 unità di personale) – ad un incremento nei livelli di staff<br />

mediamente impegnati nelle attività di TT, occorso nel 2007 (+14,1% rispetto al 2006), per poi ca<strong>la</strong>re<br />

a 3,7 unità, dopo un picco raggiunto nel corso <strong>del</strong> 2008, anno in cui ciascun UTT contava in media 4<br />

addetti ETP. Nel 2009, presso le università ‘top 5’ risultano impiegate - in media - circa 9 unità di<br />

personale per UTT, oltre il doppio <strong>del</strong>lo staff mediamente impiegato presso gli UTT <strong>del</strong><strong>la</strong> totalità dei<br />

rispondenti.<br />

24


1. Executive Summary<br />

Considerando il rapporto tra lo staff degli UTT ed il personale docente impiegato presso gli atenei in<br />

discipline scientifico-tecnologiche (S&T), si rileva nel 2009 <strong>la</strong> presenza di 5,8 addetti ETP ogni mille<br />

docenti in discipline S&T di ruolo presso le università rispondenti (par. 3.1). Considerando<br />

l’evoluzione di tale indicatore nel tempo, si nota un sensibile incremento di tale ratio nel periodo<br />

2004-2008, quinquennio in cui l’indicatore in paro<strong>la</strong> passa dalle 4,3 unità di staff <strong>del</strong>l’UTT per migliaio<br />

di docenti in discipline S&T che si contavano mediamente nel 2004 a 6 addetti per migliaio di docenti<br />

nel 2008 (+39,5% rispetto al 2004). Nel corso <strong>del</strong>l’ultimo anno, invece, il ratio considerato ha subito<br />

un lieve decremento (-3,3% rispetto al 2008). Tale contrazione è attribuibile al<strong>la</strong> riduzione<br />

nell’organico degli UTT (-9,6% rispetto al 2008), <strong>la</strong> quale risulta più intensa rispetto al calo che ha<br />

interessato il personale docente in discipline scientifico-tecnologiche nel medesimo arco temporale<br />

(-6,8% rispetto al 2008).<br />

1.3. Domande di brevetti<br />

Nel 2009 le università che hanno partecipato al rapporto Netval hanno presentato 243 domande di<br />

priorità (+92,9% rispetto al 2004, ma -10% rispetto al 2008), per una media di 5 domande per ateneo<br />

(par. 4.2). In partico<strong>la</strong>re, l’81,1% <strong>del</strong> numero totale di domande è stato depositato in Italia, un<br />

ulteriore 9,1% in Europa, il 7,8% negli USA ed il residuo 2,1% in altri Paesi. Riguardo alle università<br />

‘top 5’, il numero complessivo di depositi nel 2009 è pari a 99 (con un’incidenza sul numero totale di<br />

domande depositate dal<strong>la</strong> generalità dei rispondenti pari al 40,7%), per una media di circa 20<br />

depositi per UTT (evidenziando un incremento percentuale <strong>del</strong> 50% rispetto al 2004 ed una<br />

sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente). Il calo di numero di domande di priorità desta<br />

sicuramente preoccupazione, anche se è lecito pensare che in parte sia imputabile ad una maggiore<br />

capacità di selezione da parte degli UTT.<br />

1.4. Brevetti concessi<br />

Con riferimento ai brevetti effettivamente concessi (par. 4.5), nel 2009 sono stati complessivamente<br />

ottenuti 277 brevetti (+269,3% rispetto al 2004 e +138,8% rispetto al 2008), con una media per<br />

ateneo pari a 5,5 brevetti per università (+247,2% rispetto al 2004 e +143,6% rispetto al 2008). Il<br />

numero dei brevetti concessi alle università ‘top 5’ nel 2009 è pari a 137, per una media di 27,4<br />

concessioni per UTT (+242,5% rispetto al 2004 e +140,4% rispetto al 2008). Con riferimento agli uffici<br />

brevettuali di competenza, i brevetti nazionali rivestono nell’intero periodo d’indagine un peso<br />

re<strong>la</strong>tivo significativamente maggiore rispetto a quelli internazionali, risultando pari a ben il 77,4% <strong>del</strong><br />

numero totale di concessioni registrate nel 2009, contro il 15,3% rappresentato dai brevetti europei<br />

ed il 7,3% rivestito dai brevetti statunitensi. A differenza <strong>del</strong>le domande di priorità, che sono ca<strong>la</strong>te, i<br />

brevetti effettivamente concessi risultano quindi in aumento, essendo il frutto di attività svolte negli<br />

anni precedenti.<br />

25


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

1.5. Brevetti in portafoglio<br />

Al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong> 2009, il numero di brevetti detenuti in portafoglio 5 (par. 4.6) dalle università italiane<br />

ammonta complessivamente a 2.541 unità (+113,7% rispetto al 2005 e +17,6% rispetto al 2008), per<br />

una media di 52,9 titoli attivi (+123,4% rispetto al 2005 e +24,9% rispetto al 2008), evidenziando un<br />

trend di progressiva crescita nell’arco di tempo in esame, che interessa anche le università ‘top 5’.<br />

Nel 2009, infatti, le 5 università più ‘performanti’ contano nel proprio portafoglio 1.091 brevetti attivi<br />

(pari al 42,9% <strong>del</strong> volume titoli attivi re<strong>la</strong>tivo all’intero campione), per una media di 218,2 titoli per<br />

ateneo (+105,1% rispetto al 2005 e +8,2% rispetto al 2008). Con riferimento al<strong>la</strong> composizione dei<br />

brevetti attivi al 31.12.2009 in base all’ufficio brevettuale di competenza, sono i brevetti italiani a<br />

rivestire l’incidenza maggiore, sia per il campione nel suo complesso (54,1%), che per le università<br />

‘top 5’ (51,1%).<br />

1.6. Spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI<br />

La spesa sostenuta per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI 6 (par. 4.7) nel 2009 ammonta complessivamente a<br />

poco più di 2,3 milioni di Euro (+77,3% rispetto al 2004 e -3,8% rispetto al 2008), per un importo<br />

medio pari a circa 55 mi<strong>la</strong> Euro per università (+73,1% rispetto al 2004 e +10% rispetto al 2008). La<br />

spesa affrontata dalle università ‘top 5’ nel 2009 ammonta complessivamente a circa 950 mi<strong>la</strong> Euro,<br />

pari – in media – a circa 190 mi<strong>la</strong> Euro per UTT. Nel 2009 il costo per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI<br />

mediamente associato a ciascun titolo attivo in portafoglio a fine anno (par. 4.7) risulta pari a 887<br />

Euro, evidenziando un trend di spesa decrescente nell’intero periodo considerato (-19,2% rispetto al<br />

2008 e -41,8% rispetto al 2005). La quota media a carico dei licenziatari è stata pari al 21,2% nel<br />

2009, mostrandosi in aumento rispetto ai valori medi rilevati nel corso <strong>del</strong>le precedenti edizioni<br />

<strong>del</strong>l’indagine.<br />

1.7. Contratti di licenza<br />

Nel 2009 sono stati complessivamente stipu<strong>la</strong>ti 65 contratti di licenza e/o opzione (par. 5.1), per una<br />

media di 1,5 accordi per ateneo. Tali performance risultano in calo (-23,7%) rispetto al<strong>la</strong> sostanziale<br />

stabilità osservata nel triennio precedente (triennio negli anni 2006-2008, il numero medio di accordi<br />

conclusi annualmente è stato infatti pari a 1,9 contratti per ateneo).<br />

5 Il volume dei brevetti attivi complessivamente presenti in portafoglio è rappresentato dall’insieme <strong>del</strong>le<br />

domande in attesa di concessione e dei brevetti concessi di tito<strong>la</strong>rità/co-tito<strong>la</strong>rità <strong>del</strong>l’università al 31 dicembre<br />

di ciascun anno. Tale grandezza include dunque il totale dei titoli attivi, decurtato dei casi di dismissione,<br />

cessione e vendita.<br />

6 Inclusiva <strong>del</strong>le spese legali, dei costi di brevettazione e <strong>del</strong>le consulenze.<br />

26


1. Executive Summary<br />

Le evidenze re<strong>la</strong>tive alle università ‘top 5’ mostrano che nel 2009 il numero complessivo di accordi<br />

conclusi ammonta a 42 (con una incidenza pari al 64,6% sui risultati re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> generalità <strong>del</strong><br />

campione), pari – in media – a 8,4 contratti per ateneo (performance pressoché raddoppiata rispetto<br />

al 2004, ma che tuttavia registra un decremento <strong>del</strong> 14,3% rispetto al 2008). Si registra quindi un calo<br />

<strong>del</strong> numero di contratti di licenza conclusi sia per le università ‘top 5’ che per il resto dei rispondenti.<br />

Con riferimento al<strong>la</strong> provenienza geografica dei partner industriali (par. 5.1) dei contratti di licenza<br />

e/o opzione conclusi nel 2009, gli atenei hanno stipu<strong>la</strong>to accordi quasi esclusivamente con imprese<br />

italiane (95,4%, in costante crescita nel periodo considerato) ed in minor misura con imprese<br />

straniere (per il residuo 4,6%), localizzate sia in Paesi europei (1,5%) che extra-europei (3,1%).<br />

Re<strong>la</strong>tivamente al numero di contratti di licenza e/o opzione attivi nel portafoglio (par. 5.3) al 31<br />

dicembre 2009, si contano complessivamente 284 accordi (+155,9% rispetto al 2004 e +11,8%<br />

rispetto al 2008), pari in media a 6,5 contratti in portafoglio per ateneo rispondente (+132,1%<br />

rispetto al 2004 e +20,4% rispetto al 2008). Per quanto attiene le università ‘top 5’, il portafoglio<br />

contratti include 160 accordi attivi (per un’incidenza <strong>del</strong> 56,3% sui risultati re<strong>la</strong>tivi all’intero<br />

campione), pari – in media – a ben 32 licenze e/o opzioni per UTT (+131,9% rispetto al 2004 e +16,8%<br />

rispetto al 2008).<br />

Le entrate derivanti dai contratti di licenza e/o opzione attivi al 31 dicembre 2009 (par. 5.5)<br />

ammontano complessivamente a oltre 1,4 milioni di Euro (-9,1% rispetto al 2004 e +11,5% rispetto al<br />

2008), per un <strong>valore</strong> medio pari a 33,1 mi<strong>la</strong> Euro (-9% rispetto al 2004 e -3,7% rispetto al 2008). I<br />

ritorni economici registrati dalle università ‘top 5’ assumono importi annuali significativamente<br />

maggiori rispetto alle performance <strong>del</strong><strong>la</strong> generalità <strong>del</strong> campione: l’ammontare complessivo dei<br />

ritorni economici da contratti attivi al 31 dicembre 2009 è pari a circa 1,3 milioni di Euro (con una<br />

incidenza elevatissima, superiore all’89%, sui risultati re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> generalità dei rispondenti), pari - in<br />

media - a circa 260 mi<strong>la</strong> Euro per UTT (+5,9% rispetto al 2004 e +19% rispetto al 2008). Le<br />

performance medie assumono valori più elevati includendo nell’analisi le sole università rispondenti<br />

che esibiscano nell’anno considerato un portafoglio licenze/opzioni attive non nullo (par. 5.5). Nel<br />

2009, il loro ammontare medio è infatti pari a 50,2 mi<strong>la</strong> Euro per UTT (-40,5% rispetto al 2004 e<br />

+22,4% rispetto al 2008), contro i 33,1 mi<strong>la</strong> Euro rilevati in media per l’intero campione.<br />

27


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

1.8. Le imprese spin-off<br />

Circa l’85% <strong>del</strong>le 873 imprese spin-off (par. 6.2) ad oggi da noi rilevate 7 e attive nel territorio<br />

nazionale è stato infatti costituito nel corso <strong>del</strong>l’ultimo decennio. In partico<strong>la</strong>re, nel 2009 sono state<br />

costituite 75 unità 8 (pari all’8,6% <strong>del</strong> numero complessivo di imprese spin-off ad oggi identificate nel<br />

nostro Paese). Il tasso di sopravvivenza è partico<strong>la</strong>rmente elevato.<br />

Il fenomeno è tuttora concentrato e consolidato principalmente al Centro-Nord, ma in recente<br />

espansione anche al Sud e nelle Isole: oltre il 50% <strong>del</strong>le spin-off identificate è localizzato nell’Italia<br />

Settentrionale, il Centro ne ospita il 26,9%, mentre nel<strong>la</strong> parte meridionale ed insu<strong>la</strong>re <strong>del</strong> Paese<br />

risiede il residuo 22,5%. Le considerazioni sopra esposte appaiono supportate anche dall’analisi <strong>del</strong>le<br />

regioni di localizzazione (par. 6.2) <strong>del</strong>le imprese spin-off attive al 31 dicembre 2009: è infatti l’Emilia<br />

Romagna <strong>la</strong> regione che ospita il maggior numero di spin-off (13,6%). Livelli di concentrazione minori,<br />

seppure elevati, si registrano in Lombardia (11,5%), Toscana (10,2%), Piemonte (9,6%), Lazio (6,8%) e<br />

Friuli Venezia Giulia (6,1%).<br />

Re<strong>la</strong>tivamente ai settori di attività (par. 6.2) <strong>del</strong>le spin-off attive in Italia al 31 dicembre 2009, circa<br />

un terzo di tali imprese (il 32,8% per <strong>la</strong> precisione) è attivo nel campo <strong>del</strong>le ICT, che costituisce il<br />

settore più popo<strong>la</strong>to, sebbene il peso re<strong>la</strong>tivo sia progressivamente diminuito nel tempo e siano<br />

cresciute le imprese attive nei comparti energia e ambiente (attualmente il secondo settore più<br />

rappresentato, con un’incidenza <strong>del</strong> 16,2% sul totale) e <strong>del</strong>le life sciences (15%, in costante<br />

aumento). Seguono i comparti <strong>del</strong>l’elettronica (9,3%), dei servizi per l’innovazione (7,4%) e <strong>del</strong><br />

biomedicale (7,3%), mentre si rilevano quote più modeste per l’automazione industriale (5,2%), il<br />

settore <strong>del</strong>le nanotecnologie e dei nuovi materiali (3,4%), <strong>del</strong><strong>la</strong> conservazione dei beni culturali<br />

(1,6%) ed - infine - <strong>del</strong>l’aerospaziale (0,7%).<br />

Re<strong>la</strong>tivamente alle università e/o altro EPR di origine (par. 6.2), è sostanzialmente nelle regioni più<br />

popo<strong>la</strong>te in termini di spin-off che risultano localizzati le università e gli altri EPR più dinamici in<br />

termini di numero di imprese generate. Sono evidenti i casi di università che hanno puntato molto<br />

sulle imprese spin-off, in tempi diversi, come il Politecnico di Torino (le cui spin-off rappresentano il<br />

6,91% <strong>del</strong> totale nazionale), le Università di Bologna (4,8), Perugia (4%), Padova (4%), Udine (3,8%) e<br />

Cagliari (3,7%), <strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant’Anna di Pisa (3,2%), l’Università di Mi<strong>la</strong>no (3,2%), il<br />

Politecnico di Mi<strong>la</strong>no (3,1%), l’Università di Pisa (2,9%), <strong>del</strong><strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria (2,9%) e l’Università Politecnica<br />

<strong>del</strong>le Marche (2,9%). Il caso <strong>del</strong>l’INFM-CNR (che complessivamente incide per il 9,5% sul numero<br />

totale di imprese spin-off ad oggi rilevabili nel contesto italiano) è forse diverso da quello <strong>del</strong>le<br />

7 Non solo quelle provenienti dagli atenei che hanno preso parte all’indagine, bensì <strong>la</strong> generalità <strong>del</strong>le imprese<br />

spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica in Italia, gemmate sia dalle università che da altri Enti Pubblici di Ricerca (EPR).<br />

8 Il dato re<strong>la</strong>tivo al 2009 è da considerarsi <strong>la</strong>rgamente provvisorio e destinato ad aumentare, poiché <strong>la</strong> visibilità<br />

di queste imprese spesso diventa effettiva alcuni mesi dopo <strong>la</strong> costituzione formale.<br />

28


1. Executive Summary<br />

università, e rappresentativo di una specifica azione strategica e innovativa per <strong>la</strong> promozione di<br />

questo tipo di imprese, <strong>la</strong>nciata in forma originale e in tempi in cui il fenomeno <strong>del</strong>le imprese spin-off<br />

non era ancora così popo<strong>la</strong>re. Con riferimento alle evidenze re<strong>la</strong>tive alle università ‘top 5’, da queste<br />

ultime sono state ad oggi gemmate complessivamente 220 imprese spin-off (con un’incidenza pari al<br />

25,2% sul totale nazionale), pari – in media – ad un portafoglio di 44 imprese attive per EPR di<br />

origine.<br />

Il trend <strong>del</strong> fatturato (par. 6.4) nel periodo 2006-2008 evidenzia una crescita dei ricavi medi prodotti<br />

pari a +23,8%. L’andamento <strong>del</strong> fatturato appare corre<strong>la</strong>to con l’età <strong>del</strong>l’azienda spin-off: le imprese<br />

mostrano, infatti, una crescita consistente nei primi anni di vita (pur partendo da fatturati iniziali<br />

molto bassi) che tende a ridursi dopo <strong>la</strong> fase di start-up. Quando e se le imprese superano questo<br />

periodo di re<strong>la</strong>tiva stabilità, attraverso investimenti e sviluppo di prodotti, si mostrano in grado di<br />

crescere in modo consistente.<br />

Il mercato geografico di riferimento (par. 6.7) è prevalentemente localizzato in Italia, dove viene<br />

realizzato quasi il 90% <strong>del</strong> fatturato. La quota rimanente si distribuisce tra un 7% che deriva da<br />

scambi commerciali nei Paesi <strong>del</strong>l’UE ed un residuale 3,6% prodotto nei Paesi extra-UE. La capacità di<br />

estensione commerciale di tali imprese dunque appare non ancora completamente espressa, come<br />

sembrerebbe altresì suggerire <strong>la</strong> quota media di fatturato derivante da esportazioni (pari al 10% nel<br />

2008), nonché il fatto che ammontino a poco meno <strong>del</strong> 30% le imprese con una quota positiva di<br />

fatturato derivante da scambi commerciali con l’estero. Sono inoltre 16 (ovvero il 6,4%) le aziende<br />

che hanno una percentuale di fatturato derivante dall’export superiore al 50%.<br />

L’esplorazione <strong>del</strong>le potenzialità tecnologico-produttive <strong>del</strong>le aziende suggerisce che si tratta di<br />

realtà dotate di una buona capacità di sviluppo <strong>del</strong><strong>la</strong> tecnologia (par. 6.7): <strong>la</strong> quota di esse che<br />

possiede un prodotto o servizio pronto per essere commercializzato o addirittura standardizzato<br />

passa dal 20% al momento <strong>del</strong><strong>la</strong> costituzione <strong>del</strong>l’impresa all’80% al<strong>la</strong> data odierna. Lo sviluppo di<br />

tale offerta high-tech consiste nell’industrializzazione di tecnologie spesso molto complesse e<br />

sofisticate e - tenuto conto <strong>del</strong><strong>la</strong> età re<strong>la</strong>tivamente giovane di queste imprese - si realizza in un<br />

tempo medio non superiore ai 5 anni. La disponibilità in tempi re<strong>la</strong>tivamente brevi di un prodotto o<br />

servizio pronto per il mercato consente alle imprese di incrementare rapidamente <strong>la</strong> quota di<br />

fatturato derivante dal<strong>la</strong> vendita di prodotti, percentuale che passa dal <strong>valore</strong> medio <strong>del</strong> 17,4% al<strong>la</strong><br />

costituzione al 24,2% attuale, con paralle<strong>la</strong> contrazione <strong>del</strong><strong>la</strong> quota di servizi/consulenze.<br />

Un approfondimento su un panel di imprese con fatturato superiore al milione di Euro (inclusivo<br />

<strong>del</strong>le 17 imprese <strong>del</strong> campione di dimensioni maggiori; par. 6.9) evidenzia alcune caratteristiche<br />

distintive rispetto al<strong>la</strong> generalità <strong>del</strong>le spin-off analizzate: (i) una attività di export decisamente più<br />

consistente; (ii) <strong>la</strong> più frequente disponibilità di uno specifico prodotto/servizio commercializzato e<br />

soprattutto, (iii) <strong>la</strong> maggiore specializzazione su un mercato di nicchia; una maggiore importanza<br />

attribuita (iv) agli investimenti nello sviluppo commerciale e (v) al<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con un partner<br />

industriale per <strong>la</strong> crescita aziendale.<br />

29


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

1.9. Benchmark internazionale<br />

Si è infine proceduto a mettere a confronto i risultati re<strong>la</strong>tivi alle perfomance ottenute dagli UTT<br />

italiani che hanno partecipato all’indagine Netval ed analoghi risultati rilevabili nell’ambito di indagini<br />

sulle attività di valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica svolte in ambito internazionale.<br />

Dal confronto tra le performance rilevate da varie indagini nazionali condotte in ambito europeo a<br />

livello di singoli Paesi (Italia, Spagna, Danimarca, Ir<strong>la</strong>nda, Regno Unito e Francia; par. 8.1.1), gli UTT<br />

italiani risultano essere - insieme agli ir<strong>la</strong>ndesi - i più “giovani” rispetto agli altri contesti nazionali<br />

considerati. Per quanto attiene il numero medio di addetti ETP impiegati presso gli UTT nel corso <strong>del</strong><br />

2009, si rilevano per gli atenei italiani e ir<strong>la</strong>ndesi dimensioni medie contenute, lievemente inferiori<br />

rispetto alle evidenze danesi, mentre gli UTT spagnoli presentano dimensioni significativamente<br />

maggiori. Passando a considerare i risultati <strong>del</strong>le procedure <strong>del</strong> canale invenzione-brevettazionelicensing,<br />

re<strong>la</strong>tivamente al numero di domande di priorità e di concessioni, nonché al<strong>la</strong> consistenza<br />

<strong>del</strong> portafoglio brevetti attivi, si nota come gli UTT italiani – sebbene caratterizzati da età e<br />

dimensioni mediamente minori rispetto a quanto rilevato per gli altri contesti nazionali inclusi<br />

nell’analisi – abbiano registrato nel 2009 performance medie incoraggianti, che non si discostano<br />

significativamente rispetto a quelli ottenuti da analoghi uffici esteri (che abbiamo visto essere<br />

mediamente più esperti e strutturati dal punto di vista <strong>del</strong>le risorse umane impiegate), soprattutto<br />

con riferimento agli UTT localizzati in Spagna, Ir<strong>la</strong>nda, Danimarca e Francia. Gli aspetti in cui i risultati<br />

medi italiani evidenziano margini di miglioramento rispetto ai colleghi europei sono rappresentati dal<br />

numero di licenze concluse nell’anno e dal<strong>la</strong> capacità di generare ritorni da licenze attive in<br />

portafoglio. Infine, riguardo al numero medio di imprese spin-off costituite nel 2009, le performance<br />

degli atenei italiani sono sostanzialmente allineate - salvo fisiologiche variazioni osservabili fra un<br />

contesto nazionale ed un altro - rispetto a quelle registrate dagli altri Paesi europei inclusi nell’analisi.<br />

Passando a considerare le evidenze re<strong>la</strong>tive alle indagini multinazionali condotte a livello europeo<br />

(ProTon Europe, ASTP e CEMI-EPFL; par. 8.1.2), i rispondenti alle indagini ASTP e CEMI-EPFL risultano<br />

mediamente più giovani, ma anche più strutturati dal punto di vista <strong>del</strong>le risorse umane dedicate alle<br />

attività di TT rispetto ai rispondenti all’indagine ProTon. Per quanto attiene le attività di<br />

identificazione <strong>del</strong>le invenzioni e le procedure di brevettazione, le evidenze ottenute da ASTP nel<br />

2008 presentano risultati mediamente superiori rispetto a quanto rilevato da ProTon Europe nel<br />

2009. Con riferimento alle attività di licensing poste in essere dagli UTT europei, i risultati<br />

<strong>del</strong>l’indagine condotta da ProTon Europe esibiscono i valori medi più elevati re<strong>la</strong>tivamente al numero<br />

di licenze e opzioni annualmente concluse, mentre raggiungono livelli più contenuti rispetto alle<br />

evidenze fornite dall’indagine ASTP riguardo gli importi medi annualmente generati dalle attività di<br />

licensing. Infine, riguardo al numero medio di imprese spin-off annualmente costituite, le evidenze<br />

fornite dall’indagine condotta da ProTon Europe mostrano valori mediamente inferiori rispetto ai<br />

risultati re<strong>la</strong>tivi alle indagini ASTP e CEMI-EPFL.<br />

Gli UTT statunitensi (par. 8.2.1), che stanno attualmente sperimentando una fase di maturità nelle<br />

attività di TT, sembrano avere ormai raggiunto il proprio dimensionamento medio ottimale,<br />

30


1. Executive Summary<br />

tendenzialmente stabile nel corso degli ultimi anni e sostanzialmente in linea rispetto alle evidenze<br />

europee. Si tratta tuttavia di una maturità fruttuosa (e ancora ben lontana dal raggiungimento di<br />

livelli di saturazione), in quanto caratterizzata da performance significativamente elevate nelle varie<br />

attività di valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica. È in partico<strong>la</strong>re nei livelli considerevoli di output<br />

raggiunti con riferimento al canale invenzione-brevettazione-licensing che si osserva con maggiore<br />

incisività il portato <strong>del</strong>l’expertise maturata dagli UTT statunitensi. Soprattutto con riferimento agli<br />

importi <strong>del</strong>le royalties, giova tuttavia sottolineare come l’elevato gap proporzionale osservabile tra i<br />

valori mediamente rilevati in ambito europeo e le performance statunitensi, se in parte è da<br />

ascrivere ad una esperienza maggiormente consolidata da parte di questi ultimi nelle attività di<br />

valorizzazione, in parte è anche da attribuire ad una diversa ratio che guida le attività di TT nei due<br />

diversi contesti geografici. Se infatti <strong>la</strong> generazione di appropriati ritorni economici per l’università ed<br />

i suoi dipartimenti rappresenta uno dei principali obiettivi istituzionali che guida le attività di<br />

valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica da parte degli atenei americani, negli atenei europei esiste una<br />

maggiore tendenza a favorire il trasferimento sul mercato <strong>del</strong> maggior numero possibile di invenzioni<br />

generate in ambito accademico, attraverso i principali canali <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione: brevetti, licenze e<br />

spin-off. Re<strong>la</strong>tivamente alle imprese spin-off, i risultati mediamente registrati dalle università<br />

statunitensi appaiono - sostanzialmente allineati rispetto alle evidenze europee.<br />

Le considerazioni sopra esposte circa l’obiettivo di massimizzazione <strong>del</strong>le revenues generate dalle<br />

attività di licensing sono valide anche con riferimento al Canada 9 (par. 8.2.2), Paese in cui le attività di<br />

TT presentano un’origine più recente rispetto agli Stati Uniti, sostanzialmente in linea rispetto a<br />

quanto osservato nel contesto europeo. Allineati rispetto alle evidenze europee e statunitensi<br />

appare altresì <strong>la</strong> dimensione media degli UTT in termini di risorse umane impiegate. Con riferimento<br />

agli indicatori medi di performance re<strong>la</strong>tivi alle attività di invenzione-brevettazione-licensing nel<br />

2009, ad eccezione <strong>del</strong> numero annuale di grants registrati, il <strong>valore</strong> di tutti gli altri indicatori re<strong>la</strong>tivi<br />

alle attività di brevettazione e di licensing - seppure ancora lontano rispetto alle performance<br />

statunitensi - appare sensibilmente superiore rispetto a quanto osservato per gli UTT europei. Infine,<br />

con riferimento al numero di nuove imprese spin-off create nell’anno, le università canadesi<br />

sostanzialmente allineate rispetto agli atenei europei e statunitensi.<br />

Per quanto riguarda <strong>la</strong> Repubblica Popo<strong>la</strong>re Cinese (par. 8.3.1), a fronte di una dimensione media<br />

lievemente inferiore rispetto a quanto registrato mediamente nel Nord America ed in Europa, i<br />

volumi medi <strong>del</strong>le attività connesse alle procedure di brevettazione appaiono significativamente più<br />

elevati rispetto agli standard europei e – con riferimento al numero annuale di grants –<br />

tendenzialmente in linea rispetto ai risultati statunitensi. Molto al di sopra dei risultati osservati in<br />

Europa e Nord America risulta <strong>la</strong> consistenza media <strong>del</strong> portafoglio brevetti attivi, sebbene questi<br />

ultimi interessino nel<strong>la</strong> quasi totalità dei casi il Chinese Patent Office. A fronte di un’attività<br />

brevettuale (seppur in ambito nazionale) tanto intensa, il numero medio di contratti di licenza e<br />

opzione stipu<strong>la</strong>ti nel 2008 è molto contenuto, risultando allineato rispetto alle performance italiane e<br />

9 E, come si avrà modo di commentare più avanti nel<strong>la</strong> trattazione, all’Australia.<br />

31


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

francesi. Nel corso <strong>del</strong>l’anno, gli importi medi <strong>del</strong>le entrate derivanti dalle attività di licensing<br />

appaiono più elevati rispetto ai ritorni economici mediamente rilevati dagli UTT italiani e francesi,<br />

sebbene ancora al di sotto rispetto agli standard medi europei, ed - a maggior ragione - nord<br />

americani. Infine, con riferimento al<strong>la</strong> creazione di imprese spin-off, il numero medio di neo-imprese<br />

operanti in settori S&T generate dalle università cinesi nel corso <strong>del</strong> 2006 appare estremamente<br />

consistente rispetto alle evidenze re<strong>la</strong>tive agli altri contesti inclusi nell’analisi, allineandosi ai valori<br />

medi ottenuti in ambito europeo dall’indagine CEMI-EPFL nel 2007. Giova tuttavia sottolineare<br />

l’estrema eterogeneità nelle accezioni di ‘impresa spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica’ adottate in ambito<br />

europeo, americano e asiatico.<br />

Tra i Paesi inclusi nell’esercizio di benchmarking, gli UTT giapponesi (par. 8.3.2) presentano le<br />

dimensioni medie maggiori. L’attività inventiva e brevettuale presenta nel corso <strong>del</strong> 2009 volumi<br />

medi partico<strong>la</strong>rmente significativi (ad eccezione <strong>del</strong><strong>la</strong> consistenza media <strong>del</strong> portafoglio brevetti attivi<br />

al 31 dicembre 2009) superando i valori re<strong>la</strong>tivi al contesto europeo, ma mantenendosi comunque al<br />

di sotto dei livelli osservati per i Paesi <strong>del</strong> Nord America e per <strong>la</strong> Cina. Con riferimento alle attività di<br />

licensing, il numero medio di contratti di licenza e opzione stipu<strong>la</strong>ti dagli atenei giapponesi nel corso<br />

<strong>del</strong> 2009 è partico<strong>la</strong>rmente alto, risultando sostanzialmente allineato rispetto ai volumi medi<br />

osservati per il Regno Unito e gli Stati Uniti. Ad una attività negoziale partico<strong>la</strong>rmente serrata da un<br />

<strong>la</strong>to, si associano tuttavia entrate da licensing abbastanza contenute dall’altro, in linea rispetto alle<br />

evidenze re<strong>la</strong>tive a Italia e Spagna, nel contesto europeo. Per quanto infine attiene <strong>la</strong> creazione di<br />

nuove imprese spin-off, si osservano risultati significativamente alti, simili a quanto rilevato per <strong>la</strong><br />

Cina. Anche in questo caso, valgono le considerazioni espresse trattando le evidenze re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong><br />

Repubblica Popo<strong>la</strong>re Cinese circa le diverse definizioni <strong>del</strong> concetto di ‘impresa spin-off’ adottate in<br />

differenti regioni <strong>del</strong> mondo.<br />

La valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica costituisce un fenomeno recente per le università localizzate<br />

nel<strong>la</strong> Corea <strong>del</strong> Sud (par. 8.3.3), le quali stanno attualmente sperimentando uno stadio <strong>del</strong> proprio<br />

ciclo di vita (dal punto di vista <strong>del</strong>l’esperienza maturata nel campo <strong>del</strong> TT svolto dagli atenei in<br />

maniera organizzata, attraverso <strong>la</strong> formale costituzione di UTT) simile a quanto rilevato per i casi<br />

italiano e ir<strong>la</strong>ndese. Si tratta infatti in entrambi i casi di UTT mediamente giovani e poco strutturati<br />

dal punto di vista <strong>del</strong>le risorse umane. Tuttavia, nonostante l’attraversamento da parte dei tre<br />

contesti nazionali in paro<strong>la</strong> di una fase simile nel proprio ciclo di sviluppo, si rileva come gli indicatori<br />

re<strong>la</strong>tivi alle attività di brevettazione e licensing siano più elevati nel<strong>la</strong> Corea <strong>del</strong> Sud rispetto a quanto<br />

rilevato per Italia e Ir<strong>la</strong>nda, mentre è re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> creazione di imprese spin-off che gli UTT<br />

italiani e ir<strong>la</strong>ndesi appaiono più ‘prolifici’ (seppur con tutte le cautele sopra espresse re<strong>la</strong>tivamente<br />

alle differenti definizioni di ‘impresa spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica’ adottate nelle diverse regioni <strong>del</strong><br />

mondo).<br />

L’ultimo Paese incluso nell’esercizio di benchmarking internazionale tra diverse macro-regioni a<br />

livello mondiale è l’Australia (par. 8.4.1), i cui indicatori di performance appaiono sostanzialmente<br />

allineati rispetto al<strong>la</strong> media europea, con riferimento sia al<strong>la</strong> dimensione degli UTT (in termini di<br />

risorse umane), sia al volume <strong>del</strong>le attività di identificazione <strong>del</strong>le invenzioni, di brevettazione e di<br />

32


1. Executive Summary<br />

stipu<strong>la</strong>zione di contratti di licenza e opzione. Il portafoglio brevetti attivi mediamente detenuto dalle<br />

università australiane al 31 dicembre 2007 risulta invece superiore rispetto alle medie europee, ma<br />

ancora inferiore rispetto al dato cinese. Per quanto attiene le entrate dalle attività di licensing,<br />

l’importo medio - sebbene ancora lontano dal raggiungere i livelli registrati dagli Stati Uniti - è<br />

superiore alle performance osservate nei Paesi europei, <strong>del</strong> Sud Est Asiatico ed in Canada,<br />

soprattutto in considerazione <strong>del</strong> numero abbastanza contenuto di contratti mediamente stipu<strong>la</strong>ti<br />

nell’anno (in linea rispetto alle evidenze mediamente rilevate a livello europeo e nel<strong>la</strong> Corea <strong>del</strong> Sud).<br />

Se dunque con riferimento a tutti gli indicatori di performance presentati finora le evidenze<br />

australiane appaiono simili a quanto osservato mediamente in Europa, re<strong>la</strong>tivamente all’obiettivo di<br />

massimizzazione <strong>del</strong>le revenues da licensing (e all’effettivo conseguimento di concreti risultati in<br />

merito), l’esperienza <strong>del</strong>l’Australia si avvicina maggiormente ai casi rilevati nel<strong>la</strong> regione nord<br />

americana (Canada, ma – soprattutto – Stati Uniti). Infine, il tasso di creazione annuale di nuove<br />

imprese spin-off, partico<strong>la</strong>rmente contenuto, appare simile a quanto rilevato per <strong>la</strong> Corea <strong>del</strong> Sud ed<br />

il Canada, attestandosi a livelli sensibilmente inferiori rispetto alle evidenze presentate con<br />

riferimento a tutti gli altri ambiti nazionali inclusi nell’analisi.<br />

33


2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT)<br />

negli atenei italiani<br />

2. Il ruolo degli Uffici di<br />

Trasferimento Tecnologico (UTT)<br />

negli atenei italiani<br />

2.1. I rispondenti all’indagine 2009<br />

Al<strong>la</strong> presente ottava indagine hanno preso parte 57 università 10 che rappresentano, sul totale<br />

nazionale, il 79,6% degli studenti universitari e l’83,3% dei docenti di ruolo 11 . Rispetto alle precedenti<br />

indagini il numero di università partecipanti è notevolmente cresciuto (+90% rispetto al 2002). Quasi<br />

tutte le università rispondenti all’indagine 2009 (il 91,2%) risultano essere università con più facoltà,<br />

sia scientifico-tecnologiche (S&T) che economico-sociali; il restante 8,8% è rappresentato da atenei<br />

con sole facoltà tecniche.<br />

10 A tal proposito, si ringraziano per aver preso parte al<strong>la</strong> presente indagine (in ordine alfabetico): Libera<br />

Università di Bolzano; Politecnico di Mi<strong>la</strong>no; Politecnico di Torino; Scuo<strong>la</strong> Normale Superiore (Pisa); Scuo<strong>la</strong><br />

Superiore Sant’Anna (Pisa); Seconda Università di Napoli; SISSA (Trieste); Università ‘Ca’ Foscari’ (Venezia);<br />

Università ‘Federico II’ (Napoli); Università ‘La Sapienza’ (Roma); Università ‘Magna Graecia’ (Catanzaro);<br />

Università ‘Tor Vergata’ (Roma); Università ‘Tuscia’ (Viterbo); Università Commerciale ‘Luigi Bocconi’ (Mi<strong>la</strong>no);<br />

Università de L’Aqui<strong>la</strong>; Università <strong>del</strong> Molise; Università <strong>del</strong> Piemonte Orientale ‘Amedeo Avogadro’ (Vercelli);<br />

Università <strong>del</strong> Salento; Università <strong>del</strong> Sannio (Benevento); Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Basilicata; Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria;<br />

Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Valle d’Aosta; Università di Bari; Università di Bergamo; Università di Bologna; Università di<br />

Brescia; Università di Cagliari; Università di Camerino; Università di Cassino; Università di Catania; Università di<br />

Ferrara; Università di Firenze; Università di Foggia; Università di Genova; Università di Macerata; Università di<br />

Messina; Università di Mi<strong>la</strong>no; Università di Mi<strong>la</strong>no-Bicocca; Università di Modena e Reggio Emilia; Università di<br />

Padova; Università di Palermo; Università di Parma; Università di Pavia; Università di Perugia; Università di Pisa;<br />

Università di Roma Tre; Università di Salerno; Università di Sassari; Università di Siena; Università di Teramo;<br />

Università di Torino; Università di Trento; Università di Trieste; Università di Udine; Università di Verona;<br />

Università Politecnica <strong>del</strong>le Marche; Università Telematica ‘Guglielmo Marconi’.<br />

11 Per maggiori dettagli, cfr. tabel<strong>la</strong> B.1 in Appendice (sezione B: ‘Il peso <strong>del</strong>le università rispondenti’).<br />

34


2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani<br />

Si procede in questa sede a descrivere sinteticamente i principali risultati emersi dall’e<strong>la</strong>borazione<br />

dei dati raccolti nel corso <strong>del</strong>le varie edizioni <strong>del</strong>l’indagine Netval, sia re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> generalità<br />

dei rispondenti, sia con riguardo alle università ‘top 5’ (ossia ai cinque atenei che in ciascuna attività<br />

di TT hanno registrato i risultati più significativi su base annuale).<br />

Con riferimento alle evidenze riguardanti il campione nel suo complesso, è opportuno precisare che<br />

non tutte le 57 università che hanno partecipato all’indagine hanno risposto al<strong>la</strong> totalità <strong>del</strong>le<br />

domande 12 : di conseguenza, <strong>la</strong> numerosità <strong>del</strong> campione dei rispondenti può risultare diversa nelle<br />

varie e<strong>la</strong>borazioni statistiche.<br />

2.2. Anno di costituzione degli UTT<br />

Come noto, lo svolgimento di attività di TT con una organizzazione specifica da parte <strong>del</strong>le università<br />

italiane rappresenta un fatto piuttosto recente (figura 2.1). E’ infatti nel<strong>la</strong> seconda metà degli anni<br />

Novanta che sono stati costituiti i primi UTT e tra il 2001 e il 2008 53 università hanno istituito uno<br />

specifico ufficio. Dal 2004 al 2006 sono stati costituiti circa il 50% degli UTT <strong>del</strong>le università italiane.<br />

Nel<strong>la</strong> maggioranza dei casi (88,2%) gli UTT offrono i propri servizi ad un’unica università. Tuttavia,<br />

iniziano ad emergere tentativi, in alcuni casi anche concreti, di organizzazione e coordinamento su<br />

base regionale <strong>del</strong>le attività di valorizzazione.<br />

Figura 2.1 - Anno di costituzione degli UTT (n=58)<br />

12 In partico<strong>la</strong>re, sono state eliminate dal computo <strong>del</strong>le medie le università che - pur avendo risposto nell’anno<br />

in corso o in quelli precedenti al<strong>la</strong> parte anagrafica ed a quel<strong>la</strong> generale <strong>del</strong> questionario - non risultano attive<br />

né con riferimento all’attività di brevettazione, né re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> creazione di imprese spin-off.<br />

35


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

2.3. Parchi scientifici e incubatori<br />

Nel 2009, il 57,9% dei rispondenti (n=57) possiede o partecipa ad un parco scientifico, mentre nel<br />

47,4% dei casi (n=57) si rileva <strong>la</strong> partecipazione ad un incubatore di impresa (figura 2.2). In generale,<br />

è possibile osservare come tali valori siano progressivamente aumentati nei sette anni considerati ai<br />

fini <strong>del</strong>l’analisi 13 .<br />

In partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> partecipazione degli atenei rispondenti ad un incubatore di impresa nel 2009 è<br />

praticamente raddoppiata nel corso <strong>del</strong> periodo in esame, risultando pari al 47,4%, contro il 23,3%<br />

<strong>del</strong> 2003 14 . Anche <strong>la</strong> percentuale di università che partecipano ad un parco scientifico ha registrato<br />

un sensibile incremento, passando dal 44,6% nel 2003 al 57,9% nel 2009. Ed in effetti questo dato<br />

conferma ciò che risulta piuttosto evidente anche dall’interazione con gli UTT, e cioè che sempre più<br />

spesso tali uffici possono contare sul<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con un incubatore o parco universitario, con il<br />

quale col<strong>la</strong>borano quando addirittura non ne sono direttamente responsabili. Allo stesso tempo<br />

questa evoluzione rappresenta anche una possibile difficoltà organizzativa da gestire, dato che il<br />

rapporto tra incubatore universitario e UTT deve comunque essere oggetto di specifiche decisioni<br />

strategiche da parte <strong>del</strong>le università, al fine di evitare sovrapposizioni, incertezze e conflitti.<br />

13 La minore quota percentuale osservabile nel 2009 rispetto al 2008 per quanto concerne <strong>la</strong> partecipazione<br />

<strong>del</strong>l’università a parchi scientifici e tecnologici è da attribuirsi al<strong>la</strong> diversa composizione <strong>del</strong> campione dei<br />

rispondenti in occasione <strong>del</strong>le diverse edizioni <strong>del</strong>l’indagine, piuttosto che a fenomeni di ‘dismissione’ di<br />

politiche poste in atto precedentemente.<br />

14 Vale qui <strong>la</strong> pena citare <strong>la</strong> crescente col<strong>la</strong>borazione tra l’associazione PNI Cube (www.pnicube.it), Associazione<br />

degli Incubatori e <strong>del</strong>le Business P<strong>la</strong>n Competition e Netval, che svolgono attività fortemente complementari<br />

tra loro.<br />

36


2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani<br />

Figura 2.2 - Partecipazione a parchi scientifici ed a incubatori di impresa<br />

(n 2003 =56; n 2004 =65; n 2005 =65; n 2006 =66; n 2007 =65; n 2008 =57; n 2009 =57)<br />

Quota percentuale di università<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

44,6<br />

53,1<br />

52,3<br />

53<br />

53,1<br />

62,5<br />

57,9<br />

23,3<br />

33,8<br />

34,4<br />

38,5<br />

38,5<br />

38,5<br />

47,4<br />

0<br />

Parco scientifico<br />

Incubatore d'impresa<br />

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

2.4. Il budget totale <strong>del</strong>le università<br />

Il budget totale <strong>del</strong>le università (figura 2.3) fornisce una prima idea <strong>del</strong> volume di attività svolte da<br />

parte degli UTT. Con riferimento ai dati re<strong>la</strong>tivi al nostro campione (n=48), l’importo medio <strong>del</strong><br />

budget è pari a circa 241 milioni di Euro nel 2009, in crescita nel periodo considerato.<br />

Considerando le università ‘top 5’, si osserva che l’importo medio assume livelli significativamente<br />

elevati, soprattutto se paragonato al corrispondente <strong>valore</strong> calco<strong>la</strong>to per <strong>la</strong> generalità dei<br />

rispondenti. Nell’arco degli anni 2004-2009 esso infatti si attesta intorno ai 600-750 milioni di Euro in<br />

termini medi (pari a circa il triplo <strong>del</strong> budget mediamente a disposizione <strong>del</strong><strong>la</strong> generalità dei<br />

rispondenti), esibendo un trend di progressiva crescita nell’intero periodo oggetto di analisi. In<br />

partico<strong>la</strong>re, nel 2009 il budget mediamente a disposizione <strong>del</strong>le università ‘top 5’ ammonta a circa<br />

738 milioni di Euro per ateneo rispondente (+25,2% rispetto al 2004 e +4% rispetto al 2008).<br />

37


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Figura 2.3 - Budget medio annuale <strong>del</strong>le università<br />

(n 2004 =51; n 2005 =53; n 2006 =57; n 2007 =59; n 2008 =56; n 2009 =48)<br />

Valori medi (in milioni di Euro)<br />

800<br />

700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

191,0<br />

212,3<br />

189,9<br />

211,2 226,1 241,0<br />

738,3<br />

702,6 710,0<br />

679,4<br />

633,5<br />

589,5<br />

0<br />

Intero campione<br />

Università 'top five'<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

2.5. Fondi per <strong>la</strong> ricerca<br />

Re<strong>la</strong>tivamente ai fondi per <strong>la</strong> ricerca scientifica e tecnologica (figura 2.4), nel 2009 essi ammontano<br />

mediamente a circa 24 milioni di Euro per ateneo, con un lieve calo rispetto all’anno precedente,<br />

dopo aumenti costanti dal 2004 in poi. Se si considerano le università ‘top 5’, che dispongono di fondi<br />

per <strong>la</strong> ricerca di importo medio estremamente elevato, il calo rispetto al 2008 è ancora più marcato.<br />

Nel 2009 infatti il <strong>valore</strong> dei fondi per <strong>la</strong> ricerca mediamente a disposizione <strong>del</strong>le università ‘top 5’<br />

risulta pari a circa 82 milioni di Euro per ateneo, contro i circa 87 <strong>del</strong>l’anno precedente. E’ questo un<br />

primo segnale di preoccupazione che emerge dal presente rapporto: i fondi per <strong>la</strong> ricerca ca<strong>la</strong>no e<br />

molto probabilmente diminuiranno anche, in futuro, i risultati <strong>del</strong>le ricerche realizzate.<br />

38


2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani<br />

Figura 2.4 - Importo medio dei fondi per <strong>la</strong> ricerca <strong>del</strong>le università<br />

(n 2004 =51; n 2005 =52; n 2006 =58; n 2007 =58; n 2008 =53; n 2009 =45)<br />

Valori medi (in milioni di Euro)<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

15,4<br />

15,0<br />

18,8<br />

20,0<br />

24,0<br />

23,7<br />

46,6<br />

52,4<br />

76,7<br />

78,3<br />

87,3<br />

81,7<br />

10<br />

0<br />

Intero campione<br />

Università 'top five'<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

Per quanto riguarda <strong>la</strong> provenienza dei fondi per <strong>la</strong> ricerca (tabel<strong>la</strong> 2.1), si rileva in primo luogo come<br />

i contratti di R&C e servizi tecnici finanziati da terzi abbiano continuato il trend registrato nel periodo<br />

in esame, e cioé un progressivo aumento <strong>del</strong><strong>la</strong> propria incidenza sul totale <strong>del</strong>le fonti finanziarie, fino<br />

a superare nel 2008 il peso esercitato dai fondi provenienti dal governo centrale, divenendo così <strong>la</strong><br />

principale fonte di finanziamento <strong>del</strong>le università rispondenti, rappresentando nel 2009 il 24,8% <strong>del</strong><br />

loro importo complessivo. Specu<strong>la</strong>rmente, i fondi provenienti dal governo centrale (che hanno<br />

costituito <strong>la</strong> principale fonte di finanziamento per le università rispondenti fino all’edizione 2007<br />

<strong>del</strong>l’indagine) hanno registrato una costante riduzione <strong>del</strong><strong>la</strong> propria incidenza sul totale fondi per <strong>la</strong><br />

ricerca, passando da una quota percentuale pari al 37,5% nel 2004 al 22,4% nel 2009.<br />

I fondi propri <strong>del</strong>le università rappresentano nell’intero periodo una quota percentuale<br />

sostanzialmente stabile (salvo lievissime variazioni annuali), pari a circa il 15% <strong>del</strong>l’importo totale.<br />

Nel corso <strong>del</strong> 2009 si registra tuttavia un leggero aumento <strong>del</strong><strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva incidenza sul totale dei fondi<br />

di ricerca <strong>del</strong>le università, di cui rappresentano una quota media pari a circa il 19%.<br />

I fondi provenienti dall’Unione Europea (UE) mantengono per l’intero arco di tempo oggetto di analisi<br />

un peso percentuale pari a circa il 10% <strong>del</strong>l’importo totale dei fondi, salvo lievi variazioni annuali in<br />

diminuzione o in aumento.<br />

La quinta fonte in ordine di importanza (con una incidenza pari all’9,8% sul totale) è rappresentata<br />

dal<strong>la</strong> Regione di localizzazione <strong>del</strong>l’ateneo e dagli altri enti locali, che sono progressivamente più<br />

39


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

coinvolti nel<strong>la</strong> politica <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca <strong>del</strong>le università: il loro peso risultava infatti pari solo al 4,4% nel<br />

2004.<br />

Tabel<strong>la</strong> 2.1 - Provenienza dei fondi per <strong>la</strong> ricerca nelle università<br />

Provenienza<br />

Quota percentuale sul totale dei fondi per <strong>la</strong> ricerca<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

(n=51) (n=52) (n=58) (n=57) (n=52) (n=44)<br />

Governo centrale 37,5 33,9 30,4 27,9 23,5 22,4<br />

Contratti di R&C finanziati da terzi e servizi tecnici 19,0 21,2 22,7 25,8 25,3 24,8<br />

Fondi propri <strong>del</strong>l’università 15,1 15,5 14,4 14,9 15,9 18,8<br />

Unione Europea 10,8 9,0 10,4 10,6 11,1 10,8<br />

Regione e altri enti locali 4,4 7,7 7,8 9,3 12,3 9,8<br />

Donazioni 1,6 1,5 1,6 0,9 0,8 1,3<br />

Altre fonti 11,5 11,2 12,8 10,6 11,1 12,0<br />

Totale fondi per <strong>la</strong> ricerca 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

La fonte di provenienza dei fondi per <strong>la</strong> ricerca non è irrilevante ai fini <strong>del</strong>l’attività di valorizzazione. E’<br />

infatti lecito pensare che molti contratti conto terzi producano risultati che appartengono al<br />

committente e che quindi il <strong>la</strong>voro per l’UTT sia ridotto al minimo (e allo stesso tempo piuttosto<br />

probabile <strong>la</strong> concreta applicazione dei risultati) 15 . I risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca finanziata dal governo<br />

centrale richiedono invece una gestione diretta da parte degli UTT. Esistono poi situazioni di<br />

partenariati misti in progetti co-finanziati che coinvolgono gli UTT in attività di mediazione per <strong>la</strong><br />

gestione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI.<br />

2.6. Obiettivi istituzionali, mission, politiche e funzioni degli UTT<br />

In re<strong>la</strong>zione agli obiettivi istituzionali degli UTT (figura 2.5), quello di gestire in modo appropriato i<br />

risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca da un punto di vista sia legale che commerciale è diventato nel corso <strong>del</strong>l’ultimo<br />

quadriennio l’obiettivo più importante (ottenendo nel 2009 un punteggio medio pari a 4,5), seguito a<br />

poca distanza dal<strong>la</strong> possibilità di generare risorse aggiuntive per l’università e i suoi dipartimenti (4,4),<br />

che era stato indicato come il più importante fino al 2005. La possibilità di generare ricadute<br />

sull’economia regionale rappresenta un altro obiettivo perseguito con costanza dagli UTT <strong>del</strong>le<br />

15 E’ comunque noto come anche questa situazione stia cambiando anche grazie al<strong>la</strong> diffusione <strong>del</strong>lo statement<br />

sul<strong>la</strong> cooperazione responsabile e come un numero crescente di università stia stipu<strong>la</strong>ndo con le imprese<br />

contratti che disciplinano <strong>la</strong> PI in un modo nuovo, implementato da alcune università italiane e via via adottato<br />

anche da altre. La principale caratteristica di questa nuova modalità è che <strong>la</strong> PI appartiene (in comproprietà)<br />

alle università, che poi garantiscono lo sfruttamento commerciale ai partner industriali che però devono<br />

dimostrare un interesse attivo al loro utilizzo.<br />

40


2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani<br />

università rispondenti nel 2009 (4,1), e che riveste un’importanza superiore rispetto al<strong>la</strong> generazione<br />

di ricadute sull’economia nazionale (3,3). Infine, l’eventualità di generare ricavi per il personale<br />

accademico ha mantenuto una rilevanza contenuta e pressoché stabile nel periodo considerato, con<br />

una lieve flessione nel biennio 2008-2009.<br />

Figura 2.5 – Importanza degli obiettivi istituzionali degli UTT<br />

(= poco importante; = molto importante)<br />

Gestione appropriata<br />

dei risultati<br />

Risorse aggiuntive<br />

per università e dipartimenti<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

Ricadute<br />

sull'economia regionale<br />

Ricavi per il<br />

personale accademico<br />

Ricadute<br />

sull'economia nazionale<br />

2004 (n=32) 2005 (n=44) 2006 (n=49)<br />

2007 (n=54) 2008 (n=44) 2009 (n=49)<br />

Re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> mission degli UTT (tabel<strong>la</strong> 2.2), dall’indagine 2009 continuano a prevalere due<br />

principali obiettivi: (i) <strong>la</strong> promozione <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione in chiave economica dei risultati e <strong>del</strong>le<br />

competenze <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca scientifica e tecnologica, indicato nel 90,4% dei casi e (ii) <strong>la</strong> diffusione di una<br />

cultura imprenditoriale <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca ed il sostegno alle iniziative di spin-off (88,5%). Sono dunque<br />

questi i due macro-obiettivi che ormai caratterizzano stabilmente l’operatività degli UTT, seguiti dal<strong>la</strong><br />

promozione <strong>del</strong> TT e dei processi di sviluppo economico a livello locale e regionale (84,6%), a pari<br />

merito rispetto al sostegno alle politiche di brevettazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca ed al<br />

potenziamento <strong>del</strong>le capacità <strong>del</strong>l’università di cedere e/o dare in licenza i brevetti (84,6%).<br />

E’ stato invece indicato da una percentuale leggermente più bassa di università (76,9%) l’obiettivo<br />

legato al potenziamento <strong>del</strong>le capacità <strong>del</strong>l’università e dei singoli dipartimenti di stipu<strong>la</strong>re contratti<br />

e/o convenzioni di ricerca con imprese ed altre organizzazioni. Si tratta infatti di attività che alcuni<br />

41


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

UTT stanno svolgendo, ma in merito alle quali, in generale, non c’è ancora sufficiente chiarezza nelle<br />

università re<strong>la</strong>tivamente all’identità degli uffici che dovrebbero esserne responsabili 16 .<br />

Tabel<strong>la</strong> 2.2 - Mission degli UTT<br />

Obiettivi <strong>del</strong>l'UTT<br />

Diffondere una cultura imprenditoriale <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca e<br />

sostenere le iniziative di spin-off<br />

Promuovere <strong>la</strong> valorizzazione in chiave economica dei<br />

risultati e <strong>del</strong>le competenze <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca scientifica e<br />

tecnologica<br />

Promuovere il trasferimento tecnologico ed i processi di<br />

sviluppo economico a livello locale e regionale<br />

Sostenere le politiche di brevettazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

ricerca e potenziare le capacità <strong>del</strong>l'università di<br />

sfruttare commercialmente i diritti derivanti dal proprio<br />

portafoglio brevetti (cessioni e licensing)<br />

Potenziare le capacità <strong>del</strong>l'università, e dei singoli<br />

dipartimenti, di stipu<strong>la</strong>re contratti e/o convenzioni di<br />

ricerca con imprese ed altre organizzazioni<br />

Nota: (*) ammesse risposte multiple<br />

2004<br />

(n=43)<br />

Quota percentuale di università*<br />

2005<br />

(n=47)<br />

2006<br />

(n=51)<br />

2007<br />

(n=56)<br />

2008<br />

(n=46)<br />

2009 17<br />

(n=52)<br />

69,8 85,1 86,3 89,3 91,3 88,5<br />

74,4 80,9 86,3 89,3 93,5 90,4<br />

69,8 76,6 74,5 83,9 89,1 84,6<br />

72,1 78,7 82,4 80,4 82,6 84,6<br />

60,5 76,6 74,5 75,0 69,6 76,9<br />

Per conseguire gli obiettivi descritti in precedenza sono necessarie specifiche politiche, con appositi<br />

rego<strong>la</strong>menti e procedure (figura 2.6). Oltre ai due ambiti più frequentemente rego<strong>la</strong>ti e trattati<br />

specificamente dalle università rispondenti - <strong>la</strong> creazione di imprese spin-off (96,2%) e <strong>la</strong> proprietà<br />

<strong>del</strong>le invenzioni (86,5%) - si rileva come una significativa percentuale di università abbia predisposto<br />

specifiche politiche anche per <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con l’industria e per <strong>la</strong> conduzione di ricerche a<br />

contratto (pari al 71,2% nel 2009, contro il 67,4% nel 2004). Si rileva invece una minor frequenza<br />

nel<strong>la</strong> definizione di specifiche politiche in merito al<strong>la</strong> risoluzione di conflitti di interesse (il cui peso<br />

percentuale è pari al 25% nel 2009).<br />

16 Gli UTT hanno sicuramente le competenze per “commentare” e/o “control<strong>la</strong>re” i contratti di ricerca che<br />

vengono stipu<strong>la</strong>ti dai dipartimenti, ma lo fanno solo se tale attività viene loro richiesta nell’ambito <strong>del</strong>l’ateneo<br />

di appartenenza o nell’ambito dei rispettivi rego<strong>la</strong>menti brevetti e conto terzi. Altra cosa sarebbe invece<br />

affidare completamente <strong>la</strong> parte amministrativa di un contratto di ricerca agli UTT, attività che viene spesso<br />

svolta dagli UTT in alcuni Paesi europei, ma questo comporterebbe pesanti modifiche dal punto di vista<br />

organizzativo e investimenti dal punto di vista <strong>del</strong> personale da coinvolgere e formare.<br />

17 Una minore quota percentuale talvolta osservabile nel 2009 rispetto al 2007 ed al 2008 è da attribuirsi al<strong>la</strong><br />

diversa composizione <strong>del</strong> campione dei rispondenti alle diverse edizioni <strong>del</strong>l’indagine, piuttosto che a fenomeni<br />

di rivisitazione <strong>del</strong><strong>la</strong> mission degli UTT.<br />

42


2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani<br />

Nel corso di tutte le edizioni <strong>del</strong>l'indagine si è riscontrata una tendenza generalizzata verso <strong>la</strong><br />

creazione di UTT interni all'università di appartenenza. In partico<strong>la</strong>re, nel 96,1% <strong>del</strong>le 58 università<br />

che al 31.12.2009 avevano costituito un UTT, quest’ultimo rappresenta un ufficio interno all'ateneo.<br />

Figura 2.6 - Specifiche politiche di TT definite dagli UTT<br />

(n 2004 =43; n 2009 =52)<br />

Creazione di imprese spin-off<br />

Proprietà <strong>del</strong>le invenzioni<br />

81,4<br />

86,5<br />

83,7<br />

96,2<br />

Col<strong>la</strong>borazione con l'industria e<br />

ricerche a contratto<br />

71,2<br />

67,4<br />

Conflitti di interesse<br />

Proprietà <strong>del</strong> copyright<br />

9,6<br />

25,0<br />

18,6<br />

18,6<br />

0 20 40 60 80 100<br />

2009 2004<br />

Per quel che riguarda le diverse funzioni svolte dagli UTT (figura 2.7), nel 2009 emerge come <strong>la</strong><br />

gestione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI rappresenti <strong>la</strong> funzione principale degli UTT (94,1% <strong>del</strong>le università rispondenti),<br />

seguita a breve distanza dal supporto al<strong>la</strong> creazione di imprese spin-off (92,2%) e <strong>del</strong>le attività di<br />

licensing (76,5%). Il 45,1% degli UTT rispondenti si dedica inoltre al<strong>la</strong> gestione dei contratti di ricerca<br />

e col<strong>la</strong>borazione con l’industria, mentre il 41,2% <strong>del</strong>le università rispondenti nel 2009 si occupano<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> gestione dei contratti di ricerca e consulenza. Lo sviluppo professionale continuo (27,5%), <strong>la</strong><br />

gestione di parchi scientifici e/o incubatori (25,5%), <strong>la</strong> fornitura di servizi tecnici (23,5%) e <strong>la</strong> gestione<br />

dei fondi per <strong>la</strong> ricerca (23,5%) costituiscono funzioni svolte dagli UTT con minor frequenza, mentre <strong>la</strong><br />

gestione di fondi di seed capital (9,8%) rappresenta una funzione marginale degli UTT italiani.<br />

43


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Figura 2.7 – Funzioni svolte dagli UTT<br />

(n 2004 =43; n 2009 =51) 18<br />

Gestione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI<br />

Supporto al<strong>la</strong> creazione di imprese<br />

spin-off<br />

Gestione <strong>del</strong>le attività di licensing<br />

79,1<br />

79,1<br />

76,5<br />

72,1<br />

94,1<br />

92,2<br />

Gestione dei contratti di ricerca e<br />

col<strong>la</strong>borazione con l'industria<br />

Gestione dei contratti di ricerca e<br />

consulenza<br />

45,1<br />

41,2<br />

48,8<br />

Sviluppo professionale continuo<br />

18,6<br />

27,5<br />

Gestione di parchi<br />

scientifici/incubatori<br />

Gestione dei fondi per <strong>la</strong> ricerca<br />

Fornitura di servizi tecnici<br />

Gestione di fondi di seed capital<br />

9,3<br />

9,3<br />

9,8<br />

11,6<br />

25,5<br />

23,5<br />

23,3<br />

23,5<br />

0 20 40 60 80 100<br />

2009 2004<br />

2.7. Incentivi al TT impiegati dalle università<br />

La tabel<strong>la</strong> 2.3 fa riferimento ai diversi incentivi al TT impiegati dalle università ed a come questi<br />

siano variati nel corso <strong>del</strong> periodo 2004-2009. Nel 2009 <strong>la</strong> possibilità per il personale accademico di<br />

partecipare al capitale sociale di una impresa spin-off è stata indicata dal 96,1% <strong>del</strong>le università<br />

rispondenti (n=51).<br />

Inoltre, sempre nel 2009, presso il 35,4% degli atenei rispondenti i docenti possono ottenere periodi<br />

“sabbatici” per <strong>la</strong>vorare in imprese spin-off di cui sono soci, mentre dall’11,8% <strong>del</strong> campione è stata<br />

18 I dati circa lo svolgimento <strong>del</strong><strong>la</strong> funzione di “gestione dei contratti di R&C” da parte degli UTT degli atenei<br />

rispondenti non sono stati oggetto di indagine in occasione <strong>del</strong>l’edizione 2004.<br />

44


2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani<br />

prevista per il personale accademico <strong>la</strong> possibilità di ricevere incentivi finanziari per <strong>la</strong> creazione di<br />

imprese spin-off, aggiuntivi rispetto al<strong>la</strong> partecipazione al capitale sociale.<br />

Nell’86,3% <strong>del</strong>le università rispondenti all’indagine 2009, i docenti possono trattenere una quota dei<br />

proventi derivanti dai contratti di R&C (contro l’83,8% <strong>del</strong> 2004), mentre nel 92,3% degli atenei <strong>del</strong><br />

campione, i docenti possono ricevere compensi anche per altre attività di trasferimento <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

conoscenza 19 . Inoltre, nel 10% degli atenei <strong>del</strong> campione è previsto che il coinvolgimento dei docenti<br />

nelle attività di TT contribuisca all’ottenimento di eventuali avanzamenti di carriera.<br />

Tabel<strong>la</strong> 2.3 - Gli incentivi al TT impiegati dalle università 20<br />

Incentivi al TT impiegati dalle università<br />

Il personale accademico può far parte <strong>del</strong> capitale sociale<br />

di un’impresa spin-off<br />

I docenti possono ottenere periodi "sabbatici" per <strong>la</strong>vorare<br />

in imprese spin-off di cui sono soci<br />

Il personale accademico può ricevere incentivi finanziari<br />

per <strong>la</strong> creazione di imprese spin-off (aggiuntivi rispetto al<strong>la</strong><br />

partecipazione al capitale sociale da parte <strong>del</strong>l’università)<br />

I docenti possono trattenere una quota dei proventi<br />

derivanti dai contratti di R&C<br />

I docenti possono ricevere compensi anche per altre<br />

attività di trasferimento <strong>del</strong><strong>la</strong> conoscenza (come ad<br />

esempio <strong>la</strong> docenza in programmi di formazione continua)<br />

Il coinvolgimento nell’attività di trasferimento tecnologico<br />

viene preso in considerazione nel valutare <strong>la</strong> possibilità di<br />

avanzamenti di carriera dei docenti<br />

I docenti vengono ricompensati se generano utili dal<strong>la</strong><br />

ricerca oltre un livello prestabilito<br />

In partico<strong>la</strong>re i docenti vengono ricompensati attraverso<br />

l’attribuzione di altri fondi per <strong>la</strong> ricerca<br />

In partico<strong>la</strong>re, i docenti vengono ricompensati con premi<br />

monetari<br />

Vengono utilizzati altri incentivi per stimo<strong>la</strong>re il<br />

coinvolgimento di docenti e ricercatori nelle attività di TT<br />

Lo staff <strong>del</strong>l’UTT riceve incentivi finanziari per l’attività di<br />

supporto nelle attività di knowledge transfer<br />

2004<br />

(n=37)<br />

Quota percentuale di università<br />

2005<br />

(n=38)<br />

2006<br />

(n=44)<br />

2007<br />

(n=53)<br />

2008<br />

(n=48)<br />

2009<br />

(n=51)<br />

86,5 89,5 95,5 98,1 95,7 96,1<br />

40,0 35,4<br />

13,5 18,4 27,3 13,2 8,7 11,8<br />

83,8 86,8 93,2 86,8 91,3 86,3<br />

89,2 92,1 93,2 90,6 95,8 92,3<br />

5,4 7,9 9,1 11,3 6,4 10,0<br />

0,0 7,9 9,1 11,3 8,5 13,6<br />

10,8 5,3 6,8 9,4 4,3 11,7<br />

0,0 5,3 9,1 7,5 6,4 13,6<br />

10,8 15,8 9,1 17,0 17,4 17,6<br />

2,7 5,3 2,3 3,8 6,3 3,8<br />

19 Come, ad esempio, <strong>la</strong> docenza in programmi di formazione continua.<br />

20 L’area azzurra si riferisce a dati non richiesti nello specifico anno di riferimento.<br />

45


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Ancora, il 13,6% <strong>del</strong>le università rispondenti nel 2009 ricompensa i docenti qualora essi generino utili<br />

dalle attività di ricerca oltre un livello prestabilito. Nel 2009, le tipologie di ricompensa adottate<br />

rivestono un diverso peso re<strong>la</strong>tivo, a seconda che vengano erogate in forma di attribuzione ai docenti<br />

di ulteriori fondi per lo svolgimento <strong>del</strong>le proprie attività di ricerca (11,7% dei rispondenti) o di premi<br />

monetari (13,6% dei rispondenti). Inoltre, nel 17,6% <strong>del</strong>le 48 università rispondenti nel 2009 vengono<br />

utilizzati altri incentivi per stimo<strong>la</strong>re il coinvolgimento di docenti e ricercatori nelle attività di TT (tale<br />

percentuale risultava pari al 10,8% nel 2004).<br />

Infine, presso il 3,8% <strong>del</strong>le università <strong>del</strong> campione re<strong>la</strong>tivo all’anno 2009 si procede all’erogazione di<br />

incentivi finanziari allo staff <strong>del</strong>l’UTT per l’attività di supporto nelle attività di TT da essi fornita.<br />

46


3. Le risorse a disposizione degli UTT<br />

3. Le risorse<br />

a disposizione degli UTT<br />

3.1. Risorse umane<br />

E’ piuttosto evidente che al di là <strong>del</strong>le motivazioni e dei processi che hanno portato al<strong>la</strong> costituzione<br />

di UTT nelle università italiane – oggetto di approfondimento in precedenti rapporti Netval – ciò che<br />

rileva in modo partico<strong>la</strong>re è che gli UTT siano adeguatamente posizionati dal punto di vista<br />

organizzativo, responsabilizzati e valorizzati nell’ambito degli atenei di appartenenza e che<br />

dispongano di staff sufficiente, per numero e preparazione, per lo svolgimento <strong>del</strong>le attività di TT.<br />

L’aspetto forse più facile da analizzare, da questo punto di vista, è il numero di persone impiegate<br />

negli UTT.<br />

Nel 2009 complessivamente risultano impiegate presso i 51 atenei rispondenti circa 187 unità di<br />

personale universitario equivalente a tempo pieno (ETP tabel<strong>la</strong> 3.1), per un <strong>valore</strong> medio pari a 3,7<br />

unità. Il numero medio degli addetti è aumentato rispetto al 2004, ma due considerazioni devono<br />

essere qui presentate. La prima, che il numero di persone mediamente impiegate negli UTT è <strong>del</strong><br />

tutto insufficiente sia al<strong>la</strong> luce dei confronti internazionali che in virtù <strong>del</strong>le enormi aspettative che<br />

nel nostro Paese vengono continuamente manifestate in re<strong>la</strong>zione alle dinamiche di TT universitàindustria.<br />

In altre parole, se il nostro Paese dipende in modo così cruciale dal TT – come a più riprese<br />

viene dichiarato - 3,7 unità di personale per ateneo rappresentano una risposta ben modesta, anche<br />

in considerazione <strong>del</strong> fatto che quasi un terzo di esse non è strutturato assunto a tempo<br />

indeterminato. Più nel dettaglio, in 23 atenei il numero di addetti impegnati in attività di TT non<br />

supera una unità ETP, mentre in 29 università lo staff <strong>del</strong>l’UTT include un numero di unità di<br />

personale ETP compreso fra 1 e 3 addetti; 13 atenei impiegano tra i 3 ed i 5 addetti; 6 atenei tra i 5<br />

ed i 10 addetti ETP ed in una università il numero di addetti ETP impiegati in attività di valorizzazione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca supera le 10 unità di personale.<br />

La seconda, che il numero medio degli addetti nel 2009 è ca<strong>la</strong>to rispetto al 2008, per <strong>la</strong> prima volta<br />

nel periodo considerato e che dalle informazioni raccolte nel corso <strong>del</strong> 2010 emerge che numerose<br />

università hanno difficoltà a confermare gli addetti non strutturati, molti dei quali hanno ormai<br />

maturato competenze e professionalità di tutto rispetto, che di fatto rischiano di andare sprecate. E’<br />

quindi possibile prevedere un ulteriore calo per il 2010. Nell’arco di tempo considerato (2004-2009)<br />

47


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

si assiste – dopo un primo triennio di sostanziale stabilità <strong>del</strong> numero medio di unità di personale<br />

impiegate negli UTT (negli anni 2004-2006 infatti il numero medio di addetti ETP risulta pari a circa 3<br />

unità di personale) – ad un incremento nei livelli di staff mediamente impegnati nelle attività di TT,<br />

occorso nel 2007 (+14,1% rispetto al 2006), per poi ca<strong>la</strong>re a 3,7 unità, dopo un picco raggiunto nel<br />

corso <strong>del</strong> 2008, anno in cui ciascun UTT contava in media 4 addetti ETP 21 .<br />

Per quanto invece riguarda l’evoluzione <strong>del</strong> numero complessivo <strong>del</strong>le unità di personale impiegate<br />

presso gli UTT degli atenei rispondenti a ciascuna edizione <strong>del</strong>l’indagine, quest’ultimo appare in<br />

costante aumento nel periodo 2004-2008 (+77,5%), anno in cui il totale addetti supera le 205 unità<br />

ETP, per poi subire una riduzione nel 2009 (-9,1%), arrivando ad un totale di 186 unità. Tale trend<br />

decrescente nel corso <strong>del</strong>l’ultimo anno è attribuibile al<strong>la</strong> numerosità <strong>del</strong> campione di rispondenti<br />

all’edizione 2009 <strong>del</strong>l’indagine, leggermente inferiore rispetto ai due anni precedenti, oltre che al<strong>la</strong><br />

effettiva riduzione <strong>del</strong>lo staff degli UTT attivi presso gli atenei italiani.<br />

Passando a considerare le università ‘top 5’ (ossia quegli atenei che in occasione di ciascuna indagine<br />

annuale hanno esibito i valori più elevati re<strong>la</strong>tivamente allo staff impiegato presso i propri UTT), si<br />

osserva come nel 2009 presso questi ultimi risultino impiegati circa 46 addetti ETP, pari - in media - a<br />

circa 9 unità di personale per UTT, oltre il doppio <strong>del</strong>lo staff mediamente impiegato presso gli UTT<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> totalità dei rispondenti (n=51). E’ interessante notare come l’incidenza <strong>del</strong>le università ‘top 5’<br />

sul numero complessivo di addetti degli UTT <strong>del</strong>le università rispondenti a ciascuna edizione<br />

<strong>del</strong>l’indagine si sia progressivamente ridotta nel tempo, passando da un peso pari a circa il 40% nel<br />

2004 a circa il 25% nel 2009.<br />

Numero di addetti ETP<br />

Tabel<strong>la</strong> 3.1 - Unità di personale ETP coinvolte negli UTT<br />

Numero di università<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

≤1 10 10 8 7 4 2<br />

>1 - ≤3 18 27 27 25 24 29<br />

>3 - ≤5 7 4 8 14 13 13<br />

>5 - ≤10 2 3 5 7 8 6<br />

>10 2 2 1 1 3 1<br />

Numero di università 39 46 49 54 52 51<br />

Totale addetti 115,8 135,3 156,3 196,5 205,4 186,7<br />

Media addetti 3,0 2,9 3,2 3,6 4,0 3,7<br />

Totale addetti top 5 45,0 47,0 46,5 51,8 54,5 45,7<br />

Media addetti top 5 9,0 9,4 9,3 10,4 10,9 9,1<br />

21 Tale picco è attribuibile in buona parte ad un programma di rafforzamento degli UTT <strong>la</strong>nciato dal MIUR negli<br />

anni scorsi.<br />

48


3. Le risorse a disposizione degli UTT.<br />

Tuttavia è importante tenere conto di come, oltre che il numero di addetti ETP impiegati presso gli<br />

UTT considerato tout court, assumano rilevanza le dinamiche dei valori presentati dal rapporto tra<br />

tale dato ed il numero di docenti di ruolo in discipline scientifico–tecnologiche (S&T) 22 presso le<br />

università. Il rapporto in paro<strong>la</strong> rappresenta infatti un indicatore <strong>del</strong><strong>la</strong> proporzione esistente tra lo<br />

staff operativo presso gli UTT ed il numero di “clienti” interni potenziali degli uffici stessi 23 . In altre<br />

parole, tale e<strong>la</strong>borazione ci fornisce una rappresentazione <strong>del</strong> numero di addetti ETP impiegati<br />

presso gli UTT <strong>del</strong>le università rispondenti in rapporto ai docenti S&T presso tali atenei in ciascun<br />

anno considerato, nonché l’evoluzione di tale proporzione nel periodo oggetto di analisi (tabel<strong>la</strong> 3.2).<br />

In partico<strong>la</strong>re, nel 2009 si rileva <strong>la</strong> presenza di 5,8 addetti ETP ogni mille docenti in discipline S&T di<br />

ruolo presso le 50 università rispondenti. Considerando l’evoluzione di tale indicatore nel tempo, si<br />

nota un sensibile incremento di tale ratio nel periodo 2004-2008, quinquennio in cui l’indicatore in<br />

paro<strong>la</strong> passa dalle 4,3 unità di staff <strong>del</strong>l’UTT per migliaio di docenti in discipline S&T che si contavano<br />

mediamente nel 2004 a 6 addetti per migliaio di docenti nel 2008 (+39,5% rispetto al 2004). Nel<br />

corso <strong>del</strong>l’ultimo anno, invece, il ratio considerato ha subito un lieve decremento (-3,3% rispetto al<br />

2008). Le dinamiche presentate dall’indicatore in paro<strong>la</strong> rappresentano il portato dei trend<br />

osservabili rispettivamente per il numero totale di addetti ETP (al numeratore) e per il numero di<br />

docenti in discipline S&T (al denominatore). Il volume degli addetti degli UTT appare infatti in crescita<br />

fino al 2008, esibendo un incremento <strong>del</strong> 77,4% nel periodo 2004-2008, per poi registrare un<br />

decremento nel corso <strong>del</strong>l’ultimo anno (-9,6% rispetto al 2008), mentre il numero di docenti S&T<br />

registra un trend di progressiva crescita nel periodo 2004-2007 (+29,8%), per poi contrarsi<br />

nuovamente nel corso <strong>del</strong>l’ultimo biennio (in partico<strong>la</strong>re il dato <strong>del</strong> 2009 presenta una riduzione <strong>del</strong><br />

7,8% rispetto ai valori re<strong>la</strong>tivi all’anno 2007). È dunque lo staff degli UTT a presentare le variazioni<br />

percentuali di maggiore entità (con segno sia positivo che negativo), influenzando di conseguenza le<br />

dinamiche <strong>del</strong> ratio considerato. A tal riguardo, <strong>la</strong> contrazione <strong>del</strong> numero di addetti per migliaio di<br />

docenti S&T osservabile nel 2009 rispetto all’anno precedente è attribuibile al<strong>la</strong> riduzione<br />

nell’organico degli UTT (-9,6% rispetto al 2008), <strong>la</strong> quale risulta più intensa rispetto al calo che ha<br />

interessato il personale docente in discipline scientifico-tecnologiche nel medesimo arco temporale<br />

(-6,8% rispetto al 2008). Tali evidenze appaiono sostanzialmente invariate – mutatis mutandis -<br />

qualora anziché l’intero campione, si proceda ad includere nell’analisi un panel di 36 UTT che<br />

abbiano risposto stabilmente nell’intero periodo considerato (anni 2004-2009).<br />

22 Nel<strong>la</strong> categoria <strong>del</strong>le discipline scientifico-tecnologiche (S&T) sono stati inseriti i dati re<strong>la</strong>tivi ai corsi di studio<br />

riconducibili alle facoltà di: Agraria, Chimica Industriale, Farmacia, Ingegneria, Medicina e Chirurgia, Medicina<br />

Veterinaria, Scienze Ambientali, Scienze Biotecnologiche, Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, Scienze e<br />

Tecnologie, Scienze Sperimentali.<br />

23 Il numero di “clienti” interni potenziali degli UTT è rappresentato – per l’appunto – dai docenti S&T, più<br />

suscettibili, rispetto ai colleghi di ruolo in altre aree disciplinari, di necessitare consulenza nell’ambito di attività<br />

volte al<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong>le proprie ricerche, al re<strong>la</strong>tivo trasferimento verso il mercato e<br />

all’ottenimento di diritti di protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI.<br />

49


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Tabel<strong>la</strong> 3.2 - Numero di addetti ETP impiegati presso gli UTT<br />

in rapporto al numero di docenti in discipline S&T<br />

Intero<br />

campione<br />

(totale<br />

rispondenti)<br />

Gruppo di<br />

rispondenti<br />

‘stabili’<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

Numero totale addetti ETP 115,8 135,3 156,3 196,5 205,4 185,7<br />

Numero totale docenti S&T 24 26.845 31.448 31.760 34.832 34.445 32.117<br />

Totale addetti ETP/docenti S&T * 1.000 4,3 4,3 4,9 5,6 6,0 5,8<br />

Numero di università 39 46 49 54 52 50<br />

Numero totale addetti ETP 110,8 118,8 131,8 157,5 173,9 152,70<br />

Numero totale docenti S&T 23 26.645 27.554 28.243 28.070 27.885 26.901<br />

Totale addetti ETP/docenti S&T * 1.000 4,2 4,3 4,7 5,6 6,2 5,7<br />

Numero di università 36 36 36 36 36 36<br />

Con riferimento alle tipologie contrattuali degli addetti ETP impiegati presso gli UTT degli atenei<br />

italiani, nel 2009 l’82,4% <strong>del</strong>lo staff è costituito da personale strutturato. Si tratta di un incremento<br />

sensibile rispetto a quanto rilevato nel corso <strong>del</strong> biennio precedente, in cui tale incidenza risultava<br />

pari a circa il 75% <strong>del</strong>l’organico. Si tratta di risorse umane <strong>la</strong> cui motivazione ad impegnarsi in questo<br />

ambito, nuovo per le università, è mediamente molto forte, <strong>la</strong> cui disponibilità all’assunzione di<br />

responsabilità anche superiori allo status effettivo è elevata e <strong>la</strong> cui disponibilità a partecipare a corsi<br />

di formazione risulta partico<strong>la</strong>rmente intensa.<br />

Re<strong>la</strong>tivamente al personale non strutturato (figura 3.1) impiegato presso gli UTT rispondenti alle<br />

ultime due edizioni <strong>del</strong>l’indagine (anni 2008-2009), si rileva come gli atenei stiano ampliando<br />

progressivamente <strong>la</strong> gamma di tipologie contrattuali atte a rego<strong>la</strong>mentare tali prestazioni <strong>la</strong>vorative.<br />

Se nel corso <strong>del</strong> 2008 oltre il 60% degli addetti non strutturati erano legati agli UTT da contratti a<br />

progetto, il 12,1% di essi da col<strong>la</strong>borazioni occasionali, l’8,1% da assegni di ricerca ed il rimanente<br />

19,2% da altre tipologie contrattuali; nel 2009 si assiste al<strong>la</strong> diffusione di soluzioni alternative. In tale<br />

anno, infatti, i contratti a progetto rego<strong>la</strong>mentano i rapporti di <strong>la</strong>voro <strong>del</strong> 23,6% <strong>del</strong> personale non<br />

strutturato (contro il 60,5% <strong>del</strong>l’anno precedente); gli assegni di ricerca rivestono un’incidenza <strong>del</strong><br />

23,2% (in netto aumento); le col<strong>la</strong>borazioni occasionali esibiscono un peso <strong>del</strong> 14,8% (leggermente<br />

crescente rispetto al 2008). Compaiono inoltre due nuove tipologie contrattuali: lo stage (che<br />

interessa il 5,9% <strong>del</strong> personale non strutturato) ed il contratto interinale (3%). Si osservano inoltre<br />

altre tipologie contrattuali per il residuo 29,6% dei casi.<br />

24 Fonte: MIUR, Ufficio di Statistica, http://www.miur.it.<br />

50


3. Le risorse a disposizione degli UTT.<br />

Figura 3.1 – Composizione percentuale degli addetti ETP non strutturati<br />

in base al<strong>la</strong> tipologia contrattuale adottata dagli UTT (n 2008 =42; n 2009 =51)<br />

Altre<br />

tipologie<br />

19,2%<br />

Altre tipologie<br />

29,6%<br />

Contratto a<br />

progetto<br />

23,6%<br />

Col<strong>la</strong>boraz.<br />

occasionale<br />

12,1%<br />

Assegno di<br />

ricerca<br />

8,1%<br />

Contratto a<br />

progetto<br />

60,5%<br />

Stage<br />

5,9%<br />

Col<strong>la</strong>borazione<br />

occasionale<br />

14,8%<br />

Assegno di<br />

ricerca<br />

23,2%<br />

Contratto<br />

interinale<br />

3,0%<br />

2008<br />

2009<br />

Re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> distribuzione <strong>del</strong> personale ETP <strong>del</strong>l’UTT per tipologia di attività svolta (figura<br />

3.2), nel 2009 gli addetti si sono occupati principalmente di attività connesse al<strong>la</strong> consulenza re<strong>la</strong>tiva<br />

a contratti di R&C (28,1% degli addetti ETP), ad attività di licensing (25,1%), al<strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI<br />

(19,2%), all’erogazione di servizi ad imprese spin-off (11,4%) ed infine ad altre mansioni (16,2%). Tali<br />

valori risultano sostanzialmente stabili negli ultimi anni.<br />

51


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Figura 3.2 - Distribuzione <strong>del</strong> personale ETP <strong>del</strong>l'UTT per tipologia di attività svolta<br />

(n 2004 =35; n 2009 =48)<br />

Contratti di R&C<br />

28,1<br />

31,5<br />

Attività di licensing<br />

Protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI<br />

25,1<br />

22,3<br />

19,2<br />

20,4<br />

Altre mansioni<br />

12,0<br />

16,2<br />

Spin-off<br />

11,4<br />

13,8<br />

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0<br />

2009 2004<br />

3.2. Risorse finanziarie<br />

Infine, con riferimento alle risorse economiche a disposizione degli UTT, su 58 università presso le<br />

quali è stato costituito un UTT al 31.12.2009, 30 (pari al 51,7%) dichiarano di avere destinato a tale<br />

ufficio uno specifico budget annuale. Anche questo aspetto, oltre ad essere un ottimo indicatore di<br />

quanto l’università creda e investa nelle attività di TT, garantisce una certa stabilità di<br />

programmazione e gestione <strong>del</strong> portafoglio brevetti. L’esistenza di un budget dedicato consente una<br />

gestione più veloce e snel<strong>la</strong> <strong>del</strong>le procedure di protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> proprietà industriale. La possibilità di<br />

non ritardare i tempi per <strong>la</strong> pubblicazione scientifica rappresenta uno dei maggiori incentivi per <strong>la</strong><br />

produttività brevettuale dei ricercatori universitari.<br />

Il bi<strong>la</strong>ncio annuale degli UTT 25 (tabel<strong>la</strong> 3.3) nel 2009 (n=30) è risultato complessivamente pari a circa<br />

7,9 milioni di Euro (+61,3% rispetto al 2006 e +7,1% rispetto al 2008), per un importo medio pari a<br />

25 Il ‘bi<strong>la</strong>ncio annuale <strong>del</strong>l’UTT’ comprende: (i) <strong>la</strong> dotazione di fondi <strong>del</strong>l’ateneo (costi <strong>del</strong> personale strutturato +<br />

budget <strong>del</strong>l’UTT, inclusivo <strong>del</strong>le spese di funzionamento quali: telefono, cancelleria, pubblicazioni, eventuale<br />

affitto, viaggi); (ii) l’autofinanziamento da progetti di ricerca e dalle attività conto terzi (entrate da contratti per<br />

ricerche e consulenze finanziate da terzi e servizi tecnici); (iii) l’autofinanziamento da brevetti/know-how<br />

52


3. Le risorse a disposizione degli UTT.<br />

circa 263 mi<strong>la</strong> Euro per ateneo rispondente (+55,9% rispetto al 2006 e +7,1% rispetto al 2008). In<br />

partico<strong>la</strong>re nel 2009 solo un UTT ha un budget specifico di importo non superiore ai 50 mi<strong>la</strong> Euro; per<br />

7 atenei tale importo è compreso tra i 50 ed i 100 mi<strong>la</strong> Euro; per 9 esso varia tra i 100 ed i 200 mi<strong>la</strong><br />

Euro; per 4 rispondenti esso risulta compreso tra 200 e 300 mi<strong>la</strong> Euro ed infine 9 università (pari al<br />

30% <strong>del</strong> campione) esibiscono un budget per il proprio UTT superiore ai 300 mi<strong>la</strong> Euro.<br />

L’evoluzione <strong>del</strong>l’importo medio <strong>del</strong> bi<strong>la</strong>ncio annuale degli UTT risulta in costante crescita nel<br />

periodo considerato. Dall’analisi <strong>del</strong><strong>la</strong> distribuzione <strong>del</strong>le università rispondenti in occasione <strong>del</strong>le<br />

diverse edizioni <strong>del</strong>l’indagine annuale in base alle c<strong>la</strong>ssi di valori a disposizione degli UTT emerge<br />

come tale trend crescente rappresenti il portato <strong>del</strong><strong>la</strong> compresenza di due dinamiche nel periodo di<br />

analisi. Da un <strong>la</strong>to, appare infatti diminuita <strong>la</strong> quota di UTT dotati di risorse finanziarie di importo<br />

limitato (o addirittura nullo): basti a tal proposito osservare come nel 2006 ben il 17,2% degli UTT che<br />

avevano un budget dedicato disponesse di importi non superiori ai 50 mi<strong>la</strong> Euro, contro il 3,3%<br />

rilevato nel 2008. Dall’altro <strong>la</strong>to, si osserva un sensibile aumento registrato dal<strong>la</strong> quota percentuale<br />

di UTT dotati di elevati importi di risorse economiche. Se infatti nel 2006, <strong>la</strong> percentuale di università<br />

rispondenti in cui il bi<strong>la</strong>ncio annuale <strong>del</strong>l’UTT superasse i 100 mi<strong>la</strong> Euro rappresentava il 51,7% <strong>del</strong><br />

campione (con tre soli atenei, pari al 10,3%, che disponeva di oltre 300 mi<strong>la</strong> Euro annuali), nel 2009 <strong>la</strong><br />

corrispondente incidenza sale al 73,3% (e per ben 9 UTT, pari al 30%, <strong>la</strong> dotazione di risorse<br />

finanziarie supera i 300 mi<strong>la</strong> Euro annuali).<br />

Le evidenze re<strong>la</strong>tive alle università ‘top 5’ ci mostrano come nel periodo 2006-2009, da un <strong>la</strong>to <strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>tiva incidenza sui valori totali <strong>del</strong> bi<strong>la</strong>ncio degli UTT rispondenti aumenti progressivamente<br />

(passando dal 34% nel 2006 al 46,5% nel 2009) e dall’altro si registri un progressivo incremento <strong>del</strong><br />

gap esistente tra <strong>la</strong> proporzione <strong>del</strong>l’importo medio <strong>del</strong> bi<strong>la</strong>ncio <strong>del</strong>le cinque università in paro<strong>la</strong> e il<br />

corrispondente <strong>valore</strong> per <strong>la</strong> totalità (n=30) dei rispondenti. In partico<strong>la</strong>re, il <strong>valore</strong> complessivo <strong>del</strong><br />

bi<strong>la</strong>ncio degli UTT <strong>del</strong>le università ‘top 5’ ammonta nel 2009 a circa 3,7 milioni di Euro, pari – in<br />

media – a circa 734 mi<strong>la</strong> Euro per ateneo.<br />

(entrate derivanti da attività di licensing, cessioni di brevetti, partecipazioni al capitale sociale di imprese spinoff).<br />

53


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Budget annuale <strong>del</strong>l'UTT<br />

(valori espressi in migliaia di Euro)<br />

Tabel<strong>la</strong> 3.3 – Bi<strong>la</strong>ncio annuale <strong>del</strong>l’UTT<br />

Numero di università<br />

2006* 2007* 2008 2009<br />

>0 - ≤50 5 6 3 1<br />

>50 - ≤100 9 5 4 7<br />

>100 - ≤200 6 7 10 9<br />

>200 - ≤300 6 4 7 4<br />

>300 3 8 6 9<br />

Numero di università 29 30 30 30<br />

Bi<strong>la</strong>ncio totale (in migliaia di Euro) 4.894,2 6.931,8 7.370,4 7.893,9<br />

Bi<strong>la</strong>ncio medio (in migliaia di Euro) 168,8 231,1 245,7 263,1<br />

Bi<strong>la</strong>ncio totale top 5 (in migliaia di Euro) 1.661,8 3.042,9 3.347,3 3.667,2<br />

Bi<strong>la</strong>ncio medio top 5 (in migliaia di Euro) 332,4 608,6 669,5 733,4<br />

Nota: (*) si par<strong>la</strong> di budget e non di bi<strong>la</strong>ncio<br />

Re<strong>la</strong>tivamente alle fonti di finanziamento <strong>del</strong> bi<strong>la</strong>ncio degli UTT, nel 2009 (figura 3.3), oltre il 75%<br />

<strong>del</strong> bi<strong>la</strong>ncio annuale degli UTT <strong>del</strong>le 27 università rispondenti deriva dal<strong>la</strong> dotazione <strong>del</strong>l’ateneo di<br />

riferimento, che costituisce <strong>la</strong> principale fonte di finanziamento nell’intero periodo 2007-2009.<br />

L’autofinanziamento da progetti e conto terzi (pari al 16,9% <strong>del</strong> bi<strong>la</strong>ncio totale degli UTT nel 2009) e<br />

l’autofinanziamento da brevetti ad esclusione <strong>del</strong> know-how (6,5%) rivestono quote percentuali<br />

minori. Tali evidenze, se da un <strong>la</strong>to confermano <strong>la</strong> sostanziale dipendenza degli UTT dagli atenei di<br />

riferimento re<strong>la</strong>tivamente al finanziamento <strong>del</strong> proprio bi<strong>la</strong>ncio annuale, dall’altro evidenziano una<br />

contenuta capacità degli stessi di autofinanziare parte <strong>del</strong>le proprie spese.<br />

Figura 3.3 – Fonti di finanziamento <strong>del</strong> bi<strong>la</strong>ncio degli UTT<br />

(n 2007 =20; n 2009 =27)<br />

Autofinanziamento<br />

da<br />

brevetti escluso<br />

il know how;<br />

4,8 % Autofinanziamento<br />

da<br />

progetti e<br />

conto terzi;<br />

18,0 %<br />

Autofinanziamento<br />

da<br />

brevetti escluso<br />

il know how;<br />

6,5%<br />

Autofinanziamento<br />

da<br />

progetti e conto<br />

terzi;<br />

16,9%<br />

Dotazione<br />

<strong>del</strong>l'Ateneo;<br />

77,2 %<br />

2007<br />

Dotazione<br />

<strong>del</strong>l'Ateneo;<br />

76,6%<br />

2009<br />

54


4. Dalle invenzioni ai brevetti<br />

4. Dalle invenzioni ai brevetti<br />

La gestione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI è senza dubbio una <strong>del</strong>le attività principali degli UTT <strong>del</strong>le università. Il processo<br />

di individuazione, analisi, protezione e valorizzazione <strong>del</strong>le invenzioni è ormai piuttosto ben<br />

codificato nelle università italiane, nonostante si tratti di una pratica svolta con meno intensità che in<br />

altri paesi europei. Si tratta come noto <strong>del</strong> punto di partenza <strong>del</strong> processo di valorizzazione dei<br />

risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca, considerando naturalmente che il brevetto non è un fine, ma un mezzo a<br />

disposizione degli EPR per realizzare il TT.<br />

La decisione di proteggere un determinato risultato di ricerca ritenuto rilevante dal punto di vista<br />

scientifico-tecnologico richiede anche, da una prospettiva giuridica, <strong>la</strong> preventiva valutazione <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

sussistenza dei requisiti previsti dal<strong>la</strong> normativa, attività che ormai gli UTT sono mediamente in grado<br />

di gestire e di cui anche i ricercatori pubblici sono ormai informati e consapevoli. Da un punto di vista<br />

gestionale, invece, in considerazione dei costi connessi alle procedure di brevettazione, l’UTT deve<br />

valutare anche altri aspetti, attinenti alle prospettive di sfruttamento dei trovati. In altre parole, un<br />

UTT “di qualità” non solo deve essere in grado di brevettare rapidamente le invenzioni individuate<br />

(anche per non penalizzare il ricercatore, ansioso di diffondere tempestivamente i risultati ottenuti<br />

nell’ambito <strong>del</strong><strong>la</strong> propria comunità scientifica di riferimento), ma deve anche esprimere sufficiente<br />

capacità di “selezione”, provvedendo a brevettare solo quelle invenzioni per le quali è ragionevole<br />

ipotizzare <strong>la</strong> possibilità di un successivo sfruttamento industriale da parte di una o più imprese<br />

licenziatarie. Ciò è partico<strong>la</strong>rmente importante quando <strong>la</strong> cultura brevettuale cresce, come nel<br />

periodo attuale, il che determina una maggiore propensione da parte dei ricercatori a proporre le<br />

loro invenzioni all’UTT.<br />

4.1. Invenzioni identificate<br />

Il punto di partenza <strong>del</strong> processo è rappresentato dalle invenzioni identificate da ciascun ateneo<br />

(tabel<strong>la</strong> 4.1) 26 . Nel 2009 sono state identificate 400 invenzioni, con un calo <strong>del</strong> 5,2% rispetto al 2008,<br />

per una media di 8,7 disclosures per università. Il decremento però non ha interessato gli UTT più<br />

performanti (ossia le cosiddette università ‘top 5’), per i quali le invenzioni identificate nel 2009 sono<br />

26 Le procedure di individuazione <strong>del</strong>le invenzioni (disclosures) adottate dalle diverse università non sono<br />

omogenee, ma risultano senz’altro più codificate e strutturate rispetto ad alcuni anni fa. Nel 2009 presso <strong>la</strong><br />

quasi totalità <strong>del</strong>le università rispondenti all’indagine (pari all’85,2% <strong>del</strong> campione) risultano definite specifiche<br />

procedure per l’identificazione e l’esame <strong>del</strong>le invenzioni.<br />

55


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

pari a 180 (con un’incidenza <strong>del</strong> 45% sui valori re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> generalità <strong>del</strong> campione), per una media di<br />

36 disclosures per UTT (pari ad oltre il quadruplo rispetto al corrispondente risultato per il campione<br />

nel<strong>la</strong> sua totalità).<br />

Il trend dei valori totali e medi nel periodo di analisi conferma in parte quanto già osservato<br />

re<strong>la</strong>tivamente al campione dei rispondenti nel suo complesso: si rileva infatti anche per le università<br />

‘top 5’ una crescita costante nei valori <strong>del</strong>le invenzioni identificate nel periodo 2004-2007 (+95,7%),<br />

seguita da una riduzione degli stessi nel corso <strong>del</strong> 2008 (-30,4% rispetto al 2007). Tuttavia per tali UTT<br />

più performanti si osservano nel 2009 i segni di una incoraggiante ripresa <strong>del</strong> trend crescente<br />

(+13,9% rispetto all’anno precedente), sebbene le performance risultino ancora inferiori rispetto ai<br />

livelli raggiunti nel biennio 2006-2007.<br />

Ma come interpretare il calo <strong>del</strong> numero <strong>del</strong>le disclosures Si potrebbe ipotizzare un calo <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

qualità e <strong>del</strong><strong>la</strong> quantità dei risultati di ricerca prodotti all’interno <strong>del</strong>le università, ma questa<br />

interpretazione appare francamente affrettata e semplicistica, anche al<strong>la</strong> luce <strong>del</strong>l’aumento<br />

registrato nelle università ‘top 5’. In realtà, le procedure di identificazione <strong>del</strong>le invenzioni si stanno<br />

da anni diffondendo nelle università, pur non essendo ancora completamente consolidate, essendo<br />

ancora poco presente nelle nostre amministrazioni una stabile cultura <strong>del</strong><strong>la</strong> codificazione <strong>del</strong>le<br />

informazioni. Si potrebbe quindi ipotizzare che anche le disclosures siano state interessate dal<br />

processo di selezione che - come vedremo più avanti - ha interessato i brevetti. In altre parole, i<br />

ricercatori e gli UTT scrivono insieme meno schede di identificazione <strong>del</strong>le invenzioni rispetto a prima<br />

e lo fanno solo nei casi in cui sembrano emergere i presupposti qualitativi adeguati. In altre parole,<br />

meno disclosures, ma mediamente migliori. E’ però anche ipotizzabile che il calo nel numero di<br />

persone impiegate negli UTT abbia determinato una minore attenzione al<strong>la</strong> predisposizione di schede<br />

di invenzioni, sacrificando però, in tal caso, un’attività ritenuta rilevante secondo le migliori pratiche<br />

nazionali e internazionali.<br />

56


4. Dalle invenzioni ai brevetti<br />

Numero di<br />

invenzioni identificate<br />

Tabel<strong>la</strong> 4.1 – Invenzioni identificate dalle università italiane*<br />

Numero di università<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

0 8 8 6 2 4 4<br />

1-5 15 15 17 19 15 17<br />

6-10 10 7 9 10 16 15<br />

11-15 2 1 3 4 5 6<br />

16-20 2 2 2 2 3 2<br />

21-30 0 2 3 3 2 0<br />

>30 1 1 2 4 1 2<br />

Numero di università 38 36 42 44 46 46<br />

Totale invenzioni 233 259 384 500 422 400<br />

Media invenzioni 6,1 7,2 9,1 11,4 9,2 8,7<br />

Totale invenzioni top 5 116 139 193 227 158 180<br />

Media invenzioni top 5 23,2 27,8 38,6 45,4 31,6 36,0<br />

(*) Nota: sono stati considerati solo gli UTT che hanno procedure codificate per l'individuazione/esame <strong>del</strong>le<br />

invenzioni.<br />

4.2. Domande di priorità<br />

I trend rilevati per le invenzioni identificate hanno interessato – nello stesso periodo di analisi –<br />

anche il numero di domande di priorità depositate annualmente dalle università rispondenti<br />

all’indagine (tabel<strong>la</strong> 4.2). Il deposito <strong>del</strong><strong>la</strong> domanda di brevetto rappresenta il passaggio successivo<br />

all’identificazione <strong>del</strong>l’invenzione, quando esistano i presupposti per <strong>la</strong> brevettabilità, vengano<br />

riconosciute le condizioni di un possibile sfruttamento commerciale e industriale <strong>del</strong><strong>la</strong> stessa e sia<br />

ancora disponibile un budget per le spese legate al<strong>la</strong> brevettazione.<br />

57


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Numero di domande<br />

di priorità presentate<br />

Tabel<strong>la</strong> 4.2 – Domande di priorità presentate<br />

Numero di università<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

0 16 16 15 8 12 9<br />

1-5 15 18 14 26 19 25<br />

6-10 5 6 6 7 13 8<br />

11-15 1 0 3 3 4 4<br />

16-20 2 3 4 4 1 2<br />

21-30 0 0 0 2 0 0<br />

>30 0 0 1 1 1 1<br />

Numero di università 39 43 43 51 50 49<br />

Totale domande 126 144 232 294 270 243<br />

Media domande 3,2 3,3 5,4 5,8 5,4 5,0<br />

Totale domande top 5 66 70 109 115 101 99<br />

Media domande top 5 13,2 14 21,8 23,0 20,2 19,8<br />

Nel 2009 (n=49) è stato presentato un numero complessivo di domande di priorità pari a 243<br />

(+92,9% rispetto al 2004, ma -10% rispetto al 2008), per una media di 5 domande per ateneo<br />

(evidenziando una variazione percentuale pari a +53,5% rispetto al 2004 ed una sostanziale stabilità<br />

rispetto ai valori medi esibiti dal campione di rispondenti nel corso degli ultimi quattro anni oggetto<br />

di analisi, in cui il numero medio di priorities depositate annualmente è oscil<strong>la</strong>to fra le 5 e le 6<br />

domande). In partico<strong>la</strong>re, l’81,1% <strong>del</strong> numero totale di domande è stato depositato in Italia, un<br />

ulteriore 9,1% in Europa, il 7,8% negli USA ed il residuo 2,1% in altri Paesi (figura 4.1).<br />

Figura 4.1 – Composizione <strong>del</strong>le domande di priorità depositate nel 2009<br />

per ufficio brevettuale di competenza (n=49)<br />

Europa<br />

9,1%<br />

Usa<br />

7,8%<br />

Altri paesi<br />

2,1%<br />

Italia<br />

81,1%<br />

58


4. Dalle invenzioni ai brevetti<br />

Con riferimento all’evoluzione dei valori medi nell’arco <strong>del</strong>l’intero periodo 2004-2009 (+77,8%), gran<br />

parte <strong>del</strong><strong>la</strong> crescita registrata è dovuta al significativo aumento rilevato tra il 2005 ed il 2006<br />

(+53,5%), conseguente all’exploit di una università, che dal 2006 in poi ha esibito un numero annuale<br />

di domande di priorità superiore a 30 (cfr. ancora tabel<strong>la</strong> 4.2). Riguardo alle università ‘top 5’ (ossia<br />

dei cinque atenei che in occasione di ciascuna indagine hanno depositato annualmente il maggior<br />

numero di domande di priorità), il numero complessivo di depositi nel 2009 è pari a 99 (con<br />

un’incidenza sul numero totale di domande depositate dal<strong>la</strong> generalità dei rispondenti pari al 40,7%).<br />

Nel corso <strong>del</strong> 2009, i cinque atenei più performanti vantano una media di circa 20 depositi per UTT<br />

(evidenziando un incremento percentuale <strong>del</strong> 50% rispetto al 2004 ed una sostanziale stabilità<br />

rispetto all’anno precedente). Si osserva inoltre una incidenza decrescente <strong>del</strong>le università ‘top 5’ sui<br />

risultati <strong>del</strong>l’intero campione (passata dal 52,4% nel 2004 al 40,7% nel 2009), congiuntamente ad una<br />

riduzione osservabile nel gap proporzionale tra i risultati medi generali e quelli dei cinque atenei in<br />

paro<strong>la</strong>. Anche in questo caso, quindi, come per l’identificazione di invenzioni, il calo complessivo e<br />

medio è più imputabile alle università che non fanno parte <strong>del</strong>le ‘top 5’ che a queste ultime.<br />

4.3. Depositi annuali<br />

La figura 4.2 mostra nel dettaglio <strong>la</strong> composizione <strong>del</strong>le domande di brevetto complessivamente<br />

depositate nel triennio 2007-2009 per le università che hanno fornito tale informazione nel corso<br />

<strong>del</strong>le ultime due edizioni <strong>del</strong>l’indagine. In partico<strong>la</strong>re, si osserva come le priorità rappresentino <strong>la</strong><br />

maggioranza dei depositi, seppur con una incidenza decrescente nel periodo considerato (<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva<br />

quota percentuale passa infatti dal 61,1% nel 2007 al 45,1% nel 2009), mentre le estensioni (PCT I)<br />

rivestono nel medesimo arco di tempo un peso percentuale stabile pari a circa un quarto <strong>del</strong> totale<br />

depositi. Infine, il residuo 30% <strong>del</strong>le domande di brevetto depositate nel corso <strong>del</strong> 2009 dalle 49<br />

università incluse nel campione è rappresentato da nazionalizzazioni (PCT II), <strong>la</strong> cui incidenza re<strong>la</strong>tiva<br />

è significativamente in crescita rispetto al 2007 (in cui risultava pari al 14,3%), esibendo un trend<br />

specu<strong>la</strong>re rispetto alle priorities.<br />

Si osserva dunque nel biennio considerato - a fronte di una incidenza stabile esercitata dalle<br />

domande PCT I (estensioni) presentate in ciascun anno - un incremento <strong>del</strong> peso percentuale<br />

rivestito dalle nazionalizzazioni (PCT II) e, specu<strong>la</strong>rmente, una corrispondente riduzione <strong>del</strong><strong>la</strong> quota<br />

re<strong>la</strong>tiva alle domande di priorità.<br />

59


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Figura 4.2 – Composizione <strong>del</strong>le domande di brevetto complessivamente depositate<br />

nel triennio 2007-2009 (priorities, PCT I, PCT II; n 2007 =33; n 2009 =49)<br />

PCT II<br />

14,3%<br />

PCT II<br />

29,9%<br />

PCT I<br />

24,5%<br />

Priorità<br />

61,1%<br />

Priorità<br />

45,1%<br />

PCT I<br />

2007<br />

25,0%<br />

2009<br />

4.4. Estensioni e nazionalizzazioni<br />

Con riferimento al numero di estensioni e nazionalizzazioni rilevate dalle università rispondenti nel<br />

corso <strong>del</strong>le ultime tre edizioni <strong>del</strong>l’indagine, <strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 4.3 evidenzia come nel 2009 il numero di<br />

estensioni sia pari - in media - a 2,8 domande PCT I per UTT, con un trend decrescente rispetto ai<br />

risultati medi ottenuti nei due anni precedenti (3,6 domande PCT I nel 2007 e 3,3 domande PCT I nel<br />

2008). Per quanto attiene le nazionalizzazioni, in media, nel corso <strong>del</strong> 2009 ciascun UTT ha depositato<br />

3,3 domande PCT II, mentre nel biennio precedente il dato corrispondente risultava pari a poco più di<br />

2 nazionalizzazioni (nel corso <strong>del</strong>l’ultimo anno si rileva dunque un incremento percentuale nei valori<br />

medi pari al 52,1%). Nel corso <strong>del</strong> triennio 2007-2009 aumenta dunque il numero medio di domande<br />

PCT II depositate dal<strong>la</strong> generalità <strong>del</strong>le università rispondenti, mentre si riduce il volume di domande<br />

PCT I.<br />

Le evidenze riportate nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 4.3 mostrano inoltre come le domande PCT I e PCT II depositate<br />

nel triennio 2007-2009 da parte <strong>del</strong>le università ‘top 5’ siano caratterizzate non solo da volumi medi<br />

annuali ovviamente più elevati rispetto a quanto osservato per <strong>la</strong> generalità dei rispondenti, ma<br />

anche da tassi di variazione più accentuati ed aventi segno ambivalente (ad una leggera contrazione<br />

rilevata nel corso nel 2008 rispetto al 2007, segue una sensibile espansione nel corso <strong>del</strong> 2009), con<br />

riferimento sia alle estensioni che alle nazionalizzazioni. In partico<strong>la</strong>re, il numero complessivo di<br />

domande PCT I registrate dalle università ‘top 5’ ammonta a 96 depositi (con una incidenza pari al<br />

48,9% sul totale re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> totalità dei rispondenti), pari in media a 13,2 estensioni per ateneo<br />

(+20% rispetto al 2007). Per quanto attiene le domande PCT II, il numero di domande<br />

complessivamente presentate dai cinque atenei in paro<strong>la</strong> nel 2009 risulta pari a 96 depositi (che<br />

60


4. Dalle invenzioni ai brevetti<br />

rappresentano il 59,6% <strong>del</strong> <strong>valore</strong> re<strong>la</strong>tivo al campione nel suo complesso), per una media di 19,2<br />

nazionalizzazioni per UTT (+113,3% rispetto al 2007).<br />

Tabel<strong>la</strong> 4.3 – Numero di estensioni (PCT I) e nazionalizzazioni (PCT II)<br />

Numero di PCT<br />

Estensioni (PCT I)<br />

Numero di università<br />

Nazionalizzazioni (PCT II)<br />

2007 2008 2009 2007 2008 2009<br />

0 14 11 12 20 27 26<br />

1-5 11 31 30 8 18 15<br />

6-10 5 4 6 2 2 3<br />

11-15 2 3 0 3 2 2<br />

16-20 0 0 1 0 0 2<br />

21-30 0 1 0 0 1 0<br />

>30 1 0 0 0 0 1<br />

Numero di università 33 50 49 33 50 49<br />

Totale domande 118 166 135 69 108 161<br />

Media domande 3,6 3,3 2,8 2,1 2,2 3,3<br />

Totale domande top 5 67 55 66 55 45 96<br />

Media domande top 5 13,4 11,0 13,2 11 9,0 19,2<br />

Si osserva dunque una crescita piuttosto equilibrata <strong>del</strong> sistema universitario italiano, coerente con<br />

<strong>la</strong> definizione di un possibile ciclo di vita per gli UTT, caratterizzato da diverse fasi di maturazione<br />

<strong>del</strong>le proprie competenze e di strutturazione in termini di risorse umane. In linea di principio, il<br />

deposito di domande di brevetto rappresenta un driver di attività di TT che presuppone da parte<br />

<strong>del</strong>l’UTT un’intensa attività d’interazione con i ricercatori e con gli agenti brevettuali che<br />

predispongono le domande. E’ dunque ragionevole presumere che <strong>la</strong> crescita quantitativa dei<br />

depositi sia collegata anche al volume ed al<strong>la</strong> qualità <strong>del</strong>l’attività svolta dagli UTT. Si tratta di una<br />

tendenza che – come si è più volte avuto modo di sottolineare - ha <strong>la</strong> sua componente principale in<br />

poche università che già erano molto attive in questo campo all’inizio <strong>del</strong> periodo considerato e che<br />

lo sono diventate ancora di più nel corso degli ultimi anni, per effetto di processi di apprendimento di<br />

tipo learning-by-doing. In generale, tali percorsi sono stati sicuramente favoriti anche dall’interazione<br />

e dallo scambio reciproco di best practices tra i vari UTT nell’ambito di corsi di formazione.<br />

Considerando <strong>la</strong> composizione percentuale di estensioni e nazionalizzazioni in base agli uffici<br />

brevettuali di competenza (figura 4.3), si osserva che nel 2009, ben il 42,9% <strong>del</strong>le domande PCT I è<br />

stato depositato in Italia, un ulteriore 34,9% in Europa e per il residuale 22,2% si tratta di domande<br />

WIPO. Per quanto invece attiene alle domande PCT II, il 37,3% di esse è stato presentato in Europa, il<br />

26,6% negli Stati Uniti ed il 36,1% in altri Paesi.<br />

61


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

WIPO<br />

22,2%<br />

Tabel<strong>la</strong> 4.3 – Composizione <strong>del</strong>le domande PCT I e PCT II depositate nel 2009<br />

in base all’ufficio brevettuale di competenza (n=48)<br />

Italia<br />

42,9%<br />

Altri Paesi<br />

36,1%<br />

Europa<br />

37,3%<br />

Europa<br />

34,9%<br />

USA<br />

26,6%<br />

PCT I<br />

PCT II<br />

4.5. Concessioni annuali<br />

È poi noto che al<strong>la</strong> domanda può seguire, dopo un certo periodo di tempo, l’effettiva concessione <strong>del</strong><br />

brevetto. Nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 4.4 è riportato il numero dei brevetti effettivamente concessi alle università<br />

in ciascun anno di riferimento.<br />

In partico<strong>la</strong>re, nel 2009, alle 50 università rispondenti sono stati complessivamente concessi 277<br />

brevetti (+269,3% rispetto al 2004 e +138,8% rispetto al 2008), con una media per ateneo pari a 5,5<br />

brevetti concessi per università (+247,2% rispetto al 2004 e +143,6% rispetto al 2008). Si è registrato<br />

quindi un c<strong>la</strong>moroso aumento <strong>del</strong> numero dei brevetti effettivamente concessi, interpretabile come<br />

il frutto <strong>del</strong> <strong>la</strong>voro svolto negli anni precedenti.<br />

Con riferimento all’evoluzione dei valori medi <strong>del</strong>le concessioni nell’intero periodo di analisi, è<br />

possibile osservare come ad un primo triennio (anni 2004-2006) di sostanziale stabilità (in cui il<br />

numero medio di brevetti annualmente concessi è oscil<strong>la</strong>to tra 1,4 ed 1,8 titoli), è seguito un<br />

incremento nel numero medio di concessioni annuali nel corso <strong>del</strong> biennio successivo (anni 2007-<br />

2008), in cui i brevetti ottenuti si sono attestati intorno alle 2,5 concessioni per UTT. E’ infine nel<br />

2009 che il numero medio di brevetti concessi annualmente ha raggiunto il <strong>valore</strong> massimo: 5,5<br />

concessioni (+138,8% rispetto al 2008).<br />

L’analisi <strong>del</strong>le dinamiche esibite negli anni 2004-2009 dalle università ‘top 5’ (ossia dai cinque atenei<br />

che ogni anno hanno conseguito il maggior numero di concessioni) mostrano chiaramente come tali<br />

dinamiche nei valori re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> totalità dei rispondenti risultino rispecchiate in maniera sostanziale<br />

dalle evidenze re<strong>la</strong>tive alle cinque università in paro<strong>la</strong>. Nel 2009, infatti, il numero dei brevetti<br />

annualmente concessi a queste ultime risulta complessivamente pari a 137, per una media di 27,4<br />

62


4. Dalle invenzioni ai brevetti<br />

concessioni per UTT (+242,5% rispetto al 2004 e +140,4% rispetto al 2008), evidenziando<br />

sostanzialmente lo stesso trend “a scalini” osservato per <strong>la</strong> generalità <strong>del</strong> campione. Nel periodo<br />

considerato si è inoltre ridotta l’incidenza <strong>del</strong>le università ‘top 5’ sui risultati complessivamente<br />

ottenuti dal totale dei rispondenti, a dimostrazione che il <strong>la</strong>voro svolto negli anni precedenti dalle<br />

università ‘non top’ è stato estremamente rilevante. Basti a tal proposito osservare come il re<strong>la</strong>tivo<br />

peso percentuale sia diminuito, passando dal 53,3% nel 2004 al 49,5% nel 2009. Ciò sembra<br />

testimoniare come <strong>la</strong> quota di concessioni attribuibile agli UTT di più recente costituzione e dunque<br />

caratterizzati da volumi di attività re<strong>la</strong>tivamente modesti, stia comunque subendo un processo di<br />

crescita, soprattutto a partire dal 2005, anno in cui - a seguito <strong>del</strong>l’inclusione nel campione dei<br />

rispondenti di numerosi UTT mediamente giovani - l’incidenza <strong>del</strong>le università ‘top 5’ sui risultati<br />

complessivi ha raggiunto il minimo storico, risultando pari al 38,5%.<br />

Numero di brevetti<br />

Tabel<strong>la</strong> 4.4 – Numero di brevetti annualmente concessi 27<br />

Numero di università<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

0 27 25 24 27 27 18<br />

1-2 12 5 11 11 8 10<br />

3-5 7 13 9 5 7 7<br />

6-10 2 1 2 4 5 6<br />

11-15 0 0 2 3 2 3<br />

>15 1 0 0 1 1 6<br />

Numero di università 47 45 48 51 51 50<br />

Totale brevetti 75 65 87 127 116 277<br />

Media brevetti 1,6 1,4 1,8 2,5 2,3 5,5<br />

Totale brevetti top 5 40 25 44 71 57 137<br />

Media brevetti top 5 8,0 5,0 8,8 14,2 11,4 27,4<br />

Leggendo congiuntamente questo dato con quelli precedenti, si potrebbe desumere che presso le<br />

università ‘non top’ esistono le competenze per “produrre brevetti”, sia dal punto di vista <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

ricerca che <strong>del</strong><strong>la</strong> gestione <strong>del</strong>le invenzioni, così come nelle università più grandi. I brevetti ottenuti<br />

nel 2009 sono infatti il frutto <strong>del</strong> <strong>la</strong>voro svolto negli anni scorsi. Emerge però anche il dato<br />

congiunturale, e cioè il numero di invenzioni identificate, che sembra penalizzare le università ‘top 5’<br />

meno <strong>del</strong>le altre, che probabilmente riescono più difficilmente a far fronte al<strong>la</strong> mole di attività<br />

avviata con personale in calo.<br />

Considerando tutte le concessioni annualmente registrate dalle università rispondenti (figura 4.4), si<br />

nota come i brevetti nazionali rivestano nell’intero periodo d’indagine un peso re<strong>la</strong>tivo<br />

27 E’ opportuno tenere presente come un certo numero di invenzioni venga brevettato sia in Italia, che in<br />

Europa, che negli USA.<br />

63


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

significativamente maggiore rispetto a quelli internazionali, risultando pari a ben il 77,4% <strong>del</strong> numero<br />

totale di concessioni registrate nel 2009, contro il 15,3% rappresentato dai brevetti europei ed il 7,3%<br />

rivestito dai brevetti statunitensi.<br />

Europa<br />

16,0%<br />

Figura 4.4 – Composizione <strong>del</strong>le concessioni annuali in base<br />

all’ufficio brevettuale di competenza (n 2004 =47; n 2009 =52)<br />

Europa<br />

15,3%<br />

USA<br />

10,7%<br />

USA<br />

7,3%<br />

Italia<br />

73,3%<br />

Italia<br />

77,4%<br />

2004 2009<br />

4.6. Portafoglio titoli attivi<br />

La tabel<strong>la</strong> 4.5, che riporta il numero dei brevetti complessivamente presenti in portafoglio (ovvero<br />

le domande in attesa di concessione e brevetti concessi) di tito<strong>la</strong>rità/co-tito<strong>la</strong>rità <strong>del</strong>l’università al 31<br />

dicembre di ciascun anno (totale dei titoli attivi, decurtato dei casi di dismissione, cessione e<br />

vendita) 28 , evidenzia un trend di progressiva crescita registrato nel periodo in esame.<br />

Al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong> 2009, il numero di brevetti (domande e concessioni) detenuti in portafoglio dalle 48<br />

università italiane incluse nel campione dei rispondenti ammonta complessivamente a 2.541 unità,<br />

registrando un aumento <strong>del</strong> 113,7% rispetto al 2005 e <strong>del</strong> 17,6% rispetto al 2008. Anche i valori medi<br />

per università appaiono in significativa crescita in tutto il periodo considerato. Sempre nel 2009,<br />

28 Giova sottolineare che - al fine di evitare episodi di double-counting <strong>del</strong>lo stesso titolo nell’ambito <strong>del</strong><br />

portafoglio brevetti attivi - dal totale derivante dal<strong>la</strong> somma <strong>del</strong>le domande presentate e dei brevetti concessi è<br />

stato decurtato il numero di depositi che nel corso di ciascun anno sono diventati concessioni. Per questo<br />

motivo nel<strong>la</strong> definizione fornita di ‘portafoglio brevetti attivi’ si fa riferimento al volume complessivo (somma)<br />

<strong>del</strong>le domande ‘in attesa di concessione’ e dei brevetti concessi, al netto dei casi di dismissione, cessione e<br />

vendita.<br />

64


4. Dalle invenzioni ai brevetti<br />

infatti, il portafoglio brevetti per ateneo comprende in media 52,9 titoli attivi (+123,4% rispetto al<br />

2005 e +24,9% rispetto al 2008).<br />

Dall’analisi <strong>del</strong><strong>la</strong> distribuzione <strong>del</strong>le università rispondenti in base al<strong>la</strong> consistenza <strong>del</strong> portafoglio<br />

brevetti emerge da un <strong>la</strong>to una progressiva riduzione <strong>del</strong>l’incidenza percentuale dei rispondenti che<br />

al<strong>la</strong> fine di ciascun anno non detengono alcun titolo attivo (passati dal 22% nel 2005 al 2,1% nel 2009)<br />

e dall’altro <strong>la</strong> crescente quota percentuale detenuta dalle università collocate nelle ‘fasce alte’<br />

rispetto al portafoglio brevetti (se infatti nel 2005 è solo 16% <strong>del</strong> campione a contare oltre 40 titoli<br />

attivi, nel 2009 tale quota sale al 45,8%).<br />

Anche le evidenze re<strong>la</strong>tive alle università ‘top 5’ (ossia ai cinque atenei che in ciascun anno incluso<br />

nell’analisi hanno esibito il maggior numero di brevetti attivi) mostrano un trend di crescita costante<br />

nel portafoglio brevetti detenuto al 31 dicembre di ogni anno. Nel 2009, infatti, le 5 università più<br />

‘performanti’ contano nel proprio portafoglio 1.091 brevetti attivi (con un’incidenza <strong>del</strong> 42,9% sul<br />

totale re<strong>la</strong>tivo all’intero campione), per una media di 218,2 titoli per ateneo (+105,1% rispetto al<br />

2005 e +8,2% rispetto al 2008).<br />

Tabel<strong>la</strong> 4.5 – Numero di brevetti <strong>del</strong>l’università presenti in portafoglio<br />

al 31 dicembre di ciascun anno<br />

Numero di brevetti<br />

Numero di università<br />

2005 2006 2007 2008 2009<br />

0 11 9 6 2 1<br />

1-5 5 7 10 12 9<br />

6-10 7 5 6 3 5<br />

11-15 5 4 3 4 5<br />

16-20 5 4 4 4 2<br />

21-30 2 6 9 1 2<br />

31-40 7 3 4 5 2<br />

>40 8 13 12 13 22<br />

Numero di università 50 51 54 51 48<br />

Totale brevetti 1.189 1.725 1.881 2.161 2.541<br />

Media brevetti 23,7 33,8 34,8 42,4 52,9<br />

Totale brevetti top 5 532 808 851 1008 1.091<br />

Media brevetti top 5 106,4 161,6 170,2 201,6 218,2<br />

Con riferimento al<strong>la</strong> composizione dei brevetti attivi al 31.12.2009 in base all’ufficio brevettuale di<br />

competenza (figura 4.5), sono i brevetti italiani a rivestire l’incidenza maggiore, sia per il campione<br />

(n=45) nel suo complesso (54,1%), che per le università ‘top 5’ (51,1%). I brevetti europei<br />

rappresentano il 20,1% dei titoli attivi nel 2009 nel portafoglio di tutte le università rispondenti<br />

all’indagine, mentre per i cinque atenei più performanti essi rivestono una quota più contenuta, pari<br />

all’11,7%). Situazione inversa per i brevetti statunitensi, <strong>la</strong> cui incidenza percentuale sul portafoglio<br />

65


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

brevetti attivi detenuto da tutte le università <strong>del</strong> campione risulta pari al 12%, contro il 18,8% rilevato<br />

presso le università ‘top 5’. Infine, per quanto concerne le validazioni nazionali, esse rappresentano il<br />

13,7% <strong>del</strong> totale titoli attivi in portafoglio al 31.12.2009 per <strong>la</strong> generalità <strong>del</strong> campione, mentre per le<br />

università ‘top 5’ <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva quota percentuale è pari al 18,3%.<br />

Figura 4.5 – Composizione <strong>del</strong> portafoglio brevetti attivi al 31.12.2009<br />

in base all’ufficio brevettuale di competenza (n=45)<br />

Validazioni<br />

nazionali<br />

13,7%<br />

Validazioni<br />

nazionali<br />

18,3%<br />

Brevetti<br />

Europei<br />

20,1%<br />

Brevetti<br />

italiani<br />

54,1%<br />

Brevetti<br />

Europei<br />

11,7%<br />

Brevetti<br />

italiani<br />

51,1%<br />

Brevetti USA<br />

12,0%<br />

Brevetti USA<br />

18,8%<br />

Intero campione Università ‘top 5’<br />

4.7. Spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI<br />

Il portafoglio brevettuale nazionale derivante da ricerca accademica attivo al 31 dicembre di ciascun<br />

anno presenta una quantità di titoli attivi di una certa rilevanza. Ad essi sono connessi<br />

evidentemente costi di gestione (da monitorare costantemente) ed appare dunque opportuno da<br />

parte degli UTT valorizzarli con pratiche e competenze qualificate, al fine di non trasformare una<br />

risorsa potenzialmente preziosa in un portafoglio brevettuale “nel cassetto” foriero soprattutto di<br />

costi e avaro di soddisfazioni. La tabel<strong>la</strong> 4.6 fa appunto riferimento al<strong>la</strong> spesa sostenuta per <strong>la</strong><br />

protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI. Questa voce comprende le spese legali, i costi di brevettazione e le consulenze.<br />

Nel 2009 risulta che i 42 atenei rispondenti hanno complessivamente speso poco più di 2,3 milioni di<br />

Euro (+77,3% rispetto al 2004 e -3,8% rispetto al 2008), per un importo medio pari a circa 55 mi<strong>la</strong><br />

Euro per università (+73,1% rispetto al 2004 e pari a +10% rispetto al 2008). Se con riferimento agli<br />

importi mediamente spesi da ciascun ateneo nel corso <strong>del</strong>l’ultimo triennio (anni 2007-2009) si<br />

osserva una sostanziale stabilità, <strong>la</strong> variazione percentuale di segno negativo rilevata con riferimento<br />

agli importi complessivi nel corso <strong>del</strong>l’ultimo biennio è indubbiamente da ascriversi in parte al<strong>la</strong><br />

minore numerosità <strong>del</strong> campione dei rispondenti all’indagine 2009 rispetto alle edizioni precedenti.<br />

L’analisi <strong>del</strong><strong>la</strong> distribuzione di frequenza <strong>del</strong>le università rispondenti per c<strong>la</strong>ssi di spesa annualmente<br />

sostenuta mostra come nel periodo indagato si sia ridotto in modo consistente il numero di<br />

66


4. Dalle invenzioni ai brevetti<br />

università che in ciascun anno non hanno sostenuto alcuna spesa, passando da 13 atenei nel 2004<br />

(pari al 31,7% <strong>del</strong> campione) a uno nel 2009 (pari al 2,4% <strong>del</strong> campione).<br />

Con riferimento alle università ‘top 5’ (ossia: ai cinque atenei che in ciascun anno incluso nell’analisi<br />

hanno sostenuto gli importi più elevati di spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI), i re<strong>la</strong>tivi risultati indicano<br />

un trend di crescita costante nel periodo 2004-2007 (+48%, in termini sia complessivi che medi),<br />

seguito da una progressiva riduzione nel corso <strong>del</strong>l’ultimo biennio (-13,5% rispetto al 2007, in termini<br />

sia complessivi che medi). In partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> spesa affrontata dalle università ‘top 5’ nel 2009<br />

ammonta complessivamente a circa 950 mi<strong>la</strong> Euro (rappresentando circa il 40% degli importi re<strong>la</strong>tivi<br />

al<strong>la</strong> totalità dei rispondenti, con una incidenza in progressiva diminuzione nell’intero periodo), pari –<br />

in media – a circa 190 mi<strong>la</strong> Euro per UTT.<br />

Tabel<strong>la</strong> 4.6 - La spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI sostenuta dalle università<br />

C<strong>la</strong>ssi di spesa<br />

(valori espressi in migliaia di Euro)<br />

Numero di università<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

0 13 9 9 3 4 1<br />

>0 - ≤15 9 9 12 14 11 10<br />

>15 - ≤30 8 7 8 8 11 9<br />

>30 - ≤45 3 4 3 2 4 6<br />

>45 - ≤60 2 2 3 9 7 3<br />

>60 - ≤80 1 3 1 3 4 4<br />

>80 - ≤100 1 2 3 2 1 2<br />

>100 4 5 6 7 6 7<br />

Numero di università 41 41 45 48 48 42<br />

Spesa totale (in migliaia di Euro) 1.305,6 1.629,7 1.990,7 2.539,0 2.405,8 2.315,3<br />

Spesa media (in migliaia di Euro) 31,8 39,7 44,2 52,9 50,1 55,1<br />

Spesa totale top 5 (in migliaia di Euro) 740,6 799,1 1.025,0 1.096,4 1.083,2 948,0<br />

Spesa media top 5 (in migliaia di Euro) 148,1 159,8 205,0 219,3 216,6 189,6<br />

Tuttavia è importante tenere conto di come assumano rilevanza, oltre all’importo <strong>del</strong><strong>la</strong> spesa per <strong>la</strong><br />

protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI sostenuta dalle università considerata tout court, anche le dinamiche dei valori<br />

presentati dal rapporto tra tale dato ed il volume <strong>del</strong> portafoglio titoli attivi detenuti da ciascun<br />

ateneo al 31 dicembre di ciascun anno. Il rapporto in paro<strong>la</strong> rappresenta infatti un indicatore <strong>del</strong><br />

costo mediamente sostenuto dalle università italiane per mantenere attivi in portafoglio titoli di<br />

protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI (sia concessioni attive che domande di brevetto depositate in attesa di<br />

concessione). In altre parole, procedendo a calco<strong>la</strong>re tale rapporto per un campione di 35 UTT<br />

‘stabili’ nell’arco <strong>del</strong> periodo 2005-2009, tale e<strong>la</strong>borazione ci fornisce una rappresentazione <strong>del</strong> costo<br />

medio annuale ascrivibile a ciascun titolo attivo detenuto in portafoglio presso tali atenei, nonché<br />

l’evoluzione di tale proporzione nel periodo oggetto di analisi (figura 4.6).<br />

67


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

In partico<strong>la</strong>re, nel 2009 si rileva come ciascun titolo attivo in portafoglio a fine anno abbia<br />

comportato per le università incluse nel panel considerato il sostenimento di costi per <strong>la</strong> protezione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> PI pari 887 Euro, evidenziando un trend di spesa mediamente decrescente nell’intero periodo<br />

considerato (-19,2% rispetto al 2008 e -41,8% rispetto al 2005). Da un <strong>la</strong>to, tale riduzione negli<br />

importi di spesa media annuale associata a ciascun titolo attivo in portafoglio appare ascrivibile<br />

all’evoluzione <strong>del</strong><strong>la</strong> composizione <strong>del</strong> portafoglio nell’arco di tempo oggetto di indagine, durante il<br />

quale ad un aumento nel numero medio di concessioni annuali (cfr. ancora tabel<strong>la</strong> 4.4) si è<br />

contrapposta una riduzione nel numero medio di priorities depositate (cfr. ancora tabel<strong>la</strong> 4.2). È<br />

possibile cioè che attualmente il portafoglio degli atenei italiani si trovi in una fase di “maturità”, che<br />

risulta meno costosa: il costo annuale di una domanda di brevetto è infatti più alto <strong>del</strong><strong>la</strong> tassa di<br />

mantenimento. Dall’altro <strong>la</strong>to, tuttavia, si prospetta altresì <strong>la</strong> ricorrenza di una acquisita maggiore<br />

efficienza da parte degli UTT <strong>del</strong> campione, i quali con l’esperienza riescono a gestire ciascun titolo<br />

con un budget annuale progressivamente minore, grazie al<strong>la</strong> crescente condivisione dei costi con i<br />

licenziatari, via via più frequente nelle fasi di estensione ed internazionalizzazione.<br />

Figura 4.6 - Andamento <strong>del</strong> rapporto tra spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI e il portafoglio brevetti<br />

attivi detenuti da un campione di UTT “stabili” nel periodo 2005-2009 (n=35)<br />

Spesa (in Euro) per ciascun titolo attivo<br />

2000<br />

1600 1523,5<br />

1391,3<br />

1200<br />

1314,7<br />

1097,3<br />

800<br />

887,0<br />

400<br />

0<br />

2005 2006 2007 2008 2009<br />

Tali considerazioni circa una maggiore efficienza mostrata dagli UTT italiani nel<strong>la</strong> gestione <strong>del</strong><strong>la</strong> spesa<br />

per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI grazie all’acquisizione di una crescente capacità di ottenere una<br />

contribuzione maggiore da parte di terzi soggetti, appare confermata dall’analisi <strong>del</strong>l’evoluzione <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

quota percentuale mediamente sostenuta dai licenziatari, fatto pari a cento l’importo <strong>del</strong>le spese<br />

per <strong>la</strong> PI nel periodo 2004-2009(figura 4.7). Nel 2009, infatti, <strong>la</strong> quota media a carico dei licenziatari è<br />

stata pari al 21,2%, mostrandosi in netto aumento rispetto ai valori medi rilevati nel corso <strong>del</strong>le<br />

precedenti edizioni <strong>del</strong>l’indagine (in cui aveva oscil<strong>la</strong>to fra il 12% ed il 18%). Anche a questo<br />

proposito, il riuscire a trasferire una crescente quota <strong>del</strong>le spese legate al<strong>la</strong> protezione <strong>del</strong>le<br />

68


4. Dalle invenzioni ai brevetti<br />

invenzioni verso i licenziatari può essere inteso come un indicatore di una sempre maggiore capacità<br />

di valorizzare i risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca da parte <strong>del</strong>le università.<br />

Figura 4.7 - Quota percentuale media <strong>del</strong><strong>la</strong> spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI<br />

a carico dei licenziatari<br />

Quota % media<br />

25%<br />

20%<br />

15%<br />

10%<br />

5%<br />

12,2%<br />

17,8%<br />

13,1% 13,3%<br />

15,4%<br />

21,2%<br />

0%<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

4.8. Accordi di riservatezza<br />

Nel 2009 il numero complessivo di accordi di riservatezza conclusi dalle 45 università rispondenti è<br />

risultato pari a 179, con una media di 4 accordi per ateneo (figura 4.8). Nel periodo in esame, si è<br />

assistito ad un incremento degli accordi di riservatezza prodotti annualmente fino al 2006 (+108,6%<br />

in termini complessivi e +90,5% in termini medi), seguito da una leggera contrazione <strong>del</strong> numero di<br />

accordi conclusi nel corso <strong>del</strong> biennio 2007-2008 (-19,1% in termini complessivi e -20,8% in termini<br />

medi). Nel corso <strong>del</strong> 2009 si osservano tuttavia i segni di una buona ripresa (+14% in termini<br />

complessivi e +19,1% in termini medi rispetto al 2008).<br />

Le evidenze re<strong>la</strong>tive alle università ‘top 5’ appaiono caratterizzate dal medesimo trend di crescita nel<br />

periodo 2004-2006 (+103,3% in termini sia complessivi che medi), seguito nel biennio successivo da<br />

una contrazione <strong>del</strong> numero di accordi conclusi annualmente (-24,2% in termini sia complessivi che<br />

medi nel periodo 2006-2008), che tuttavia ha registrato nel corso <strong>del</strong> 2009 variazioni percentuali di<br />

segno nettamente positivo (+18,1% rispetto al 2008 in termini sia complessivi che medi). In<br />

partico<strong>la</strong>re, nel corso <strong>del</strong> 2009 le università ‘top 5’ hanno complessivamente concluso 111 accordi<br />

(con un’incidenza pari al 62% sui risultati re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> generalità <strong>del</strong> campione), per una media di 22,2<br />

(oltre il quintuplo dei risultati medi ascrivibili al campione nel suo complesso).<br />

69


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Figura 4.8 - Accordi di riservatezza conclusi dalle università<br />

30,0<br />

Numero medio confidential agreements<br />

25,0<br />

20,0<br />

15,0<br />

10,0<br />

5,0<br />

0,0<br />

2,2<br />

3,9 4,2 3,9 3,3<br />

Intero campione<br />

4,0<br />

12,2<br />

24,8<br />

21<br />

21,8<br />

18,8<br />

Università "top five"<br />

22,2<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

70


5. Dai brevetti al licensing<br />

5. Dai brevetti al licensing<br />

In una fase di aumento <strong>del</strong> numero dei brevetti presenti nel portafoglio <strong>del</strong>le università, il re<strong>la</strong>tivo<br />

sfruttamento mediante licenze riveste un ruolo cruciale, soprattutto al<strong>la</strong> luce <strong>del</strong>l’oggettiva<br />

complessità <strong>del</strong>le pratiche di commercializzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI e <strong>del</strong><strong>la</strong> necessaria consapevolezza in<br />

merito agli obiettivi - che non hanno soltanto natura reddituale - piuttosto consolidata negli atenei<br />

italiani, ma non altrettanto al di fuori di essi. Non è possibile immaginare, semplicisticamente, che le<br />

università riescano nel breve periodo ad aumentare l’attività di licensing e i conseguenti risultati<br />

proporzionalmente al numero dei brevetti depositati 29 , soprattutto in questa che è ancora una fase<br />

di crescita professionale degli UTT italiani che però coincide con diminuzioni dei budget e <strong>del</strong>le<br />

risorse umane disponibili 30 . D’altro canto, sarebbe estremamente preoccupante registrare aumenti<br />

nel numero dei brevetti senza scorgere segnali di aumento, ancorché non direttamente<br />

proporzionali, anche nelle attività di licensing. La realtà rilevata nel 2009 è stata quel<strong>la</strong> di una lieve<br />

diminuzione, rispetto al 2008, <strong>del</strong>l’attività brevettuale (con riferimento al numero medio di domande<br />

di priorità e di estensione annualmente depositate) congiuntamente ad una sensibile crescita nel<br />

volume <strong>del</strong>le domande di nazionalizzazione, nonché <strong>del</strong>le concessioni annuali, che si è tradotta in un<br />

fisiologico aumento <strong>del</strong> portafoglio brevettuale.<br />

Ai fini <strong>del</strong><strong>la</strong> commercializzazione, le invenzioni originate presso i <strong>la</strong>boratori di ricerca <strong>del</strong>le università<br />

comportano <strong>la</strong> necessità di definizione <strong>del</strong> re<strong>la</strong>tivo posizionamento sul mercato e/o l’identificazione<br />

di una nicchia adeguata, <strong>la</strong> creazione di nuovi mercati, nonché <strong>la</strong> traduzione di risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca<br />

accademica in business p<strong>la</strong>n ‘investor friendly’: si tratta di attività per <strong>la</strong> cui realizzazione non sempre<br />

29 L’ammontare di tempo e risorse necessari per commercializzare con successo le invenzioni risulta infatti<br />

estremamente più elevato rispetto agli sforzi richiesti per brevettarle. A tal proposito, un recente studio<br />

condotto da Swamidass e Vu<strong>la</strong>sa (2009) sui tempi medi di commercializzazione <strong>del</strong>le tecnologie da parte <strong>del</strong>le<br />

università statunitensi riporta che si tratta di un processo ‘a lungo termine’, dato che passano - in media - dai<br />

sette ai dodici anni perché un’invenzione, una volta brevettata, generi entrate di importo rilevante per l’ateneo<br />

licenziante.<br />

30 E’ stato infatti osservato che nel caso in cui gli UTT dispongano di quantità limitate e/o contenute di risorse<br />

(umane e finanziarie) rispetto a quanto richiesto dai volumi di attività che si propongono di svolgere, essi<br />

tenderanno a focalizzarsi sulle procedure – re<strong>la</strong>tivamente più semplici e di breve respiro – di disclosure e di<br />

brevettazione, a discapito <strong>del</strong> complesso set di attività richiesto dalle pratiche per <strong>la</strong> commercializzazione <strong>del</strong>le<br />

tecnologie e <strong>del</strong>le invenzioni (processo indubbiamente più lungo, faticoso e caratterizzato da maggiore<br />

incertezza nei risultati).<br />

71


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

gli atenei e i singoli ricercatori dispongono <strong>del</strong>le necessarie competenze, e <strong>la</strong> cui acquisizione richiede<br />

un investimento considerevole di tempo e risorse 31 .<br />

In Italia alcune università vantano al loro interno competenze specialistiche e dedicate per questo<br />

tipo di attività, mentre più spesso cercano di gestire al meglio il proprio portafoglio brevetti<br />

percorrendo <strong>la</strong> soluzione <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione tramite imprese spin-off e quel<strong>la</strong> di un ristretto parco di<br />

clienti industriali con i quali <strong>la</strong>vorare con continuità. Alcune università stanno anche sperimentando<br />

<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con soggetti esterni e società specializzate (<strong>la</strong> cui strategia è a loro volta quel<strong>la</strong> di<br />

costruire “grappoli” di brevetti su temi omogenei per aumentare l’appetibilità <strong>del</strong> portafoglio),<br />

anticipando quel<strong>la</strong> che potrebbe essere in futuro una pratica col<strong>la</strong>borativa di tipo ‘consortile’ tra più<br />

università (che consentirebbe altresì <strong>la</strong> condivisione dei costi di commercializzazione sostenuti).<br />

Il TT attuato attraverso <strong>la</strong> concessione di licenze di brevetto (al quale possono essere associati il<br />

trasferimento di know-how o lo svolgimento di prestazioni di consulenza da parte degli stessi<br />

inventori) è un’attività dispendiosa da tutti i punti di vista, anche per le organizzazioni più strutturate<br />

e con maggiore esperienza. Questa constatazione deve andare a parziale integrazione degli elementi<br />

che servono per valutare i dati qui esposti e dovrebbe sensibilizzare gli attori istituzionali e<br />

governativi nell’investire in figure professionali e strutture necessarie per l’aumento di efficacia <strong>del</strong><br />

TT.<br />

5.1. Licenze e opzioni concluse<br />

Nel 2009 sono stati complessivamente stipu<strong>la</strong>ti 65 contratti di licenza e/o opzione da parte <strong>del</strong>le 44<br />

università italiane rispondenti (tabel<strong>la</strong> 5.1), con una media di 1,5 accordi per ateneo. Tali<br />

performance risultano in calo (-23,7%) rispetto al<strong>la</strong> sostanziale stabilità osservata nel triennio<br />

precedente (in cui il numero medio di accordi conclusi annualmente era pari a circa due contratti per<br />

ateneo).<br />

E’ noto come <strong>la</strong> stipu<strong>la</strong> di accordi di licenza rappresenti forse l’azione più complessa tra quelle che gli<br />

UTT devono svolgere per il raggiungimento dei propri obiettivi. In partico<strong>la</strong>re, nel 2009, 23 università<br />

<strong>del</strong>le 44 rispondenti (pari al 52,3% <strong>del</strong> campione) non hanno stipu<strong>la</strong>to alcun accordo nell’anno<br />

(contro i 28 atenei rilevati in tale c<strong>la</strong>sse nel corso <strong>del</strong>l’indagine 2004). Delle 21 università che hanno<br />

stipu<strong>la</strong>to accordi nel 2009, 14 hanno concluso non più di due accordi, 4 ne hanno registrati un<br />

numero compreso fra 3 e 5, una ne ha conclusi fra 6 e 10 ed infine due università ne hanno stipu<strong>la</strong>ti<br />

oltre 10. Le evidenze re<strong>la</strong>tive alle università ‘top 5’ (ossia ai cinque atenei che in ciascuna edizione<br />

hanno esibito il maggior numero di contratti di licenza e/o opzione stipu<strong>la</strong>ti) mostrano che nel 2009 il<br />

31 E’ in questa fase che all’estero, e gradualmente anche in Italia, vengono sperimentate col<strong>la</strong>borazioni con<br />

partner terzi, rispetto all’università e all’industria, quali fondazioni o istituzioni finanziarie, in grado di<br />

“accompagnare” l’invenzione (e i ricercatori), in questa <strong>del</strong>icata “terra di nessuno” (anche detta “valle <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

morte”), provando non solo ad avvicinare maggiormente l’invenzione al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva applicazione, attraverso<br />

idonee attività di R&S, contribuendo ad aumentarne sensibilmente il <strong>valore</strong> commerciale.<br />

72


5. Dai brevetti al licensing<br />

numero complessivo di accordi conclusi ammonta a 42 (con una incidenza pari al 64,6% sui risultati<br />

re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> generalità <strong>del</strong> campione), pari – in media – a 8,4 contratti per ateneo (performance<br />

pressoché raddoppiata rispetto al 2004, ma che tuttavia registra un decremento <strong>del</strong> 14,3% rispetto al<br />

2008). I risultati ottenuti dalle cinque università in paro<strong>la</strong> evidenziano un trend di crescita lineare<br />

nell’intero periodo 2004-2008 (+122,7%), caratterizzato da una graduale diminuzione <strong>del</strong><strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva<br />

incidenza sui volumi contrattuali complessivi ascrivibili all’intero campione (il re<strong>la</strong>tivo peso<br />

percentuale, pari al 61,1% nel 2004, risulta nel 2008 pari al 53,8%). E’ nel corso <strong>del</strong> 2009 che si<br />

registra un lieve calo (-14,3%) nel numero di accordi annualmente conclusi rispetto al picco (circa 10<br />

accordi per UTT) osservabile nel 2008, a seguito <strong>del</strong> quale le performance medie <strong>del</strong>le università ‘top<br />

5’ si attestano nuovamente ai livelli <strong>del</strong> biennio 2006-2007 (poco più di 8 accordi per ateneo). Nel<br />

2009 l’incidenza dei risultati dei cinque atenei in paro<strong>la</strong> rispetto all’intero campione assume<br />

nuovamente un peso importante (64,6%).<br />

Tabel<strong>la</strong> 5.1 - Numero di licenze e/o opzioni concluse in ciascun anno considerato<br />

Numero di<br />

Numero di università<br />

licenze e/o opzioni 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

0 28 23 21 17 17 23<br />

1-2 13 11 13 20 20 14<br />

3-5 2 6 6 7 6 4<br />

6-10 0 2 6 3 2 1<br />

>10 1 1 0 1 2 2<br />

Numero di università 44 43 46 48 47 44<br />

Totale contratti 36 60 89 90 91 65<br />

Media contratti 0,8 1,4 1,9 1,9 1,9 1,5<br />

Totale contratti top 5 22 33 41 42 49 42<br />

Media contratti top 5 4,4 6,6 8,2 8,4 9,8 8,4<br />

Se si pone l’attenzione sull’oggetto degli accordi conclusi nel 2009, si osserva che il 90,6% dei<br />

contratti di licenza e/o opzione stipu<strong>la</strong>ti nell’anno ha riguardato brevetti (tale percentuale risultava<br />

pari al 74,2% nel 2007). In generale, <strong>la</strong> prevalenza dei brevetti come oggetto dei contratti è una<br />

costante nel periodo considerato.<br />

E’ noto come uno degli aspetti più <strong>del</strong>icati <strong>del</strong> licensing – ovviamente dopo quello re<strong>la</strong>tivo<br />

all’individuazione di interlocutori interessati al<strong>la</strong> PI – è quello re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> scelta tra <strong>la</strong> concessione di<br />

licenza a titolo esclusivo o non esclusivo. Si sospetta spesso, infatti, che un regime di licenze esclusive<br />

possa compromettere il carattere aperto di alcuni saperi e che siffatta conseguenza non sia<br />

compatibile con un sistema di finanziamento pubblico al<strong>la</strong> ricerca 32 . In realtà, il tema <strong>del</strong>l’esclusività<br />

32 A tal proposito, negli Stati Uniti, <strong>la</strong> letteratura che si occupa di questi temi ha evidenziato come <strong>la</strong> preferenza<br />

degli atenei per <strong>la</strong> concessione di licenze esclusive testimoni una progressiva tendenza a prediligere il profitto<br />

come obiettivo <strong>del</strong> TT, a discapito <strong>del</strong><strong>la</strong> massima diffusione <strong>del</strong><strong>la</strong> tecnologia stessa che, al contrario, una politica<br />

di licenze non esclusive potrebbe consentire.<br />

73


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

degli accordi di licenza è uno di quegli aspetti sui quali concorrono considerazioni interdisciplinari e<br />

che richiedono, da parte di un UTT, competenze gestionali integrate. Il 60% <strong>del</strong>le licenze concluse nel<br />

2009 ha carattere esclusivo, contro una quota <strong>del</strong> 40% registrata nel 2007 e <strong>del</strong> 51,6% nel 2008.<br />

La figura 5.1, re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> provenienza geografica dei partner industriali con cui i contratti di licenza<br />

e/o opzione sono stati conclusi in ciascun anno, mostra come nel 2009 gli atenei abbiano stipu<strong>la</strong>to<br />

accordi quasi esclusivamente con imprese italiane (i contratti in paro<strong>la</strong> rappresentano infatti il 95,4%<br />

<strong>del</strong> numero totale di licenze e/o opzioni concluse nell’anno con partner industriali, con una incidenza<br />

in costante crescita sul numero totale di accordi conclusi dalle imprese <strong>del</strong> campione nel periodo<br />

considerato) ed in minor misura con imprese straniere (per il residuo 4,6%), localizzate sia in Paesi<br />

europei (1,5%) che extra-europei (3,1%). Questo dato è partico<strong>la</strong>rmente importante nel<strong>la</strong> logica <strong>del</strong><br />

TT a supporto <strong>del</strong>l’innovazione <strong>del</strong> tessuto industriale italiano, anche se potrebbe indicare <strong>la</strong><br />

difficoltà degli atenei a fare licensing su sca<strong>la</strong> internazionale.<br />

Figura 5.1 - Numero di licenze e/o opzioni concluse con differenti partner industriali<br />

(n 2005 =42; n 2009 =44)<br />

Infine, le imprese spin-off (figura 5.2) nel 2009 costituiscono il partner contrattuale di contratti di<br />

licenza e/o opzione conclusi dagli atenei rispondenti (n=41) in 13 accordi (il 12,3% <strong>del</strong> numero<br />

complessivo di licenze e/o opzioni stipu<strong>la</strong>te nell’anno e il 12,9% dei contratti conclusi con imprese<br />

italiane), per una media di 0,3 contratti per UTT. Il dato in paro<strong>la</strong> appare sostanzialmente stabile<br />

nell’intero periodo 2006-2009. Le evidenze re<strong>la</strong>tive alle università ‘top 5’ (ovvero ai cinque atenei<br />

che in ciascun anno hanno concluso il maggior numero di contratti di licenza e/o opzioni con imprese<br />

spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica) rispecchiano invece un trend ambivalente. In partico<strong>la</strong>re, ad un<br />

sensibile incremento osservabile nel 2006 (+425% in termini sia complessivi che medi rispetto al<br />

2005), è seguito un trend decrescente che ha caratterizzato il triennio 2006-2008 (-66,7% in termini<br />

complessivi e -73,6% in termini medi), sfociato in una sostanziale stabilità nel corso <strong>del</strong> 2009. Con<br />

riferimento all’incidenza rivestita da tali performance sui risultati re<strong>la</strong>tivi al campione nel suo<br />

complesso, il peso percentuale <strong>del</strong>le università ‘top 5’ è sceso progressivamente dal 100% registrato<br />

74


5. Dai brevetti al licensing<br />

nel 2005 al 58,3% nel 2008, per poi salire nuovamente al 61,5% nel corso <strong>del</strong> 2009. Al<strong>la</strong> luce di tali<br />

evidenze, è possibile osservare che – se all’inizio <strong>del</strong> periodo preso in esame sono soltanto le<br />

università più performanti a concludere un numero contenuto di accordi di licenza e/o opzione con<br />

imprese spin-off – nel corso <strong>del</strong> tempo si registra un graduale aumento nel volume contrattuale, a<br />

cui si è accompagnato un progressivo coinvolgimento anche da parte di altri UTT, come dimostrato<br />

dal<strong>la</strong> riduzione registrata nell’incidenza <strong>del</strong>le università ‘top 5’ sulle performance <strong>del</strong>l’intero<br />

campione.<br />

Figura 5.2 - Numero di licenze e/o opzioni concluse con imprese spin-off<br />

5.2. Licenze e opzioni con ritorni<br />

Con riferimento ai contratti di licenza e/o opzione stipu<strong>la</strong>ti che abbiano generato dei ritorni<br />

(tabel<strong>la</strong> 5.2), il re<strong>la</strong>tivo numero per le 44 università rispondenti nel 2009 risulta pari a 36 (+16,1%<br />

rispetto al 2004 e -23,4% rispetto al 2008), per una media di 0,8 accordi per ateneo (+24%<br />

rispetto al 2004 e -16,4% rispetto al 2008). Con riferimento ai risultati medi per UTT, si osserva<br />

nell’intero periodo 2004-2009 una sostanziale stabilità: salvo lievi e fisiologiche variazioni<br />

annuali, il numero medio di accordi conclusi annualmente che abbiano generato dei ritorni<br />

nell’anno di stipu<strong>la</strong> oscil<strong>la</strong> infatti fra 0,7 e 1 accordo.<br />

Per quanto invece attiene le dinamiche che hanno caratterizzato il numero di contratti di licenze e/o<br />

opzione con ritorni conclusi annualmente dalle università ‘top 5’, queste ultime presentano un trend<br />

ambivalente nell’intero periodo oggetto di analisi (in cui il numero medio di accordi è variato tra i 4 e<br />

75


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

gli 8 contratti stipu<strong>la</strong>ti annualmente), con due picchi: nel 2005 (5,6 accordi per UTT) e nel 2008 (7,6<br />

accordi per UTT). In partico<strong>la</strong>re, sono complessivamente 31 gli accordi stipu<strong>la</strong>ti dalle università ‘top 5’<br />

che abbiano generato ritorni nel 2009 (con un’incidenza pari all’86,1% sui risultati re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong><br />

generalità <strong>del</strong> campione), pari – in media - a 6,2 accordi per UTT (+40,9% rispetto al 2004 e -18,4%<br />

rispetto al 2008). Si tratta di un risultato estremamente positivo, soprattutto al<strong>la</strong> luce <strong>del</strong>le<br />

considerazioni precedentemente esposte circa i tempi mediamente lunghi e le difficoltà incontrate<br />

dagli atenei nel<strong>la</strong> generazione di ritorni economici dalle licenze e opzioni stipu<strong>la</strong>te nell’anno<br />

medesimo.<br />

Tabel<strong>la</strong> 5.2 - Numero di licenze e/o opzioni concluse nell’anno che hanno generato dei ritorni<br />

Numero di<br />

licenze e/o opzioni<br />

Numero di università<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

0 34 32 33 32 36 35<br />

1-2 9 6 8 14 6 4<br />

3-5 2 5 5 1 4 2<br />

6-10 2 2 0 2 1 3<br />

>10 0 0 0 0 1 0<br />

Numero di università 47 45 46 49 48 44<br />

Numero totale di contratti 31 41 31 40 47 36<br />

Numero medio di contratti 0,7 0,9 0,7 0,8 1,0 0,8<br />

Numero totale di contratti top 5 22 28 20 24 38 31<br />

Numero medio di contratti top 5 4,4 5,6 4,0 4,8 7,6 6,2<br />

5.3. Licenze e opzioni attive in portafoglio<br />

Re<strong>la</strong>tivamente al numero di contratti di licenza e/o opzione attivi nel portafoglio <strong>del</strong>le università al<br />

31 dicembre di ciascun anno (tabel<strong>la</strong> 5.3), si riscontra come nel 2009 presso le 44 università<br />

rispondenti si contino complessivamente 284 accordi (+155,9% rispetto al 2004 e +11,8% rispetto al<br />

2008), pari in media a 6,5 contratti in portafoglio per ateneo rispondente (+132,1% rispetto al 2004 e<br />

+20,4% rispetto al 2008). Si rileva dunque nel periodo oggetto di analisi un incremento costante ed<br />

estremamente rilevante nel numero di contratti attivi detenuti in portafoglio dalle università<br />

rispondenti, che nel corso <strong>del</strong>l’ultimo anno registrano un aumento in termini medi pari ad oltre il<br />

20% rispetto al 2008. Benché 15 università <strong>del</strong>le 44 rispondenti nel 2009 (pari al 34,1% <strong>del</strong> campione)<br />

non contino ancora nessuna licenza e/o opzione attiva, 7 hanno in portafoglio meno di due accordi<br />

attivi, 8 un numero compreso fra 3 e 5, 6 atenei ne contano un numero variabile fra 6 e 10 ed infine<br />

per ben 8 università il portafoglio di licenze e/o opzioni attive è composto da oltre 10 accordi.<br />

76


5. Dai brevetti al licensing<br />

Tabel<strong>la</strong> 5.3 - Numero di licenze e/o opzioni attive in portafoglio<br />

Numero di licenze e/o opzioni<br />

in portafoglio<br />

Numero di università<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

0 22 20 19 18 16 15<br />

1-2 4 10 12 13 11 7<br />

3-5 8 6 5 8 6 8<br />

6-10 3 5 8 5 6 6<br />

>10 3 3 4 6 8 8<br />

Numero di università 40 44 48 50 47 44<br />

Numero totale di contratti 111 134 183 216 254 284<br />

Numero medio di contratti 2,8 3,0 3,8 4,3 5,4 6,5<br />

Numero totale di contratti top 5 69 74 98 112 137 160<br />

Numero medio di contratti top 5 13,8 14,8 19,6 22,4 27,4 32,0<br />

Dall’analisi <strong>del</strong> numero di licenze e opzioni in portafoglio al 31 dicembre di ogni anno (figura 5.3), si<br />

osserva come l’aumento rilevato nel volume dei contratti attivi derivi dal<strong>la</strong> compresenza di due<br />

dinamiche nel periodo considerato. Da un <strong>la</strong>to, si riduce infatti sensibilmente (-31,8%) il numero di<br />

università che al<strong>la</strong> fine di ciascun anno non detengono alcun accordo attivo in portafoglio. In<br />

partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva incidenza percentuale sul campione – pari al 55% nel 2004 – nel 2009 risulta<br />

pari al 34,1%. Contestualmente, non solo cresce, come ovvia conseguenza, il numero di università<br />

dotate di un portafoglio contratti attivi al 31 dicembre di ciascun anno, ma soprattutto si nota una<br />

crescita con riferimento alle c<strong>la</strong>ssi più alte <strong>del</strong><strong>la</strong> distribuzione, ossia a quegli UTT che a fine anno<br />

rilevano un numero significativamente alto di contratti attivi in portafoglio. A tal proposito, il numero<br />

di atenei per i quali il portafoglio titoli attivi include 1-2 contratti aumenta <strong>del</strong> 75% negli anni 2004-<br />

2009 (<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva incidenza sul totale <strong>del</strong> campione, pari al 10% <strong>del</strong> campione nel 2004, raggiunge<br />

circa il 16% nel 2009), mentre si registra una sostanziale stabilità nel numero di UTT presso i quali il<br />

numero di accordi attivi risulta compreso tra 3 e 5 contratti (rappresentando sia una quota<br />

percentuale pari a circa un quinto <strong>del</strong> campione nell’intero periodo considerato, seppur con lievi<br />

oscil<strong>la</strong>zioni annuali). Sono invece le fasce più alte <strong>del</strong><strong>la</strong> distribuzione a presentare gli incrementi più<br />

significativi. Il numero di università presso le quali il volume <strong>del</strong>le licenze e opzioni attive risulta<br />

compreso fra 6 e 10 accordi risulta infatti raddoppiato (il peso percentuale sul<strong>la</strong> generalità <strong>del</strong><br />

campione passa dal 7,5% nel 2004 al 13,6% nel 2009), mentre un incremento pari al 166,6% è<br />

osservabile con riferimento al numero di UTT che a fine anno detengono nel proprio portafoglio oltre<br />

10 contratti attivi (l’incidenza percentuale in questo subisce un aumento consistente, passando dal<br />

7,5% <strong>del</strong> campione nel 2004 al 18,2% nel 2009).<br />

77


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Figura 5.3 - Distribuzione <strong>del</strong>le università in base al numero di licenze e/o opzioni attive<br />

in portafoglio (n 2004 =40; n 2005 =44; n 2006 =48; n 2007 =50; n 2008 =47; n 2009 =44)<br />

Per quanto infine attiene le università ‘top 5’ (ossia i cinque atenei che in ciascun anno vantano il<br />

maggior numero di contratti attivi in portafoglio; cfr. ancora tabel<strong>la</strong> 5.3), al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong> 2009 queste<br />

ultime contano un numero totale di 160 accordi attivi (per un’incidenza <strong>del</strong> 56,3% sui risultati re<strong>la</strong>tivi<br />

all’intero campione), pari – in media – a ben 32 licenze e/o opzioni per UTT (+131,9% rispetto al 2004<br />

e +16,8% rispetto al 2008, in termini sia complessivi che medi). Si tratta dunque di un portafoglio<br />

contratti attivi caratterizzato da volumi medi estremamente elevati, assolutamente in linea rispetto<br />

agli standard europei. Nel corso <strong>del</strong> periodo di indagine, si rileva inoltre una riduzione <strong>del</strong>l’incidenza<br />

percentuale rivestita dai cinque atenei più performanti sui risultati raggiunti dal<strong>la</strong> generalità dei<br />

rispondenti (passata dal 62,2% nel 2004 al 56,3% nel 2009).<br />

Le dinamiche sopra esposte rappresentano risultati estremamente positivi per gli UTT italiani, in<br />

quanto ciascun accordo stipu<strong>la</strong>to rappresenta il frutto di specifiche competenze e attività di TT poste<br />

in essere con successo dagli atenei italiani, al di là <strong>del</strong><strong>la</strong> (eventuale) generazione di ritorni economici.<br />

Un mancato (o comunque modesto) conseguimento di entrate finanziarie da contratti di licenza e<br />

opzione attivi in portafoglio potrebbe infatti derivare da situazioni non direttamente dipendenti<br />

dall’abilità negoziale degli UTT e/o dall’innovatività <strong>del</strong>le invenzioni oggetto dei contratti di licenza<br />

conclusi. Ne è un caso, ad esempio, lo scarso volume di vendite registrate da parte dei soggetti<br />

licenziatari, con conseguenti ripercussioni sull’importo <strong>del</strong>le royalties incassate dall’ateneo<br />

licenziante. Si prospetta invece una situazione diversa (nel<strong>la</strong> quale l’ammontare modesto degli<br />

78


5. Dai brevetti al licensing<br />

introiti economici da licensing deriva da specifici orientamenti strategici adottati dall’UTT) qualora<br />

importi contenuti <strong>del</strong>le entrate generate da accordi di licensing derivino dal crescente ricorso al<strong>la</strong><br />

stipu<strong>la</strong> di contratti di licenza e opzione con imprese spin-off gemmate dall’ateneo a condizioni<br />

partico<strong>la</strong>rmente favorevoli per queste ultime. In questo caso, infatti, <strong>la</strong> conclusione <strong>del</strong> contratto di<br />

licenza rappresenta un ulteriore mezzo di trasferimento <strong>del</strong><strong>la</strong> tecnologia al mercato, e non un fine in<br />

quanto potenziale generatore di ritorni economici per l’UTT.<br />

5.4. Entrate da licenze e opzioni concluse nell’anno<br />

Con riferimento alle entrate derivanti da licenze e opzioni concluse in ciascun anno dalle università<br />

italiane rispondenti (tabel<strong>la</strong> 5.4), nel 2009 esse ammontano complessivamente a circa 311 mi<strong>la</strong> Euro<br />

(-53,5% rispetto al 2004 e -67,1% rispetto al 2008), per un <strong>valore</strong> medio pari a 7,4 mi<strong>la</strong> Euro (-47,8%<br />

rispetto al 2004 e -65,5% rispetto al 2008). Si tratta dunque di importi mediamente contenuti e per i<br />

quali si rileva un decremento sensibile sia rispetto all’inizio <strong>del</strong> periodo considerato che rispetto<br />

all’anno precedente. Analizzando più nel dettaglio le dinamiche che hanno interessato le entrate da<br />

licenze e opzioni annualmente concluse nell’intero periodo indagato, si osserva come queste ultime<br />

presentino un trend ambivalente nell’intero periodo oggetto di indagine, esibendo due picchi: nel<br />

2006 (importo medio <strong>del</strong>le entrate pari a circa 17 mi<strong>la</strong> Euro per UTT) e nel 2008 (importo medio pari<br />

a 21,5 mi<strong>la</strong> Euro).<br />

I risultati re<strong>la</strong>tivi alle università ‘top 5’ (ossia ai cinque atenei che nel corso di ciascuna indagine<br />

hanno registrato le entrate da licenze e/o opzioni di importo più elevato) mostrano come le entrate<br />

registrate da queste ultime, pur presentando importi annuali significativamente più elevati, siano<br />

caratterizzati dallo stesso trend ambivalente rilevabile per <strong>la</strong> generalità <strong>del</strong> campione. In partico<strong>la</strong>re,<br />

nel 2009, gli atenei in paro<strong>la</strong> hanno ottenuto introiti di importo complessivo pari a circa 308 mi<strong>la</strong><br />

Euro (pari a ben il 98,9% dei risultati re<strong>la</strong>tivi al campione nel suo complesso), per una media di 61,5<br />

mi<strong>la</strong> Euro per ateneo (-45,5% rispetto al 2004 e -60,9% rispetto al 2008). Al<strong>la</strong> luce di tali evidenze,<br />

emerge dunque come nel periodo considerato i valori re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> totalità degli atenei inclusi nel<br />

campione derivino per una quota mai inferiore al 75% dai risultati ottenuti dai cinque atenei più<br />

performanti, che risultano dunque esercitare una forte influenza sulle dinamiche esibite dal<strong>la</strong> totalità<br />

dei rispondenti e le cui continue variazioni annuali vanno altresì interpretate tenendo conto che<br />

nell’anno stesso di stipu<strong>la</strong> i contratti di licenza e/o opzione potrebbero generare introiti di <strong>valore</strong><br />

significativamente inferiore rispetto al loro effettivo potenziale, suscettibile di esplicarsi in tempi più<br />

lunghi.<br />

Nell’intero periodo di analisi, si rileva dunque che, sebbene ancora caratterizzato da importi annuali<br />

mediamente contenuti e caratterizzati da trend altalenanti (in diminuzione nel corso <strong>del</strong>l’ultimo<br />

anno), l’ammontare <strong>del</strong>le entrate rilevate presso <strong>la</strong> generalità degli atenei rispondenti appare<br />

significativamente trainato dalle performance registrate dalle università ‘top 5’.<br />

79


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Tabel<strong>la</strong> 5.4 - Entrate derivanti da licenze e/o opzioni concluse in ciascun anno considerato<br />

C<strong>la</strong>ssi di entrate<br />

(valori espressi in migliaia di Euro)<br />

Numero di università<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

0 36 32 34 32 31 35<br />

>0-≤20 4 6 5 8 5 3<br />

>20-≤60 3 3 2 4 2 2<br />

>60-≤100 3 1 2 2 2 1<br />

>100-≤140 0 0 1 1 2 1<br />

>140-≤200 0 1 2 1 0 0<br />

>200 1 0 0 0 1 0<br />

Numero di università 47 43 46 48 44 42<br />

Totale entrate (in migliaia di Euro) 668,9 428,9 785,6 648,4 944,7 311,1<br />

Media entrate (in migliaia di Euro) 14,2 10,0 17,1 13,5 21,5 7,4<br />

Totale entrate (in migliaia di Euro) top 5 565,0 366,4 645,0 486,8 787,1 307,7<br />

Media entrate (in migliaia di Euro) top 5 113,0 73,3 129,0 97,4 157,4 61,5<br />

5.5. Entrate da licenze e opzioni attive in portafoglio<br />

Passando a considerare le entrate derivanti dai contratti di licenza e/o opzione attivi al 31 dicembre<br />

di ciascun anno presso le università rispondenti (tabel<strong>la</strong> 5.5), nel 2009 il loro ammontare complessivo<br />

supera <strong>la</strong> somma di 1,4 milioni di Euro (-9,1% rispetto al 2004 e +11,5% rispetto al 2008), per un<br />

<strong>valore</strong> medio pari a 33,1 mi<strong>la</strong> Euro (-9% rispetto al 2004 e -3,7% rispetto al 2008) per ateneo<br />

rispondente (n=44). In partico<strong>la</strong>re, 28 università (pari al 63,6% <strong>del</strong> campione) non hanno ottenuto nel<br />

2009 alcuna entrata derivante dal portafoglio contratti attivi. Dei 16 atenei rimanenti, 9 hanno<br />

registrato ritorni non superiori ai 20 mi<strong>la</strong> Euro; 1 università ha entrate di importo compreso tra i 20<br />

ed i 60 mi<strong>la</strong> Euro; 1 università tra i 100 ed i 140 mi<strong>la</strong> Euro; 1 università tra i 140 ed i 200 mi<strong>la</strong> Euro ed<br />

infine due atenei hanno registrato nell’anno entrate superiori ai 200 mi<strong>la</strong> Euro.<br />

L’ottenere rilevanti entrate dai contratti di licenza e/o opzione rimane quindi ancora un fenomeno<br />

concentrato in un numero re<strong>la</strong>tivamente modesto di università, il che deve fare riflettere<br />

sull’opportunità di coordinare e riunire le attività <strong>del</strong>le università in questo campo, per esempio a<br />

livello regionale.<br />

80


5. Dai brevetti al licensing<br />

Tabel<strong>la</strong> 5.5 - Entrate derivanti da licenze e/o opzioni attive in portafoglio<br />

C<strong>la</strong>ssi di entrate<br />

(valori espressi in migliaia di Euro)<br />

Numero di università<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

0 24 29 31 26 32 28<br />

>0 - ≤20 6 6 9 12 7 9<br />

>20 - ≤60 1 2 2 6 5 2<br />

>60 - ≤100 5 0 1 2 0 1<br />

>100 - ≤140 1 2 1 2 1 1<br />

>140 - ≤200 0 0 1 1 0 1<br />

>200 3 5 3 1 2 2<br />

Numero di università 40 44 48 50 47 44<br />

Totale entrate (in migliaia di Euro) 1.603,5 2.946,0 1.481,1 1.148,7 1.306,6 1.457,0<br />

Media entrate (in migliaia di Euro) 36,4 68,5 33,6 23,0 34,4 33,1<br />

Totale entrate top 5 (in migliaia di Euro) 1.226,3 2.574,5 1.233,0 825,1 1.091,8 1.299,2<br />

Media entrate top 5(in migliaia di Euro) 245,3 514,9 246,6 165,0 218,4 259,8<br />

Dall’analisi <strong>del</strong><strong>la</strong> distribuzione di frequenza degli atenei rispondenti in base alle c<strong>la</strong>ssi di entrate<br />

derivanti dalle licenze e opzioni in portafoglio al 31 dicembre di ogni anno (figura 5.4), si evince che <strong>la</strong><br />

diminuzione rilevata negli anni 2006-2009 nell’ammontare dei ritorni economici generati da contratti<br />

attivi (in termini sia complessivi che medi) deriva dall’aumento nel periodo considerato <strong>del</strong> numero<br />

di università che in ciascun anno conseguono modesti ritorni economici dai contratti attivi in<br />

portafoglio, soprattutto con riferimento alle c<strong>la</strong>ssi più basse <strong>del</strong><strong>la</strong> distribuzione <strong>del</strong>le entrate (ossia a<br />

quegli UTT che a fine anno rilevano introiti di importo non superiore ai 100 mi<strong>la</strong> Euro). A tal<br />

proposito, il numero di atenei per i quali le entrate annuali derivanti dal portafoglio titoli attivi<br />

risultano di importo non superiore ai 20 mi<strong>la</strong> Euro aumenta <strong>del</strong> 50% negli anni 2004-2009 (<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva<br />

incidenza sul totale dei rispondenti, pari a circa il 15% <strong>del</strong> campione nel 2004, supera il 20% nel<br />

2009), mentre si registra un incremento <strong>del</strong> 100% (ossia: numerosità raddoppiata) nel numero di UTT<br />

presso i quali gli importi dei ritorni economici in paro<strong>la</strong> assumono valori compresi tra 20 e 60 mi<strong>la</strong><br />

Euro (rappresentando nel 2009 una quota percentuale pari a circa il 4,5% <strong>del</strong> campione, contro il<br />

2,5% rilevato nel 2004).<br />

Per quanto invece riguarda le c<strong>la</strong>ssi di entrate più elevate, queste sono caratterizzate da frequenze<br />

decisamente più basse, ed in diminuzione nell’arco di tempo considerato. A tal proposito, il numero<br />

di atenei per i quali le entrate annuali derivanti dal portafoglio titoli attivi risultano di importo<br />

compreso tra i 60 ed i 100 mi<strong>la</strong> Euro si riduce <strong>del</strong>l’80% negli anni 2004-2009 (<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva incidenza sul<br />

totale dei rispondenti, pari a circa il 12,5% <strong>del</strong> campione nel 2004, risulta di poco superiore al 2% nel<br />

2009), mentre appare tendenzialmente stabile il numero di UTT che nel periodo considerato hanno<br />

registrato entrate annuali da licenze/opzioni attive di importo compreso tra i 100 ed i 200 mi<strong>la</strong> Euro.<br />

81


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Si registra inoltre un decremento <strong>del</strong> 33,3% nel numero di UTT presso i quali gli importi dei ritorni<br />

economici in paro<strong>la</strong> assumono valori superiori ai 200 mi<strong>la</strong> Euro (rappresentando nel 2009 una quota<br />

percentuale pari a circa il 4,5% <strong>del</strong> campione, contro il 7,5% rilevato nel 2004).<br />

Figura 5.4 - Distribuzione <strong>del</strong>le università in base alle entrate da licenze e/o opzioni<br />

attive in portafoglio (n 2004 =44; n 2005 =43; n 2006 =44; n 2007 =50; n 2008 =47; n 2009 =44)<br />

Con riferimento alle dinamiche <strong>del</strong>le entrate da licenze e/o opzioni attive in portafoglio nel periodo<br />

considerato (cfr. ancora tabel<strong>la</strong> 5.5), si è rilevato un trend di crescita iniziale, culminato nel 2005,<br />

anno in cui gli importi dei ritorni economici da licensing hanno raggiunto i livelli massimi osservati<br />

nell’arco di tempo oggetto di analisi, risultando complessivamente pari a circa 2,9 milioni di Euro<br />

(+83,7% rispetto al 2004), per una media di 68,5 mi<strong>la</strong> Euro per ateneo rispondente (+88,2% rispetto<br />

al 2004). Nel corso <strong>del</strong> biennio successivo (anni 2006-2007), le entrate da contratti attivi hanno<br />

registrato una significativa flessione, risultando pari a poco più di 1,1 milioni di Euro nel 2007 (-61%<br />

rispetto al 2005), pari – in media – a 23 mi<strong>la</strong> Euro per UTT (-66,5% rispetto al 2005). Infine, nel corso<br />

<strong>del</strong> 2008 si è registrata una repentina ripresa, sia nei valori totali (+13,7% rispetto al 2007), che medi<br />

(+49,7%), a seguito <strong>del</strong><strong>la</strong> quale il volume <strong>del</strong>le entrate (pari complessivamente a circa 1,3 milioni di<br />

Euro ed in media a poco meno di 35 mi<strong>la</strong> Euro per ateneo) ha raggiunto nuovamente i livelli osservati<br />

nel 2006. I risultati registrati nel corso <strong>del</strong> 2009 esibiscono volumi totali <strong>del</strong>le entrate (pari a circa 1,5<br />

milioni di Euro) in aumento rispetto all’anno precedente (+11,5% rispetto al 2008), mentre l’importo<br />

medio <strong>del</strong>le entrate – pari a circa 33 mi<strong>la</strong> Euro – appare sostanzialmente invariato (-3,7% rispetto al<br />

2008).<br />

82


5. Dai brevetti al licensing<br />

I riscontri effettuati presso gli atenei rispondenti al fine di individuare le cause <strong>del</strong>le dinamiche<br />

osservate hanno messo in luce come il calo <strong>del</strong>le entrate registrato nel 2006, dopo l’aumento rilevato<br />

nel triennio precedente, è dovuto al<strong>la</strong> scadenza sopraggiunta nel corso <strong>del</strong> periodo considerato di<br />

licenze che generavano introiti di importi elevati. Tali contratti, che risultavano ancora attivi nel<br />

biennio 2004-2005, sono progressivamente giunti a scadenza negli anni successivi, con conseguenti<br />

variazioni di segno negativo sull’importo dei ritorni derivanti da licenze e/o opzioni attive in<br />

portafoglio. Tuttavia, <strong>la</strong> significativa ripresa osservata nel corso <strong>del</strong>l’ultimo anno farebbe presupporre<br />

che gli UTT rispondenti stiano attualmente sperimentando una nuova fase di espansione dei ritorni<br />

derivanti da contratti di licenza e opzione attivi in portafoglio. Le considerazioni sopra espresse<br />

risultano confermate osservando che nel 2004 ben tre università hanno registrato entrate di importo<br />

superiore ai 200 mi<strong>la</strong> Euro annuali. Nel 2005 cinque atenei hanno esibito tale ottima performance,<br />

per poi scendere nuovamente a quota tre nel 2006. Nel 2007 soltanto un ateneo ha continuato a<br />

registrare livelli cosi elevati, mentre nel biennio 2008/2009 sono due i casi di UTT inclusi in tale c<strong>la</strong>sse<br />

di ritorni.<br />

Al<strong>la</strong> luce di ciò, le dinamiche presentate dalle entrate derivanti dal portafoglio contratti attivi<br />

sembrerebbero collegate ad un fisiologico ‘ciclo di vita’ di questi ultimi. Gli accordi di licensing infatti<br />

generano introiti di importo tendenzialmente contenuto nel medesimo anno <strong>del</strong><strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva<br />

conclusione, e solo negli anni successivi sono suscettibili di produrre ritorni di importo<br />

significativamente elevato, finché non giungono a scadenza; nel frattempo ne vengono stipu<strong>la</strong>ti di<br />

nuovi, che necessitano di tempo prima che il loro pieno potenziale in termini di redditività possa<br />

completamente esplicarsi, e così via.<br />

Infine, considerando le evidenze re<strong>la</strong>tive alle università ‘top 5’ (ovvero ai cinque atenei che in ogni<br />

anno hanno totalizzato i maggiori importi di entrate derivanti dal portafoglio contratti di licenza e/o<br />

opzione attivi), emerge come i ritorni economici registrati da queste ultime assumano importi<br />

annuali significativamente elevati, cosicché il gap esistente tra le performance medie dei cinque<br />

atenei più performanti e quelle ottenute dal<strong>la</strong> generalità dei rispondenti appare di notevole entità. In<br />

partico<strong>la</strong>re, l’ammontare complessivo dei ritorni economici da contratti attivi al 31 dicembre 2009 è<br />

pari a circa 1,3 milioni di Euro (con una incidenza elevatissima, superiore all’89%, sui risultati re<strong>la</strong>tivi<br />

al<strong>la</strong> generalità dei rispondenti), pari - in media - a circa 260 mi<strong>la</strong> Euro per UTT (+5,9% rispetto al 2004<br />

e +19% rispetto al 2008, in termini sia totali che medi).<br />

Con riferimento alle dinamiche rilevabili per le università ‘top 5’ nel periodo oggetto di analisi, ad un<br />

significativo incremento negli importi <strong>del</strong>le entrate annualmente rilevate nel corso <strong>del</strong> primo biennio<br />

in esame, culminato nel 2005 con importi totali incassati pari ad oltre 2,5 milioni di Euro (con una<br />

incidenza <strong>del</strong>l’87,4% sui risultati re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> generalità dei rispondenti), per una media di circa 515<br />

mi<strong>la</strong> Euro per ateneo (+109,9% rispetto al 2004), è seguita nel biennio 2006-2007 una riduzione <strong>del</strong>le<br />

entrate conseguite (-68% rispetto al 2005), per poi rilevare una immediata ripresa nel corso <strong>del</strong><br />

biennio 2008-2009 (+57,5% rispetto al 2007).<br />

83


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Passando a considerare le entrate derivanti dai contratti di licenza e/o opzione attivi al 31 dicembre<br />

di ciascun anno includendo nell’analisi le sole università rispondenti che esibiscano nell’anno<br />

considerato un portafoglio licenze/opzioni attive non nullo (tabel<strong>la</strong> 5.6), è possibile notare che i trend<br />

sono esattamente gli stessi rilevati per <strong>la</strong> generalità dei rispondenti, sebbene le performance medie<br />

assumano valori più elevati. Nel 2009 (n=29) il loro ammontare medio è pari a 50,2 mi<strong>la</strong> Euro per UTT<br />

(-40,5% rispetto al 2004 e +22,4% rispetto al 2008), contro i 33,1 mi<strong>la</strong> Euro rilevati in media per<br />

l’intero campione (n=44). Anche con riferimento alle dinamiche subite dalle entrate da licenze e/o<br />

opzioni attive registrate dagli atenei che al<strong>la</strong> fine di ciascun anno nel periodo considerato detengono<br />

un portafoglio attivo, si è rilevato un trend di crescita iniziale, culminato nel 2005, anno in cui gli<br />

importi medi dei ritorni economici da licensing hanno raggiunto i livelli massimi osservati nell’arco di<br />

tempo oggetto di analisi, risultando pari a circa 123 mi<strong>la</strong> Euro (+45,5% rispetto al 2004), contro i 68,5<br />

mi<strong>la</strong> Euro rilevati per <strong>la</strong> generalità dei rispondenti. Nel corso <strong>del</strong> biennio successivo (anni 2006-2007),<br />

le entrate medie da contratti attivi hanno registrato una significativa flessione, risultando pari a circa<br />

36 mi<strong>la</strong> Euro nel 2007 (-70,8% rispetto al 2005), contro i 23 mi<strong>la</strong> Euro ascrivibili al campione nel suo<br />

complesso. Infine, nel corso <strong>del</strong> biennio 2008-2009 si è registrata una repentina ripresa (+40%<br />

rispetto al 2007), a seguito <strong>del</strong><strong>la</strong> quale il volume medio <strong>del</strong>le entrate (pari a 50,2 mi<strong>la</strong> Euro nel 2009,<br />

contro i 33 mi<strong>la</strong> Euro registrati in media al campione nel<strong>la</strong> sua totalità) ha raggiunto nuovamente i<br />

livelli osservati nel 2006.<br />

Tabel<strong>la</strong> 5.6 - Entrate derivanti da licenze e/o opzioni attive in portafoglio<br />

(calco<strong>la</strong>to su un numero di uffici con un portafoglio non nullo nell'anno considerato)<br />

C<strong>la</strong>ssi di entrate<br />

Numero di università<br />

(valori espressi in migliaia di Euro) 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

0 3 9 12 8 16 13<br />

>0 - ≤20 6 6 9 12 7 9<br />

>20 - ≤60 1 2 2 6 5 2<br />

>60 - ≤100 5 0 1 2 0 1<br />

>100 - ≤140 1 2 1 2 1 1<br />

>140 - ≤200 0 0 1 1 0 1<br />

>200 3 5 3 1 2 2<br />

Numero di università 19 24 29 32 31 29<br />

Totale entrate (in migliaia di Euro) 1.603,5 2.946,0 1.481,1 1.148,7 1.272,6 1.457,0<br />

Media entrate (in migliaia di Euro) 84,4 122,7 51,1 35,9 41,1 50,2<br />

Totale entrate top 5 (in migliaia di Euro) 1.226,3 2.574,5 1.233,0 825,1 1.091,8 1.299,2<br />

Media entrate top 5 (in migliaia di Euro) 245,3 514,9 246,6 165,0 218,4 259,8<br />

84


6. La valorizzazione tramite imprese spin-off<br />

6. La valorizzazione<br />

tramite imprese spin-off<br />

L’attività di valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca ha come sue componenti fondamentali, sebbene non<br />

esclusive, <strong>la</strong> protezione e l’utilizzo <strong>del</strong><strong>la</strong> PI e <strong>la</strong> costituzione di imprese spin-off, che sono peraltro<br />

strettamente connesse tra loro. Al fine di fornire informazioni anche su quest’ultima componente,<br />

oggetto di attività da parte degli UTT ed estremamente rilevante per il sistema universitario, ma solo<br />

in parte oggetto di analisi tramite il questionario Netval, vengono qui presentate alcune evidenze<br />

empiriche re<strong>la</strong>tive ad una banca dati curata dall’Istituto di Management <strong>del</strong><strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Superiore<br />

Sant'Anna, nel<strong>la</strong> quale da qualche anno vengono raccolte informazioni sulle imprese spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

ricerca pubblica in Italia e nel<strong>la</strong> quale sono attualmente presenti informazioni su 873 imprese. Giova<br />

sottolineare come - ai fini <strong>del</strong><strong>la</strong> creazione e <strong>del</strong> continuo aggiornamento di tale banca dati nel corso<br />

degli anni - abbiano contribuito sensibilmente i dati raccolti di anno in anno attraverso <strong>la</strong> conduzione<br />

<strong>del</strong>l’indagine Netval, nonché le informazioni ottenute nel biennio 2009-2010 nell’ambito di un<br />

progetto di ricerca sull’evoluzione <strong>del</strong> fenomeno <strong>del</strong>le imprese spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica in Italia,<br />

finanziato dall’Istituto per <strong>la</strong> Promozione Industriale (IPI), ora parte dal Ministero per lo Sviluppo<br />

Economico (MSE) (Piccaluga et al., 2011) 33 .<br />

Ai fini <strong>del</strong><strong>la</strong> presente analisi, con l’espressione “spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica” si intende una<br />

“impresa operante in settori high-tech costituita da (almeno) un professore/ricercatore universitario o<br />

da un dottorando/contrattista/studente che abbia effettuato attività di ricerca pluriennale su un<br />

tema specifico, oggetto di creazione <strong>del</strong>l’impresa stessa”. Secondo tale definizione l’utilizzo da parte<br />

<strong>del</strong>l’azienda di diritti di PI <strong>del</strong>l’università non è condizione necessaria ai fini <strong>del</strong><strong>la</strong> sua identificazione<br />

come spin-off, mentre nel<strong>la</strong> generalità dei casi il fatto che l’università detenga una quota <strong>del</strong> capitale<br />

sociale aziendale è condizione sufficiente affinché si possa par<strong>la</strong>re di impresa spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca<br />

pubblica (ad eccezione dei casi in cui l’impresa sia palesemente non high-tech).<br />

33 Ai fini di una maggiore chiarezza espositiva, giova precisare che nel prosieguo <strong>del</strong> presente capitolo, le<br />

evidenze empiriche ottenute nell’ambito di tale progetto di ricerca verranno citate come rapporto di ricerca<br />

Sant’Anna-IPI (2011).<br />

85


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

6.1. Nota metodologica<br />

Ai fini <strong>del</strong>l’identificazione <strong>del</strong>le realtà produttive esistenti nel contesto nazionale appartenenti<br />

all’universo <strong>del</strong>le imprese spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica si è seguito un iter composto da più fasi,<br />

caratterizzate da un livello crescente di profondità e affidabilità <strong>del</strong>le rilevazioni, sul quale sono stati<br />

forniti dettagli nel precedente rapporto Netval. Al 31 dicembre 2009 sono state identificate 873<br />

imprese spin-off attive, numero che riteniamo essere significativamente vicino all’effettivo universo<br />

di riferimento nel contesto italiano. Inoltre, nell’ambito <strong>del</strong> citato progetto di ricerca condotto nel<br />

corso <strong>del</strong> biennio 2009-2010 si è proceduto al<strong>la</strong> somministrazione di un questionario di indagine<br />

appositamente predisposto al fine di raccogliere le informazioni necessarie per analizzare e<br />

comprendere <strong>la</strong> consistenza nonché l’evoluzione subita da tale fenomeno nel nostro Paese. Il focus<br />

<strong>del</strong>l’analisi è stato rivolto, in partico<strong>la</strong>re, all’identificazione <strong>del</strong>le variabili determinanti i processi di<br />

crescita di tali imprese. Pertanto, nel corso <strong>del</strong>l’intervista, alle aziende sono state richieste<br />

informazioni di tipo sia qualitativo, sia quantitativo. Concretamente, attraverso <strong>la</strong> conduzione di una<br />

indagine campionaria tramite interviste telefoniche (metodo CATI - Computer-Assisted Telephone<br />

Interview) affidate ad una società esterna (Format Srl) sono stati raccolti 289 questionari (dati di<br />

fonte primaria), che rappresentano il 33,1% <strong>del</strong> numero di spin-off complessivamente identificate 34 .<br />

Oltre all’indagine campionaria, al fine di comprendere meglio un fenomeno ancora recente come<br />

quello <strong>del</strong>le imprese spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica in Italia, ed in partico<strong>la</strong>re le dinamiche di crescita<br />

di queste imprese, si è proceduto ad utilizzare anche i dati resi disponibili dal<strong>la</strong> banca dati AIDA<br />

(Analisi Informatizzata Delle Aziende), Bureau van Dijk, con riferimento ai bi<strong>la</strong>nci di 318 imprese<br />

spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica attive in Italia, aggiornati al 2008 (dati di fonte secondaria), che<br />

rappresentano il 36,4% <strong>del</strong> numero di spin-off complessivamente identificate nel complesso<br />

italiano 35 .<br />

L’integrazione <strong>del</strong>le due basi di dati così ottenute ha richiesto operazioni di data cleaning<br />

re<strong>la</strong>tivamente agli importi <strong>del</strong> fatturato annuale <strong>del</strong>le aziende. A tal riguardo, in considerazione <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

provenienza dei dati AIDA da fonti ufficiali di bi<strong>la</strong>ncio (e dunque <strong>del</strong><strong>la</strong> loro presumibile maggiore<br />

attendibilità) si è proceduto al<strong>la</strong> sostituzione dei valori <strong>del</strong> fatturato annuale <strong>del</strong>le imprese spin-off<br />

incluse nel campione di fonte CATI con il corrispondente dato di fonte AIDA, qualora quest’ultimo<br />

risultasse discordante. Il risultato di tali operazioni di integrazione e data cleaning re<strong>la</strong>tivamente agli<br />

importi annuali <strong>del</strong> fatturato aziendale ha portato al<strong>la</strong> disponibilità <strong>del</strong> dato re<strong>la</strong>tivo ai ricavi annuali<br />

di vendita re<strong>la</strong>tivamente ad un panel di 347 imprese (che rappresentano il 39,7% <strong>del</strong> numero di spin-<br />

34 Va sottolineato come - per motivi di privacy e/o di mancata disponibilità di specifiche informazioni richieste -<br />

alcune <strong>del</strong>le imprese rispondenti hanno risposto solo parzialmente al questionario, <strong>la</strong> numerosità <strong>del</strong> campione<br />

(n) varia da e<strong>la</strong>borazione a e<strong>la</strong>borazione.<br />

35 Anche in questo caso tuttavia, poiché non tutte le aziende hanno reso disponibili presso le banche dati citate<br />

<strong>la</strong> totalità <strong>del</strong>le informazioni richieste, <strong>la</strong> numerosità <strong>del</strong> campione varia da e<strong>la</strong>borazione ad e<strong>la</strong>borazione.<br />

86


6. La valorizzazione tramite imprese spin-off<br />

off complessivamente identificate nel complesso italiano). La figura 6.1 riporta schematicamente <strong>la</strong><br />

numerosità di ciascuna base di dati adottata ai fini <strong>del</strong>l’analisi e <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva incidenza percentuale<br />

rispetto all’universo di riferimento, rappresentato dal numero di imprese spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca<br />

pubblica attive in Italia al 31 dicembre 2009 (n=873).<br />

Figura 6.1 - Rappresentatività <strong>del</strong>le basi di dati rispetto all’universo di riferimento<br />

N=873<br />

6.2. Le imprese spin-off in Italia: uno sguardo di insieme<br />

Il processo di creazione <strong>del</strong>le imprese spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica in Italia rappresenta un<br />

fenomeno recente e in rapida crescita (tabel<strong>la</strong> 6.1). Basti a tale proposito considerare che circa l’85%<br />

<strong>del</strong>le 873 imprese spin-off ad oggi rilevate e attive nel territorio nazionale è stato costituito nel corso<br />

degli ultimi nove anni. In partico<strong>la</strong>re, nel 2009 sono state costituite 75 unità (pari all’8,6% <strong>del</strong> numero<br />

complessivo di imprese spin-off ad oggi identificate nel nostro Paese). Il tasso di sopravvivenza è<br />

partico<strong>la</strong>rmente elevato. Peraltro, il dato re<strong>la</strong>tivo al 2009 è da considerarsi <strong>la</strong>rgamente provvisorio e<br />

destinato ad aumentare, poiché <strong>la</strong> visibilità di queste imprese spesso diventa effettiva alcuni mesi<br />

dopo <strong>la</strong> costituzione formale 36 .<br />

36<br />

L’esperienza maturata nelle passate attività di rilevazione indurrebbe a considerare come non<br />

completamente definitivo (in quanto suscettibile di essere temporaneamente sottostimato) anche il dato<br />

re<strong>la</strong>tivo all’anno 2008. Si sono ad esempio rilevati nel corso degli ultimi mesi numerosi casi di imprese spin-off<br />

che - sebbene costituite nel 2007 – non erano ancora state censite a cause <strong>del</strong><strong>la</strong> scarsa visibilità di cui godevano<br />

(spesso a causa <strong>del</strong><strong>la</strong> mancata attivazione di un sito web o di adeguate forme di pubblicità sui portali degli EPR<br />

di origine). Siamo dunque indotti a pensare che le imprese spin-off costituite nel corso <strong>del</strong> 2009 siano in effetti<br />

in numero maggiore di 75. Nel corso dei prossimi mesi saremo in grado di fornire un dato aggiornato.<br />

87


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Tabel<strong>la</strong> 6.1 - Anno di costituzione <strong>del</strong>le imprese spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica in Italia (n=873)<br />

Anno di costituzione<br />

Frequenza assoluta<br />

Numero di<br />

imprese<br />

Quota<br />

percentuale<br />

Frequenza cumu<strong>la</strong>ta<br />

Numero di<br />

imprese<br />

Quota<br />

percentuale<br />

Fino al 1979 5 0,6 5 0,6<br />

1980-1989 13 1,5 18 2,1<br />

1990-1999 72 8,2 90 10,3<br />

2000 42 4,8 132 15,1<br />

2001 30 3,4 162 18,6<br />

2002 30 3,4 192 22,0<br />

2003 57 6,5 249 28,5<br />

2004 81 9,3 330 37,8<br />

2005 89 10,2 419 48,0<br />

2006 117 13,4 536 61,4<br />

2007 141 16,2 677 77,6<br />

2008 121 13,9 798 91,4<br />

2009 (dato provvisorio) 75 8,6 873 100,0<br />

Totale imprese spin-off al 31.12.2009 873 100,0 -- --<br />

I risultati re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> localizzazione geografica (tabel<strong>la</strong> 6.2) <strong>del</strong>le imprese mostrano come le regioni<br />

nelle quali si è assistito inizialmente al fiorire più intenso di imprese spin-off, siano quelle che - anno<br />

per anno - hanno mantenuto un tasso di natalità sostenuto sino ad oggi. Infatti, il fenomeno di<br />

creazione di imprese spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica appare tuttora concentrato e consolidato<br />

principalmente al Centro-Nord, ma in recente espansione anche al Sud e nelle Isole: oltre il 50% <strong>del</strong>le<br />

imprese identificate è localizzato nell’Italia Settentrionale (con un’età media superiore ai 6 anni di<br />

attività, lievemente più elevata nel Nord-Ovest rispetto al Nord-Est), il Centro ne ospita il 26,9% (<strong>la</strong><br />

cui età media è pari a 5,6 anni), mentre nel<strong>la</strong> parte meridionale ed insu<strong>la</strong>re <strong>del</strong> Paese risiede il<br />

residuo 22,5% (con un’età media di 4,3 anni). Ne deriva un quadro abbastanza sbi<strong>la</strong>nciato, ma in<br />

leggero riequilibrio rispetto agli anni precedenti.<br />

Le considerazioni sopra esposte appaiono supportate anche dall’analisi <strong>del</strong>le regioni di localizzazione<br />

<strong>del</strong>le imprese spin-off attive al 31 dicembre 2009 (n=873): è infatti l’Emilia Romagna <strong>la</strong> regione che<br />

ospita il maggior numero di spin-off (13,6%). Livelli di concentrazione minori, seppure elevati, si<br />

registrano in Lombardia (11,5%), Toscana (10,2%), Piemonte (9,6%), Lazio (6,8%) e Friuli Venezia<br />

Giulia (6,1%). Quote percentuali più contenute si rilevano in Sardegna (5,7%), Puglia (5,6%), Veneto<br />

(4,8%), Marche (4,6%) ed Umbria (4,1%). Si registrano presenze più modeste in Campania (3,7%),<br />

Ca<strong>la</strong>bria (3,3%), Liguria (3,2%), Sicilia (3,2%), Trentino Alto Adige (1,8%) e Abruzzo (1,3%), mentre le<br />

percentuali re<strong>la</strong>tive a Basilicata (0,5%) e Molise (0,4%) rivestono un peso trascurabile, anche al<strong>la</strong> luce<br />

<strong>del</strong> coinvolgimento estremamente recente di queste ultime regioni nel fenomeno di creazione di<br />

imprese spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica.<br />

88


6. La valorizzazione tramite imprese spin-off<br />

A tal proposito, le evidenze re<strong>la</strong>tive all’età media <strong>del</strong>le imprese in base al<strong>la</strong> localizzazione geografica<br />

appaiono confermare tale considerazione. Le imprese spin-off italiane più giovani sono infatti quelle<br />

localizzate nell’Italia Centro-Meridionale, e in partico<strong>la</strong>re quelle lucane (età media pari a 2,8 anni),<br />

seguite dalle aziende ubicate in Sardegna (3,5 anni), Campania (3,9), Puglia (4,3), Marche (4,4),<br />

Abruzzo (4,5), Friuli Venezia Giulia (4,7), Lazio (4,7), Molise (4,8) e Umbria (4,8). L’età media<br />

estremamente ridotta <strong>del</strong>le imprese sarde, pugliesi e <strong>la</strong>ziali, al<strong>la</strong> luce <strong>del</strong>l’incidenza non trascurabile<br />

da esse rivestita sul numero complessivo di imprese spin-off esistenti in Italia, è indice <strong>del</strong><strong>la</strong> recente e<br />

rapida diffusione <strong>del</strong> fenomeno in tali regioni.<br />

Tabel<strong>la</strong> 6.2 – Localizzazione geografica <strong>del</strong>le imprese spin-off attive al 31 dicembre 2009 (n=873)<br />

Localizzazione geografica Numero di imprese Quota percentuale Età media (in anni)<br />

Lombardia 100 11,5 7,1<br />

Piemonte 84 9,6 5,1<br />

Liguria 28 3,2 9<br />

Nord Ovest 212 24,3 6,6<br />

Emilia Romagna 119 13,6 6,8<br />

Friuli Venezia Giulia 53 6,1 4,7<br />

Veneto 42 4,8 5,1<br />

Trentino Alto Adige 16 1,8 7<br />

Nord Est 230 26,3 6,0<br />

Toscana 89 10,2 7,1<br />

Lazio 59 6,8 4,7<br />

Marche 40 4,6 4,4<br />

Umbria 36 4,1 4,8<br />

Abruzzo 11 1,3 4,5<br />

Centro 235 26,9 5,6<br />

Puglia 49 5,6 4,3<br />

Sardegna 50 5,7 3,5<br />

Ca<strong>la</strong>bria 29 3,3 5,9<br />

Campania 32 3,7 3,9<br />

Sicilia 28 3,2 5<br />

Basilicata 4 0,5 2,8<br />

Molise 4 0,5 4,8<br />

Sud e isole 196 22,5 4,3<br />

Totale Italia al 31.12.2009 873 100,0 5,6<br />

Età mediamente più elevate si registrano per le imprese spin-off localizzate in Sicilia (5), Piemonte<br />

(5,1), Veneto (5,1) e Ca<strong>la</strong>bria (5,9 anni). Anche in questo caso <strong>la</strong> giovane età mediamente presentata<br />

dalle imprese piemontesi rispetto al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva incidenza sul totale italiano, testimonia come il<br />

fenomeno - pur essendosi sviluppato nel<strong>la</strong> regione sin dal<strong>la</strong> prima metà degli anni Ottanta - abbia<br />

ricevuto nuovo e rinnovato impulso nel corso degli ultimi anni. Per quanto infine attiene le regioni<br />

89


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

caratterizzate da spin-off di più consolidata esperienza, è <strong>la</strong> Liguria a presentare l’età mediamente<br />

più elevata (9 anni), seguita dal<strong>la</strong> Lombardia (7,1), dal<strong>la</strong> Toscana (7,1), dal Trentino Alto Adige (7) e<br />

dall’Emilia Romagna (6,8).<br />

Il fatto che le imprese liguri presentino un’età media superiore rispetto a quel<strong>la</strong> registrata nelle<br />

regioni che hanno visto sbocciare per prime il fenomeno in Italia (Emilia Romagna, Lombardia e<br />

Toscana) è da attribuire al fatto che – come sopra osservato – presso queste ultime, di anno in anno,<br />

il tasso di creazione di nuove imprese si è mantenuto a livelli significativamente elevati, incidendo al<br />

ribasso sull’età media <strong>del</strong>le imprese spin-off localizzate nel territorio regionale.<br />

Re<strong>la</strong>tivamente ai settori di attività (tabel<strong>la</strong> 6.3) <strong>del</strong>le spin-off attive in Italia al 31 dicembre 2009<br />

(n=873), circa un terzo di tali imprese (il 32,8% per <strong>la</strong> precisione) è attivo nel campo <strong>del</strong>le ICT. Il peso<br />

re<strong>la</strong>tivo di tale settore è progressivamente diminuito nel tempo e sono cresciute le imprese attive nei<br />

comparti energia e ambiente (attualmente il secondo settore più rappresentato, con un’incidenza <strong>del</strong><br />

16,2% sul totale) e <strong>del</strong>le life sciences (15%, in costante aumento). Seguono i comparti <strong>del</strong>l’elettronica<br />

(9,3%), dei servizi per l’innovazione (7,4%) e <strong>del</strong> biomedicale (7,3%), mentre si rilevano quote più<br />

modeste per l’automazione industriale (5,2%), il settore <strong>del</strong>le nanotecnologie e dei nuovi materiali<br />

(3,4%), <strong>del</strong><strong>la</strong> conservazione dei beni culturali (1,6%) ed - infine - <strong>del</strong>l’aerospaziale (0,7%).<br />

Le evidenze circa l’età media <strong>del</strong>le imprese spin-off operanti nei diversi settori high-tech mostrano<br />

come sia proprio l’aerospaziale il comparto popo<strong>la</strong>to da imprese mediamente più anziane (età media<br />

pari a 8,3 anni), seguito a breve distanza dall’elettronica (8,1 anni) che - come abbiamo visto in<br />

precedenza - ha rappresentato il campo di attività in cui le prime esperienze di imprese high-tech<br />

sono state avviate, verso <strong>la</strong> fine degli anni Sessanta, insieme al settore energia e ambiente. Tuttavia<br />

le aziende attive in quest’ultimo campo risultano mediamente più giovani (età media pari a 4,8 anni),<br />

a dimostrazione <strong>del</strong> continuo impulso che il comparto in paro<strong>la</strong> ha continuato a ricevere anche negli<br />

anni più recenti attraverso <strong>la</strong> creazione di nuove imprese ogni anno operanti in tale ambito.<br />

Le spin-off attive nel campo <strong>del</strong>le ICT - il settore più popo<strong>la</strong>to nel contesto italiano - hanno in media<br />

6,3 anni, mentre appaiono mediamente più giovani le attività imprenditoriali rilevabili nel nostro<br />

Paese nei comparti <strong>del</strong> biomedicale (5 anni), dei servizi per l’innovazione (4,8 anni), <strong>del</strong>le life sciences<br />

(4,8 anni) e <strong>del</strong><strong>la</strong> conservazione dei beni culturali (4,4 anni). Infine, per le imprese spin-off operanti<br />

nel settore emergente <strong>del</strong>le nanotecnologie e dei nuovi materiali (che abbiamo visto rappresentare<br />

oggetto di attività da parte <strong>del</strong>le imprese spin-off italiane a partire dal<strong>la</strong> seconda metà degli anni<br />

Novanta), l’età media è di 4 anni.<br />

90


6. La valorizzazione tramite imprese spin-off<br />

Tabel<strong>la</strong> 6.3 - Settori di attività <strong>del</strong>le imprese spin-off attive al 31 dicembre 2009 (n=873)<br />

Settori di attività Numero di imprese Quota percentuale Età media (in anni)<br />

ICT 286 32,8 6,3<br />

Energia e Ambiente 141 16,2 4,8<br />

Life sciences 131 15,0 4,8<br />

Elettronica 81 9,3 8,1<br />

Biomedicale 64 7,3 5,0<br />

Servizi per l'innovazione 65 7,4 4,8<br />

Automazione industriale 45 5,2 6,5<br />

Nanotecnologie e nuovi materiali 30 3,4 4,0<br />

Beni culturali 14 1,6 4,4<br />

Aerospaziale 6 0,7 8,3<br />

Altro 10 1,1 3,0<br />

Totale imprese spin-off al 31.12.2009 873 100,0 5,6<br />

Re<strong>la</strong>tivamente alle università e/o altro EPR di origine (tabel<strong>la</strong> 6.4), alcune università nel corso degli<br />

anni si sono progressivamente consolidate come vere e proprie ‘fucine di imprenditori high-tech’. Il<br />

numero di spin-off nate dai loro <strong>la</strong>boratori è infatti influenzato da vari fattori, quali <strong>la</strong> qualità <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

ricerca svolta, l’effetto imitazione innescato da alcuni casi di successo, <strong>la</strong> fornitura di specifici servizi<br />

da parte degli EPR, l’introduzione di specifici programmi a livello regionale, nonché <strong>la</strong> presenza di<br />

operatori specializzati a livello locale e regionale. Rimandando ad analisi più dettagliate il tentativo di<br />

comprendere il peso di tali fattori, è abbastanza immediato notare i casi di università che hanno<br />

puntato molto sulle imprese spin-off, in tempi diversi, come il Politecnico di Torino (le cui spin-off<br />

rappresentano il 6,9% <strong>del</strong> totale nazionale), le Università di Bologna (4,8), Perugia (4%), Padova (4%),<br />

Udine (3,8%) e Cagliari (3,7%), <strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant’Anna di Pisa (3,2%), l’Università di Mi<strong>la</strong>no<br />

(3,2%), il Politecnico di Mi<strong>la</strong>no (3,1%), l’Università di Pisa (2,9%), <strong>del</strong><strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria (2,9%) e l’Università<br />

Politecnica <strong>del</strong>le Marche (2,9%).<br />

Ricordando innanzitutto che un’approfondita analisi sul fenomeno <strong>del</strong>le imprese spin-off deve<br />

affrontare anche il tema <strong>del</strong> loro percorso di crescita dimensionale e non solo il numero di imprese<br />

costituite, è noto che sono diversi i fattori che hanno inciso sui risultati appena descritti. Il Politecnico<br />

di Torino e l’Università di Bologna – per esempio - hanno fatto valere <strong>la</strong> loro “massa critica” di ricerca<br />

di qualità, sfruttando anche azioni politiche per l’innovazione <strong>la</strong>nciate a livello regionale, mentre <strong>la</strong><br />

Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant'Anna ha da molto tempo puntato su una forte cultura <strong>del</strong>l’imprenditorialità nei<br />

propri <strong>la</strong>boratori di ricerca, investendo sulle imprese spin-off fin dai primissimi anni Novanta.<br />

Interessanti anche i casi di università che hanno incoraggiato <strong>la</strong> creazione di imprese spin-off in tempi<br />

più recenti, ottenendo peraltro interessanti risultati, come Perugia, Padova, Udine, Cagliari, Mi<strong>la</strong>no,<br />

Pisa e l’Università Politecnica <strong>del</strong>le Marche.<br />

91


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Tabel<strong>la</strong> 6.4 - EPR di origine <strong>del</strong>le spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica in Italia 37 (n=873)<br />

EPR di origine n % EPR di origine n %<br />

Politecnico di Torino 60 6,9 Università <strong>del</strong> Piemonte Orientale 10 1,1<br />

CNR (escluso ex INFM) 47 5,4 Università di Palermo 10 1,1<br />

Università di Bologna 42 4,8 Università di Sassari 10 1,1<br />

Ex INFM (ora CNR) 36 4,1 Università di Camerino 9 1,0<br />

Università di Perugia 35 4,0 Università di Napoli "Federico II" 8 0,9<br />

Università di Padova 35 4,0 Università di Brescia 8 0,9<br />

Università di Udine 33 3,8 Università di Pavia 7 0,8<br />

Università di Cagliari 32 3,7 Università di Urbino 6 0,7<br />

Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant'Anna 28 3,2 Università di Foggia 6 0,7<br />

Università di Mi<strong>la</strong>no 28 3,2 INFN 5 0,6<br />

Politecnico di Mi<strong>la</strong>no 27 3,1 Università San Raffaele di Mi<strong>la</strong>no 5 0,6<br />

Università di Pisa 25 2,9 SISSA - Trieste 5 0,6<br />

Università Politecnica <strong>del</strong>le Marche 25 2,9 Università di Verona 5 0,6<br />

Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria 25 2,9 Università di Roma Tre 4 0,5<br />

Università di Ferrara 22 2,5 Università <strong>del</strong> Molise 4 0,5<br />

Università di Siena 18 2,1 Università di Messina 4 0,5<br />

Università di Modena e Reggio Emilia 18 2,1 Università di Bergamo 4 0,5<br />

Università di Bari 16 1,8 Università di Trento 3 0,3<br />

Università di Genova 16 1,8 Università Cattolica <strong>del</strong> Sacro Cuore 3 0,3<br />

Università di Roma "Tor Vergata" 15 1,7 Università di Salerno 3 0,3<br />

Università di Trieste 15 1,7 Università ‘Magna Graecia’ di Catanzaro 3 0,3<br />

Università di Roma "La Sapienza" 15 1,7 Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Tuscia di Viterbo 3 0,3<br />

Università di Parma 14 1,6 Seconda Università di Napoli 3 0,3<br />

Università di Torino 14 1,6 Università di Cassino 2 0,2<br />

Università <strong>del</strong> Salento 13 1,5 Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Basilicata 2 0,2<br />

Università di Firenze 13 1,5 Università di Venezia "Ca' Foscari" 1 0,1<br />

Politecnico di Bari 12 1,4 Università di Teramo 1 0,1<br />

ENEA 12 1,4 Università 'D'Annunzio' di Chieti-Pescara 1 0,1<br />

Università de L'Aqui<strong>la</strong> 11 1,3 Libera Università di Bolzano 1 0,1<br />

Università di Catania 11 1,3 INFS - Istituto Nazionale di Fauna Selvatica 1 0,1<br />

Università <strong>del</strong> Sannio 11 1,3 INAF - Istituto Nazionale di Astro-Fisica 1 0,1<br />

Università di Mi<strong>la</strong>no-Bicocca 10 1,1 Università 'Insubria' di Varese-Como 1 0,1<br />

Totale spin-off italiane al 31.12. 2009 873 100,0<br />

37 In presenza di imprese spin-off scaturite da più di un EPR, è stato considerato come EPR di origine quello da<br />

cui <strong>la</strong> spin-off sia stata ufficialmente accreditata. In assenza di un avvenuto accreditamento, oppure nell'ipotesi<br />

in cui tutti gli EPR di origine abbiano annoverato l'impresa nel proprio parco spin-off, si è proceduto ad indicare<br />

l'EPR che vanta <strong>la</strong> maggiore densità <strong>del</strong> proprio personale accademico e/o di ricerca nell'ambito <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

compagine proprietaria di ciascuna azienda.<br />

92


6. La valorizzazione tramite imprese spin-off<br />

Il caso <strong>del</strong>l’INFM-CNR (che complessivamente incide per il 9,5% sul numero totale di imprese spin-off<br />

ad oggi rilevabili nel contesto italiano) è forse diverso da quello <strong>del</strong>le università, e rappresentativo di<br />

una specifica azione strategica e innovativa per <strong>la</strong> promozione di questo tipo di imprese, <strong>la</strong>nciata in<br />

forma originale e in tempi in cui il fenomeno <strong>del</strong>le imprese spin-off non era ancora così popo<strong>la</strong>re.<br />

Con riferimento alle evidenze re<strong>la</strong>tive alle università ‘top 5’ (ovvero ai cinque atenei e/o altri EPR che<br />

al 31 dicembre 2009 esibiscono il maggior numero di spin-off attive in portafoglio), da queste ultime<br />

sono state ad oggi gemmate complessivamente 220 imprese spin-off (con un’incidenza pari al 25,2%<br />

sul totale nazionale), pari – in media – ad un portafoglio di 44 imprese attive per EPR di origine.<br />

Ovviamente, va ricordato come in questo campo non conti solo <strong>la</strong> “quantità” <strong>del</strong>le imprese, ma<br />

anche - e secondo alcuni, soprattutto - <strong>la</strong> “qualità” <strong>del</strong>le iniziative, <strong>la</strong> loro sostenibilità economicoaziendale<br />

e il loro potenziale innovativo.<br />

Dal<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 6.4 emerge inoltre come <strong>del</strong>le 873 imprese spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica ad oggi attive<br />

nel nostro Paese, l’88,3% sia stato generato da università ed il residuo 11,7% derivi da altri EPR. A tal<br />

proposito, nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 6.5 sono riportate le evidenze empiriche re<strong>la</strong>tive al numero di imprese spinoff<br />

annualmente costituite nel periodo 2004-2009 presso le 69 università che hanno partecipato<br />

almeno una volta all’indagine Netval. A tal proposito, il numero complessivo di nuove spin-off avviate<br />

nel 2009 è stato pari a 72, per una media di una impresa per ateneo (-5,3% rispetto al 2004 e -38,5%<br />

rispetto al 2008).<br />

In partico<strong>la</strong>re, nel 2009 sono 35 gli atenei che non hanno registrato <strong>la</strong> costituzione di nessuna nuova<br />

impresa spin-off: si riduce dunque nell’arco <strong>del</strong> periodo indagato <strong>la</strong> quota percentuale di atenei che<br />

in ciascun anno non hanno dato origine ad alcuna attività imprenditoriale. Dei rimanenti 34 presso i<br />

quali sono rilevabili nell’anno episodi di imprenditorialità accademica, 17 università hanno generato<br />

una nuova impresa; 12 università, 2-3 nuove spin-off; 3 università, 4-5 spin-off e 2 università 6-7 spinoff.<br />

Con riferimento alle dinamiche presentate dalle nuove imprese annualmente costituite nell’intero<br />

periodo preso in esame, appare come - in media - ciascun ateneo generi ogni anno fra una e due<br />

nuove imprese spin-off. In partico<strong>la</strong>re, ad una perfetta stabilità nel biennio 2004-2005, segue un<br />

significativo trend di crescita progressiva negli anni 2006-2007 (+64,6% rispetto al 2005, in termini sia<br />

complessivi, che medi), seguito da una leggera flessione nel corso <strong>del</strong> biennio 2008-2009 (-44,6%<br />

rispetto al 2007 in termini sia totali che medi). Si è tuttavia già avuto modo di precisare in sede di<br />

presentazione dei risultati circa l’anno di costituzione <strong>del</strong>lo stock di imprese spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca<br />

pubblica ad oggi rilevabili nel nostro Paese (n=873), come siano frequenti i casi di iniziative<br />

imprenditoriali <strong>la</strong> cui visibilità è rilevabile solo in tempi successivi rispetto al<strong>la</strong> costituzione. E’ dunque<br />

probabile che il dato ad oggi disponibile sia suscettibile di ulteriori correzioni in aumento nel corso<br />

dei prossimi mesi.<br />

Le evidenze re<strong>la</strong>tive alle università ‘top 5’ (ossia ai cinque atenei che in ciascun anno hanno dato vita<br />

al maggior numero di imprese spin-off), mostrano come queste ultime nel corso nel 2009 abbiano<br />

contribuito al<strong>la</strong> creazione di 26 spin-off (con un’incidenza pari al 36,1% sul valori re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong><br />

93


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

generalità degli UTT), pari - in media - a 5,2 nuove imprese per ateneo (-16,1% rispetto al 2004 e-<br />

23,5% rispetto al 2008). In partico<strong>la</strong>re, nell’intero periodo considerato, i trend che hanno<br />

caratterizzato le cinque università più performanti sono i medesimi rilevati per <strong>la</strong> totalità <strong>del</strong><br />

campione (n=69). Valgono dunque le medesime considerazioni espresse in tale sede, soprattutto<br />

re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> possibilità di eventuali correzioni di segno positivo di cui potrebbe essere<br />

suscettibile il dato re<strong>la</strong>tivo al 2008 nel corso dei prossimi mesi.<br />

In generale, nell’arco di tempo oggetto di analisi, il numero medio di nuove imprese spin-off<br />

annualmente generate dalle università ‘top 5’ varia dalle 6 alle 9 unità, risultando nel 2009 pari ad<br />

oltre il quintuplo rispetto ai valori medi osservati per <strong>la</strong> generalità dei rispondenti. Nel corso <strong>del</strong><br />

periodo di analisi, si osserva inoltre una progressiva riduzione <strong>del</strong>l’incidenza percentuale <strong>del</strong>le<br />

università ‘top 5’ sui risultati complessivamente ottenuti dai 69 atenei inclusi nell’analisi (il re<strong>la</strong>tivo<br />

peso percentuale scende infatti dal 40,8% nel 2004 al 36,1% nel 2009), congiuntamente ad una<br />

diminuzione <strong>del</strong> gap proporzionale esistente tra il numero medio di nuove costituzioni rilevato presso<br />

i cinque atenei più performanti e il corrispondente <strong>valore</strong> re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> generalità dei rispondenti<br />

(passando dal 462,9% nel 2004 al 398,3% nel 2009), seppur continuando a mantenere livelli<br />

partico<strong>la</strong>rmente elevati.<br />

Tabel<strong>la</strong> 6.5 - Numero di imprese spin-off annualmente costituite presso ciascuna università (n=69)<br />

Numero di spin-off<br />

Numero di università<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

0 38 34 31 25 27 35<br />

1 16 18 16 12 16 17<br />

2-3 7 10 13 22 11 12<br />

4-5 5 4 7 5 11 3<br />

6-7 2 1 1 3 2 2<br />

8-10 1 2 0 1 2 0<br />

>10 0 0 1 1 0 0<br />

Numero di università 69 69 69 69 69 69<br />

Numero totale di spin-off 76 79 107 130 117 72<br />

Numero medio di spin-off 1,1 1,1 1,6 1,9 1,7 1,0<br />

Numero totale di spin-off top 5 31 32 39 43 34 26<br />

Numero medio di spin-off top 5 6,2 6,4 7,8 8,6 6,8 5,2<br />

6.3. La genesi <strong>del</strong>le imprese spin-off:<br />

l’idea, gli imprenditori, il rapporto con l’EPR di origine<br />

I risultati <strong>del</strong>l’indagine CATI svolta nell’ambito <strong>del</strong> progetto di ricerca Sant’Anna-IPI forniscono<br />

maggiori dettagli circa le motivazioni che portano al<strong>la</strong> genesi <strong>del</strong>le imprese spin-off (figura 6.2). In<br />

partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> tipologia più frequente di impresa spin-off riscontrata è quel<strong>la</strong> che ha origine<br />

dall’iniziativa di docenti e giovani ricercatori, che intravedono nell’attività di ricerca svolta nei propri<br />

94


6. La valorizzazione tramite imprese spin-off<br />

<strong>la</strong>boratori l’opportunità di fornire servizi basati sulle competenze di ricerca maturate (32,1%).<br />

Tuttavia, all’interno di questa tipologia è possibile individuare situazioni diverse tra loro, a seconda<br />

che sia soprattutto iniziativa <strong>del</strong> docente o dei giovani ricercatori, <strong>del</strong>le quote di capitale sociale<br />

rispettivamente possedute, <strong>del</strong> coinvolgimento concreto in azienda da parte di ciascuno dei soci, ecc.<br />

Si rilevano frequenze percentuali più contenute re<strong>la</strong>tivamente alle ipotesi di iniziativa imprenditoriale<br />

da parte dei docenti, ai fini <strong>del</strong> proseguimento <strong>del</strong>l’attività di ricerca con giovani ricercatori (23%) o da<br />

parte di dottori di ricerca e/o contrattisti di ricerca, dotati di competenze scientifico-tecnologiche da<br />

sviluppare (18,5%). Nel 17,4% dei casi, <strong>la</strong> creazione di impresa è finalizzata al<strong>la</strong> commercializzazione<br />

di un prodotto/servizio in fase di sviluppo, mentre nel residuo 9,1% essa si propone <strong>la</strong><br />

commercializzazione di un prodotto/servizio già disponibile.<br />

Figura 6.2 – Motivazioni al<strong>la</strong> costituzione <strong>del</strong>l’impresa (n=287)<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

La compagine societaria al momento <strong>del</strong><strong>la</strong> costituzione - in base ai dati raccolti nell’ambito <strong>del</strong><br />

progetto di ricerca Sant’Anna-IPI - è costituita da 540 persone fisiche che prima <strong>del</strong><strong>la</strong> costituzione<br />

<strong>del</strong>l’impresa avevano una posizione permanente in università; il che vuol dire che su 287 imprese<br />

spin-off rispondenti, in media si riscontrano tra i soci fondatori 1,9 soggetti provenienti dal mondo<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca. Per <strong>la</strong> maggior parte di questi soci fondatori <strong>la</strong> decisione di costituire l’impresa non<br />

costituisce tuttavia motivo di abbandono <strong>del</strong> proprio ruolo all’interno <strong>del</strong>l’EPR di origine. È infatti pari<br />

al 92% <strong>la</strong> percentuale di essi che mantiene <strong>la</strong> propria posizione accademica anche dopo <strong>la</strong><br />

costituzione <strong>del</strong>l’azienda. Solo il residuo 8%, dunque, abbandona <strong>la</strong> propria posizione<br />

nell’università/EPR di origine.<br />

95


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

L’analisi <strong>del</strong>le competenze <strong>del</strong> team dei fondatori mostra che <strong>la</strong> percentuale più elevata di essi (il<br />

90%), aveva al momento <strong>del</strong><strong>la</strong> costituzione una pregressa esperienza pluriennale nel campo <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

ricerca; ma si registrano anche figure che provengono per il 28,9% da ruoli nel<strong>la</strong> produzione e per il<br />

23,7% nel marketing 38 . Nel<strong>la</strong> compagine societaria, inoltre, si rileva una progressiva crescita <strong>del</strong><br />

numero di imprese che presentano nel team dei fondatori dei soggetti che hanno precedenti<br />

esperienze imprenditoriali e che decidono di investire in queste imprese (figura 6.3). Spesso si tratta<br />

di “imprenditori seriali”, ovvero di persone che hanno al loro attivo <strong>la</strong> costituzione di più imprese<br />

spin-off, frequentemente docenti che offrono il proprio sostegno a più aziende attivando un’iniziativa<br />

con i propri ricercatori, ma anche privati che hanno quote di capitale in società operanti in settori e<br />

mercati prossimi e che investono in queste iniziative imprenditoriali scommettendo sul loro sviluppo.<br />

In ogni caso, l’andamento crescente di questo fenomeno è indicativo di una progressiva acquisizione<br />

di fiducia nelle opportunità di successo <strong>del</strong>le imprese spin-off.<br />

Figura 6.3 – Numero di imprese con soci con precedente esperienza imprenditoriale<br />

per anno di costituzione <strong>del</strong>l’azienda e percentuale sul totale imprese costituite nell’anno (n=287)<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

Gli accordi formali che le aziende intrattengono con l’EPR di origine al momento <strong>del</strong><strong>la</strong> costituzione<br />

(figura 6.4) riguardano prevalentemente l’utilizzo di spazi fisici resi disponibili dall’ente stesso, quali<br />

incubatori e <strong>la</strong>boratori (60,3%), nonché re<strong>la</strong>zioni legate alle procedure di accreditamento ufficiale e al<br />

riconoscimento <strong>del</strong> “marchio” di impresa spin-off <strong>del</strong>l’Istituto (50,5%). Dopo questa fase iniziale, i<br />

rapporti sembrano orientarsi verso un maggiore coinvolgimento <strong>del</strong>l’EPR nell’attività operativa<br />

<strong>del</strong>l’azienda, con accordi finalizzati all’attività di ricerca congiunta (38,7%) e al<strong>la</strong> sua struttura<br />

finanziaria, attraverso <strong>la</strong> partecipazione al capitale sociale (32,1%). Naturalmente, aumentano anche i<br />

rapporti informali/personali tra i due soggetti, che spesso sostituiscono gli accordi iniziali (ad<br />

esempio l’incubazione) legati al<strong>la</strong> fase di start-up <strong>del</strong>l’impresa.<br />

38 Questa domanda prevedeva ovviamente <strong>la</strong> possibilità di risposte multiple.<br />

96


6. La valorizzazione tramite imprese spin-off<br />

Figura 6.4 – Tipologia di legame esistente con l’EPR al<strong>la</strong> costituzione e ad oggi (n=287)<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

6.4. Fatturato e addetti<br />

Le osservazioni re<strong>la</strong>tive all’universo di riferimento illustrate nel paragrafo precedente ci forniscono<br />

l’immagine di un gruppo di imprese mediamente giovane, operante in settori fortemente tecnologici,<br />

con una prevalenza dei servizi rispetto alle attività manifatturiere. In linea con queste caratteristiche<br />

(tabel<strong>la</strong> 6.6), i risultati ottenuti nell’ambito <strong>del</strong> progetto di ricerca Sant’Anna-IPI evidenziano un<br />

numero medio di addetti pari a 10 unità ETP; un fatturato medio di 776,1 mi<strong>la</strong> Euro; una quota media<br />

di fatturato derivante dall’export pari al 10% e una quota media di fatturato investito in R&S pari al<br />

45,9%. A livello settoriale, le imprese operanti nell’automazione industriale appaiono quelle con il<br />

<strong>valore</strong> medio di addetti (14,3 ETP) e quota di export (24,2%) più elevati <strong>del</strong> campione, mentre sono le<br />

imprese <strong>del</strong>l’elettronica ad esibire i valori medi <strong>del</strong> fatturato (circa 1,6 milioni di Euro nel 2008) e <strong>la</strong><br />

quota di fatturato spesa in R&S (56%) maggiori.<br />

97


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Tabel<strong>la</strong> 6.6 – Distribuzione <strong>del</strong>le imprese<br />

per settore, addetti, fatturato, export e spesa in R&S nel 2008<br />

Addetti Fatturato Quota % Quota %<br />

Settore<br />

Valore Valore Valore Valore media media<br />

medio assoluto medio (K €) assoluto (M €) export R&S<br />

Automazione industriale 14,3 229 1.113,6 20,0 24,2 35,0<br />

n 16 18 13 14<br />

Elettronica 10,8 271 1.555,6 45,1 9,5 56,0<br />

n 25 29 22 24<br />

Energia e ambiente 7,2 354 394,7 19,3 2,6 41,6<br />

n 49 49 43 40<br />

ICT 10,2 971 934,6 134,6 9,4 46,0<br />

n 95 144 87 82<br />

Life sciences 11,5 770 526,5 37,9 13,1 46,8<br />

n 67 72 52 47<br />

Nanotech 10,2 112 398,6 5,2 16,6 48,9<br />

n 11 13 11 9<br />

Servizi per l'innovazione 7,6 170 324,2 7,1 7,7 45,3<br />

n 24 22 21 16<br />

Totale settori 10,0 2.877 776,1 269,3 10,0 45,9<br />

n 287 347 249 232<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

Con riferimento al<strong>la</strong> distribuzione <strong>del</strong>le imprese spin-off per c<strong>la</strong>sse di addetti nel 2008 (tabel<strong>la</strong> 6.7), il<br />

45,3% <strong>del</strong>le imprese <strong>del</strong> campione registra un numero di addetti compreso tra 1 e 5 addetti e<br />

complessivamente sono quasi l’80% quelle con meno di dieci addetti. La consistente presenza di<br />

piccole imprese nel campione si contrappone ad un piccolo gruppo di realtà con oltre 30 addetti,<br />

composto da 15 imprese (ovvero il 5,2% <strong>del</strong> campione).<br />

Tabel<strong>la</strong> 6.7 – Distribuzione <strong>del</strong>le imprese per c<strong>la</strong>sse di addetti (ETP) 2008 (n=289)<br />

C<strong>la</strong>sse di addetti (ETP) Numero di imprese Quota % sul totale<br />

0 - ≤1 2 0,7<br />

>1 - ≤5 131 45,3<br />

>5 - ≤10 97 33,6<br />

>10 - ≤15 22 7,6<br />

>15 - ≤30 22 7,6<br />

>30 15 5,2<br />

Totale 287 100,0<br />

Totale addetti 2.877<br />

Media addetti 10,0<br />

Valore max 200<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

98


6. La valorizzazione tramite imprese spin-off<br />

In merito al fatturato prodotto nell’anno 2008 (tabel<strong>la</strong> 6.8), i quasi 270 milioni di Euro prodotti dalle<br />

347 imprese <strong>del</strong> campione, restituiscono un <strong>valore</strong> medio di 776,1 mi<strong>la</strong> Euro per azienda: oltre il 30%<br />

<strong>del</strong>le imprese ha un fatturato compreso tra 150 mi<strong>la</strong> e 500 mi<strong>la</strong> Euro. Le imprese di dimensioni<br />

maggiori - con un fatturato superiore a 10 milioni di Euro - sono 4 (l’1,2% <strong>del</strong> campione) e il <strong>valore</strong><br />

più alto registrato è pari a 33,7 milioni di Euro.<br />

Tabel<strong>la</strong> 6.8 – Distribuzione <strong>del</strong>le imprese per c<strong>la</strong>sse di fatturato 2008 (n=347)<br />

C<strong>la</strong>ssi di fatturato 2008 (migliaia di Euro) Numero di imprese Quota % sul totale<br />

≥0 - ≤25 42 12,1<br />

>25 - ≤50 20 5,8<br />

>50 - ≤100 39 11,2<br />

>100 - ≤150 48 13,8<br />

>150 - ≤300 66 19,0<br />

>300 - ≤500 41 11,8<br />

>500 - ≤1.000 45 13,0<br />

>1.000 - ≤3.000 27 7,8<br />

>3.000 - ≤5.000 10 2,9<br />

>5.000 - ≤10.000 5 1,4<br />

>10.000 4 1,2<br />

Totale 347 100,0<br />

Totale fatturato (milioni di Euro) 269,3<br />

Media fatturato (migliaia di Euro) 776,1<br />

Valore max (milioni di Euro) 33,7<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

La distribuzione territoriale (figura 6.5) evidenzia che i territori in cui si riscontra <strong>la</strong> maggiore<br />

percentuale (densità) di addetti <strong>del</strong>le imprese spin-off sono <strong>la</strong> Lombardia e l’Emilia Romagna, mentre<br />

le imprese con <strong>la</strong> dimensione media di addetti più elevata si trovano in Friuli Venezia Giulia. Riguardo<br />

al fatturato sono ancora <strong>la</strong> Lombardia, l’Emilia Romagna ed anche <strong>la</strong> Toscana i territori con le<br />

percentuali più elevate di fatturato sul totale complessivamente prodotto, mentre l’osservazione <strong>del</strong><br />

<strong>valore</strong> medio <strong>del</strong> fatturato a livello regionale pone <strong>la</strong> Puglia in una posizione di rilievo (con più di 3<br />

milioni di Euro) seguita dal<strong>la</strong> Toscana (poco più di 1 milione di Euro).<br />

99


Figura 6.5 – Valori medi degli addetti (n=287) e <strong>del</strong> fatturato (n=347) per regione di localizzazione nel 2008<br />

Fatturato Addetti<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)


6. La valorizzazione tramite imprese spin-off<br />

Per valutare l’andamento <strong>del</strong> fatturato medio realizzato nel periodo 2006-2008 (figura 6.6) sono stati<br />

considerati i dati ottenuti su un campione di imprese composto da 169 aziende “stabili”, ovvero<br />

presenti in tutto il periodo di osservazione. Questi valori permettono di affermare che c’è stata una<br />

crescita dei ricavi medi prodotti nell’intero triennio (2006-2008) pari al 23,8%, che rappresenta il<br />

portato di un incremento annuale significativamente più consistente nell’anno 2007 (+19,3% rispetto<br />

al 2006) ed uno più contenuto nel 2008 (+3,8% rispetto al 2007).<br />

Figura 6.6 – Trend <strong>del</strong> fatturato medio (‘000 Euro) nel periodo 2006-2008 (n=169)<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

Si tratta di un dato di assoluto rilievo se si considera il tasso di crescita medio <strong>del</strong>le imprese italiane. Il<br />

calcolo <strong>del</strong><strong>la</strong> variazione di fatturato registrata da ciascuna azienda nel periodo in esame consente di<br />

approfondire ulteriormente le capacità di variazione <strong>del</strong> volume di affari <strong>del</strong>le realtà indagate e di<br />

scoprire che ben il 71,6% <strong>del</strong>le imprese ha subito dal 2006 al 2008 una crescita superiore a +1%.<br />

Inoltre, è stata esaminata l’età aziendale per verificare l’esistenza o meno di paths di crescita in<br />

re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> maggiore o minore esperienza <strong>del</strong>le imprese, rappresentata dagli anni di presenza <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

stessa sul mercato. Il risultato di questo esercizio è mostrato nel<strong>la</strong> figura 6.7, che evidenzia <strong>la</strong><br />

presenza di quattro diverse modalità di crescita <strong>del</strong> fatturato medio in re<strong>la</strong>zione a quattro categorie<br />

di età considerate (su un campione di 245 imprese). In partico<strong>la</strong>re:<br />

• le imprese più anziane (con oltre 5 anni di età), evidentemente anche quelle con i valori più<br />

elevati <strong>del</strong> fatturato e livello medio, esibiscono dei tassi di crescita consistenti nel periodo<br />

esaminato;<br />

• le imprese con un’età compresa tra i 4 e i 5 anni, mostrano invece una certa stabilità;<br />

• le imprese di età pari a 3 anni, caratterizzate da andamenti crescenti <strong>del</strong> fatturato medio, in<br />

partico<strong>la</strong>re nell’ultimo biennio osservato;<br />

101


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

• le imprese più giovani, con 2 anni di vita, che nel 2008 mostrano tassi di crescita consistenti<br />

rispetto all’anno precedente.<br />

Figura 6.7 – Trend <strong>del</strong> fatturato medio (‘000 Euro), nel periodo 2005-2008 per età <strong>del</strong>l’azienda<br />

1.600<br />

Fatturato medio annuale (migliaia di Euro)<br />

imprese > 5 anni<br />

imprese ≤ 5 anni<br />

1.400<br />

1.200<br />

1.000<br />

300<br />

200<br />

100<br />

> 5 anni<br />

3 anni<br />

4-5 anni<br />

2 anni<br />

0<br />

2005<br />

2006 2007 2008<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

Provando a interpretare queste osservazioni in un’ottica dinamica potremmo concludere che le<br />

evidenze empiriche suggeriscono che le imprese spin-off, a parità di condizioni, mostrano una<br />

crescita consistente, in termini percentuali nei primi anni di vita - nonostante i fatturati iniziali siano<br />

molto bassi - crescita che tende a ridursi dopo <strong>la</strong> fase di start-up. Quando e se le imprese superano<br />

questo periodo di re<strong>la</strong>tiva stabilità, in cui probabilmente le imprese si organizzano per una maggiore<br />

crescita, investono in risorse umane e finanziarie, cercano mercati e sviluppano prodotti, esse<br />

crescono in modo consistente e crescente. Una considerazione quest’ultima che risulta<br />

dall’osservazione <strong>del</strong>l’andamento <strong>del</strong> fatturato <strong>del</strong>le imprese più anziane <strong>del</strong> campione.<br />

I dati raccolti non permettono di costruire una serie storica re<strong>la</strong>tiva al numero di addetti ETP; tuttavia<br />

è possibile osservare (tabel<strong>la</strong> 6.9) <strong>la</strong> variazione <strong>del</strong> numero complessivo di soggetti occupati dalle<br />

imprese <strong>del</strong> campione (n=287) dal<strong>la</strong> costituzione ad oggi. In base a questi risultati, le aziende spin-off<br />

hanno incrementato il numero di addetti complessivamente impiegati <strong>del</strong> 59,7%, passando da una<br />

102


6. La valorizzazione tramite imprese spin-off<br />

dimensione media di 6,3 ETP al momento <strong>del</strong><strong>la</strong> costituzione alle 10 unità al<strong>la</strong> data odierna. La<br />

tipologia contrattuale maggiormente interessata da questa variazione positiva sono i dipendenti, per<br />

i quali il <strong>valore</strong> medio è più che raddoppiato, ma cresce di 1,5 volte anche il numero di col<strong>la</strong>boratori a<br />

tempo determinato.<br />

Tabel<strong>la</strong> 6.9 – Variazione degli addetti ETP per tipologia contrattuale,<br />

dal<strong>la</strong> costituzione ad oggi (n=287) - Età media 5,6 anni<br />

Tipologia contrattuale<br />

Numero medio ETP<br />

Al<strong>la</strong> costituzione Al 31.12.2008 ∆% media<br />

Soci <strong>la</strong>voratori 3,9 3,0 -23,7<br />

Dipendenti 1,1 3,4 +223,8<br />

Col<strong>la</strong>boratori a tempo determinato 0,9 2,2 +152,6<br />

Altri 0,4 0,7 +57,2<br />

Numero medio addetti complessivamente<br />

impiegati presso ciascuna impresa (n=287)<br />

6,3 10,0 +59,2<br />

Numero totale di addetti complessivamente<br />

impiegati presso tutte le imprese rispondenti<br />

1.801 2.877 +59,7<br />

(n=287)<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

6.5. Export e attività di R&S<br />

Considerando le performance re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> quota di fatturato derivante da esportazioni realizzata<br />

nell’anno 2008, si osserva che il <strong>valore</strong> medio rilevato su 249 imprese <strong>del</strong> campione (tabel<strong>la</strong> 6.10) è<br />

pari al 10%, ma che sono poco meno <strong>del</strong> 30% le imprese che nel corso <strong>del</strong>l’anno hanno intrattenuto<br />

scambi commerciali con l’estero. Sono inoltre 16 (ovvero il 6,4%) le aziende che hanno una<br />

percentuale di fatturato derivante dall’export superiore al 50%. Il residuo 70,3% <strong>del</strong>le imprese spinoff<br />

censite non ha registrato esportazioni nel corso <strong>del</strong> 2008: <strong>la</strong> capacità di raggiungere i mercati<br />

esteri rappresenta dunque un aspetto che manifesta ancora una certa debolezza <strong>del</strong>le imprese. Se è<br />

vero che <strong>la</strong> dimensione prevalentemente picco<strong>la</strong> di queste imprese e <strong>la</strong> loro giovane età può<br />

costituire un limite al<strong>la</strong> capacità di rivolgersi a mercati internazionali, quando le imprese riescono a<br />

raggiungere dimensioni maggiori, i mercati esteri dovrebbero rappresentare una tappa obbligata di<br />

sviluppo.<br />

103


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Tabel<strong>la</strong> 6.10 – Distribuzione <strong>del</strong>le imprese per c<strong>la</strong>sse di export in percentuale sul fatturato 2008<br />

C<strong>la</strong>ssi di quota export su fatturato 2008 Numero di imprese Quota % sul totale<br />

0 175 70,3<br />

>0 - ≤ 10 25 10,0<br />

>10 - ≤ 25 16 6,4<br />

>25 - ≤ 50 17 6,8<br />

>50 - ≤ 75 8 3,2<br />

>75 - < 100 4 1,6<br />

100 4 1,6<br />

Totale imprese 249 100,0<br />

Percentuale media sul fatturato 10,0<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

La contrapposizione evidenziata in precedenza tra i risultati ottenuti dalle piccole imprese spin-off e<br />

quelle di dimensioni più elevata si riduce nettamente considerando l’impegno in R&S espresso dal<strong>la</strong><br />

percentuale media di fatturato che esse dichiarano di aver impiegato a tale scopo (tabel<strong>la</strong> 6.11).<br />

Infatti, su 232 imprese, <strong>la</strong> quota media è piuttosto elevata e pari al 45,9%, e quasi il 71% <strong>del</strong>le<br />

imprese investe più <strong>del</strong> 25% <strong>del</strong> fatturato.<br />

Tabel<strong>la</strong> 6.11 – Distribuzione <strong>del</strong>le imprese per c<strong>la</strong>sse di spesa in R&S<br />

in percentuale sul fatturato 2008<br />

C<strong>la</strong>ssi di spesa in R&S, espresse in % sul fatturato 2008 Numero di imprese Quota % sul totale<br />

0 10 4,3<br />

>0 - ≤ 10 26 11,2<br />

>10 - ≤ 25 32 13,8<br />

>25 - ≤ 50 82 35,3<br />

>50 - ≤ 75 36 15,5<br />

>75 - ≤ 100 46 19,9<br />

Totale imprese 232 100,0<br />

Percentuale media sul fatturato 45,9<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

È possibile interpretare in modo più approfondito i risultati mostrati, esaminando il contributo in<br />

termini di consistenza, addetti, fatturato, esportzioni e spesa in R&S 39 (figura 6.8). rispettivamente<br />

apportato nel corso <strong>del</strong> 2008 da parte di tre raggruppamenti di aziende, ossia:<br />

o<br />

le imprese “minori”, ossia le imprese con meno di 5 addetti;<br />

39 I contributi <strong>del</strong>le singole aziende re<strong>la</strong>tivamente a queste due variabili, così come i totali complessivi, sono<br />

stati stimati attraverso il prodotto tra le quote di fatturato che le imprese hanno dichiarato nell’indagine per<br />

ciascuna variabile e il fatturato <strong>del</strong>l’anno.<br />

104


6. La valorizzazione tramite imprese spin-off<br />

o le imprese “medie”, ossia le imprese con un numero di addetti compreso fra 5 e 15;<br />

o<br />

le imprese “maggiori”, ossia le imprese con oltre i 15 addetti.<br />

Le aziende maggiori (il 12,9% <strong>del</strong> campione) raggiungono quote prossime al 50% in re<strong>la</strong>zione agli<br />

addetti, al fatturato e al totale <strong>del</strong><strong>la</strong> spesa in R&S e realizzano quasi l’85% <strong>del</strong>le entrate derivanti dagli<br />

scambi commerciali con l’estero intrattenuti dalle aziende spin-off <strong>del</strong> campione.<br />

Le imprese medie (il 41,1% <strong>del</strong> campione) contribuiscono al 34,8% degli addetti complessivi; hanno<br />

un peso di poco superiore al 21% sia in re<strong>la</strong>zione al fatturato che al<strong>la</strong> spesa in R&S, mentre è pari al<br />

13,5% <strong>la</strong> percentuale di fatturato prodotto dalle esportazioni.<br />

Infine, le imprese minori che pure rappresentano il gruppo più consistente <strong>del</strong> campione (il 46%),<br />

raggiungono una quota pari al 18,8% in re<strong>la</strong>zione agli addetti, producono il 25,6% <strong>del</strong> fatturato<br />

complessivo e il 21,5% <strong>del</strong><strong>la</strong> spesa in R&S, mentre marginale è il peso sul fatturato derivante<br />

dall’export (2,1%).<br />

Figura 6.8 – Peso percentuale <strong>del</strong>le piccole, medie e grandi imprese spin-off sul totale degli addetti,<br />

fatturato, totale esportazioni e totale spesa in R&S nel 2008 (n=287)<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

105


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

In definitiva, ciò che emerge da questi confronti è il peso consistente <strong>del</strong>le imprese di dimensioni<br />

maggiori in termini di capacità di esportazione, in contrapposizione al<strong>la</strong> quota limitata prodotta dalle<br />

imprese più piccole: una evidenza che sembra suggerire che le imprese spin-off hanno un forte<br />

potenziale che nasce dall’elevato contenuto tecnologico <strong>del</strong>l’attività svolta e che si manifesta con<br />

intensità nel momento in cui riescono a superare una dimensione “critica”.<br />

6.6. Composizione societaria<br />

Il capitale sociale <strong>del</strong>le imprese spin-off al momento <strong>del</strong><strong>la</strong> costituzione <strong>del</strong>l’azienda (figura 6.9) risulta<br />

ampiamente composto dal<strong>la</strong> quota investita dai soci fondatori che contribuiscono, in media e sul<strong>la</strong><br />

base <strong>del</strong>le evidenze empiriche raccolte su 200 imprese, all’85,2% <strong>del</strong> capitale stesso. La quota<br />

restante è finanziata per l’8% da partner industriali, per il 4,8% dall’ente di origine e per il 2% da<br />

investitori di natura finanziaria. Successivamente al<strong>la</strong> costituzione alcune imprese sono capaci di<br />

attirare capitali dall’esterno: in media si riduce <strong>la</strong> percentuale posseduta dai soci e quel<strong>la</strong> <strong>del</strong>l’EPR a<br />

favore dei finanziatori industriali e istituzionali. In partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> quota finanziata da partner<br />

finanziari, che al<strong>la</strong> costituzione rappresenta in media il 2,0% <strong>del</strong> capitale <strong>del</strong>le imprese, passa al 2,6%<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> data odierna; analogamente, i partner industriali, che contribuivano all’8,0% <strong>del</strong> capitale al<strong>la</strong><br />

nascita <strong>del</strong>l’azienda, rappresentano oggi in media l’8,5%.<br />

Figura 6.9 – Composizione percentuale media <strong>del</strong> capitale sociale al<strong>la</strong> costituzione e ad oggi<br />

(n=200)<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

La composizione attuale <strong>del</strong> capitale sociale <strong>del</strong>le imprese spin-off indagate rive<strong>la</strong> differenti<br />

caratteristiche in re<strong>la</strong>zione alle diverse tipologie di socio: accademico, industriale o finanziario.<br />

Vediamole nel dettaglio.<br />

106


6. La valorizzazione tramite imprese spin-off<br />

Su 287 imprese spin-off censite, 88 (pari al 30,7%) sono partecipate, al<strong>la</strong> data odierna, dall'università<br />

o altro EPR di origine. Nell'ambito di tali imprese partecipate dall'ateneo di riferimento (n=88), <strong>la</strong><br />

quota media detenuta dall'EPR è pari al 15% <strong>del</strong> re<strong>la</strong>tivo capitale sociale. La quota media detenuta<br />

dalle università di origine risulta invece pari al 4,6% <strong>del</strong> capitale sociale qualora si consideri <strong>la</strong> totalità<br />

(n=287) <strong>del</strong>le spin-off <strong>del</strong> campione (partecipate e non).<br />

Su 287 imprese spin-off censite, 72 (pari al 25,1%) annoverano (almeno) un socio industriale nel<strong>la</strong><br />

propria compagine proprietaria. Nell'ambito di tali spin-off partecipate da una o più imprese (n=72),<br />

<strong>la</strong> quota media detenuta dal socio industriale è pari al 34,6% <strong>del</strong> re<strong>la</strong>tivo capitale sociale. La quota<br />

media detenuta dal socio industriale risulta invece pari all’8,7% <strong>del</strong> capitale sociale qualora si<br />

consideri <strong>la</strong> totalità (n=287) <strong>del</strong>le spin-off <strong>del</strong> campione (partecipate e non).<br />

Delle 287 imprese spin-off censite, 21 (pari al 7,3%) annoverano (almeno) un socio finanziario nel<strong>la</strong><br />

propria compagine proprietaria. Nell'ambito di tali spin-off partecipate da una o più imprese (n=21),<br />

<strong>la</strong> quota media detenuta dal socio industriale è pari al 36,3% <strong>del</strong> re<strong>la</strong>tivo capitale sociale. La quota<br />

media detenuta dal socio industriale risulta invece pari al 2,7% <strong>del</strong> capitale sociale qualora si<br />

consideri <strong>la</strong> totalità (n=287) <strong>del</strong>le spin-off <strong>del</strong> campione (partecipate e non).<br />

Su 287 imprese spin-off censite, sono 160 (pari al 55,7%) le imprese che non risultano partecipate né<br />

dall'università di riferimento, né da un eventuale socio industriale, ma solo dai soci, mentre 41 (pari<br />

al 14,3%) sono partecipate sia dall'EPR di origine che da una o più imprese. Altre 31 imprese (pari al<br />

10,8%) sono partecipate da (almeno) un socio industriale, ma non annoverano l'ateneo di origine<br />

nel<strong>la</strong> propria compagine societaria. Ulteriori 47 imprese (pari al 16,4%) sono partecipate dall'EPR di<br />

origine, ma non vedono <strong>la</strong> presenza di alcun socio industriale. Le rimanenti 8 (2,8%) imprese sono<br />

finanziate sia dal socio fisico che dal socio finanziario.<br />

Delle 287 imprese spin-off censite, 21 sono finanziate da un socio finanziario e di queste: 5 imprese<br />

sono partecipate sia dall’ateneo (o EPR di origine) che dal socio finanziario (1,7% <strong>del</strong> totale), ma non<br />

è presente il socio industriale; 3 imprese sono finanziate sia dal partner industriale che finanziario<br />

(1,0%); 5 imprese vedono <strong>la</strong> presenza di tutte e tre le tipologie di soci (finanziario, industriale e<br />

universitario; le rimanenti 8 (2,8% <strong>del</strong> totale) sono finanziate esclusivamente dal socio fisico e dal<br />

partner finanziario.<br />

Con riferimento al<strong>la</strong> composizione societaria per settore di attività, l’analisi a livello di singo<strong>la</strong><br />

azienda (tabel<strong>la</strong> 6.12), mostra invece che sono 16 (ovvero l’8%) le imprese che hanno sin dal<strong>la</strong><br />

costituzione un partner finanziario tra i soci fondatori; sei di esse appartengono al settore <strong>del</strong>le life<br />

sciences (ovvero il 37,5% <strong>del</strong>le imprese interessate da questo tipo di finanziamento e il 9% <strong>del</strong>le<br />

imprese <strong>del</strong> settore), con un investimento medio pari al 4,3% <strong>del</strong> capitale sociale.<br />

Più numerosi invece, i casi di investitori di origine industriale fin dal<strong>la</strong> costituzione <strong>del</strong>l’azienda: 70<br />

imprese, ovvero il 24,4% <strong>del</strong> campione di riferimento appartenenti per lo più al settore <strong>del</strong>l’ICT<br />

(31,4% <strong>del</strong>le imprese partecipate da questa tipologia di soggetti). Tuttavia, gli investimenti medi più<br />

consistenti si riscontrano nel settore <strong>del</strong>le nanotecnologie e dei nuovi materiali (il 16,4% <strong>del</strong> capitale<br />

107


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

sociale), dove peraltro si osserva <strong>la</strong> frequenza maggiore <strong>del</strong> fenomeno, nel senso che sono più <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

metà (54,5%) le imprese <strong>del</strong> settore che hanno tra i loro soci fondatori un partner industriale.<br />

Riguardo, infine, all’investimento da parte <strong>del</strong>l’EPR di origine, le 90 imprese partecipate operano per<br />

il 35,6% nel settore <strong>del</strong>l’ICT. Ancora una volta, però, <strong>la</strong> quota più elevata di capitale partecipato<br />

appartiene al settore <strong>del</strong>le life sciences (6,1%), ambito in cui il 34,3% <strong>del</strong>le imprese ha fra i suoi soci<br />

fondatore l’EPR di appartenenza.<br />

Tabel<strong>la</strong> 6.12 – Investimenti finanziari, industriali e <strong>del</strong>l’EPR di origine al<strong>la</strong> costituzione,<br />

per settore di appartenenza (n=287)<br />

Settore<br />

Automazione<br />

industriale<br />

Elettronica<br />

Energia e<br />

ambiente<br />

ICT<br />

Life sciences<br />

Nanotech<br />

Servizi per<br />

l'innovazione<br />

Totale<br />

Investitori finanziari Investitori industriali Università/EPR di origine<br />

Quota % Quota % Numero<br />

Quota %<br />

Quota %<br />

Numero Quota %<br />

media imprese imprese<br />

imprese<br />

media<br />

imprese media<br />

capitale sul totale (% sul<br />

sul<br />

capitale<br />

(% sul capitale<br />

totale<br />

investito settore totale) investito<br />

settore<br />

totale) investito<br />

Numero<br />

imprese<br />

(quota<br />

% sul<br />

totale)<br />

1<br />

(6,3%)<br />

2<br />

(12,5%)<br />

1<br />

(6,3%)<br />

5<br />

(31,3%)<br />

6<br />

(37,5%)<br />

1<br />

(6,3%)<br />

0<br />

(0,0%)<br />

16<br />

(100,0%)<br />

0,6 6,3<br />

4<br />

3<br />

7,5 25,0<br />

(5,7%)<br />

(3,3%)<br />

1,2 8,0<br />

5<br />

6<br />

5 20,0<br />

(7,1%)<br />

(6,7%)<br />

0,5 2,0<br />

13<br />

15<br />

9,8 26,5<br />

(18,6%)<br />

(16,7%)<br />

2 5,3<br />

22<br />

32<br />

7,6 23,2<br />

(31,4%)<br />

(35,6%)<br />

4,3 9,0<br />

14<br />

23<br />

8,3 20,9<br />

(20,0%)<br />

(25,6%)<br />

2,7 9,1<br />

6<br />

3<br />

16,4 54,5<br />

(8,6%)<br />

(3,3%)<br />

0 0,0<br />

6<br />

8<br />

6,7 25,0<br />

(8,6%)<br />

(8,9%)<br />

2,0 5,6<br />

70<br />

90<br />

8,0 24,4<br />

(100,0%)<br />

(100,0%)<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

Quota %<br />

imprese<br />

sul totale<br />

settore<br />

1,9 18,8<br />

2,8 24,0<br />

3,6 30,6<br />

5,9 33,7<br />

6,1 34,3<br />

4,0 27,3<br />

3,7 33,3<br />

4,8 31,4<br />

Se poi, si considerano le variazioni medie percentuali nel<strong>la</strong> composizione <strong>del</strong> capitale sociale dal<strong>la</strong><br />

costituzione ad oggi (tabel<strong>la</strong> 6.13), emerge che è il settore <strong>del</strong>l’elettronica quello in cui si registra il<br />

più elevato incremento percentuale <strong>del</strong> capitale sociale da parte di soggetti fisici, mentre il settore<br />

<strong>del</strong>le nanotecnologie e dei nuovi materiali si presenta maggiormente interessato da variazioni<br />

positive a favore dei finanziamenti di soci industriali e soprattutto finanziari. Anche il comparto <strong>del</strong>le<br />

life sciences riscuote l’interesse crescente degli investitori istituzionali, tenuto conto che <strong>la</strong> variazione<br />

nel<strong>la</strong> composizione <strong>del</strong> capitale sociale dal<strong>la</strong> costituzione ad oggi è positiva e pari all’1,5%.<br />

108


6. La valorizzazione tramite imprese spin-off<br />

Tabel<strong>la</strong> 6.13 – Variazione media percentuale per settore <strong>del</strong><strong>la</strong> composizione percentuale<br />

<strong>del</strong> capitale sociale dal<strong>la</strong> costituzione ad oggi (n=287)<br />

Settore<br />

Tipologia di socio<br />

Persona fisica Industriale Finanziario Accademico<br />

Automazione industriale +0,7 -0,1 -0,6 0,0<br />

Elettronica +3,0 -2,2 +0,0 -0,8<br />

Energia e ambiente -0,3 +0,3 +0,4 -0,4<br />

ICT -1,3 +0,8 +0,2 +0,4<br />

Life sciences -1,2 +0,1 +1,5 -0,4<br />

Nanotech -5,6 +3,5 +4,5 -2,4<br />

Servizi per l'innovazione -3,3 +2,9 +0,8 -0,4<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

6.7. Offerta e mercato<br />

Accade di frequente che le imprese neo-costituite operanti in settori ad elevato contenuto<br />

tecnologico non dispongano immediatamente di un prodotto/servizio con un proprio mercato e le<br />

aziende ed in queste fasi di ingegnerizzazione <strong>del</strong>le tecnologie o definizione dei servizi da<br />

commercializzare, realizzino <strong>la</strong> maggior parte <strong>del</strong> proprio business in attività di consulenza o su<br />

commessa. Le imprese spin-off possono avvalersi nel<strong>la</strong> fase di start-up <strong>del</strong> sostegno, soprattutto in<br />

termini di risorse umane e scientifiche, <strong>del</strong>l’EPR di origine e ciò può permettere loro di arrivare più<br />

velocemente al<strong>la</strong> fase di ingegnerizzazione e sviluppo <strong>del</strong><strong>la</strong> tecnologia.<br />

Questa tendenza è confermata dalle evidenze empiriche (figura 6.10): <strong>la</strong> percentuale di imprese che<br />

al momento <strong>del</strong><strong>la</strong> costituzione non possedeva ancora un prototipo si contrae nel tempo, passando<br />

dal 29,6% al 3,1% al<strong>la</strong> data odierna, così come si riduce drasticamente <strong>la</strong> percentuale di quelle realtà<br />

che aveva solo il prototipo ma non ancora un prodotto, passando dal 50,5% al 26,5% <strong>del</strong><strong>la</strong> data<br />

odierna. Paralle<strong>la</strong>mente cresce il numero di imprese che dispone oggi di un prodotto standardizzato<br />

e disponibile per il mercato.<br />

109


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Figura 6.10 – Stadio di sviluppo <strong>del</strong> core product/technology al<strong>la</strong> costituzione e ad oggi (n=286)<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

La capacità <strong>del</strong>le imprese di “industrializzare” <strong>la</strong> tecnologia posseduta al<strong>la</strong> fase di costituzione, di<br />

portare avanti il ciclo di sviluppo <strong>del</strong> prodotto/servizio, consente loro di incrementare rapidamente <strong>la</strong><br />

quota di fatturato derivante dal<strong>la</strong> vendita di prodotti, quota che passa dal <strong>valore</strong> medio <strong>del</strong> 17,4%<br />

al<strong>la</strong> costituzione (su un campione di 287 unità) al 24,2% <strong>del</strong><strong>la</strong> data odierna, e contemporaneamente<br />

si contrae <strong>la</strong> vendita di servizi/consulenze passando dal 75,4% al 68,5%.<br />

I prodotti/servizi sviluppati dalle imprese spin-off hanno un mercato di riferimento di nicchia per il<br />

74% di esse (talvolta solo in fase transitoria, in previsione di un ampliamento <strong>del</strong> mercato); esiste<br />

però anche una quota di aziende (circa l’11%) che nel corso <strong>del</strong>l’attività è passato da un numero<br />

ristretto di clienti ad un mercato più esteso. Tale mercato è costituito in modo prevalente da altre<br />

imprese (B2B), a cui si rivolgono il 67,4% <strong>del</strong>le spin-off <strong>del</strong> campione, mentre i soggetti pubblici<br />

rappresentano il 24,4% e <strong>la</strong> quota restante si rivolge al consumatore finale.<br />

Una percentuale ridotta di aziende può contare su una rete di distribuzione strutturata (l’11,4%), ma<br />

il canale più utilizzato è <strong>la</strong> vendita diretta (anche via web) che interessa il 76,3% <strong>del</strong>le aziende.<br />

Riguardo al<strong>la</strong> localizzazione geografica <strong>del</strong> mercato, si è osservato in precedenza come <strong>la</strong> cliente<strong>la</strong> sia<br />

prevalentemente dislocata sul territorio nazionale mentre è ancora piuttosto ristretta <strong>la</strong> quota di<br />

imprese che si rivolge all’estero. Ciononostante <strong>la</strong> figura 6.11 mette in luce che <strong>la</strong> capacità di export<br />

<strong>del</strong>le imprese spin-off cresce nel tempo e che decisamente consistente (figura 6.12) e pari al 57,0% è<br />

<strong>la</strong> quota media di concorrenti localizzati all’estero.<br />

110


6. La valorizzazione tramite imprese spin-off<br />

Figura 6.11 – Ripartizione % <strong>del</strong> mercato per area geografica, al<strong>la</strong> costituzione e ad oggi (n=287)<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

Figura 6.12 – Ripartizione % <strong>del</strong><strong>la</strong> concorrenza per area geografica, al<strong>la</strong> data attuale (n=287)<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

111


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

6.8. Networking<br />

Se si esclude l’EPR di origine, con cui appare ragionevole riscontrare da parte <strong>del</strong>le aziende<br />

intervistate <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>zioni piuttosto frequenti, le evidenze empiriche mostrano che le imprese spinoff<br />

sono impegnate nel<strong>la</strong> ricerca di interazione con altre imprese soprattutto <strong>del</strong>lo stesso settore<br />

(figura 6.13). Sono invece di marginale rilevanza, i rapporti con altri soggetti come le associazioni di<br />

categoria, le istituzioni finanziarie e le agenzie di sviluppo di nuove imprese.<br />

Figura 6.13 – Intensità <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>zioni con alcuni soggetti,<br />

dove: = nessuna re<strong>la</strong>zione; = re<strong>la</strong>zioni molto frequenti (n=287)<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

6.9. Approfondimento sulle imprese di dimensioni maggiori<br />

È stato realizzato anche un tentativo di ulteriore approfondimento <strong>del</strong>le aziende “maggiori” per<br />

dimensioni di fatturato, al fine di cogliere <strong>la</strong> presenza di eventuali rego<strong>la</strong>rità. Occorre tuttavia tener<br />

presente, nell’interpretare questi risultati e come è stato più volte sottolineato nel rapporto, che<br />

l’eterogeneità è una caratteristica intrinseca di queste aziende.<br />

Con l’obiettivo di realizzare una prima possibile analisi esplorativa <strong>del</strong>le caratteristiche comuni alle<br />

imprese con fatturato più elevato, sono state selezionate alcune variabili (quantitative e qualitative);<br />

si è proceduto ad evidenziare il rispettivo <strong>valore</strong> per ciascuna azienda <strong>del</strong> gruppo nel confronto con i<br />

dati ottenuti sull’intero campione. Questi risultati, non consentono evidentemente considerazioni<br />

112


6. La valorizzazione tramite imprese spin-off<br />

esaustive circa l’esistenza <strong>del</strong>le rego<strong>la</strong>rità sopracitate, ma forniscono qualche iniziale indicazione in<br />

merito.<br />

Dal punto di vista metodologico, inoltre, merita di essere sottolineato che le aziende oggetto di<br />

osservazione sono quelle che hanno registrato un volume dei ricavi nel 2008 superiore al milione di<br />

Euro, fra quelle aziende per le quali si disponeva anche di tutte (o quasi) le variabili scelte per<br />

l’analisi. Per questi motivi i risultati presentati possono riferirsi ad un campione diverso da quello sul<br />

quale sono state realizzate le e<strong>la</strong>borazioni mostrate nelle pagine precedenti, sul<strong>la</strong> distribuzione<br />

territoriale e settoriale <strong>del</strong>le imprese maggiori.<br />

La tabel<strong>la</strong> 6.14 mostra le caratteristiche <strong>del</strong>le 17 imprese <strong>del</strong> campione con fatturato superiore al<br />

milione di Euro nell’anno, in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> localizzazione, settore di appartenenza, età, quota di spesa<br />

in R&S sul fatturato, quota di fatturato derivante dalle esportazioni e gli addetti ETP, considerando<br />

come anno di riferimento l’ultimo anno osservato (2008). In re<strong>la</strong>zione a queste variabili è possibile<br />

osservare che:<br />

• esiste una forte eterogeneità <strong>del</strong> gruppo <strong>del</strong>le imprese “maggiori” rispetto al<strong>la</strong> localizzazione,<br />

(con presenze al Nord, al Centro e al Sud) anche se le imprese di dimensioni maggiori si trovano<br />

più frequentemente nelle regioni in cui queste realtà sono presenti in percentuali più più elevate<br />

e in cui il fenomeno è più datato nel tempo (figura 6.14) ;<br />

• il settore di appartenenza di queste imprese è più frequentemente quello <strong>del</strong>l’ICT, in linea con il<br />

dato osservato per l’intero campione, ma con una concentrazione leggermente superiore (41,1%<br />

per le imprese “maggiori”, rispetto al 33,2% <strong>del</strong> campione nel complesso) (figura 6.15);<br />

• si tratta di imprese tendenzialmente più anziane, come evidenzia sia l’età media (12,9 anni<br />

rispetto a 6 anni <strong>del</strong> campione) che il <strong>valore</strong> mediano (12 anni rispetto a 5);<br />

• l’attività di R&S, espressa dal<strong>la</strong> quota di fatturato spesa a questo scopo, si rive<strong>la</strong> più contenuta di<br />

quel<strong>la</strong> calco<strong>la</strong>ta su tutto il campione, con una <strong>valore</strong> medio pari a 24,9% ed un <strong>valore</strong> mediano<br />

pari al 20%;<br />

• decisamente più consistente l’attività di export svolta da queste imprese, che risulta pari in<br />

media al 30,9% (rispetto al 10% che si registra a livello complessivo), e confermata anche dal<br />

<strong>valore</strong> mediano pari a 20% (mentre il dato riscontrato con maggiore frequenza sul tutto il<br />

campione è di una assenza di mercato internazionale da parte <strong>del</strong>le imprese);<br />

• come è ragionevole attendersi, infine, <strong>la</strong> consistenza occupazionale si mostra più elevata per le<br />

imprese con i livelli maggiori di fatturato, con un numero medio di addetti ETP pari a 25,6 ed un<br />

<strong>valore</strong> mediano pari a 18.<br />

113


Tabel<strong>la</strong> 6.14 - Sintesi di alcune caratteristiche <strong>del</strong>le imprese <strong>del</strong> campione con un fatturato ≥1 M €<br />

Rank fatturato Regione Settore Età<br />

Fatturato<br />

2008<br />

% spesa<br />

R&S<br />

% export<br />

2008<br />

1 Toscana Elettronica 32 13.770.450 60 60 72<br />

2 Toscana Automazione industriale 12 5.160.173 50 80 60<br />

3 Emilia Romagna Life sciences 19 4.997.349 20 0 4<br />

4 Piemonte Automazione industriale 12 3.880.290 10 25 40<br />

5 Liguria ICT 25 3.633.593 10 5 46<br />

6 Friuli Venezia Giulia ICT 12 3.288.097 15 75 35<br />

7 Toscana ICT 22 2.899.400 20 10 41<br />

8 Lombardia Life sciences 15 2.435.000 - - 4<br />

9 Veneto Elettronica 5 1.980.091 20 60 18<br />

10 Emilia Romagna Energia e ambiente 11 1.888.526 20 20 11<br />

11 Marche Life sciences 3 1.734.005 . 0 4<br />

12 Trentino Alto Adige ICT 4 1.652.963 10 1 20<br />

13 Trentino Alto Adige ICT 6 1.407.188 8 75 16<br />

14 Lombardia ICT 10 1.406.875 5 - 35<br />

15 Sicilia ICT 15 1.369.875 60 0 4<br />

16 Emilia Romagna Nanotech 8 1.181.846 - 40 15<br />

17 Lombardia Nanotech 8 1.112.671 40 12 10<br />

Valore medio <strong>del</strong> gruppo - - 12,9 3.164.611 24,9 30,9 25,6<br />

Valore medio di tutto il<br />

campione<br />

- - 6 463.475(*) 45,9 10 10<br />

Mediana <strong>del</strong> gruppo - - 12 1.980.091 20 20 18<br />

Mediana di tutto il campione - - 5 192.350 50 0 6<br />

Moda <strong>del</strong> gruppo<br />

Emilia Romagna,<br />

Toscana, Lombardia<br />

Addetti<br />

2008<br />

ICT (41,1%) - - - - -<br />

Moda di tutto il campione Emilia Romagna ICT (33,2%) - - - - -<br />

Nota: (*) Tale <strong>valore</strong> non coincide con il dato medio <strong>del</strong> fatturato calco<strong>la</strong>to sull’intero campione di riferimento (tabel<strong>la</strong> 6.8), perché<br />

calco<strong>la</strong>to su un campione di imprese per le quali si disponeva di tutte le variabili esaminate e non solo <strong>del</strong> dato sul fatturato.


6. La valorizzazione tramite imprese spin-off<br />

Figura 6.14 - Distribuzione territoriale <strong>del</strong> numero di imprese con fatturato ≥1 M di Euro nel 2008 e<br />

quota percentuale sul totale <strong>del</strong>le imprese spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> regione (n=347)<br />

22,0%<br />

6,7%<br />

18,2%<br />

45,5%<br />

10,0%<br />

12,7%<br />

9,5%<br />

oltre 10<br />

da 5 a 10<br />

da 3 a 5<br />

2<br />

1<br />

17,8%<br />

6,7%<br />

12,5%<br />

0<br />

13,3%<br />

8,3%<br />

11,1%<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

115


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Figura 6.15 – Percentuale <strong>del</strong>le imprese con fatturato ≥ 1 M di Euro nel 2008 sul totale,<br />

per settore di appartenenza (n=347)<br />

Totale<br />

ICT<br />

Life sciences<br />

Elettronica<br />

Automazione industriale<br />

Energia e ambiente<br />

Nanotech<br />

Servizi per l'innovazione<br />

4,5%<br />

17,4%<br />

8,3%<br />

17,2%<br />

22,2%<br />

6,1%<br />

15,4%<br />

4,5%<br />

347<br />

144<br />

72<br />

29<br />

18<br />

49<br />

13<br />

22<br />

Imprese con più di 1 M di fatturato 2008<br />

Totale imprese <strong>del</strong> settore<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)<br />

Nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 6.15, sono presentate alcune caratteristiche dei soci fondatori, nonché re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong><br />

composizione <strong>del</strong> capitale sociale e le sue variazioni fino al<strong>la</strong> data odierna. In sintesi, si evidenzia che:<br />

• i soci fondatori <strong>del</strong>le imprese maggiori non mostrano di avere, nel<strong>la</strong> grande maggioranza dei casi,<br />

competenze pregresse nel marketing o nell’amministrazione (circostanza che si riscontra<br />

rispettivamente per l’82,4% e l’88,2% <strong>del</strong>le imprese): una tendenza evidenziata anche a livello<br />

complessivo, sebbene in misura meno marcata (76% e 81,2%). Riguardo al<strong>la</strong> presenza di soci con<br />

precedenti esperienze imprenditoriali, i dati mostrano che essi compongono il team dei fondatori<br />

in poco più <strong>del</strong> 40% dei casi, con una frequenza leggermente superiore di quel<strong>la</strong><br />

complessivamente registrata;<br />

• <strong>la</strong> presenza di soggetti esterni in qualità di finanziatori <strong>del</strong>l’azienda al<strong>la</strong> costituzione, è in media<br />

più frequente nelle imprese con fatturato più elevato; in partico<strong>la</strong>re si registra in media, una<br />

presenza più consistente dei partner industriali (con un investimento medio <strong>del</strong> 13,4% <strong>del</strong><br />

capitale sociale) e <strong>del</strong>l’EPR (9,4%). Queste considerazioni valgono ancora, considerando <strong>la</strong><br />

composizione <strong>del</strong> capitale sociale al<strong>la</strong> data odierna.<br />

116


Tabel<strong>la</strong> 6.15 - Sintesi di alcune caratteristiche <strong>del</strong>le imprese <strong>del</strong> campione con fatturato ≥ 1 M €<br />

Rank<br />

fatturato<br />

Caratteristiche dei soci fondatori: aree di<br />

maturazione di precedenti esperienze<br />

Esperienza<br />

marketing<br />

Esperienza<br />

amministraz.<br />

Esperienze<br />

imprenditoriali<br />

Persone<br />

fisiche<br />

Composizione % <strong>del</strong> capitale<br />

ad oggi<br />

Soci<br />

industriali<br />

Soci<br />

finanziari<br />

Soci<br />

accademici<br />

Persone<br />

fisiche<br />

Composizione % <strong>del</strong> capitale<br />

al<strong>la</strong> costituzione<br />

Soci<br />

industriali<br />

Soci<br />

finanziari<br />

1 100 0 0 0 100 0 0 0<br />

2 100 0 0 0 90 0 10 0<br />

3 100 0 0 0 100 0 0 0<br />

4 70 30 0 0 70 30 0 0<br />

5 100 0 0 0 100 0 0 0<br />

6 65 35 0 0 65 35 0 0<br />

7 100 0 0 0 100 0 0 0<br />

8 100 0 0 0 100 0 0 0<br />

9 100 0 0 0 60 40 0 0<br />

10 0 100 0 0 0 85 0 15<br />

11 100 0 0 0 100 0 0 0<br />

12 100 0 0 0 100 0 0 0<br />

13 0 0 0 100 0 0 0 100<br />

14 90 0 0 10 90 0 0 10<br />

15 100 0 0 0 100 0 0 0<br />

16 60 0 40 0 66 10 0 24<br />

17 62 30 0 8 63 27 0 10<br />

Quota %<br />

media <strong>del</strong> - - - 79,2 11,5 2,4 6,9 76,7 13,4 0,6 9,4<br />

gruppo<br />

Quota %<br />

media<br />

<strong>del</strong>l’intero<br />

campione<br />

Soci<br />

accademici<br />

- - - 84,1 8,7 2,7 4,6 85,0 8,1 2,0 4,8<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

La tabel<strong>la</strong> 6.16 si riferisce ad alcune caratteristiche tecnologiche indagate presso le aziende:<br />

• <strong>la</strong> produzione brevettuale al<strong>la</strong> data di costituzione non mostra sostanziali differenze tra le<br />

imprese più grandi e l’intero campione, mentre suggerisce <strong>la</strong> presenza di un portafoglio<br />

re<strong>la</strong>tivamente più elevato al<strong>la</strong> data odierna per le aziende con fatturato più elevato (2,2 in media<br />

rispetto a 1,3), ma ciò anche in virtù <strong>del</strong><strong>la</strong> maggiore anzianità di queste aziende e dei tempi<br />

necessari per completare le procedure brevettuali;<br />

• riguardo allo stadio di sviluppo tecnologico <strong>del</strong> prodotto/servizio si osserva che il gruppo <strong>del</strong>le 17<br />

imprese maggiori è caratterizzato da una rilevante presenza di imprese che al<strong>la</strong> data odierna<br />

dispongono di un prodotto/servizio commercializzato (76,4%), in misura maggiore di quanto non<br />

si verifichi a livello complessivo (57,8%);<br />

• quasi il 53% <strong>del</strong>le imprese, inoltre opera in un mercato di nicchia e ciò è in controtendenza<br />

rispetto a quanto rilevato per l’intero campione in cui invece, non si riscontra una posizione così<br />

a favore <strong>del</strong><strong>la</strong> specializzazione tecnologica, ma si osserva una maggiore eterogeneità.<br />

Infine, nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 6.17 sono riportate le indicazioni raccolte nell’indagine in merito a quelle che le<br />

imprese giudicano come tappe decisive per lo sviluppo aziendale. In questa rappresentazione emerge<br />

il ruolo che le imprese in esame attribuiscono agli investimenti nello sviluppo commerciale (52,9%) e<br />

al<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con un partner industriale (52,9%) a differenza <strong>del</strong> ruolo più marginale che viene<br />

attribuito a queste strategie dalle imprese considerate nel complesso.<br />

118


Tabel<strong>la</strong> 6.16- Sintesi di alcune caratteristiche <strong>del</strong>le imprese <strong>del</strong> campione con fatturato ≥1 M €<br />

Rank fatturato<br />

Brevetti<br />

(UIBM, EPO, USPTO)<br />

Al<strong>la</strong><br />

costituzione<br />

Ad<br />

oggi<br />

Stadio di sviluppo tecnologico Tipologia di mercato ad oggi<br />

Al<strong>la</strong> costituzione Ad oggi Nicchia<br />

Nicchia<br />

temporanea<br />

1 0 2 Prototipo Prodotto/servizio commerc. <br />

2 0 1 Prototipo Prodotto/servizio commerc. <br />

3 0 0 Prodotto/servizio standard Prodotto/servizio commerc. <br />

4 0 1 Nessun prototipo Prodotto/servizio commerc. <br />

5 0 2 Nessun prototipo Prodotto/servizio commerc. <br />

6 1 2 Prototipo Prodotto/servizio commerc. <br />

7 0 0 Prototipo Prodotto/servizio commerc. <br />

8 0 2 Prototipo Prototipo <br />

9 0 8 Nessun prototipo Prodotto/servizio commerc. <br />

10 0 3 Prototipo Prodotto/servizio commerc. <br />

11 0 0 Nessun prototipo Prototipo <br />

12 0 0 Prodotto/servizio standard Prodotto/servizio standard <br />

13 0 0 Prodotto/servizio standard Prodotto/servizio commerc. <br />

14 0 0 Prototipo Prodotto/servizio commerc. <br />

15 0 0 Prototipo Prodotto/servizio commerc. <br />

16 3 16 Prototipo Prodotto/servizio commerc. <br />

17 0 0 Nessun prototipo Prodotto/servizio commerc. <br />

Valore medio <strong>del</strong> gruppo 0,2 2,2 - - - - -<br />

Valore medio <strong>del</strong>l’intero<br />

campione<br />

0,4 1,3 - - - - -<br />

Mediana <strong>del</strong> gruppo 0 1 - - - - -<br />

Mediana <strong>del</strong>l’intero campione 0 0 - - - - -<br />

Moda <strong>del</strong> gruppo<br />

Prototipo<br />

Prodotto/servizio commerc. <br />

(quota % di frequenza)<br />

- -<br />

(52,9%)<br />

(76,4%)<br />

(52,9%) (76,5%)<br />

Moda <strong>del</strong>l’intero campione<br />

Prototipo<br />

Prodotto/servizio commerc. <br />

(quota % di frequenza)<br />

- -<br />

(50,7%)<br />

(57,8%)<br />

(56,4%) (69,7%)<br />

Mercato<br />

ampio<br />

<br />

(76,5%)<br />

<br />

(73,9%)<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)


Rank fatturato<br />

Tabel<strong>la</strong> 6.17 - Sintesi di alcune caratteristiche <strong>del</strong>le imprese <strong>del</strong> campione con fatturato ≥1 M €<br />

Entrata di un<br />

socio con<br />

pregressa<br />

esperienza<br />

imprenditoriale<br />

e/o manageriale<br />

Investimenti<br />

nello<br />

sviluppo<br />

commerciale<br />

Col<strong>la</strong>borazione<br />

con un partner<br />

industriale<br />

Tappe decisive per l'impresa<br />

Col<strong>la</strong>borazione<br />

con un EPR<br />

diverso da<br />

quello di<br />

origine<br />

Entrata in<br />

un nuovo<br />

mercato<br />

Investimenti<br />

nel<strong>la</strong><br />

gestione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> PI<br />

Al<strong>la</strong>rgamento<br />

<strong>del</strong>l'offerta di<br />

prodotti/servizi<br />

(o investimenti<br />

nello sviluppo di<br />

prodotti/servizi)<br />

1 <br />

2 <br />

3 <br />

4 <br />

5<br />

6 <br />

7 <br />

8 <br />

9 <br />

10 <br />

11 <br />

12 <br />

13 <br />

14 <br />

15 <br />

16 <br />

17 <br />

Moda <strong>del</strong> gruppo<br />

(quota % di frequenza)<br />

Moda <strong>del</strong>l’intero campione<br />

(quota % di frequenza)<br />

<br />

(70,6%)<br />

<br />

(69,0%)<br />

<br />

(52,9%)<br />

<br />

(72,0%)<br />

<br />

(52,9%)<br />

<br />

(51,9%)<br />

<br />

(64,7%)<br />

<br />

(76,0%)<br />

<br />

(58,8%)<br />

<br />

(65,9%)<br />

<br />

(64,7%)<br />

<br />

(85,7%)<br />

<br />

(76,5%)<br />

<br />

(74,2%)<br />

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)


7. Benchmark nazionale<br />

7. Benchmark nazionale<br />

Le e<strong>la</strong>borazioni mostrate nei precedenti paragrafi hanno evidenziato il processo di maturazione e<br />

crescita nell’attività di TT realizzato negli ultimi anni dagli atenei italiani. In questo capitolo vengono<br />

proposti alcuni esercizi di benchmarking ed una serie di indicatori che possono facilitare il confronto<br />

tra le performance ottenute dai diversi UTT.<br />

Più precisamente, è convinzione diffusa nell’ambito di Netval – e non solo – che l’attività di<br />

valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica debba rispondere ad una serie di obiettivi, tra i quali<br />

spicca quello di trasferire le invenzioni all’ambito applicativo. Spesso, però, questi obiettivi non sono<br />

perfettamente compatibili tra loro. Basti pensare alle scelte re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> concessione di licenze, a<br />

fronte di richieste provenienti dalle aziende caratterizzate da diverso importo economico e diverse<br />

modalità di diffusione dei prodotti/servizi finali, oppure al<strong>la</strong> scelta tra <strong>la</strong> diffusione gratuita di risultati<br />

brevettati e <strong>la</strong> loro concessione in licenza. In altri termini, l’attività di valorizzazione dei soggetti<br />

pubblici non può e non deve essere analizzata solo in termini quantitativi. Non è per esempio<br />

necessariamente quello di massimizzazione dei ricavi da licensing l’unico indicatore rilevante, né,<br />

singo<strong>la</strong>rmente considerato, quello di avvio <strong>del</strong> maggior numero possibile di imprese spin-off.<br />

Piuttosto, <strong>la</strong> “qualità” e <strong>la</strong> “performance” di un UTT sono determinati dal<strong>la</strong> combinazione di una serie<br />

di attività e competenze, molte <strong>del</strong>le quali riconosciute oggettivamente come rilevanti, ma il cui<br />

“peso specifico” può variare in funzione <strong>del</strong><strong>la</strong> tipologia di ateneo. Tuttavia, analisi di tipo quantitativo<br />

possono e devono essere utilizzate dalle singole istituzioni di uno stesso Paese o di diversi Paesi per<br />

operare confronti in termini di efficacia ed efficienza, avendo però sempre ben presenti le peculiarità<br />

di ogni situazione e <strong>la</strong> necessità di approfondire l’analisi <strong>del</strong> mero dato numerico.<br />

Nelle pagine che seguono saranno presentati dapprima i giudizi espressi da ogni UTT sul<strong>la</strong> qualità<br />

degli altri uffici italiani e sull’intensità <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>zioni con essi intrattenute. Il questionario proposto<br />

prevedeva infatti che ogni UTT indicasse: (i) i cinque uffici ritenuti “punti di riferimento” per <strong>la</strong><br />

comunità <strong>del</strong>le strutture d’ateneo preposte al TT e (ii) i cinque uffici con i quali sono più intense le<br />

col<strong>la</strong>borazioni. L’incrocio di queste due dimensioni permette di individuare quattro diverse tipologie<br />

di UTT (paragrafo 7.1).<br />

Il risultato di questa operazione di “benchmarking”, basata sulle percezioni degli UTT e indipendente<br />

dalle loro reali performance, sarà poi esteso proponendo l’uso di alcuni indicatori di performance<br />

specifici. I risultati calco<strong>la</strong>ti per ciascun UTT saranno in questo caso mantenuti anonimi, ma sarà<br />

comunque possibile evidenziare alcune caratteristiche re<strong>la</strong>tive all’intero campione di riferimento ed<br />

agli atenei più performanti (paragrafo 7.2).<br />

121


Rapporto annuale per <strong>la</strong> Valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca Universitaria - 2010<br />

Infine, verranno presentati i risultati di un esercizio di benchmarking brevettuale (paragrafo 7.3) in<br />

ambito nazionale, mettendo a confronto le performance <strong>del</strong>le università associate a Netval con<br />

quelle sia degli atenei non associati, che <strong>del</strong> CNR (EPR, divenuto recentemente membro<br />

<strong>del</strong>l’associazione), attingendo a dati di fonte secondaria (portale di ricerca‘Orbit Patents’, banca dati<br />

FAMPAT, 2011).<br />

7.1. Indicatori di percezione<br />

Il primo esercizio proposto consiste nel<strong>la</strong> valutazione incrociata degli UTT <strong>del</strong>le università<br />

rispondenti. In partico<strong>la</strong>re, al<strong>la</strong> richiesta di indicare gli atenei italiani i cui UTT sono considerati “punti<br />

di riferimento” nel campo <strong>del</strong> TT a livello nazionale (tabel<strong>la</strong> 7.1), è emerso come il Politecnico di<br />

Mi<strong>la</strong>no rappresenti un mo<strong>del</strong>lo a cui molti atenei italiani guardano come esempio a cui ispirarsi nello<br />

svolgimento <strong>del</strong>le attività di valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca. L’UTT <strong>del</strong> Politecnico di Mi<strong>la</strong>no è stato infatti<br />

indicato dall’88,4% dei rispondenti all’edizione 2009 <strong>del</strong>l’indagine. Altri atenei italiani i cui UTT<br />

vengono percepiti come punti di riferimento nel campo <strong>del</strong> TT sono il Politecnico di Torino (41,9%), <strong>la</strong><br />

Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant'Anna di Pisa (37,2%), le Università di Udine e Padova (indicate entrambe dal<br />

32,6% dei rispondenti nel 2009) e l’Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria (20,9%).<br />

Tabel<strong>la</strong> 7.1 - Principali “punti di riferimento” a livello nazionale (n=43)<br />

# UTT <strong>del</strong>l'ateneo di…<br />

Quota % di UTT che indicano l'ateneo come principale riferimento<br />

2007 (n=42) 2008 (n=40) 2009 (n=43)<br />

1° Politecnico di Mi<strong>la</strong>no 85,7 90,0 88,4<br />

2° Politecnico di Torino 45,2 52,5 41,9<br />

3° Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant'Anna 31,0 35,0 37,2<br />

4° Università di Udine 23,8 35,0 32,6<br />

4° Università di Padova 21,4 27,5 32,6<br />

5° Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria 23,8 27,5 20,9<br />

E’ stato poi chiesto a ciascun rispondente di indicare i cinque UTT di altri atenei italiani con i quali<br />

vengono intrattenute re<strong>la</strong>zioni più frequenti (tabel<strong>la</strong> 7.2): si è ottenuto così un quadro di massima <strong>del</strong><br />

network di rapporti ad oggi esistenti tra gli UTT <strong>del</strong>le università italiane, nel quale oltre a momenti di<br />

mero contatto formale, risultano incluse occasioni di confronto, condivisione di esperienze, mutuo<br />

apprendimento e scambio di best practices, con ricadute positive per i soggetti coinvolti, attraverso<br />

meccanismi di esternalità di rete 40 . In considerazione di ciò, risulta di grande interesse<br />

l’individuazione nel panorama italiano di quegli atenei i cui UTT - interagendo di frequente con<br />

numerosi UTT di altre università - costituiscono i nodi centrali di tali network di re<strong>la</strong>zioni.<br />

40 In questo ambito, con l’espressione ‘esternalità di rete’ si fa riferimento ad una situazione in cui i benefici che<br />

ciascun UTT trae dalle re<strong>la</strong>zioni intrattenute con altri UTT risultano positivamente corre<strong>la</strong>ti al numero di altri<br />

UTT complessivamente coinvolti nel network di re<strong>la</strong>zioni in paro<strong>la</strong>.<br />

122


7. Benchmark nazionale<br />

Dalle evidenze empiriche ottenute nel corso <strong>del</strong>l’indagine re<strong>la</strong>tiva all’anno 2009, emerge come l’UTT<br />

<strong>del</strong> Politecnico di Mi<strong>la</strong>no rappresenti il fulcro <strong>del</strong><strong>la</strong> rete di rapporti attualmente esistenti nel campo<br />

<strong>del</strong> TT in Italia. Esso intrattiene infatti re<strong>la</strong>zioni frequenti con il 65,2% <strong>del</strong>le università rispondenti<br />

(n=46). Anche l’UTT <strong>del</strong>l’Università di Padova vanta un numero considerevole di interazioni con altri<br />

atenei italiani, risultando coinvolto in re<strong>la</strong>zioni frequenti con il 32,6% <strong>del</strong> campione. Altri atenei<br />

italiani i cui UTT partner interagiscono di frequente con UTT di altre università sono l’Università di<br />

Mi<strong>la</strong>no e <strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant’Anna di Pisa (in entrambi i casi, menzionate dal 23,9% dei<br />

rispondenti all’indagine 2009), l’Università di Bologna (19,6%) ed infine il Politecnico di Torino, le<br />

Università ‘La Sapienza’ di Roma e di Udine (in ex-aequo al quinto posto con il 17,4%).<br />

Tabel<strong>la</strong> 7.2 - Principali ‘nodi’ <strong>del</strong> network degli UTT italiani (n=46)<br />

# UTT <strong>del</strong>l'ateneo di…<br />

Quota % di UTT che dichiarano di avere re<strong>la</strong>zioni<br />

2007 (n=48) 2008 (n=43) 2009 (n=46)<br />

1° Politecnico di Mi<strong>la</strong>no 60,4 69,8 65,2<br />

2° Università di Padova 22,9 30,2 32,6<br />

3° Università di Mi<strong>la</strong>no 20,8 25,6 23,9<br />

3° Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant’Anna 14,6 18,6 23,9<br />

4° Università di Bologna 20,8 20,9 19,6<br />

5° Politecnico di Torino 12,5 18,6 17,4<br />

5° Università ‘La Sapienza’ - Roma 18,8 14,0 17,4<br />

5° Università di Udine 6,3 16,3 17,4<br />

Considerando gli atenei che nell’ambito di ciascuna indagine svolta nel corso <strong>del</strong>l’ultimo triennio<br />

(anni 2007-2009) hanno ricevuto almeno una segna<strong>la</strong>zione in entrambe le analisi precedenti (ossia<br />

che sono stati menzionati almeno una volta sia come ‘punto di riferimento’ per altre università nel<br />

campo <strong>del</strong> TT, sia come principale partner con cui gli UTT rispondenti intrattengono re<strong>la</strong>zioni<br />

frequenti), è stato ottenuto un elenco di 15 atenei, per i quali è stata costruita una matrice che mette<br />

in re<strong>la</strong>zione i giudizi espressi re<strong>la</strong>tivamente ad entrambe queste dimensioni, consentendo di<br />

visualizzarne <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva evoluzione nel triennio 2007-2009 (figura 7.1) 41 .<br />

In partico<strong>la</strong>re, dalle possibili combinazioni ottenute incrociando le valutazioni espresse circa <strong>la</strong><br />

rappresentatività degli UTT come ‘punti di riferimento’ nel campo <strong>del</strong> TT in Italia da un <strong>la</strong>to e<br />

sull’intensità <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>zioni da essi intrattenute con gli UTT di altri atenei dall’altro, sono individuabili<br />

quattro categorie di UTT:<br />

- gli UTT che abbiamo definito “col<strong>la</strong>borativi”, con i quali gli UTT italiani intrattengono più<br />

frequentemente <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>zioni, ma che non emergono come principali punti di riferimento<br />

nazionali;<br />

41 I punteggi sono stati attribuiti calco<strong>la</strong>ndo <strong>la</strong> frequenza con cui ciascun UTT viene citato, sul totale degli uffici<br />

indicati dalle università rispondenti in ciascuna edizione <strong>del</strong>l’indagine. Si è dunque proceduto a normalizzare le<br />

tre distribuzioni di punteggi ‘re<strong>la</strong>zione-percezione’ ed a costruire <strong>la</strong> matrice.<br />

123


Rapporto annuale per <strong>la</strong> Valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca Universitaria - 2010<br />

- i “leader”, e cioè UTT con i quali altri UTT intrattengono re<strong>la</strong>zioni molto frequenti e che<br />

rappresentano anche esempi di best practices per il campione di riferimento;<br />

- gli “iso<strong>la</strong>ti”, ovvero UTT che hanno pochi contatti con altri UTT e che non figurano tra i più<br />

citati come punti di riferimento;<br />

- gli UTT “un po’ meno integrati”, ovvero quelli che sono giudicati molto importanti in termini di<br />

competenze, ma con i quali le re<strong>la</strong>zioni sono re<strong>la</strong>tivamente ridotte.<br />

Con riferimento al<strong>la</strong> distribuzione dei 15 UTT in paro<strong>la</strong> tra le quattro categorie sopra esposte ed alle<br />

‘traiettorie’ da essi presentate nel corso degli ultimi tre anni, talvolta addirittura spostandosi da un<br />

quadrante all’altro <strong>del</strong><strong>la</strong> matrice, si è scelto di riportare nel<strong>la</strong> matrice unicamente l’indicazione dei<br />

nomi degli atenei che in almeno una edizione <strong>del</strong>l’indagine abbiano riportato un punteggio positivo<br />

(ovvero superiore al<strong>la</strong> media) nel<strong>la</strong> dimensione <strong>del</strong>l’intensità <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>zioni (asse <strong>del</strong>le ascisse) o<br />

nel<strong>la</strong> dimensione valutazione <strong>del</strong> proprio UTT come ‘punto di riferimento’ (asse <strong>del</strong>le ordinate). Si è<br />

invece ritenuto opportuno per questioni di riservatezza omettere l’indicazione <strong>del</strong>l’identità <strong>del</strong>le<br />

università che in nessuna <strong>del</strong>le edizioni <strong>del</strong>l’indagine considerate ai fini <strong>del</strong>l’analisi abbiano<br />

conseguito un punteggio positivo sia con riferimento al<strong>la</strong> dimensione <strong>del</strong><strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, che riguardo <strong>la</strong><br />

dimensione <strong>del</strong><strong>la</strong> percezione. È per questo motivo che – mentre gli atenei che in occasione di almeno<br />

una edizione <strong>del</strong>l’indagine si sono collocati nei quadranti degli UTT ‘leader’, dei ‘col<strong>la</strong>borativi’ o dei<br />

‘meno integrati’ sono puntualmente identificabili nello scatter riportato in figura 7.1 – le università<br />

che nell’intero triennio si sono collocate nel quadrante degli UTT ‘iso<strong>la</strong>ti’ sono rappresentate in<br />

forma completamente anonima.<br />

124


7. Benchmark nazionale<br />

Figura 7.1 - Matrice re<strong>la</strong>zione-percezione (n=15)<br />

125


Rapporto annuale per <strong>la</strong> Valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca Universitaria - 2010<br />

Dall’analisi <strong>del</strong><strong>la</strong> matrice, è possibile osservare come anche tra gli stessi atenei collocati nel<br />

quadrante attribuito ai ‘leader’, il Politecnico di Mi<strong>la</strong>no si distingua nettamente dagli altri UTT inclusi<br />

in questa tipologia, avendo ricevuto nell’intero triennio valutazioni significativamente superiori<br />

rispetto ad essi re<strong>la</strong>tivamente ad entrambe le dimensioni monitorate. Sempre nel quadrante dei<br />

‘leader’, si rileva come <strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant’Anna di Pisa abbia registrato incrementi<br />

prevalentemente dal punto di vista re<strong>la</strong>zionale nel corso <strong>del</strong> 2008 e successivamente soprattutto in<br />

termini di reputazione. Anche per l’Università di Padova si osservano variazioni di segno positivo in<br />

entrambe le direzioni nell’arco <strong>del</strong> triennio considerato. L’Università di Udine, collocata nel 2007 nel<br />

quadrante degli UTT ‘meno integrati’ consegue negli anni successivi incrementi significativi sia in<br />

termini re<strong>la</strong>zionali e che di percezione da parte degli altri atenei, tanto da venire annoverata tra i<br />

‘leader’ nel 2009.<br />

Il Politecnico di Torino, caratterizzato da un punteggio significativo per quanto attiene <strong>la</strong> dimensione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> reputazione, registra nel periodo di analisi una lieve contrazione dei punteggi di percezione<br />

ottenuti, congiuntamente ad un calo nell’intensità <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>zioni intrattenute con altri UTT, che lo<br />

portano a collocarsi tra gli atenei ‘meno integrati’. Nel medesimo quadrante, rileviamo altresì<br />

l’Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria, per <strong>la</strong> quale si osserva tuttavia un incoraggiante aumento <strong>del</strong>l’intensità<br />

<strong>del</strong>le re<strong>la</strong>zioni intrattenute. L’Università di Bologna, collocata tra i ‘leader’ nel 2007, registra un calo<br />

dei punteggi medi di percezione quale punto di riferimento nel panorama <strong>del</strong> TT in Italia ed – in<br />

minor misura – una contrazione nell’intensità <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>zioni intrattenute, comparendo nel 2009 tra<br />

gli UTT ‘col<strong>la</strong>borativi’. Nel medesimo quadrante è identificabile anche il caso <strong>del</strong>l’Università di<br />

Mi<strong>la</strong>no, che a parte qualche fisiologica oscil<strong>la</strong>zione annuale nel<strong>la</strong> dimensione re<strong>la</strong>zionale, presenta<br />

una dinamica sostanzialmente stabile nel triennio indagato, e <strong>la</strong> cui reputazione appare esattamente<br />

in linea rispetto al<strong>la</strong> reputazione media <strong>del</strong>l’intero panel di università (n=15) che ci hanno fornito<br />

stabilmente i dati re<strong>la</strong>tivamente a queste due dimensioni nel corso <strong>del</strong>le ultime tre edizioni. Infine,<br />

l’Università di Roma ‘La Sapienza’, che nel 2007 compariva tra gli UTT ‘col<strong>la</strong>borativi’, registra nel<br />

corso degli anni successivi alcune oscil<strong>la</strong>zioni re<strong>la</strong>tivamente all’intensità <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>zioni con altri UTT,<br />

spostandosi nel quadrante degli UTT ‘iso<strong>la</strong>ti’, sebbene nel corso <strong>del</strong> 2009 si assista ad una<br />

incoraggiante ripresa nel numero di re<strong>la</strong>zioni con altri atenei tale da riavvicinarne il punteggio ai<br />

valori medi attribuibili all’intero gruppo di università considerate (n=15).<br />

7.2. Indicatori di performance<br />

In questa sezione vengono presentati alcuni indicatori (tabel<strong>la</strong> 7.3), costruiti rapportando gli output<br />

tipici degli UTT ad alcuni input ritenuti rilevanti. E’ noto – vale <strong>la</strong> pena ribadirlo spesso – che gli UTT<br />

non devono essere valutati unicamente in funzione dei loro output tangibili e più facilmente<br />

misurabili, poiché buona parte <strong>del</strong> <strong>valore</strong> che essi aggiungono alle dinamiche di TT viene prodotto<br />

attraverso attività molto difficilmente quantificabili. Tuttavia, non sarebbe corretto esimersi dal<br />

presentare alcuni esercizi volti a misurare gli output quantificabili e rapportarli agli input<br />

presumibilmente utilizzati per produrli. Giova inoltre ricordare che gli output che un UTT e/o una<br />

126


7. Benchmark nazionale<br />

università riescono a produrre dipendono da un’ampia gamma di fattori che vanno ben oltre quelli di<br />

seguito indicati, come per esempio <strong>la</strong> qualità <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca scientifica, il contesto industriale<br />

territoriale, le facoltà presenti, le forme organizzative adottate, ecc. L’esercizio svolto, comunque,<br />

per quanto parziale, può essere di utilità sia ai policy maker che in un’ottica di benchmarking tra EPR.<br />

Si procederà innanzitutto a presentare i valori totali e medi per ciascuna tipologia di output dei<br />

processi di TT inclusi nell’analisi - in partico<strong>la</strong>re: (a) disclosures e domande di priorità (sezione 7.2.1),<br />

(b) concessioni e portafoglio titoli attivi (sezione 7.2.2), (c) licenze e opzioni annualmente concluse,<br />

(d) portafoglio contratti di licensing attivi a fine anno ed entrate da essi generate (sezione 7.2.3), (e)<br />

nuove imprese spin-off create nell’anno e (f) parco spin-off attive al 31 dicembre (sezione 7.2.4) -<br />

calco<strong>la</strong>ti sia sull’intero campione, sia limitando l’analisi ai soli atenei caratterizzati da valori non nulli<br />

per ciascuna e<strong>la</strong>borazione, nonché alle università ‘top 5’.<br />

Successivamente verranno proposte alcune evidenze circa <strong>la</strong> produttività di diversi input <strong>del</strong>le attività<br />

di TT in rapporto agli output sopra menzionati. A tal fine si è proceduto a calco<strong>la</strong>re dei ratios costruiti<br />

rapportando le perfomance degli UTT ad alcune risorse rilevanti <strong>del</strong>l’ateneo e/o <strong>del</strong>l’UTT,<br />

rappresentate dal corpo docente in discipline scientifico-tecnologiche (sezione 7.2.5), dall’importo<br />

annuale dei fondi per <strong>la</strong> ricerca (sezione 7.2.6), dallo staff degli UTT (sezione 7.2.7) e dal budget di cui<br />

questi ultimi sono dotati (sezione 7.2.8) ed infine dal<strong>la</strong> spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI sostenuta<br />

dalle università (sezione 7.2.9). E’ stata in tal modo costruita una serie di indicatori, nel<strong>la</strong><br />

consapevolezza che alcuni di essi possono risultare meno rilevanti di altri per questioni legate a<br />

sfasature temporali o per debolezza <strong>del</strong><strong>la</strong> connessione diretta tra output e input di TT.<br />

127


Tabel<strong>la</strong> 7.3 - Indicatori calco<strong>la</strong>ti sul campione di UTT che hanno partecipato all’indagine 2009<br />

Ratio<br />

Totale<br />

campione<br />

Per Top 5<br />

(% sul totale)<br />

Per UTT<br />

(intero<br />

campione<br />

Per UTT<br />

(valori<br />

non nulli)<br />

Per 1.000<br />

docenti<br />

S&T<br />

Per 10 M €<br />

di spesa in<br />

R&S<br />

Per ETP<br />

<strong>del</strong>l'UTT<br />

Per 100 K €<br />

di budget<br />

<strong>del</strong>l'UTT<br />

Per 10 K €<br />

di spesa per<br />

protez. PI<br />

Invenzioni identificate 400 36 (45%) 8,7 9,5 13,8 2,7 2,3 3,6 1,7<br />

n 46 5 46 42 45 36 45 31 41<br />

Domande di priorità 243 19,8 (40,7%) 5,0 6,1 7,9 1,6 1,3 2,4 1,1<br />

n 49 5 49 40 49 40 47 31 43<br />

Brevetti concessi 277 27,4 (49,5%) 5,5 8,7 8,8 1,7 1,5 2,8 1,2<br />

n 50 5 50 32 50 40 47 31 43<br />

Brevetti attivi al 31.12 2.541 218,2 (42,9%) 52,9 54,1 84,0 16,3 14,1 25,1 10,7<br />

n 48 5 48 47 48 40 48 31 42<br />

Licenze/opzioni concluse 65 8,4 (64,6%) 1,5 3,1 2,2 0,5 0,4 0,7 0,4<br />

n 44 5 44 21 44 35 43 29 41<br />

Licenze/opzioni attive<br />

al 31.12<br />

Ritorni da licenze/opzioni<br />

attive al 31.12 (K €)<br />

284<br />

32,0<br />

(56,3%)<br />

6,5 9,8 10,3 2 1,7 3,1 1,3<br />

n 44 5 44 29 44 35 42 29 38<br />

1.457<br />

259,8<br />

(89,2%)<br />

33,1 91,1 65,2 10,3 12,6 20,8 7,4<br />

n 29 5 44 16 29 22 28 21 27<br />

Nuove spin-off create 72 5,2 (36,1%) 1,0 2,1 2,0 0,5 0,4 0,7 0,3<br />

n 69 5 69 34 61 44 50 31 43<br />

Spin-off attive al 31.12 771 41,0 (26,6%) 11,2 13,3 21,7 5,6 3,9 7,3 2,9<br />

n 69 5 69 58 61 44 50 31 43


7. Benchmark nazionale<br />

7.2.1. Invenzioni e domande di priorità<br />

Concretamente, nell’anno 2009 sono state identificate 400 invenzioni (n=46), mentre il numero di<br />

domande di priorità presentate è stato pari a 243; semplificando al massimo 42 il rapporto tra numero<br />

di domande e invenzioni nell’anno 2009 è quindi pari a 0,61 il che suggerisce che circa il 60% <strong>del</strong>le<br />

invenzioni identificate nell’anno ha dato luogo a domande di brevetto presso un qualsiasi ufficio<br />

brevettuale. In media, ciascun UTT ha registrato nell’anno 8,7 disclosures (n=46) e 5 priorities (n=49);<br />

tuttavia, tali performance risultano rispettivamente pari a 9,5 invenzioni (n=42) e 6,1 domande di<br />

priorità (n=40) qualora si considerino unicamente gli UTT che re<strong>la</strong>tivamente a ciascuno degli output<br />

considerati abbiano riportato valori non nulli nel corso <strong>del</strong> 2009. Per quanto attiene i risultati<br />

raggiunti nell’anno dalle università ‘top 5’, queste ultime hanno identificato in media 36 invenzioni<br />

(con un’incidenza <strong>del</strong> 45% sui volumi ascrivibili all’intero campione, n=46) ed hanno depositato<br />

mediamente circa 20 domande di priorità nell’anno (rappresentando il 40,7% dei totali re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong><br />

generalità dei rispondenti, n=49).<br />

7.2.2. Concessioni e portafoglio titoli attivi<br />

Il numero complessivo di concessioni registrato nel 2009 dalle università <strong>del</strong> campione è pari a 277<br />

brevetti, per una media di 5,5 brevetti concessi per ateneo rispondente (n=50). Il dato medio sale a<br />

8,7 concessioni per UTT qualora si includano nel computo solo gli atenei che nell’anno hanno<br />

ottenuto risultati non nulli (n=32). Per le università ‘top 5’, il numero di grants nell’anno è pari in<br />

media a 27,4 concessioni per UTT, con un’incidenza pari a poco meno <strong>del</strong> 50% sulle performance<br />

<strong>del</strong>l’intero campione (n=50). Al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong> 2009, presso le università rispondenti si contavano<br />

complessivamente 2.541 titoli attivi (brevetti concessi più domande in attesa di concessione), per un<br />

portafoglio medio pari a 52,9 brevetti per ateneo (n=48). Il volume medio risulta di poco superiore<br />

(54,1 titoli) qualora si considerino ai fini <strong>del</strong> computo solo le università con almeno un brevetto attivo<br />

in portafoglio al 31 dicembre (n=47). Nettamente più consistente (218,2 titoli attivi) risulta il<br />

portafoglio medio <strong>del</strong>le università ‘top 5’, che rivestono un’incidenza <strong>del</strong> 42,9% sui risultati <strong>del</strong><br />

campione nel suo complesso (n=48).<br />

42 Si tratta infatti di una semplificazione, poiché non si può certo assumere che tutte le invenzioni vengano<br />

identificate all’inizio <strong>del</strong>l’anno, con vari mesi a disposizione per decidere se presentare domanda di priorità o<br />

meno. Più realisticamente, in un certo anno vengono brevettate sia invenzioni realizzate nell’anno stesso che<br />

nell’anno precedente.<br />

129


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria – 2010<br />

7.2.3. Contratti ed entrate da licensing<br />

Nel 2009, sono stati complessivamente conclusi 65 contratti di licenza e/o opzione (n=44), mentre al<br />

31 dicembre il numero di accordi attivi in portafoglio ammonta a 284 licenze/opzioni (n=44), dai quali<br />

sono state generate entrate di importo pari ad oltre 1,4 milioni di Euro (n=29). In media, ciascun UTT<br />

ha concluso nell’anno 1,5 licenze/opzioni (n=44), gestendo un portafoglio medio composto da 6,5<br />

accordi di licensing attivi (n=44) da cui sono stati ottenuti ritorni medi pari a poco più di 33 mi<strong>la</strong> Euro<br />

per UTT (n=44). Qualora si includano nel computo unicamente gli atenei che hanno ottenuto risultati<br />

non nulli nell’anno, il numero medio di licenze/opzioni concluse ammonta a 3,1 accordi (n=21),<br />

mentre il volume medio <strong>del</strong> portafoglio contratti attivi risulta pari a 9,8 licenze/opzioni (n=29), con<br />

ricavi di importo medio pari ad oltre 90 mi<strong>la</strong> Euro per ateneo (n=16). Infine, le università ‘top 5’<br />

hanno stipu<strong>la</strong>to nell’anno un numero medio di contratti di licenza/opzione pari ad 8,4 accordi (con<br />

un’incidenza <strong>del</strong> 64,6% sui risultati <strong>del</strong>l’intero campione), detenendo al 31 dicembre un portafoglio<br />

contratti attivi di volume medio pari a 32 accordi (56,3%), che ha generato nell’anno entrate di<br />

importo medio pari a circa 260 mi<strong>la</strong> Euro per ateneo (89,2%).<br />

7.2.4. Imprese spin-off<br />

Con riferimento al<strong>la</strong> valorizzazione tramite imprese spin-off, al 31 dicembre 2009 il numero<br />

complessivo di imprese gemmate dai 69 atenei <strong>del</strong> campione è pari a 771 spin-off, di cui 72 (pari al<br />

9,3% <strong>del</strong> parco spin-off esistenti) sono state create nel corso <strong>del</strong>l’ultimo anno. Il numero medio di<br />

spin-off generate da ciascuna università (n=69) è pari a 11,2 imprese (13,3 qualora si includano nel<br />

computo solo gli UTT con valori non nulli, n=58), di cui in media una è stata costituita nel corso <strong>del</strong><br />

2009 (il <strong>valore</strong> corrispondente limitando l’analisi ai soli atenei con performance positive nell’anno è<br />

pari a 2,1 imprese, n=34). Presso le università ‘top 5’ risultano mediamente attive 41 imprese spin-off<br />

(con una incidenza <strong>del</strong> 26,6% sul parco spin-off attive re<strong>la</strong>tivo al campione nel suo complesso, n=69),<br />

di cui 5,2 costituite nell’ultimo anno (36,1%).<br />

7.2.5. Produttività dei docenti S&T<br />

La capacità inventiva <strong>del</strong> corpo docente appartenente alle aree S&T, misurata dal numero di<br />

invenzioni identificate nell’anno sul totale dei docenti in tali discipline, mostra che nel 2009 ogni mille<br />

docenti sono state generate 13,8 invenzioni (n=45), mentre il corrispondente ratio calco<strong>la</strong>to per le<br />

domande di priorità depositate nell’anno ammonta a 7,9 domande per migliaio di docenti in<br />

discipline S&T (n=49). Inoltre, nell’anno, sono stati concessi 8,8 brevetti ogni mille docenti (n=50),<br />

mentre il volume medio di titoli attivi al 31 dicembre (inclusivo di domande e concessioni) è pari a 84<br />

brevetti per migliaio di docenti S&T (n=48). Il numero di licenze/opzioni concluse nel 2009 è pari a 2,2<br />

contratti per migliaio di docenti S&T (n=44), mentre i corrispondenti ratios calco<strong>la</strong>ti con riferimento<br />

130<br />

130<br />

130


7. Benchmark nazionale<br />

agli accordi di licensing attivi al 31 dicembre ed all’importo medio <strong>del</strong>le revenues da essi generato<br />

sono pari rispettivamente a 10,3 contratti (n=44) ed a 65,2 mi<strong>la</strong> Euro (n=29). Infine, in merito alle<br />

imprese spin-off, nell’anno sono state costituite 2 spin-off per migliaio di docenti in S&T (tasso di<br />

imprenditorialità dei docenti), mentre il numero di spin-off attive al 31 dicembre è pari a 21,7<br />

imprese per mille docenti S&T (n=61).<br />

7.2.6. Produttività dei fondi per <strong>la</strong> ricerca<br />

In termini di risorse economiche, i dati raccolti circa <strong>la</strong> produttività dei fondi di ricerca evidenziano<br />

che ogni 10 milioni di Euro spesi in R&S vengono identificate 2,7 invenzioni (n=36); depositate 1,6<br />

domande di brevetto (n=40); registrate 1,7 concessioni (n=40); detenuti in portafoglio 16,3 brevetti<br />

attivi (n=40); conclusi 0,5 contratti di licenza/opzione (n=35); gestiti in portafoglio 2 accordi attivi di<br />

licensing (n=35); incassati 10,3 mi<strong>la</strong> Euro di entrate da licenze/opzioni attive in portafoglio (n=22);<br />

create 0,5 nuove imprese spin-off (n=44), per un parco spin-off attive al 31 dicembre pari a 5,6<br />

imprese (n=44) 43 .<br />

7.2.7. Produttività <strong>del</strong> personale degli UTT<br />

Re<strong>la</strong>tivamente al carico di <strong>la</strong>voro <strong>del</strong> personale degli UTT, i rapporti calco<strong>la</strong>ti sul totale degli UTT che<br />

hanno risposto all’indagine indicano che - in media - nell’anno in corso ciascuna unità di personale ha<br />

gestito 2,3 invenzioni (n=45); 1,3 domande di brevetto (n=47); 1,5 concessioni (n=47); 14,1 brevetti<br />

attivi in portafoglio (n=48); 0,4 licenze/opzioni concluse nell’anno (n=42); 1,7 accordi attivi in<br />

portafoglio (n=43); 12,6 mi<strong>la</strong> Euro di entrate da licensing (n=28); 0,4 nuove imprese spin-off create<br />

nell’anno (n=50) ed un parco di 3,9 spin-off attive al 31 dicembre (n=50).<br />

7.2.8. Produttività <strong>del</strong> budget degli UTT<br />

Ricordando che il budget <strong>del</strong>l’UTT esprime <strong>la</strong> spesa per gli stipendi e il funzionamento <strong>del</strong>l’UTT, i<br />

rapporti evidenziano che nel 2009 <strong>la</strong> disponibilità finanziaria degli atenei per questo tipo di costi<br />

(ogni cento mi<strong>la</strong> Euro) ha permesso di ottenere in media 3,6 invenzioni (n=31); 2,4 domande di<br />

priorità (n=31); 2,8 concessioni (n=31); 25,1 brevetti in portafoglio (n=31); 0,7 licenze/opzioni<br />

concluse nell’anno (n=29); 3,1 accordi attivi in portafoglio (n=29); 20,8 mi<strong>la</strong> Euro di entrate da<br />

licensing (n=21); 0,7 nuove imprese spin-off create nel 2009 (n=31) e 7,3 spin-off attive al 31<br />

dicembre (n=31).<br />

43 Anche in questo caso il calcolo degli indicatori è un po’ “forzato”, poiché le invenzioni realizzate nell’anno<br />

dipendono dagli investimenti in R&S effettuati in anni precedenti e non nell’anno stesso. Ciò vale, a maggior<br />

ragione, per il portafoglio brevetti.<br />

131<br />

131


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria – 2010<br />

7.2.9. Produttività <strong>del</strong><strong>la</strong> spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI<br />

Infine, rapportando gli output di TT all’ammontare <strong>del</strong><strong>la</strong> spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI sostenuta<br />

nel corso <strong>del</strong> 2009 44 , i dati raccolti circa <strong>la</strong> produttività di tale investimento, evidenziano che ogni 10<br />

mi<strong>la</strong> Euro spesi a tal fine, vengono identificate 1,7 invenzioni (n=41); depositate 1,1 domande di<br />

brevetto (n=43); registrate 1,2 concessioni (n=43); detenuti in portafoglio 10,7 brevetti attivi (n=42);<br />

conclusi 0,4 contratti di licenza/opzione (n=41); gestiti in portafoglio 1,3 accordi attivi di licensing<br />

(n=38); incassati 7,4 mi<strong>la</strong> Euro di entrate da licenze/opzioni attive in portafoglio (n=27); create 0,3<br />

nuove imprese spin-off (n=43), per un parco spin-off attive al 31 dicembre pari a 2,9 imprese (n=43).<br />

In partico<strong>la</strong>re, il fatto che il rapporto tra <strong>la</strong> spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI sostenuta dagli UTT e il<br />

numero di brevetti in portafoglio nell’anno sia pari a 10,7 evidenzia come il costo medio <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

gestione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI per ogni brevetto in portafoglio nell’anno 2009 sia stato pari a circa 935 Euro. Infine,<br />

il confronto tra l’ammontare dei ritorni derivanti da licenze attive in portafoglio al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong>l’anno e<br />

<strong>la</strong> spesa sostenuta per <strong>la</strong> PI (equilibrio tra ricavi e costi <strong>del</strong><strong>la</strong> PI) è pari a 7,4: ciò suggerisce che in<br />

media per generare mille Euro di ritorni occorrono circa 1.350 Euro di spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

PI.<br />

7.3. Benchmark brevettuale 45<br />

Verranno presentati in questa sezione i risultati di un esercizio svolto in col<strong>la</strong>borazione con <strong>Questel</strong> 46<br />

ed effettuato sul<strong>la</strong> base di dati raccolti dal portale di ricerca ‘Orbit Patents’ dal quale si accede al<strong>la</strong><br />

banca dati FAMPAT e al modulo di analisi statistica 47 . In partico<strong>la</strong>re, vengono presentati alcuni dati di<br />

confronto tra le performance brevettuali <strong>del</strong>le università associate a Netval, degli atenei non<br />

associati e <strong>del</strong> CNR (EPR, divenuto recentemente membro <strong>del</strong>l’associazione). Giova precisare sin da<br />

ora che <strong>la</strong> presente sezione è esemplificativa di alcune ulteriori informazioni circa le performance<br />

brevettuali <strong>del</strong>le università italiane, che possono essere ottenute mediante ricerca nel<strong>la</strong> banca dati<br />

FAMPAT ed e<strong>la</strong>borazione con modulo di analisi statistica, entrambi disponibili in Orbit. Si tratta di<br />

informazioni che esu<strong>la</strong>no dall’oggetto di rilevazione <strong>del</strong> questionario di indagine Netval.<br />

Si ritiene opportuno sottolineare come le evidenze presentate nel<strong>la</strong> presenta sezione rappresentano<br />

il risultato di specifiche strategie di ricerca ed e<strong>la</strong>borazioni statistiche realizzate da parte degli autori<br />

utilizzando portale di ricerca ‘Orbit Patents’.<br />

44 La spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI sostenuta dagli UTT indica, infatti, i costi re<strong>la</strong>tivi a consulenze legali<br />

esterne, costi di brevettazione e consulenze.<br />

45 La presente sezione è stata redatta in co-authorship da Chiara Balderi, Rossel<strong>la</strong> Osel<strong>la</strong> e Andrea Piccaluga.<br />

46 Per maggiori informazioni, visitare il sito: www.questel.com.<br />

47 Maggiori informazioni circa <strong>la</strong> banca dati FAMPAT, sono disponibili al link:<br />

http://www.questel.com/customersupport/userdoc/fctsht/FamPat.pdf<br />

132<br />

132<br />

132


7. Benchmark nazionale<br />

Innanzitutto, <strong>la</strong> figura 7.2 mostra <strong>la</strong> distribuzione di famiglie brevettuali pubblicate (di tito<strong>la</strong>rità/cotito<strong>la</strong>rità<br />

degli atenei italiani, nonché <strong>del</strong> CNR) per anno, per il periodo 1985-2010. È possibile notare<br />

come - al di là di fisiologiche fluttuazioni annuali di entità più o meno marcata - il numero di famiglie<br />

brevettuali pubblicato annualmente sia progressivamente aumentato sensibilmente nell’arco di<br />

tempo considerato ai fini <strong>del</strong>l’analisi, raggiungendo il suo picco massimo nel 2008, anno in cui sono<br />

state pubblicate ben 315 famiglie brevettuali<br />

Figura 7.2 – Distribuzione <strong>del</strong>le famiglie brevettuali di (co-)tito<strong>la</strong>rità<br />

<strong>del</strong>le università italiane e <strong>del</strong> CNR per data di pubblicazione (1985-2010)<br />

350<br />

315<br />

300<br />

292<br />

294<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

102<br />

63<br />

69<br />

74<br />

89<br />

73<br />

83<br />

65<br />

69<br />

86<br />

87<br />

54<br />

81<br />

162<br />

133<br />

117<br />

100<br />

100<br />

206<br />

132<br />

133<br />

197<br />

0<br />

26<br />

1985<br />

1986<br />

1987<br />

1988<br />

1989<br />

1990<br />

1991<br />

1992<br />

1993<br />

1994<br />

1995<br />

1996<br />

1997<br />

Numero di famiglie brevettuali<br />

1998<br />

1999<br />

2000<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

2004<br />

2005<br />

2006<br />

2007<br />

2008<br />

2009<br />

2010<br />

Fonte: e<strong>la</strong>borazione degli autori su dati raccolti dal portale di ricerca Orbit-Patents (2011)<br />

Andando ad analizzare <strong>la</strong> composizione di tali famiglie in base all‘EPR tito<strong>la</strong>re o co-tito<strong>la</strong>re di tali<br />

diritti di PI (figura 7.3), si osserva come nel periodo in esame ben il 52% <strong>del</strong>le famiglie brevettuali<br />

pubblicate sia di tito<strong>la</strong>rità <strong>del</strong>le università associate a Netval, un ulteriore 39,2% annoveri tra i propri<br />

tito<strong>la</strong>ri il CNR (a sua volta socio Netval) ed il residuo 8,8% sia attribuibile ad atenei che ad oggi non<br />

hanno aderito all’associazione. Emerge dunque in maniera netta il rilevante peso percentuale (pari<br />

ad oltre il 90%) degli attuali soci Netval sulle famiglie brevettuali pubblicate nel periodo 1985-2010.<br />

133<br />

133


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria – 2010<br />

Figura 7.3 – Composizione percentuale <strong>del</strong>le famiglie brevettuali per data di pubblicazione<br />

(anni 1985-2010) in base al<strong>la</strong> tipologia di università/CNR (co-)tito<strong>la</strong>ri<br />

CNR<br />

39,2% Università<br />

associate Netval<br />

52,0%<br />

Università non<br />

associate Netval<br />

8,8%<br />

Fonte: e<strong>la</strong>borazione degli autori su dati raccolti dal portale di ricerca Orbit-Patents (2011)<br />

Tuttavia, l’incidenza percentuale <strong>del</strong>le diverse tipologie di EPR tito<strong>la</strong>ri è ben lungi dal presentarsi<br />

omogenea nell’arco di tempo oggetto di analisi. Procedendo infatti a considerare l’evoluzione<br />

temporale <strong>del</strong>le famiglie brevettuali in base al<strong>la</strong> tipologia di enti tito<strong>la</strong>ri (figura 7.4), si osserva come<br />

il CNR registri una quota percentuale via via decrescente nel periodo considerato (passando dal<br />

91,2% nel 1985 al 12,7% nel 2010), bi<strong>la</strong>nciata specu<strong>la</strong>rmente da trend crescenti esibiti dalle<br />

università, sia associate (che rilevano un incremento decisamente più marcato, passando dal 4,9%<br />

nel 1985 al 75,1% nel 2010) che non associate a Netval (per le quali si assiste ad una crescita più<br />

contenuta: dal 3,9% nel 1985 al 12,2% nel 2010). In partico<strong>la</strong>re, se fino al 1998 il CNR ha<br />

rappresentato il principale EPR tito<strong>la</strong>re di famiglie brevettuali in Italia, a partire dal 1999 sono gli<br />

atenei associati a Netval ad esibire l’incidenza percentuale più elevata nel periodo considerato,<br />

giungendo a rappresentare stabilmente dal 2006 in poi oltre il 75% <strong>del</strong>le famiglie brevettuali<br />

pubblicate in Italia da università e CNR.<br />

134<br />

134<br />

134


7. Benchmark nazionale<br />

Figura 7.4 – Distribuzione <strong>del</strong>le famiglie brevettuali per data di pubblicazione (1985-2010)<br />

in base al<strong>la</strong> tipologia di università/CNR (co-)tito<strong>la</strong>ri<br />

350<br />

300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

0<br />

4<br />

5<br />

93<br />

38<br />

35<br />

19<br />

24<br />

219 241<br />

27<br />

226<br />

13<br />

6<br />

156<br />

3<br />

11<br />

70 86 148<br />

1<br />

14<br />

5 4 5<br />

4 5 5 7 1 13 14<br />

7<br />

2<br />

4 12<br />

5<br />

31 52 85 93<br />

3<br />

5<br />

100 5<br />

63<br />

85<br />

58 61 68 71<br />

57<br />

60 63 69 68 13<br />

2<br />

36 43 50 49<br />

51<br />

10 37<br />

26 14 23 31 36<br />

24 23<br />

33 25<br />

15 10 22<br />

1985<br />

1986<br />

1987<br />

1988<br />

1989<br />

1990<br />

1991<br />

Numero di famiglie brevettuali<br />

1992<br />

1993<br />

1994<br />

1995<br />

1996<br />

1997<br />

1998<br />

1999<br />

2000<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

2004<br />

2005<br />

2006<br />

2007<br />

2008<br />

2009<br />

2010<br />

CNR Università associate Netval Università non associate Netval<br />

Fonte: e<strong>la</strong>borazione degli autori su dati raccolti dal portale di ricerca Orbit-Patents (2011)<br />

L’analisi <strong>del</strong>le timeline <strong>del</strong>le famiglie brevettuali in base al Paese di pubblicazione nel periodo 1985-<br />

2010 consente di osservare l’evoluzione temporale <strong>del</strong><strong>la</strong> pubblicazione dei brevetti nei diversi<br />

contesti geografici, nazionale e internazionale (figure 7.5; 7.6; 7.7). Si rileva innanzitutto come tratto<br />

comune a tutti gli EPR considerati (soci e non soci Netval) sia <strong>la</strong> tendenza a depositare le proprie<br />

domande di brevetto prevalentemente presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (Italia), ed - in minor<br />

misura, ma pur sempre con intensità significativa, e via via crescente nel corso degli ultimi anni -<br />

presso EPO (European Patent Office), WIPO (World Intellectual Property Organisation) e USPTO<br />

(United States Patent and Trademark Office).<br />

In partico<strong>la</strong>re, con riferimento alle università associate a Netval (figura 7.5), si registra come nel<br />

corso <strong>del</strong>l’ultimo decennio si sia intensificata <strong>la</strong> tendenza a depositare le proprie domande di<br />

brevetto anche in numerosi altri contesti geografici internazionali, sia europei che extra-europei,<br />

135<br />

135


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria – 2010<br />

quali: Germania, Austria, Giappone, Australia, Canada, Cina, India, Corea, Federazione Russa, Spagna<br />

e Israele.<br />

Figura 7.5 – Timeline <strong>del</strong>le famiglie brevettuali di tito<strong>la</strong>rità e co-tito<strong>la</strong>rità<br />

<strong>del</strong>le università associate a Netval in base al Paese di pubblicazione<br />

India<br />

Federazione Russa<br />

Corea<br />

Brasile<br />

Rep. Pop. Cinese<br />

Israele<br />

Norvegia<br />

Mondo<br />

Portogallo<br />

Europa<br />

Danimarca<br />

Spagna<br />

Australia<br />

Giappone<br />

Italia<br />

Canada<br />

Regno Unito<br />

Germania<br />

Stati Uniti<br />

Austria<br />

Anno di pubblicazione<br />

Fonte: portale di ricerca Orbit-Patents (2011)<br />

Per quanto invece attiene gli atenei non associati a Netval (figura 7.6), l’orientamento internazionale<br />

ai fini <strong>del</strong> deposito <strong>del</strong>le proprie domande di brevetto appare sensibilmente più ristretto e<br />

caratterizzato da minore intensità, interessando nell’arco degli ultimi dieci anni prevalentemente gli<br />

uffici brevettuali di Austria, Germania, Australia, Spagna e Giappone.<br />

136<br />

136<br />

136


7. Benchmark nazionale<br />

Figura 7.6 – Timeline <strong>del</strong>le famiglie brevettuali di tito<strong>la</strong>rità e co-tito<strong>la</strong>rità<br />

<strong>del</strong>le università non associate a Netval in base al Paese di pubblicazione<br />

India<br />

Corea<br />

Federazione Russa<br />

Rep. Pop. Cinese<br />

Israele<br />

Portogallo<br />

Messico<br />

Australia<br />

Rep. Sudafrica<br />

Spagna<br />

Austria<br />

Mondo<br />

Europa<br />

Danimarca<br />

Canada<br />

Stati Uniti<br />

Giappone<br />

Regno Unito<br />

Germania<br />

Italia<br />

Anno di pubblicazione<br />

Fonte: portale di ricerca Orbit-Patents (2011)<br />

Infine, re<strong>la</strong>tivamente al CNR (EPR associato a Netval dal 2010; figura 7.7), si rileva come ad un<br />

periodo iniziale caratterizzato da una considerevole vivacità nell’attività di deposito <strong>del</strong>le domande<br />

brevettuali - che si è prolungato sino ai primi anni Duemi<strong>la</strong> ed ha interessato prevalentemente<br />

l’Ufficio Italiano Brevetti (Italia) – è seguito un rallentamento nell’intensità <strong>del</strong><strong>la</strong> brevettazione da<br />

parte <strong>del</strong>l’EPR, che ha visto tuttavia crescere recentemente il numero di domande brevettuali<br />

depositate presso EPO, WIPO e USPTO. Oltre a tali ambiti geografici, si osserva un numero discreto di<br />

brevetti pubblicati nel corso <strong>del</strong>l’ultimo decennio presso gli uffici brevettuali di Germania, Austria,<br />

Australia, Canada, Giappone, Spagna, Portogallo e Repubblica Popo<strong>la</strong>re Cinese.<br />

137<br />

137


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria – 2010<br />

Figura 7.7 – Timeline <strong>del</strong>le famiglie brevettuali di tito<strong>la</strong>rità e co-tito<strong>la</strong>rità<br />

<strong>del</strong> CNR in base al Paese di pubblicazione<br />

Rep. Pop. Cinese<br />

Mondo<br />

Grecia<br />

Portogallo<br />

Europa<br />

Danimarca<br />

Giappone<br />

Australia<br />

Italia<br />

Svizzera<br />

Israele<br />

Canada<br />

Austria<br />

Belgio<br />

Spagna<br />

Stati Uniti<br />

Germania<br />

Francia<br />

Regno Unito<br />

Paesi Bassi<br />

Anno di pubblicazione<br />

Fonte: portale di ricerca Orbit-Patents (2011)<br />

La tabel<strong>la</strong> 7.4 mostra i top 35 depositanti tra gli EPR italiani in base al numero di famiglie<br />

brevettuali aventi data di priorità nel periodo 2000-2010. Il CNR spicca al primo posto, con ben 347<br />

famiglie brevettuali aventi priorità depositata nel decennio preso in esame. Tale numero cresce a ben<br />

386 famiglie brevettuali se si includono i depositi ascrivibili all’ex INFM, ora CNR. Volumi più<br />

contenuti, sebbene di notevole entità, sono osservabili per il Politecnico di Mi<strong>la</strong>no (212 famiglie) e le<br />

Università di Mi<strong>la</strong>no (161), di Roma ‘La Sapienza’ (113) e di Bologna (112), che occupano i primi<br />

cinque posti tra gli EPR italiani che vantano il maggior numero di famiglie brevettuali aventi domande<br />

di priorità presentate nel periodo in esame. Da rilevare come dei 35 top depositanti, ben 30 siano<br />

rappresentati da EPR associati a Netval e come tutti i top 10 depositanti siano membri<br />

<strong>del</strong>l’associazione.<br />

138<br />

138<br />

138


7. Benchmark nazionale<br />

Tabel<strong>la</strong> 7.4 – Top 35 EPR depositanti in base al numero assoluto di famiglie brevettuali<br />

aventi data di priorità nel periodo 2000-2010<br />

# Top 35 depositanti<br />

Numero di famiglie brevettuali aventi<br />

data di priorità nel periodo 2000-2010<br />

1 CNR (escluso ex INFM) 347<br />

2 Politecnico di Mi<strong>la</strong>no 212<br />

3 Università di Mi<strong>la</strong>no 161<br />

4 Università 'La Sapienza' – Roma 113<br />

5 Università di Bologna 112<br />

6 Politecnico di Torino 85<br />

7 Università di Padova 66<br />

8 Università di Pisa 65<br />

9 Università di Siena 62<br />

10 Università di Torino 51<br />

11 Università 'Tor Vergata' – Roma 51<br />

12 Università di Firenze 50<br />

13 Università di Genova 49<br />

14 Università di Udine 43<br />

15 Ex INFM (ora CNR) 39<br />

16 Università di Salerno 39<br />

17 Università di Trieste 38<br />

18 Università di Pavia 37<br />

19 Università di Catania 37<br />

20 Università di Ferrara 36<br />

21 Università di Palermo 34<br />

22 Università di Bari 34<br />

23 Università 'Federico II' – Napoli 28<br />

24 Università di Mi<strong>la</strong>no-Bicocca 27<br />

25 Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria 27<br />

26 Università di Cagliari 27<br />

27 Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant'Anna – Pisa 27<br />

28 Università di Brescia 18<br />

29 ENEA 17<br />

30 Università 'Roma Tre' – Roma 15<br />

31 Università di Perugia 14<br />

32 Università Cattolica <strong>del</strong> Sacro Cuore 12<br />

33 Università di Modena e Reggio Emilia 12<br />

34 Università 'Magna Graecia' – Catanzaro 11<br />

35 Università di Trento 10<br />

Fonte: e<strong>la</strong>borazione degli autori su dati raccolti dal portale di ricerca Orbit-Patents (2011)<br />

139<br />

139


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria – 2010<br />

Nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 7.5 è riportata <strong>la</strong> lista dei nominativi dei top 50 inventori (e loro affiliazione) in base al<br />

numero di famiglie brevettuali di tito<strong>la</strong>rità e co-tito<strong>la</strong>rità <strong>del</strong><strong>la</strong> generalità <strong>del</strong>le università italiane e<br />

<strong>del</strong> CNR 48 . Al primo posto si colloca Alessandro Moretta (Università di Genova), inventore di ben 28<br />

famiglie brevettuali, seguito a breve distanza da Paolo La Col<strong>la</strong> (Università di Cagliari, 26 famiglie<br />

brevettuali). Le posizioni immediatamente successive fino al<strong>la</strong> dodicesima sono occupate da<br />

inventori affiliati al CNR, ad eccezione <strong>del</strong><strong>la</strong> sesta, dove figura un docente <strong>del</strong><strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Superiore<br />

Sant’Anna di Pisa. Analizzando <strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> in base all’incidenza degli EPR di affiliazione, si registra come<br />

ben il 44,3% <strong>del</strong>le 524 famiglie brevettuali attribuite ai top 50 inventori sia attribuito a ricercatori <strong>del</strong><br />

CNR. Quote percentuali più contenute, seppur significative, sono rivestite dal Politecnico di Mi<strong>la</strong>no<br />

(9,7%), dalle Università di Genova (6,9%) e Cagliari (6,7%) e dal<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant’Anna di Pisa<br />

(6,3%).<br />

Tabel<strong>la</strong> 7.5 – Lista dei top 50 inventori (e loro affiliazione) in base al numero di famiglie brevettuali<br />

di tito<strong>la</strong>rità e co-tito<strong>la</strong>rità <strong>del</strong><strong>la</strong> generalità <strong>del</strong>le università italiane e <strong>del</strong> CNR<br />

# Top 50 inventori Numero di famiglie Affiliazione degli inventori<br />

1 Moretta Alessandro 28 Università di Genova<br />

2 La Col<strong>la</strong> Paolo 26 Università di Cagliari<br />

3 Gleria Mario 20 CNR<br />

4 Minto Francesco 20 CNR<br />

5 Martuscelli Ezio 17 CNR<br />

6 Dario Paolo 16 Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant'Anna - Pisa<br />

7 Brenci Massimo 14 CNR<br />

8 Satta Giuseppe 12 CNR<br />

9 Ferraro Pietro 11 CNR<br />

10 Matacotta Francesco Cino 11 CNR<br />

11 Nico<strong>la</strong> Giordano 11 CNR<br />

12 Salvetti Giuseppe 11 CNR<br />

13 Botta Maurizio 10 Università di Siena<br />

14 Cingo<strong>la</strong>ni Roberto 10 Università <strong>del</strong> Salento<br />

15 Giro Gabriele 10 CNR<br />

16 Mignani Anna Grazia 10 CNR<br />

17 Vozzi Giovanni 9 Università di Pisa<br />

18 Guerra Gaetano 9 Università di Salerno<br />

19 Reverchon Ernesto 9 Università di Salerno<br />

20 Ferruti Paolo 9 Università di Mi<strong>la</strong>no<br />

21 Pedotti Antonio 9 Politecnico di Mi<strong>la</strong>no<br />

22 Tubaro Stefano 9 Politecnico di Mi<strong>la</strong>no<br />

48 Giova sottolineare come al fine di sti<strong>la</strong>re <strong>la</strong> lista dei nominativi dei top 50 inventori (e loro affiliazione), siano<br />

state considerate tutte le famiglie brevettuali di tito<strong>la</strong>rità e co-tito<strong>la</strong>rità <strong>del</strong><strong>la</strong> generalità <strong>del</strong>le università italiane<br />

e <strong>del</strong> CNR.<br />

140<br />

140<br />

140


7. Benchmark nazionale<br />

# Top 50 inventori Numero di famiglie Affiliazione degli inventori<br />

23 Menciassi Arianna 9 Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant'Anna - Pisa<br />

24 Cannelli Giovanni Bosco 9 CNR<br />

25 Degani Iacopo 9 Università di Torino<br />

26 Falciai Riccardo 9 CNR<br />

27 Minisci Francesco 9 Politecnico di Mi<strong>la</strong>no<br />

28 Papucci Fabio 9 CNR<br />

29 Pini Roberto 9 CNR<br />

30 Pompei Raffaello 9 Università di Cagliari<br />

31 Tombari Elpidio 9 CNR<br />

32 Bottino Cristina 8 Università di Genova<br />

33 Riccardi C<strong>la</strong>udia 8 Università di Mi<strong>la</strong>no-Bicocca<br />

34 Forzatti Pio 8 Politecnico di Mi<strong>la</strong>no<br />

35 Aliverti Andrea 8 Politecnico di Mi<strong>la</strong>no<br />

36 Sarti Augusto 8 Politecnico di Mi<strong>la</strong>no<br />

37 Manetti Fabrizio 8 Università di Siena<br />

38 Carrozza Maria Chiara 8 Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant'Anna - Pisa<br />

39 Cavalli Roberta 8 Università di Torino<br />

40 Gambari Roberto 8 Università di Ferrara<br />

41 Artico Marino 8 Università 'La Sapienza' - Roma<br />

42 Tonoli Andrea 8 Politecnico di Torino<br />

43 Bianchi Nicoletta 8 Università di Ferrara<br />

44 Alesse Vittorio 8 CNR<br />

45 Braca Giuseppe 8 Università di Pisa<br />

46 Cricenti Antonio 8 CNR<br />

47 De Nico<strong>la</strong> Sergio 8 CNR<br />

48 Fochi Rita 8 Università di Torino<br />

49 Lora Silvano 8 CNR<br />

50 Malinconico Mario 8 CNR<br />

Fonte: e<strong>la</strong>borazione degli autori su dati raccolti dal portale di ricerca Orbit-Patents (2011)<br />

Infine, con riferimento alle col<strong>la</strong>borazioni intrattenute dagli atenei nell’ambito <strong>del</strong>le attività di<br />

brevettazione (documenti brevettuali in co-tito<strong>la</strong>rità), si riportano nelle pagine seguenti le<br />

rappresentazioni grafiche (figure 7.8 e 7.9) dei network <strong>del</strong>le col<strong>la</strong>borazioni sviluppate da alcune<br />

università italiane con altri enti co-depositanti, in base al numero sia dei documenti (famiglie<br />

brevettuali) che <strong>del</strong> numero di col<strong>la</strong>borazioni. In partico<strong>la</strong>re, si è ritenuto opportuno selezionare a<br />

titolo esemplificativo i casi di due università, una di grandi ed una di medie dimensioni, ossia<br />

rispettivamente il Politecnico di Mi<strong>la</strong>no e l’Università di Udine. Giova precisare che nei grafici il<br />

numero in nero riportato in corrispondenza di ciascun link tra depositanti indica il numero di<br />

col<strong>la</strong>borazioni intrattenute, mentre il numero in bianco sullo sfondo rosa indica il numero di<br />

documenti (famiglie brevettuali) per ciascun (co-)depositante.<br />

141<br />

141


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria – 2010<br />

È possibile osservare come il Politecnico di Mi<strong>la</strong>no (figura 7.8), oltre ad esibire un volume<br />

partico<strong>la</strong>rmente significativo (212 documenti) di famiglie brevettuali in co-tito<strong>la</strong>rità con terzi soggetti,<br />

vanti un numero partico<strong>la</strong>rmente elevato di col<strong>la</strong>borazioni, intrattenute con una notevole varietà di<br />

enti, rappresentati soprattutto da imprese. Tra i partner principali, possiamo citare: Tecnomagnete<br />

(11 famiglie brevettuali in co-tito<strong>la</strong>rità), ST MicroElectronics (8), Pirelli (8), Siemens (4), Polimeri<br />

Europa (4), Piaggio (3), TeleRilevamento Europa (3) e Thule (3).<br />

Figura 7.8 – Network di col<strong>la</strong>borazioni tra il Politecnico di Mi<strong>la</strong>no<br />

ed altri partner nell’ambito <strong>del</strong>le attività di brevettazione 49<br />

Fonte: portale di ricerca Orbit-Patents (2011)<br />

49 Il numero in nero riportato in corrispondenza di ciascun link tra depositanti indica il numero di col<strong>la</strong>borazioni<br />

intrattenute, mentre il numero in bianco sullo sfondo rosa indica il numero di documenti (famiglie brevettuali)<br />

per ciascun (co-)depositante.<br />

142<br />

142<br />

142


7. Benchmark nazionale<br />

Sono invece 43 le famiglie brevettuali che l’Università di Udine (figura 7.9) detiene in co-tito<strong>la</strong>rità con<br />

terzi soggetti, provenienti sia dal mondo industriale (fra cui: EuroTech, 2 documenti; Nuova Romano<br />

Bolzicco, 2 documenti), che accademico (Università di Trieste, 2 documenti) e <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca (CNR, 2<br />

documenti).<br />

Figura 7.9 – Network di col<strong>la</strong>borazioni tra l’Università di Udine ed altri partner<br />

nell’ambito <strong>del</strong>le attività di brevettazione 50<br />

Fonte: portale di ricerca Orbit-Patents (2011)<br />

50 Il numero in nero riportato in corrispondenza di ciascun link tra depositanti indica il numero di col<strong>la</strong>borazioni<br />

intrattenute, mentre il numero in bianco sullo sfondo rosa indica il numero di documenti (famiglie brevettuali)<br />

per ciascun (co-)depositante.<br />

143<br />

143


Rapporto annuale per <strong>la</strong> Valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca Universitaria - 2010<br />

8. Benchmark internazionale<br />

8. Benchmark internazionale<br />

In questo capitolo si propone un confronto tra i risultati re<strong>la</strong>tivi alle perfomance ottenute dagli<br />

UTT italiani che hanno partecipato all’indagine Netval ed analoghi risultati rilevabili nell’ambito di<br />

indagini sulle attività di valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica svolte in ambito internazionale<br />

(tabel<strong>la</strong> 8.1) 51 . In partico<strong>la</strong>re, i risultati ottenuti dagli UTT <strong>del</strong>le università <strong>del</strong> nostro Paese nel<br />

corso <strong>del</strong>l’ultima edizione <strong>del</strong>l’indagine Netval sono stati in prima istanza posti a confronto con le<br />

corrispondenti performance (dati re<strong>la</strong>tivi al 2009) rilevate in altre indagini nazionali, condotte in<br />

Spagna, Danimarca, Ir<strong>la</strong>nda, Regno Unito e Francia. Si è poi proceduto a considerare le evidenze<br />

statistiche ottenute da indagini multi-nazionali, condotte a livello europeo, fra cui: ProTon Europe<br />

(per <strong>la</strong> quale si dispone di dati aggiornati all’anno 2009), ASTP (per <strong>la</strong> quale le evidenze ad oggi<br />

disponibili si riferiscono all’anno 2008) e CEMI-EPFL (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2007).<br />

Il passo successivo è rappresentato dall’analisi dei risultati re<strong>la</strong>tivi ad altri contesti nazionali,<br />

localizzati in diversi continenti, per i quali si dispone di evidenze empiriche re<strong>la</strong>tivamente ad alcuni<br />

indicatori di performance: Stati Uniti e Canada nel Nord America; Cina, Giappone e Corea <strong>del</strong> Sud<br />

nel Sud-Est Asiatico ed Australia nell’Oceania.<br />

Siamo consapevoli che si tratta di contesti estremamente diversi, non solo in ragione <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

differente localizzazione geografica, ma anche - e soprattutto - <strong>del</strong><strong>la</strong> peculiarità <strong>del</strong>l’evoluzione<br />

storica che ciascuno di essi presenta, nonché <strong>del</strong>lo specifico framework legis<strong>la</strong>tivo-istituzionale che<br />

li caratterizza, nell’ambito <strong>del</strong> quale il ruolo ivi giocato nelle attività di TT dal tessuto industriale,<br />

dalle università, dal governo centrale, e da tutta una serie di altri stakeholder non meno<br />

importanti (in primis, <strong>la</strong> società nel suo complesso, in considerazione <strong>del</strong><strong>la</strong> natura pubblica dei<br />

risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca <strong>del</strong>le università ed altri EPR oggetto di analisi) varia sensibilmente,<br />

assumendo di volta in volta connotati estremamente variegati. Riteniamo tuttavia che <strong>la</strong><br />

disponibilità di dati tanto eterogenei, se da un <strong>la</strong>to rende fisiologicamente difficile effettuare<br />

raffronti tout court fra le performance dei vari Paesi in considerazione <strong>del</strong>l’elevata incidenza <strong>del</strong>le<br />

variabili ambientali e di contesto sullo sviluppo e sullo stadio di evoluzione raggiunto dal<br />

fenomeno <strong>del</strong> TT in ciascun ambito geografico, dall’altro rappresenta una ricchezza considerevole<br />

in termini di spunti di riflessione e di esempi di mo<strong>del</strong>li di TT attuati in diverse regioni <strong>del</strong> mondo,<br />

anche al fine di iniziare - seppur in via ancora <strong>del</strong> tutto esplorativa - a ‘guardare oltre’ il consueto<br />

51 Giova sottolineare che ai fini <strong>del</strong><strong>la</strong> redazione <strong>del</strong> presente capitolo, le fonti da cui si è attinto sono<br />

riportate dettagliatamente nel<strong>la</strong> nota posta in calce al<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 8.1 (pagine 146-147).<br />

144


8. Benchmark internazionale<br />

orizzonte euro-americano (frequentemente oggetto di analisi da parte degli studiosi <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

materia), al<strong>la</strong>rgando il focus di ricerca ed includendo nell’analisi evidenze re<strong>la</strong>tive anche a Paesi <strong>del</strong><br />

Sud-Est Asiatico ed all’Australia.<br />

8.1. Europa<br />

8.1.1. Indagini nazionali a livello di singoli Paesi europei<br />

Procedendo al confronto tra le performance rilevate da varie indagini nazionali condotte in ambito<br />

europeo a livello di singoli Paesi (Italia, Spagna, Danimarca, Ir<strong>la</strong>nda, Regno Unito e Francia), come<br />

si è già avuto l’opportunità di sottolineare in più occasioni, i risultati <strong>del</strong>l’indagine condotta da<br />

Netval nell’anno 2009 derivano dal<strong>la</strong> partecipazione all’analisi da parte di 57 università italiane. Si<br />

tratta di UTT di recente costituzione (età media di circa sei anni), tanto che gli UTT italiani<br />

risultano essere – insieme agli ir<strong>la</strong>ndesi (5,1 anni) - i più “giovani” rispetto agli altri contesti<br />

nazionali considerati. La corrispondente età media rilevata nel corso di analoghe indagini nazionali<br />

condotte negli altri Paesi europei nel 2009 è infatti pari a circa 11 anni per gli UTT danesi ed a circa<br />

17 anni per gli UTT localizzati in Spagna e nel Regno Unito.<br />

Per quanto attiene il numero medio di addetti ETP impiegati presso gli UTT nel corso <strong>del</strong> 2009, si<br />

rilevano per gli atenei italiani dimensioni medie contenute (pari a 3,7 unità di personale), come<br />

nelle università ir<strong>la</strong>ndesi (3,6 ETP) e lievemente inferiori rispetto alle evidenze danesi (5,1 ETP) 52 ,<br />

mentre gli UTT spagnoli presentano dimensioni significativamente maggiori (contando in media<br />

circa 13 addetti ETP per UTT). Infine, gli UTT francesi presentavano nel 2007 dimensioni medie pari<br />

a circa 6 addetti ETP per UTT.<br />

Passando a considerare i risultati <strong>del</strong>le procedure <strong>del</strong> canale invenzione-brevettazione-licensing,<br />

nel 2009 gli UTT italiani hanno identificato in media 8,7 invenzioni, contro le 17,5 disclosures<br />

rilevate dalle università ir<strong>la</strong>ndesi, le 18,3 registrate nell’anno dagli atenei spagnoli e le oltre 20<br />

invenzioni identificate presso gli UTT localizzati in Danimarca e nel Regno Unito. Nel corso <strong>del</strong><br />

2007, gli UTT francesi hanno in media identificato 3,6 invenzioni. Per quanto invece attiene le<br />

domande di priorità depositate nell’anno, gli UTT italiani ne registrano in media 5, contro un<br />

numero pari a 6 rilevato in Ir<strong>la</strong>nda, circa 10 in Spagna e Danimarca e 13,3 nel Regno Unito. Il dato<br />

medio francese re<strong>la</strong>tivo al 2007 era pari a 3,3 priorities per UTT. Il numero medio di concessioni<br />

rilevate nel 2009 dalle università italiane ammonta a ben 5,5 brevetti, in linea con le performance<br />

spagnole (5,8 grants per UTT), contro 3,7 concessioni annuali registrate in media dagli UTT inglesi<br />

e circa una concessione per gli atenei ir<strong>la</strong>ndesi. Il portafoglio brevetti detenuti al 31 dicembre<br />

2009 presso le università italiane include 52,9 titoli attivi, mentre <strong>la</strong> consistenza media registrata<br />

per <strong>la</strong> Spagna risulta di maggiore entità (60 brevetti attivi).<br />

52 Nonostante gli UTT istituiti presso gli atenei danesi abbiano un’età media pari a circa 12 anni.<br />

145


Rapporto annuale per <strong>la</strong> Valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca Universitaria - 2010<br />

Tabel<strong>la</strong> 8.1 - Confronto tra alcuni parametri di performance derivanti da indagini sulle attività<br />

Europa<br />

Singoli Paesi europei<br />

Indagini a livello europeo<br />

Italia Spagna Danimarca Ir<strong>la</strong>nda UK Francia ProTon ASTP CEMI<br />

2009 2009 2009 2009 2009 2007 2009 2008 2007<br />

Età media UTT (anni) 5,9 a 17,7 c 10,9 d 5,1 e 17,0 f n.d. 14,0 h 9,0 i n.d.<br />

Totale addetti ETP<br />

<strong>del</strong>l'UTT<br />

186,7 a 815,8 c 66,2 d 83,1 e n.d. 583 g 1.151,8 h 1.059,3 i 2.203,2 k<br />

Media addetti ETP<br />

<strong>del</strong>l'UTT<br />

3,7 a 13,4 c 5,1 d 3,6 e n.d. 6,3 g 7,8 h 10,7 i 10,8 k<br />

Totale invenzioni 400 a 1.114 c 291 d 455 e 3.779 f 233 g 6.039 h 3.373 i n.d.<br />

Media invenzioni 8,7 a 18,3 c 22,4 d 17,5 e 23,9 f 3,6 g 19,9 h 36,7 i n.d.<br />

Totale priorità 243 a 610 c 129 d 150 e 2.095 f 259 g 3.227 h 1.328 i n.d.<br />

Media priorità 5,0 a 10,0 c 9,9 d 6,0 e 13,3 f 3,3 g 10,6 h 13,8 i n.d.<br />

Totale concessioni 277 a 329 c n.d. 21,0 e 595 f n.d. 1.222 h 498 i n.d.<br />

Media concessioni 5,5 a 5,8 c n.d. 0,9 e 3,7 f n.d. 4,2 h 6,3 i n.d.<br />

Totale brevetti in<br />

portafoglio<br />

2.541 a 3.361 c 109 d 1.025 e 14.274 f 2.269 g 21.310 h n.d. n.d.<br />

Media brevetti in<br />

portafoglio<br />

52,9 a 60,0 c 8,4 d 41,0 e 90,9 f 32,9 g 70,6 h n.d. n.d.<br />

Totale licenze/opzioni 65 a 182 c 74 d 100 e 4.451 f 115 g 4.872 h 1.129 i 1.443 k<br />

Media licenze/opzioni 1,5 a 3,1 c 5,7 d 4,2 e 28,2 f 1,7 g 16,4 h 13,0 i 7,8 k<br />

Totale entrate da<br />

licensing (M €)<br />

Media entrate da<br />

licensing (K €)<br />

Totale spin-off create<br />

nell'anno<br />

Media spin-off create<br />

nell'anno<br />

1,5 a 2,6 c 11,1 d n.d. 55,4 f 8,5 g 70,6 h 89,2 j n.d.<br />

33,1 a 48,4 c 857,0 d n.d. 350,3 f 130,3 g 262,3 h 929,2 j n.d.<br />

72 b 118 c 8 d 33 e 244 f 99 g 473 h 228 i 640 k<br />

1,0 b 2,1 c 0,6 d 1,4 e 1,5 f 1,5 g 1,5 h 2,5 i 4,1 k<br />

146


8. Benchmark internazionale<br />

di valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica svolte in ambito internazionale 53<br />

America Asia Oceania<br />

USA Canada Cina Giappone<br />

Corea<br />

<strong>del</strong> Sud<br />

Australia<br />

2009 2009 2009 2009 2007 2007<br />

Età media UTT (in anni) 18,5 l 12,2 o n.d. n.d. 4,2 y n.d.<br />

Totale addetti ETP<br />

<strong>del</strong>l'UTT<br />

2.092 m 365 p 448 r 616 u 696 z 493 ab<br />

Media addetti ETP<br />

<strong>del</strong>l'UTT<br />

11,0 m 9,9 p 7,4 r 15,8 u 4,8 z 6,4 ab<br />

Totale invenzioni 20.309 n 1.921 q n.d. 6.883 v n.d. 1.206 ab<br />

Media invenzioni 112,2 n 51,9 q n.d. 48,8 v n.d. 16,3 ab<br />

Totale priorità 12.109 n 872 q 40.610 s 6.652 v 7.326 y 776 ab<br />

Media priorità 66,9 n 23,6 q 51,9 s 47,2 v 52,3 y 10,9 ab<br />

Totale concessioni 3.417 n 120 q 17.418 s 980 w 4.052 y 522 ab<br />

Media concessioni 18,9 n 3,2 q 22,2 s 13,2 w 28,9 y 7,4 ab<br />

Totale brevetti in<br />

portafoglio<br />

n.d. n.d. 20.308 r 4.584 v n.d. 11.237 ab<br />

Media brevetti in<br />

portafoglio<br />

n.d. n.d. 338,5 r 32,5 v n.d. 151,9 ab<br />

Totale licenze/opzioni 5.328 n 621 q 1.311 s 4.284 v 951 y 553 ab<br />

Media licenze/opzioni 29,4 n 16,8 q 1,7 s 30,4 v 6,8 y 7,6 ab<br />

Totale entrate da<br />

licensing (M €)<br />

Media entrate da<br />

licensing (K €)<br />

Totale spin-off create<br />

nell'anno<br />

Media spin-off create<br />

nell'anno<br />

1.663,1 n 44,5 q 72,0 s 5,4 v 11,8 y 136,3 ab<br />

9.188,6 n 1.201,9 q 91,9 s 38,5 v 84,3 y 1.866,9 ab<br />

596 n 48 q 2.429 t 140 x 47 aa 37 ab<br />

3,3 n 1,3 q 4,3 t 4,0 x 0,4 aa 0,5 ab<br />

53 Nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> è stato riportato per ciascun indicatore il <strong>valore</strong> re<strong>la</strong>tivo all’anno più recente per cui si dispone<br />

di evidenze statistiche. Il riferimento temporale di ciascun dato può dunque variare da indicatore a indicatore,<br />

anche re<strong>la</strong>tivamente allo stesso Paese. L’anno cui ciascun dato si riferisce, <strong>la</strong> fonte da cui esso proviene e <strong>la</strong><br />

numerosità <strong>del</strong> campione di analisi sono indicati con precisione nelle note (a, b, c, …, y, z, aa, ab) poste in<br />

corrispondenza di ciascun indicatore e riportate di seguito. Al<strong>la</strong> luce di tali considerazioni, giova sottolineare<br />

come il riferimento annuale riportato in testa di ciascuna colonna <strong>del</strong><strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 8.1, rappresenti indicativamente<br />

l’anno per il quale si dispone <strong>del</strong>le informazioni più recenti per ciascun contesto geografico di analisi <strong>del</strong>le<br />

attività di valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica. Ciò non toglie tuttavia che nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva colonna possano essere<br />

riportate anche evidenze re<strong>la</strong>tive ad anni precedenti.<br />

147


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria – 2010<br />

Fonti tabel<strong>la</strong> 8.1: Europa: singoli Paesi Europei: Italia: (a) Netval (2011), <strong>Potenziamo</strong> <strong>la</strong> <strong>catena</strong> <strong>del</strong> <strong>valore</strong>,<br />

rapporto di ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2009; n=57); (b) Piccaluga, Balderi (2011), banca dati (dati re<strong>la</strong>tivi<br />

all’anno 2009; n=69); Spagna: (c) RedOTRI Universidades – CRUE (2010), Informe de <strong>la</strong> encuesta RedOTRI 2009,<br />

rapporto di ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2009; n=62); Danimarca: (d) Ministry of Science, Technology and<br />

Innovation – Danish Agency for Science, Technology and Innovation – DASTI (2010), Public Research<br />

Commercialisation Survey. Denmark 2009. Summary, Executive summary <strong>del</strong> rapporto di ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi<br />

all’anno 2009; n=13); Ir<strong>la</strong>nda: (e) Enterprise Ire<strong>la</strong>nd (2010), 2009 Irish Commercialization Survey, rapporto di<br />

ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2009; n=26); UK: (f) Higher Education Funding Council for Eng<strong>la</strong>nd – HEFCE (2010),<br />

Higher Education – Business and Community Interaction (HE-BCI) Survey, 2008-09, rapporto di ricerca (dati<br />

re<strong>la</strong>tivi all’anno 2009; n=162); Francia: (g) Université de Strasbourg, Bureau d’économie théorique et appliquée<br />

– BETA, Centre Nationale de <strong>la</strong> Recherche Scientifique – CNRS (2010), Les activités de recherche contractuelle et<br />

de transfert de technologie dans les établissements français d’enseignement supérieur. Enquête 2006/07,<br />

rapporto di ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2007; n=111); indagini a livello Europeo: (h) ProTon Europe (2011), The<br />

ProTon Europe Seventh Annual Survey Report (FY 2009), rapporto di ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2009; n=320);<br />

(i) Association of European Science and Technology Transfer Professionals – ASTP (2010), Summary Respondent<br />

Report: ASTP Survey for Fiscal Year 2008, rapporto di ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2008; n=99); (j) ASTP (2008),<br />

Final results of the ASTP Survey for Fiscal Year 2007, rapporto di ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2007; n=140); (k)<br />

École Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL) – College du Management de <strong>la</strong> Technologie - Chaire en<br />

Economie et Management de l’Innovation – CEMI (2008), The CEMI Survey of University Technology Transfer<br />

Offices in Europe, rapporto di ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2007; n=211); America: Stati Uniti: (l) Association of<br />

University Technology Managers – AUTM (2008), AUTM U.S. Licensing Activity Survey FY 2007. Survey<br />

Summary, executive summary <strong>del</strong> rapporto di ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2007; n=194); (m) AUTM (2009),<br />

AUTM U.S. Licensing Activity Survey FY 2008. Survey Summary, executive summary <strong>del</strong> rapporto di ricerca (dati<br />

re<strong>la</strong>tivi all’anno 2008; n=191); (n) AUTM (2010), AUTM U.S. Licensing Activity Survey FY 2009. Survey Summary,<br />

executive summary <strong>del</strong> rapporto di ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2009; n=181); Canada: (o) AUTM (2007), AUTM<br />

Canadian Licensing Activity Survey FY 2006. Survey Summary, executive summary <strong>del</strong> rapporto di ricerca (dati<br />

re<strong>la</strong>tivi all’anno 2006; n=39); (p) AUTM (2009), AUTM Canadian Licensing Activity Survey FY 2008. Survey<br />

Summary, executive summary <strong>del</strong> rapporto di ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2008; n=37); (q) AUTM (2010),<br />

AUTM Canadian Licensing Activity Survey FY 2009. Survey Summary, executive summary <strong>del</strong> rapporto di ricerca<br />

(dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2009; n=37); Asia: Cina: (r) Science and Technology Development Center (TDC) of Ministry<br />

of Education (MOE) of China (2009), Intellectual Property Report of Chinese Universities, FY 2008, rapporto di<br />

ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2008; n=60); (s) Science and Technology Development Center (TDC) of Ministry of<br />

Education (MOE) of China (2010), Intellectual Property Report of Chinese Universities, FY 2009, rapporto di<br />

ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2009; n=783); (t) Ministry of Education (MOE) of China (2007), “Chinese University<br />

Technology Transfer”, rapporto di ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2006, n=569); Giappone: (u) Senoo D. et al.<br />

(2009), “Strategic Diversity in Japanese University Technology Licensing Offices”, International Journal of<br />

Knowledge Management Studies, Vol. 3, N. 1/2, Inderscience Enterprises Ltd. (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2004; n=39);<br />

(v) Japan Ministry of Education, Culture, Sports, Science and Technology – MEXT (2010), State of University<br />

Technology Transfer in Japan. FY 2009, rapporto di ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2009; n=141); (w) Japan<br />

University Technology Transfer (UNITT) Association (2009), banca dati (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2007; n=74); (x)<br />

Japan Ministry of Economy, Trade and Industry – METI (2006), Basic Survey Report on University Ventures,<br />

rapporto di ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2005; n=35); Corea <strong>del</strong> Sud: (y) Korea Association of University<br />

Technology Transfer Management - KAUTM (2009), “Growth of Korean University TLO & Activities of KAUTM”,<br />

Proceedings of the International Patent Licensing Seminar 2009, 19-20 gennaio 2009, Tokyo (dati re<strong>la</strong>tivi<br />

all’anno 2007; n=140); (z) Korea Government – Ministry of Commerce, Industry and Energy – MOCIE (2005),<br />

The Survey on the Technology Transfer of Public Research Institutes, rapporto di ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno<br />

2005; n=145); (aa) Small & Medium Business Administration - SMBA (2007), Official Statistics, banca dati (dati<br />

re<strong>la</strong>tivi all’anno 2006; n=121); Oceania: Australia: (ab) Australian Government - Department of Innovation,<br />

Industry, Science and Research (2009), National Survey of Research Commercialization (2005-2007), rapporto di<br />

ricerca (dati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2007; n=77).<br />

148


8. Benchmark internazionale<br />

Mediamente più basso è invece il numero di brevetti attivi detenuti dagli atenei ir<strong>la</strong>ndesi (41 titoli<br />

attivi) ed – in maggior misura - danesi (8,4 titoli attivi), mentre sono le università localizzate nel<br />

Regno Unito a esibire un portafoglio brevetti attivi mediamente più consistente (90,9 titoli). Al 31<br />

dicembre 2007, <strong>la</strong> consistenza <strong>del</strong> portafoglio brevetti detenuti dalle università francesi includeva<br />

mediamente 32,9 titoli attivi.<br />

Re<strong>la</strong>tivamente al numero di domande di priorità e di concessioni, nonché al<strong>la</strong> consistenza <strong>del</strong><br />

portafoglio brevetti attivi, si nota come gli UTT italiani – sebbene caratterizzati da età e dimensioni<br />

mediamente minori rispetto a quanto rilevato per gli altri contesti nazionali inclusi nell’analisi –<br />

abbiano registrato nel 2009 performance medie incoraggianti, che non si discostano<br />

significativamente rispetto a quelli ottenuti da analoghi uffici esteri (che abbiamo visto essere<br />

mediamente più esperti e strutturati dal punto di vista <strong>del</strong>le risorse umane impiegate), soprattutto<br />

con riferimento agli UTT localizzati in Spagna, Ir<strong>la</strong>nda, Danimarca e Francia.<br />

Gli aspetti in cui i risultati medi italiani evidenziano margini di miglioramento rispetto ai colleghi<br />

europei sono rappresentati dal numero di licenze concluse nell’anno (1,5 in media in Italia, rispetto a<br />

3,1 contratti in Spagna, 4,2 in Ir<strong>la</strong>nda, 5,7 in Danimarca e 28,2 nel Regno Unito) e <strong>la</strong> capacità di<br />

generare ritorni da licenze attive in portafoglio: gli UTT italiani realizzano in media un ammontare<br />

pari a 33,1 mi<strong>la</strong> Euro dalle licenze attive nell’anno 2009, inferiore a quanto si registra per <strong>la</strong> Spagna<br />

(con una media di 48,4 mi<strong>la</strong> Euro per UTT), ma soprattutto per <strong>la</strong> Gran Bretagna (350,3 mi<strong>la</strong> Euro) e<br />

per <strong>la</strong> Danimarca (857 mi<strong>la</strong> Euro) 54 . Nel corso <strong>del</strong> 2007, gli UTT francesi hanno stipu<strong>la</strong>to un numero<br />

medio di licenze e opzioni pari ad 1,7 accordi, registrando revenues generate dal portafoglio contratti<br />

di licensing attivi al 31 dicembre di importo medio pari a 130,3 mi<strong>la</strong> Euro.<br />

Infine, riguardo al numero medio di imprese spin-off costituite nel 2009, le performance degli atenei<br />

italiani (con una media di una nuova impresa costituita nell’anno) sono sostanzialmente allineate –<br />

salvo fisiologiche variazioni osservabili fra un contesto nazionale ed un altro - rispetto a quelle<br />

registrate dagli altri Paesi europei inclusi nell’analisi (0,6 nuove spin-off costituite mediamente in<br />

Danimarca; 1,4 imprese in Ir<strong>la</strong>nda; 1,5 nel Regno Unito e 2,1 in Spagna). Nel corso <strong>del</strong> 2007, gli UTT<br />

francesi hanno generato in media 1,5 nuove imprese spin-off per ateneo.<br />

54 A seguito di un approfondimento qualitativo sull’exploit registrato dagli UTT danesi re<strong>la</strong>tivamente al <strong>valore</strong><br />

annuale <strong>del</strong>le revenues da licensing rilevate (nel corso <strong>del</strong> biennio 2008-2009 l’importo annuale infatti appare<br />

più che raddoppiato rispetto ai corrispondenti risultati re<strong>la</strong>tivi all’anno 2007) è emerso come circa il 63% dei<br />

ritorni economici ottenuti nel 2009 sia da attribuire alle performance partico<strong>la</strong>rmente positive di un unico EPR.<br />

Qualora si escludesse tale outlier dal campione dei rispondenti, il <strong>valore</strong> complessivo <strong>del</strong>le royalties nel 2009<br />

risulterebbe pari a 4,1 milioni di Euro, per una media pari a 342,9 mi<strong>la</strong> Euro per UTT (n=12), allineandosi<br />

dunque rispetto ai valori medi rilevati per il Regno Unito.<br />

149


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria – 2010<br />

8.1.2. Indagini multinazionali condotte a livello europeo<br />

Passando a considerare le evidenze re<strong>la</strong>tive alle indagini multinazionali condotte a livello europeo<br />

(ProTon Europe, ASTP e CEMI-EPFL), giova precisare come nei diversi casi <strong>la</strong> composizione <strong>del</strong><br />

campione vari significativamente, influenzando dunque sensibilmente i rispettivi valori degli<br />

indicatori di performance.<br />

L’indagine realizzata annualmente da ProTon Europe riceve infatti un contributo importante da parte<br />

<strong>del</strong>le cinque indagini nazionali condotte rispettivamente da Netval in Italia, RedOtri in Spagna, DASTI<br />

in Danimarca, Enterprise Ire<strong>la</strong>nd in Ir<strong>la</strong>nda ed HEFCE nel Regno Unito (i cui rispondenti -<br />

complessivamente considerati - rappresentano il 100% <strong>del</strong> campione ProTon nell’anno 2009; n=320),<br />

che puntualmente forniscono i propri dati, consentendone il consolidamento in un unico dataset a<br />

livello europeo. In occasione <strong>del</strong><strong>la</strong> conduzione <strong>del</strong>l’indagine re<strong>la</strong>tiva all’anno 2009, <strong>la</strong> Francia ha<br />

fornito i dati raccolti nell’ambito <strong>del</strong>l’indagine nazionale condotta congiuntamente da Università di<br />

Strasburgo, BETA e CNRS (n=111), che tuttavia sono re<strong>la</strong>tivi all’anno 2007 e che dunque vengono<br />

presentati nel rapporto come l’evidenza più recente re<strong>la</strong>tiva al sistema Paese Francia, senza venire<br />

inclusi nel campione multinazionale a livello europeo oggetto di presentazione nel rapporto ProTon.<br />

Le evidenze empiriche fornite dall’indagine condotta da ProTon Europe, se dunque da un <strong>la</strong>to<br />

rispecchiano le dinamiche mediamente osservabili nei cinque contesti nazionali in paro<strong>la</strong>, dall’altro<br />

annoverano nel campione dei rispondenti un’ampia varietà di uffici, caratterizzati da diversi gradi di<br />

esperienza maturata e livelli di strutturazione, nonché da differenti performance in termini di output<br />

di TT. Per quanto invece attiene le indagini realizzate da ASTP e CEMI-EPFL (per le quali i dati più<br />

recenti ad oggi disponibili risalgono rispettivamente agli anni 2008 e 2007), il re<strong>la</strong>tivo campione<br />

include una più ampia varietà di rispondenti dal punto di vista <strong>del</strong><strong>la</strong> localizzazione geografica.<br />

Tuttavia, trattasi generalmente degli UTT più performanti in ciascun contesto nazionale.<br />

Di conseguenza, i valori medi ottenuti dalle due indagini in paro<strong>la</strong> presentano livelli mediamente più<br />

elevati rispetto alle evidenze presentate da ProTon Europe per <strong>la</strong> maggioranza degli indicatori<br />

oggetto di analisi (fatte salve – come vedremo – alcune eccezioni).<br />

In partico<strong>la</strong>re, l’età media dei 320 UTT che nel corso <strong>del</strong>l’edizione re<strong>la</strong>tiva all’anno 2009 hanno preso<br />

parte all’indagine annuale curata da ProTon Europe è pari a circa 14 anni. Ciascuno di essi impiega<br />

mediamente 7,8 unità di personale ETP.<br />

Mediamente più giovani, ma anche più strutturati dal punto di vista <strong>del</strong>le risorse umane dedicate alle<br />

attività di TT risultano invece i 99 rispondenti all’indagine ASTP, <strong>la</strong> cui età media nel 2008 risultava<br />

pari a 9 anni ed il cui organico risultava composto da un numero di addetti mediamente pari a circa<br />

11 ETP. Tale dimensione media appare esattamente in linea rispetto alle evidenze re<strong>la</strong>tive ai 211<br />

rispondenti all’indagine CEMI-EPFL re<strong>la</strong>tiva all’anno 2007 (10,8 ETP).<br />

Per quanto attiene le attività di identificazione <strong>del</strong>le invenzioni e le procedure di brevettazione<br />

poste in essere nell’anno, anche al<strong>la</strong> luce <strong>del</strong>le considerazioni sopra esposte circa <strong>la</strong> diversa<br />

150


8. Benchmark internazionale<br />

composizione <strong>del</strong> campione nell’ambito <strong>del</strong>le varie indagini, le evidenze ottenute da ASTP nel 2008<br />

presentano risultati mediamente superiori rispetto a quanto rilevato da ProTon Europe nel 2009. In<br />

base a quest’ultima indagine, infatti, nel corso <strong>del</strong>l’anno 2009 gli UTT rispondenti (n=320) hanno<br />

identificato in media circa 20 invenzioni, presentato 10,6 domande di priorità e registrato 4,2<br />

concessioni di brevetto. Infine, il portafoglio brevetti attivi da essi detenuto al 31 dicembre 2009<br />

include in media circa 71 brevetti. I risultati presentati da ASTP re<strong>la</strong>tivamente all’anno 2008 (n=99)<br />

mostrano invece che nel corso <strong>del</strong>l’anno gli UTT hanno registrato in media 36,7 disclosures, circa 14<br />

domande di priorità e 6,3 brevetti concessi.<br />

Con riferimento alle attività di licensing poste in essere dagli UTT europei, i risultati <strong>del</strong>l’indagine<br />

condotta da ProTon Europe esibiscono i risultati medi più elevati re<strong>la</strong>tivamente al numero di licenze<br />

e opzioni annualmente concluse (pari a 16,4 accordi per rispondente nel 2009, contro 13 accordi<br />

mediamente rilevati da ASTP nel 2008 e circa 8 accordi registrati da CEMI-EPFL nel 2007), mentre<br />

raggiungono livelli più contenuti rispetto alle evidenze fornite dall’indagine ASTP riguardo gli importi<br />

medi annualmente generati dalle attività di licensing. Il <strong>valore</strong> medio <strong>del</strong>le royalties rilevato da<br />

ProTon Europe nel 2009 ammonta infatti a 262,3 mi<strong>la</strong> Euro per UTT. Il corrispondente importo<br />

medio, registrato da ASTP nel 2007 (n=140), è pari a circa 930 mi<strong>la</strong> Euro per ateneo rispondente.<br />

Infine, riguardo al numero medio di imprese spin-off annualmente costituite, le evidenze fornite<br />

dall’indagine condotta da ProTon Europe mostrano come nel corso <strong>del</strong> 2009 ciascun UTT abbia<br />

generato - in media - 1,5 nuove imprese spin-off. Re<strong>la</strong>tivamente all’anno 2008, dai rispondenti<br />

all’indagine ASTP sono gemmate mediamente 2,5 neo-imprese, mentre gli UTT inclusi nel campione<br />

EPFL-CEMI hanno in media dato vita a oltre 4 nuove spin-off nel corso <strong>del</strong> 2007.<br />

8.2. Nord America<br />

Ampliando il focus <strong>del</strong>l’analisi al Nord America, le evidenze annualmente prodotte dall’indagine<br />

condotta da AUTM sulle attività di TT poste in essere negli Stati Uniti ed in Canada mettono in luce<br />

due realtà operative caratterizzate da performance estremamente diverse nonostante <strong>la</strong> prossimità<br />

geografica, le quali sicuramente stanno attraversando differenti stati di sviluppo in un ipotetico ‘ciclo<br />

di vita’ <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica in un contesto nazionale.<br />

8.2.1. Stati Uniti<br />

Gli UTT statunitensi stanno attualmente sperimentando una fase di maturità nelle attività di TT,<br />

caratterizzata da una lunga esperienza (l‘età media nel 2007 era infatti pari a 18,5 anni), consolidata<br />

attraverso processi di apprendimento e sviluppo di competenze professionali pluriennali, che hanno<br />

aumentato nel tempo il bagaglio di conoscenze <strong>del</strong>lo staff impiegato presso gli uffici. Proprio con<br />

riferimento a quest’ultimo, gli UTT sembrano avere ormai raggiunto il proprio dimensionamento<br />

medio ottimale (pari a circa 11 addetti ETP nel 2008), tendenzialmente stabile nel corso degli ultimi<br />

anni e sostanzialmente in linea rispetto alle evidenze europee. Si tratta tuttavia di una maturità<br />

151


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria – 2010<br />

fruttuosa (e ancora ben lontana dal raggiungimento di livelli di saturazione), in quanto caratterizzata<br />

da performance significativamente elevate nelle varie attività di valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica.<br />

E’ in partico<strong>la</strong>re nei livelli considerevoli di output raggiunti con riferimento al canale invenzionebrevettazione-licensing<br />

che si osserva con maggiore incisività il portato <strong>del</strong>l’expertise maturata dagli<br />

UTT statunitensi. Questi ultimi nel corso <strong>del</strong>l’anno 2009 hanno infatti mediamente identificato circa<br />

112 invenzioni, presentato circa 67 domande di priorità, ottenuto <strong>la</strong> concessione di circa 19 brevetti.<br />

Ciascun UTT ha concluso nell’anno oltre 29 contratti di licenza e opzione e registrato entrate da<br />

attività di licensing mediamente pari a circa 9,2 milioni di Euro.<br />

Soprattutto con riferimento agli importi <strong>del</strong>le royalties, giova tuttavia sottolineare in questa sede<br />

come l’elevato gap proporzionale osservabile tra i valori mediamente rilevati in ambito europeo e le<br />

performance statunitensi, se in parte è da ascrivere al<strong>la</strong> sopra descritta esperienza maggiormente<br />

consolidata da parte di questi ultimi nelle attività di valorizzazione e dunque ad una acquisita<br />

maggiore capacità selettiva e negoziale nelle procedure di licensing, in parte è anche da attribuire ad<br />

una diversa ratio che guida le attività di TT nei due diversi contesti geografici. Se infatti <strong>la</strong><br />

generazione di appropriati ritorni economici per l’università ed i suoi dipartimenti rappresenta uno<br />

dei principali obiettivi istituzionali che guida le attività di valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica da<br />

parte degli atenei americani, negli atenei europei esiste una maggiore tendenza a favorire il<br />

trasferimento sul mercato <strong>del</strong> maggior numero possibile di invenzioni generate in ambito<br />

accademico, attraverso i principali canali <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione: brevetti, licenze e spin-off. Questa<br />

differenza spiega però solo una parte <strong>del</strong><strong>la</strong> differenza nel<strong>la</strong> performance. Infatti, anche negli Stati<br />

Uniti sta crescendo <strong>la</strong> tendenza a non considerare gli importi <strong>del</strong>le royalties come l’indicatore più<br />

importante e in Europa, dall’altra parte, questo obiettivo interessa molte università, pur nel<strong>la</strong><br />

consapevolezza <strong>del</strong>le difficoltà ad esso connesse.<br />

Re<strong>la</strong>tivamente alle imprese spin-off, i risultati mediamente registrati dalle università statunitensi<br />

(ciascuna <strong>del</strong>le quali nel corso <strong>del</strong> 2009 ha creato in media circa 3,3 nuove imprese) appaiono -<br />

sostanzialmente allineati rispetto alle evidenze europee.<br />

8.2.2. Canada<br />

Le considerazioni sopra esposte circa l’obiettivo di massimizzazione <strong>del</strong>le revenues generate dalle<br />

attività di licensing sono valide anche con riferimento al Canada 55 . A tal proposito, le evidenze<br />

presentate dall’indagine AUTM re<strong>la</strong>tivamente all’anno 2006 (n=39) mostrano come in tale Paese le<br />

attività di TT presentino un’origine più recente rispetto agli Stati Uniti (l’età media degli UTT canadesi<br />

nel 2006 era infatti pari a circa 12 anni), sostanzialmente in linea rispetto a quanto osservato nel<br />

contesto europeo. Allineati rispetto alle evidenze europee e statunitensi appaiono altresì <strong>la</strong><br />

55 E, come si avrà modo di commentare più avanti nel<strong>la</strong> trattazione, all’Australia.<br />

152


8. Benchmark internazionale<br />

dimensione media degli UTT in termini di risorse umane impiegate (pari a circa 10 addetti ETP nel<br />

2008).<br />

Con riferimento agli indicatori medi di performance re<strong>la</strong>tivi alle attività di invenzione-brevettazionelicensing<br />

nel 2009, gli UTT canadesi hanno in media identificato circa 52 disclosures; presentato circa<br />

24 domande di priorità; registrato 3,2 concessioni; concluso circa 17 contratti di licenza e opzione ed<br />

incassato revenues da contratti di licenza attivi in portafoglio al 31 dicembre 2009 pari a circa 1,2<br />

milioni di Euro per ateneo. Ad eccezione dunque <strong>del</strong> numero annuale di grants registrati, il <strong>valore</strong> di<br />

tutti gli altri indicatori re<strong>la</strong>tivi alle attività di brevettazione e di licensing - seppure ancora lontano<br />

rispetto alle performance statunitensi - appaiono sensibilmente superiori rispetto a quanto osservato<br />

per gli UTT europei. Infine, con riferimento al numero di nuove imprese spin-off create nell’anno<br />

(pari in media a 1,3 nuove unità nel 2008), le università canadesi sostanzialmente allineate rispetto<br />

agli atenei europei e statunitensi.<br />

8.3. Sud-Est Asiatico<br />

Passando a considerare le attività di valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica poste in essere in alcuni<br />

contesti nazionali localizzati nel<strong>la</strong> regione <strong>del</strong> Sud-Est Asiatico (e più precisamente: Cina, Giappone e<br />

Corea <strong>del</strong> Sud), appare sin da ora opportuno precisare che in tali ambiti il framework istituzionale,<br />

l’evoluzione industriale ed il quadro legis<strong>la</strong>tivo di riferimento differiscono sensibilmente rispetto<br />

all’Occidente. Se infatti è vero che a partire dagli anni Duemi<strong>la</strong> si è registrata nei contesti in paro<strong>la</strong><br />

una progressiva apertura verso le attività di TT poste in essere dalle università, con l’introduzione di<br />

provvedimenti legis<strong>la</strong>tivi che - sul<strong>la</strong> scia <strong>del</strong> Bayh-Dole Act statunitense - hanno per <strong>la</strong> prima volta<br />

attribuito agli atenei <strong>la</strong> tito<strong>la</strong>rità dei diritti di PI sulle opere <strong>del</strong>l’ingegno generate nel corso <strong>del</strong>le<br />

attività di ricerca condotte dai ricercatori universitari (fino ad allora attribuita per legge al governo<br />

centrale), giova ricordare il forte ruolo di controllo tutt’ora esercitato dallo Stato in tali contesti,<br />

decisamente più marcato rispetto a quanto rilevabile nelle economie occidentali. Da tali<br />

considerazioni, pur nell’effettuare raffronti con le performance ottenute in Paesi caratterizzati da<br />

variabili di contesto sensibilmente diverse, non si può dunque prescindere nell’analizzare le evidenze<br />

re<strong>la</strong>tive a tali realtà.<br />

8.3.1. Repubblica Popo<strong>la</strong>re Cinese<br />

Per quanto riguarda <strong>la</strong> Repubblica Popo<strong>la</strong>re Cinese, il numero medio di addetti ETP impiegati presso<br />

ciascun UTT ammontava nel 2008 a 7,4 unità di personale (n=60). A fronte di una dimensione media<br />

lievemente inferiore rispetto a quanto registrato mediamente nel Nord America ed in Europa, i<br />

volumi medi <strong>del</strong>le attività connesse alle procedure di brevettazione appaiono significativamente più<br />

elevati rispetto agli standard europei e – con riferimento al numero annuale di grants –<br />

tendenzialmente in linea rispetto ai risultati statunitensi. In partico<strong>la</strong>re, nel corso <strong>del</strong> 2009 ciascuna<br />

153


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria – 2010<br />

università cinese ha depositato circa 52 domande di priorità e registrato circa 22,2 concessioni di<br />

brevetto.<br />

Il portafoglio medio di brevetti attivi al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong> 2008 includeva complessivamente 338,5 titoli. Da<br />

un approfondimento qualitativo in merito è tuttavia emerso come nel 98,4% dei casi l’ufficio<br />

brevettuale di competenza fosse rappresentato dal Chinese Patent Office: si trattava dunque quasi<br />

esclusivamente di brevetti nazionali. Il residuo 1,6% era costituito da titoli internazionali, depositati<br />

presso l’EPO (0,8%) e l’USPTO (0,8%) da parte di un ristretto numero di ‘top universities’ cinesi.<br />

A fronte di un’attività brevettuale (seppur in ambito nazionale) tanto intensa, il numero medio di<br />

contratti di licenza e opzione stipu<strong>la</strong>ti nel 2009 è molto contenuto, pari a 1,7 accordi per UTT,<br />

risultando dunque allineato rispetto alle performance italiane (nel 2009) e francesi (nel 2007). Nel<br />

corso <strong>del</strong>l’anno, gli importi medi <strong>del</strong>le entrate derivanti dalle attività di licensing ammontano a circa<br />

92 mi<strong>la</strong> Euro per ateneo. Si tratta di dunque di flussi di introiti più elevati rispetto ai ritorni economici<br />

mediamente rilevati dagli UTT italiani e francesi, sebbene risultino ancora al di sotto rispetto agli<br />

standard medi europei, ed - a maggior ragione - nord americani.<br />

Infine, con riferimento al<strong>la</strong> creazione di imprese spin-off, il numero medio di neo-imprese operanti<br />

in settori S&T generate dalle università cinesi nel corso <strong>del</strong> 2006 (n=569) appare estremamente<br />

consistente rispetto alle evidenze re<strong>la</strong>tive agli altri contesti inclusi nell’analisi 56 , risultando superiore<br />

alle 4 unità. Giova tuttavia sottolineare l’estrema eterogeneità nelle accezioni di ‘impresa spin-off<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica’ adottate in ambito europeo, americano e asiatico.<br />

8.3.2. Giappone<br />

Tra i Paesi inclusi nell’esercizio di benchmarking, sono gli UTT giapponesi a presentare le dimensioni<br />

medie maggiori: nel 2004 ciascuno di essi impiegava in media circa 16 addetti ETP (n=39). L’attività<br />

inventiva e brevettuale presenta nel corso <strong>del</strong> 2009 (n=141) volumi medi partico<strong>la</strong>rmente<br />

significativi, superando i valori re<strong>la</strong>tivi al contesto europeo, ma mantenendosi comunque al di sotto<br />

dei livelli osservati per i Paesi <strong>del</strong> Nord America e per <strong>la</strong> Cina. In partico<strong>la</strong>re, il numero medio di<br />

invenzioni identificate dalle università giapponesi nel corso <strong>del</strong> 2009 ammonta a circa 49 disclosures<br />

per UTT, mentre le domande di priorità risultano in media pari a 47,2 depositi annuali. Nel corso <strong>del</strong><br />

2007 (n=74), il numero medio di concessioni ri<strong>la</strong>sciate dall’Ufficio Brevetti Giapponese 57 è risultato<br />

pari a circa 13 brevetti per ateneo.<br />

La consistenza media <strong>del</strong> portafoglio brevetti attivi (nazionali e internazionali) presso gli UTT<br />

giapponesi al 31 dicembre 2009 (n=141) appare invece sensibilmente più contenuta rispetto alle<br />

56 Una performance simile si è infatti registrata solo da parte <strong>del</strong>le università europee più performanti nel corso<br />

<strong>del</strong> 2007 (cfr. risultati indagine CEMI-EPFL).<br />

57 Giova sottolineare che il dato qui riportato - in quanto riferito esclusivamente ai brevetti nazionali -<br />

sottostima il dato effettivo.<br />

154


8. Benchmark internazionale<br />

evidenze re<strong>la</strong>tive agli altri contesti europei, americani e asiatici analizzati, includendo 32,5 titoli attivi,<br />

soprattutto in ragione degli elevati volumi rilevati con riferimento a disclosures, priorities e grants 58 .<br />

Con riferimento alle attività di licensing, il numero medio di contratti di licenza e opzione stipu<strong>la</strong>ti<br />

dagli atenei giapponesi nel corso <strong>del</strong> 2009 è partico<strong>la</strong>rmente alto (pari ad oltre 30 accordi per UTT),<br />

risultando sostanzialmente allineato rispetto ai volumi medi osservati per il Regno Unito e gli Stati<br />

Uniti. Ad una attività negoziale partico<strong>la</strong>rmente serrata da un <strong>la</strong>to, si associano tuttavia entrate da<br />

licensing abbastanza contenute dall’altro: il <strong>valore</strong> medio degli importi incassati nel 2009 è stato<br />

infatti pari a poco meno di 40 mi<strong>la</strong> Euro per ateneo (in linea rispetto alle evidenze re<strong>la</strong>tive a Italia e<br />

Spagna, nel contesto europeo).<br />

Per quanto infine attiene <strong>la</strong> creazione di nuove imprese spin-off, si osservano risultati<br />

significativamente alti, simili a quanto rilevato per <strong>la</strong> Cina. Il numero medio di nuove imprese create<br />

dalle università giapponesi nel 2005 è stato infatti pari a 4 unità per UTT. Anche in questo caso,<br />

valgono le considerazioni espresse trattando le evidenze re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> Repubblica Popo<strong>la</strong>re Cinese<br />

circa le diverse definizioni <strong>del</strong> concetto di ‘impresa spin-off’ adottate in differenti regioni <strong>del</strong> mondo.<br />

8.3.3. Corea <strong>del</strong> Sud<br />

La valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica costituisce un fenomeno recente per le università localizzate<br />

nel<strong>la</strong> Corea <strong>del</strong> Sud (l’età media dei re<strong>la</strong>tivi uffici infatti era pari a poco più di 4 anni nel 2007; n=140),<br />

le quali stanno attualmente sperimentando uno stadio <strong>del</strong> proprio ciclo di vita (dal punto di vista<br />

<strong>del</strong>l’esperienza maturata nel campo <strong>del</strong> TT svolto dagli atenei in maniera organizzata, attraverso <strong>la</strong><br />

formale costituzione di UTT) simile a quanto rilevato per i casi italiano e ir<strong>la</strong>ndese. Si tratta infatti in<br />

entrambi i casi di UTT mediamente giovani e poco strutturati dal punto di vista <strong>del</strong>le risorse umane.<br />

A tal proposito, presso gli uffici coreani il numero medio di addetti ETP impiegati nel 2005 (n=145)<br />

era pari a circa cinque unità di personale. Tuttavia, nonostante l’attraversamento da parte dei tre<br />

contesti nazionali in paro<strong>la</strong> di una fase simile nel proprio ciclo di sviluppo, si rileva come gli indicatori<br />

re<strong>la</strong>tivi alle attività di brevettazione e licensing siano più elevati nel<strong>la</strong> Corea <strong>del</strong> Sud rispetto a quanto<br />

rilevato per Italia e Ir<strong>la</strong>nda, mentre è re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> creazione di imprese spin-off che gli UTT<br />

italiani e ir<strong>la</strong>ndesi appaiono più ‘prolifici’ (seppur con tutte le cautele sopra espresse re<strong>la</strong>tivamente<br />

alle differenti definizioni di ‘impresa spin-off <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica’ adottate nelle diverse regioni <strong>del</strong><br />

mondo).<br />

In partico<strong>la</strong>re, nel corso <strong>del</strong> 2007 (n=140) gli UTT coreani hanno in media presentato circa 52<br />

domande di priorità e registrato circa 29 concessioni di brevetto (i dati resi disponibili dall’indagine<br />

58 Tra le possibili cause a cui tale fattispecie potrebbe essere ascrivibile possiamo citare – ad esempio -<br />

l’eventualità di una intensa attività di cessione brevetti da parte degli atenei giapponesi. Tuttavia le evidenze a<br />

nostra disposizione non ci permettono di verificare tale ipotesi.<br />

155


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria – 2010<br />

annualmente condotta da KAUTM non forniscono purtroppo nessuna informazione aggiuntiva circa<br />

<strong>la</strong> composizione dei titoli in base all’ufficio brevettuale di competenza).<br />

Per quanto attiene le attività di licensing poste in essere dalle università <strong>del</strong><strong>la</strong> Corea <strong>del</strong> Sud nel<br />

corso <strong>del</strong> 2007, sono stati circa 7 i contratti di licenza e opzione mediamente conclusi da ciascun UTT,<br />

mentre l’importo medio <strong>del</strong>le royalties nell’anno è risultato pari a circa 84 mi<strong>la</strong> Euro per ateneo.<br />

Infine, nel corso <strong>del</strong> 2006 (n=121) il numero medio di nuove imprese spin-off costituite nell’anno è<br />

stato pari a 0,4 unità.<br />

8.4. Oceania<br />

8.4.1. Australia<br />

L’ultimo Paese incluso nell’esercizio di benchmarking internazionale tra diverse macro-regioni a<br />

livello mondiale è l’Australia, i cui indicatori di performance appaiono sostanzialmente allineati<br />

rispetto al<strong>la</strong> media europea, con riferimento sia al<strong>la</strong> dimensione degli UTT (in termini di risorse<br />

umane), sia al volume <strong>del</strong>le attività di identificazione <strong>del</strong>le invenzioni, di brevettazione e di<br />

stipu<strong>la</strong>zione di contratti di licenza e opzioni. In partico<strong>la</strong>re, presso gli UTT australiani risultavano in<br />

media impiegati nel 2007 (n=77) 6,4 addetti ETP.<br />

Nello stesso anno, ciascuna università ha in media identificato circa 16 invenzioni, depositato circa<br />

11 domande di priorità e registrato <strong>la</strong> concessione di 7,4 brevetti. Il portafoglio brevetti attivi<br />

mediamente detenuto dalle università australiane al 31 dicembre 2007 (che includeva circa 152 titoli)<br />

risulta invece superiore rispetto alle medie europee, ma ancora inferiore rispetto al dato cinese.<br />

Sono stati 7,6 i contratti di licenza e opzione mediamente stipu<strong>la</strong>ti nell’anno da parte degli atenei<br />

australiani, i quali nel corso <strong>del</strong> 2007 hanno registrato entrate dalle attività di licensing pari a circa<br />

1,9 milioni di Euro. Si tratta di un risultato significativo (l’importo medio – sebbene ancora lontano<br />

dal raggiungere i livelli registrati dagli Stati Uniti - è infatti superiore alle performance osservate nei<br />

Paesi europei, <strong>del</strong> Sud Est Asiatico ed in Canada), soprattutto in considerazione <strong>del</strong> numero<br />

abbastanza contenuto di contratti mediamente stipu<strong>la</strong>ti nell’anno (in linea rispetto alle evidenze<br />

mediamente rilevate a livello europeo e nel<strong>la</strong> Corea <strong>del</strong> Sud).<br />

Se dunque con riferimento a tutti gli indicatori di performance presentati finora le evidenze<br />

australiane appaiono simili a quanto osservato mediamente in Europa, re<strong>la</strong>tivamente all’obiettivo di<br />

massimizzazione <strong>del</strong>le revenues da licensing (e all’effettivo conseguimento di concreti risultati in<br />

merito), l’esperienza <strong>del</strong>l’Australia si avvicina maggiormente ai casi rilevati nel<strong>la</strong> regione nord<br />

americana (Canada, ma – soprattutto – Stati Uniti).<br />

Infine, il tasso di creazione annuale di nuove imprese spin-off, partico<strong>la</strong>rmente contenuto (nel corso<br />

<strong>del</strong> 2007 ciascun UTT ha dato vita in media a 0,5 nuove imprese spin-off), appare simile a quanto<br />

156


8. Benchmark internazionale<br />

rilevato per <strong>la</strong> Corea <strong>del</strong> Sud ed il Canada, attestandosi a livelli sensibilmente inferiori rispetto alle<br />

evidenze presentate con riferimento a tutti gli altri ambiti nazionali inclusi nell’analisi.<br />

8.5. Nota metodologica<br />

Si è già avuto modo di sottolineare nell’introduzione al presente esercizio di benchmarking come il<br />

confronto tra indicatori di performance re<strong>la</strong>tivamente alle attività di valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca<br />

pubblica poste in essere in un set di contesti territoriali estremamente eterogeneo rispetto a tutta<br />

una serie di variabili di contesto (evoluzione storica, ruolo <strong>del</strong> governo centrale, framework<br />

istituzionale, provvedimenti legis<strong>la</strong>tivi adottati, e così via) sia da interpretare come un primo<br />

tentativo di comprendere - in via <strong>del</strong> tutto indicativa - <strong>la</strong> varietà di mo<strong>del</strong>li di TT adottati in differenti<br />

macro-regioni a livello mondiale da parte <strong>del</strong>le università, nonché lo stadio <strong>del</strong> ciclo di sviluppo nelle<br />

attività di valorizzazione raggiunto dai diversi sistemi nazionali <strong>del</strong>l’innovazione inclusi nell’analisi.<br />

Siamo tuttavia consapevoli <strong>del</strong>le limitazioni che tale esercizio incontra sul piano metodologico,<br />

soprattutto in considerazione <strong>del</strong>l’elevato impatto sortito sulle performance dei vari Paesi da variabili<br />

ambientali esterne, che non vengono qui considerate ai fini <strong>del</strong>l’analisi. Al<strong>la</strong> luce di ciò, ci si è limitati<br />

ad un confronto puramente descrittivo, raffrontando valori totali e medi re<strong>la</strong>tivi ai diversi contesti<br />

indagati.<br />

157


Appendice<br />

Appendice<br />

A. Il questionario d’indagine<br />

Ottava indagine annuale <strong>del</strong><br />

Network per <strong>la</strong> Valorizzazione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca Universitaria<br />

(re<strong>la</strong>tiva all’anno 2009)<br />

L’associazione Network per <strong>la</strong> Valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca Universitaria svolge un’indagine annuale<br />

sull’attività <strong>del</strong>le università italiane nel campo <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca<br />

scientifica, giunta ormai al<strong>la</strong> settima edizione. I rapporti di ricerca re<strong>la</strong>tivi alle precedenti indagini<br />

sono disponibili sul sito: www.netval.it.<br />

In appendice al presente questionario è disponibile un glossario per i termini che possono dar luogo<br />

ad interpretazioni dubbie.<br />

Per ulteriori chiarimenti ai fini <strong>del</strong><strong>la</strong> compi<strong>la</strong>zione e per <strong>la</strong> restituzione <strong>del</strong> questionario compi<strong>la</strong>to<br />

(da effettuarsi entro il 15 maggio 2010) si prega di scrivere all’indirizzo: survey@netval.it<br />

Informazioni generali sul soggetto rispondente:<br />

Nome <strong>del</strong> rispondente: ………………………………………………………………………………………………..………….…………………<br />

Nome <strong>del</strong>l’ufficio: ………………………………….……………………………………………………………….……………………………………………<br />

Nome <strong>del</strong>l’università:……………………………………………………………………………………………………………………………………………<br />

Indirizzo: …………………………………………………………………………………………………………………………….……………..………………..<br />

Codice postale: ……………………..……Città: …………………………………………………….………………….…………………………………….<br />

Sito web: www.…………………...………………….………………………………………………...........................................................…<br />

Telefono: ……………………………………………………...........................................................................................................<br />

Fax: ……………………………………………………………….………………………………………………………………………………………………….<br />

e-mail <strong>del</strong> rispondente:………….………….………….@……………………………………………………………………………………………….…<br />

158


Appendice<br />

Siamo consapevoli <strong>del</strong> fatto che alcune <strong>del</strong>le domande presenti nel questionario si riferiscono a dati che<br />

potrebbero essere considerati riservati. Per questo motivo, le chiediamo di indicare l’utilizzo che desidera<br />

venga fatto dei dati stessi indicando tutte le opzioni scelte:<br />

Desidero che i dati vengano utilizzati SOLO in forma aggregata nel rapporto finale.<br />

Desidero mettere i dati ANCHE a disposizione di altre università che, su base di reciprocità, mettano a<br />

disposizione i loro dati.<br />

N.B. Per favore, risponda “n.a.” (“non applicabile”) quando una determinata attività non viene svolta dal suo<br />

UTT (per es. “non ci occupiamo di brevetti”) e risponda invece “0” quando un’attività viene effettivamente<br />

svolta, ma non ha prodotto specifici output (per es. “ci occupiamo di brevetti, ma non abbiamo brevettato<br />

niente nell’anno considerato”).<br />

1. Il profilo <strong>del</strong>l’istituzione universitaria<br />

Informazioni sull’università<br />

2008 2009<br />

1.1 Budget totale annuale <strong>del</strong>l’università (in Euro) € €<br />

1.2 Numero di dottorandi<br />

1.3 Numero di contrattisti, assegnisti ed altre figure professionali impegnate<br />

nelle attività di ricerca (ETP – Equivalente Tempo Pieno)<br />

1.4 L’università comprende una facoltà di medicina (SI/NO)<br />

1.5 L’università comprende o partecipa ad un parco scientifico (SI/NO)<br />

1.6 L’università comprende o partecipa ad un incubatore di impresa (SI/NO)<br />

Attività di ricerca<br />

1.7. Indichi per favore il totale dei fondi per <strong>la</strong> ricerca (compresi sia i finanziamenti pubblici che quelli privati,<br />

in Euro), e – qualora disponga <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>tive informazioni – ne suddivida l’ammontare tra le differenti fonti<br />

di finanziamento di seguito riportate.<br />

2008 2009<br />

Fondi provenienti dal<strong>la</strong> Regione € €<br />

Fondi provenienti dal governo centrale (Mur, ecc.) € €<br />

Fondi provenienti dall’Unione Europea € €<br />

Donazioni € €<br />

Contratti per ricerche e consulenze finanziate da terzi e servizi tecnici € €<br />

Fondi propri <strong>del</strong>l’università € €<br />

Altro € €<br />

Totale dei fondi per <strong>la</strong> ricerca (in Euro) € €<br />

159


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Sezione 2. Il profilo <strong>del</strong>l’Ufficio di Trasferimento Tecnologico (UTT)<br />

Informazioni generali<br />

2.1 Presso <strong>la</strong> sua università è presente un UTT Si No<br />

2.2 Se sì, in che anno è stato costituito tale ufficio ……………………………………………………………………..……………………<br />

2.3 L’UTT presenta un orientamento settoriale<br />

In altri termini, lo staff <strong>del</strong>l’UTT è dedicato (anche parzialmente) a seguire diverse aree Si No<br />

2.4 Se sì, indicare quali aree: ……………………………………………………………………..………………………………………………………<br />

Informazioni sul personale <strong>del</strong>l’UTT<br />

2.5 Indichi per favore il numero di addetti ETP (Equivalenti a Tempo Pieno) presenti nello staff <strong>del</strong>l’UTT (inclusi<br />

i col<strong>la</strong>boratori) e - qualora disponga <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>tive informazioni - li suddivida tra addetti strutturati e non<br />

strutturati:<br />

Numero di addetti ETP strutturati a tempo indeterminato<br />

Numero di addetti ETP strutturati a tempo determinato<br />

Numero di addetti ETP non strutturati<br />

Numero totale di addetti ETP presenti nello staff <strong>del</strong>l’UTT (inclusi i col<strong>la</strong>boratori)<br />

2008 2009<br />

2.6 Indichi per favore <strong>la</strong> tipologia contrattuale degli addetti ETP (Equivalenti a Tempo Pieno) non strutturati<br />

presenti nello staff <strong>del</strong>l’UTT:<br />

Numero di addetti ETP con contratto a progetto<br />

Numero di addetti ETP con assegno di ricerca<br />

Numero di addetti ETP con borsa di ricerca<br />

Numero di addetti ETP con contratto interinale<br />

Numero di addetti ETP con contratto di col<strong>la</strong>borazione occasionale<br />

Numero di addetti ETP in stage<br />

Numero di addetti ETP con altra tipologia di contratto<br />

Numero totale di addetti ETP presenti nello staff <strong>del</strong>l’UTT (esclusi gli strutturati)<br />

2008 2009<br />

160


Appendice<br />

2.7 Indichi per favore come è complessivamente suddiviso il personale ETP <strong>del</strong>l’UTT (strutturato e non) fra le<br />

seguenti funzioni (il totale deve essere pari a 100%):<br />

2008 2009<br />

Personale ETP dedicato al<strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> Proprietà Intellettuale (PI) % %<br />

Personale ETP dedicato ai contratti di ricerca e consulenza (con l’industria) % %<br />

Personale ETP dedicato al licensing % %<br />

Personale ETP dedicato alle imprese spin-off % %<br />

Personale ETP dedicato ad altre mansioni (es. management, finanza, formazione,<br />

etc.)<br />

% %<br />

Totale 100% 100%<br />

2.8 L’UTT ricorre anche a servizi esterni per consulenze di tipo professionale su specifiche questioni legali,<br />

finanziarie, commerciali e/o legate al<strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI Si No<br />

Informazioni di carattere finanziario<br />

2. 9 L’UTT ha un budget dedicato Si No<br />

2. 10 Se sì, indichi per favore il <strong>valore</strong> <strong>del</strong> bi<strong>la</strong>ncio totale annuale <strong>del</strong>l’UTT (in Euro) e - qualora disponga <strong>del</strong>le<br />

re<strong>la</strong>tive informazioni - ne suddivida l’ammontare tra le differenti fonti di finanziamento di seguito<br />

riportate:<br />

2008 2009<br />

Dotazione <strong>del</strong>l’ateneo (budget <strong>del</strong>l’UTT + costi <strong>del</strong> personale strutturato) € €<br />

Autofinanziamento da progetti + conto terzi € €<br />

Autofinanziamento da brevetti / know-how € €<br />

Bi<strong>la</strong>ncio totale annuale (in Euro) € €<br />

161


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Obiettivi istituzionali, mission e politiche <strong>del</strong>l’UTT 59<br />

2.11 In base al<strong>la</strong> strategia <strong>del</strong> suo UTT, assegni un <strong>valore</strong> all’importanza attribuita ai seguenti obiettivi<br />

(=poco importante; =molto importante):<br />

Generare ricavi per il personale accademico<br />

Generare risorse aggiuntive per l’università e i suoi dipartimenti<br />

Generare ricadute sull’economia regionale<br />

Generare ricadute sull’economia nazionale<br />

Gestire in modo appropriato i risultati di ricerca da un punto di<br />

vista sia legale che commerciale<br />

Punteggio<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Poco importante Molto importante<br />

2.12 Qual è <strong>la</strong> missione <strong>del</strong>l’UTT (è possibile fornire ANCHE PIU’ DI UNA risposta):<br />

Promuovere <strong>la</strong> valorizzazione in chiave economica dei risultati e <strong>del</strong>le competenze <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca<br />

scientifica e tecnologica.<br />

Potenziare le capacità <strong>del</strong>l’università, e dei singoli dipartimenti, di stipu<strong>la</strong>re contratti e/o<br />

convenzioni di ricerca con imprese ed altre organizzazioni.<br />

Sostenere le politiche di brevettazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca e potenziare le capacità<br />

<strong>del</strong>l’università di sfruttare commercialmente i diritti derivanti dal proprio portafoglio brevetti (cessioni<br />

e licensing).<br />

Diffondere una cultura imprenditoriale <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca e sostenere le iniziative di spin-off.<br />

Promuovere il trasferimento tecnologico e i processi di sviluppo economico a livello locale e<br />

regionale.<br />

2.13 Indichi per favore per quali dei seguenti argomenti nel<strong>la</strong> sua università sono state definite e scritte<br />

<strong>del</strong>le specifiche politiche e/o rego<strong>la</strong>menti (è possibile fornire ANCHE PIU’ DI UNA risposta):<br />

Proprietà <strong>del</strong>le invenzioni<br />

Proprietà <strong>del</strong> copyright<br />

Col<strong>la</strong>borazione con l’industria e ricerche a contratto<br />

Creazione di imprese spin-off<br />

Conflitti di interesse<br />

59 E’ noto che alcune università adottano altre denominazioni, quali Liaison Office, Ufficio per <strong>la</strong> Valorizzazione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca, Knowledge Transfer Office, ecc.<br />

162


Appendice<br />

Rapporti tra l’università e l’Ufficio di Trasferimento Tecnologico (UTT)<br />

2.14 Qual è il rapporto tra l’università e l’UTT (è possibile indicare SOLO UNA risposta)<br />

L’UTT è un ufficio interno all’università<br />

L’UTT è un’organizzazione non profit control<strong>la</strong>ta dall’università<br />

L’UTT è una società profit esterna ma control<strong>la</strong>ta dall’università<br />

L’UTT è una società non-profit legata all’università da un accordo formale<br />

L’UTT è una società profit legata all’università da un accordo formale<br />

2.15 Quali sono le funzioni svolte dall’UTT per l’università (è possibile indicare anche PIU’ DI UNA risposta)<br />

Gestione dei fondi per <strong>la</strong> ricerca<br />

Gestione dei contratti di ricerca in col<strong>la</strong>borazione con l’industria<br />

Gestione <strong>del</strong><strong>la</strong> Proprietà Intellettuale (PI)<br />

Gestione <strong>del</strong>le attività di licensing<br />

Gestione dei contratti di ricerca e consulenza<br />

Fornitura di servizi tecnici<br />

Supporto al<strong>la</strong> creazione di imprese spin-off<br />

Gestione di Parchi Scientifici/Incubatori<br />

Accordi con fondi di seed capital o business angel network<br />

Sviluppo professionale continuo<br />

2.16 L’UTT fornisce servizi anche ad altre università od enti di ricerca pubblici Si No<br />

2.17 Se sì, potrebbe indicare il numero di enti serviti dal vostro UTT appartenenti alle seguenti categorie:<br />

………… Università generiche<br />

………… Università tecniche<br />

………… Ospedali<br />

……….. Altro (specificare): ………………..………………………………………………………………………………………………….<br />

Sezione 3. La gestione <strong>del</strong><strong>la</strong> Proprietà Intellettuale (PI)<br />

3.1 L’UTT adotta specifiche procedure e regole in merito alle invenzioni valutate/esaminate Si No<br />

3.2 Numero di invenzioni identificate (invention disclosures)<br />

3.3 Numero di accordi di riservatezza (confidentiality agreements)<br />

2008 2009<br />

163


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

3.4. Indichi per favore il numero totale di domande di priorità presentate e – qualora disponga <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>tive<br />

informazioni – ne suddivida il numero in base all’ufficio brevettuale di competenza<br />

Domande di priorità presentate in Italia<br />

Domande di priorità presentate in Europa<br />

Domande di priorità presentate negli Stati Uniti<br />

Domande di priorità presentate in altri Paesi<br />

Numero totale di domande di priorità presentate nell’anno<br />

2008 2009<br />

3.5. Indichi per favore il numero totale <strong>del</strong>le domande di brevetto: estensioni (procedura PCT I) presentate e –<br />

qualora disponga <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>tive informazioni – ne suddivida il numero in base all’ufficio brevettuale di<br />

competenza<br />

Domande di brevetto: estensioni (PCT I) presentate in Italia<br />

Domande di brevetto: estensioni (PCT I) presentate in Europa<br />

Domande di brevetto: estensioni (PCT I) presentate al<strong>la</strong> WIPO<br />

Numero totale di brevetto: estensioni (PCT I) presentate nell’anno<br />

2008 2009<br />

3.6. Indichi per favore il numero totale <strong>del</strong>le domande di brevetto: nazionalizzazioni (procedura PCT II)<br />

presentate e – qualora disponga <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>tive informazioni – ne suddivida il numero in base all’ufficio<br />

brevettuale di competenza<br />

Domande di brevetto: nazionalizzazioni (PCT II) presentate in Europa<br />

Domande di brevetto: nazionalizzazioni (PCT II) presentate negli Stati Uniti<br />

Domande di brevetto: nazionalizzazioni (PCT II) presentate in altri Paesi<br />

Numero totale di brevetto: nazionalizzazioni (PCT II) presentate nell’anno<br />

2008 2009<br />

3.7. Indichi per favore il numero totale di brevetti concessi e – qualora disponga <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>tive informazioni –<br />

ne suddivida il numero in base all’ufficio brevettuale di competenza<br />

Numero di brevetti concessi in Italia<br />

Numero di brevetti concessi in Europa<br />

Numero di brevetti concessi negli Stati Uniti<br />

Numero di brevetti concessi in altri Paesi<br />

Numero totale di brevetti concessi nell’anno<br />

2008 2009<br />

164


Appendice<br />

3.8. Numero di brevetti attivi (domande in attesa di concessione e brevetti concessi) di tito<strong>la</strong>rità/co-tito<strong>la</strong>rità<br />

<strong>del</strong>l’università complessivamente attivi in portafoglio al 31 dicembre di ciascun anno (totale dei titoli attivi,<br />

decurtato dei casi di dismissione, cessione e vendita):<br />

Brevetti Italia (domande di priorità + estensione PCT I + concessioni)<br />

Brevetti Europa, diretti o fase unificata EPC (domande di priorità +<br />

estensione PCT I + nazionalizzazioni PCT II + concessioni)<br />

Brevetti Stati Uniti (domande di priorità + estensione PCT I +<br />

nazionalizzazioni PCT II + concessioni)<br />

Validazioni nazionali (post fase II PCT)<br />

Numero totale di brevetti attivi in portafoglio al 31 dicembre di ogni anno<br />

al 31.12.2008 al 31.12.2009<br />

3.9 Ammontare <strong>del</strong><strong>la</strong> spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI (spese legali esterne,<br />

costi di brevettazione e consulenze) sostenuta dall’UTT (in Euro)<br />

2008 2009<br />

€ €<br />

3.10 Percentuale <strong>del</strong><strong>la</strong> spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI coperta da (il totale deve essere pari a 100%):<br />

2008 2009<br />

Licenziatari ……...………% ……...………%<br />

Sussidi o fondi propri <strong>del</strong>l’ateneo ……...………% ……...………%<br />

Totale spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI 100% 100%<br />

Sezione 4. Licensing,<br />

contratti di Ricerca & Consulenza (R&C) e di ricerca col<strong>la</strong>borativa<br />

4.1 Numero di licenze/opzioni concluse nell’anno<br />

4.2 Numero di licenze/opzioni attive in portafoglio al 31 dicembre<br />

4.3 Numero di contratti di cessione stipu<strong>la</strong>ti nell’anno<br />

2008 2009<br />

4.4. Quante licenze/opzioni sono state oggetto di contratti conclusi nell’anno con:<br />

Imprese spin-off italiane<br />

Altre imprese e organizzazioni localizzate in Italia<br />

Imprese e organizzazioni estere, localizzate intra-UE<br />

Imprese e organizzazioni estere, localizzate extra-UE<br />

Totale (ATTENZIONE: il numero totale deve essere uguale a quello indicato<br />

al punto 4.1):<br />

2008 2009<br />

165


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Con riferimento ai contratti di licenza e/o opzione conclusi nell’anno potrebbe indicare:<br />

4.5 Numero di licenze esclusive<br />

4.6 Numero di licenze e/o opzioni che hanno generato ritorni nell’anno<br />

4.7 Numero di licenze e/o opzioni aventi per oggetto brevetti<br />

2008 2009<br />

2008 2009<br />

4.8 Entrate da licenze/opzioni stipu<strong>la</strong>te nell’anno (in Euro; IVA esclusa) € €<br />

4.9 Entrate da licenze/opzioni attive in portafoglio al 31 dicembre (in Euro; IVA<br />

esclusa)<br />

€ €<br />

4.10 Entrate da contratti di cessione stipu<strong>la</strong>ti nell’anno (in Euro; IVA esclusa) € €<br />

4.11 Entrate da contratti di ricerca col<strong>la</strong>borativa stipu<strong>la</strong>ti nell’anno al<strong>la</strong> cui<br />

negoziazione ha partecipato l’UTT (in Euro; IVA esclusa)<br />

4.12 Entrate da contratti di ricerca e consulenza (ricerca col<strong>la</strong>borativa esclusa)<br />

stipu<strong>la</strong>ti nell’anno al<strong>la</strong> cui negoziazione ha partecipato l’UTT (in Euro; IVA<br />

esclusa)<br />

€ €<br />

€ €<br />

4.13. Fatto 100 il totale <strong>del</strong>le entrate da licenze registrato nell’anno, potrebbe indicare i criteri di ripartizione<br />

<strong>del</strong>le entrate da licenze adottati presso il vostro Ateneo tra le seguenti categorie di soggetti:<br />

2008 2009<br />

Ateneo e/o facoltà ……...………% ……...………%<br />

UTT ……...………% ……...………%<br />

Inventori ……...………% ……...………%<br />

Dipartimenti degli inventori ……...………% ……...………%<br />

Totale <strong>del</strong>le entrate da licenze 100% 100%<br />

Sezione 5. Il supporto alle imprese spin-off<br />

ATTENZIONE: nel significato utilizzato da questa indagine, le imprese spin-off sono imprese operanti in settori<br />

high-tech costituite da (almeno) un professore/ricercatore universitario e/o da un dottorando/contrattista/<br />

studente che abbia effettuato attività di ricerca pluriennale su un tema specifico, oggetto di creazione<br />

<strong>del</strong>l’impresa stessa. Non è quindi sufficiente che un’impresa sia localizzata in un incubatore universitario ai fini<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> definizione di impresa spin-off.<br />

5.1 Numero di imprese spin-off <strong>del</strong>l’università costituite nell’anno<br />

5.2 Numero di imprese spin-off cessate nell’anno<br />

5.3 Numero complessivo di imprese spin-off attive al 31 dicembre<br />

5.4 Numero di imprese spin-off attive nel<strong>la</strong> stessa regione <strong>del</strong>l’università<br />

5.5 Numero di spin-off attive partecipate dal vostro ateneo<br />

2008 2009<br />

166


Appendice<br />

5.6 Con riferimento alle imprese spin-off attive al 31 dicembre 2009, indicare <strong>la</strong> denominazione e il settore di<br />

attività e – se possibile – anche le altre informazioni richieste:<br />

Denominazione<br />

impresa<br />

Settore di<br />

attività<br />

Fatturato<br />

2008<br />

€ €<br />

€ €<br />

€ €<br />

€ €<br />

€ €<br />

€ €<br />

€ €<br />

€ €<br />

€ €<br />

€ €<br />

Fatturato<br />

2009<br />

Numero di<br />

addetti ETP 2008<br />

Numero di<br />

addetti ETP 2009<br />

5.7 Qual è il numero <strong>del</strong>le imprese spin-off costituite nel corso <strong>del</strong>l’anno nelle quali è stato previsto:<br />

2008 2009<br />

Il coinvolgimento formale di ricercatori/professori <strong>del</strong>l’università<br />

Un accordo formale (licenza) con l’università<br />

L’uso di infrastrutture <strong>del</strong>l’università<br />

L’affitto di spazi nell’incubatore gestito dall’università<br />

5.8 Nel corso <strong>del</strong> 2009 il suo ateneo o il suo UTT ha realizzato cessioni di quote detenute nel capitale sociale<br />

<strong>del</strong>le imprese spin-off partecipate Si No<br />

5.9 Nel corso <strong>del</strong> 2009, in quanti casi l’UTT ha col<strong>la</strong>borato con imprese spin-off <strong>del</strong>l’ateneo in occasione<br />

<strong>del</strong>l’entrata nel capitale sociale di partner finanziari (es. VC)..................................................................................<br />

Sezione 6. Gli incentivi al Trasferimento Tecnologico (TT)<br />

6.1 I docenti possono trattenere una quota dei proventi derivanti dai contratti di ricerca e<br />

consulenza<br />

6.2 I docenti possono ricevere compensi anche per altre attività di trasferimento <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

conoscenza (come ad esempio <strong>la</strong> docenza in programmi di formazione continua)<br />

6.3 I docenti vengono ricompensati se generano entrate dal<strong>la</strong> ricerca oltre un livello<br />

prestabilito<br />

6.4 Se sì, vengono ricompensati con premi monetari<br />

6.5 O magari attraverso l’attribuzione di altri fondi per <strong>la</strong> ricerca<br />

6.6 Il personale accademico può far parte <strong>del</strong> capitale sociale di un’impresa spin-off<br />

6.7 Il personale accademico può ricevere incentivi finanziari per <strong>la</strong> creazione di imprese<br />

SI<br />

NO<br />

167


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

spin-off (aggiuntivi rispetto al<strong>la</strong> partecipazione al capitale sociale da parte <strong>del</strong>l’università)<br />

6.8 Il coinvolgimento nell’attività di trasferimento tecnologico viene preso in<br />

considerazione nel valutare <strong>la</strong> possibilità di avanzamenti di carriera dei docenti<br />

6.9 Vengono utilizzati altri incentivi per stimo<strong>la</strong>re il coinvolgimento di docenti e ricercatori<br />

nelle attività di trasferimento tecnologico<br />

6.10 Lo staff <strong>del</strong>l’UTT riceve incentivi finanziari in funzione dei risultati raggiunti nelle<br />

attività di supporto al TT<br />

6.11 I docenti possono ottenere periodi “sabbatici” per <strong>la</strong>vorare in imprese spin-off di cui<br />

sono soci<br />

SI<br />

NO<br />

Sezione 7. Il ruolo <strong>del</strong>l’UTT nell’ateneo<br />

7.1 L’UTT persegue per definizione una mission molto ambiziosa, e cioè quel<strong>la</strong> di agevo<strong>la</strong>re il trasferimento dei<br />

risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca accademica verso ambiti applicativi. A tal proposito, potrebbe per favore indicare <strong>la</strong><br />

applicabilità <strong>del</strong>le seguenti caratteristiche al<strong>la</strong> realtà <strong>del</strong> Vostro ateneo ( = per niente; = poco; =<br />

abbastanza; = molto).<br />

Ritiene che le risorse assegnate dall’università al Vostro UTT siano adeguate<br />

rispetto al<strong>la</strong> Vostra mission<br />

Ritiene che il Vostro UTT sia un punto di riferimento per il personale accademico<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> Vostra università<br />

In partico<strong>la</strong>re, ritiene che il Vostro UTT sia percepito come una sorta di passaggio<br />

obbligato (in termini di utilità e non dal punto di vista amministrativo) per i<br />

ricercatori interessati a trasferire al mercato i risultati <strong>del</strong>le proprie attività di<br />

ricerca<br />

Ritiene che l’intensità e <strong>la</strong> qualità <strong>del</strong> confronto tra il Vostro UTT e gli organi<br />

direttivi di ateneo (ad esempio il Rettore) per <strong>la</strong> condivisione <strong>del</strong><strong>la</strong> mission e <strong>del</strong>le<br />

scelte strategiche <strong>del</strong>l’Ufficio siano sufficienti<br />

Ritiene che l’intensità e <strong>la</strong> qualità <strong>del</strong> confronto tra il Vostro UTT e gli UTT di altre<br />

università siano sufficienti<br />

Punteggio<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Per niente Molto<br />

7.2 A tal proposito, potrebbe indicare i cinque atenei italiani con cui il Vostro UTT intrattiene re<strong>la</strong>zioni più<br />

frequenti<br />

….……………………………………………………………………………………………………………………………….……………………………………<br />

………………….…………………………………………………………………………………………………………………………………….………………<br />

………………………………………………………………………………………………………………………………………………….……………………<br />

……..…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………<br />

………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..<br />

168


Appendice<br />

7.3 Infine, quali UTT di atenei italiani possono essere considerati “punti di riferimento” nel campo <strong>del</strong><br />

trasferimento tecnologico<br />

……………………………………………………………………………………………………………………………….………………………………………<br />

….…………………………………………………………………………………………………………………………………………………….………………<br />

….……………………………………………………………………………………………………………………………………………….……………………<br />

…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….……….…<br />

………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………<br />

169


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

B. Il peso <strong>del</strong>le università rispondenti<br />

Tabel<strong>la</strong> B.1 - Numero di studenti iscritti e numero di docenti di ruolo<br />

presso le 57 università rispondenti all’indagine 2009 (fonte: e<strong>la</strong>borazione su dati MIUR) 60<br />

Studenti 61 Docenti 62 Docenti S&T 63<br />

Università<br />

Quota %<br />

Quota %<br />

Quota %<br />

Freq.<br />

Freq.<br />

Freq.<br />

sul totale sul totale<br />

sul totale<br />

assoluta<br />

assoluta<br />

assoluta<br />

nazionale nazionale<br />

nazionale<br />

1 Università di Roma "La Sapienza" 133.052 7,47 4.434 7,28 2.672 7,47<br />

2 Università di Napoli "Federico II" 89.420 5,02 2.876 4,72 2.016 5,64<br />

3 Università di Bologna 81.461 4,57 3.111 5,11 1.791 5,01<br />

4 Università di Catania 61.449 3,45 1.593 2,62 1.057 2,96<br />

5 Università di Padova 60.901 3,42 2.309 3,79 1.525 4,26<br />

6 Università di Torino 60.369 3,39 2.125 3,49 1.173 3,28<br />

7 Università di Mi<strong>la</strong>no 59.398 3,34 2.339 3,84 1.614 4,51<br />

8 Università di Palermo 55.486 3,12 1.974 3,24 1.184 3,31<br />

9 Università di Bari 54.385 3,05 1.849 3,04 1.090 3,05<br />

10 Università di Firenze 53.666 3,01 2.117 3,48 1.191 3,33<br />

11 Università di Pisa 52.904 2,97 1.731 2,84 1.213 3,39<br />

12 Università di Salerno 36.767 2,06 1.004 1,65 428 1,20<br />

13 Università di Roma III 34.988 1,96 936 1,54 268 0,75<br />

14 Università di Genova 34.769 1,95 1.494 2,45 957 2,68<br />

15 Politecnico di Mi<strong>la</strong>no 34.663 1,95 1.356 2,23 923 2,58<br />

16 Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria 34.627 1,94 836 1,37 490 1,37<br />

17 Università di Cagliari 34.439 1,93 1.127 1,85 676 1,89<br />

18 Università di Roma "Tor Vergata" 31.688 1,78 1.544 2,54 1.047 2,93<br />

19 Università di Mi<strong>la</strong>no-Bicocca 30.669 1,72 910 1,49 424 1,19<br />

20 Università di Perugia 29.793 1,67 1.229 2,02 839 2,35<br />

21 Università di Messina 29.428 1,65 1.365 2,24 906 2,53<br />

22 Università di Parma 29.288 1,64 1.029 1,69 729 2,04<br />

23 Seconda Università di Napoli 29.257 1,64 1.054 1,73 703 1,97<br />

24 Politecnico di Torino 25.312 1,42 868 1,43 688 1,92<br />

25 Università <strong>del</strong> Salento 23.396 1,31 726 1,19 255 0,71<br />

26 Università di Verona 23.128 1,30 791 1,30 382 1,07<br />

27 Università di Pavia 21.925 1,23 1.058 1,74 734 2,05<br />

60 Fonte: MIUR, Ufficio di Statistica, http://www.miur.it.<br />

61 Dati al 31 gennaio 2010, re<strong>la</strong>tivi al numero di studenti iscritti all’anno accademico 2009-2010.<br />

62 Dati al 31 dicembre 2009.<br />

63 Dati al 31 dicembre 2009.<br />

170


Appendice<br />

Studenti 61 Docenti 62 Docenti S&T 63<br />

Università<br />

Quota %<br />

Quota %<br />

Quota %<br />

Freq.<br />

Freq.<br />

Freq.<br />

sul totale sul totale<br />

sul totale<br />

assoluta<br />

assoluta<br />

assoluta<br />

nazionale nazionale nazionale<br />

28 Università de L'Aqui<strong>la</strong> 20.127 1,13 616 1,01 466 1,30<br />

29 Università di Modena e Reggio Emilia 19.385 1,09 864 1,42 602 1,68<br />

30 Università di Venezia "Ca' Foscari" 18.369 1,03 518 0,85 116 0,32<br />

31 Università di Trieste 18.225 1,02 824 1,35 463 1,29<br />

32 Università di Ferrara 17.827 1,00 659 1,08 467 1,31<br />

33 Università Politecnica <strong>del</strong>le Marche 16.632 0,93 552 0,91 465 1,30<br />

34 Università di Siena 16.450 0,92 1.022 1,68 571 1,60<br />

35 Università di Udine 16.319 0,92 732 1,20 442 1,24<br />

36 Università di Bergamo 15.558 0,87 338 0,56 88 0,25<br />

37 Università di Trento 14.843 0,83 567 0,93 218 0,61<br />

38 Università di Sassari 14.777 0,83 699 1,15 436 1,22<br />

39 Università di Brescia 14.045 0,79 566 0,93 429 1,20<br />

40 Università "Bocconi" di Mi<strong>la</strong>no 12.925 0,73 211 0,35 0 0,00<br />

41 Università "Magna Graecia" di Catanzaro 11.374 0,64 224 0,37 170 0,48<br />

42 Università Telematica "G. Marconi" 11.198 0,63 17 0,03 3 0,01<br />

43 Università di Cassino 11.087 0,62 334 0,55 107 0,30<br />

44 Università di Macerata 10.963 0,62 314 0,52 0 0,00<br />

45 Università di Foggia 10.797 0,61 369 0,61 173 0,48<br />

46 Università <strong>del</strong> Piemonte Orientale 9.507 0,53 388 0,64 204 0,57<br />

47 Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Basilicata 8.715 0,49 321 0,53 256 0,72<br />

48 Università di Teramo 8.377 0,47 256 0,42 91 0,25<br />

49 Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Tuscia 7.777 0,44 300 0,49 162 0,45<br />

50 Università di Camerino 7.496 0,42 277 0,45 205 0,57<br />

51 Università <strong>del</strong> Molise 7.485 0,42 284 0,47 132 0,37<br />

52 Università <strong>del</strong> Sannio 7.428 0,42 192 0,32 112 0,31<br />

53 Libera Università di Bolzano 2.957 0,17 87 0,14 24 0,07<br />

54 Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Valle d'Aosta 1.194 0,07 55 0,09 0 0,00<br />

55 Scuo<strong>la</strong> Normale Superiore di Pisa 0 0,00 93 0,15 36 0,10<br />

56 Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant'Anna - Pisa 0 0,00 67 0,11 33 0,09<br />

57 SISSA - Tireste 0 0,00 62 0,10 62 0,17<br />

Totale rispondenti all'indagine 2009 1.578.465 88,65 55.593 91,31 33.508 93,70<br />

Totale nazionale 1.780.653 -- 60.882 -- 35.762 --<br />

171


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

C. Approfondimento statistico<br />

C.1. Il ruolo degli UTT negli atenei italiani<br />

Tabel<strong>la</strong> C.1.1 - Anno di costituzione degli UTT (n=58)<br />

Anno di riferimento Numero di università Quota percentuale Percentuale cumu<strong>la</strong>ta<br />

Fino al 2000 5 8,6 8,6<br />

2001 5 8,6 17,2<br />

2002 4 6,9 24,1<br />

2003 4 6,9 31,0<br />

2004 7 12,1 43,1<br />

2005 15 25,9 69,0<br />

2006 9 15,5 84,5<br />

2007 7 12,1 96,6<br />

2008 2 3,4 100,0<br />

2009 0 0,0 100,0<br />

Numero di università 58 100,0 --<br />

C<strong>la</strong>ssi di budget totale annuale<br />

(valori espressi in milioni di euro)<br />

Tabel<strong>la</strong> C.1.2 - Budget totale annuale <strong>del</strong>le università<br />

Numero di università<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

≤50 10 10 11 10 8 7<br />

>50 - ≤100 10 12 11 12 11 9<br />

>100 - ≤200 14 13 13 15 14 8<br />

>200 - ≤300 7 8 9 8 8 12<br />

>300 - ≤500 8 7 8 7 9 5<br />

>500 2 3 5 7 6 7<br />

Numero di università 51 53 57 59 56 48<br />

Budget totale annuale (milioni di Euro) 9.738,5 10.066,5 12.102,7 12.461,4 12.662,9 11.569,4<br />

Budget medio annuale (milioni di Euro) 191,0 189,9 212,3 211,2 226,1 241,0<br />

Budget totale top 5 (milioni di Euro) 2.947,4 3.167,6 3.513,1 3.396,8 3.549,8 3.691,5<br />

Budget medio top 5 (milioni di Euro) 589,5 633,5 702,6 679,4 710,0 738,3<br />

172


Appendice<br />

Tabel<strong>la</strong> C.1.3 - Presenza di facoltà di medicina, parchi scientifici ed incubatori di impresa<br />

L'università include una facoltà di<br />

medicina<br />

L'università possiede o partecipa<br />

ad un parco scientifico<br />

L'università possiede o partecipa<br />

ad un incubatore di impresa<br />

Quota percentuale di università<br />

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

58,5 59,7 61,8 61,8 62,3 62,3 62,3<br />

(n=65) (n=67) (n=68) (n=68) (n=69) (n=69) (n=69)<br />

44,6 53,1 52,3 53,0 53,1 62,5 57,9%<br />

(n=56) (n=64) (n=65) (n=66) (n=64) (n=56) (n=57)<br />

23,3 33,8 34,4 38,5 38,5 38,5 47,4%<br />

(n=56) (n=65) (n=64) (n=65) (n=65) (n=57) (n=57)<br />

Tabel<strong>la</strong> C.1.4 - Fondi per <strong>la</strong> ricerca <strong>del</strong>le università<br />

C<strong>la</strong>ssi di fondi per <strong>la</strong> ricerca<br />

Numero di università<br />

(valori espressi in milioni di Euro) 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

≤10 21 25 29 30 21 18<br />

>10 - ≤25 19 17 18 15 19 15<br />

>25 - ≤50 10 6 3 5 2 5<br />

>50 - ≤75 1 4 5 5 5 5<br />

>75 - ≤100 0 0 3 3 6 1<br />

>100 0 0 0 0 0 1<br />

Numero di università 51 52 58 58 53 45<br />

Totale fondi per <strong>la</strong> ricerca (milioni di Euro) 784,7 778,4 1.090,8 1.162,0 1.274,2 1.065,9<br />

Media fondi per <strong>la</strong> ricerca (milioni di Euro) 15,4 15,0 18,8 20,0 24,0 23,7<br />

Totale fondi top 5 (milioni di Euro) 233,2 261,9 383,4 391,6 436,5 408,5<br />

Media fondi top 5 (milioni di Euro) 46,6 52,4 76,7 78,3 87,3 81,7<br />

Media docenti S&T (n=69) 507,3 526,3 537,2 534,7 533,4 514,4<br />

Tabel<strong>la</strong> C.1.5 - Provenienza dei fondi per <strong>la</strong> ricerca nelle università ‘top 5’<br />

Quota percentuale sul totale dei fondi per <strong>la</strong> ricerca<br />

Provenienza<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

(n=5) (n=5) (n=5) (n=5) (n=5) (n=5)<br />

Governo centrale 36,0 37,7 35,7 37,5 27,0 28,2<br />

Contratti di R&C finanziati da<br />

terzi e servizi tecnici<br />

21,1 24,1 23,9 24,9 25,3 19,5<br />

Fondi propri <strong>del</strong>l’università 17,6 13,1 15,0 17,0 16,4 26,0<br />

Unione Europea 8,2 8,3 10,5 8,4 11,8 9,7<br />

Regione e altri enti locali 1,2 4,2 2,2 1,7 7,9 4,0<br />

Donazioni 2,6 2,1 1,3 1,1 1,2 1,1<br />

Altre fonti 13,3 10,5 11,4 9,5 10,4 11,4<br />

Totale fondi per <strong>la</strong> ricerca 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

173


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Tabel<strong>la</strong> C.1.6 - Importanza degli obiettivi istituzionali degli UTT<br />

(= poco importante; = molto importante) 64<br />

Punteggio medio<br />

Obiettivi istituzionali<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

(n=32) (n=44) (n=49) (n=54) (n=44) (n=49)<br />

Generare risorse aggiuntive per università e dipartimenti 4,7 4,5 4,3 4,3 4,3 4,4<br />

Generare ricadute sull'economia regionale 3 3,6 3,7 4,1 4,1 4,1<br />

Generare ricadute sull'economia nazionale 2 3,2 3,1 3,4 3,3 3,3<br />

Generare ricavi per il personale accademico 2,3 2,4 2,2 2,3 2,0 2<br />

Gestire in modo appropriato i risultati di ricerca<br />

da un punto di vista sia legale che commerciale<br />

4,4 4,5 4,4 4,5 4,5<br />

Definizione di rego<strong>la</strong>menti specifici<br />

in riferimento a…<br />

Tabel<strong>la</strong> C.1.7 - Politiche per il TT<br />

2004<br />

(n=43)<br />

Quota percentuale di università<br />

2005<br />

(n=47)<br />

2006<br />

(n=52)<br />

2007<br />

(n=57)<br />

2008<br />

(n=46)<br />

2009<br />

(n=52)<br />

Creazione di imprese spin-off 81,4 80,9 84,6 87,7 93,5 96,2<br />

Proprietà <strong>del</strong>le invenzioni 83,7 83 86,5 80,7 84,8 86,5<br />

Col<strong>la</strong>borazione con l'industria e ricerche a contratto 67,4 57,4 80,8 77,2 76,1 71,2<br />

Conflitti di interesse 18,6 25,5 21,2 19,3 32,6 25,0<br />

Proprietà <strong>del</strong> copyright 18,6 14,9 15,4 14 10,9 9,6<br />

L'UTT si occupa di…<br />

Tabel<strong>la</strong> C.1.8 - Funzioni svolte dagli UTT 65<br />

2004<br />

(n=43)<br />

Quota percentuale di università<br />

2005<br />

(n=46)<br />

2006<br />

(n=49)<br />

2007<br />

(n=56)<br />

2008<br />

(n=46)<br />

2009<br />

(n=51)<br />

Supporto al<strong>la</strong> creazione di imprese spin-off 79,1 87 89,8 91,1 93,5 92,2<br />

Gestione <strong>del</strong><strong>la</strong> Proprietà Intellettuale 79,1 78,3 87,8 89,3 91,3 94,1<br />

Gestione <strong>del</strong>le attività di licensing 72,1 63 63,3 69,6 80,4 76,5<br />

Gestione dei contratti di ricerca e col<strong>la</strong>borazione con<br />

l'industria<br />

56,5 63,3 44,6 43,5 45,1<br />

Gestione dei contratti di ricerca e consulenza 48,8 43,5 49 30,4 23,9 41,2<br />

Sviluppo professionale continuo 18,6 15,2 20,4 28,6 28,3 27,5<br />

Fornitura di servizi tecnici 9,3 15,2 16,3 25 15,2 23,5<br />

Gestione dei fondi per <strong>la</strong> ricerca 23,3 21,7 22,4 17,9 21,7 23,5<br />

Gestione di parchi scientifici/incubatori 9,3 13 10,2 8,9 10,9 25,5<br />

Gestione di fondi di seed capital 11,6 4,3 8,2 7,1 15,2 9,8<br />

64 L'area azzurra si riferisce a dati non richiesti nello specifico anno di riferimento.<br />

65 L’area azzurra si riferisce a dati non richiesti nello specifico anno di riferimento.<br />

174


Appendice<br />

C.2. Le risorse a disposizione degli UTT<br />

Tabel<strong>la</strong> C.2.1 - Distribuzione <strong>del</strong> personale ETP <strong>del</strong>l'UTT per tipologia di attività svolta<br />

Tipologia di attività svolta<br />

2004<br />

(n=35)<br />

Quota percentuale media di addetti ETP<br />

2005<br />

(n=44)<br />

2006<br />

(n=47)<br />

2007<br />

(n=49)<br />

2008<br />

(n=49)<br />

2009<br />

(n=48)<br />

Contratti di R&C 31,5 30,5 29,0 27,9 28,8 28,1<br />

Protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI 20,4 20,2 19,7 18,3 20,0 19,2<br />

Spin-off 13,8 11,6 11,5 13,5 11,3 11,4<br />

Attività di licensing 22,3 22,1 25,9 22,9 22,1 25,1<br />

Altre mansioni 12,0 15,6 13,8 17,4 17,8 16,2<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Tabel<strong>la</strong> C.2.2 – Fonti di finanziamento <strong>del</strong> bi<strong>la</strong>ncio degli UTT (periodo 2004-2007)<br />

Fonti di finanziamento <strong>del</strong> bi<strong>la</strong>ncio degli UTT<br />

Quota percentuale media <strong>del</strong> bi<strong>la</strong>ncio<br />

2004 2005 2006 2007<br />

Fondi pubblici di ateneo 78,6 80,0 61,9 57,1<br />

Finanziamenti pubblici 8,4 6,2 18,4 28,7<br />

OH sui contratti di R&C 5,6 3,4 9,4 4,4<br />

Entrate da attività di licensing 5,3 2,6 1,9 2,5<br />

Vendita di servizi 1,6 2,4 0,4 0,9<br />

Entrate da partecipazioni azionarie 0,0 0,4 0,2 0,5<br />

Altro 0,6 5,0 7,9 6,0<br />

Totale bi<strong>la</strong>ncio annuale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Tabel<strong>la</strong> C.2.3 – Fonti di finanziamento <strong>del</strong> bi<strong>la</strong>ncio degli UTT (periodo 2007-2009)<br />

Provenienza <strong>del</strong> bi<strong>la</strong>ncio <strong>del</strong>l'UTT<br />

2007<br />

(n=20)<br />

2008<br />

(n=27)<br />

2009<br />

(n=27)<br />

Dotazione <strong>del</strong>l'ateneo 77,2 71,3 76,6<br />

Autofinanziamento da progetti e conto terzi 17,7 20,3 16,9<br />

Autofinanziamento da brevetti escluso il know-how 5,1 8,4 6,5<br />

Totale 100,0 100,0 100,0<br />

175


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Portafoglio<br />

brevetti<br />

C.3. Dalle invenzioni ai brevetti<br />

Tabel<strong>la</strong> C.3.1 – Portafoglio brevetti attivi al 31 dicembre di ciascun anno<br />

Brev.<br />

IT<br />

Al 31 Dicembre 2006 Al 31 Dicembre 2007<br />

Brev.<br />

USA<br />

Brev.<br />

EUR.<br />

Valid.<br />

Naz.<br />

Tot.<br />

Brev.<br />

IT<br />

Brev.<br />

USA<br />

Brev.<br />

EUR.<br />

Valid.<br />

Naz.<br />

0 8 22 17 31 9 9 20 14 31 6<br />

1-5 10 17 17 11 7 11 18 18 11 10<br />

6-10 9 6 8 3 5 6 7 12 5 6<br />

11-15 8 2 3 1 4 8 3 2 2 3<br />

16-20 1 1 2 1 4 5 0 1 1 4<br />

21-30 6 1 1 1 6 2 3 2 1 9<br />

31-40 4 1 2 1 3 3 1 1 0 4<br />

>40 5 1 1 1 13 8 0 2 1 12<br />

Numero di<br />

università<br />

51 51 51 50 51 52 52 52 52 54<br />

Totale brevetti 929 244 354 200 1.725 1.029 244 405 185 1.881<br />

Media brevetti 18,2 4,8 6,9 4 33,82 19,8 4,7 7,8 3,6 34,8<br />

Totale brevetti<br />

top 5<br />

415 148 196 141 808 466 128 232 122 851<br />

Media brevetti<br />

top 5<br />

83 29,6 39,2 28,2 161,6 93,2 25,6 46,4 24,4 170,2<br />

Portafoglio<br />

brevetti<br />

Brev.<br />

IT<br />

Al 31 Dicembre 2008 Al 31 Dicembre 2009<br />

Brev.<br />

USA<br />

Brev.<br />

EUR.<br />

Valid.<br />

Naz.<br />

Tot.<br />

Brev.<br />

IT<br />

Brev.<br />

USA<br />

Brev.<br />

EUR.<br />

Valid.<br />

Naz.<br />

0 6 17 14 24 2 4 8 15 23 1<br />

1-5 13 21 19 7 12 10 16 13 9 9<br />

6-10 9 3 4 5 3 7 7 6 1 5<br />

11-15 2 4 2 2 4 6 5 7 4 5<br />

16-20 4 0 4 1 4 3 2 2 4 2<br />

21-30 0 1 1 0 1 1 4 1 1 2<br />

31-40 5 1 1 0 5 2 0 0 1 2<br />

>40 8 0 2 1 13 12 3 1 1 22<br />

Numero di<br />

università<br />

47 47 47 46 51 45 45 45 44 48<br />

Totale brevetti 988 204 352 237 2.161 1.155 256 429 293 2.541<br />

Media brevetti 21,0 4,3 7,5 5,2 42,4 25,7 5,7 9,5 6,7 52,9<br />

Totale brevetti<br />

top 5<br />

482 186 112 152 1008 516 190 118 185 1.091<br />

Media brevetti<br />

top 5<br />

96,4 37,2 22,4 30,4 201,6 103,2 38 23,6 37 218,2<br />

Tot.<br />

Tot.<br />

176


Appendice<br />

Figura C.3.2 - Quota percentuale media a carico dei licenziatari<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI sostenuta dalle università<br />

Quota percentuale di spesa per <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI a<br />

carico dei licenziatari<br />

Numero di università<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

0% 17 18 19 18 20 18<br />

>0% - ≤25% 5 3 9 14 8 10<br />

>26% - ≤50% 2 3 2 2 3 4<br />

>51% - ≤75% 0 3 0 0 0 1<br />

>75% - ≤100% 2 2 2 2 3 4<br />

Numero di università 26 29 33 37 34 37<br />

Quota percentuale media di spesa a carico dei licenziatari 12,2% 17,8% 13,1% 13,3% 15,4% 21,2%<br />

Numero di accordi riservati<br />

(confidential agreements)<br />

Tabel<strong>la</strong> C.3.3 - Accordi di riservatezza conclusi dalle università<br />

Numero di università<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

0 25 24 24 27 17 20<br />

1-5 12 9 13 9 22 15<br />

6-10 3 2 2 7 4 5<br />

11-15 1 3 3 1 2 1<br />

16-20 0 1 0 2 0 2<br />

21-30 1 3 3 1 1 1<br />

>30 0 0 1 1 1 1<br />

Numero di università 42 42 46 48 47 45<br />

Numero totale di accordi 93 165 194 188 157 179<br />

Numero medio di accordi 2,2 3,9 4,2 3,9 3,3 4,0<br />

Numero totale di accordi top 5 61 105 124 109 94 111<br />

Numero medio di accordi top 5 12,2 21 24,8 21,8 18,8 22,2<br />

177


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

C.4. Dai brevetti al licensing<br />

Tabel<strong>la</strong> C.4.1 - Numero di licenze e/o opzioni concluse con differenti partner industriali<br />

(calco<strong>la</strong>to su tutti gli UTT <strong>del</strong> campione)<br />

Numero di università<br />

Numero di<br />

licenze e/o opzioni<br />

Imprese italiane<br />

Imprese europee<br />

(esclusa Italia)<br />

Imprese extra-europee<br />

2005<br />

2006<br />

2007<br />

2008<br />

2009<br />

2005<br />

2006<br />

2007<br />

2008<br />

2009<br />

2005<br />

2006<br />

2007<br />

2008<br />

2009<br />

0 29 25 22 16 24 38 40 44 37 43 38 39 42 34 42<br />

1-2 8 16 18 21 13 4 6 5 5 1 4 6 5 7 2<br />

3-5 3 4 6 5 4 0 0 0 1 0 0 1 0 1 0<br />

>5 1 3 2 1 3 0 0 0 0 0 0 0 2 0 0<br />

Numero università 41 48 48 43 44 42 46 49 41 44 42 46 49 41 44<br />

Totale contratti 26 61 62 64 62 4 8 7 12 1 6 10 19 10 2<br />

Media contratti 0,6 1,3 1,3 1,5 1,4 0,1 0,2 0,1 0,3 0,0 0,1 0,2 0,4 0,2 0,0<br />

Tabel<strong>la</strong> C.4.2 - Numero di licenze e/o opzioni concluse con differenti partner industriali<br />

(calco<strong>la</strong>to su gli UTT con un numero di licenze positivo nell'anno)<br />

Numero di università<br />

Numero di licenze e/o opzioni Imprese italiane<br />

Imprese europee<br />

(esclusa Italia)<br />

Imprese extra-europee<br />

2007 2008 2009 2007 2008 2009 2007 2008 2009<br />

0 5 4 1 25 24 20 23 22 19<br />

1-2 18 21 13 5 5 1 5 7 2<br />

3-5 6 5 4 0 1 0 0 1 0<br />

>5 2 1 3 0 0 0 2 0 0<br />

Numero università 31 31 21 30 30 31 30 30 21<br />

Totale contratti 62 64 62 7 12 1 19 9 2<br />

Media contratti 2,0 2,1 3,0 0,2 0,4 0,0 0,6 0,3 0,1<br />

178


Appendice<br />

Tabel<strong>la</strong> C.4.3 - Numero di licenze e/o opzioni concluse con imprese spin-off<br />

Numero di licenze e/o opzioni<br />

Numero di università<br />

2005 2006 2007 2008 2009<br />

0 37 38 37 36 31<br />

1-2 4 7 10 9 9<br />

3-5 0 2 2 0 1<br />

>5 0 1 0 0 0<br />

Numero università 41 48 49 45 41<br />

Totale contratti 4 23 18 12 13<br />

Media contratti 0,1 0,5 0,4 0,3 0,3<br />

Totale contratti top 5 4 21 11 7 8<br />

Media contratti top 5 0,8 4,2 2,2 1,4 1,6<br />

Quota % sul totale licenze concluse nell'anno 11,1% 29,1% 29,2% 7,7% 12,3%<br />

Quota % sul totale licenze concluse con imprese italiane 15,4% 37,7% 41,3% 10,9% 12,9%<br />

179


Appendice<br />

D. Glossario<br />

Accordo di<br />

riservatezza<br />

Budget totale annuale<br />

<strong>del</strong>l’università<br />

Bi<strong>la</strong>ncio totale annuale<br />

<strong>del</strong>l’UTT<br />

Consulenza<br />

Contratti di ricerca<br />

Contratti di ricerca<br />

col<strong>la</strong>borativa<br />

E’ un contratto attraverso il quale le parti si impegnano a non sve<strong>la</strong>re le<br />

informazioni indicate dall'accordo. La stipu<strong>la</strong>zione di tali accordi rende<br />

possibile da parte di terzi soggetti <strong>la</strong> valutazione/l’esame di know-how di<br />

docenti e di ricercatori <strong>del</strong>l’ateneo. Altre denominazioni comunemente usate<br />

sono accordo di non divulgazione (in inglese: NDA ovvero Non-disclosure<br />

agreement), anche detto accordo di divulgazione confidenziale (in inglese:<br />

CDA ovvero confidentialilty disclosure agreement), accordo di confidenzialità<br />

(confidentiality agreements) o accordo di segretezza (secrecy agreements).<br />

Si intende il totale dei finanziamenti (non solo quelli per <strong>la</strong> ricerca)<br />

provenienti dal MUR, più ogni altro finanziamento, compresi quelli<br />

provenienti per attività in conto terzi.<br />

Comprende: (i) <strong>la</strong> dotazione di fondi <strong>del</strong>l’ateneo (costi <strong>del</strong> personale<br />

strutturato + budget <strong>del</strong>l’UTT, inclusivo <strong>del</strong>le spese di funzionamento quali:<br />

telefono, cancelleria, pubblicazioni, eventuale affitto, viaggi); (ii) l’autofinanziamento<br />

da progetti di ricerca e dalle attività conto terzi (entrate da<br />

contratti per ricerche e consulenze finanziate da terzi e servizi tecnici); (iii)<br />

l’autofinanziamento da brevetti/know-how (entrate derivanti da attività di<br />

licensing, cessioni di brevetti, partecipazioni al capitale sociale di imprese<br />

spin-off).<br />

Attività svolta – a fronte di uno specifico compenso - dalle università, su<br />

incarico di enti esterni, basata su conoscenza già esistente presso l’università<br />

stessa.<br />

Contratti tramite i quali enti esterni all’università (per es. imprese) finanziano<br />

attività di ricerca presso l’università, diventando - nel<strong>la</strong> maggior parte dei<br />

casi, ma non sempre - tito<strong>la</strong>ri di eventuali brevetti generati dai risultati<br />

ottenuti.<br />

Contratti di ricerca finanziati dall’industria che prevedono <strong>la</strong> fattiva<br />

col<strong>la</strong>borazione <strong>del</strong>l’industria stessa (diritti di protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> PI in cotito<strong>la</strong>rità).<br />

180


Appendice<br />

Domanda di priorità<br />

Entrate<br />

da licensing<br />

Equity<br />

Invenzioni identificate<br />

dall’UTT<br />

(o invention<br />

disclosures)<br />

Licensing<br />

Licenza<br />

Per un inventore italiano è possibile depositare <strong>la</strong> prima domanda di brevetto<br />

(domanda di priorità) sia in Italia, all'Ufficio Brevetti e Marchi, sia all'estero.<br />

La domanda prioritaria, che se non estesa all'estero condurrà ad un brevetto<br />

valido so<strong>la</strong>mente nel Paese in cui è stata depositata, è così definita in quanto<br />

<strong>la</strong> sua data di deposito (data di priorità) potrà essere rivendicata in successive<br />

domande depositate all'estero. Essa da diritto al cosiddetto Diritto di Priorità.<br />

La Convenzione di Parigi ha infatti stabilito che chi abbia depositato per <strong>la</strong><br />

prima volta una domanda di brevetto in uno Stato <strong>del</strong><strong>la</strong> Convenzione ha un<br />

anno di tempo per depositare domande corrispondenti in altri Stati e gli<br />

effetti di tali domande, per quello che riguarda <strong>la</strong> divulgazione ed<br />

anticipazione di altri brevetti, partono dal<strong>la</strong> data di deposito <strong>del</strong><strong>la</strong> prima<br />

domanda (Priorità). In pratica grazie a questa convenzione si hanno 12 mesi<br />

di tempo dal<strong>la</strong> data <strong>del</strong> primo deposito per depositare all'estero le domande<br />

corrispondenti.<br />

Includono i costi di concessione <strong>del</strong><strong>la</strong> licenza (licence issue fees), i pagamenti<br />

di opzioni (payments under options), i pagamenti fissi all’atto <strong>del</strong><strong>la</strong> stipu<strong>la</strong><br />

(lump sum payments), i pagamenti minimi garantiti (annual minimums), i<br />

pagamenti percentuali (royalties), i pagamenti finali (termination payments),<br />

e le entrate derivanti dal<strong>la</strong> vendita di partecipazioni in società (equity). Non<br />

sono inclusi i fondi di ricerca, il rimborso <strong>del</strong>le spese di brevettazione, <strong>la</strong><br />

valutazione <strong>del</strong>le partecipazioni non incassate, le royalties derivanti dal<strong>la</strong><br />

cessione in licenza dei marchi <strong>del</strong>l’università.<br />

Per le finalità di questa indagine, si riferisce ad una quota <strong>del</strong> capitale sociale<br />

(partecipazione) di una impresa.<br />

Tale espressione si riferisce al fatto che presso l’UTT venga compi<strong>la</strong>ta una<br />

nota o una scheda re<strong>la</strong>tiva ad un’invenzione “promettente”, suscettibile di<br />

essere brevettata e/o commercializzata, a prescindere dal fatto che<br />

l’identificazione sia avvenuta in seguito all’iniziativa da parte di un ricercatore<br />

oppure grazie all’UTT, nell’ambito di periodiche visite ai <strong>la</strong>boratori.<br />

Attività di gestione e concessione di licenze e/o opzioni (vedi voci<br />

corrispondenti) sul<strong>la</strong> PI.<br />

Accordo in base al quale un licenziante (ad esempio l’università) concede ad<br />

un terzo soggetto (detto licenziatario) il diritto di utilizzare una tecnologia<br />

sotto licenza in un ben determinato campo di applicazione e territorio.<br />

181


Netval - Rapporto annuale sul<strong>la</strong> valorizzazione dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria - 2010<br />

Opzione<br />

Partner<br />

Procedura PCT<br />

Seed capital<br />

Spin-off<br />

Accordo in base al quale un licenziante concede un licenziatario potenziale<br />

un periodo di tempo durante il quale quest’ultimo può valutare <strong>la</strong> tecnologia<br />

e negoziare i termini <strong>del</strong>l’accordo di licenza.<br />

Enti o organizzazioni pubbliche o private con le quali l’UTT ha ottenuto<br />

finanziamenti su progetti nazionali, europei, internazionali.<br />

Il PCT (Patent Cooperation Treaty) è una convenzione internazionale che<br />

permette, mediante una procedura unificata di deposito e pubblicazione di<br />

una domanda di brevetto, denominata "Domanda Internazionale", di<br />

effettuare con un unico deposito una sorta di "prenotazione" per <strong>la</strong><br />

successiva richiesta di brevettazione negli Stati prescelti fra quelli contraenti.<br />

Il PCT, a differenza di Brevetto Europeo, non porta al<strong>la</strong> concessione di un<br />

Brevetto sovranazionale, ma, al termine <strong>del</strong><strong>la</strong> procedura unificata, rimanda ai<br />

singoli Stati o Organizzazioni Regionali designati il compito finale <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

concessione dei brevetti (fasi nazionali o regionali). La procedura PCT si<br />

artico<strong>la</strong> nelle seguenti fasi: (i) deposito <strong>del</strong><strong>la</strong> domanda PCT; (ii) emissione di<br />

un rapporto di ricerca e di un parere preliminare (written opinion) sul<strong>la</strong><br />

brevettabilità <strong>del</strong> trovato; (iii) eventuale modifica <strong>del</strong>l'ambito di protezione<br />

<strong>del</strong> testo depositato; (iv) eventuale richiesta di un parere sul<strong>la</strong> brevettabilità<br />

<strong>del</strong> trovato e ottenimento <strong>del</strong>lo stesso; (v) entrata nelle fasi regionali o<br />

nazionali. La pubblicazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Domanda Internazionale ha luogo nel più<br />

breve tempo possibile, trascorsi 18 mesi dal<strong>la</strong> data di deposito o di priorità,<br />

se questa è rivendicata. A questo punto il tito<strong>la</strong>re <strong>del</strong><strong>la</strong> Domanda<br />

Internazionale ha due possibilità: una consiste nel passaggio al<strong>la</strong> fase<br />

nazionale (o regionale) secondo il Primo Capitolo PCT (PCT I), l'altra consiste<br />

nel<strong>la</strong> richiesta d'esame come previsto nel Secondo Capitolo PCT (PCT II).<br />

Il capitale che viene offerto per sostenere l’avvio di una nuova iniziativa<br />

imprenditoriale.<br />

Nel significato utilizzato da questa indagine, le imprese spin-off sono imprese<br />

costituite (1) da professori universitari (o comunque da persone con<br />

esperienza pluriennale nei <strong>la</strong>boratori universitari) e/o (2) basate su PI<br />

<strong>del</strong>l’università e/o (3) al cui capitale sociale partecipa l’università. Non è<br />

quindi sufficiente che un’impresa sia localizzata in un incubatore universitario<br />

ai fini <strong>del</strong><strong>la</strong> definizione di impresa spin-off.<br />

182


Network per <strong>la</strong> Valorizzazione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca Universitaria<br />

P.zza Leonardo da Vinci, 32<br />

20133 Mi<strong>la</strong>no<br />

www.netval.it<br />

Soci<br />

Consiglio Nazionale <strong>del</strong>le Ricerche<br />

ENEA<br />

IMT - Alti Studi Lucca<br />

IULM - Libera Università di Lingue e Comunicazione<br />

Libera Università di Bolzano<br />

Politecnica <strong>del</strong>le Marche<br />

Politecnico di Bari<br />

Politecnico di Mi<strong>la</strong>no<br />

Politecnico di Torino<br />

Scuo<strong>la</strong> Normale Superiore di Pisa<br />

Scuo<strong>la</strong> Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste<br />

Scuo<strong>la</strong> Superiore Studi Universitari e Perfezionamento “S. Anna”<br />

Università Ca’ Foscari di Venezia<br />

Università Commerciale “Luigi Bocconi”<br />

Università <strong>del</strong> Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”<br />

Università <strong>del</strong> Salento<br />

Università <strong>del</strong>l’Aqui<strong>la</strong><br />

Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria<br />

Università <strong>del</strong><strong>la</strong> Magna Grecia Catanzaro<br />

Università di Bari<br />

Università di Bergamo<br />

Università di Bologna<br />

Università di Brescia<br />

Università di Cagliari<br />

Università di Camerino<br />

Università di Catania<br />

Università di Ferrara<br />

Università di Foggia<br />

Università “Gabriele d’Annunzio” Chieti Pescara<br />

Università di Genova<br />

Università di Messina<br />

Università di Mi<strong>la</strong>no<br />

Università di Mi<strong>la</strong>no Bicocca<br />

Università di Modena e Reggio<br />

Università di Padova<br />

Università di Pavia<br />

Università di Perugia<br />

Università di Pisa<br />

Università di Roma “La Sapienza”<br />

Università di Roma “Tor Vergata”<br />

Università di Salerno<br />

Università di Sassari<br />

Università di Siena<br />

Università di Torino<br />

Università di Trento<br />

Università di Trieste<br />

Università di Udine<br />

Università di Verona<br />

Università Mediterranea di Reggio Ca<strong>la</strong>bria


NETVAL - Network per <strong>la</strong> Valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca Universitaria<br />

NETVAL nasce nel settembre <strong>del</strong> 2007 come Associazione, dopo una prima fase sperimentale, iniziata nel<br />

2002, come Network per <strong>la</strong> Valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca Universitaria, costituito in seguito al<strong>la</strong> progressiva<br />

riduzione dei fondi pubblici destinati al<strong>la</strong> ricerca e <strong>la</strong> crescente sensibilizzazione sull’utilizzo <strong>del</strong>lo<br />

strumento brevettuale per il trasferimento dei risultati <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca scientifica.<br />

Oggi NETVAL comprende 50 soci e vive una fase matura e consapevole <strong>del</strong><strong>la</strong> propria missione, contribuendo<br />

al<strong>la</strong> creazione di un Sistema Università per ri<strong>la</strong>nciare il ruolo di responsabilità <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica<br />

nei processi di sviluppo industriale, imprenditoriale, sociale ed economico <strong>del</strong> paese. Tra i principali<br />

strumenti a disposizione degli atenei per raggiungere questo scopo figurano <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong><strong>la</strong> proprietà<br />

intellettuale, <strong>la</strong> generazione di imprese innovative e il trasferimento tecnologico, argomenti sui quali<br />

NETVAL è impegnato a fornire un contributo di consolidamento e innovazione <strong>del</strong>le competenze e <strong>del</strong>le<br />

buone pratiche.<br />

Il rapporto annuale NETVAL nasce con l’obiettivo di rappresentare dettagliatamente le attività di valorizzazione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca universitaria e ad oggi costituisce il documento più ricco di informazioni aggiornate<br />

e di valutazioni interpretative sui risultati conseguiti in Italia nell’ambito <strong>del</strong> trasferimento tecnologico<br />

pubblico-privato. E’ diventato negli anni uno dei report più attendibili sullo stato <strong>del</strong>l’arte <strong>del</strong> trasferimento<br />

tecnologico in Italia, sul ruolo <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca pubblica nello sviluppo <strong>del</strong>l’economia nazionale e<br />

fonte preziosa di informazioni e per <strong>la</strong> stampa di settore, per gli organi di analisi statistica e per quelli di<br />

governo.<br />

Il rapporto viene pubblicato annualmente grazie al <strong>la</strong>voro di un gruppo di ricerca operante presso<br />

l’Istituto di Management <strong>del</strong><strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Superiore Sant’Anna di Pisa, ma in realtà rappresenta il frutto di un<br />

impegno corale di molte persone che quotidianamente <strong>la</strong>vorano nelle università e in altri enti pubblici di<br />

ricerca italiani per contribuire, attraverso i processi di trasferimento tecnologico, allo sviluppo economico<br />

e sociale <strong>del</strong> nostro Paese.<br />

Network per <strong>la</strong> Valorizzazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Ricerca<br />

Universitaria<br />

P.zza Leonardo da Vinci, 32<br />

20133 Mi<strong>la</strong>no<br />

www.netval.it ISBN 978-88-6550-063-7

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!