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06.02.2015 Views

elementi nutritivi, si ipotizzano quantitativi dell’ordine di 80-100 kg/ha di N, 150 di P 2 O 5 e 50-100 di K 2 O. Naturalmente, vanno evitati gli eccessi, in particolare di azoto che possono portare ad allettamento delle piante di lino soprattutto se la fittezza di semina è elevata. Nelle aree dell’Europa settentrionale e centrale l’irrigazione non viene utilizzata, mentre nelle aree mediterranee un apporto idrico può essere necessario per ottenere rese più elevate. L’uso dell’irrigazione nelle aree marginali di coltivazione è tuttavia sconsigliabile. La raccolta è meccanica sia per la coltura da fibra che per quella da seme. Per quest’ultima si procede alla mietitrebbiatura con le normali mietitrebbie opportunamente regolate. Potenzialità di coltivazione in Campania I primi risultati delle prove sperimentali suggeriscono di preferire, dove possibile, le cultivar a semina primaverile. Le prove sono tuttora in corso presso l’azienda Formentin, in agro di S. Pietro al Tanagro (SA), e l’azienda D’Iorio, in agro di Sicignano degli Alburni (SA). Esse consentiranno di testare l’adattabilità delle quattro cultivar ai due diversi ambienti e il profilo degli acidi grassi (in particolare degli omega-3 e -6) contenuti nei semi e nei boccioli delle cultivar in oggetto, in modo da valutarne la possibilità di inserimento nella dieta delle vacche da latte o addirittura in quella umana come vegetali freschi. Riferimenti utili: Laboratorio di Biofisica del suolo – Università della Basilicata mariana.amato@unibas.it; giuseppe.landi@unibas.it; teoditommaso@hotmail.it; http://www.sisonweb.com/it; Baldoni R., Giardini L. 1989. Coltivazioni Erbacee. Patron Editore; http://www.semfor.it;http://www.agraria.org;http://www.deugeniosementie uropa.it;http://www.laboulet.f;http://www.apsovsementi.it;http://www.agris eme.it; L’Informatore Agrario. Foto: G. Landi 49

CAPITOLO VII La ricerca di mercato Il lancio di un prodotto innovativo nel settore lattiero-caseario non può prescindere da una ricerca di mercato tesa ad individuare le preferenze dei potenziali consumatori. Il partenariato del progetto Novorod ha dunque implementato specifici test, che seguono la fase di messa a punto del prodotto, con l’obiettivo di verificare la percezione delle caratteristiche organolettiche e funzionali del formaggio innovativo. La valutazione sensoriale si suddivide in due fasi distinte. La prima coinvolge un panel di esperti e si svolge presso la sede del CRA – ZOE, Unità di ricerca per la Zootecnia estensiva, la seconda interessa i consumatori e si svolge in diversi momenti di promozione organizzati sul territorio regionale ed extraregionale. La prima fase ha lo scopo di testare la rispondenza del prodotto al target prefissato. Se il prodotto innovativo non soddisfa le aspettative e/o presenta difetti evidenti non viene proposto al consumatore. La discussione tra i membri esperti, inoltre, serve ad individuare e suggerire possibili soluzioni e miglioramenti. L’analisi sensoriale con gli esperti viene effettuata, in un primo stadio, attraverso la realizzazione di test di esclusione triangolare, svolti individualmente dai giudici. Alla fine di questa prova viene realizzata una scheda di “valutazione condivisa” all’interno della quale vengono valutati collettivamente i descrittori che compongono il profilo sensoriale dei prodotti. Uno dei membri del panel guida la degustazione ed al termine, per ciascun parametro di valutazione (colore, odore, sapore, struttura e accettabilità finale del formaggio) viene attribuito un punteggio condiviso da tutti membri. Si sceglie di adottare una valutazione “condivisa” per attenuare le differenze soggettive ed 50

elementi nutritivi, si ipotizzano quantitativi dell’ordine di 80-100<br />

kg/ha di N, 150 di P 2 O 5 e 50-100 di K 2 O. Naturalmente, vanno<br />

evitati gli eccessi, in particolare di azoto che possono portare ad<br />

allettamento delle piante di lino soprattutto se la fittezza di semina è<br />

elevata.<br />

Nelle aree dell’Europa settentrionale e centrale l’irrigazione non<br />

viene utilizzata, mentre nelle aree mediterranee un apporto idrico può<br />

essere necessario per ottenere rese più elevate. L’uso dell’irrigazione<br />

nelle aree marginali di coltivazione è tuttavia sconsigliabile.<br />

La raccolta è meccanica sia per la coltura da fibra che per quella da<br />

seme. Per quest’ultima si procede alla mietitrebbiatura con le normali<br />

mietitrebbie opportunamente regolate.<br />

Potenzialità di coltivazione in Campania<br />

I primi risultati delle prove sperimentali suggeriscono di preferire,<br />

dove possibile, le cultivar a semina primaverile. Le prove sono<br />

tuttora in corso presso l’azienda Formentin, in agro di S. Pietro al<br />

Tanagro (SA), e l’azienda D’Iorio, in agro di Sicignano degli Alburni<br />

(SA). Esse consentiranno di testare l’adattabilità delle quattro<br />

cultivar ai due diversi ambienti e il profilo degli acidi grassi (in<br />

particolare degli omega-3 e -6) contenuti nei semi e nei boccioli delle<br />

cultivar in oggetto, in modo da valutarne la possibilità di inserimento<br />

nella dieta delle vacche da latte o addirittura in quella umana come<br />

vegetali freschi.<br />

Riferimenti utili: Laboratorio di Biofisica del suolo – Università della<br />

Basilicata mariana.amato@unibas.it; giuseppe.landi@unibas.it;<br />

teoditommaso@hotmail.it; http://www.sisonweb.com/it; Baldoni R.,<br />

Giardini L. 1989. Coltivazioni Erbacee. Patron Editore;<br />

http://www.semfor.it;http://www.agraria.org;http://www.deugeniosementie<br />

uropa.it;http://www.laboulet.f;http://www.apsovsementi.it;http://www.agris<br />

eme.it; L’Informatore Agrario. Foto: G. Landi<br />

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