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Lino<br />

Il lino (Linum usitatissimum L.) è una coltura multifunzionale i cui<br />

prodotti (semi, fibre, olio) possono essere usati nell’artigianato,<br />

nell’industria o a fini alimentari, comprese grandi quantità di prodotti<br />

salutistici e nutraceutici. L’uso del lino da parte dell’uomo è<br />

antichissimo e risale al neolitico. Gli Egiziani usavano le fibre di lino<br />

per farne bende per l’imbalsamazione dei cadaveri e anche Greci e<br />

Romani le usavano per farne capi di vestiario. Il ruolo degli acidi<br />

grassi (soprattutto omega-3 e -6) contenuti nell’olio di lino nel<br />

ridurre il rischio di malattie cardiache o coronariche, cancro ed altri<br />

fattori di rischio per la salute umana è stato riportato da diversi<br />

autori. Il lino presenta in generale un profilo degli acidi grassi<br />

diversificato, ma quello da usare a fini alimentari deve possederne un<br />

profilo specifico. Nel lino esistono anche delle molecole<br />

antinutrizionali come alcuni glucosidi cianogeni, ma appropriati<br />

trattamenti termici possono eliminare il rischio di avvelenamento per<br />

gli esseri umani o gli animali.<br />

I semi sono di piccole dimensioni con un contenuto di olio che varia<br />

in funzione della varietà e dell’ambiente di coltivazione ma che in<br />

alcuni casi può superare il 40% in peso. Le produzioni di seme per<br />

l’estrazione di olio nelle nuove cultivar si attestano intorno ai 20-30<br />

q/ha.<br />

Esigenze ambientali<br />

L’area di coltivazione del lino è molto estesa e comprende ambienti<br />

climatici molto diversi tra loro. La temperatura minima di<br />

germinazione è di qualche grado superiore allo zero. Questo permette<br />

di attuare la semina autunnale, ad esempio nelle regioni del bacino<br />

del Mediterraneo o quella primaverile, che è la prassi prevalente<br />

nelle regioni dell’Europa centrale e settentrionale. In generale, le<br />

varietà da olio si sono dimostrate più valide negli ambienti caldo<br />

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