Parole-chiave: immigrazione, seconda generazione <strong>di</strong> immigrati, adolescenti figli <strong>di</strong> immigrati, gruppo dei pari. 2
1.2 Introduzione L’espressione immigrati <strong>di</strong> seconda generazione, utilizzata ormai anche in Italia, risulta traduzione letterale <strong>di</strong> espressioni coniate in <strong>di</strong>versi paesi con antica esperienza d’immigrazione per in<strong>di</strong>care i figli <strong>di</strong> immigrati, è stata bersaglio <strong>di</strong> forti critiche da parte <strong>di</strong> autori che la considerano il prodotto <strong>di</strong> immagini stereotipate che identificano gli in<strong>di</strong>vidui in questione in base alla sola appartenenza familiare e ad un progetto migratorio da loro non scelto nel quale si trovano coinvolti (Moulins e Lacombe, 1999). Si tratta <strong>di</strong> un problema non secondario delle scienze sociali, nella misura in cui queste vogliano elaborare costrutti scientifici “<strong>di</strong> secondo grado” rispetto a quelli del cosiddetto “pensiero comune” (Schütz, 1971). Nella misura in cui tale espressione si riferisce a coorti d’età che hanno superato lo sta<strong>di</strong>o infantile e preadolescenziale, più incisivi sono da considerarsi, alla luce delle precedenti osservazioni, quegli stu<strong>di</strong> che riconducono la crisi <strong>di</strong> identità attraversata dagli adolescenti figli <strong>di</strong> immigrati ai conflitti generati dall’appartenenza ad una doppia cultura: quella del paese <strong>di</strong> origine dei genitori e quella del luogo <strong>di</strong> approdo della migrazione familiare (Camilleri, 1992). Stu<strong>di</strong> condotti in ambito nord-americano, in particolare, evidenziano come la seconda generazione nata dagli immigrati sia decisamente meno legata dei propri genitori alla società <strong>di</strong> origine della propria famiglia (Gans, 1979). In Italia gli stu<strong>di</strong> su questa tematica sono ancora agli inizi; occorre infatti considerare che benché il nostro paese sia meta conclamata <strong>di</strong> flussi migratori da almeno tre decenni, soltanto a partire dagli Novanta si sono registrati nella composizione dei flussi in entrata incrementi consistenti dei ricongiungimenti familiari, che sono un in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> strategie migratorie orientate alla stabilizzazione inse<strong>di</strong>ativa in alcuni territori che esercitano una forte capacità attrattiva nei confronti degli immigrati (Ambrosini, 2005). La presenza <strong>di</strong> alunni stranieri nelle scuole costituisce un altro in<strong>di</strong>catore. Alla luce dei primi stu<strong>di</strong> è stato osservato anche nel caso italiano che si tratta <strong>di</strong> adolescenti che, per origine familiare, appartengono ad un insieme socialmente categorizzato e stigmatizzato come gruppo marginale (Sayad, 1979; Mingione, 1985). Tale processo può essere ricondotto a quelli che più in generale sono stati descritti in ambito in ambito antropologico, e che riguardano i processi <strong>di</strong> costruzione sociale dell’etnicità. Si tratta essenzialmente <strong>di</strong> una classificazione cognitiva che ricorre a elementi <strong>di</strong> identificazione (talora chiamati ethnic markers), denotati e connotati a seconda del contesto sociale <strong>di</strong> riferimento, che <strong>di</strong> fatto costruisce frontiere che costituiscono delle barriere semantiche fra gruppi (Barth, 1969). 3