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Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

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prima è stata quella <strong>di</strong> produrre stime dei sal<strong>di</strong> migratori costantemente inferiori al valore che si è<br />

poi realizzato, il che si è tradotto in una sottostima della popolazione totale. La seconda è stata che<br />

il progressivo innalzamento dei flussi reali <strong>di</strong> ingresso, si è tradotto in un innalzamento delle stime<br />

dei flussi futuri.<br />

A titolo esemplificativo ricor<strong>di</strong>amo che le proiezioni prodotte dall’IRP per la Conferenza del<br />

1984 ipotizzavano un saldo migratorio nullo. Tale ipotesi venne mantenuta anche nelle proiezioni<br />

contenute nel secondo Rapporto IRP (1988). Nel 1994 Golini utilizzò per il suo esercizio previsivo<br />

<strong>di</strong> lungo periodo un valore fisso <strong>di</strong> 50.000 – 80.000 unità per i successivi cento anni. Nelle<br />

proiezioni Istat del 2001 il valore sale a 125.000 unità, in quello delle Nazioni Unite del 2005 a<br />

135.000, mentre UE e Istat 2005 hanno portato il valore a 150.000 unità. Per quanto riguarda la<br />

capacità previsiva <strong>di</strong> questi esercizi, ci limitiamo a ricordare che quelle proposte dall’Istat per il<br />

2001-2050 ponevano la popolazione al 31/12/2006 uguale a 58.409.476 a fronte del valore che si è<br />

poi verificato <strong>di</strong> 59.131.287.<br />

Nel corso della presentazione delle prime proiezioni demografiche relative alla regione<br />

Emilia Romagna, effettuate con il modello MUDEA 174 , Bonagui<strong>di</strong> e Toigo, interrogandosi sulla<br />

natura e sui limiti <strong>di</strong> esercizi <strong>di</strong> questo genere osservavano: “La richiesta che più comunemente<br />

viene rivolta ai demografi è <strong>di</strong> prevedere l’andamento <strong>futuro</strong> della popolazione. Quello che però<br />

onestamente essi fanno è calcolare le conseguenze numeriche <strong>di</strong> specifiche assunzioni relative<br />

all’andamento <strong>futuro</strong> della fecon<strong>di</strong>tà, della mortalità e della migratorietà. Essi non fanno cioè<br />

previsioni, ma proiezioni“ 175 . Osservavano, altresì, che <strong>di</strong> solito il demografo produce un ventaglio<br />

<strong>di</strong> ipotesi relative a questi in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> flusso così da cercare <strong>di</strong> coprire i possibili comportamenti<br />

demografici futuri. Se i calcoli sono corretti, com’è normale che sia, le proiezioni non contengono<br />

errori. <strong>Il</strong> vero problema è, però, quello <strong>di</strong> sapere quale dei possibili scenari si verificherà o meglio<br />

quale sia la probabilità che ognuna delle proiezioni prodotte si realizzi. È solo quando l’autore<br />

della proiezione attribuisce ad ognuno degli scenari pre<strong>di</strong>sposti un preciso livello <strong>di</strong> probabilità che<br />

la proiezione <strong>di</strong>venta una previsione. E’ però evidente che è quasi sempre impossibile attribuire<br />

precisi livelli <strong>di</strong> probabilità alle proiezioni.<br />

Nella stessa occasione Frans Willekens, a cui si deve lo sviluppo del modello MUDEA,<br />

notava: “Nel campo delle previsioni demografiche c’è ancora molta strada da fare prima <strong>di</strong> essere<br />

in grado <strong>di</strong> descrivere i processi che portano ai cambiamenti demografici in maniera dettagliata,<br />

come avviene per le previsioni meteorologiche” 176 . La <strong>di</strong>rezione verso la quale muoversi affinché<br />

le previsioni demografiche <strong>di</strong>ventino affidabili in ogni momento, e quin<strong>di</strong> anche nei perio<strong>di</strong> in cui<br />

sono in corso cambiamenti rilevanti nelle strutture e nelle variabili demografiche, “è quella che va<br />

verso la comprensione dei meccanismi biologici e comportamentali che determinano questi<br />

cambiamenti piuttosto che verso una migliore estrapolazione delle tendenze 177 . A questo proposito<br />

egli ricordava un’affermazione <strong>di</strong> Keyfitz: “La debolezza delle previsioni demografiche è dovuta<br />

al fatto che si ignorano i meccanismi che portano all’aumento o alla <strong>di</strong>minuzione della<br />

popolazione. Sappiamo molto sui tassi <strong>di</strong> natalità ed i loro <strong>di</strong>fferenziali fra sottogruppi <strong>di</strong><br />

popolazione statisticamente in<strong>di</strong>viduabili, così come sui cambiamenti che si verificano nel tempo,<br />

sulla base delle precedenti osservazioni, ma questa grande quantità <strong>di</strong> informazioni statistiche ha<br />

contribuito veramente poco alla comprensione dell’intero sistema causale che sta alla base dei<br />

<strong>di</strong>fferenziali e dei cambiamenti” 178 . Egli concludeva affermando: ”Io credo fermamente che ci si<br />

possa aspettare un reale progresso nella nostra capacità <strong>di</strong> prevedere il <strong>futuro</strong> solo se riusciremo a<br />

cogliere i fattori causali ed i processi che determinano il livello, la sequenza e l’andamento<br />

temporale degli eventi <strong>di</strong> carattere <strong>demografico</strong> man mano che li osserviamo. Questo richiede non<br />

174 <strong>Il</strong> modello MUDEA (Multiregional Demographic Analysis) è un modello multiregionale <strong>di</strong> sopravvivenza <strong>di</strong> coorti<br />

che fu originariamente sviluppato all’inizio degli anni ’80 per la “Netherlands National Physical Planning Agency”. Si<br />

veda Willekens F. J e P. Drewe, “A multiregional model for regional demographic projections, in H. Heide e F.J<br />

Willekens (eds), Demographic research and spatial policy. The Dutch experience, London; Academic Press, 1984; pp.<br />

309 – 334.<br />

175<br />

Alberto Bonagui<strong>di</strong>, Moreno Toigo, Le proiezioni demografiche per aree sub-regionali in Emilia-Romagna :<br />

l’applicazione del modello multiregionale”, in Maria Gabriella Porrelli (a cura <strong>di</strong>), Atti della Conferenza: La<br />

popolazione dell’Emilia-Romagna all soglie del 2000, 1995; pag. 439<br />

176 Frans Willekens, “Le previsioni demografiche multiregionali”, in Porrelli M.G. (a cura <strong>di</strong>), Atti della Conferenza:<br />

La popolazione dell’Emilia-Romagna all soglie del 2000, 1995; pag. 409.<br />

177 Ibidem; pag. 410<br />

178 N. Keyfitz, “On future population”, Journal of the American Statistical Association, Vol. 67, n. 338, pp. 347-363<br />

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