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Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

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lavorativa sufficiente per sostenere i costi del sistema sanitario, del sistema pensionistico, oltre che<br />

<strong>di</strong> offrire assistenza agli anziani, nelle attività <strong>di</strong> cura e <strong>di</strong> aiuto domestico” 137 . Afferma poi che se<br />

esiste un problema <strong>di</strong> carenza <strong>di</strong> offerta esso è da collegare alla segmentazione geografica e<br />

professionale del mercato del lavoro, all’esistenza <strong>di</strong> lavori rifiutati dagli italiani, alla mancanza <strong>di</strong><br />

competenze specifiche scarsamente <strong>di</strong>sponibili in Italia. In sostanza il documento torna alla teoria<br />

del missmatch.<br />

La conclusione è che: “Solo una <strong>politica</strong> <strong>di</strong> apertura limitata e governata nel rispetto delle leggi<br />

che regolano l’entrata nel paese, con un graduale processo <strong>di</strong> integrazione commisurato alla<br />

capacità <strong>di</strong> accoglienza dell’Italia, è in grado <strong>di</strong> contenere la pressione migratoria proveniente dal<br />

resto del mondo” 138 . In maniera abbastanza contrad<strong>di</strong>ttoria il documento riconosce però che la<br />

programmazione dei flussi deve rispondere a non meglio definite esigenze del mercato del lavoro e<br />

che l’Italia riceve un importante contributo dalla grande maggioranza degli stranieri presenti sul suo<br />

territorio e non sarebbe in grado <strong>di</strong> risolvere senza <strong>di</strong> essi una parte importante dei suoi problemi<br />

attuali.<br />

Come definire allora l’ammontare <strong>di</strong> lavoratori stranieri necessari al mercato del lavoro Dopo<br />

aver sottolineato che non bisogna cadere in “tentazioni economicistiche che comprometterebbero<br />

l’equilibrio complessivo della <strong>politica</strong> migratoria propria <strong>di</strong> un Paese avanzato”, il documento<br />

presenta un lungo elenco dei fattori che dovrebbero essere presi in considerazioni nella<br />

determinazione delle quote e fa presente “l’importanza <strong>di</strong> una rilevazione efficiente e puntuale del<br />

fabbisogno interno” che deve essere effettuata a due livelli. <strong>Il</strong> primo deve consistere in “Una<br />

rilevazione dei fabbisogni a livello regionale, promossa attraverso l’azione <strong>di</strong> monitoraggio delle<br />

Direzioni Regionali Del Lavoro, che tenga conto, sia delle necessità in termini quantitativi, sia dei<br />

fabbisogni professionali”; il secondo nella “promozione <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> rilevazione complessi che<br />

analizzino le <strong>di</strong>namiche occupazionali del sistema economico italiano nei <strong>di</strong>versi settori produttivi.<br />

A questo proposito, il documento cita una serie <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> (Excelsior, l’indagine Isfol-CSA e i<br />

rapporti sugli stu<strong>di</strong> dell’associazione Assinform) che <strong>di</strong> fatto, ben poco se non niente possono <strong>di</strong>re<br />

sul fabbisogno se correttamente definito.<br />

I fabbisogni emersi dovranno essere poi ponderati con i dati previsionali dell’economia<br />

italiana e con le <strong>di</strong>namiche interne dell’offerta <strong>di</strong> lavoro straniera, evidenziandone i tassi <strong>di</strong><br />

occupazione e le tipologie professionali maggiormente compatibili con le esigenze del mondo<br />

impren<strong>di</strong>toriale 139 .<br />

In sostanza, il documento si limita ad in<strong>di</strong>care alcune variabili, alcune analisi e numerose fonti<br />

estremamente eterogenee che, secondo gli autori del rapporto, potrebbero essere utili per effettuare<br />

le stime del fabbisogno. Tutto ciò senza però definire il concetto <strong>di</strong> fabbisogno, ne’ in<strong>di</strong>viduare le<br />

modalità e le procedure che dovrebbero essere utilizzate dalle regioni per effettuare le stime<br />

richieste.<br />

2.5 La Bossi Fini<br />

Poco dopo l’approvazione del secondo documento programmatico, le elezioni politiche del<br />

2001 riportano al governo la coalizione <strong>di</strong> centro destra. Durante la campagna elettorale la Lega<br />

aveva promesso un rapido cambiamento della legge sull’immigrazione. La promessa viene<br />

mantenuta e nel luglio del 2002 il Parlamento approva la legge n. 189 che porta sostanziali<br />

mo<strong>di</strong>fiche al T.U.<br />

Per quanto riguarda la programmazione dei flussi e la concessione dei permessi <strong>di</strong> soggiorno le<br />

mo<strong>di</strong>fiche principali sono le seguenti<br />

• Viene cancellata la figura dello sponsor;<br />

• In caso <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta del lavoro, l’immigrato non può iscriversi all’Ufficio del lavoro e deve<br />

tornare in patria;<br />

• <strong>Il</strong> Decreto del Presidente del Consiglio che determina il numero <strong>di</strong> extracomunitari che<br />

possono entrare ogni anno in Italia <strong>di</strong>venta facoltativo<br />

137 Ibidem.<br />

138 Ibidem.<br />

139 Infine l’analisi a livello locale “dovrà analizzare anche le modalità e le problematiche <strong>di</strong> inserimento delle comunità<br />

immigrate nel territorio con particolare riferimento alle <strong>di</strong>fficoltà nella <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> alloggi”, Decreto del Presidente<br />

della Repubblica del 30 marzo 2001; (pag. 70).<br />

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