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Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

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Questa rassegna, anche se breve e largamente incompleta, è però sufficiente per farci capire che<br />

i modelli microeconomici <strong>di</strong> derivazione neoclassica non hanno dato contribuiti particolarmente<br />

significativi alla spiegazione dei flussi migratori, né hanno prodotto strumenti che ci possano<br />

aiutare a prevedere la loro consistenza né dalla prospettiva dei paesi <strong>di</strong> partenza, né da quella dei<br />

paesi <strong>di</strong> arrivo.<br />

Dopo aver analizzato questi modelli rimane, ad esempio, il dubbio se la teoria economica<br />

suggerisca che le persone emigrino dai paesi poveri verso quelli ricchi o viceversa e se quin<strong>di</strong> un<br />

eventuale miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni dei paesi poveri rappresenti una <strong>politica</strong> antimigratoria. È<br />

evidente che se così non fosse, come alcuni lavori suggeriscono, ci saremmo tolti dalla coscienza un<br />

altro problema e potremo più tranquillamente lasciare sprofondare nella miseria più abbietta una<br />

buona percentuale dei citta<strong>di</strong>ni del mondo senza timore che ciò propizi un aumento dei flussi<br />

migratori.<br />

D’altra parte, a livello teorico non è sorprendente che insieme <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> ipotesi possano<br />

condurre a risultati <strong>di</strong>versi ed anche contrapposti. Mentre, per quanto riguarda poi eventuali<br />

tentativi <strong>di</strong> validazione o <strong>di</strong> falsificazione <strong>di</strong> questi modelli, nella maggior parte dei casi le<br />

informazioni statistiche necessarie non sono <strong>di</strong>sponibili.<br />

Tutto ciò mi pare però tutto sommato poco rilevante perché è la domanda a cui vogliono<br />

rispondere i modelli neoclassici che è mal posta e non congruente con il fenomeno che vogliono<br />

esaminare. Se ci poniamo nell’ottica della scelta <strong>di</strong> coloro che considerano se lasciare o meno il<br />

proprio paese è evidente che tale scelta sarà talvolta effettuata a livello in<strong>di</strong>viduale e talvolta a<br />

livello famigliare; che alcuni in<strong>di</strong>vidui concepiranno l’immigrazione come un investimento; che la<br />

propensione al rischio <strong>di</strong>fferirà da in<strong>di</strong>viduo ad in<strong>di</strong>viduo e che ciò contribuirà a definire<br />

sottoinsiemi con <strong>di</strong>verse probabilità <strong>di</strong> emigrare, che per alcuni il progetto migratorio è mirato a<br />

risolvere un problema <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to, mentre per altri le motivazioni potranno essere non<br />

strettamente monetarie, ma <strong>di</strong> carriera e <strong>di</strong> prestigio, che la <strong>di</strong>sponibilità o meno del denaro<br />

necessario per porre in essere il progetto migratorio con<strong>di</strong>zionerà la possibilità <strong>di</strong> emigrare, così<br />

come le informazioni ed i collegamenti con il territorio <strong>di</strong> emigrazione.<br />

<strong>Il</strong> vero problema che ci confronta non è però quello <strong>di</strong> rappresentare l’enorme variabilità delle<br />

possibili posizioni <strong>di</strong> fronte al problema migratorio. Non è, ad esempio, quello <strong>di</strong> prendere in<br />

considerazione i progetti migratori <strong>di</strong> manager, tecnici, operai specializzati, consulenti che in<br />

misura crescente si spostano dai paesi ricchi ai paesi poveri e per i quali le determinati del progetto<br />

migratorio non sono certamente rappresentate dai <strong>di</strong>fferenziali <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to fra il paese <strong>di</strong> partenza ed<br />

il paese <strong>di</strong> arrivo, mentre il mancato sviluppo è occasione <strong>di</strong> lavoro. <strong>Il</strong> problema che dobbiamo<br />

affrontare non è quello <strong>di</strong> formulare funzioni obiettivo così articolate che consentano anche <strong>di</strong><br />

spiegare questi flussi controcorrente e le loro motivazioni<br />

<strong>Il</strong> nostro obiettivo fondamentale dovrebbe essere quello <strong>di</strong> descrivere, spiegare e prevedere un<br />

fenomeno <strong>di</strong> massa che è <strong>di</strong> fronte agli occhi <strong>di</strong> tutti: milioni <strong>di</strong> persone lasciano i paesi poveri per i<br />

paesi più ricchi, spesso rischiando la propria vita e le risorse <strong>di</strong> intere famiglie o clan per cercare <strong>di</strong><br />

migliorare la propria situazione economica e quella dei propri <strong>di</strong>scendenti. Come dubitare che<br />

queste persone vadano dove la probabilità <strong>di</strong> trovare lavoro è maggiore, dove i red<strong>di</strong>ti me<strong>di</strong> sono<br />

più elevati, dove le prospettive per il <strong>futuro</strong> delle loro famiglie sono migliori e che quin<strong>di</strong> la carenza<br />

<strong>di</strong> offerta <strong>di</strong> lavoro autoctono ed i <strong>di</strong>fferenziali <strong>di</strong> benessere e <strong>di</strong> sviluppo sono le determinanti<br />

principali delle loro decisioni E come non dare per scontato che la scelta del paese <strong>di</strong> approdo sia<br />

anche influenzata dalla presenza <strong>di</strong> connazionali che possono facilitare l’inserimento sociale e<br />

lavorativo E come non essere consapevoli che se le aree <strong>di</strong> partenza sono troppo povere per<br />

consentire <strong>di</strong> accumulare le risorse per il trasferimento o per avere le informazioni necessarie per<br />

attuarlo, la miseria non è più una determinante, ma un ostacolo alla migrazione<br />

Almeno teoricamente, i modelli <strong>di</strong> tipo neoclassico potrebbero spiegare quante persone partano<br />

da un paese verso altri paesi, ma non possono spiegare quante persone arriveranno in un paese. Per<br />

fare questo, ammesso e non concesso che questa categoria <strong>di</strong> modelli si presti allo scopo, sarebbe<br />

necessario assumere come variabile in<strong>di</strong>pendente la popolazione del resto del mondo e considerare<br />

congiuntamente la gamma delle possibilità offerte da tutti i paesi potenzialmente interessati, un<br />

problema non certo gestibile a livello empirico, dato che tali informazioni non sono <strong>di</strong>sponibili<br />

neppure per progetti <strong>di</strong> ricerca molto più circoscritti.<br />

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