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Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

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Capitolo 2 -Emigrazione e miracolo economico<br />

Ho perduto la schiavitù conta<strong>di</strong>na<br />

Non mi farò più un bicchiere<br />

contento<br />

Ho perduto la mia libertà<br />

Rocco Scotellaro<br />

1. Introduzione<br />

Nel corso degli oltre 60 anni che ci separano dalla fine del secondo conflitto mon<strong>di</strong>ale l’Italia<br />

ha vissuto profonde trasformazioni strutturali che hanno interessato tutti gli aspetti della vita del<br />

paese, sia quelli relativi alla sfera pubblica, sia quelli relativi alla sfera privata. Tra i più drammatici<br />

e rilevanti vi sono due fenomeni demografici, la caduta della natalità ed il passaggio dell’Italia da<br />

paese d’emigrazione a paese d’immigrazione. In questo e nel prossimo capito ci concentreremo sul<br />

secondo <strong>di</strong> questi fenomeni il cui andamento ha subito una rivoluzione che può essere definita <strong>di</strong><br />

tipo copernicano. L’obiettivo è quello <strong>di</strong> raccontare una storia fatta <strong>di</strong> dati, d’interpretazioni, <strong>di</strong><br />

politiche, ma anche <strong>di</strong> fallimenti interpretativi e previsivi da parte degli stu<strong>di</strong>osi e degli esperti del<br />

problema.<br />

<strong>Il</strong> periodo considerato presenta tre fasi ben <strong>di</strong>stinte. La prima abbraccia i venticinque anni che<br />

vanno dal 1946 all’inizio degli anni ’70. In questa fase l’Italia vive per l’ultima volta il grande<br />

dramma dell’esodo. Diversamente da quanto successo nelle fasi precedenti, questo periodo è però<br />

testimone anche <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> movimenti migratori interni che si <strong>di</strong>rigono dal mezzogiorno verso il<br />

nord del paese, in particolare verso il triangolo industriale, e dalla campagna alla città. Essi<br />

sottendono e permettono una profonda ristrutturazione della <strong>di</strong>stribuzione settoriale<br />

dell’occupazione: è in questi anni che l’Italia da paese conta<strong>di</strong>no <strong>di</strong>venta paese industriale ed inizia<br />

il proprio percorso <strong>di</strong> terziarizzazione. I flussi migratori sono caratterizzati dalla progressiva per<strong>di</strong>ta<br />

d’importanza degli espatri definitivi -la cui incidenza scende da due terzi ad un terzo- e dalla<br />

progressiva riduzione della <strong>di</strong>stanza me<strong>di</strong>a dei trasferimenti, cosicché si passa da una situazione in<br />

cui le partenze per mete ultraoceaniche rappresentano quasi il 50% ad una dominata dai flussi<br />

interni.<br />

La seconda fase, che abbraccia gli anni ’70, è caratterizzata dalla rapida <strong>di</strong>minuzione del saldo<br />

migratorio, dalla comparsa dei primi sal<strong>di</strong> positivi ed infine da alcuni anni interlocutori che<br />

preannunciano la fase successiva, quella che vedrà l’ingresso dell’Italia fra i principali paesi <strong>di</strong><br />

sbocco dei flussi migratori provenienti dai paesi in via <strong>di</strong> sviluppo. Come è stato sottolineato da<br />

tutto la letteratura su questo argomento, l’inversione dei flussi migratori - che interessò anche gli<br />

altri paesi del sud Europa - colse <strong>di</strong> sorpresa non solo la popolazione e la classe <strong>politica</strong>, ma anche<br />

gli stu<strong>di</strong>osi del problema che non solo non avevano previsto il fenomeno, ma ne coglieranno la<br />

portata ed il significato solo con grande ritardo.<br />

La terza ed ultima fase, ancora in corso, si caratterizza per la progressiva crescita dell’afflusso<br />

<strong>di</strong> immigrati, per la promulgazioni <strong>di</strong> leggi via via meno restrittive, ma pur sempre incapaci e/o non<br />

<strong>di</strong>sposte ad accettare le caratteristiche strutturali del fenomeno e le sue <strong>di</strong>mensioni, anche per il<br />

prevalere <strong>di</strong> interpretazioni che mostreremo essere profondamente errate. Così l’immigrazione nel<br />

nostro paese rimane per tutta questa fase un’immigrazione prevalentemente illegale alla quale tutti i<br />

governi succedutisi in questo periodo, non importa <strong>di</strong> quale maggioranza fossero espressione, fanno<br />

fronte con una serie impressionante <strong>di</strong> sanatorie e regolarizzazioni.<br />

In questo capitolo ci concentreremo sulle prime due fasi, mentre la terza sarà analizzata nel<br />

terzo capitolo.<br />

Descriverò in primo luogo le <strong>di</strong>mensioni, l’andamento e le caratteristiche dei flussi migratori<br />

che portarono 6,5 milioni <strong>di</strong> italiani, prevalentemente conta<strong>di</strong>ni meri<strong>di</strong>onali, a cercare fortuna, in<br />

maniera temporanea o definitiva, in altri paesi, ed altri 3 milioni a trasferirsi dal sud al nord del<br />

paese.<br />

Nella seconda parte del capitolo dopo aver analizzato le spiegazioni fornite dalla letteratura<br />

all’andamento ed alla <strong>di</strong>rezione dei flussi migratori italiani proporrò una interpretazione alternativa.<br />

Cercherò infine <strong>di</strong> illustrare le modalità attraverso le quali il settore agricolo fornì gran parte degli<br />

immigrati e partecipò alla trasformazione della struttura occupazionale del nostro paese.<br />

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