Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica
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Tav. 1.24 - italia; Principali variabili demografiche e del mercato del lavoro; 2003-2050<br />
2003<br />
Anno <strong>di</strong><br />
massimo<br />
2050 2003 -2050<br />
Dal 2003<br />
all'anno <strong>di</strong><br />
massimo<br />
Dall'anno <strong>di</strong> massimo<br />
al 2050<br />
Valori assoluti<br />
Variazioni assolute Var %<br />
Popolazione totale 57,3 58,6 53,8 -3,6 1,3 -4,8 -8,2<br />
Popolazione in età lavorativa 38,2 38,5 29,3 -8,9 0,3 -9,2 -23,9<br />
Forze <strong>di</strong> lavoro 24,1 25,5 20,6 -3,4 1,4 -4,8 -19,0<br />
Occupati 21,9 23,8 19,3 -2,6 1,9 -4,5 -19,0<br />
PIO 2,2 1,7 1,3 -0,8 -0,5 -0,3 -19,1<br />
Al <strong>di</strong> là della logica che sottende l’esercizio e che come sosterrò in seguito trovo “perversa”, i<br />
dati relativi a occupazione, forze <strong>di</strong> lavoro e persone in cerca <strong>di</strong> occupazione appaiono totalmente<br />
inaccettabili. In primo luogo è del tutto irragionevole pensare che un mercato del lavoro interessato<br />
da un calo <strong>demografico</strong> come quello proposto da questo esercizio, e che provocherà<br />
necessariamente un’inevitabile fortissima carenza <strong>di</strong> offerta <strong>di</strong> lavoro, possa rimanere ad un tasso <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>soccupazione superiore al 6% per i prossimi 40 anni. Mi limito a ricordare che, pur in presenza <strong>di</strong><br />
flussi migratori ben più consistenti <strong>di</strong> quelli previsti dal quadro <strong>demografico</strong> utilizzato, il tasso <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>soccupazione è già prossimo al 6% e non potrà che continuare a contrarsi nei prossimi anni. Ciò<br />
che sorprende maggiormente è però che il rapporto dell’Unione Europea non si interroghi sul<br />
quadro macroeconomico sotteso dai dati <strong>di</strong> occupazione. Un calo dell’occupazione del 19% - che<br />
dovrebbe verificarsi dal 2018 al 2050- richiede che in questo periodo la crescita della produttività<br />
del lavoro ecceda quella della produzione dello stesso ammontare. Come argomenterò nel capitolo<br />
quattro, data l’attuale terziarizzazione della nostra economia, una situazione del genere è<br />
ipotizzabile solo in presenza <strong>di</strong> una crisi economica <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni apocalittiche. Queste<br />
osservazioni valgono ovviamente per tutti gli altri paesi per i quali è previsto una calo del livello<br />
occupazionale.<br />
In conclusione, non posso trattenermi dall’osservare che la presentazione <strong>di</strong> esercizi <strong>di</strong><br />
proiezione <strong>di</strong> questo genere è <strong>di</strong> per sé una giustificazione sufficiente per la sopravvivenza ed il<br />
successo nelle nostre “società della conoscenza” <strong>di</strong> aruspici, veggenti e cartomanti. In una chiave <strong>di</strong><br />
lettura più seria trovo terrorizzante che procedure <strong>di</strong> questo genere ed i dati che esse generano<br />
possano essere presi seriamente e costituiscano il punto <strong>di</strong> partenza per la costruzione <strong>di</strong> una<br />
<strong>politica</strong> europea del welfare.<br />
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