Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

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demografico positivo nel primo periodo, è interessato, anche in tale fase, da un saldo migratorio positivo. Ciò porta l’immigrazione totale di Stati Uniti, Canada ed Australia, tra il 2005 ed il 2050, a circa 64 milioni di unità, pari a quasi il 60% del saldo migratorio totale dell’ADDP, al netto della Cina. In sostanza un’area il cui calo demografico rappresenta un ventesimo del totale spiegherebbe ben i 3/5 del saldo migratorio e gli Stati Uniti, da soli, con un calo demografico pari al 1,1% del totale avrebbero un saldo migratorio di 50 milioni di unità, su di un totale di 106 milioni. La totale mancanza di realismo, ed oserei dire di elementare buon senso, della proiezione della Population Division emerge con ancora maggior forza quando si confronti l’evoluzione demografica dei paesi con oltre 10 milioni di abitanti ed il contributo ad essa dato dai saldi migratori nel periodo 1960-2005 con le previsioni delle stesse variabili per il periodo 2005-2050. Il campione contiene tre stati asiatici (Tailandia, Giappone e Corea); cinque paesi della vecchia Europa (Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Spagna); quattro paesi dell’ex blocco sovietico (Russia, Polonia, Romania e Ucraina); tre paesi del nuovo mondo (l’Australia, il Canada e gli Stati Uniti). Nel 1960 la PEL totale di questi 15 paesi era di 517 milioni; nei 45 anni successivi essa è aumentata di 264 milioni (+51%). Questa crescita è da imputare per oltre un quarto ai saldi migratori. Le differenze tra aree e tra paesi sono però estremamente rilevanti. La popolazione autoctona è aumentata in tutti le aree ed in tutti i paesi, con l’eccezione della Germania. Nei paesi asiatici la crescita è stata del 83,4%, nei paesi del nuovo mondo del 46,7%, nei paesi dell’ex blocco comunista del 27,7% e nei grandi paesi europei del 12,2%. I saldi migratori hanno parzialmente ridotto questi differenziali dato che il loro contributo è stato minimo nei paesi asiatici e massimo in quelli europei. Scendendo più nel dettaglio possiamo osservare che tra i paesi dell’ex blocco comunista, Russia ed Ucraina hanno registrato saldi migratori positivi pari, rispettivamente, al 40% ed al 6.6% della crescita della popolazione autoctona. In Polonia e Romania saldi migratori negativi hanno ridotto la crescita demografica del 14,6% e del 34,3%. Il dato più sorprendente emerge però dal confronto tra i paesi della vecchia Europa e del nuovo mondo che evidenzia un’incidenza dei saldi migratori sulla crescita della popolazione autoctona del 98,5% nei primi e del 70,1% % nei secondi. Il dato europeo 379 è influenzato soprattutto dalla Germania che tra i 15 paesi qui considerati è stato l’unico a registrare un calo della popolazione autoctona in età lavorativa nella seconda metà del XX secolo. Il caso Germania è particolarmente interessante perché, come previsto dal modello qui proposto, il calo della PEL ha dato luogo ad una immigrazione più che sostitutiva. La popolazione autoctona ha, infatti, registrato una diminuzione valutabile in circa 3,3 milioni di unità che è stata largamente controbilanciata da oltre 9,5 milioni di immigrati. Negli altri paesi europei l’incidenza del saldo migratorio è compresa tra un minimo del 24,5% per la Gran Bretagna ed un massimo del 62,4% per la Francia. Nei paesi del nuovo mondo l’incidenza del saldo migratorio è stata del 70,1% negli USA, del 110,8% in Canada e del 134,3% in Australia. 379 Si noti che il saldo migratorio di Italia e Spagna include una prima fase con saldi migratori negativi L’Italia registra un saldo migratorio negativo di 1 milione di unità tra il 1960 ed il 1975 ed un saldo positivo di 2,3 milioni nei 30 anni successivi; la Spagna un saldo migratorio negativo di 720mila unità fino al 1990 ed un saldo positivo di 3,9 milioni nei 15 anni successivi. 261

Tav. 10.5 - Paesi dell'ADDP con oltre 10 milioni di abitanti; popolazione in età lavorativa e saldo migratorio; 1960 - 2050 PEL Totale Pel chiusa Saldo migratorio 1960 2.005 2.050 1960-2005 2005-2050 1960-2005 2005-2050 1960-2005 2005-2050 1960-2005 2005-2050 1960-2005 2005-50 1960-2005 2005-50 valori assoluti Var. assolute Variazioni percentuali Var. assolute Variazioni percentuali Valori assoluti sulla Var. Pel.auticto Corea 13.684 34.427 23.054 20.743 -11.373 151,6 -33,0 21.753 -11.103 159,0 -32,3 -1.010 -270 -4,6 2,4 Tailandia 14.757 44.434 41.026 29.677 -3.408 201,1 -7,7 28.472 -4.383 192,9 -9,9 1.205 975 4,2 -22,2 Giappone 60.273 84.884 52.333 24.611 -32.551 40,8 -38,3 23.736 -34.981 39,4 -41,2 875 2.430 3,7 -6,9 Totale 88.714 163.745 ##### 75.031 -47.332 84,6 -28,9 73.961 -50.467 83,4 -30,8 1.070 3.135 1,4 -6,2 Italia 33.093 38.940 29.515 5.847 -9.425 17,7 -24,2 4.542 -15.680 13,7 -40,3 1.305 6.255 28,7 -39,9 Germania 48.937 55.257 41.613 6.320 -13.644 12,9 -24,7 -3.275 -20.394 -6,7 -36,9 9.595 6.750 -293,0 -33,1 Gran Bretagna 34.072 39.734 41.028 5.662 1.294 16,6 3,3 4.547 -4.556 13,3 -11,5 1.115 5.850 24,5 -128,4 Spagna 19.602 29.837 24.343 10.235 -5.494 52,2 -18,4 7.030 -11.044 35,9 -37,0 3.205 5.550 45,6 -50,3 Francia 28.320 39.827 39.657 11.507 -170 40,6 -0,4 7.087 -4.670 25,0 -11,7 4.420 4.500 62,4 -96,4 Totale 164.024 203.595 ##### 39.571 -27.439 24,1 -13,5 19.931 -56.344 12,2 -27,7 19.640 28.905 98,5 -51,3 Russia 76.429 102.367 65.963 25.938 -36.404 33,9 -35,6 18.533 -38.654 24,2 -37,8 7.405 2.250 40,0 -5,8 Polonia 18.010 26.897 17.112 8.887 -9.785 49,3 -36,4 10.412 -8.625 57,8 -32,1 -1.525 -1.160 -14,6 13,4 Romania 11.983 15.044 9.119 3.061 -5.925 25,5 -39,4 4.656 -4.825 38,9 -32,1 -1.595 -1.100 -34,3 22,8 Ucraina 28.479 32.493 18.445 4.014 -14.048 14,1 -43,2 3.764 -13.148 13,2 -40,5 250 -900 6,6 6,8 Totale 134.901 176.801 ##### 41.900 -66.162 31,1 -37,4 37.365 -65.252 27,7 -36,9 4.535 -910 12,1 1,4 Australia 6.313 13.683 16.641 7.370 2.958 116,7 21,6 3.145 -1.542 49,8 -11,3 4.225 4.500 134,3 -291,8 Canada 11.659 22.343 25.100 10.684 2.757 91,6 12,3 5.069 -6.243 43,5 -27,9 5.615 9.000 110,8 -144,2 USA 111.659 200.678 ##### 89.019 47.677 79,7 23,8 52.329 -2.368 46,9 -1,2 36.690 50.045 70,1 -2.113,4 Total e 129.631 236.704 ##### 107.073 53.392 82,6 22,6 60.543 -10.153 46,7 -4,3 46.530 63.545 76,9 -625,9 Totale 517.270 780.845 ##### 263.575 -87.541 51,0 -11,2 191.800 -182.216 37,1 -23,3 71.775 94.675 37,4 -52,0 Le previsioni del saldo migratorio proposte dalle Nazioni Unite per il periodo 2005-2050 riflettono nel segno e nella consistenza quanto successo nei 45 anni precedenti con modifiche relative ai singoli paesi che tengono conto delle tendenze dell’ultimo decennio. Il problema è però che le tendenze “naturali” dei due periodi sono totalmente diverse in quanto ad un saldo naturale positivo di 192 milioni (+37,1%) del primo periodo se ne contrappone uno negativo di 182 (- 28,3%) del secondo. In questa situazione sostenere che il saldo migratorio totale del 2005 -2050 sarà di 95 milioni a fronte di uno di 72 tra il 1960 del 1960-2005 mi sembra a dir poco irragionevole. Il dato risulta ancora meno sostenibile considerando il diverso trattamento ricevuto dalle singole aree. Malgrado il saldo naturale previsto sia negativo in tutti i 15 paesi considerati, la Population Division prevede saldi migratori positivi più che compensativi per i paesi del nuovo mondo, saldi migratori negativi per Corea, Polonia, Romania ed Ucraina; saldi migratori meno che compensativi per tutti gli altri paesi. Pertanto, tra il 2005 ed il 2050 la PEL dovrebbe aumentare nei paesi del nuovo mondo (+53 milioni) e diminuire in tutti gli altri (–141milioni), generando un saldo negativo totale di - 88 milioni. Inoltre, i paesi del nuovo mondo, la cui popolazione autoctona dovrebbe registrare la contrazione meno rilevante (-4,3%), dovrebbero assorbire ben 64 milioni di immigrati su di un saldo migratorio complessivo di 95 milioni. L’analisi svolta in questo volume mi porta a ritenere che la previsione tutto sommato meno “irragionevole” sia proprio quella relativa ai paesi del nuovo mondo. In tutte e tre i casi considerati si tratta, come abbiamo già visto, di saldi migratori che più che compensano il calo naturale della popolazione in età lavorativa 380 . Alla luce del modello qui proposto e degli scenari costruiti per l’Italia, il saldo migratorio del Canada appare modesto, in quanto coerente con un tasso di crescita dell’occupazione di gran lunga inferiore a quello registrato tra il 1960 ed il 2005. I dati di Australia e Stati Uniti sono coerenti con tassi di crescita dell’occupazione più elevati, ma comunque notevolmente inferiori a quelli del primo periodo. Veniamo ora ai cinque paesi della vecchia Europa. Fra questi la Gran Bretagna rappresenta un caso a parte essendo l’unico paese europeo per il quale è previsto un saldo migratorio più che sostitutivo, malgrado che tra il 1960-2005 la Gran Bretagna sia stata caratterizzato dal saldo migratorio relativamente più contenuto e che, insieme alla Francia, dovrebbe registrare la minor contrazione della PEL tra il 2005 ed il 2050 (rispettivamente -11,5% – 11,7%). Il caso francese è abbastanza simile anche se nel passato il ruolo del saldo migratorio è stato decisamente maggiore (61,6%) e se il saldo migratorio previsto non copre totalmente il saldo naturale. Per gli altri 3 paesi europei (Germania, Italia e Spagna) tutti caratterizzati da cali della PEL superiori al 36%, i saldi migratori presentano un tasso di copertura compreso tra un massimo del 50,3% per la Spagna ed 380 È curioso che gli studiosi che hanno criticato le conclusioni quantitative dello studio sulla migrazione sostitutiva non si siano accorti che di fatto questo caso era già presente nelle previsioni annuali della Population Division e, come abbiamo già visto, non solo per Canada, Australia e Stati Uniti, ma anche per la Gran Bretagna. 262

<strong>demografico</strong> positivo nel primo periodo, è interessato, anche in tale fase, da un saldo migratorio<br />

positivo. Ciò porta l’immigrazione totale <strong>di</strong> Stati Uniti, Canada ed Australia, tra il 2005 ed il 2050,<br />

a circa 64 milioni <strong>di</strong> unità, pari a quasi il 60% del saldo migratorio totale dell’ADDP, al netto della<br />

Cina. In sostanza un’area il cui calo <strong>demografico</strong> rappresenta un ventesimo del totale spiegherebbe<br />

ben i 3/5 del saldo migratorio e gli Stati Uniti, da soli, con un calo <strong>demografico</strong> pari al 1,1% del<br />

totale avrebbero un saldo migratorio <strong>di</strong> 50 milioni <strong>di</strong> unità, su <strong>di</strong> un totale <strong>di</strong> 106 milioni.<br />

La totale mancanza <strong>di</strong> realismo, ed oserei <strong>di</strong>re <strong>di</strong> elementare buon senso, della proiezione della<br />

Population Division emerge con ancora maggior forza quando si confronti l’evoluzione<br />

demografica dei paesi con oltre 10 milioni <strong>di</strong> abitanti ed il contributo ad essa dato dai sal<strong>di</strong><br />

migratori nel periodo 1960-2005 con le previsioni delle stesse variabili per il periodo 2005-2050.<br />

<strong>Il</strong> campione contiene tre stati asiatici (Tailan<strong>di</strong>a, Giappone e Corea); cinque paesi della vecchia<br />

Europa (Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Spagna); quattro paesi dell’ex blocco sovietico<br />

(Russia, Polonia, Romania e Ucraina); tre paesi del nuovo mondo (l’Australia, il Canada e gli Stati<br />

Uniti).<br />

Nel 1960 la PEL totale <strong>di</strong> questi 15 paesi era <strong>di</strong> 517 milioni; nei 45 anni successivi essa è<br />

aumentata <strong>di</strong> 264 milioni (+51%). Questa crescita è da imputare per oltre un quarto ai sal<strong>di</strong><br />

migratori. Le <strong>di</strong>fferenze tra aree e tra paesi sono però estremamente rilevanti.<br />

La popolazione autoctona è aumentata in tutti le aree ed in tutti i paesi, con l’eccezione della<br />

Germania. Nei paesi asiatici la crescita è stata del 83,4%, nei paesi del nuovo mondo del 46,7%,<br />

nei paesi dell’ex blocco comunista del 27,7% e nei gran<strong>di</strong> paesi europei del 12,2%. I sal<strong>di</strong><br />

migratori hanno parzialmente ridotto questi <strong>di</strong>fferenziali dato che il loro contributo è stato minimo<br />

nei paesi asiatici e massimo in quelli europei.<br />

Scendendo più nel dettaglio possiamo osservare che tra i paesi dell’ex blocco comunista,<br />

Russia ed Ucraina hanno registrato sal<strong>di</strong> migratori positivi pari, rispettivamente, al 40% ed al 6.6%<br />

della crescita della popolazione autoctona. In Polonia e Romania sal<strong>di</strong> migratori negativi hanno<br />

ridotto la crescita demografica del 14,6% e del 34,3%.<br />

<strong>Il</strong> dato più sorprendente emerge però dal confronto tra i paesi della vecchia Europa e del nuovo<br />

mondo che evidenzia un’incidenza dei sal<strong>di</strong> migratori sulla crescita della popolazione autoctona<br />

del 98,5% nei primi e del 70,1% % nei secon<strong>di</strong>. <strong>Il</strong> dato europeo 379 è influenzato soprattutto dalla<br />

Germania che tra i 15 paesi qui considerati è stato l’unico a registrare un calo della popolazione<br />

autoctona in età lavorativa nella seconda metà del XX secolo. <strong>Il</strong> caso Germania è particolarmente<br />

interessante perché, come previsto dal modello qui proposto, il calo della PEL ha dato luogo ad una<br />

immigrazione più che sostitutiva. La popolazione autoctona ha, infatti, registrato una <strong>di</strong>minuzione<br />

valutabile in circa 3,3 milioni <strong>di</strong> unità che è stata largamente controbilanciata da oltre 9,5 milioni <strong>di</strong><br />

immigrati. Negli altri paesi europei l’incidenza del saldo migratorio è compresa tra un minimo del<br />

24,5% per la Gran Bretagna ed un massimo del 62,4% per la Francia.<br />

Nei paesi del nuovo mondo l’incidenza del saldo migratorio è stata del 70,1% negli USA, del<br />

110,8% in Canada e del 134,3% in Australia.<br />

379 Si noti che il saldo migratorio <strong>di</strong> Italia e Spagna include una prima fase con sal<strong>di</strong> migratori negativi L’Italia registra<br />

un saldo migratorio negativo <strong>di</strong> 1 milione <strong>di</strong> unità tra il 1960 ed il 1975 ed un saldo positivo <strong>di</strong> 2,3 milioni nei 30 anni<br />

successivi; la Spagna un saldo migratorio negativo <strong>di</strong> 720mila unità fino al 1990 ed un saldo positivo <strong>di</strong> 3,9 milioni nei<br />

15 anni successivi.<br />

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