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Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

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l’impatto della transizione tra questi due sistemi produttivi sull’andamento della popolazione<br />

dobbiamo tenere conto delle modalità con le quali tale passaggio si è realizzato.<br />

Come abbiamo già avuto modo <strong>di</strong> vedere, su scala mon<strong>di</strong>ale l’inizio della fase agricola occupa<br />

un periodo <strong>di</strong> oltre 10.000 anni che si estende da circa l’8.500 A.C., quando i primi fenomeni <strong>di</strong><br />

coltivazione sono accertati in alcuni siti del Me<strong>di</strong>o oriente, al 1.700, 1.800 D.C quando<br />

l’agricoltura viene introdotta dai colonizzatori europei in Australia e nelle zone orientali degli Stati<br />

Uniti. Questo ultimo dato evidenzia anche come durante questa lunghissima fase in vaste aree,<br />

apparentemente molto adatte all’agricoltura (in particolare l’Australia e l’America del Nord), le<br />

popolazioni locali rimasero nella fase della caccia e della raccolta.<br />

Inoltre, la <strong>di</strong>ffusione dell’agricoltura dai centri <strong>di</strong> origine in<strong>di</strong>pendente verso le altre aree<br />

circostanti occupa un lungo periodo che, ad esempio nel caso dell’Europa, può essere valutato in<br />

circa 4.000-5000 anni. Nell’Europa centro-settentrionale, ad esempio, il passaggio all’agricoltura,<br />

avvenne tra il 5.000 ed il 3.500 A.C. Inoltre, anche in questo caso il passaggio fu graduale. Vi sono<br />

evidenze che verso l’inizio del quarto millennio le popolazioni <strong>di</strong> questa zona cominciassero a<br />

manifestare una minore mobilità e che poi nelle fasi successive la sussistenza fosse garantita non<br />

solo dai prodotti coltivati, ma anche dai risultati della caccia. E’ stato inoltre ipotizzato che<br />

l’introduzione dell’agricoltura da parte <strong>di</strong> popolazioni provenienti dal sud abbia contribuito ad<br />

aumentare la presenza <strong>di</strong> cacciagione e a concentrarla in certe aree rendendone più facile lo<br />

sfruttamento da parte delle popolazioni <strong>di</strong> cacciatori. Questa situazione porta quin<strong>di</strong> a ritenere che<br />

il dualismo tra cacciatori, da un lato, ed agricoltori, dall’altro, semplifichi una realtà più complessa,<br />

caratterizzata per lungo tempo dalla co-presenza <strong>di</strong> quattro tipologie <strong>di</strong> comunità umane (1.<br />

comunità <strong>di</strong> cacciatori e raccoglitori; 2. comunità <strong>di</strong> agricoltori e pastori; 3.comunità<br />

prevalentemente de<strong>di</strong>te alla caccia e alla raccolta, che de<strong>di</strong>cavano parte del tempo all’agricoltura;<br />

4. comunità prevalentemente <strong>di</strong> agricoltori e <strong>di</strong> pastori, che de<strong>di</strong>cavano una parte del tempo alla<br />

caccia ed alla raccolta) e che solo dopo un lungo intervallo il seconda tipo <strong>di</strong> comunità sia <strong>di</strong>venuto<br />

prevalente.<br />

Di fatto, la transizione produttiva può essere vista come un lungo processo che ha portato alla<br />

progressiva sostituzione <strong>di</strong> comunità del tipo 1 con comunità del tipo 2. <strong>Il</strong> che significa che,<br />

volendo valutare un eventuale impatto dell’introduzione dell’agricoltura sulla crescita<br />

demografica, sarebbe necessario conoscere non solo il <strong>di</strong>fferenziale me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> crescita demografica<br />

tra comunità agricole e comunità <strong>di</strong> cacciatori, ma sapere anche quale sia stata nei vari perio<strong>di</strong> la<br />

percentuale della popolazione che si trovava nelle varie con<strong>di</strong>zioni.<br />

Vi è poi un’altra importante considerazione, e cioè che parlare <strong>di</strong> agricoltura tout court è<br />

senz’altro una semplificazione eccessiva. <strong>Il</strong> processo <strong>di</strong> messa a colture delle piante che dovevano<br />

con il tempo <strong>di</strong>ventare una delle fonti principali <strong>di</strong> nutrimento della popolazione umana si è<br />

articolato su varie fasi ed ha occupato <strong>di</strong>versi millenni 359 . In secondo luogo, una delle<br />

caratteristiche fondamentali dell’agricoltura così come essa si è sviluppata nel me<strong>di</strong>o oriente e si è<br />

poi <strong>di</strong>ffusa in Europa, è la contemporanea presenza <strong>di</strong> una sostanziale attività <strong>di</strong> allevamento che<br />

non solo consente alla comunità <strong>di</strong> agricoltori <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> alimenti proteici senza dover fare<br />

ricorso alla caccia, ma rende l’attività <strong>di</strong> coltivazione più efficiente e più produttiva, attraverso<br />

l’utilizzo della forza animale per una serie <strong>di</strong> lavori agricoli e più in generale per il trasporto.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> agricoltura mista è stata del tutto assente in vaste aree del pianeta -ed in particolare<br />

nell’America Centrale e meri<strong>di</strong>onale- fino a tempi recenti per la carenza <strong>di</strong> specie animali<br />

idonee 360 .<br />

359 Per quanto riguarda la mezzaluna fertile e quin<strong>di</strong> anche l’Europa, le fasi principali furono tre, caratterizzate da una<br />

crescente complessità del processo necessario per la coltivazione. Come abbiamo già visto, nella prima fase che si situa<br />

tra il 9.000 e l’8.000 A.C. vengono messe a coltura soprattutto alcune specie <strong>di</strong> cereali e <strong>di</strong> legumi. La seconda, attorno al<br />

4.000 A.C., interessò alcuni alberi da frutto (l’olivo, il fico, la palma da datteri, il melograno e l’uva) e alcuni tipi <strong>di</strong><br />

noci, tutti relativamente facili da mettere a coltura perché crescono o da semi o da innesti Si tratta però <strong>di</strong> piante che<br />

richiedono almeno tre anni per dare i primi frutti e quin<strong>di</strong> il processo <strong>di</strong> coltivazione richiede che la vita dei conta<strong>di</strong>ni sia<br />

totalmente sedentaria. La terza fase riguarda la messa a coltura degli alberi da frutto, per la cui coltivazione è<br />

in<strong>di</strong>spensabile la tecnologia dell’innesto, quali mele, pere, ciliege prugne. L’introduzione <strong>di</strong> nuovi varietà <strong>di</strong> piante nei<br />

vari territori continuò anche nei secoli successivi a seguito dall’estendersi dei contatti con altri paesi e con altre colture e<br />

ricevette un fortissimo impulso nel XVI e nel XVII secolo con la “scoperta” dell’America e dell’Australia.<br />

360 L’uso <strong>di</strong> animali per tirare l’aratro e carri agricoli è documentato a partire dal 3.500 A.C. nella mezzaluna fertile,<br />

mentre in Europa l’utilizzo del cavallo per tirare l’aratro risale al IX secolo, quando furono inventati il morso ed i ferri<br />

da cavallo.<br />

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