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Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

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numero <strong>di</strong> animali 349 e <strong>di</strong> piante 350 che rappresentavano dei possibili can<strong>di</strong>dati<br />

all’addomesticamento.<br />

4.2.3 Transizione economica e transizione demografica<br />

<strong>Il</strong> passaggio da un sistema produttivo <strong>di</strong> caccia e <strong>di</strong> raccolta ad uno agricolo ha certamente<br />

rappresentato una tappa fondamentale nella storia economica della razza umana. Ciò che alcuni<br />

demografi hanno sostenuto 351 è che questa transizione economica ha anche messo in moto una<br />

transizione demografica. Per <strong>di</strong>mostrare che si tratta <strong>di</strong> una ipotesi fondata è però necessario<br />

provare che il sistema economico basato sulla raccolta e sulla caccia aveva un proprio regime<br />

<strong>demografico</strong>, che il sistema economico basato sull’agricoltura ne ebbe uno <strong>di</strong>fferente e che fu<br />

l’introduzione dell’agricoltura a mettere in moto la transizione da un regime all’altro.<br />

Le evidenze empiriche sulle quali questo ragionamento si appoggia mi paiono largamente<br />

insufficienti e le deduzione che ne sono state tratte forzate. Esse si basano, infatti, da un lato su<br />

stime della consistenza della popolazione estremamente incerte ed approssimative, data la<br />

mancanza <strong>di</strong> informazioni <strong>di</strong>rette 352 , e su alcuni stu<strong>di</strong> della fecon<strong>di</strong>tà e mortalità <strong>di</strong> popolazioni <strong>di</strong><br />

cacciatori e raccoglitori sopravvissute fino ai nostri giorni. Ho anche l’impressione che l’idea <strong>di</strong><br />

una prima transizione demografica sia nata più che dai dati e dalle informazioni <strong>di</strong>sponibili, da una<br />

estensione analogica della seconda “transizione”: in sostanza, se il passaggio dall’agricoltura<br />

all’industria ha provocato una transizione demografica, perché un fenomeno analogo non si<br />

sarebbe dovuto verificare anche nel passaggio dalla caccia all’agricoltura<br />

La tesi tuttora predominante sostiene che la fase della caccia e della raccolta era caratterizzata<br />

da un tasso <strong>di</strong> fecon<strong>di</strong>tà relativamente basso e comunque appena sufficiente per mantenere la<br />

popolazione sostanzialmente stabile. Nota Davis: “The circumstantial evidence suggests that<br />

throughout hominid evolution the long run birth rate was kept as low as possibile consistent with<br />

survival – as low, that is, as the death rate”. 353 Secondo lo stesso autore il numero dei figli per<br />

donna si sarebbe situato tra i 4 ed i 6. Questi tassi, relativamente bassi, sarebbero da imputare,<br />

spiega Livi Bacci, al fatto che “L’alta mobilità dei cacciatori e raccoglitori dovuta ai continui<br />

spostamenti in vaste aree <strong>di</strong> cattura, rendeva certamente oneroso e pericoloso per la donna il<br />

trasporto <strong>di</strong> piccoli non autonomi. Per questa ragione l’intervallo tra parti sarebbe stato assai lungo<br />

in modo che una nuova nascita avvenisse solo quando il precedente nato fosse capace <strong>di</strong> badare a<br />

se stesso.” 354<br />

A sostegno <strong>di</strong> questa tesi Livi Bacci ricorda che il tasso me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> fecon<strong>di</strong>tà delle donne !Kung<br />

è stato stimato in 4,7 figli per donna e che un’analisi del processo <strong>di</strong> sedentarizzazione <strong>di</strong> questa<br />

popolazione ha evidenziato una riduzione dell’intervallo me<strong>di</strong>o tra i parti da 44 a 36 mesi. Egli<br />

ricorda, inoltre, che altre due rassegne <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> antropologici trovano un <strong>di</strong>fferenziale <strong>di</strong> fecon<strong>di</strong>tà<br />

positivo tra società agricole e società <strong>di</strong> caccia e raccolta (rispettivamente 6,3 contro 5,7 e 6,6<br />

contro 5,6). <strong>Il</strong> controllo della crescita demografica era però affidato essenzialmente alla morte,<br />

attraverso un tipico meccanismo <strong>di</strong> tipo maltusiano. “ If under favourable con<strong>di</strong>tions a hunting and<br />

gathering population expanded, it would become more dense, the environment would become<br />

349 Esistono 148 specie <strong>di</strong> mammiferi (erbivori o carnivori) che pesano più <strong>di</strong> 100 libbre e possono essere definiti me<strong>di</strong>o<br />

gran<strong>di</strong>. Di queste solo 14 furono addomesticate prima del XX secolo, ma solo 5 si sono <strong>di</strong>ffuse e sono <strong>di</strong>venute rilevanti<br />

in tutto il mondo (la mucca, la pecora, la capra, il maiale ed il cavallo). Le altre 9 hanno avuto un ruolo limitato ad aree<br />

specifiche<br />

350 Delle oltre 200.000 specie <strong>di</strong> piante selvatiche che esistono sulla terra solo alcune migliaia sono commestibili e solo<br />

alcune centinaia sono coltivate. La stragrande maggioranza <strong>di</strong> queste da però un contributo marginale all’alimentazione<br />

umana e non avrebbe potuto sostenere lo sviluppo della nostra specie. Di fatto circa l’80% dell’attuale produzione<br />

agricola è fornito da una dozzina <strong>di</strong> specie (crereali: grano, mais, riso, orzo, e sorgo; la soia; tuberi: patata, manioca, e la<br />

patata dolce; la canna da zucchero, la barbabietola da zucchero; la banana) ed oltre la metà delle calorie consumate dalla<br />

popolazione umana deriva dai cereali.<br />

351<br />

Massimo Livi Bacci, op. cit, e Bocquet-Appel, J.P. “Paleoanthropological Traces of Neolithic Demographic<br />

Transition, Current Anthropology, 43, 2002, pp. 638–650.<br />

352 I dati <strong>di</strong> riferimento rimangono tuttora quelli stimati da Biraben e pubblicati nel 1979; si veda J.N. Biraben, ‘Essai sur<br />

l’evolution du nombre des hommes ‘, Population, XXXIV, 1979, n. 1, pp. 13-25.<br />

353 Davis Kingsley, “Low fertility in evolutionary perspective”, in Kingsley Davis e altri, op. cit., pag. 49.<br />

354 Massimo Livi Bacci, op. cit. pag. 57.<br />

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