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Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

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aumentando d’intensità e <strong>di</strong>mensione, come una piccola palla <strong>di</strong> neve che scendendo lungo un<br />

rapido pen<strong>di</strong>o acquista progressivamente velocità e <strong>di</strong>venta un’imponente valanga 337 .<br />

In questo senso mi sembra corretto vedere la storia dell’uomo dal decollo in poi in maniera<br />

unitaria come la manifestazione <strong>di</strong> un nuovo sta<strong>di</strong>o cognitivo: “A <strong>di</strong>sinterested observer taking the<br />

long view from another planet might see our modern culture, with its computers, supersonic planes<br />

and space exploration, as an afterthought to the Great Leap Forward. On the very long geological<br />

time scale, all our modern achievement, from the Sistine Chapel to Special Relativity, from the<br />

Goldberg Variations to the Goldback Conjecture, could be seen as almost contemporaneous with<br />

the venus of Willendorf and the Lascuax Cave, all part o the same cultural revolution, all part of<br />

the blooming cultural upsurge that succeded the long paleolithic stagnation.” 338 .<br />

Questa fase si manifesta anche e soprattutto in un nuovo rapporto <strong>di</strong> forza con l’ambiente e con<br />

le altre specie viventi. Trovo errata e romantica l’opinione che vi siano state fasi in cui la razza<br />

umana è vissuta in equilibrio con la natura. In tutto il periodo precedente il grande decollo le specie<br />

proto-umane furono semplicemente soggette alla generale legge dell’evoluzione, adattandosi<br />

all’ambiente attraverso numerose speciazioni che non ci è ancora impossibile ricostruire. Dopo il<br />

grande decollo le cose cambiano.<br />

Non sembrano esservi più dubbi che una delle prime imprese dell’uomo <strong>di</strong> Cro Magnon sia<br />

stata quella <strong>di</strong> provocare l’estinzione dell’altra razza umana con cui aveva convissuto nei<br />

precedenti 70-80.000 anni, i Nearderthaliani, anche se, come nota Jarred Diamond, non sappiamo,<br />

se tale risultato sia stato raggiunto utilizzando la propria superiorità mentale e tecnologica o<br />

attraverso l’involontaria <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> nuovi germi. Esiste anche una sospetta coincidenza<br />

temporale tra l’arrivo dei nostri progenitori in Australia, Siberia ed America e la scomparsa delle<br />

Megafauna che abitava quelle zone. Inoltre il periodo successivo al 50.000 A.C. vede una<br />

<strong>di</strong>fferenziazione dell’uomo in numerose razze, ma la capacità <strong>di</strong> produrre tecnologie che rendono<br />

possibile la sopravvivenza nelle situazioni ambientali e climatiche le più <strong>di</strong>verse ha reso inutili i<br />

processi <strong>di</strong> speciazione che avevano caratterizzato la fase precedente.<br />

4.2 La prima transizione produttiva<br />

Le evidenze fornite dalle più recenti datazioni hanno confermato che il passaggio da un sistema<br />

produttivo basato unicamente sulla caccia e la raccolta ad un sistema agricolo e <strong>di</strong> allevamento<br />

inizia verso il 10.000 A.C. Le aree geografiche nelle quali questo fenomeno apparve in maniera<br />

in<strong>di</strong>pendente furono poco numerose, <strong>di</strong>stribuite su quattro continenti e sperimentarono il fenomeno<br />

su <strong>di</strong> un lungo intervallo temporale (ve<strong>di</strong> tav. 10. ricavata da J. Diamond, tav. 5.1, p. 100) 339 .<br />

Le datazioni certe più antiche sono quelle relative al Me<strong>di</strong>o Oriente dove la coltivazione è<br />

documentata da numerosi siti che risalgono a circa 8.500 A.C. e l’allevamento da siti che risalgono<br />

a circa l’8.000 A.C.. Le date dei siti cinesi sono <strong>di</strong> poco successive, mentre le prime datazioni<br />

dell’America centrale e meri<strong>di</strong>onale risalgono al 3.500 A.C. e quelle degli Stati Uniti al 2.500 A.C.<br />

.<br />

La prima conclusione che questi dati suggeriscono è che, in una visione globale e che non si<br />

limiti a considerare il continente eurasiatico (inclusivo del Nord Africa), l’inizio della transizione<br />

dalla fase della caccia e della raccolta a quella dell’agricoltura e dell’allevamento si <strong>di</strong>stribuisce su<br />

<strong>di</strong> un arco temporale <strong>di</strong> circa 6.000 anni, periodo che <strong>di</strong>venta ancora più lungo se inclu<strong>di</strong>amo il<br />

continente australe e le isole del pacifico dove l’agricoltura è arrivata solo molto dopo a seguito<br />

della colonizzazione europea.<br />

337 La metafora non va presa alla lettera perché sono convinto che la conoscenza non sia un processo strettamente<br />

cumulativo, ma che anzi richieda, insieme alla creazione, la negazione la <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> posizione accettate.<br />

338 Richard Dawkins , op. Cit, pag. 36<br />

339 La coltivazione <strong>di</strong> piante locali e l’allevamento <strong>di</strong> animali autoctoni originò solo in cinque aree: il Me<strong>di</strong>o oriente, e<br />

più precisamente la zona nota come Mezzaluna fertile che comprende gli attuali Israele, Giordania, Libano, Siria<br />

settentrionale, Sud Est della Turchia, l’Iran e l’Iraq; la Cina (le valli del Fiume Giallo e dello Yangze); l’America<br />

centrale, e più precisamente il Messico centrale e meri<strong>di</strong>onale e alcune aree a<strong>di</strong>acenti dell’America centrale; la regione<br />

An<strong>di</strong>na e forse l’a<strong>di</strong>acente bacino amazzonico, gli Stati Uniti orientali. Altri possibili can<strong>di</strong>dati, rispetto ai quali le<br />

evidenze non sono definitive, sono la zona del Sahel, la zona tropicale dell’Africa occidentale, l’Etiopia e la Nuova<br />

Guinea. Si veda J. Diamond (op.cit) pag. 100, 126 e 127.<br />

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