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Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

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6. Un vademecum per il governo<br />

Questo lavoro non nasce soltanto dal desiderio <strong>di</strong> attivare un <strong>di</strong>battito accademico sul concetto<br />

<strong>di</strong> fabbisogno migratorio e sulle modalità <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre scenari demografici e del mercato del<br />

lavoro, ma anche e soprattutto dalla preoccupazione che come citta<strong>di</strong>no provo <strong>di</strong> fronte alla<br />

mancanza <strong>di</strong> attenzione e <strong>di</strong> interesse per molti dei temi che ho affrontato nei precedenti capitoli,<br />

per la povertà metodologica delle previsioni demografiche e del mercato del lavoro dagli organismi<br />

nazionali ed internazionali e per le politiche italiane ed europee in tema <strong>di</strong> migrazione e <strong>di</strong> welfare<br />

che si stanno costruendo sulla base <strong>di</strong> approcci che ritengo infondati ed errati.<br />

Mi permetterò, pertanto, <strong>di</strong> delineare le azioni e le strategie che le tesi qui esposte dovrebbero<br />

suggerire a questo ed ai futuri governi del paese.<br />

<strong>Il</strong> punto <strong>di</strong> partenza dovrebbe essere quello <strong>di</strong> aprire un confronto sul concetto <strong>di</strong> fabbisogno<br />

migratorio. Credo che sia eccessivamente ottimistico sperare che un’eventuale lettura <strong>di</strong> questo<br />

volume possa essere sufficiente a convincere la classe <strong>politica</strong> al potere, e forse anche quella<br />

all’opposizione, della vali<strong>di</strong>tà delle tesi da me sostenute. Sono però fiducioso che un <strong>di</strong>battito a<br />

livello tecnico e che coinvolgesse strutture istituzionali quali ISTAT, IRP e, più in generale, esperti<br />

universitari e non potrebbe confermare la fondatezza dei miei argomenti.<br />

Si tratta ovviamente <strong>di</strong> un passaggio fondamentale perché solo così si potrebbe giungere ad<br />

introdurre nei documenti ufficiali una definizione corretta del concetto <strong>di</strong> fabbisogno migratorio,<br />

abbondare l’idea che esso possa essere misurato con metodologie bottom up, giungere ad una sua<br />

valutazione realistica e mettere in essere una programmazione dei flussi che risponda alle esigenze<br />

del nostro sistema produttivo. Ciò costituirebbe un primo passo in avanti che consentirebbe se non<br />

<strong>di</strong> eliminare, certamente <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire notevolmente la pressione ai nostri confini, <strong>di</strong> ridurre il<br />

numero delle vittime dell’attuale <strong>politica</strong>, <strong>di</strong> svuotare il ruolo delle organizzazioni mafiose che<br />

sfruttano la situazione che tale <strong>politica</strong> ha generato, <strong>di</strong> evitare sanatorie troppo frequenti, <strong>di</strong><br />

programmare politiche dell’integrazione più efficaci, <strong>di</strong> preparare il paese a <strong>di</strong>venire una società<br />

multi-etnica.<br />

Come ho cercato <strong>di</strong> argomentare in questo capitolo, il problema non è però solo quello <strong>di</strong><br />

valutare in maniera corretta il fabbisogno migratorio, ma piuttosto quello <strong>di</strong> uscire dall’atmosfera<br />

<strong>di</strong> ineluttabilità creata dalle “previsioni” dei demografi. <strong>Il</strong> secondo punto dell’agenda dovrebbe,<br />

pertanto, essere quello, <strong>di</strong> definire degli obiettivi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o lungo periodo in campo <strong>demografico</strong> ed<br />

economico.<br />

Due obiettivi fondamentali sono, a mio avviso, rappresentati dal riequilibrio delle tendenze<br />

demografiche naturali e dal mantenimento <strong>di</strong> livelli accettabili <strong>di</strong> carico sociale. Qualora il primo<br />

obiettivo non venisse raggiunto le immigrazioni finirebbero con il <strong>di</strong>venire una costante strutturale<br />

del paese e gli “italiani” sarebbero destinati ad estinguersi. <strong>Il</strong> raggiungimento del secondo obiettivo<br />

permetterebbe, da un lato, <strong>di</strong> prestare la dovuta attenzione allo sviluppo <strong>di</strong> una società non solo<br />

tecnicamente più preparata, ma anche dotata <strong>di</strong> un maggior livello culturale, il che garantirebbe sia<br />

la competitività del sistema economico, sia lo sviluppo <strong>di</strong> una società più consapevole e matura.<br />

Anche in questo caso si tratta <strong>di</strong> una scelta personale che potrebbe certamente essere messa a<br />

fuoco, arricchita ed articolata da un <strong>di</strong>battito che coinvolgesse classe <strong>politica</strong> ed esperti del settore.<br />

Gli esercizi <strong>di</strong> scenario presentati in questo volume hanno evidenziato che gli strumenti<br />

fondamentali per raggiungere questi obiettivi sono crescita occupazionale e ristrutturazione delle<br />

fasi della vita.<br />

La crescita occupazionale genererebbe sal<strong>di</strong> migratori che, se opportunamente articolati per<br />

sesso e classi <strong>di</strong> età, contribuirebbero all’innalzamento della fecon<strong>di</strong>tà. Una serie <strong>di</strong> politiche <strong>di</strong><br />

contorno rivolte alla popolazione residente (in particolare, politiche volte a favorire la posizione<br />

della donna e, più in generale, delle giovani coppie garantendo una più adeguata assistenza agli<br />

anziani, un migliore servizio scolastico, soprattutto nella fase dell’obbligo, politiche più liberali<br />

per l’adozione e la fecon<strong>di</strong>tà assistita, ecc.), e mirate all’innalzamento del numero dei giovani<br />

immigrati (ad esempio politiche che incentivino i ricongiungimenti famigliari con i minori, che<br />

favoriscano l’afflusso <strong>di</strong> stranieri nelle nostre struttura formative) potrebbero consentire <strong>di</strong><br />

raggiungere e mantenere questo obiettivo anche in tempi non molti lunghi, il che potrebbe<br />

eliminare il fabbisogno migratorio anche prima della metà del secolo.<br />

È però indubbio che sal<strong>di</strong> migratori consistenti finiranno non solo per aumentare il numero dei<br />

giovani, ma anche quello degli anziani il che, ceteris paribus, potrebbe provocare un innalzamento<br />

del carico strutturale, in particolare se, come auspicabile, la durata me<strong>di</strong>a della fase formativa<br />

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